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Autore: Lily97    26/10/2015    3 recensioni
Annie Cresta è una ragazza del Distretto 4, lo stesso dal quale proviene il bel Finnick Odair, il giovane affascinante mentore che, nei 65esimi Hunger Games, vinse all'età di 14 anni.
Lei lo ritiene un ragazzo superficiale, attaccato più alla fama e alla sua bellezza che alla vita, eppure quella è l'unica facciata che Odair lascia trasparire.
Capitol City non è un luogo che realmente assicura un totale cambio di vita ai vincitori; gli abitanti dei Distretti rimarranno sempre tali e la Capitale non mancherà mai di ricordarlo.
"Prima le signore.. Annie Cresta"
Il mondo si fermò per la ragazza. Sentiva il suo nome rimbombare nelle sue orecchie e nella bocca di tutti. Si voltò, incrociando lo guardo terrorizzato di sua sorella.
Non poteva scoppiare a piangere, non davanti a lei.
Quante possibilità aveva di vincere contro altre ventitré persone, molte delle quali letteralmente superiori a lei?
Zero.
Chi avrebbe potuto aiutarla?
Solo un nome.
Finnick Odair.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CIAO A TUTTI RAGAZZI!
MI RENDO CONTO CHE E' UNA VITA CHE NON AGGIORNO QUESTA STORIA E MI DISPIACE. MI SPIACE AMMETTERE DI NON AVERE QUASI PIU' TEMPO PER SCRIVERE, NONOSTANTE SIA UN CHIODO FISSO NELLA MENTE.
VORREI AVERE DELLO SPAZIO DA RITAGLIARMI, MA HO GRANDI DIFFICOLTA'.
VI LASCIO QUESTO CAPITOLO COME BANDIERA BIANCA, SPERO VI PIACERA'.

LILY♥

BUONA LETTURA DEI 70esimi HUNGER GAMES E POSSA LA FORTUNA SEMPRE ESSERE A VOSTRO FAVORE.


 
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Un passo avanti


 
Conoscevo un uomo che una volta mi disse:
“la morte sorride a tutti, un uomo non può far altro che sorriderle di rimando”





In quell'istante, non c'era nessuno che sorridesse davanti agli occhi agghiacciati di Annie ed Euer, che fissarono la sottile freccia nera piantata nella carne del ragazzo.
Jace non emise un gemito; cadde stoicamente in ginocchio sulla roccia dura, osservando quasi stupito l'oggetto che gli spuntava dalla pancia e la macchia rosso vermiglio che andava allargandosi sulla tuta scura.
Non bastò nemmeno un battito di ciglia.. l'aria non fece in tempo ad uscire dai polmoni di Annie, che il compagno si accasciò sul terreno, esanime, gli occhi chiusi e una striscia di sangue che gli usciva da un lato della bocca.
La ragazza non riusciva a staccare gli occhi di dosso dal corpo di Jace, che fino a qualche momento prima stava parlando amichevolmente con Euer.
Lily se n'era andata.. Jace era morto..
Venne come avvolta da una bolla di ghiaccio, dentro la quale si ritrovò come isolata dal mondo esterno.
Chiuse gli occhi.


“Annie!”.
Una voce la chiamava, ma era lontana, flebile.. a stento riusciva a sentirla se non si concentrava abbastanza.
Lei voleva solo dormire, chiudere gli occhi per un po' di tempo. Quel che bastava per riposarsi.. era tanto stanca.
Aveva male al braccio e alla testa, un pulsare lento ma fastidioso. Non se ne capacitava. Che cos'aveva fatto per procurarselo?
Aprì gli occhi lentamente e subito fu inondata da un mare di luce accecante.
Dovette ripararsi il volto con una mano per riuscire a scorgere qualcosa.
Si controllò il braccio che le doleva, ma non riuscì a notare nulla di strano. Mosse le dita e queste risposero al comando senza esitare.
Solo in quel momento, si accorse di non aver indosso niente, se non una leggerissima vestaglia semitrasparente, un po' troppo corta.
Ebbe l'istinto di coprirsi, ma non c'era nessuno lì a parte lei.
Eppure la voce..?
Un suono secondario le arrivò all'orecchio, dapprima ignorato. Era come se non fosse mai finito, un sottofondo rilassante.
Era decisamente il rumore delle onde del mare.
Appena ebbe formulato il pensiero, i suoi occhi verdi incontrarono l'immensa distesa d'acqua, ad una ventina di metri da lei.
Luccicava, come solo può luccicare un mare a mezzogiorno, baciato dai raggi dorati del sole estivo.
Ora che ci pensava, riusciva a percepirne anche l'odore salmastro, quasi pungente che avrebbe distinto tra mille altri profumi, perché sapeva di casa.
Di nuovo la voce la chiamò ed in quel momento le fu chiaro che la persona che la stava cercando era Ocean.
Si alzò in piedi e fece qualche passo verso le onde, tra quali distinse chiaramente una figura magra e slanciata, dai lunghi capelli neri come il carbone. Sapeva, dentro di lei, che se si fosse avvicinata ancora di più, avrebbe potuto riconoscere gli occhi grigi di sua sorella scintillare allegri.
“Ocean” sussurrò.
Dato il fragore del mare che si dibatteva gioiosamente sulla costa, era quasi impossibile che la ragazza l'avesse sentita, eppure questa si girò nella sua direzione e la salutò con la mano, facendole cenno di avvicinarsi.
“Perché hai su quella vestaglia? Ti si vede tutto” fu la prima cosa che le disse, indicando le visibili forme generose che modellavano la tunica.
“Ho caldo” rispose. In realtà il sole non era così bruciante sulla pelle, però in quel momento le era sembrata la cosa più logica da dire.
“Esistono i costumi.” la rimproverò Ocean, indicando il suo, nero. “E poi, se avessi voluto attirare l'attenzione di Finnick avresti potuto anche solo metterti un vestitino carino e non spogliarti completamente. Che esempio mi vuoi dare?”.
“C'è Finnick?!” chiese Annie, sentendo una vampa infuocata allargarsi su tutta il volto. Si portò le mani tra i capelli, cercando di lisciarseli.
“Ma certo, sistemiamoci i capelli e non pensiamo ad aver il seno completamente all'aria, per non dire altro...” mugugnò la sorellina, lanciandole un'occhiataccia.
“Fatti gli affari tuoi. E poi non sono nuda” borbottò Annie.
Senza un apparente motivo si tuffò in acqua e quando riemerse era vestita con un abito che aveva già visto in precedenza, ma che non riusciva a ricollegare ad un evento preciso.
“Se prima sembravi una nudista, ora assomigli ad una disperata che non sa che altro fare nella vita se non tatuarsi il corpo con strani pasticci asimmetrici. Ma guarda che strano!” esclamò, avvicinando il volto alla pancia di Annie. “Queste pietruzze sembrano davvero disposte a forma di testa di drago!”.
“Le ho pescate tutte io” asserì Finnick, comparendo da dietro le loro spalle.
“Tutte tu?” esclamarono in coro le sorelle Cresta.
“Ma saranno almeno trecento!”.
“Solo trecento?!”.
“Mi sono fatto aiutare da un granchio” annuì il ragazzo.
Annie lo fissò, in silenzio, mentre Ocean continuava a discutere sul fatto che non era possibile che un animale l'avesse aiutato, siccome non era dotato di pollici prensili.
C'era qualcosa che non andava.
Non era mai stata in quel posto, sicuramente non con Ocean o Finnick. E non aveva mai avuto nell'armadio un vestito come quello, o dei tatuaggi tanto spaventosi su braccia e gambe.
Un suo piede, scalzo, sfiorò una superficie fredda e dura: di fianco a lei erano ammassati cinque pugnali di diverse forme e dimensioni.

..e poi gli ho detto di ridarmela..”
Ma è strepitoso!!”

Non riusciva a distogliere lo sguardo dalle armi semicoperte dalla sabbia della spiaggia, ognuna di queste portava un'incisione particolare, che era certa di aver già visto.
Non poteva essere un caso.
Improvvisamente, nello spazio vuoto tra i suoi piedi, cadde un piccolo sassolino di colore strano: nero, o era forse porpora..?
Ne seguì un altro ancora e poi il terzo e il quarto.
Formarono una figura distorta, senza un senso apparentemente.

Non è stato difficile. Tutti amano i muffin..”
A me fanno schifo”

Annie si piegò per prenderne uno, ma appena le sue dita cercarono di chiudersi attorno ad esso, questo sprofondò e scomparve nella sabbia e lo stesso fecero gli altri, lasciandole un tepore particolare sulla punta delle dita.
Ormai il cervello stava lavorando da solo. Non provò neppure ad impedire la mossa successiva, nonostante una sensazione di terrore e nausea le bloccò lo stomaco.
Si fissò le mani e le vide sporche.
“Sangue” mormorò in un soffio.
La discussione tra Ocean e Finnick si interruppe di colpo e sulla spiaggia cadde il silenzio.
“Si” disse la sorella, inginocchiandosi fino ad arrivare al livello degli occhi della ragazza.
Non aveva più indosso il costume, ma un abito nero, accollato e lungo fino ai piedi; la tipica veste del Distretto 4 per i funerali.
“Perché ho del sangue sulle dita?” domandò Annie.
Finnick allungò una mano verso la sua fronte e le passò il pollice sulla testa, mostrandoglielo sporco di rosso cupo.
“Ti sanguina la testa” le disse calmo, come se fosse la notizia più normale del mondo.
“No.. io.. non.. sto bene, non mi fa male..” balbettò lei, confusa.
Ocean le sorrise tristemente, accarezzandole la guancia. Il tocco fu più leggero di un alito di vento.
“Sei morta” disse.
Annie spalancò gli occhi. Si guardò intorno, spaesata, cercando di capire.
“No.. io sono viva..” mormorò.
“Un Tributo ti ha uccisa con un colpo alla testa, dopo aver strappato il cuore dal petto di Euer” spiegò Finnick, indicando qualcosa dietro le spalle della ragazza.
Il cuore di Annie sprofondò nel petto e smise di battere per qualche secondo. Sapeva cos'avrebbe visto.
Non voleva voltarsi, ma il suo corpo si mosse automaticamente e lei si trovò a fissare il corpo senza vita del secondo Tributo del distretto 4, riverso nella sabbia a pancia in su, il petto squarciato brutalmente, smembrato e privato di ogni contegno che bisognerebbe riservare ad un morto.
“no..” gemette lei.
Strisciò sulla sabbia, incapace di alzarsi in piedi, ben conscia che le gambe non l'avrebbero sostenuta.
Si gettò su Euer, senza preoccuparsi del sangue che aveva iniziato ad imbrattarle il vestito e la pelle.
Avrebbe voluto piangere, ma era come se il dolore le si fosse bloccato in gola, una sfera infuocata che si rifiutava di spostarsi. Il dolore divenne soffocante e solo dopo che ebbe sofferto quasi da morire lei stessa, riuscì a scoppiare in un pianto disperato.
“Non sarebbe dovuta andare così!” singhiozzò, accarezzando le guance ceree dell'amico. “Cos'ho fatto..?”.
Lisciò i capelli di Euer, con l'affetto che non gli aveva mai dimostrato in tutti gli anni precedenti.
In quel momento, voleva solo cullarlo e urlare, polverizzarsi le corde vocali e continuare a soffrire; e non sarebbe ancora stato abbastanza, perché il senso di colpa l'avrebbe consumata giorno per giorno.
“Mi dispiace..” sussurrò a Ocean, che osservava con amore il corpo del defunto fidanzato, gli occhi velati di un'infinita tristezza, ma il volto disteso in un'espressione beata.
“E' morto per proteggerti” le spiegò. “Si è parato davanti a mia sorella e di questo gli sarà per sempre grata”.
Finnick strinse con affetto la mano alla più giovane delle sorelle Cresta e fu un gesto così strano e sbagliato che Annie, per un istante, si dimenticò cosa stava accadendo.
Ocean intercettò il suo sguardo. “Noi rappresentiamo chi è rimasto, chi ancora vive. Chi avrà una vita dopo questa vicenda. Chi andrà avanti non dovrà rimanere ancorato al passato; guarderemo avanti, insieme” e sorrise a Finnick.
“Ma tu sei innamorata di Euer”. Annie non riusciva a distogliere gli occhi dalle loro dita intrecciate.
“Amerò per sempre Euer, ma in modo diverso. Lui è morto e non potrò mai più stare con lui. Non voglio diventare la mia stessa ombra, Annie. So che tu rimarrai sempre al suo fianco e che veglierai su di noi.”.
La ragazza fece per ribattere, ma un urlo lontano la fece voltare.
Lontano, tra la sabbia, incominciarono ad apparire delle figure.
“Cosa succede?” domandò ai due.
“Puoi andare a controllare” le propose Ocean.
Annie si alzò in piedi, lanciò un'ultima occhiata al corpo dell'amico e si incamminò verso il luogo in cui, in quel momento, sembrava si stesse svolgendo una riunione.
Appena fu abbastanza vicina, non poté non riconoscere la zazzera di capelli scompigliati di Euer, inspiegabilmente vivo, inginocchiato su un terreno roccioso, a fissare qualcosa poco distante.
“Euer!” gridò Annie, senza aria nei polmoni. “Com'è possibile?! Lui era morto.. era steso nella sabbia..”.
“Quello che hai visto era ciò che potrebbe accadere” rispose Finnick, stringendo un braccio intorno alla vita di Ocean.
“Che.. che potrebbe..? Io sono morta! Euer pure! Cosa potrebbe accadere in più?” esclamò, confusa. Si guardò intorno: la spiaggia era scomparsa e si trovavano tutti in un posto disperso su una montagna. “Dove mi trovo?”.
“Lì”. Ocean indicò una posizione sul terreno e Annie si vide, inginocchiata esattamente come Euer, gli occhi spalancati e il volto contratto in un'espressione di dolore.
“Sei ancora in gioco, Annie. In questo momento potresti voltare le spalle a quello” ed indicò lo scenario cruento al quale stavano assistendo “e tornare sulla spiaggia, definitivamente, insieme ad Euer e Lily. Oppure puoi semplicemente.. fare un passo in avanti e afferrare quel pugnale che sta di fianco a te. Continuerai a lottare nell'Arena. Guardati. Sta arrivando un ragazzo da dietro quello spuntone, riesci a vederlo? Quello che tiene in mano l'arco.”.
Si, lo vedeva perfettamente.
“Cosa dovrei fare?” domandò.
L'idea di ritornare sulla spiaggia, sotto il sole e perennemente a contatto col mare l'ammaliava, eppure non riusciva a voltare le spalle all'Arena.
Aveva fatto una promessa.
“Ho fatto una promessa” disse.
Finnick sorrise nello stesso istante in cui lo fece la sorella e Annie capì che non c'era altra risposta al mondo che avrebbe potuto dare.
Finalmente il ragazzo si staccò dal fianco della Ocean e le venne incontro, sfiorandole la fronte con le labbra. “Ti amo, Annie Cresta”.
“Ti amo anche io, Finnick e ti prometto che tornerò” gli sussurrò.
Si allontanarono e la ragazza osservò la scena cruenta e disperata degli Hunger Games. “Solo, non so come fare..”
Ocean le si avvicinò e l'abbracciò forte.

“Devi solo aprire gli occhi”.



Gli occhi verde mare di Annie Cresta si spalancarono e la sua mano scese ad afferrare il coltello nello stivale.
Con un'unica agile ed aggraziata mossa, ruotò su sé stessa e l'arma prese il volo, sibilando nell'aria. Si conficcò nella gola del Tributo con l'arco in mano, che cadde a terra, riverso in una pozza di sangue.
   
 
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