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Autore: piccolo_uragano_    28/10/2015    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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A Marco,
che se n'è andato troppo presto,
e alla sua donna,
che non gli ha mai lasciato la mano.


Martha, seduta nell’ufficio di Silente, fissava il Preside con aria sconvolta. “Ed è riuscito ad ammazzare il Basilisco?” domandò.
“Esattamente: come saprai, ha il fegato del padre e la furbizia della madre.”
Sirius sospirò. “Ho già rischiato di perderlo tre volte, professor Silente: non voglio che accada ancora.”
“Oh, Sirius, non lo vorrei nemmeno io; ma temo di non poter fare niente per l’incolumità del ragazzo.”
“Niente?” domandò Martha. “Silente, lei può fare tutto.”
“Sono lusingato da questa tua convinzione, Martha. Ma davvero, non posso fare niente per tenerlo al sicuro dal suo stesso passato. Posso metterlo in guardia, posso insegnargli a difendersi, posso offrigli protezione qui dentro e a casa vostra ma non posso proteggerlo da ciò che fece quando era solo un bambino. Soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti …”
Martha guardò Sirius. “Amore” annunciò “abbiamo convinto Caramell a rendere Peter un ricercato.”
Martha abbassò la testa. “Dovremo raccontare tutto anche ad Harry e Kayla, non è vero?”
“Ogni cosa ha il suo tempo!” esclamò Silente. “Harry mi sembra ancora troppo giovane per conoscere quanto brutale possa essere la mente umana: dovremmo cercare di proteggerlo, nascondendogli parte della verità.”
“E come?”
“Beh” rispose lui “se Harry fosse solo, non saprei come fare: ma per fortuna ha voi, Kayla e Robert, e posso assicurarvi che quei tre sono molto più che fratelli: sono una cosa sola.” Martha sorrise. “Ad ogni modo: diremo loro che Peter cerca voi. Cosa che non credo del tutto falsa; se Peter ne avesse la possibilità, suppongo che eliminerebbe ciò che resta dei suoi Malandrini.”
“Se Peter si presentasse alla nostra porta, Albus, non avrebbe il tempo di fare del male a Remus e Sirius.”
“Oh, ne sono certo. Ma commetteresti un grande sbaglio, Martha.” Silente guardò Martha attraverso gli occhiali a mezzaluna. “Vorrei che mi chiedeste un consiglio su cosa fare.” Li invitò, con il suo sorrisetto più astuto.
“Che cosa dovremmo fare?” domandò immediatamente Sirius.
“Dovrete nascondervi, mentre lanceremo l’allarme: prendete i ragazzi e teneteli lontani dal mondo magico. Vi consiglierei di partire, dopo i dieci giorni che Harry passerà a Privet Drive.”
“Partire?”
“Oppure nascondervi nella Londra Babbana.”
“Non credo che i ragazzi reggeranno, soprattutto Robert: è grande, conosce la storia e non ci metterà più di qualche giorno a capire cosa sta succedendo! Senza contare che mia madre sta morendo, e non posso portarla con me in giro per il mondo.”
Silente annuì, lentamente. “Posso capire, Martha. Ma dovrete ugualmente nascondervi, se non vogliamo che Harry corra rischi inutili.”
Sirius scosse la testa, pensieroso. “Possiamo nasconderci a casa di mia madre.”
Martha osservò suo marito, perplessa. La casa dei Black (così come la casa dei Redfort, ancora appartenente a Marie) non era stata presa in considerazione quando i due avevano cambiato casa, decidendo di allargare la famiglia. Tuttavia, il terzo erede non sembrava voler arrivare (Rose giurava che fosse solo perché l’inconscio di Martha era ‘offeso’ dai dieci anni passati in assenza di Sirius, e che fosse per questo che ora si rifiutava di procreare per la terza volta) e le case dove i coniugi erano cresciuti sembravano essere state dimenticate. Per questo Martha era stupita: il ricordo della sola volta in cui aveva messo piede in quella casa ancora la terrorizzava, e l’idea di tornarci sicuramente non le piaceva.
“Si trova in una piazza ed è invisibile ai babbani: credo che ci sarà un gran bel da fare per metterla a posto, così i ragazzi non sentiranno la necessità di uscire, e ci sono stanze in abbondanza per i Weasley al completo e Hermione, se lo volessimo.”
Silente annuì, lentamente, mentre Martha si lasciava andare sulla sedia: ancora una volta, non era stata minimamente presa in considerazione.

“Ciao, campione.” Disse Sirius, entrando nell’ufficio della McGranitt, guardando Harry con sguardo fiero. “Che hai combinato, questa volta?”
Harry sorrise. “Ho solo ucciso il Re dei Serpenti.”
Martha gli si avvicinò e gli accarezzò il viso. Quindi gli baciò la fronte, salutò con un cenno Ron, e si sedette accanto a Sirius e a Molly Weasley, che teneva Ginny sulle gambe, e Harry raccontò loro tutto quello che era successo: l’incantesimo mancato di Allock, l’ingresso alla Camera, ciò che Riddle gli aveva raccontato, l’attacco del Basilisco, l’aiuto di Fanny e del cappello parlante, che gli aveva consegnato la spada con cui poi aveva ucciso il Basilisco. Raccontò di quel particolare con orgoglio, il che quasi commosse Sirius.
Quando ebbe finito, Martha sospirò. “Sono fiera di te, Harry James Potter.” Sussurrò.
“Quindi, Ginny …” balbettò arthur Weasley “lei è stata … non è stata … posseduta … o sì?”
“È stato il diario.” Rispose Harry. “Riddle lo ha scritto quando studiava qui.”
“Riddle?” domandò Molly. “E chi sarebbe?”
Silente, con estrema delicatezza, le spiegò che Lord Voldemort, da ragazzo, si chiamava Tom Orvoloson Riddle, che cinquant’anni prima aveva studiato a Hogwarts, ed era riuscito ad aprire la Camera dei Segreti facendo ricadere la colpa su un innocente.  Ginny confessò di avere trovato il diario in uno dei libri comprati a Diagon Alley insieme a Kayla, e Martha si irrigidì. Dove era sua figlia? Perché non sapeva nulla di ciò che era accaduto alla sua amica?
La risposta arrivò immediatamente: Silente spiegò loro che Hermione si sarebbe risvegliata nel giro di pochi minuti, e, probabilmente, Robert, Kayla, Fred e George erano accanto a lei. Quando anche Martha si fu tranquillizzata, Silente domandò a Molly e Arthur di accompagnare Ginny in infermeria, disse alla McGranitt di avvertire le cucine che venisse allestito un banchetto, facendo così in modo di trovarsi davanti a Ron e Harry.
“Mi sembrava di essere stato chiaro dicendovi che, se avreste nuovamente infranto le regole, vi avrei espulsi.”
Sirius, alle spalle del suo figlioccio, abbassò la testa: quella frase, lui e James, l’avevano sentita un milione di volte.
Silente, intanto, lasciò che i due ragazzini si spaventassero a morte, per qualche secondo. Poi non riuscì a trattenere un sorriso. “Questo significa che, anche i migliori, a volte, sono costretti a rimangiarsi quel che dicono.”
Martha sentì chiaramente che Harry aveva ripreso a respirare. La donna sorrise di quel piccolo spavento che avrebbe aiutato il ragazzo a crescere, e Silente chiese a Ron di lasciarlo da solo con Harry ed i suoi tutori. Quando il rosso ebbe lasciato la stanza, Harry si voltò a guardare Sirius e Martha, con sguardo colpevole.
“Mi dispiace di avervi fatti preoccupare.” Disse. “Robert e Kayla hanno cercato di aiutarmi, ma … beh, volevo fare da solo, perché … se io fossi stato l’Erede, loro non meritavano di …”
“Tranquillo, piccolo.” Lo bloccò Martha. “Non siamo arrabbiati con te, e sicuramente non lo sono Robert e Kayla.”
“Oh, no … no, Kayla ha litigato con tutti i suoi compagni di Casa per difendermi, soprattutto con Malfoy, e …”
“Kayla e Draco litigherebbero anche se fossero i soli abitanti di un’isola deserta, sai?” cercò di tranquillizzarlo Martha.
“E Robert … settimana scorso lo hanno cacciato dalla biblioteca, perché ha urlato ai Corvonero di smetterla di fissarmi …”
Sirius parve inorridito all’idea del suo primogenito in biblioteca. “Loro non sono arrabbiati con te, Harry, parola mia.” Lo tranquillizzò il padrino. “E nemmeno noi.”
“E poi, Riddle … Voldemort … ha detto … ha detto che io e lui siamo simili, e che sono come lui.” Rispose, triste.
“E tu che ne pensi?” domandò Martha, con voce colma d’amore.
“Io … io sono un Grifondoro!” esclamò Harry. “E non voglio essere come lui. Ma parlo il Serpentese, e il Cappello Parlante mi disse che sarei ‘stato bene’, tra i Serpeverde …”
Sirius e Martha guardarono Silente, il quale annuì. Poi, si mise accanto a Sirius, davanti al ragazzo.
“Harry, tu parli Serpentese perché Voldemort è l’ultimo erede di Salazar Serpeverde, e la notte in cui uccise i tuoi genitori e ti lasciò quella cicatrice, involontariamente, ti trasmesse alcuni dei suoi poteri.” Spiegò, con garbo. “Sei intraprendente, determinato, e disprezzi le regole. Non sei molto diverso da tua sorella Kayla, in questo, ottima Serpeverde. Ma tu sei un Grifondoro. E, se ci pensi bene, sai anche perché.”
Harry parve rifletterci qualche secondo. “Ho chiesto io al Cappello Parlante di essere un Grifondoro …” ammise.
“Esatto, piccolo.” Lo rassicurò Martha. “Ed è esattamente questo che ti rende diverso da Tom Riddle.”
“Sono le scelte che facciamo a determinare ciò che siamo, molto più delle nostre capacità.” Aggiunse Sirius.
Silente, muovendo leggermente la bacchetta, Appellò a sé la spada che stava sulla scrivania. “Se ti servisse, per caso, una prova …” e, lentamente, porse ad Harry la spada. Lui la osservò in ogni modo possibile, fino a soffermarsi sul lato della lama. “Godric Grifondoro.” Lesse, ad alta voce.
“Esatto.” Disse di nuovo l’anziano Preside. “Solo un vero Grifondoro avrebbe potuto estrarla dal Cappello, Harry.”
Il ragazzino, il tutta risposta sorrise. Silente capì che il momento di estrema confidenza era finito anche quell’anno, e riprese il tono da eccentrico Preside autoritario. “Ora vai, ragazzo, dai tuoi amici e dai tuoi fratelli, mentre i scrivo ad Azkaban: rivoglio indietro il mio guardiacaccia!”
Harry abbracciò Martha e Sirius, ridendo.
“Sei stato grande, Harry.” Gli disse la donna. “Abbi cura di te e dei ragazzi, okay?”
“Ci vediamo al binario tra una settimana, campione.” Gli disse Sirius. “Ci sarà una grossa novità, quest’estate.” Aggiunse, strizzandogli l’occhio. Prima che Harry potesse chiedere di più, Padfoot gli fece segno di andarsene, e lui si ricordò immediatamente che Hermione, ora, doveva essere più che sveglia.
Raggiunse la porta e la spalancò, trovandovi l’espressione più furiosa mai vista sul viso di Lucius Malfoy. Sirius e Martha si irrigidirono, mentre Silente mantenne il suo tono pacato.  “Buonasera, Lucius.” Salutò.
“Allora, è tornato!” sbraitò l’uomo, precipitandosi nella stanza, ignorando i Black e Harry. “L’avevamo sospesa, eppure lei è tornato!”
“Lui è tornato e le cose si sono sistemate, Lucius.” Rispose immediatamente Martha. “Questo, di grazia, a cosa ti fa pensare?”
“Mi fa pensare che dovresti farti un po’ più i fatti tuoi, Redfort.” Replicò Malfoy. “Prendere il tuo maritino e sparire, prima che vi faccia fare la fine dei genitori del ragazzo che avete adottato.”
Martha serrò la mano attorno alla bacchetta. “Non osare, Lucius.”
In quell’istante, Harry notò l’elfo domestico rimasto nell’angolo della stanza, che fissava Harry a sua volta, indicando il diario e Malfoy, picchiandosi la testa con una mano magra.
Malfoy ignorò l’ira di Martha e si rivolse a Silente. “Quindi, è stato trovato un colpevole?”
“Oh, si.” Rispose l’anziano.
“E chi è?”
“Lo stesso dell’ultima volta.” Silente raccontò a Lucius Malfoy quanto accaduto, più che certo che lui fosse già al corrente di tutto.
Poco dopo, Sirius seguì lo sguardo di Harry verso l’elfo, ed il ragazzo capì. “Signor Malfoy” disse, gentile. “Non vuole sapere in che modo Ginny è venuta  in possesso del diario?”
“Come faccio a saperlo?” domandò lui, con schifo. “Se la ragazza è stata tanto stupida da …”
“Glielo ha dato lei, signore.” Rispose immediatamente Harry. “Davanti ai miei occhi: io, Ginny Weasley e Kayla Black stavamo uscendo dal Ghirigoro quando abbiamo incrociato lei e suo figlio Draco. Lei, fingendo di fare conversazione, ha preso il libro di Trasfigurazione di Ginny e vi ha fatto scivolare dentro il diario.”
Sirius non riuscì ad evitare di sorridere, mentre Lucius era rosso di rabbia. “Dimostralo, Potter!” tuonò.
“Oh, questo non è possibile.” Replicò Martha. “Il ricordo di Riddle ha finalmente cessato di esistere. Ma in condizioni come questa, Lucius, la parola di mio figlio vale molto più della tua.” Martha accennò un sorriso, e per Malfoy fu la goccia che fece traboccare il vaso.
“Dobby, andiamocene!” tuonò nuovamente.  L’elfo si affrettò a raggiungerlo, e lui gli diede un forte calcio per farlo atterrare a metà del corridoio.
“Sirius, svelto. Come si libera un elfo?” sussurrò Harry.
Ma Sirius aveva già levato ad Harry il calzino con un colpo della bacchetta. Martha fece segno a Silente di passarle il diario, e subito vi mise il calzino di Harry. “Corri, tesoro: saremo sempre dietro di te.”
Harry eseguì, uscendo dalla stanza di corsa.
Martha e Sirius osservarono la scena a una scarsa dozzina di metri di distanza. Harry raggiunse Lucius quasi subito, il quale fu schifato dalla proposta di riavere indietro il diario, ma lo accettò ugualmente. Quando lo affidò all’elfo e questi lo aprì, il suo urlo di gioia fu memorabile.
“Il padrone ha dato a Dobby un calzino!” strillò. “Dobby è … liberooooo!”
Lucius Malfoy rimase di sasso, poi capì ciò che Harry aveva fatto. “Tu! Per colpa tua ho perduto il mio servitore!” alzò la bacchetta contro di lui, senza notare che Sirius e Martha si stessero avvicinando. “Farai la medesima fine dei tuoi genitori, Potter: anche loro erano degli insulsi ficcanaso!”
Nel momento in cui Martha lanciò l’Incantesimo di Disarmo, Dobby schioccò le dita e Malfoy si ritrovò scaraventato all’indietro, senza bacchetta.
“Presta attenzione, Lucius.” Lo avvertì Martha, avvicinandosi. “Harry sarà anche figlio di due insulsi ficcanaso, ma avrà sempre me e mio marito a proteggergli le spalle dai bastardi come te!” Detto questo, posò una mano sulla spalla di Harry, e, accanto a Sirius, se ne andò.

Il giorno stesso, a cena, Hermione Granger si sedette accanto a Robert Black con assoluta nonchalance. “Buonasera, Black.” Salutò.
Lui la guardò, e sul suo volto apparve uno splendido sorriso. Tuttavia, rispose con uguale cortesia. “Buonasera, Granger. Gradisce un po’ di pasticcio di carne?”
Hermione rispose al sorriso di Robert. “Oh, si, grazie, ho una fame pazzesca: come se fossi rimasta pietrificata per settimane!”
Il giovano Black mise nel piatto della ragazza un’abbondante porzione di ciò che gli elfi offrivano quella sera, mentre Harry e Ron le raccontavano tutto ciò che si era persa, e Robert ascoltava per la prima volta il racconto di quanto accaduto nella Camera.
“Ragazzi, lo sapete tenere un segreto?” domandò Kayla, sedendosi accanto a loro.
“Dipende.” Rispose Fred Weasley, ma convertì immediatamente la sua risposta in “Certamente!” quando Kayla lo fulminò con lo sguardo.
Penelope Light sta con Percy.”
Robert scoppiò a ridere, mentre George si ingozzò con la carne.
“Davvero?!” domandò Ron. “Percy ha … una ragazza?! Cioè, esiste una ragazza che voglia stare con Percy?”
“Se c’è chi va con Robert, c’è anche chi va con Percy.” Rispose prontamente Hermione.
“Tu sei solo invidiosa per ciò che non potrai mai avere, piccola Hermione.” Rispose Robert, con tono galante.
“Oh, no: non posso invidiare tutte quelle oche che ti strisciano ai piedi, voglio dire io ho un cervello!”
Fu il turno di Robert per scoppiare a ridere, mentre Harry e Kayla osservavano Hermione con aria perplessa. Prima che la più giovane dei tre potesse chiedere spiegazioni, udì una voce che solitamente era arrogante, farsi timida alle sue spalle: “Ehm, Black?”
Sia Robert che Kayla si voltarono verso il giovane Malfoy, ma il primogenito capì subito che il richiamo non era rivolto a lui.
“Credo di doverti delle scuse, per … per averti accusata ingiustamente di coprire Potter, ecco.”
Kayla sorrise. “Scuse accettate, Draco.”
“Si, ehm, ecco, ci … ci vediamo, allora.”
Detto, questo, il biondo si allontanò, e tutti, questa volta, fissarono Kayla. “Che volete?!” domandò lei, visibilmente irritata.
“Niente, niente.” Disse subito Harry. “Ma porta a casa Malfoy, che …”
“Papà ti disereda.” Constatò Robert.
“Perché avete la convinzione che mi piaccia Malfoy, si può sapere?”
“Per come lo guardi, Kayla.” Le rispose Hermione.
“Oh, e tu come guardi mio fratello?” replicò immediatamente la Serpeverde.
Fu così che i ragazzi conclusero l’anno scolastico. Robert non trovò tracce di Alex, Kayla riuscì ad avere un dialogo pacifico con Draco, durante l’ultima lezione di Incantesimi, augurò a Piton buone vacanze e lui le disse di non cacciarsi nei guai. Harry venne acclamato, nuovamente, come l’eroe dell’anno, e la sola cosa a cui pensò sul treno per Londra era che sperava che quei dieci giorni passassero in fretta: aveva davvero voglia di scoprire di quale ‘sorpresa’ parlasse Sirius.

“Che cosa?!”
“Kayla, ti prego, prova a capirci.”
“Che vuol dire ‘ problema con l’impianto idraulico’, mamma?”
“Che dovremo stare lontani da casa per un po’.”
“Ma a casa ho tutte le mie cose!” protestò la ragazzina, seduta in auto.
“Oh, no: zia Rose ha già portato tutte le tue cose nella casa di papà.”
“Io amo la mia stanza, mamma. È così grande!” tentò di nuovo.
“Potrete scegliervi la stanza più bella.” La consolò Sirius. “E poi, casa di mia madre è tutta verde e argento.”
“Oh, bello! Come rimanere nei sotterranei anche d’estate!”
Martha rallentò ad un semaforo babbano, guardando sua figlia imbronciarsi ed incrociare le braccia: anche lei, si disse, era cresciuta troppo in fretta.
“Perché voi due maschietti non dite niente?” domandò Sirius, girandosi ad osservarli.
“Oh, immagino che ci sarà da divertirsi!” esclamò Robert. “Poso invitare Fred e George?”
“Certo, tesoro.” Rispose Martha. “Harry, cosa ne pensi?”
“Sembra quasi che ci stiamo nascondendo.” Rifletté lui.
Robert fu quasi sicuro di aver visto le mani di sua madre stringersi attorno al volante. “Ma no.” lo rassicurò allora il primogenito. “Siamo solo una famiglia che cambia spesso casa.”
“Non ti illudere, Robert: non credo che Hermione verrà a stare da noi.” Lo prese in giro Kayla.
“Oh, perché non inviti Dracuccio?” rispose l’altro. “Papà e mamma ne sarebbero felici!”
Harry scoppiò a ridere, mentre Martha inchiodò. “Sentite, dannatissimi Black: non è facile guidare in una strada babbana, e mi sareste davvero d’aiuto se rimaneste fermi!”
Sirius, Robert, Kayla e anche Harry si misero a sedere composti e, fino a quando Martha non ebbe parcheggiato, poco lontano da Grimmauld Place, nessuno disse una parola.
“Ragazzi, chi ha vinto la Coppa delle Case?” si informò Sirius, scendendo dall’auto.
“Grifondoro.” Ringhiò Kayla. “Silente dà loro punti bellamente a caso!”
Harry finse di non saperne niente, ma sorrise. Sirius gli scompigliò i capelli, afferrando la sua valigia.
“Perché non la fai Levitare?”
“Perché è un quartiere di Babbani.” Rispose Robert, afferrano il suo baule.
“Meglio non dare nell’occhio.” Aggiunse Martha, dirigendosi verso una delle tante case. I ragazzi, immediatamente, notarono che si era fermata dove il numero tredici ed il numero undici combaciavano. Sirius raggiunse Martha immediatamente, ed entrambi si guardarono attorno svariate volte. Dopo un paio di minuti, le case si mossero, lasciando che tra il tredici e l’unici apparisse la casa numero dodici.

Appena Sirius mise piede in quella casa, spalancando la pesante porta scura, si sentì invadere i polmoni del soffocante profumo che sua madre si spruzzava ogni mattina. Tenne la mano sulla bacchetta, in attesa che una qualche trappola lasciata da Walburga lo riconoscesse, ma niente: di lei nemmeno l’ombra. Alzò lo sguardo, e per un secondo gli parve di vedere Regulus attaccato al corrimano delle scale, mentre lui se ne andava di casa e Orion urlava cose sul disonore.
“Quella vacca non può avermi reso le cose così semplici.”
“Sirius!” lo richiamò Martha sottovoce. “Non dire queste cose!”
“Inutile negare, Redfort: Walburga era una vacca.”
Poi si ricordò una cosa: non era il primo ad entrare lì dentro dopo un decennio, poiché Rose, Remus e Tonks stavano lavorando da due giorni per renderla vivibile. “Moony!” strillò.
“Chi altri osa profanare la casa dei miei padri?!” tuonò una voce femminile davanti a lui.
Lui la riconobbe immediatamente. Fece due passi in avanti, e si trovò davanti ad un ritratto di sua madre in dimensioni reali. “Buongiorno, mammina.” Ghignò.
Robert, Kayla e Harry, incuriositi, si avvicinarono a Sirius. La giovane Serpeverde si portò una mano sul viso: quella donna era identica a lei, solo più vecchia e con uno sguardo furioso che la piccola mai aveva adottato.
“Oh, Padfoot, maledetto te: ero appena riuscito a farla stare zitta!” esclamò Remus, apparendo all’inizio delle scale.
Ma Sirius non riuscì a rispondere, perché fu interrotto da una voce rauca che conosceva bene.
“Padron Sirius! Oh, è tornato a casa: padron Regulus sarebbe così contento!”
Kayla abbassò lo sguardo con aria schifata. Trovò, sotto di sé, un elfo fin troppo vecchio e rancoroso. Di nuovo, Sirius non fece in tempo a rispondere, perché l’elfo aveva abbassato la voce ed eliminato il tono gentile: “Oh, se la mia padrona sapesse … lui, il Traditore, con la moglie Mezzosangue … rinnegati, rinnegati … e poi, i Black impuri! Oh, se la mia padrona sapesse che anche il ragazzo che ha sconfitto l’Oscuro Signore è qui, oh, se sapesse …”
“Kreacher, ti prego, smettila di blaterale.” Ordinò Sirius.
“Come desidera, padrone!” esclamò la creatura, sparendo.
“Tu!” tuonò il quadro. “Vergogna della mia carne, traditore del mio sangue, come osi tornare sui tuoi passi?”
“Lui non ti deve una spiegazione, Walburga.” La interruppe Martha con tono fermo.
“Oh, tu, ladra, feccia, sgualdrina, non …”
“Immagino che tu sia mia nonna, eh?” Robert, senza dubbio, era quello che si divertiva di più. “Beh, piacere, sono Robert Sirius Black.” Detto questo, sul suo viso apparve un ghigno Malandrino.
La donna de quadro passò lo sguardo dal nipote al figlio. “Vergogna della mia carne, come hai osato? Come hai potuto accoppiarti con una Mezzosangue e dare alla luce un Black impuro, come …”
“Oh, si: era proprio nostra intenzione avere un figlio a diciassette anni!” esclamò Martha, sorridendo.
“Fuori dal matrimonio, per giunta! Tu, sporco Traditore, se tuo padre sapesse dell’erede impuro che hai donato alla Nobile e Antichissima Casata …”
“Siamo due, in realtà.” Si difese Kayla, che era rimasta dietro a sua madre.
“Oh, voi, piccoli impuri, non …”
“Dimmi, nonna” la interruppe nuovamente Robert. “Impuro è l’insulto peggiore che conosci, vero?”
“Essere impuri è la cosa peggiore per un Black, ragazzo, non …”
“E tu quanto pura sei, nata da un incesto?” rispose prontamente il primogenito, facendo ridere il Malandrini come non facevano da tempo.
“Mamma?” sussurrò Kayla. Martha la guardò. “Voglio tornare a casa.”
“Siamo a casa, Kayla. Casa è dove siamo noi, ricordatelo sempre.” Le baciò la fronte e poi annunciò: “Ognuno scelga la camera!”

Kayla fissava impietrita le due porte che aveva davanti. Erano assolutamente identiche, distanziate da mezzo metro circa. Sulla prima c’era il nome di Sirius, ma sulla seconda c’era un nome che mai aveva sentito: Regulus. Non conosceva la storia di quell’uomo, ma sapeva dai racconti di Robert che era stato suo zio. Rimase appoggiata al baule a fissare le due porte.
“Tu lo adoreresti, Regulus.” Disse la voce di Sirius alle sue spalle.
Si voltò e guardò suo padre. “Dici?” domandò, curiosa.
“Si, si: tu lo ricordi molto, in alcune cose.”
Kayla abbassò la testa, tornando a fissare le due porte. “Per quanto hai vissuto qui?”
“Quindici anni.” Rispose lui. “Non c’è una scelta giusta o una scelta sbagliata, principessa: puoi aprirle entrambe e decidere.”
“Si, lo so.” Ammise lei. “Sono uguali, dentro?”
“No, no: una è ordinata, con i colori di Serpeverde, la spilla da Prefetto appesa e niente fuori posto. La seconda ha sciarpe Grifondoro appese, poster di modelle babbane appesi con incantesimi di Adesione Permanente, libri ovunque, foto sparse, l’armadio è rotto, e …”
“Okay, afferrato.” Lo bloccò lei. “Prendo quella di tuo fratello.”  Senza pensarci, spalancò la porta con scritto il nome dei secondogenito, trovandosi in una spaventosa riproduzione del dormitorio Serpeverde. Vi si addentrò con cautela, mentre Sirius rimaneva sulla soglia, ad ammirare quanto Regulus fosse rimasto pignolo e attento ai dettagli fino alla fine: i libri erano in ordine alfabetico, le camicie nell’armadio piegate e le giacche appese. Il letto aveva l’aria morbida e la lampada sul comodino sembrava essere stata spenta solo un paio d’ore prima. Ma fu un’altra cosa ad attirare l’attenzione di Padfoot: incorniciata, accanto al letto, vi era una foto magica di due bambini quasi identici, con i capelli neri e gli occhi grigi, la pelle diafana e un sorrisetto pestifero. Sirius riuscì a distinguersi da Regulus solo perché, visti i due anni di differenza, lui stava in piedi mentre il secondogenito era seduto a terra, con le gambe cicciottelle dei bambini che ancora non camminano.
Improvvisamente, il Sirius bambino tese le mani verso suo fratello, aiutandolo ad alzarsi. Ma Regulus si fidò troppo della forza di Sirius, e, senza volerlo, caddero entrambi, scoppiando a ridere. Pochi secondo dopo, la scena si ripeté.  Si sedette sul letto e la afferrò, mentre Kayla spalancava la finestra, disperdendo l’odore di chiuso e di perfezionismo. Notò che suo padre teneva in mano quella foto, e si sedette accanto a lui, senza sapere cosa dire.
“Tuo zio era un grande uomo. È stato un bastardo, ma è morto da eroe. Sii fiera di assomigliargli tanto, principessa.”
Kayla ne era sicura: la sua voce tremava.
“Ti dispiace se la tengo, questa?” domandò poi.
“Papà, è già tua.” Gli rispose.
Sirius si alzò dal letto e si affacciò al pianerottolo: Robert aveva stracciato Harry a morra cinese, ottenendo la camera con i poster di modelle babbane.

“Ma le teste di elfo le togliamo, vero?” domandò Rose, a cena. “Voglio dire, fanno paura.”
“Non credo si possano togliere.” Rispose Andromeda Tonks. “Se non ricordo male, Orion ci era davvero affezionato.”
“Ecco: bruciamole.” La contraddisse Sirius. “Non ti preoccupare, Rosalie, dobbiamo solo capire come hanno agito i miei e levare ogni cosa.”
“Ma come fai a dire questo di Orion, Padfoot?” domandò Martha. “Io farei di tutto per avere indietro mio padre anche un solo minuto, e tu …”
“E anche io farei di tutto per riavere indietro Charlus Potter anche un solo minuto: Orion era l’uomo che mi ha insegnato a impugnare la bacchetta e montare su una scopa, ma Charlus Potter mi ha insegnato a vivere, mi ha insegnato cosa significa avere una famiglia.”
Dopo queste parole, sul tavolo calò un silenzio teso e carico di ricordi.
“Ci sono cose interessanti, comunque. Ad esempio” Rose alzò il cucchiaio che aveva accanto al piatto “le manie di egocentrismo con lo stemma della Casata ovunque.”
“Ci fai un sacco di soldi, con quelli.” La informò Tonks.
“Oh, davvero?” domandò Rose. “Potrei aprire un traffico illegale di oggetti originali dei Black per arrotondare.” Ironizzò.
Robert si schiarì la voce. “Papà?”
Sirius alzò la testa.
“Hai vissuto qui fino al quinto anno, giusto?”
Lui annuì.
“Allora, come hai applicato Incantesimi di Adesione Permanente, se eri minorenne?”
“Non so se hai notato, Robert: a me le regole non stanno simpatiche.” Rispose Sirius.
Harry sorrise. “E non ti hanno detto nulla, i tuoi genitori?”
“Oh, mi hanno detto di tutto: per quello me ne sono andato!”
Martha decise che era ora di troncare il discorso sul nascere. “Domani sistemeremo il salotto.” Annunciò.
“Oh, non ci tengo.” Precisò Sirius. “C’è l’arazzo con l’albero genealogico.”
“C’è anche un sacco di spazio che guadagneremmo, libri storici, il camino, e …”
“Esiste un arazzo con l’albero genealogico dei Black?!” domandò Kayla.
“In effetti, si. Ma non è importante, davvero.”
“Andavi molto d’accordo con tua mamma, eh?”
Sirius sorrise. “Sì, così pare.” Poi tornò a guardare Martha. “Ad ogni modo, tesoro, potresti chiedere aiuto al nostro caro elfo.”
“Nemmeno se mi mozzassero una mano, amore.” Mise un’evidente nota di finto disprezzo nella parola ‘amore’, come Sirius aveva fatto con ‘tesoro’. Si alzò e, con un gesto della bacchetta, raccolse i piatti. “Vedi? Me la cavo benissimo da sola!”
Andromeda rise. “Che hai contro gli elfi?”
“Oh, niente: Kreacher è adorabile!”
Nessuno riuscì a trattenere le risate, e poco dopo Andromeda se ne andò, mentre Rose, Tonks e Kayla, ridendo, seguirono Robert a guardare i poster che Sirius aveva attaccato, Harry rimase seduto  a quel lungo tavolo di legno scuro. “Sei agitato perché devi tornare dai tuoi zii?” domandò Martha, cercando di decifrare la sua espressione.
“Fosse per me, rimarrei con voi per sempre.”
Martha sorrise. “Fosse per me, ti terrei sempre con me.”
Harry ricambiò il sorriso: non sapeva cosa si provasse per una madre, ma era sicuro che l’affetto che sentiva per Martha si avvicinasse molto all’amore di un figlio per la madre.

“Che cosa?!” Robert quasi saltò sulla sedia. “Quindi è per quello che siamo qui! Per Minus!”
“Abbassa la voce, per Salazar!” lo rimproverò Martha. “Tua sorella non deve sentire!”
“Ma è vivo, quindi? Ed è a spasso per Londra?”  domandò, schifato.
“Non lo sappiamo, ma sicuramente non è morto.” Rispose Sirius. “Ora, pulce, la sola cosa importante è che Harry rimanga all’oscuro da questa faccenda quanto più possibile: non la prenderebbe affatto bene, se sapesse come stanno davvero le cose.”
“Pensi che se io mi trovassi davanti quello schifoso ci parlerei amichevolmente, Padfoot?” domandò il ragazzo.
“No, affatto: ma ti credo abbastanza responsabile ed affezionato a Harry da sentire che l’istinto di proteggerlo è più forte dell’istinto di vendicare James e Lily!”
“Quell’uomo è la ragione per cui lui è orfano, e per cui tu sei stato lontano da noi per dieci anni! Non dirmi che non avresti voglia di ammazzarlo!”
“Harry ha una famiglia, ora.” Rispose duramente Martha. “E tuo padre è qui. È questo che conta, il rancore e la sete di vendetta ti corroderanno lo stomaco, Robert.”
“Non è rancore, è odio.” Precisò il ragazzo. “E tanta rabbia!”
“Ed è qui che sbagli.” Lo riprese la madre. “Stai mettendo al primo posto te stesso, mentre in questo caso dovresti mettere davanti Harry.”
Robert si alzò e iniziò a fare avanti e indietro per la cucina. “E Kayla?” domandò, passandosi una mano tra i capelli. “A lei, che dirai?”
“Le stesse cose che diremo a Harry.” Rispose Sirius. “Diremo che Peter è coinvolto nella morte di James e Lily, non che ne è il colpevole. Diremo loro solo ciò che possono sopportare, Robert.”
“Le bugie sono insopportabili, Sirius.”
Padfoot rimase colpito dalla freddezza con cui Robert lo aveva chiamato per bene.
“Lo sappiamo.” Rispose Martha. “E fa male anche a noi nascondere le cose. Ma pensaci un secondo: come credi reagirebbe tuo fratello se sapesse che è per colpa di Wormtail che i suoi genitori sono morti?”
Robert finse di pensarci, ma sapeva benissimo come Harry avrebbe reagito, impulsivo com’era. Bastava pensare che pochi giorni prima aveva aperto la Camera dei Segreti per salvare Ginny Weasley. “Okay.” Disse.
“Ho bisogno di sapere che stai dalla nostra parte.” Disse Sirius con aria cupa.
“Beh, dalla tua parte fino alla morte, papà.”
Sirius alzò lo sguardo, fiero di suo figlio: era quella la sua miglior vendetta tra quelle mura. Essere riuscito a creare una famiglia assolutamente normale, essere riuscito ad amare i suoi figli e ad avere accanto la donna della sua vita. Alla faccia dei loro matrimoni combinati e arazzi bruciati!
Guardò Martha, e poi guardò Robert: era quello, era la sua nuova famiglia (Martha, Robert, Harry e Kayla) erano loro il suo vero riscatto a quanto Orion e Walburga gli avevano portato via.


NdA (parecchio importanti)
Avevo programmato di pubblicare questo capitolo martedì, in onore del compleanno di Sirius, but ho deciso di farlo oggi perchè le vostre recensioni mi riempiono sempre il cuore e non ne ho mai abbastanza di leggerle tutte fino allo sfinimento. 
Anyway, oggi bazzicavo si Potterpedia e ho notato di aver commesso un grande errore: ero convinta che Fred e George fossero nati nel 'settantasette, non nel 'settantotto, come Robert. Ma no, io ne faccio una giusta e una sbagliata: Robbie ed i gemelli hanno la stessa età!
Quindi, avrei deciso di fare così: anzichè catapultare Robert avanti di un anno con la scuola, sposterei la sua data di nascita di trenta giorni. Anzichè essere nato il
ventitrè agosto, faremo che Robert è nato il ventitrè settembre. Così rimarrà un anno indietro rispetto ad i gemelli, pur avento la stessa età.
Se qualcuno avesse altre ideuzze, parli ora o taccia per sempre!(?)
Davvero, accetto consigli spassionati di ogni tipo!  
Ringrazio come seeeempre VittoriaM20 e felpato8 per recensioni/chiacchiere/consigli, _Lady Holmes_ (spero che Martha ti sia sembrata meno pazza, in questo capitolo!) Distretto_9_e_34 e gosip_girl (amori miei, grazie sempre)

Perdonatemi la svista, vi prego, mi sento tremendamente stupida.
Fatto il misfatto, 
Claude

 
   
 
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