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Autore: Jules_Weasley    29/10/2015    14 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Scusate se ci ho messo più del previsto, ma anche io ho una vita e spero che la lunghezza del capitolo vi consolerà se non ho aggiornato 'presto' come avevo detto. Buona lettura gente!



CAPITOLO SEDICI – Maledetto Mercoledì



Hermione imboccò la porta ed entrò nel negozio polveroso e ormai familiare, il volto stravolto dalla stanchezza. Il padrone le riservò giusto un'occhiata.

"Altra serata agitata?" domandò.

"Buongiorno, signore" lo salutò con allegria, più per prendere tempo che altro.

Cosa avrebbe dovuto rispondere?

Mi sono presa una sbronza con Draco Malfoy e – nonostante io abbia incontrato Fred Weasley a braccetto con un'altra – è stata una serata piacevole, era la replica che si era formulata nella sua testa, ma Hermione dubitava che fosse appropriata.

"Già..." si limitò a dire, scrollando le spalle. Non era una bugia, del resto; la sera prima non era certo rimasta a casa a fare la calzetta.

Per fortuna, non aveva incrociato Fred neanche quella mattina – di questo passo sarebbero diventati due totali estranei in breve tempo... Il pensiero le causò una fitta dolorosa allo stomaco.

Era uscita e una coltre di nubi promettente acquazzoni la attendeva; le bastava sollevare gli occhi per vedere le prime goccie di pioggia mattutina scendere giù e formare piccoli rivoli che digradavano per l'acciottolato.

Da quando lui era tornato – in dannato anticipo – il lunedì sera, non si erano rivolti la parola mai, se non davanti ad altre persone – ovvero Draco e Sally – e si era trattato di poche sillabe.

"Il signor Malfoy era soddisfatto della propria bacchetta?" domandò ad un tratto Ollivander; Hermione sgranò gli occhi e si voltò a guardarlo, la fronte aggrottata.

Il vecchio la scrutava con gli occhi argentei e voltò la testa verso il bancone al quale la strega non si era ancora avvicinata e dove vide poggiato un giornaletto scandalistico, che riconobbe immediatamente come il Settimanale delle Streghe. Era mercoledì, ovvero il giorno di uscita di quella schifezza da pattumiera. Sospirò.

"Lei legge questa porcheria?" domandò, visibilmente stupita.

"L'ha letto tutta Diagon Alley, credo" l'uomo glissò abilmente la domanda. "Ti consiglio caldamente di andare a pagina cinquantatrè" aggiunse poi con nonchalance – di sicuro non ne avrebbe avuta tanta se l'articolo che Hermione si apprestava a leggere fosse stato su di lui.

La strega sospirò di nuovo, sicura di sapere ciò che l'attendeva; si inumidì l'indice e cominciò a sfogliare frettolosamente le pagine, fino ad arrivare all' articolo – correlato di foto – che la riguardava da vicino. Molto da vicino.

Si rassegnò in partenza, ripromettendosi di mantenere la calma, e iniziò a scorrere le parole – gettando un'occhiata anche alle foto di lei e Draco insieme.



La signorina Hermione Jean Granger, il cui nome è indissolubilmente legato a quello di Harry Potter e al salvataggio del Mondo Magico, torna a far parlare di sè.

Stavolta non come paladina della giustizia, bensì per essere stata vista in dolce compagnia per le strade di Diagon Alley. A fianco a lei (vedi foto in alto a destra) potete vedere nientemeno che – rullo di tamburi! - Draco Malfoy.

La famiglia Malfoy, come tutti sanno, reca la macchia di avere a lungo collaborato con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ed è di dominio pubblico come il ragazzo e suo padre Lucius siano segnati dal Marchio Nero.

Tuttavia, mentre Lucius Malfoy è rinchiuso ad Azkaban, Draco parlotta allegramente insieme alla graziosa eroina del nostro mondo (potete vedere la loro cenetta a lume di candela nella foto in basso a sinistra).

Sembra incredibile viste le enormi differenze che ci s0no tra i due, sotto tutti i punti di vista, ma la 'strana coppia' - come confesso l'abbiamo ribattezzata in redazione - sembra trovarsi in perfetta sintonia (come potete osservare dagli sguardi languidi presenti in ogni fotografia e dallo scatto nel quale Il signor Malfoy strizza palesemente l'occhio all'indirizzo della signorina Granger). Da quanto escono insieme, tenendo segreto il loro amore? Che avessero vergogna a venire allo scoperto? Potrebbe esserci aria di fiori d'arancio?

Del resto, si direbbe che la Granger – Nata Babbana – non possa fare a meno di stringere 'legami intimi' con maghi Purosangue (ci riferiamo al famoso Cercatore bulgaro Vicktor Krum e alla sua lunga relazione con Ronald Weasley), che sembrano irrimediabilmente attratti da lei. Come andrà a finire tra i due? Sarà un fuoco di paglia o Hermione Granger riuscirà ad accalappiare il giovanotto definitivamente? Staremo a vedere, amici lettori.

Samantha Kaney




Hermione fissava la pagina senza neanche sbattere le palpebre; sembrava aver riportato danni permanenti dalla lettura, oltre a una paresi facciale. Lo step successivo fu quello di guardarsi intorno, nell'ambiente già noto della bottega: gli scaffali polverosi, le cataste di confezioni da bacchetta stipate nei mobiletti, la porta che conduceva al retrobottega – dove ancora non aveva messo piede – e le strette scale in fondo, che portavano su al piccolo appartamento di Ollivander.

Ci mise un po', ma quando si riprese e riuscì a guardare di nuovo il giornale giallo che teneva in mano, non trovò che ci fosse molto da commentare.

"Beh... almeno non l'ha scritto Rita Skeeter!" ironizzò, ottenendo un risolino in risposta. Sollevò lo sguardo verso Ollivander, che stava ancora ridendo; la fama di Rita Skeeter come giornalista da strapazzo era universale.

"Non te la prendere!" la consolò, in uno sprazzo di compassione. "I giornaletti di questo tipo sono sempre un po' eccessivi".

Alla faccia dell' essere un po' eccessivi!

Si alzò dalla sedia dove stava contemplando una piuma di Fenice e si diresse ad aprire uno sportello alla destra della ragazza, per estrarne un quantitativo infinito di scatole da bacchetta – alcune piene, altre vuote. Inizialmente, Hermione non si capacitava di come facesse a raccapezzarsi in quella totale confusione.

Si era offerta più volte di rimettere in ordine le bacchette, catalogarle in qualche modo, riporre le scatole vuote in un ripiano differente per non rischiare di confondersi, ma non c'era stato verso di convincerlo a spostare qualcosa. Oramai la strega ci aveva rinunciato, anche perché la situazione non sembrava disturbare Ollivander, che ricordava perfettamente l'ubicazione di ogni oggetto presente nella propria bottega.

"Preparati alle occhiate e ai commenti, quando uscirai di qui" l'affermazione la riportò alla realtà. Forse la soluzione era non uscire di là, dopotutto. Poteva murarsi viva nel negozio, o barricarsi dietro una montagna di bacchette.

"Ci sono abituata, signore" disse invece, sospirando.

Dopo tutte le illazioni su lei e Harry – a opera di Rita Skeeter – e gli articoli che erano usciti quando aveva rotto con Ron (senza contare l'ultimo su Krum), poteva vantarsi di avere la pelle più dura della scorza di un drago.

"D'accordo" riprese lui brusco, "basta spettegolare, Hermione! Al lavoro, non siamo dal parricere!".

"Parrucchiere" lo corresse automaticamente, senza neanche chiedergli come sapesse cos'era un parrucchiere. Mentre si apprestava a chinarsi su una splendida bacchetta di sorbo che aveva l'aria 'malaticcia' – come l'aveva definita Ollivander – la suoneria assordante del telefonino risuonò per la stanza.

"Cos'è quella diavoleria babbana?" le chiese il vecchio, vedendo Hermione estrarre dalla borsa un accrocco strambo. "Non sarà mica uno di quei ceppulari?" inorridì al pensiero che una ciofeca simile fosse nel suo negozio. "Non ne ho mai visto uno dal vivo" sembrava davvero pervaso da disgusto.

"Sì, è un cellulare" rispose lei, sorridendo.

"Mi spiace, ero convinta di averlo spento" si giustificò. "Posso...?" chiese dubbiosa.

"Sì" accordò l'uomo, "ma poi fallo sparire dalla mia vista, o giuro che ti licenzio".

Hermione si affrettò a rispondere.

"Hermione!" trillò Ginevra. Già... quell'abitudine di strillare al telefono – fisso o mobile che fosse – accomunava l'intera famiglia Weasley, Ginny compresa.

"Ti sento!" Hermione allontanò di poco l'apparecchio dall'orecchio, per evitare di ritrovarsi i timpani scassati.

"Mia madre mi ha chiamata" disse solo, senza abbassare la voce.

La signora Weasley era una lettrice accanita del Settimanale delle Streghe, e non sarebbe stata la prima volta che prestava fede a ciò che c'era scritto.

Durante il Torneo Tremaghi, per un periodo l'aveva ritenuta un'approfittatrice senza cuore, perché convinta che avesse lasciato Harry Potter per Vicktor Krum. Peccato che lei e Harry non fossero mai stati insieme – per il giornale quelli erano sicuramente dettagli insignificanti.

Solo che – stavolta – non aveva proprio modo di negare il contenuto dell'articolo, dato che c'erano anche le foto a provare la sua uscita serale con Malfoy. Effettivamente, l'uscita c'era stata. Tutto il resto – fiori d'arancio, cuore, amore - era molto fantasioso, certo, ma non poteva negare di essere stata a cena con Draco.

"E allora?" sviò Hermione.

"Non fare la finta tonta!" abbaiò la rossa. "Ha letto l'articolo!" la informò.

"Quello sul Settimanale delle Streghe?" domanda superflua, ovviamente.

"Proprio quello!" rispose, indispettita dalla noncuranza nel tono dell'assennata, accorta Hermione.

"Aspetta che lo legga Harry..." Ginny aveva un tono presago di sventure, che a Hermione ricordò vagamente quello che Sibilla Cooman usava durante le lezioni di Divinazione a Hogwarts.

"Senti Gin, io sono a lavoro. Quindi, se non vuoi che venga licenziata, ti spiacerebbe sentirci più tardi?" tagliò corto, decisamente scocciata.

"Oh, va bene, va bene!" sbuffò prima di riagganciare.

Hermione spense direttamente il telefono: di ricevere altre chiamate allarmiste non se ne parlava proprio. Guardò Ollivander, che si ritenne soddisfatto dalla sparizione del maledetto aggeggio babbano, e si rimise al lavoro.

Prese una bacchetta di peccio per esaminarla. A tradimento, i pensieri di Hermione si spostarono su Fred... anche la sua bacchetta era di peccio*.

Fino a quel momento non ci aveva pensato... ma Fred? Aveva letto anche lui l'articolo? Che effetto gli aveva fatto?

Probabilmente nessuno, dato che lui ha avuto la notizia in anticipo.

Hermione si chiese come avesse potuto non accorgersi di essere stata paparazzata alla grande, sebbene la questione non le interessasse più di tanto. Non le importava che li avessero fotografati e sbattuti a pagina cinquantatrè di quel dannato giornale; soltanto che quell'articolo era scritto come se lei e Draco stessero per convolare a nozze. Avrebbe voluto tirare un pugno a quella Samantha Kaney – chiunque fosse – e dirle "Frena gli Ippogrifi, santo cielo!". Senza contare il fatto che le dava non troppo velatamente dell'arrampicatrice sociale. Come se lei – Hermione Jean Granger – avesse bisogno di questo! Merlino, lei era presente nelle Cioccofigurine! Tanto bastava a renderle onore! Aveva sconfitto Voldemort al fianco di Harry; di certo non aveva bisogno del cognome di nessuno – nè del suo sangue – per sentirsi migliore.

Si riscosse da quei pensieri, accorgendosi che Ollivander la stava fissando – si stava rigirando il peccio tra le mani, senza farne nulla.

"Che mi dici delle bacchette di peccio?" chiese.

Oh, no! Speravo fosse finito il tempo delle domande improvvise.

Ovviamente, Hermione non esitò a rispondere, anche se dicendo quelle parole le appariva davanti agli occhi l'immagine di un ragazzo dai corti capelli rossi e dagli occhi castani. Cercò di scacciarla.

"Il peccio" iniziò a sciorinare, "è difficile da lavorare ed è adatto a chi ha mano ferma; diventa pericoloso se abbinato a persone nervose e insicure, magari dalle dita tremanti. Per dare il meglio, una bacchetta di peccio pretende un mago ardito e con un gran senso dell'umorismo..."

Dicendo l'ultima parola, non potè che riaffiorarle prepotente l'immagine che aveva ricacciato. Il viso di Fred che rideva – molto diverso dalla faccia dura e sprezzante della sera prima – mentre tentava di nasconderle la presenza in casa di Merendine Marinare o filtri magici di dubbia provenienza.

"Molto bene!" la lodò, estremamente soddisfatto dalla risposta. "Ora spicciati!".

Ormai era abituata a quel comportamento bipolare, e ne aveva anche capito le sfumature. Quando credeva di essere stato troppo tenero, Garrick Ollivander tendeva a fare marcia indietro, riprendendo l'abituale tono brusco. Non era così male, una volta che ci avevi fatto il callo.

La strega si mise di buzzo buono a cercare di capire per quale motivo quella splendida bacchetta spruzzasse scintille violacee molto ridotte, senza eseguire le richieste del proprietario. Per un attimo aveva temuto fosse la bacchetta di Fred, ma non era così, o l'avrebbe riconosciuta subito. Semplicemente, anche una stupidissima bacchetta di peccio le ricordava Fred e la loro... lite?

No, nessuna lite. Avete semplicemente congelato i rapporti. Il che è ancora più deprimente, a ben vedere.

Il compito le richiese tutta la mattinata – pausa pranzo compresa.

Ollivander guardava ammirato quel capolavoro umano: Hermione Granger era completamente trasformata dalla prima volta in cui aveva messo piede in quella bottega.

Oramai Garrick sapeva di condividere con lei la passione per il lavoro e per la ricerca che faceva – che facevano insieme. Aveva sempre lavorato da solo, convinto che fosse il modo migliore di ottenere buoni risultati.

La verità è che era sempre stato geloso dei segreti che custodivano quelle quattro mura; e ora li stava rivelando ad una ragazza – per giunta Nata Babbana, e quindi non radicata da sempre nelle tradizioni di quel mondo – che fino ad allora non aveva avuto nulla a che spartire con un Mastro Bacchettaio. Una consapevolezza illuminante gli invase la mente vedendola concentrata su quei dodici pollici di peccio.

Quella ragazza – Hermione Granger – era il suo più grande successo.

Non riusciva a ricordarsi di aver provato tanta soddisfazione nel forgiare una bacchetta quanta ne provava nel constatare che Hermione si appassionava nel riparare un pezzetto di legno.

Come se non bastasse, si stava anche affezionando a lei; cosa che si era ripromesso di non fare in alcun caso, mai e poi mai. Invece, non ci era riuscito.

Non aveva figli, e l'unica parente in vita era sua sorella*. Quella ragazza, in qualche modo, rappresentava – vista la giovane età – la nipote che non sapeva di volere.

La speranza che accarezzava era che, un giorno, fosse lei a continuare l'attività alla quale l'uomo aveva sacrificato con piacere la vita. A lei non l'aveva detto e non aveva intenzione di farlo ancora per un bel pezzo, ma le voleva bene.

Hermione, troppo impegnata, non aveva idea dei pensieri affettuosi che passavano per la mente di Ollivander in quel frangente – o probabilmente ne sarebbe rimasta commossa. Quella era la prova che sotto la corazza del vecchio bacchettaio burbero, si nascondeva un cuore tenero.






"Allora?" le chiese al pomeriggio, riferendosi alla bacchetta tra le mani della ragazza. Era evidente che lui conosceva la risoluzione del problema, ma la stava facendo sudare per arrivare a farcela da sola.

"Ci sono quasi" rispose, intestardita.

"Eppure dovresti avere a che fare con il peccio, mi pare" la punzecchiò. Quel giorno il vecchio sembrava proprio deciso ad infastidirla, pensò Hermione.

"In che senso?" domandò, pur sapendo a cosa alludesse.

"Il tuo coinquilino possiede una bacchetta di peccio" affermò con sicurezza.

Negli occhi argentei, Hermione lesse una scintilla di divertimento e un'altra di comprensione: se l'era solo immaginata? Stava diventando paranoica.

Sembrava che l'uomo, con quegli occhietti piccoli e scoloriti, volesse catturare ogni cosa attorno a sè, e probabilmente ci riusciva. Ebbe la ridicola sensazione che sapesse tutto dei suoi conflitti interiori. Lui la capiva.

L'uscita con Draco era di dominio pubblico, ma di Fred nessuno sapeva niente, quindi perché Ollivander non si toglieva quel ghigno impertinente dalla faccia? Lui la capiva. Poteva non conoscere l'accaduto nei minimi dettagli, ma ormai aveva imparato ad interpretare i suoi gesti, le sue parole, anche quelle non dette. Come lei poteva interpretare chiaramente ogni suo silenzio. Avevano trovato un equilibrio.

"Lei davvero ricorda tutte le bacchette che ha venduto in vita sua?" sviò il discorso. Conosceva la risposta. "Devono essere tantissime" commentò.

"Stai dicendo che sono un vecchio decrepito?" si accigliò.

Hermione non potè impedirsi di sorridere e si affrettò a negare.

"Non mi permetterei mai!".

"Ah, ecco!" esclamò lui, guardandola di sbieco.

"Intendevo solo dire che ha una memoria eccellente, signore" si complimentò.

"No" la corresse lui, "intendevi solo sviare la mia attenzione, Hermione".

Beccata di nuovo in flagrante mentre cercava di spostare l'argomento da Fred alla memoria del fabbricante.

La strega si rimise a capochino sui dodici pollici di peccio che stringeva in mano e non disse una parola, timorosa di ritrovarsi – da un momento all'altro – a confidare la propria vita sentimentale a Garrick Ollivander.

Verso le sette le diede il permesso di andarsene, ma lei rimase una mezz'ora in più, finchè non ebbe risolto il problema della bacchetta – probabilmente vi si era incaponita in tal modo proprio per il materiale di cui era costituita. Continuò a mandare scintille viola e a emettere degli strani rumori – tristemente simili a singhiozzi – per un bel po'.

"Ho finito" annunciò soddisfatta, porgendogli il frutto del proprio lavoro.

Si diresse a prendere borsa, sciarpa e cappotto dall'attaccapanni. Il vecchio si schiarì la voce e la squadrò per un attimo; poi le indicò una figura oltre la vetrina.

Un ragazzo alto, biondo abbagliante, il profilo affilato e una certa aria altezzosa, se ne stava ritto oltre la soglia ad aspettarla.

"Buona serata" farfugliò Hermione al fabbricante, uscendo dal negozio con le gote imporporate. Malfoy la squadrò per un attimo con un luccichio negli occhi.

"Buonasera Granger!" Sembrava allegro, buon per lui.

"A te, Malfoy" rispose lei.

"Ti fa quest'effetto vedermi?" ridacchiò alludendo alle sue guance color pomodoro.

"Non ti fare idee strane..." lo bloccò subito. "Mi fa effetto che Ollivander mi dica di guardare fuori e veda te, dopo quello che hanno scritto..." spiegò, sulla difensiva.

Lui proruppe in una risata.

"Hai letto il Settimanale delle Streghe" osservò pacatamente.

"Tu no?" fece lei.

"Certo che l'ho fatto!" esclamò Draco in tono scocciato, come se la domanda fosse oltremodo superflua. Poi il volto si abbandonò al solito sorrisetto impertinente, che Hermione ricambiò con una smorfia.

"Magari mi sfugge l'ovvio" soffiò Hermione, assottigliando lo sguardo, "ma non capisco per quale motivo tu sia così divertito!"

"Perché è stato molto divertente".

"Parla per te!" lo contraddisse sbuffando sonoramente. "Io non mi diverto affatto quando sono costretta a spegnere il cellulare".

"Usi quella robaccia babbana?" domandò, sulla faccia lo stesso disgusto che aveva mostrato Ollivander – forse anche peggio.

"Beh, che c'è?" chiese, contrariata. "E' molto più comodo di un gufo, se lo vuoi sapere" disse stizzita.

"Ah giusto!" Draco fece schioccare la lingua, il tono caustico. "Tu sei una Sanguemarcio, me lo dimentico sempre..."

"Orgogliosa di esserlo" replicò lei fieramente.

"Lo so" Draco puntò le iridi grige nelle sue e ghignò, "ti ci chiamo solo per provocarti".

Hermione roteò gli occhi, rassegnata.

"Il lupo perde il pelo ma non il vizio, vero Malfoy?" domandò. Era una provocazione innocente, ironica; ma un'ombra oscurò il ghigno di Draco.

"No! Prima ti ci chiamavo perché ti ritenevo inferiore, un male da sradicare dal mondo magico" disse serio.

Hermione avrebbe voluto fermarlo per ricordargli che quelle cose già le sapeva e che – seppure con una certa reticenza – gliele aveva già dette anni prima.

In qualche modo, però, sentì che era giusto lasciarlo finire, perchè Hermione sapeva che Draco Malfoy non aveva ancora fatto totalmente i conti con se stesso, o comunque con la persona che era stato in passato.

"Volevo farti soffrire, pensavo te lo meritassi" continuò. "Mi hanno insegnato che un Purosangue è sempre e comunque superiore a un Nato Babbano" mormorò, "e tu prendevi voti altissimi in ogni materia, sapevi sempre tutto..."

Ad Hermione vennero in mente alcuni episodi della loro infanzia e adolescenza. Quando l'aveva chiamata Sanguemarcio per la prima volta; quando le aveva detto che se l'avesse toccato avrebbe infettato il suo sangue immacolato; o quando – da Madama Mclan – lei, Harry e Ron avevano incontrato lui e Narcissa, e Draco le aveva detto che non doveva stupirsi della puzza, dato che una Sanguemarcio era appena entrata nel negozio*.

"Draco" tentò con poca convinzione.

"Ero orribile, me ne rendo conto". Comprese che doveva aver pensato anche lui a tutti quegli episodi, ripercorrendoli con la mente.

"L'importante è che tu ne sia consapevole, no?" lo incoraggiò, la voce ferma.

"Sì, ma non posso rimediare gli errori che ho commesso" quella feroce autocritica lasciò Hermione interdetta; il tono duro che usò la colpì profondamente. Non si parlava più solo di lei, ora. Si parlava anche di quel Marchio nascosto sotto la giacca, sul braccio sinistro di quel ragazzo biondo e bello, dai lineamenti delicati eppure dalle espressioni quasi sempre dure.

"Draco, le cose non sono come allora" mormorò. "So benissimo che non hai più pregiudizi sui Nati Babbani" Draco sollevò gli occhi e li puntò in quelli caldi e scuri di lei, sollevato.

"Ma so anche che sei ancora incredibilmente fastisioso, come eri a Hogwarts. Mi hai ampiamente dimostrato entrambe le cose, cinque anni fa" ridacchiò la strega.

Il volto impassibile di Draco si sciolse in una smorfia che era l'ombra di un sorriso, ma meglio di niente.

"Ora, vogliamo andare o devo camminare da sola?" domandò Hermione con un gran sorriso. Draco ricambiò come potè e la sua espressione si distese, mentre le porgeva il braccio.





Era ancora a fianco a Draco, che, ripresosi da quella momentanea fragilità, stava facendo di tutto per risultare il più irritante possibile.

"Comunque" riprese con fare casuale, "essere Sanguemarcio non è niente rispetto ad essere Grifondoro... questa sì che è una vergogna" aveva pronunciato il nome della Casa come se dovesse sputare uno scarafaggio. "Noi Serpeverde siamo sempre stati una spanna sopra".

"Gentile da parte tua non farmelo pesare..." replicò Hermione, ridendo.

"Io sono sempre gentile!" ribattè piccato.

"Mh, fammi pensare..." finse di rimuginare un attimo. "Direi proprio di no. Non ricordo neanche una volta in cui tu sia stato gentile, se escludiamo ieri sera".

"Oh, non è vero!" protestò Draco. La ragazza inarcò un sopracciglio.

"Davvero?" ripetè, poco convinta.

"Davvero" confermò lui.

"Vuoi dirmi che a scuola eri gentile con me? Non facevi altro che insultarmi, non so se te lo ricordi... roba tipo 'Sanguemarcio Zannuta'..." gli fece presente.

"Beh, zannuta lo eri sul serio però!" ridacchiò, beccandosi una botta sul braccio. "E – ora che ci penso – sei sempre stata piuttosto manesca*" aggiunse. "E, comunque, sei sempre la solita noiosa, come allora".

"Io non sono noiosa!" protestò Hermione, mentre si avviavano discutendo per le strade, ancora piene di gente.

Ora che il momento no di Draco era passato, si sentiva molto più leggera. Una folata di vento le scompigliò ulteriormente i ricci, leggermente più elastici per via della pozione ArricciaRiccio che utilizzava ultimamente contro i suoi capelli sempre un po' crespi, con scarsi risultati.

"E dimmi" continuò lui, "sono stato scortese durante l'ultimo anno?"

Hermione lo fulminò con lo sguardo, desiderosa di sprofondare in quel momento sotto l'acciottolato delle strade di Diagon Alley.

"E questo che c'entra?" domandò, aggressiva. Lui ghignò, felice di averla imbarazzata. Metterla in difficoltà sembrava essere, per lui, lo scopo delle loro serate.

"Beh... stiamo uscendo insieme, no? Non dovrebbe imbarazzarti" disse placido.

"Mi imbarazza eccome, invece!" mugghiò Hermione. "Non è neanche tanto la cosa in sè, è più come lo dici, per Merlino! Insomma... non tirare fuori quella faccenda!" La sua intimazione, purtroppo, riuscì solo a causare una risata.

"Ora che l'hai detto la tirerò fuori più spesso, lo sai?"la provocò.

Stretta al braccio del biondo, rise sommessamente. Un'anziano stregone li fissò con curiosità, come fece una strega dal cappello a punta e dal lungo vestito prugna; probabilmente ogni persona che li squadrava doveva aver letto l'articolo del mattino, o almeno visto le foto.

"Ginny!" si ricordò improvvisamente Hermione. Lasciò il braccio di Malfoy e si mise a frugare nella borsa senza sosta finchè non estrasse il cellulare.

"La Weasley femmina?" chiese Malfoy, giusto per mostrarsi scortese nei confronti di un membro della famiglia Weasley. Non sia mai che la Granger si scordasse di aver a che fare con un Malfoy.

"Mi aveva contattata e le avevo promesso di sentirci stasera".

"E io che dovrei fare, ora?! Assistere alle vostre chiacchiere su di me?"

Hermione sbuffò e lo guardò in tralice mentre componeva il numero di Harry, che conosceva a memoria.

"Malfoy, se sono in questo casino è solo colpa tua, lo sai vero? È con te che sono uscita!" gli fece notare, indispettita. "Quindi, per cortesia, lascia che io non litighi con la mia migliore amica per colpa di uno stupido articolo".

"Ti ha dato così fastidio?"

"Mi dava dell'arrivista!" sbottò la ragazza. "Praticamente mi classificava come un'arrampicatrice sociale che vuole accalappiare un facoltoso rampollo Purosangue! Secondo te dovrei fare salti di gioia?". Draco aggrottò la fronte.

"Ma io sono un facoltoso rampollo Purosangue!" sottolineò con un certo orgoglio. "Anche bello, in effetti" aggiunse convinto.

"E piuttosto narcisista!" borbottò Hermione, prima che una voce dall'altro capo del telefono rispondesse alla chiamata.

"Pronto?"

"Harry..." constatò Hermione con una nota di panico nella voce. Aveva sperato che fosse Ginny, ma effettivamente il suo migliore amico aveva tutto il diritto di rispondere, dal momento che il telefono era suo.

"Hermione!" esclamò. Dal tono di voce – un misto di irritazione e incredulità – capì che non c'era neanche la più piccola possibilità che non conoscesse l'accaduto.

"Vorrei parlare con Ginny".

"Oh" fece Malfoy ad alta voce, "è San Potter? Tanti cari saluti!" sfoggiò il tono fintamente zuccheroso di chi sta apertamente sfottendo.

Hermione mise la mano sul telefono affinché Harry non udisse.

"Shhh! Piantala!" sussurrò, lo sguardo da orca assassina.

"C'è qualcuno con te?" chiese il suo migliore amico. "Ho sentito una voce".

"No, nessuno!" mentì prontamente. Lanciò un'occhiata truce a Malfoy, che ebbe il buongusto di tacere.

"Possibile che con la bufera che è successa tu abbia da dirmi solo 'passami Ginny'?" sbuffò, il tono più sconsolato che indignato.

"Mh, quale bufera?" tentò lei, invano.

"Stai scherzando! Sono stato contattato da mezza famiglia Weasley!" le fece presente, alzando la voce.

"Ah sì?" farfugliò, sperando in una improvvisa interferenza alla comunicazione.

"Eh sì!" esclamò Harry. "Volevano sapere cosa diavolo ci facevi a cena con Draco Malfoy e – sinceramente – vorrei saperlo anche io".

"Harry... è una faccenda complicata; penso sia meglio discuterne dal vivo. Domani sera passo da voi quando stacco, ti va bene?" fece, speranzosa.

Voleva solo che la tortura di quella chiamata privata si concludesse il più in fretta possibile, perché litigare telefonicamente con Harry Potter di fronte a Draco Malfoy sarebbe stato davvero inopportuno.

"D'accordo" grugnì l'amico.

"Riferisci a Ginny, ora devo andare" tagliò corto. Solo Godric sapeva quale astrusa spiegazione razionale avrebbe potuto imbastire il giorno seguente per convincerli a non affatturarla...

"Salutala da parte mia" aggiunse prima di mettere giù.

"Menti con la sicurezza di una Serpeverde" disse Draco, ammirato.

Hermione si vergognò di se stessa, in quel frangente. Aveva mentito senza problemi a Harry – il suo migliore amico – dicendogli che con lei non c'era nessuno. Non aveva avuto neppure un tentennamento... e Malfoy sembrava ritenere che la capacità di dire balle fosse una dote, anzichè un difetto.

"Per favore..." replicò ributtando il cellulare nella borsa; riprese a camminare diritta e distolse lo sguardo dal ragazzo biondo.

"Era un complimento" le assicurò.

"Non dal mio punto di vista" sospirò affranta. "Senza offesa" precisò.

"Non c'è problema, sono abituato alla vostra convenzionale morale Grifondoro: niente bugie, atti meschini e individualisti e bla bla bla. Com'è? Cavalleria, coraggio e nobiltà d'animo!" sciorinò come fossero doti insignificanti.

"Sì" ribattè Hermione con ironia, "Godric Grifondoro aveva questa strana idea che fossero qualità degne di nota, per un mago o una strega".

"Come ti pare, Granger" la liquidò Draco, per evitare di concludere la conversazione con un duello – anche perché avrebbe di certo avuto la peggio, contro di lei. "Piuttosto, dove ti piacerebbe andare?" domandò. Le sopracciglia di Hermione si inarcarono.

"Credevo mi stessi accompagnando a casa" affermò, presa in contropiede.

"Credevi male" ribattè lui. "Ti porto a cena fuori".

"E chi ti dice che io sia libera?" gli fece notare. Malfoy rise apertamente.

"Oh, per cortesia! Con chi dovresti essere impegnata? Un librone su come difendersi dalle Arti Oscure o un compendio in dieci tomi sulla storia della famiglia Ollivander?"

"Non hai un buon metodo per convincere le ragazze ad uscire con te!" contestò lei.

"Ma io non devo convincere le ragazze" precisò lui, ammiccando. "Devo convincere te". Hermione sbuffò, sconfitta da quel modo di fare sfiancante.

La telefonata a cui aveva assistito gli aveva completamente restituito il buonumore. Beato lui.

Le sembrava di essere tornata a scuola. All'ultimo anno, per la precisione. Nei primi sei, quelli tra lei e Malfoy non erano screzi, erano battaglie all'ultimo sangue contornate da insulti pesanti.

Maledizione al giorno in cui aveva permesso a Malfoy di avvicinarsi a lei! Ora nemmeno avrebbe saputo spiegare la situazione a Harry, dato che neppure lui conosceva la verità; ovvero che i rapporti tra Hermione e Malfoy avevano subito un'evoluzione al settimo anno.

Aveva evitato di raccontarglielo per non causare la morte prematura del giovane salvatore del mondo magico. Del resto, era uno shock che all'epoca aveva potuto risparmiargli, visto che l'avvicinamento tra lei e Draco non aveva avuto seguito, fuori dalle mura di Hogwarts. Lei si era messa con Ron, e ogni cosa era tornata esattamente come doveva essere.

Vederli di punto in bianco sul giornale doveva aver messo Harry in agitazione – lui tutta la cara vecchia Torre Grifondoro. Probabilmente gli aveva fatto dubitare della salute mentale della sua migliore amica vederla uscire con una persona che, dal punto di vista di chiunque non fossero lei o Draco, l'aveva solo vessata per sei anni.

"D'accordo, dove andiamo?" si arrese infine, smettendo di tormentarsi.

"Oh, beh... in qualche posto affollatissimo!" rispose Draco, ilare.

"A farci fotografare da giornalisti da strapazzo?" domandò, ironica.

"Ovviamente" replicò.

"Ribadisco che devi perfezionare la tua tecnica di abbordaggio, Malfoy" lo celiò.

"Ribadisco che ho già abbordato, per come la vedo" la rimbeccò.





Hermione scosse la testa, chiedensosi in che modo fosse finita a farsi sballottare come un peluche in giro per Diagon Alley, in attesa che Draco Malfoy trovasse un ristorante che rispondesse ai suoi canoni di 'decenza'.

Passando davanti ad un edicola, vide un giornaletto scandalistico a terra e lo riconobbe all'istante. Qualcuno con un po' di buonsenso l'aveva gettato via.

Non lo raccolse (non aveva alcuna intenzione di rileggere quelle idiozie) e si limitò a seguire Draco, che sembrava finalmente aver trovato un locale degno della sua regale presenza.

Si rassegnò ad entrare in un altro posto di classe, pieno di gente alla moda, proprio tipico del biondo a cui si accompagnava.

Furono condotti dall'ingresso in una sala ampia ma appartata; si sedettero ad uno dei tanti tavoli per due, apparecchiato con stoviglie pregiate e calici di cristallo. Come al solito, lei sembrava capitata lì per caso, mentre Malfoy era nel proprio elemento. Galantemente, scostò la sedia dal tavolo per farla accomodare.

Se la Hermione del secondo anno ad Hogwarts avesse visto una scena del genere sarebbe corsa in Infermeria, temendo un qualche grave malanno che provocava improbabili allucinazioni.

Si sedette, consapevole del fatto che gli occhi di mezza sala erano puntati sulla 'strana coppia', come li aveva definiti la redazione del Settimanale delle Streghe. Non che potesse dar loro torto.

"Ci fissano" gli fece notare. Lui scrollò lievemente le spalle, del tutto rilassato.

"Sono troppo attraente per passare inosservato, ma non devi essere gelosa" replicò con serietà.

La Granger alzò gli occhi al cielo; fu allora che Draco si accorse che in mezzo a tutta la gente che li guardava e parlottava, c'era anche qualcuno di loro conoscenza. Stretta conoscenza. Strettissima.

"Questo davvero non me l'aspettavo" mormorò.

"Cosa?" la Granger cadde dalle nuvole.

"Non girarti, ma qualche tavolo dietro di te ci sono Lenticchia e Lavanda Brown".

A quell'affermazione la vide agitarsi sulla sedia e muoversi scompostamente. Hermione stava pensando all'eventualità di Smaterializzarsi in Africa o in Australia, o più babbanamente di nascondersi sotto il tavolo.

No, magari questa opzione è da scartare, si disse.

Se l'avessero fotografata in una posizione simile – piuttosto fraintendibile – probabilmente non avrebbe più potuto mettere piede fuori casa.

A pensarci bene, neanche in casa, visto che abitava con Fred. Insomma, le bastava mettersi sotto il tavolo per finire a fare la barbona al London Bridge.

"Lavanda e Ron, sei sicuro?" chiese speranzosa. Il biondo sbuffò spazientito.

"Certo che sono sicuro, non sono mica quella talpa di Potty!" protestò.

Evitò di dirgli che non gradiva di sentir parlare in quei termini del suo migliore amico, sebbene Harry una talpa lo fosse davvero.

"Ci hanno visti?" si mordicchiò a sangue il labbro inferiore, pregando in tutte le lingue che anche Ron fosse diventato una talpa.

"Lei ci fissa, Lenticchia ancora no" riferì, tranquillo come se fosse la telecronaca di una partita di Quiddich. "Ora anche lui" la aggiornò.

"Andiamo via!" fece impulsiva, già pronta ad alzarsi. Draco la fermò, trattenendola per un polso e costringendola a rimettersi seduta. Lei si sentì idiota per quella mancanza di sangue freddo. Godric! Era solo Ronald Weasley, non un'Acromantula.

"Troppo tardi; Lenticchia si è alzato: viene verso di noi" dichiarò il biondo con noncuranza.

"Oh no!" mormorò Hermione, sconsolata. Il mercoledì era appena stato ribattezzato come 'Maledetto Mercoledì' nella sua testa, quando un Ron Weasley poco allegro si palesò davanti a lei.

Erano molti mesi che non lo vedeva, e di certo non era così che aveva immaginato il loro incontro dopo tutto quel tempo.

Loro due e Draco Malfoy.

No, decisamente non era così che doveva andare.

Pensava più a qualcosa di cordiale e pacifico, magari alla Tana, più in là nel tempo. Aveva persino pensato – qualche volta – a come sarebbe stato incontrarsi con Ron se tra lei e Fred fosse scattato qualcosa; ma non era scattato assolutamente niente, quindi lei era doppiamente idiota.

La Tana, i Weasley, Fred. Il collegamento era stato fulmineo nella testa di Hermione, ma come era venuto – prepotente e insensato – fu ricacciato indietro nei suoi pensieri. Di certo Fred Weasley era l'ultima questione da porsi in quel frangente.

"Ehi!" esordì, la voce leggermente tremula.

"Ciao, Ronald" replicò, molto più fredda di quanto non desiderasse risultare.

"Come va?" Hermione vide chiaramente Draco trattenere uno sbuffo. Probabilmente stava riflettendo su quanto banale potesse essere la conversazione di Lenticchia, a giudicare dalla sua faccia.

"Bene, tu?" rispose, stavolta più cordiale.

"E' tutto ok" le disse. Non avrebbe mai pensato di poter avere uno scambio di parole così glaciale con Ronald, anni prima.

Erano tante le cose che non avrebbe mai pensato, in realtà. Si ritrovava spesso a dirselo, negli ultimi tempi.

"Con Lavanda?" lo stupì con quella domanda, tra l'altro pronunciata con tono pacato e cortese. Ora che il primo momento era passato, la voce di Hermione suonava meno metallica.

"Mh... tutto a posto" rispose, le orecchie rosse dall'imbarazzo.

Fu allora che Hermione si accorse con sgomento di non essere più imbarazzata. Lavanda o non Lavanda, non le interessava per niente. Teoricamente avrebbe dovuto essere ferita – o almeno un po' rancorosa – nel parlare della donna con cui Ron l'aveva tradita, ma non provava nessuno dei due sentimenti.

"Sono contenta per te" disse, sincera.

"Grazie, immagino" replicò piano, sempre più sorpreso. "Io... ehm... vi lascio alla cena... Malfoy... Hermione..." si congedò con un gesto secco verso il biondo e riguadagnò la strada verso il proprio tavolo.

"Direi che ci ha messo un po' per accorgersi della mia presenza" sputò fuori Draco.

Hermione si sorprese a ridere di quel tono seccato.

"Che prima donna! Ti sei sentito trascurato, Furetto?" lo prese in giro.

Le scoccò uno sguardo a dir poco torvo e represse un brivido ripensando al momento in cui il falso Malocchio Moody l'aveva Trasfigurato in un furetto* per punirlo della sua insolenza. Mascherò quel disagio infantile con una risatina nervosa e si ricompose.

"No" le rispose sornione, "ma non tollero che mi si rubi la scena quando cerco di fare colpo".

"Sei più idiota di quanto ricordassi" rimbeccò Hermione, scuotendo il capo.

"E' sempre bello sentirti parlare di me" replicò ironico.

"Taci e ordina, Malfoy, ho una fame da lupi".

"Ti prego, non dirmi che oltre ad avere il sangue poco pulito sei anche affetta da licantropia!" esclamò. "Devo controllare se la luna è piena?" le chiese, fingendosi preoccupato.

"MALFOY!" lo richiamò Hermione a denti stretti, fulminandolo con lo sguardo. Lui sembrò soddisfatto; riprese il menù tra le mani con espressione concentrata e disse:

"Fanno un tiramisù da paura, qui dentro".

Forse il mercoledì non è così maledetto, si disse Hermione. Non se qui fanno il tiramisù, perlomeno.

Non poteva sapere quanto si sbagliava.







NOTE AL CAPITOLO


1) Non ho la minima idea di quale legno sia costituita la bacchetta di Fred Weasley, però, dato che il peccio è davvero (ormai sono informatissima) il legno delle bacchette per persone con gran senso dell'umorismo, ho pensato fosse adatto a lui.

2) Non credo che Ollivander abbia una sorella. In realtà penso avesse una moglie e due figli (una morta) o qualcosa del genere. Ma per me è solo – cosa poi non tanto lontana dal vero secondo me – e sempre preso dal lavoro di una vita. Pertanto l'unica parente di cui l'ho fornito è una sorella. Non che sia rilevante ai fini della storia, comunque. È solo per amor di chiarezza.

3) La scena a cui mi riferisco è quello all'inizio del sesto libro (Harry Potter e il Principe Mezzosangue) in cui Draco e il trio protagonista si incontrano a Diagon Alley da Madama Mclan e lui offende – come sempre – Hermione per il suo sangue e la disprezza di fronte a Narcissa e alla negoziante, cosa che scatena l'ira di Harry e Ron, prudentemente frenati dalla Sanguemarcio in questione.

4) Ovviamente con il 'manesca' Malfoy si riferisce all'episodio – accaduto durante il loro terzo anno ad Hogwarts – in cui Hermione lo schiaffeggia (so che nel film gli tira un pugno, ma nel libro lo schiaffeggia).

5) Stiamo parlando dello storico momento del Calice di Fuoco in cui il Mangiamorte Barty Crouch Jr. (sotto mentite spoglie) trasforma Malfoy in un Furetto.








ANGOLO AUTRICE


Questo capitolo è piuttosto lungo ed è stato difficile scriverlo, motivo per il quale gradirei un commento da parte vostra. Avevo avvisato che i giornaletti scandalistici avrebbero di nuovo dato fastidio a Hermione. E così è stato. Ron... primo incontro dopo un anno e si sono detti davvero poche parole, ma almeno non ci sono state scenate – i miei personaggi dopotutto non sono così tanto idioti, a quanto pare. Ciò non toglie che lo siano in buona misura.

A proposito di 'buona misura', cerco sempre di bilanciare bene le parti con Ollivander e quelle della situazione privata di Hermione, spero che sia un'intenzione riuscita... Che ve ne pare del rapporto che si sta creando tra lei e Ollivander, ma soprattutto... tra lei e Malfoy? Ora che tutti sanno che escono insieme, poi.

Fred non compare in questo capitolo, si è chiuso in silenzio stampa a quanto pare... o si sta solo facendo desiderare. Nel prossimo, potete credermi, ci sarà :) Cosa farà secondo voi? Sarà così buono da spiegarci il perché del proprio comportamento? (Sappiate che i miei personaggi agiscono di loro volontà, quindi io non mi assumo responsabilità).

Alcuni di voi hanno avanzato l'ipotesi dell'Amortentia o della Maledizione Imperius, altri che sia frenato per l'idea che con Hermione sarebbe un rapporto complicato.

Sarà una delle tre opzioni? Tre su tre? Zero su tre? E chi lo sa...

Queste sono le domande, la risposta è la storia.

Un bacio gente! :*

Jules


p.s. ringrazio tutti coloro che pazientemente hanno trovato stratagemmi per riuscire a leggere la storia nonostante il sito sembri intenzionato a sabotarmi, impedendo a non poche persone di visualizzare e anche recensire. Ringrazio chi, nonostante l'impossibilità di recensire, mi ha scritto in privato per darmi il suo parere. Sentitevi liberi di farlo se il sito non vi permette di recensire la storia, mi fa solo piacere sapere cosa ne pensate de "L'apprendista di Ollivander".

Comunque, visto che i numerini salgono, chi può non sia timido e recensisca :D


A presto!


  
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