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Autore: PsYkO_Me    30/10/2015    1 recensioni
-Speciale Halloween!-
Questa è la storia di Sora, un ragazzino che ha sempre vissuto nella semplicità della vita di un villaggio.
Una notte però, degli occhi gialli verranno a cercarlo e da allora la vita del giovane diverrà un incubo.
(Nota: i capitoli saranno brevi).
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sora, Vanitas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Dopo quella volta nella vasca da bagno, Vanitas aveva iniziato a far visite all’umano sempre più spesso. A volte lo stuzzicava, altre volte lo possedeva. E incredibilmente, Sora trovò piacevoli quei momenti ma ciò non fece altro che preoccuparlo ulteriormente. Quando il silenzio calava e rimaneva solo, non pensava più alla sua imminente morte, bensì alla fine di quelle emozioni. Senza rendersene conto, un flebile sentimento stava nascendo nel suo cuore.
Una sera, dopo aver soddisfatto il loro piacere, Sora rimase a fissare il demone a lungo, in silenzio. Il sudore luccicava sulla sua pelle candida e il giovane arrossì ripensando alla passione che aveva adoperato. Ma della tristezza lo avvolse quando immaginò con quante altre persone, prima di lui, aveva fatto lo stesso. È solo un demone, pensava continuamente. Eppure, dentro di lui lo sentiva lacerante. Come una mano pesante che gli afferrava il cuore con forza e glielo strattonava. Non gli importava più della vecchia vita, avrebbe desiderato invece continuare a vivere con quell’essere che – nonostante fosse malvagio – lo stava apprezzando per quel che era.
«La tua luce oggi risplende più di mille lune.» Gli aveva sussurrato una notte e lui continuava a rivivere quelle parole nella sua mente. E mentre le stava rivivendo ora che avevano terminato il loro momento di passione, Vanitas lo sovrastò, lo baciò, gli morse il labbro e disse: «Non so se riuscirò mai a saziarmi con te perché ogni volta mi nutri con luci differenti e straordinarie.»
Se ne andò così, nella sua nebbia oscura e Sora rimase fermo in quella posizione per svariati secondi prima di tornare a respirare. Quando si calmò, decise di dare ascolto allo stomaco e mangiare qualcosa. Scese dal letto e si diresse verso la sala da pranzo. Ma non si aspettava di ritrovarsi dinnanzi a qualcosa di differente… In fondo alla stanza, il muro era diventato un’immensa finestra con una porta di vetri colorati. L’immagine era un mosaico e ritraeva il più bel fiore di luce che Sora avesse mai visto. I suoi petali erano numerosi come quelli di una rosa, sbocciato nel color del quarzo bianco e dai riflessi ramati. Conquistato dalla curiosità, non volle aspettare. Spinse la porta e i suoi occhi presero a brillare. Era notte inoltrata ma uno splendido chiarore illuminava un immenso giardino ricco di vegetazione e colori, mentre da una fontana l’acqua zampillava in una melodia che taceva il silenzio. Dopo quel tempo passato come un prigioniero, per il ragazzo fu una piacevole sorpresa respirare nuovamente l’aria dell’esterno. Era felice, si sentiva vivo e pieno di gratitudine.
Vanitas lo osservò dal suo antro oscuro, senza mai farsi vedere. Accolse dentro di sé lo splendore che l’anima di quell’umano stava scaturendo. Pulita, lucente, diversa, sincera… Sora era il più bel fiore che avesse mai colto e meritava un giardino degno della sua bellezza. Un meraviglioso e raro fiore bianco che non avrebbe mai permesso di lasciar appassire.
   
 
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