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Autore: Little_GirlMoon005    30/10/2015    3 recensioni
[AU Dark!Legolas] [ In Revisione/piccole modifiche ]
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Guardalo, distruggilo.
Guardalo, corrompi il suo cuore,
E fallo impazzire.
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Quando il male fa breccia nel cuore di uno dei membri della Compagnia dell'Anello, alcune cose prendono una piega diversa.
Dite addio a Legolas Thranduilion, Principe di Bosco Atro, l'affascinante elfo nobile dall'animo senza macchia e senza paura.
Date il benvenuto alla sua nuova esistenza.
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Lasciatemi na' recensione, fateme sta' pietà
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Gimli, Glorfindel, Legolas
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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The devil within (2)
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II
L'Anello va a sud








E così la Compagnia dell'Anello aveva lasciato Gran Burrone. Nove compagni, come aveva detto Elrond, più un decimo infiltrato: il pony Billy.
Non successe niente di particolare durante l'inizio del loro viaggio, nè i giorni che si susseguirono. Un giorno decisero di accamparsi su un ammasso di rocce ai piedi del passo di Caradhras per riposare e recuperare le forze. ''Seguiremo questa direzione ad ovest delle Montagne Nebbiose per quaranta giorni... Se la fortuna ci assiste, la Breccia di Rohan sarà ancora aperta, e da lì volteremo verso est, per Mordor.''
Gandalf aveva già pianificato tutto il viaggio, ma dalle sue parole era evidente che avesse semplificato tutto. Non sarebbe stato poi così semplice.

Merry e Pipino si erano messi in testa di imparare a combattere con la spada, e avevano convinto Boromir a far loro da maestro. Era divertente osservarli, e inoltre l'Uomo di Minas Tirith si era molto affezionato a quei due hobbit nel corso del viaggio.

''Due, uno, cinque! Bene, molto bene!''

Merry aveva finito la sua sequenza ed era visibilmente soddisfatto, così Boromir passò subito a Pipino. ''Muovi i piedi!'' consigliò Aragorn al giovane hobbit, mentre stava seduto su un masso con la pipa accesa. ''Mmh, bravo Pipino!'' commentò Merry rivolto all'amico. ''Grazie!'' disse, prima di riprendere l'addestramento.
''Più veloce! Più veloce!'' Boromir era lanciatissimo, e dovette ammettere che i suoi erano bravi allievi. Sam e Frodo sedevano su un'altra roccia, intenti a mangiare qualcosa per riempire lo stomaco.

''Se qualcuno chiedesse la mia opinione, e noto che nessuno la chiede, direi che abbiamo preso la strada più lunga.'' disse Gimli avanzando verso lo Stregone. Egli si voltò verso il nano, anche se sapeva quale sarebbe stata la sua proposta; era dall'inizio del viaggio che non faceva altro che esaltare i grandi pregi di Moria e di suo cugino. ''Potremmo attraversare le Miniere di Moria! Mio cugino Balin ci darebbe un benvenuto regale!'' esclamò Gimli.
''No Gimli, non prenderei la strada attraverso Moria a meno che non avessi altra scelta.'' rispose Gandalf, deciso. Legolas, che si trovava sopra una roccia e fare la guardia, sospirò sollevato; non era raggiante all'idea di attraversare bui e stretti cunicoli sotterranei, da cui non poteva vedere il cielo e gli alberi.

Ad un tratto sentì una vibrazione strana nell'aria, e si portò su una roccia più alta, guardando il cielo in lontananza. Sentiva che qualcosa, di non molto amichevole, stava arrivando, ma era ancora troppo lontana perché lui potesse riconoscerla. ''Per la Contea!'' Dietro di lui Merry, Pipino e Boromir stavano litigando scherzosamente tra loro, e le loro risate eccheggiavano nell'aria.
''Che cos'è?'' chiese Sam osservando il cielo. Anche lui ora vedeva qualcosa nell'aria. ''Niente, solo una nuvoletta.'' sbottò Gimli; era ancora risentito perché Gandalf aveva rifiutato la sua proposta di attraversare Moria.

''Si sposta velocemente,'' commentò Boromir guardando il cielo, poi si rese conto di un particolare che era sfuggito a tutti. ''E contro vento!'' Il quel momento l'elfo capì di cosa si trattava. ''I Crebain da Dunland!'' egli gridò per farsi sentire da tutti.
''Via, nascondetevi!'' gridò Aragorn, prendendo tutto ciò che gli capitava a tiro e nascondendolo tra i cespugli e sotto le rocce. Gli altri lo imitarono, spegnendo il fuoco e togliendosi dalla vista dei grandi corvi. Gli uccelli neri volarono velocemente sopra di loro e passarono oltre. Legolas fu il primo ad uscire, poi Gandalf. ''Spie di Saruman!'' disse quest'ultimo, nascondendo l'ira per il tradimento del Bianco. ''Il passaggio a sud è sorvegliato.'' sospirò, voltandosi verso i monti. ''Dobbiamo prendere il passo di Caradhras.''




Ben presto la neve prese il posto dell'erba verde, e dovettero arrancare faticosamente. Aragorn chiudeva la fila, qualche metro dietro Frodo. E improvvisamente vide l'hobbit mettere un piede in fallo e scivolare. Rotolò verso il ramingo che si affrettò a fermare la sua discesa. Era stanco, come tutti loro, e in più doveva sopportare il peso dell'Anello. ''Frodo.'' lo chiamò Aragorn, per assicurarsi che stesse bene, poi lo aiutò ad alzarsi. Il mezzuomo cercò freneticamente qualcosa sotto la camicia, ma quando alzò gli occhi vide che Boromir l'aveva trovata per primo.

Il gioiello giaceva in mezzo alla neve.

''Boromir...'' mormorò Aragorn, preoccupato. Il Gondoriano era quello che ne più era attratto; temeva che avrebbe potuto fare qualcosa di pericoloso. Sollevò l'Anello da terra, afferrando la catenina che Frodo aveva legato al gioiello. Non lo toccò, limitandosi solo a guardarlo. ''Che strano destino... dobbiamo provare tanti timori e dubbi per una cosa così piccola...'' Boromir sussurrò queste parole come se si trovasse in un altro mondo, in cui non esisteva nessun'altro. ''un oggettino...'' fissava intensamente l'Anello, e fece per prenderlo in mano.

Dietro il Gondoriano Legolas stava lentamente imbracciando l'arco, pronto a scoccare la freccia. Aragorn afferrò l'impugnatura della spada. ''Boromir!'' gridò con autorità. L'uomo di Minas Tirith sembrò risvegliarsi. ''Dà l'Anello a Frodo!'' ordinò il ramingo. Il giovane hobbit guardava Boromir con paura, e non potevano biasimarlo. L'uomo si avvicinò a Frodo e gli porse la catenina. Egli l'afferrò in fretta e se la rimise al collo, nascondendo il gioiello maledetto sotto i vestiti. ''Come desideri,'' disse Boromir. Si forzò a ridere per fingere che ciò che era successo per lui non aveva significato nulla, ''non mi interessa.'' disse.
Scompigliò amichevolmente i capelli a Frodo, che si ritrasse leggermente al suo tocco, poi riprese il cammino. L'uomo fece un cenno in direzione dell'elfo, questo mise da parte l'arco, e Aragorn lasciò l'elsa della sua spada.

Arrivarono presto al Passo di Caradhras, senza fermarsi; volevano attraversare la montagna il prima possibile. Ma gli hobbit non erano abbastanza alti per camminare nella neve alta circa un metro. ''Boromir!'' lo chiamò Aragorn. ''Prendi Merry e Pipino! Non sono in grado di proseguire da soli!'' Boromir annuì, e i due hobbit guardarono il ramingo con gratitudine. Aragorn si avvicinò a Frodo e Sam e li sollevò di peso. Non erano particolarmente pesanti, ma l'aria era pungente e il freddo penetrante. Faticava terribilmente. Legolas invece camminava leggiadro sulla neve, senza lasciare nemmeno un'impronta. Aveva superato Gandalf portandosi all'inizio della fila. Poi si fermò improvvisamente, spingendo lo sguardo fin dove poteva arrivare, mentre il vento e la neve gli graffiavano la pelle del viso.

''C'è un'empia voce nell'aria!'' gridò per farsi sentire al dì sopra del rombo di vento. Anche Gandalf si fermò ad ascoltare. ''E' Saruman!'' gridò.

La neve sopra di loro si staccò all'improvviso, provocando una piccola valanga che lì mancò di poco. ''Vuole buttare giù la montagna!'' gridò Aragorn. ''Gandalf! Dobbiamo tornare indietro!''
''No!'' ribattè lo stregone. Si portò sul ciglio del crepaccio che correva alla loro sinistra e pronunciò mistiche parole. ''Losto Caradhras, sedho, hodo, nuitho i 'ruith!'' Non successe nulla. Aragorn lasciò gli hobbit in compagnia di Gimli, e si avvicinò a Gandalf. Sentiva anche lui una voce profonda rimbombare tra le montagne e le valli, e immaginava Saruman il Bianco, in cima alla torre a Orthanc che gridava al vento incantesimi di morte.

Improvvisamente un sasso piuttosto grosso cadde dall'alto, dritto sulla schiena di Legolas. L'elfo perse conoscenza e crollò in ginocchio. ''Legolas!'' gridò Aragorn. Era terribilmente vicino al crepaccio, e rischiava di cadere. Al suono della sua voce, tutti si voltarono nella sua direzione, in tempo per vedere l'elfo sparire oltre il bordo del crepaccio. ''NO!'' Aragorn si lanciò verso di lui. Lo raggiunse appena in tempo e gli afferrò una mano tesa verso l'alto. Era ancora svenuto. ''Legolas! Forza, svegliati!'' gridò Aragorn. Boromir accorse in aiuto del ramingo, ma non riusciva a raggiungere Legolas. Il ramingo aveva le mani bagnate a causa della neve, e sentiva la mano dell'elfo scivolargli. Questo sembrò lentamente riprendersi, e si rese subito conto della precaria situazione in cui si trovava. Non fece movimenti bruschi, si limitò a guardare in alto in direzione di Aragorn.

''Coraggio Legolas! Afferra la mia mano!'' gridò Boromir. Aragorn fu lieto che si trovasse al suo fianco in quel momento. Legolas fece qualche tentativo, ma non riuscì a raggiungere la mano di Boromir. Aragorn sentì quella dell'elfo allentare la presa sulla sua. ''Lasciami Estel! Rischi di precipitare anche tu!'' gridò. ''No!'' rispose Aragorn.
Anche gli altri li avevano raggiunti e guardavano la scena col fiato sospeso. La montagna poteva cadere da un momento all'altro. ''Non ti lascio Legolas!'' In un impeto di rabbia, concentrò tutte le sue forze sul braccio che ancora sosteneva l'elfo nel vuoto, e lo tirò verso di sè. Riuscì a sollevarlo quel tanto che bastava a Boromir per afferarlo a sua volta.

Esausto, Aragorn si lasciò cadere sulla neve. Legolas crollò al suo fianco, e sembrò cercare il suo sguardo. ''Aragorn!'' lo chiamò poggiandogli le mani sulle spalle, l'uomo si sollevò su un gomito per guardarlo in viso: aveva il respiro affannato per lo spavento che si era preso, i capelli spettinati e coperti di neve, e gli venne quasi da ridere. L'elfo si gettò tra le sue braccia, abbracciandolo con forza. ''Diamine Estel, non dovresti rischiare la vita per me!" gli disse sottovoce, "E che razza di amico sarei?" ribattè l'uomo, e ricambiò subito l'abbraccio, sotto gli sguardi sorridenti di Frodo e gli altri.

Ma quel momento di tranquillità durò per poco: improvvisamente un fulmine squarciò il cielo, colpendo la cima della montagna, e la neve cadde con forza addosso alla Compagnia. Legolas si staccò dall'amico lanciandosi verso Gandalf, allontanandolo dal ciglio del crepaccio. Aragorn e Boromir protessero gli Hobbit, e tutti si avvicinarono al muro di rocce sulla loro sinistra. La neve lì seppellì completamente.



Legolas fu il primo ad uscire dal cumolo di neve, e si guardò attorno alla ricerca degli altri. Gandalf spuntò vicino a lui, Boromir e Aragorn liberarono gli hobbit e Gimli dalla neve, che ora arrivava ai loro petti. Quando furono tutti fuori dalla neve, l'uomo di Gondor gridò qualcosa verso Gandalf. Teneva tra le braccia Merry e Pipino, sollenvandoli perché non rimanessero seppelliti nella neve. ''Dobbiamo abbandonare la montagna!'' disse. ''Verso la Breccia di Rohan! Prendete la via ovest per la mia città!'' Ma Aragorn non era dello stesso avviso. ''La Breccia di Rohan ci porta troppo vicino a Isengard!'' rispose ad alta voce. Gimli tornò all'attacco con la solita proposta. ''Non possiamo passare sopra le montagne! Passiamoci sotto, attraverso le miniere di Moria!''

Gandalf, questa volta, non rifiutò subito la proposta del nano. ''Colui che porta l'Anello, decida.'' affermò infine.

Frodo lo guardò spaesato. Finora il fatto di essere il Portatore dell'Anello non aveva comportato il prendere decisioni così importanti. Dalla sua risposta poteva dipendere il destino della Compagnia e della Terra di Mezzo. Frodo lanciò uno sguardo a Sam, quasi cercando il suo consiglio, ma sapeva che il povero giardiniere non avrebbe potuto essergli di alcun aiuto. Riportò lo sguardo su Gandalf. ''Attraverseremo le Miniere.'' disse poi.
''Così sia fatto.'' sospirò Mithrandir.  Tornarono indietro; la montagna li aveva sconfitti.



Arrivarono di notte davanti a quella che sembrava un'immensa parete rocciosa ben levigata. Gimli sembrava essere davanti alla cosa più bella che avesse mai visto. Davanti a quel muro di roccia c'era un piccolo lago, e le sue acque erano scure e troppo tranquille.
''Oh! Le mure di Moria!'' esclamò il Nano con venerazione. Gandalf lì condusse in un punto esatto delle mura e ne esaminò la superficie. ''Dunque, vediamo... Ithildel: riflette solo i raggi del sole e della luna.'' non appena ebbe detto queste parole, la nuvola nera che aveva coperto fin'ora la luna, permise all'astro d'argento di apparire in tutto il suo splendore. I raggi lunari si rifletterono sulla parete, creando il luminoso disegno di una porta ben lavorata. C'erano delle iscrizioni sulla sommità della porta, e Mithrandir le tradusse a beneficio di tutti. Le indicò con il proprio bastone.

''C'è scritto: 'Le porte di Durin, signore di Moria: dite amici ed entrate.''
''E che cosa vorrebbe dire?'' esclamò Merry, perplesso. ''Oh, è semplice!'' ribattè Gandalf. ''Se uno è amico dice la parola magica e le porte si aprono.'' avvicinò il proprio bastone e pronunciò le seguenti parole; 'Annon Edhellen edro hi ammen'!''

Non successe assolutamente nulla, e un silenzio imbarazzante calò sulla Compagnia. Gandalf, interdetto, provò a spingere le porte con la forza, inutilmente. Passò diverso tempo, e ancora lo stregone non era riuscito ad aprire le porte. Frodo sedeva su una roccia, mentre Merry e Pipino giocavano tra loro. Gimli si era acceso la pipa e Boromir misurava a grandi passi la striscia di terra tra la parete rocciosa e il piccolo lago. Legolas se ne stava in disparte. Aragorn e Sam stavano liberando il pony Billy. Il giovane Gamgee sembrava sull'orlo delle lacrime. ''Le miniere non sono adatte a un pony, anche se è coraggioso come Billy.'' sussurrò Aragorn. ''Addio Billy.'' disse Sam, accarezzando l'animale con affetto.

''Vai Billy!'' Aragorn lo spronò ad andare, poi vedendo lo sconforto dell'hobbit cercò di consolarlo. ''Non preoccuparti Sam; conosce la via di casa.'' Poi si avviò per raggiungere l'elfo. Merry e Pipino cominciarono a lanciare sassolini nel lago, e Aragorn fermò il braccio di Pipino a mezz'aria prima che questo potesse lanciare l'ennesimo sasso. ''Non disturbate l'acqua.'' sibilò. Infine si avvicinò a Legolas, che lo invitò a sedersi accanto a lui. ''Come ti senti?'' chiese Aragorn. ''Bene, Estel.'' l'elfo gli rivolse un sorriso. ''Mi dispiace...'' gli disse poi. ''per quello che è successo sul Passo di Caradhras, non volevo farti spaventare. Dovevo essere più prudente.''

Aragorn gli sorrise. ''Non è colpa tua. Era normale che avessi paura: temevo di perderti.'' gli circondò le spalle con un braccio, e Legolas poggiò la testa sulla sua spalla, quasi come se fosse esausto. Restarono così per un po', e Legolas si perse nei suoi innomerevoli pensieri. Ripensò a ciò che era successo al Consiglio, e alla visione dell'Occhio. Rabbrividì a quel pensiero, e Aragorn si accorse del disagio dell'amico. ''Tutto bene?'' chiese. Legolas rimase silenzioso; forse era giusto parlargliene. ''Aragorn,'' lo chiamò a bassa voce. ''C'è una cosa che ti devo dire, e riguarda il Consiglio di Erlond.'' l'altro semplicemente annuì. L'elfo stava per parlare, quando un rumore assordante catturò la loro attenzione. Entrambi si voltarono verso la parte rocciosa; le porte si stavano aprendo. Frodo aveva risolto l'enigma dell'iscrizione, pronunciando la parola 'amici' in elfico.

Mellon

''Bene, le porte sono aperte. Andiamo!'' Aragorn si alzò e Legolas fece per fermarlo, ma poi immediatamente si bloccò. ''Oh, non importa.'' sussurrò quasi a se stesso, abbassando lo sguardo. Riprese il suo arco e fece per raggiungere gli altri, quando si fermò voltandosi di scatto, i biondi capelli mossi dall'improvviso movimento, gli occhi colmi di stupore e paura. Aveva avuto l'impressione di essere osservato, e di aver udito all'orecchio un sibilo venefico da far venire la pelle d'oca. Ma non vide nient'altro che il piccolo lago, eppure era davvero convinto che qualcuno lo avesse chiamato. Piano indietreggiò guardandosi attorno, allarmato. Scosse il capo, cercando di darsi una calmata e raggiunse il resto della Compagnia.
''Presto, Mastro elfo, gusterai la leggendaria ospitalità dei nani,'' disse Gimli mentre attraversarono le grandi porte. ''Grandi falò, birra di malto, carne stagionata con l'osso. Questa, amico mio, è la casa di mio cugino Balin, e la chiamano una miniera... una miniera!'' Ma c'era qualcosa di strano in quella caverna, uno strano odore nell'aria... odore di... morte.

Centinaia di corpi in putrefazione giacevano in mezzo alla polvere e ai ragni. Lo spettacolo era dir poco stomachevole. ''Non è una miniera...'' mormorò Boromir, altrettanto scosso. ''E' una tomba!'' Gimli urlò tutto il suo dolore, in quel momento tutti provarono pena per lui. Legolas si avvicinò al corpo di quello che doveva essere stato un nano. Era morto trafitto da una freccia mortalmente precisa. Conosceva quella fattura, e immediatamente comprese che cosa aveva causato quel massacro. ''I goblin!'' gridò. Non appena anche gli altri realizzarono la situazione, estrassero le proprie armi. Legolas prese il suo arco, pronto a colpire.

''Dirigiamoci alla Breccia di Rohan...'' disse Boromir. ''Non saremo mai dovuti venire qui! E ora andiamocene! Fuori!'' sbottò.
Improvvisamente si sentirono gli hobbit urlare e chiamare aiuto. Una creatura gigantesca e rivoltante era comparsa dalle profonde acque del lago. Aveva lunghi tentacoli robusti con cui frustava l'aria: uno di questii aveva afferrato il Portatore per una gamba e ora lo teneva sollevato a terra, sulla sua bocca spalancata. Legolas scoccò una freccia colpendo la creatura, ma ella non sembrò risentirne. Presto anche Aragorn e Boromir si unirono alla lotta, tagliando di netto i tentacoli che gli capitavano a tiro. Aragorn tranciò quello che aveva afferrato Frodo, e l'hobbit cadde tra le braccia del Gondoriano.

''Nelle miniere!'' gridò Gandalf. Gli hobbit e Gimli lo seguirono. ''Legolas! Nella caverna!'' gridò Boromir nella sua direzione. L'elfo però continuò a colpire la creatura assicurandosi che Aragorn e gli altri fossero al sicuro. Quando tutti furono entrati, l'elfo si voltò cominciando a correre. I tentacoli della creatura colpirono la roccia e la fecero franare sopra le loro teste. Legolas corse più veloce, i polmoni che scoppiavano per lo sforzo, ma non cedette. Saltò evitando la caduta di alcuni massi, e si lanciò in avanti, ritrovandosi a terra. La caduta dei massi cessò, e le porte erano ormai bloccate. ''Legolas! Stai bene?'' chiese Aragorn avvicinandosi all'elfo. Gli tese una mano e Legolas l'afferrò accettando il suo aiuto. ''Si, sto bene.'' rispose, pulendosi le vesti dalla polvere.

''Non abbiamo altra scelta.'' affermò Gandalf mentre soffiava sul suo bastone, accendendolo. ''Dobbiamo affrontare le lunghe tenebre di Moria. State in guardia: ci sono cose antiche e più malvagie degli orchi nelle profondità della terra. Ora silenzio! E' un viaggio di quattro giorni fino all'altra parte, speriamo che la nostra presenza passi inosservata.''

Quel viaggio sarebbe stato terribilmente difficile per la Comapgnia...













  
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