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Autore: vitto00    30/10/2015    1 recensioni
Niente è facile, ma nulla è impossibile.
Perché però qualche volta nella nostra vita commettiamo degli sbagli che sembrano difficili da rimediare?
Recitare nei panni di un personaggio è facile, ma la situazione si complica quando si inizia a provare i sentimenti che si dovrebbe far solo finta di provare e la cosa diventa quasi irrealizzabile quando ci sono di mezzo un matrimonio e un figlio:una famiglia. Jennifer e Colin ormai si conoscono da più di due anni e tra loro c'è da subito stato un bellissimo rapporto d'amicizia, ma forse qualcosa sta per cambiare oppure le loro vite sono già cambiate dal momento che si sono presentati e il loro passato era solamente uno dei tanti ostacoli che il destino li ha posto sulla strada e che insieme dovranno superare.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: colin o'donoghue, Ginnifer Goodwin, Jennifer Morrison, Josh Dallas, Lana Parrilla
Note: Cross-over, Lime, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 1-Non si è mai da soli.
JENNIFER POV.

“Direi che non abbiamo bisogno di sistemare i tuoi capelli stamattina Jennifer!” esclamò la mia parrucchiera.
La osservai con fare interrogativo e lei mi diede in mano il copione del primo episodio, cavolo, non l’avevo nemmeno visto entrando!
“Ah, grazie mille!” risposi.
Si chiamava Allison, mi assisteva da ormai più di tre anni ed era diventata una mia amica. Quando ebbe finito mi fece guardare allo specchio, avevo ancora i capelli leggermente arruffati, ma leggendo il primo episodio capì il perché: ero il signore oscuro ed ero ritornata nella foresta incantata. La ringraziai e raggiunsi gli altri.
“Jennifer!” mi salutarono Lana e Ginnifer non appena entrai.
“Ciao.” Dissi a mia volta abbracciandole.
“Jennifer, per quest’anno riusciamo ad arrivare un po’ più in anticipo?” chiese scherzando Adam.
“Hai ragione, scusaa!” dissi ridendo.
“Perfetto, ora che siamo tutti vorrei chiedervi di fare una cosa. So che non è più come all’inizio di questa avventura, ma ci tengo a farlo quest’anno. Tenete, scriveteci sopra le vostre paure, avete tutta la giornata per farlo e stasera andremo in spiaggia, accenderemo un falò e butteremo questi foglietti dentro. E’ da tempo ormai che lavoriamo insieme ed è ora che la nostra sia a tutti gli effetti una vera famiglia.” Annunciarono Adam e Edward entusiasti.
Mi piaceva come idea, insomma bruciare i fogliettini voleva dire sconfiggere le proprie paure e grazie a tutte le persone che avevo accanto ed erano presenti in quel teatro io ero riuscita ad essere meno introversa e più aperta alle relazioni. Piegai il pezzo di carta che mi era stato consegnato e lo riposi con cura nella taschina interna della borsa, non sapevo ancora cosa avrei scritto però ero sicura che nel corso della giornata mi sarebbe venuto in mente.
“Allora, pronta Swan?” mi chiese Colin scherzando.
“Sempre.” Sorrisi.
“Jennifer, in questa stagione dovrai mettercela tutta. Sei il nuovo signore oscuro e devi essere arrabbiata con il mondo ancora di più, inizialmente non accetterai l’oscurità, ma con il tempo il tuo personaggio verrà in un certo senso divorato dalla voglia di vendetta poiché i suoi cari non riusciranno ad aiutarla a Camelot.” Mi spiegò Edward.
“Mmh, okay. Credo di aver capito, più o meno.” Annuì.
Mi fecero andare a cambiare i vestiti dopo di che girammo la prima scena. Ero consapevole del fatto che il cuore che avevo in mano era finto, ma mi faceva sempre senso anche se ovviamente dalla televisione assomiglia ad una pietra e pensandoci bene il cuore è come una pietra: forte, ma se lo si sgretola non c’è modo di ricomporlo. Ripetemmo la scena ben quattro volte dato che una volta mi scappò da ridere e un’altra per il disgusto lasciai cadere il cuore finto a terra.
Quando finimmo mi accorsi che era già l’ora di pranzo.
“Ti fa così tanto schifo quel cuore finto?” chiese Colin divertito.
“Ah ah ah… “risi ironicamente.
“Devo dire che quando l’hai lasciato cadere per terra è stato quasi divertente, insomma il signore oscuro che al posto di stritolarlo lo butta via.” Disse sogghignando.
“Ma come sei simpatico oggi.” Dissi roteando gli occhi.
“Guarda che ti vedo…” fece una smorfia.
“La smettete di fare i bambini?” chiese Lana scoppiando a ridere.
“Ha incominciato lui, comunque è meglio che andiamo a mangiare perché ho davvero fame!” dissi senza dare tempo a nessuno di ribattere.
In mensa presi un pasto completo, fingere di essere arrabbiata mi aveva teso abbastanza i nervi… se avessi continuato così non sarei durata più di una settimana.
“Avevi davvero fame…” osservò Ginnifer.
“Eh già, è stato stancante.” Dissi.
“Stancante?” chiese Colin.
“Sì, stancante.” Ripetei sbuffando.
“Spero tu sia pronta per dopo.” Disse.
Dopo? Quale dopo? Cosa sarebbe successo dopo?
“Cioè?” chiesi.
“Dobbiamo girare la scena a cavallo, ovviamente non andremo davvero a cavallo però ci sarà un bacio e credo sarà difficile per te dato che dovrai calibrare ogni emozione.” Spiegò.
“Oh no! Non pensavo sarebbe stato così difficile quest’anno!” ammisi.
Sorrise e continuammo a mangiare, tutti gli altri se ne andarono a casa a prepararsi per stasera e restammo solamente io, Colin e tutto il dietro le quinte.
“Meno male che avevi detto che non avremmo dovuto andare a cavallo…” osservai non appena arrivammo sul luogo dopo avremmo dovuto girare quella scena.
“Eh? Ma non era previsto, giuro.” Disse alzando le mani.
“Adam! Dovremmo andare su quell’animale?” gli chiesi preoccupata.
“Sì, in realtà no, però quello finto si è rotto e non si muove più. Colin so che tu sai cavalcare…” rispose Adam.
“Ehm… un pochino, ma non sono un professionista.” Affermò.
“Lo so, però non so quando potranno aggiustare quell’affare e…” iniziò a dire.
“Non fa nulla, saliremo su quel cavallo.” Troncai sapendo che tanto mi sarebbe toccato, almeno Colin sapeva guidarlo o come diavolo di dice.
Colin annuì e facendo una smorfia montò su. Il cavallo si mosse un po’.
“E’ un po’ agitato…” disse.
“Ma perfetto.” Dissi prima di afferrare la sua mano e cercare di salire.
Era vero, era un pochino agitato l’animaletto e questo ci rallentò un po’.
“Adesso Jennifer tieniti, non sappiamo né se il cavallo sia buono né se Colin riuscirà a domarlo.” Disse Adam.
“Fantastico, morirò su un coso mentre galoppa!” dissi prima che pronunciarono il ciak e mi ritrovai attaccata al giubbotto di pelle di Capitan Uncino.
Dovevo far finta di essere terrorizzata, ma in realtà lo ero di mio. Non ero avevo mai fatto equitazione e i cavalli non erano i miei animali preferiti, perché ad Emma doveva piacere andare a cavallo?
“Allora Swan, ti piace?” chiese Colin recitando la sua battuta.
Mi ero dimenticata che eravamo ripresi da un drone, ma non intendevo ripetere la scena e nonostante stessi tremando risposi.
“Sì, mi sento davvero libera.” Affermai.
“Stop!” urlò Adam che era posizionato una centinaia di metri avanti a noi.
“Merda, non si ferma.” Gemette Colin.
“Come? Tira le quelle corde!” dissi alzando la voce e riferendomi alla briglie.
Colin le tirò, ma niente da fare il bel cavallino non aveva intenzione di fermarsi.
“Bello, fermati!” urlò Colin tirando più forte.
Mi strinsi ancora di più al suo giubbotto e chiusi gli occhi. Perfetto, ci sarebbe stato scritto su tutti i giornali: Jennifer Morrison morta per colpa di uno stupido cavallo.
“Jen, apri gli occhi.” Mi disse Colin.
Li riaprì, si era fermato. Sospirai e senza pensarci un secondo di più scesi dalla sella, non avrei mai più fatto una cosa del genere. Mi accasciai a terra con ancora le gambe tremanti.
“Tutto ok?” mi chiese Colin.
“Oh, certo. Ho solo avuto paura di morire, ma nulla…” dissi ridendo istericamente.
“Dai, stai tranquilla. Non lo faremo più, te lo prometto.” Disse accarezzandomi il capo.
Mi alzai e mi preparai per la prossima scena. Quando Adam gridò -Azione!- Colin iniziò a parlare.
“Tutto bene Swan?” disse.
“Sì, tutto bene.” Risposi guardandomi attorno.
“Manca qualcosa?” chiese.
“Tremotino, Tremotino. Non lo vedo più. Grazie.” Dissi.
“Ti amo.” Disse.
“Anch’io.” Risposi.
Si avvicinò lentamente a me e unì la sua mano alla mia poi con l’uncino mi tirò verso di lui. Con dolcezza appoggiò le sue labbra sulle mie, inizialmente sussultai: era da mesi che non lo baciavo. Se ne accorse subito, mi conosceva bene, mi accarezzò la guancia per rassicurarmi e mi sciolsi leggermente anche se il bacio risultò uno schifo.
“Mmm… sapete fare di meglio.” Commentarono i due produttori.
“Vi va di rifarla oggi o preferite domani?” chiese poi Edward.
“Oggi.” Affermammo contemporaneamente io e Colin.
Ripetemmo le battute e quando arrivammo al bacio Colin mi guardò dritto negli occhi intimandomi a stare tranquilla e serena. Lasciai che mi baciasse e che mi stringesse a sé stavolta molto più rilassata e riuscì anche a posargli una mano sulla nuca.
“Molto meglio ragazzi, la teniamo! Ora potete andare, ci vediamo stasera.” Disse Adam soddisfatto.
Quando uscimmo mi strinsi al mio piumino, faceva un po’ più fresco di stamattina.
“Riesci a darmi uno strappo a casa? Sono venuto con il bus, ma ora non ho i soldi per pagarlo e usare la popolarità è ingiusto.” Disse Colin.
“Uhm, sì sì. Sali.” Mormorai.
Aspettai che fosse salito e accesi il motore, rimanemmo in silenzio per un po’. Sapevo già la strada per casa sua per cui non gli chiesi nulla.
“Ti va di salire?” chiese quando fummo arrivati.
“No, grazie.” Dissi.
“Devo andare in un posto.” Aggiunsi vedendolo un pochino imbronciato.
“Ah, nuova fiamma?” chiese con fare malizioso.
“Più che fiamma io lo definirei compagno.” Dissi ridacchiando.
“Hai conosciuto qualcuno?” mi chiese sorpreso.
“In realtà sì, il mio sacco da boxe.” Risposi scoppiando a ridere.
Mi guardò per qualche frazione di secondo poi rise anche lui.
“Ahh okay, e da quanto fai boxe?” chiese incuriosito.
“Da un po’, mi rilassa.” Risposi.
“Qualche volta dovrei venire con te… va be’ ora vado, a stasera.” E così dicendo si avviò e io me ne andai.
Andai in palestra, praticavo boxe da un po’ di tempo, ma la palestra in cui stavo andando la frequentavo da una sola settimana. Nello spogliatoio mi cambiai, c’era poca gente per cui non mi sentivo sciocca a tirare cazzotti al sacco. Guardai l’orologio, si erano già fatte le sei e mezza! Mi rimisi i miei abiti e tornai in fretta a casa e mi feci una doccia. Mi legai un asciugamano in testa e misi l’accappatoio quando qualcuno suonò il campanello.
“Colin!” esclamai sorpresa quando me lo trovai davanti con la cena.
“Oh… ehm… scusa, pensavo…” farfugliò diventando rosso.
“No, non preoccuparti… entra.” Dissi.
“Scusa il disturbo, pensavo di mangiare insieme e ho preso del sushi.” Spiegò.
“Grazie, vado un attimo a vestirmi. Fa’ come fosse casa tua, tanto sai dove sono i bicchieri, i piatti e il resto.” Risposi.
Misi un paio di jeans, una camicia e sopra una felpa abbastanza pesante poi tornai di là ancora con i capelli bagnati.
“Grazie mille per avermi portato la cena e… per essere venuto.” Dissi tornando in soggiorno.
“Mi fa piacere, sul serio. E poi sei l’unica donna con cui si possa parlare senza aver paura di dire qualcosa di sbagliato.” Sorrise.
“Sai che quello che hai appena detto te lo farò pesare a vita?” risi.
“Spero di no!” ridacchio.
Quando finimmo di cenare erano quasi le otto e un quarto per cui accettai di andare insieme a Colin e andammo nel luogo concordato. Con tutto il trambusto mi ero anche scordata di scrivere la mia paura così estrassi il foglietto dalla borsa e con una penna segnai cinque parole.
Mancavamo soltanto noi e quando arrivammo iniziammo il nostro “rito”.
“Sono contento che ci siate tutti, so che può sembrare stupido e idiota, ma vorrei chiedervi di leggere il vostro biglietto anche se non volete. Siamo una famiglia ormai e non ci deve essere imbarazzo.” Disse Adam.
Tutti lessero cosa avevano scritto: Ginnefer aveva paura del buio (non il buio delle stanze buie, ma il vuoto…l’oblio.), Josh del destino, Lana della vita, Meghan di non essere all’altezza, Sean di essere giudicato male mentre Colin aveva detto di aver paura che le sue scelte fossero sbagliate. Quando toccò me rimasi un po’ interdetta, sospirai e parlai.
“Ho paura ad amare qualcuno.” Dissi e buttai il piccolo foglietto di carta nel fuoco.
Mi guardavano ancora, l’ultima storia che avevo avuto non era finita molto bene e loro lo sapevano benissimo. Mi alzai da dove ero seduta e andai in riva al mare, era calmo e le onde sbattevano contro gli scogli ritmicamente.
“Mi spiace, Jen.” Disse Colin sedendosi accanto a me.
“Anche a me.” Affermai.
“Devi continuare a vivere però, solo perché con lui è andata male non ti puoi abbattere.” Disse.
“Tutte le mie storie sono finite male, devo avere qualche problema io…” ero come Emma in un certo senso…
“Non dirlo neanche per scherzo, mi hai sentito?” chiese.
Non risposi, continuai a fissare il vuoto.
Tese la mano verso di me e mi impose di guardarlo negli occhi.
“Sei una donna speciale: hai tante qualità e non sei per niente sbagliata. Se tutti quelli che stavano con te ti hanno lasciata andare vuol dire che sono dei cretini e ci hanno perso loro. Non lasciare che gli altri ti giudichino quando non ti conosco, lascia che sia tu stessa e le persone a cui vuoi bene a farlo.” Mi disse.
Abbozzai un sorriso, non dissi una parola, ma lo abbracciai.

Lui faceva parte di quelle persone a cui volevo bene.

TO BE CONTINUE

Ehilàà, spero sia piaciuto. Mi diverto davvero a scrivere questa storia! :)
Aggiornerò appena posso e buon Halloween in anticipo, un bacione.
Ps. mi scuso se il formato è un po' bruttino, ma migliorerò o almeno spero ahahaha!
Vittoria (eh sì, mi chiamo così) ;)

   
 
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