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Autore: Acer5520    01/11/2015    1 recensioni
È una storia di magia, maledizioni, guerre e amori impossibili, ma anche di amicizie indissolubili e folli. È la storia di una vita. Spero vi piaccia.
* * * * * * * * * * * * * *
Un potere smisurato, una maledizione, una promessa.
Il potere che scorreva nelle sue vene era antico come il tempo e devastante come solo il potere degli Dei poteva essere.
Ma lei non era una Dea. E non era neanche una semplice ragazza.
Sapeva solo che il peso sulla sua coscienza le impediva di vivere, che il suo potere unito ad una vecchia promessa le vietavano di morire e che non avrebbe più amato nessuno.
Quello che Selyan non sapeva era che, forse, si sbagliava in pieno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8. Incendio

 

-Tarìc-

 

Le prime due settimane di permanenza delle sacerdotesse straniere erano trascorse senza problemi.

Aveva anche convocato la sua corte per esserne certo e, con suo grande sollievo, nessuno gli aveva portato cattive notizie fatta eccezione, come sempre, per Neithel che si era lamentato della loro “snervante lentezza nell’ apprendere e memorizzare le nozioni di base”.

Tarìc non aveva ricevuto da Dio né il potere di migliorare l’intelligenza delle due ragazze, né quello di migliorare la scarsa pazienza di suo cugino o la sua voglia di lamentarsi sempre degli altri, ma non credeva che fosse un problema degno della ricerca di una soluzione.

Certo non quando aveva così tante cose da fare.

I lavori di ricostruzione erano appena iniziati e lui era di nuovo invaso dai documenti riempiti dai capisquadra. Era ovvio che sarebbe dovuto trascorrere del tempo perché ci fossero risultati apprezzabili visivamente, ma tutti smaniavano per scrivere interminabili e inutili spiegazioni del loro operato.

Tarìc era convinto che quegli uomini avrebbero fatto molto meglio a impiegare il tempo delle stesure dei rapporti riposandosi o continuando a lavorare, ma sapeva che i lavori dovevano essere documentati e che lui doveva controllare che le cose fossero descritte accuratamente.

Stava per cominciare a leggere il ventesimo rapporto del giorno quando un Tanet agitato e sconvolto fece irruzione nelle sue stanze mandando a terra i servi che avevano provato a fermarlo o ad annunciarlo come si conveniva

<< Altezza, è scoppiato un terribile incendio! I miei uomini sono già sul posto ma non riescono a controllare le fiamme >>

<< Dove? >>

<< Nella cittadella, alla periferia della città. Non so come sia stato possibile ma ha già raggiunto il mercato e tra poco… >>

Tarìc era già balzato in piedi e stava già correndo fuori << Perché diamine non mi hai chiamato prima, Tanet?! Volevi che bruciasse tutto il regno?! >> chiese infuriato pensando a quanto era già stato divorato dalle fiamme

<< Mi dispiace. Le case in quella zona sono quasi tutte in legno e paglia e ha raggiunto grandi dimensioni in breve tempo, inoltre… io… >>

Non c’era bisogno di aggiungere altro. Tarìc era arrivato al portone e aveva capito da solo il dubbio di Tanet. Niente che fosse naturale avrebbe potuto espandersi così in fretta sprigionando un fumo così nero ma così poco denso. Per un incendio di quelle dimensioni avrebbe dovuto oscurare completamente la vista di quello che stava accadendo e invece… qualcosa non tornava.

Il re si rivolse a una delle tante guardie che lo avevano seguito e ora erano fermi alle sue spalle in attesa di ordini << Di alla mia corte di raggiungermi immediatamente alla porta della cittadella >>

<< Ma laggiù- >>

<< Tanet, fai silenzio e vieni con me >> gli ordinò interrompendolo

Tarìc tornò indietro, imboccò il corridoio delle nuove ospiti e fece irruzione nella stanza di Dalia

<< Altezza, ma- >>

Non gli importava che fosse stato maleducato nei suoi confronti. Né tanto meno che l’avesse trovata a letto al buio totale, sicuramente addormentata a metà giornata

<< Voglio che tu e le tue sacerdotesse siate alla porta della cittadella in meno di mezzora >>

<< La Dea mi ha inviato la visione di quanto sta accadendo e mi ha ordinato di tenere al sicuro le sue predilette, Altezza. Non siamo in grado di fermare quell’incendio o non saremmo qui a chiedervi di istruirci >>

Sapeva cosa stava succedendo e invece di aiutare si era messa a dormire! Tarìc perse la pazienza e le urlò contro << Non ti ho detto di fermare le fiamme, donna! Voglio che le tue ragazze si occupino delle persone ferite e portino acqua, cibo e una parola di conforto agli sfollati. Se le tue ragazze non sanno cos’è la pietà non sono degne della tunica che portano e non le voglio nel mio regno. Ricordatelo >>

La paura di quello che stava accadendo, mischiata alla rabbia per lo scontro con la Somma Sacerdotessa straniera spingevano il re a correre per il suo stesso palazzo con la smania di arrivare il prima possibile. Neanche il cavallo sembrava correre abbastanza per i suoi gusti.

Tanet aveva ragione: era impossibile che un incendio raggiungesse quelle dimensioni in così poco tempo…era enorme. Gli uomini facevano il possibile per evacuare le persone in pericolo e fermare la continua espansione delle fiamme ma sembrava impossibile, era una lotta contro il tempo. Nessuno si era dato pena di contare i morti e i feriti erano troppi per perdere tempo a contarli.

<< Altezza! >> urlò la voce di Ismene alle sue spalle

Guardiani e sacerdotesse erano schierati in attesa di ordini. Tarìc era pronto

<< Ismene e Tanet, prendete il comando degli uomini da quella parte. Neithel, con me, e tu >> ordinò indicando Elydet << hai detto di avere il potere del fuoco, puoi fare qualcosa di utile? >>

Era stato più rude di quello che avrebbe voluto con lei, ma non era certo la situazione adatta alle gentilezze. Meno che mai con loro.

<< È troppo grande perché io riesca a farlo spengere. Posso evitarne l’espansione in un determinato punto se lo ritenete opportuno, ma non posso fare di più, mi dispiace >>

Decisamente doveva farle salvare le case che erano state risparmiate. Le indicò il punto in cui posizionarsi e le ordinò di fare il suo lavoro senza mettersi in pericolo. Pur con tutta la fretta di quel momento, Tarìc riuscì a vedere la scintilla entusiasta e riconoscente nei suoi occhi a quell’avvertimento.

<< Dove sono le tre del vento e le due dell’acqua? >>

Le ragazze si guardarono spaventate mentre Dalia prendeva di nuovo la parola << Rea e Lysa sono qui, Altezza, ma credo che siano più adatte ad aiutare la povera gente in fuga piuttosto che ad utilizzare il loro potere per qualcosa che non sanno fare. Per quanto riguarda Irmelin e Selyan, non erano nella loro camera e nessuno ha idea di che fine abbiano fatto. Sono costernata, ma vi assicuro che saranno punite appena tutta questa storia sarà risolta >>

Di nuovo quella donna cercava di negare il suo aiuto. Tarìc era snervato e non aveva tempo di discutere. Si tenesse le sue incapaci. La sua gente era più che in gado di gestire da sola la cosa. Congedò la donna ordinandole di non perdere altro tempo. Non voleva più vederla

 

<< Dov’è Nora? >> chiese Neithel

 

<< Nel palazzo con tuo padre. Mi hanno riferito che una guardia è riuscita a trascinarla nelle sue stanze e mi fido del fatto che tuo padre saprà tenere a bada lei e tutti quelli che si staranno disperando per la paura dentro quelle mura. Se la situazione dovesse precipitare farò aprire il palazzo al popolo. Avevo bisogno che qualcuno fosse dentro a coordinare i soldati >>

 

<< Vuoi davvero lasciare la cosa in mano ai soldati? >>

 

<< Dio ci ha dato una parte del suo potere per risolvere le situazioni umanamente irrisolvibili, Neithel. Voglio accertarmi che sia una di quelle situazioni prima di fermare i soldati. Assicurati che Elydet non abbia problemi e facciamo finire questa situazione prima possibile >>

 

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-Irmelin-

 

<< Irmy, corri! >> urlò Selyan mentre si faceva spazio in mezzo alla folla in fuga.

Era a questo che portava chiedere aiuto al Dio di quella terra?

L’ultima cosa che aveva pensato prima di uscire dalla sua stanza era una richiesta di aiuto al Dio straniero, si era illusa di poter passare un pomeriggio tranquillo in mezzo ai banchi del mercato e non aveva avuto neanche il tempo di trattare con un solo mercante per una veste nuova che si era trovata a fuggire da un immenso incendio.

In cosa il Dio del re Tarìc era migliore della Dea di Dalia?!

E quella gente non era certo meglio dei loro vecchi compaesani quando perdeva la testa!

In un attimo si era scatenato il delirio completo. Le persone correvano da tutte le parti urlando e prendendosi a spintoni gli uni con gli altri, una folla che Irmelin non aveva idea di come si fosse formata stava bloccando le strade costringendole a soffocare nel fumo e a rischiare di essere schiacciate. Lei non aveva notato tutte quelle persone in giro, prima, da dove diamine erano uscite?!

<< Non da quella parte! >> la avvertì la sua amica tirandola per la veste e indirizzandola verso una strada a lei sconosciuta << C’è il centro della cittadella e le locande sono piene anche di giorno, sarà sicuramente peggio che qui >>

Se avesse avuto fiato, Irmelin avrebbe sbuffato. Seguì Selyan tenendosi premuto un lembo della veste sul viso per cercare di ripararsi da quel maledetto fumo nero e rialzò la testa solo sentì l'aria farsi più fresca intorno a loro. Selyan l’aveva trascinata lungo la sponda del fiume. Altri avevano avuto la stessa idea e la piccola spiaggia era piena di persone che urlavano, pregavano o cercavano di calmare i loro bambini urlanti, ma almeno non si prendevano a spintoni rischiando di uccidersi a vicenda. Avevano avuto il buon senso di trovare un posto sicuro dove aspettare gli aiuti del re. Forse quella gente era davvero più furba degli isolani.

 

<< C’è qualcosa che non va >>

Irmelin sentiva uno snervante fastidio alla gola da quando avevano cominciato a correre, ma l’esclamazione ovvia e stupida della sua amica rischiò di farla soffocare

<< Siamo in mezzo a un incendio, Sel! Mi sembra che ci sia più di qualcosa che non va, non trovi?! >>

Ma lei si guardava intorno cercando di vedere al di sopra della calca di gente << È arrivato troppo in fretta >>

La rabbia verso l’idiozia di Selyan fu rimpiazzata dallo stupore: aveva ragione, dannazione! Quale incendio sprigionava tutto quel fumo in così poco tempo?

Irmelin alzò gli occhi verso la collina del tempio della Nobile Ismene. Gli alberi intorno si piegavano ondeggiando come non li aveva mai visti fare da quando era arrivata e il fumo non si stava espandendo da solo, seguiva il vento.

 

<< Da dove diamine è venuto questo vento?! Non ce n’è mai stato in questo torrido regno senz’aria, da dove viene ora questa bufera?! >> sbottò arrabbiata.

<< Non credo sia naturale. Dobbiamo andare >> la informò Selyan cominciando a correre nell’esatta direzione da cui erano venute

<< Sei impazzita?! >> urlò seguendola << Non possiamo- >>

<< Sai che dobbiamo farlo o non mi avresti seguita. Non protestare. Puoi provare a fermare il vento? >>

<< Certo! Fermo il vento, cerco di non respirare troppo fumo e intanto corro per non finire arrostita o schiacciata dalla gente, poi cosa vuoi che faccia? Che canti una canzone battendo le mani a tempo?! Tua sorella sarà nel palazzo! >>

<< Voglio accertarmene di persona >>

<< La tua cocciutaggine ci farà morire prima o poi! >>

Non sarebbe stata in pace finchè non avesse raggiunto sua sorella o fosse morta carbonizzata nel tentativo di raggiungerla. Semplice. E lei l’avrebbe seguita. Si era lanciata dietro di lei, in mezzo al delirio e al mercato in fuga e poi verso le case di legno e paglia che stavano già bruciando.

<< Sei pazza se credi che passerò in mezzo al fuoco! Non voglio morire! >> la avvertì.

<< Non passeremo in mezzo al fuoco, idiota! Voglio aggirarlo >>   

Selyan ormai era impazzita. Doveva essere così. Non aveva retto alla paura e si era giocata il poco cervello che le era rimasto.

<< Pensi di correre più veloce delle fiamme? >> chiese scettica.

<< Allora inventa tu qualcosa di più sensato! >>

Per la prima volta da quando erano sbarcate, Irmelin odiava quel regno.

Possibile che il re e i suoi due nobili preferiti fossero temuti e rispettati per il loro enorme potere e non potessero niente contro quel delirio?!

Il potere del re era più segreto e nascosto dell’intelligenza di Keira, la nobile Ismene si occupava di donne in travaglio, illusioni, previsioni e altri giochini mentali, il Nobile Insultatore guariva la gente e il suo Dio solo sapeva cos’altro, e nessuno sapeva difendere il regno da un incendio.

Assurdo! A cosa servivano i grossi bracciali d’oro massiccio che si portavano dietro con la scusa che fossero il tramite della loro magia potentissima se poi lasciavano bruciare tutto?

All’isola non sarebbe mai successo. Prima che arrivasse la stupida di Dalia, ovviamente. Dopo sarebbero bruciati tutti allegramente proprio come stava succedendo lì. Tanto valeva restarsene a casa invece di cercare un regno che le istruisse. Dannazione!

<< Attenta! >> Selyan la spostò all’ultimo secondo dalla traiettoria di una trave in caduta libera da chissà quale tetto delle vicinanze.

<< Voglio sapere perché dobbiamo correre da tua sorella che sicuramente sarà al sicuro! >>

<< Perché ormai o troviamo lei o moriamo bruciate >> ammise lei con la sua stupida ovvietà.

Quando sarebbero arrivate a casa, perché sapeva che ci sarebbero arrivate per mano di quella stupida esaltata della sua amica, Irmelin avrebbe controllato i propri capelli e, se ne avesse trovato anche solo uno bianco per la paura o uno bruciacchiato e rovinato, l’avrebbe presa a schiaffi fino a rompersi le mani. Era una promessa a sé stessa e decise che l’avrebbe rispettata a qualunque costo.

<< Ti detesto! >> le urlò.

Non era vero, ma era bene avvertirla….

<< Fai vento da quella parte e speriamo che funzioni. Io non ho altre idee >>

<< Ti odio! >>

… E forse, non era una bugia così grossa in quel momento.

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-Elydet-

 

 

Elydet stava impedendo l’avanzamento del fuoco su un fronte esteso almeno dieci metri.

Non era molto, ma non poteva fare di più.

Il re avrebbe trovato una soluzione a breve, ne era sicura.

Lui e la sua corte avevano un potere enorme nei loro bracciali, in più Il sommo aveva una grande intelligenza e avrebbe trovato una soluzione rapida.

Tutti dicevano che il fuoco non sembrava naturale, eppure lei non sentiva la minima traccia di ostilità o di potere nemico da quelle fiamme, era banalissimo fuoco!

Il Divino non avrebbe mai potuto commettere un errore di quel tipo.

Forse aveva ragione lui e doveva controllare meglio. Forse c’era davvero qualcuno infinitamente più forte di lei con il suo stesso potere che aveva creato quell’inferno.

Selyan le aveva spiegato come individuare gli altri poteri usando la sua pietra e, anche se stava già lavorando duramente per compiacere il Divino Figlio del Sole, cercò con tutta sé stessa di trovare qualcosa o qualcuno che alimentasse quel fuoco.

Il re sarebbe stato sicuramente fiero di lei se ci fosse riuscita.

In effetti, concentrandosi meglio, qualcosa c’era.

In un angolo, poco distante dalla terra libera, c’era un lieve pulsare di una pietra come le loro di cui non intuiva né colore né natura perché non era ancora in grado di farlo, ma lo sentiva chiaro ormai. Si stava avvicinando.

Doveva fermare l’autore di quella follia prima che infierisse ancora contro il regno del Nobile Figlio del Dio!

Concentrò le sue forze nel punto esatto in cui sapeva essere l’intruso, ma un attimo dopo, invece della soddisfazione, dal suo attacco derivò la paura più sviscerata.

Non capiva più niente, aveva perso il controllo del fuoco e non si era neanche resa conto che la voce che urlava era la sua

<< L’ho uccisa! Qualcuno faccia qualcosa! Non è possibile io- >>

<< Calmati! >> le urlò qualcuno scuotendola per le spalle << Che stai dicendo!? >>

Era il nobile che tutte odiavano, ma non le importava chi fosse a scuoterla. Era sicura di quello che aveva fatto << Mia sorella era in mezzo a  quell’inferno e l’ho colpita. Ho ucciso mia sorella! >>

Perché non faceva niente? Che razza di persone aveva accanto il suo adorato re?

<< Ely! >>

Irmelin. Lei avrebbe capito scuramente meglio di quello che non sembrava essere un funzionario molto capace, ma non aveva il coraggio di alzare gli occhi verso di lei.

<< Si può sapere dov’eravate?! >> sbottò il nobile Neithel.

Sua sorella era appena morta per colpa sua e lui brontolava. Aveva ragione Irmelin quando-

<< Ely, stai bene? >>

Alzò lo sguardo spaventata  << Selyan?! Sei impazzita per caso?! Ti ho creduta morta, idiota! >>

<< Non ho la fortuna di morire per così poco >> commentò lei provocando la rabbia di Irmelin che la insultò davanti a tutti con un poderoso << Imbecille! >>

<< Piantatela con le idiozie! Ismene ha bisogno di vento da quella parte e il re di acqua dall’altra, datevi una mossa! >>

Elydet insultò di nuovo sua sorella col pensiero e riprese quello che stava facendo prima che le due stupide delle sue amiche la distraessero in quel modo.

Dopo quello che era successo il nobile Neithel avrebbe detto al re del suo errore e lei avrebbe fatto la figura della stupida isterica incapace.

Sua sorella non l’avrebbe passata liscia!

Sfogò la sua rabbia sulla pietra e il fronte stabile raddoppiò le dimensioni.

Quello che sua sorella chiamava Tanet le rivolse un cenno di gratitudine. Almeno lui avrebbe parlato bene di lei al re.

Forse non era tutto perduto.

 

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-Selyan-

 

<< Irmelin, abbiamo bisogno che tu fermi il vento >> ordinò secco il re.

<< Io non so se… >> balbettò lei indecisa.

<< Puoi farcela, Irmy. Sai che puoi >> la incoraggiò Selyan  << e, se non ci riesci, non peggiorerai di certo le cose >>

Non sembrava convinta. Non era abituata a essere presa in considerazione per le cose serie, era normale che la sua reazione fosse quella, ma non potevano perdere tempo se volevano salvare il resto della città. Irmelin non disse una parola, ma attivò la sua pietra e cominciò a sottomettere i venti con il suo potere. Poteva riuscirci. Selyan ne era sicura.

<< Selyan, abbiamo bisogno di acqua in fretta. I pozzi più vicini si stanno asciugando >> le disse il nobile Tanet.

<< Posso farla salire dagli strati più bassi del terreno, ma non più di un pozzo alla volta. Da dove comincio? >>

<< Segui Palis, ti dirà lui cosa fare >> le disse indicando un uomo di mezza età che sbraitava contro un ragazzo che aveva lasciato cadere un secchio per colpa della tosse causata dal fumo.

<< Palis? >> chiese a un passo da lui.

<< Adesso dobbiamo anche affidarci alle donne, prima o poi il sole sorgerà a ovest. Andiamo >>

Il soldato la guidò fino a quello che sembrava un fossato appena scavato e rimase in attesa

<< Vuoi cominciare o aspettiamo che vada a fuoco anche il palazzo reale? >> le chiese irritato e scontroso << Andiamo, ragazza, riempi la fossa! Non è che con il tuo potere puoi anche scavare pozzi? >>

<< No, Wanda ha il potere della terra, non io >>

<< E dov’è questa ragazza? >> insistette.

<< Non ho idea di dove siano le altre, mi dispiace >>

<< Alekos! >>  urlò lui mentre lei cominciava a far emergere l’acqua dal terreno  << Tra le straniere ce n’è una che può scavare le maledette buche senza farci perdere tempo, trovala! >>

L’uomo che avrebbe dovuto obbedire alla sua richiesta scosse la testa amareggiato << Il re ha vietato di portare qui le altre. Dice che sono troppo inesperte e rallenterebbero la cosa. In più il nobile Neithel ha detto che forse è il caso di mandare via anche quelle che stanno aiutando, non le faranno mai venire ad aiutarci >>

Palis sbuffò imprecando << Almeno la nobile Ismene ragiona in questo delirio e ha detto qualcosa di sensato?! >>

Lui alzò le spalle << Non so cosa ne pensa, ma Tanet ha giurato che se allontaneranno una sola persona utile anche a portare un secchio, si rifiuterà di guidare i soldati adesso e la ricostruzione dopo >>

<< Perché i nobili hanno sempre il tempo di ciarlare e discutere anche nella confusione?! >> chiese sbuffando prima di ricordarsi di lei << Ragazza, quanto ti ci vuole?! >>

<< Ho finito, scusate se ci ho messo tanto >>

In effetti se non avesse perso tempo ad ascoltare i loro discorsi, avrebbe già finito da un pezzo…

<< Non sono un nobile. Vieni con me! >>

Improvvisamente ili fuoco si espanse nella loro direzione in modo del tutto innaturale e rapido e lei agì d’istinto innalzando una barriera di ghiaccio che li proteggesse. Non avrebbe retto al calore per molto, ma non aveva trovato nient’altro di rapido che fosse più efficace.

L’ondata di fuoco si ritrasse così com’era venuta e l’imprecazione di Palis la lasciò a bocca aperta. Nemmeno i pescatori dell’isola nelle loro giornate peggiori avevano mai inventato qualcosa di così volgare, ma capiva in pieno lo stupore e la paura di quell’uomo.

Lei stessa non credeva a quello che era appena successo.

<< Questo dannato incendio è comandato da qualcuno?! >> chiese ai soldati come se potessero risponderle

<< Ci hai salvato la pelle. Grazie >> le disse Alekos senza risponderle. Doveva essere ancora scosso, ma non era il momento di avere paura. Non delle cose passate, almeno.

<< Palis, sicuri che non ci sia magia alle spalle di questa cosa? >>

<< Ragazzo >> lo tuonò Palis << Trova un nobile e fallo venire qui! >>

<< Non serve, soldato >> intervenne la nobile Ismene arrivata dal niente  << Non sappiamo quale sia l’origine dell’incendio. Puoi fare la stessa cosa a dimensioni più grandi? >>

Non capì il senso della sua richiesta e non sapeva cosa rispondere. Il calore si stava facendo insopportabile così vicini al fuoco e era troppo diverso dal suo elemento perché potesse ignorarlo. Il fumo poi rendeva tutto più pesante da sopportare…

Tutte scuse. Lo sapeva. La nobile Ismene le aveva chiesto una barriera e lei ne aveva appena fatta una per puro istinto. Come poteva dirle che non si spiegava neanche lei quello che aveva fatto?

Un tempo sarebbe stata in grado di obbedire al suo ordine a occhi chiusi, ma poi…

<< Almeno prova >> ordinò Palis sdegnato.

 

La battaglia si era fatta serrata e ormai erano tutti scontri corpo a corpo. Ognuno doveva combattere per la propria sopravvivenza più che per il proprio esercito e lei era appena riuscita ad avvistare Jonas. Aveva cercato di raggiungerlo con ogni mezzo, combattendo con la sua spada e con la sua magia. Lo aveva visto cadere da cavallo, doveva raggiungerlo. Doveva aiutarlo prima che fosse troppo tardi.

Un soldato nemico era a pochi passi da lui con un’ascia enorme tra le mani. Doveva sbrigarsi, doveva fare una barriera che lo proteggesse

<< Sel, attenta! >>

Non aveva neanche visto la spada che le avrebbe tagliato la gola se lui non avesse colpito l’uomo alle sue spalle con la freccia che avrebbe dovuto salvargli la vita dall’ascia e la sua barriera era crollata per la sua distrazione… Era colpa sua!

<< Jonas! >>

<< Posso farlo! >> urlò alla nobile più per allontanare i ricordi che per altro.

Prese la sua pietra tra le mani e cercò con tutta sé stessa di non pensare a nient’altro che quello che doveva fare.

Era una sacerdotessa dell’acqua. Aveva il dovere di aiutare quella gente e doveva alzare quel muro di ghiaccio.

Anche se non ne capiva il senso. Anche se l’ultimo che aveva cercato di fare era crollato e aveva provocato… Niente pensieri!

Doveva solo far emergere l’acqua e alzarla poco alla volta mentre la faceva congelare. Poteva farlo.

Un basso strato di ghiaccio stava già salendo. Non era facile renderlo resistente al fuoco.

Doveva essere abbastanza lontano e spesso e lei doveva essere rapida se non voleva che si sciogliesse prima che fosse servito a qualcosa.

Anche se non capiva proprio che intenzioni avesse la nobile Ismene.

Il fuoco distrusse il suo misero tentativo. Era stata troppo lenta.

Tentò una via diversa. Fece emergere molta più acqua di prima allagando lo spazio circostante. Sarebbe stato più rapido spostarla che farla arrivare dalle profondità della terra

Stavolta procedeva con più velocità e convinzione. Il muro stava salendo ma lei stava finendo le forze, maledizione!

Perché si stava stancando così? Perché all’isola era una passeggiata per lei innalzare quelle dannate barriere e adesso non ne aveva alzata neanche mezza e era già al limite. Perché?!?

A che gioco giocava con lei la Dea di Dalia?

Le stava togliendo anche il suo potere dopo tutto quello che le aveva già tolto?

Che razza di Dea serviva?!

Quel muro doveva alzarsi, dannazione, doveva salire!

Aveva bisogno di dimostrare ai reali di quel posto che poteva fare qualcosa di buono con quel maledetto potere!

Era stanca di sentirlo scorrere nelle vene, di doverlo tenere nascosto a tutti e poi vederlo cedere così miseramente quando ne aveva bisogno.

Perché vacillava nei momenti peggiori?

Perché non riusciva ad accontentare la nobile Ismene con una stupidaggine come quella?

Perché non era riuscita a fare quella maledetta barriera quando poteva salvare Jonas?!?

Il ghiaccio tornò improvvisamente acqua e cadde con uno schianto a terra lasciandola delusa e in ginocchio. Non le importava di avere le mani e le gambe nell’acqua. Non le importava del fuoco che incombeva a un paio di metri da lei.

Non le importava di niente e nessuno, nemmeno di Ismene che si scusava e ordinava che la aiutassero a rialzarsi.

Non le risultò importante neanche dell’urlo che arrivò un attimo dopo

<< Selyan, si può sapere come credevi di riuscirci in quelle condizioni?! >>

Era distrutta. E allora? Il suo insegnante credeva forse di sapere cosa le passava per la testa?

<< Che hai combinato?! >> le urlò di nuovo.

Le afferrò un braccio con poca grazia e a lei sfuggì un lamento. In un attimo le tornò in mente la trave da cui aveva salvato Irmelin mentre correvano.

Si era resa conto che avrebbe colpito Irmelin, l’aveva spostata e  era consapevole di essere stata colpita, o almeno graffiata dal legno, ma non si era fermata a controllare e la fretta di aiutare i soldati, unita ai ricordi maledetti, avevano stordito tutti i suoi sensi a quanto pareva.

Non si era resa conto di avere una grossa ferita piena di schegge di legno poco sopra il gomito destro. Sembrava che le mancasse anche un pezzo di pelle.

Si liberò dalla presa del nobile con poca educazione. Le faceva male  << Non me n’ero accorta >>

<< Vai dalle tue amiche a farti sistemare. Non abbiamo tempo per stare dietro agli svenimenti improvvisi >>

Non aveva neanche voglia di offendersi.

Si incamminò verso la casa che avevano improvvisato rifugio per i feriti, ma le bastò girare le spalle all’inferno che tutti cercavano di domare perché vedesse le cose cambiare in un attimo.

Del grosso incendio che stava mettendo in difficoltà i funzionari più potenti del re e tutto l’esercito della capitale, non era rimasto nulla.

C’erano solo il denso fumo nell’aria ormai immobile e uno strato d’acqua che non aveva creato lei. Il suo primo pensiero fu per sua sorella stordita dall’interruzione improvvisa del suo potere.

Era immobile dove l’aveva lasciata, ma qualcosa davanti a lei le fece gelare il sangue nelle vene. Una densa nebbia violacea si faceva strada in mezzo al fumo esattamente davanti a Elydet e cresceva alla stessa velocità con cui prima era cresciuto il fuoco.

Le sue gambe stavano già correndo verso di lei ignorando gli ordini, le minacce e la stanchezza.

Congelò l’acqua che non sapeva da dove fosse arrivata, spinse via sua sorella e si parò il viso dall’improvviso attacco di quella assurda nebbia.

 

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