8. Incendio
-Tarìc-
Le
prime due settimane di permanenza delle sacerdotesse straniere erano trascorse
senza problemi.
Aveva
anche convocato la sua corte per esserne certo e, con suo grande sollievo,
nessuno gli aveva portato cattive notizie fatta eccezione, come sempre, per
Neithel che si era lamentato della loro “snervante
lentezza nell’ apprendere e memorizzare le nozioni di base”.
Tarìc
non aveva ricevuto da Dio né il potere di migliorare l’intelligenza delle due
ragazze, né quello di migliorare la scarsa pazienza di suo cugino o la sua
voglia di lamentarsi sempre degli altri, ma non credeva che fosse un problema
degno della ricerca di una soluzione.
Certo
non quando aveva così tante cose da fare.
I lavori di ricostruzione erano
appena iniziati e lui era di nuovo invaso dai documenti riempiti dai
capisquadra. Era ovvio che sarebbe dovuto trascorrere del tempo perché ci
fossero risultati apprezzabili visivamente, ma tutti smaniavano per scrivere
interminabili e inutili spiegazioni del loro operato.
Tarìc era convinto che quegli uomini
avrebbero fatto molto meglio a impiegare il tempo delle stesure dei rapporti
riposandosi o continuando a lavorare, ma sapeva che i lavori dovevano essere
documentati e che lui doveva controllare che le cose fossero descritte
accuratamente.
Stava per
cominciare a leggere il ventesimo rapporto del giorno quando un Tanet agitato e
sconvolto fece irruzione nelle sue stanze mandando a terra i servi che avevano
provato a fermarlo o ad annunciarlo come si conveniva
<<
Altezza, è scoppiato un terribile incendio! I miei uomini sono già sul posto ma
non riescono a controllare le fiamme >>
<<
Dove? >>
<<
Nella cittadella, alla periferia della città. Non so come sia stato possibile
ma ha già raggiunto il mercato e tra poco… >>
Tarìc era
già balzato in piedi e stava già correndo fuori << Perché diamine non mi
hai chiamato prima, Tanet?! Volevi che bruciasse tutto il regno?! >>
chiese infuriato pensando a quanto era già stato divorato dalle fiamme
<< Mi
dispiace. Le case in quella zona sono quasi tutte in legno e paglia e ha
raggiunto grandi dimensioni in breve tempo, inoltre…
io… >>
Non c’era
bisogno di aggiungere altro. Tarìc era arrivato al portone e aveva capito da
solo il dubbio di Tanet. Niente che fosse naturale avrebbe potuto espandersi
così in fretta sprigionando un fumo così nero ma così poco denso. Per un
incendio di quelle dimensioni avrebbe dovuto oscurare completamente la vista di
quello che stava accadendo e invece… qualcosa non tornava.
Il re si
rivolse a una delle tante guardie che lo avevano seguito e ora erano fermi alle
sue spalle in attesa di ordini << Di alla mia corte di raggiungermi
immediatamente alla porta della cittadella >>
<< Ma
laggiù- >>
<<
Tanet, fai silenzio e vieni con me >> gli ordinò interrompendolo
Tarìc tornò
indietro, imboccò il corridoio delle nuove ospiti e fece irruzione nella stanza
di Dalia
<<
Altezza, ma- >>
Non gli
importava che fosse stato maleducato nei suoi confronti. Né tanto meno che
l’avesse trovata a letto al buio totale, sicuramente addormentata a metà
giornata
<<
Voglio che tu e le tue sacerdotesse siate alla porta della cittadella in meno
di mezzora >>
<< La
Dea mi ha inviato la visione di quanto sta accadendo e mi ha ordinato di tenere
al sicuro le sue predilette, Altezza. Non siamo in grado di fermare
quell’incendio o non saremmo qui a chiedervi di istruirci >>
Sapeva cosa
stava succedendo e invece di aiutare si era messa a dormire! Tarìc perse la
pazienza e le urlò contro << Non ti ho detto di fermare le fiamme, donna!
Voglio che le tue ragazze si occupino delle persone ferite e portino acqua,
cibo e una parola di conforto agli sfollati. Se le tue ragazze non sanno cos’è
la pietà non sono degne della tunica che portano e non le voglio nel mio regno.
Ricordatelo >>
La paura di
quello che stava accadendo, mischiata alla rabbia per lo scontro con la Somma
Sacerdotessa straniera spingevano il re a correre per il suo stesso palazzo con
la smania di arrivare il prima possibile. Neanche il cavallo sembrava correre
abbastanza per i suoi gusti.
Tanet aveva
ragione: era impossibile che un incendio raggiungesse quelle dimensioni in così
poco tempo…era enorme.
Gli uomini facevano il possibile per evacuare le persone in pericolo e fermare
la continua espansione delle fiamme ma sembrava impossibile, era una lotta
contro il tempo. Nessuno si era dato pena di contare i morti e i feriti erano
troppi per perdere tempo a contarli.
<<
Altezza! >> urlò la voce di Ismene alle sue spalle
Guardiani e
sacerdotesse erano schierati in attesa di ordini. Tarìc era pronto
<<
Ismene e Tanet, prendete il comando degli uomini da quella parte. Neithel, con
me, e tu >> ordinò indicando Elydet << hai detto di avere il potere
del fuoco, puoi fare qualcosa di utile? >>
Era stato
più rude di quello che avrebbe voluto con lei, ma non era certo la situazione
adatta alle gentilezze. Meno che mai con loro.
<< È troppo grande perché io riesca a farlo spengere. Posso
evitarne l’espansione in un determinato punto se lo ritenete opportuno, ma non
posso fare di più, mi dispiace >>
Decisamente
doveva farle salvare le case che erano state risparmiate. Le indicò il punto in
cui posizionarsi e le ordinò di fare il suo lavoro senza mettersi in pericolo.
Pur con tutta la fretta di quel momento, Tarìc riuscì a vedere la scintilla
entusiasta e riconoscente nei suoi occhi a quell’avvertimento.
<<
Dove sono le tre del vento e le due dell’acqua? >>
Le ragazze
si guardarono spaventate mentre Dalia prendeva di nuovo la parola << Rea
e Lysa sono qui, Altezza, ma credo che siano più
adatte ad aiutare la povera gente in fuga piuttosto che ad utilizzare il loro
potere per qualcosa che non sanno fare. Per quanto riguarda Irmelin e Selyan,
non erano nella loro camera e nessuno ha idea di che fine abbiano fatto. Sono
costernata, ma vi assicuro che saranno punite appena tutta questa storia sarà
risolta >>
Di
nuovo quella donna cercava di negare il suo aiuto. Tarìc era snervato e non
aveva tempo di discutere. Si tenesse le sue incapaci. La sua gente era più che
in gado di gestire da sola la cosa. Congedò la donna ordinandole
di non perdere altro tempo. Non voleva più vederla
<<
Dov’è Nora? >> chiese Neithel
<<
Nel palazzo con tuo padre. Mi hanno riferito che una guardia è riuscita a
trascinarla nelle sue stanze e mi fido del fatto che tuo padre saprà tenere a
bada lei e tutti quelli che si staranno disperando per la paura dentro quelle
mura. Se la situazione dovesse precipitare farò aprire il palazzo al popolo.
Avevo bisogno che qualcuno fosse dentro a coordinare i soldati >>
<<
Vuoi davvero lasciare la cosa in mano ai soldati? >>
<<
Dio ci ha dato una parte del suo potere per risolvere le situazioni umanamente
irrisolvibili, Neithel. Voglio accertarmi che sia una di quelle situazioni
prima di fermare i soldati. Assicurati che Elydet non abbia problemi e facciamo
finire questa situazione prima possibile >>
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-Irmelin-
<< Irmy, corri! >> urlò
Selyan mentre si faceva spazio in mezzo alla folla in fuga.
Era
a questo che portava chiedere aiuto al Dio di quella terra?
L’ultima
cosa che aveva pensato prima di uscire dalla sua stanza era una richiesta di
aiuto al Dio straniero, si era illusa di poter passare un pomeriggio tranquillo
in mezzo ai banchi del mercato e non aveva avuto neanche il tempo di trattare
con un solo mercante per una veste nuova che si era trovata a fuggire da un
immenso incendio.
In
cosa il Dio del re Tarìc era migliore della Dea di Dalia?!
E
quella gente non era certo meglio dei loro vecchi compaesani quando perdeva la
testa!
In un attimo si era scatenato il
delirio completo. Le persone correvano da tutte le parti urlando e prendendosi
a spintoni gli uni con gli altri, una folla che Irmelin non aveva idea di come
si fosse formata stava bloccando le strade costringendole a soffocare nel fumo
e a rischiare di essere schiacciate. Lei non aveva notato tutte quelle persone
in giro, prima, da dove diamine erano uscite?!
<< Non da quella parte!
>> la avvertì la sua amica tirandola per la veste e indirizzandola verso
una strada a lei sconosciuta << C’è il centro della cittadella e le
locande sono piene anche di giorno, sarà sicuramente peggio che qui >>
Se
avesse avuto fiato, Irmelin avrebbe sbuffato. Seguì Selyan tenendosi premuto un
lembo della veste sul viso per cercare di ripararsi da quel maledetto fumo nero
e rialzò la testa solo sentì l'aria farsi più fresca intorno a loro. Selyan
l’aveva trascinata lungo la sponda del fiume. Altri avevano avuto la stessa
idea e la piccola spiaggia era piena di persone che urlavano, pregavano o
cercavano di calmare i loro bambini urlanti, ma almeno non si prendevano a
spintoni rischiando di uccidersi a vicenda. Avevano avuto il buon senso di
trovare un posto sicuro dove aspettare gli aiuti del re. Forse quella gente era
davvero più furba degli isolani.
<< C’è qualcosa che non va
>>
Irmelin sentiva uno snervante
fastidio alla gola da quando avevano cominciato a correre, ma l’esclamazione
ovvia e stupida della sua amica rischiò di farla soffocare
<< Siamo in mezzo a un
incendio, Sel! Mi sembra che ci sia più di qualcosa che non va, non trovi?!
>>
Ma lei si guardava intorno cercando
di vedere al di sopra della calca di gente << È arrivato troppo in fretta >>
La rabbia verso l’idiozia di Selyan
fu rimpiazzata dallo stupore: aveva ragione, dannazione! Quale incendio
sprigionava tutto quel fumo in così poco tempo?
Irmelin alzò gli occhi verso la
collina del tempio della Nobile Ismene. Gli alberi intorno si piegavano
ondeggiando come non li aveva mai visti fare da quando era arrivata e il fumo
non si stava espandendo da solo, seguiva il vento.
<< Da dove diamine è venuto
questo vento?! Non ce n’è mai stato in questo torrido regno senz’aria, da dove
viene ora questa bufera?! >> sbottò arrabbiata.
<< Non credo sia naturale.
Dobbiamo andare >> la informò Selyan cominciando a correre nell’esatta
direzione da cui erano venute
<< Sei impazzita?! >>
urlò seguendola << Non possiamo- >>
<< Sai che dobbiamo farlo o
non mi avresti seguita. Non protestare. Puoi provare a fermare il vento? >>
<< Certo! Fermo il vento,
cerco di non respirare troppo fumo e intanto corro per non finire arrostita o
schiacciata dalla gente, poi cosa vuoi che faccia? Che canti una canzone
battendo le mani a tempo?! Tua sorella sarà nel palazzo! >>
<< Voglio accertarmene di
persona >>
<< La tua cocciutaggine ci
farà morire prima o poi! >>
Non sarebbe stata in pace finchè non
avesse raggiunto sua sorella o fosse morta carbonizzata nel tentativo di
raggiungerla. Semplice. E lei l’avrebbe seguita. Si era lanciata dietro di lei,
in mezzo al delirio e al mercato in fuga e poi verso le case di legno e paglia
che stavano già bruciando.
<< Sei pazza se credi che
passerò in mezzo al fuoco! Non voglio morire! >> la avvertì.
<< Non passeremo in mezzo al
fuoco, idiota! Voglio aggirarlo >>
Selyan ormai era impazzita. Doveva
essere così. Non aveva retto alla paura e si era giocata il poco cervello che
le era rimasto.
<< Pensi di correre più veloce
delle fiamme? >> chiese scettica.
<< Allora inventa tu qualcosa
di più sensato! >>
Per
la prima volta da quando erano sbarcate, Irmelin odiava quel regno.
Possibile
che il re e i suoi due nobili preferiti fossero temuti e rispettati per il loro
enorme potere e non potessero niente contro quel delirio?!
Il
potere del re era più segreto e nascosto dell’intelligenza di Keira, la nobile
Ismene si occupava di donne in travaglio, illusioni, previsioni e altri
giochini mentali, il Nobile Insultatore guariva la gente e il suo
Dio solo sapeva cos’altro, e nessuno sapeva difendere il regno da un incendio.
Assurdo!
A cosa servivano i grossi bracciali d’oro massiccio che si portavano dietro con
la scusa che fossero il tramite della loro magia potentissima se poi lasciavano
bruciare tutto?
All’isola non sarebbe mai successo.
Prima che arrivasse la stupida di Dalia, ovviamente. Dopo sarebbero bruciati
tutti allegramente proprio come stava succedendo lì. Tanto valeva restarsene a
casa invece di cercare un regno che le istruisse. Dannazione!
<< Attenta! >> Selyan la
spostò all’ultimo secondo dalla traiettoria di una trave in caduta libera da
chissà quale tetto delle vicinanze.
<< Voglio sapere perché
dobbiamo correre da tua sorella che sicuramente sarà al sicuro! >>
<< Perché ormai o troviamo lei
o moriamo bruciate >> ammise lei con la sua stupida ovvietà.
Quando sarebbero arrivate a casa,
perché sapeva che ci sarebbero arrivate per mano di quella stupida esaltata
della sua amica, Irmelin avrebbe controllato i propri capelli e, se ne avesse
trovato anche solo uno bianco per la paura o uno bruciacchiato e rovinato,
l’avrebbe presa a schiaffi fino a rompersi le mani. Era una promessa a sé
stessa e decise che l’avrebbe rispettata a qualunque costo.
<< Ti detesto! >> le
urlò.
Non era vero, ma era bene avvertirla….
<< Fai vento da quella parte e
speriamo che funzioni. Io non ho altre idee >>
<< Ti odio! >>
… E forse, non era una bugia così
grossa in quel momento.
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-Elydet-
Elydet
stava impedendo l’avanzamento del fuoco su un fronte esteso almeno dieci metri.
Non
era molto, ma non poteva fare di più.
Il
re avrebbe trovato una soluzione a breve, ne era sicura.
Lui
e la sua corte avevano un potere enorme nei loro bracciali, in più Il sommo aveva una grande intelligenza e
avrebbe trovato una soluzione rapida.
Tutti
dicevano che il fuoco non sembrava naturale, eppure lei non sentiva la minima
traccia di ostilità o di potere nemico da quelle fiamme, era banalissimo fuoco!
Il
Divino non avrebbe mai potuto
commettere un errore di quel tipo.
Forse
aveva ragione lui e doveva controllare meglio. Forse c’era davvero qualcuno
infinitamente più forte di lei con il suo stesso potere che aveva creato
quell’inferno.
Selyan
le aveva spiegato come individuare gli altri poteri usando la sua pietra e,
anche se stava già lavorando duramente per compiacere il Divino Figlio del Sole,
cercò con tutta sé stessa di trovare qualcosa o qualcuno che alimentasse quel
fuoco.
Il
re sarebbe stato sicuramente fiero di lei se ci fosse riuscita.
In
effetti, concentrandosi meglio, qualcosa c’era.
In
un angolo, poco distante dalla terra libera, c’era un lieve pulsare di una
pietra come le loro di cui non intuiva né colore né natura perché non era
ancora in grado di farlo, ma lo sentiva chiaro ormai. Si stava avvicinando.
Doveva
fermare l’autore di quella follia prima che infierisse ancora contro il regno
del Nobile Figlio del Dio!
Concentrò
le sue forze nel punto esatto in cui sapeva essere l’intruso, ma un attimo
dopo, invece della soddisfazione, dal suo attacco derivò la paura più
sviscerata.
Non capiva più niente, aveva perso
il controllo del fuoco e non si era neanche resa conto che la voce che urlava
era la sua
<< L’ho uccisa! Qualcuno
faccia qualcosa! Non è
possibile io- >>
<< Calmati! >> le urlò
qualcuno scuotendola per le spalle << Che stai dicendo!? >>
Era il nobile che tutte odiavano, ma
non le importava chi fosse a scuoterla. Era sicura di quello che aveva fatto
<< Mia sorella era in mezzo a
quell’inferno e l’ho colpita. Ho ucciso mia sorella! >>
Perché non faceva niente? Che razza
di persone aveva accanto il suo adorato re?
<< Ely! >>
Irmelin. Lei avrebbe capito
scuramente meglio di quello che non sembrava essere un funzionario molto
capace, ma non aveva il coraggio di alzare gli occhi verso di lei.
<< Si può sapere dov’eravate?!
>> sbottò il nobile Neithel.
Sua sorella era appena morta per
colpa sua e lui brontolava. Aveva ragione Irmelin quando-
<< Ely, stai bene? >>
Alzò lo sguardo spaventata << Selyan?! Sei impazzita per caso?! Ti
ho creduta morta, idiota! >>
<< Non ho la fortuna di morire
per così poco >> commentò lei provocando la rabbia di Irmelin che la
insultò davanti a tutti con un poderoso << Imbecille! >>
<< Piantatela con le idiozie!
Ismene ha bisogno di vento da quella parte e il re di acqua dall’altra, datevi
una mossa! >>
Elydet
insultò di nuovo sua sorella col pensiero e riprese quello che stava facendo
prima che le due stupide delle sue amiche la distraessero in quel modo.
Dopo
quello che era successo il nobile Neithel avrebbe detto al re del suo errore e
lei avrebbe fatto la figura della stupida isterica incapace.
Sua
sorella non l’avrebbe passata liscia!
Sfogò
la sua rabbia sulla pietra e il fronte stabile raddoppiò le dimensioni.
Quello
che sua sorella chiamava Tanet le rivolse un cenno di gratitudine. Almeno lui
avrebbe parlato bene di lei al re.
Forse
non era tutto perduto.
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-Selyan-
<< Irmelin, abbiamo bisogno
che tu fermi il vento >> ordinò secco il re.
<< Io non so se… >>
balbettò lei indecisa.
<< Puoi farcela, Irmy. Sai che
puoi >> la incoraggiò Selyan
<< e, se non ci riesci, non peggiorerai di certo le cose >>
Non sembrava convinta. Non era
abituata a essere presa in considerazione per le cose serie, era normale che la
sua reazione fosse quella, ma non potevano perdere tempo se volevano salvare il
resto della città. Irmelin non disse una parola, ma attivò la sua pietra e
cominciò a sottomettere i venti con il suo potere. Poteva riuscirci. Selyan ne
era sicura.
<< Selyan, abbiamo bisogno di
acqua in fretta. I pozzi più vicini si stanno asciugando >> le disse il
nobile Tanet.
<< Posso farla salire dagli
strati più bassi del terreno, ma non più di un pozzo alla volta. Da dove
comincio? >>
<< Segui Palis, ti dirà lui
cosa fare >> le disse indicando un uomo di mezza età che sbraitava contro
un ragazzo che aveva lasciato cadere un secchio per colpa della tosse causata
dal fumo.
<< Palis? >> chiese a un
passo da lui.
<< Adesso dobbiamo anche
affidarci alle donne, prima o poi il sole sorgerà a ovest. Andiamo >>
Il soldato la guidò fino a quello
che sembrava un fossato appena scavato e rimase in attesa
<< Vuoi cominciare o
aspettiamo che vada a fuoco anche il palazzo reale? >> le chiese irritato
e scontroso << Andiamo, ragazza, riempi la fossa! Non è che con il tuo
potere puoi anche scavare pozzi? >>
<< No, Wanda ha il potere
della terra, non io >>
<< E dov’è questa ragazza? >>
insistette.
<< Non ho idea di dove siano
le altre, mi dispiace >>
<< Alekos! >> urlò lui mentre lei cominciava a far emergere
l’acqua dal terreno << Tra le
straniere ce n’è una che può scavare le maledette buche senza farci perdere
tempo, trovala! >>
L’uomo che avrebbe dovuto obbedire
alla sua richiesta scosse la testa amareggiato << Il re ha vietato di
portare qui le altre. Dice che sono troppo inesperte e rallenterebbero la cosa.
In più il nobile Neithel ha detto che forse è il caso di mandare via anche
quelle che stanno aiutando, non le faranno mai venire ad aiutarci >>
Palis sbuffò imprecando << Almeno
la nobile Ismene ragiona in questo delirio e ha detto qualcosa di sensato?! >>
Lui alzò le spalle << Non so
cosa ne pensa, ma Tanet ha giurato che se allontaneranno una sola persona utile
anche a portare un secchio, si rifiuterà di guidare i soldati adesso e la
ricostruzione dopo >>
<< Perché i nobili hanno
sempre il tempo di ciarlare e discutere anche nella confusione?! >>
chiese sbuffando prima di ricordarsi di lei << Ragazza, quanto ti ci
vuole?! >>
<< Ho finito, scusate se ci ho
messo tanto >>
In effetti se non avesse perso tempo
ad ascoltare i loro discorsi, avrebbe già finito da un pezzo…
<< Non sono un nobile. Vieni
con me! >>
Improvvisamente
ili fuoco si espanse nella loro direzione in modo del tutto innaturale e rapido
e lei agì d’istinto innalzando una barriera di ghiaccio che li proteggesse. Non
avrebbe retto al calore per molto, ma non aveva trovato nient’altro di rapido
che fosse più efficace.
L’ondata
di fuoco si ritrasse così com’era venuta e l’imprecazione di Palis la lasciò a
bocca aperta. Nemmeno i pescatori dell’isola nelle loro giornate peggiori
avevano mai inventato qualcosa di così volgare, ma capiva in pieno lo stupore e
la paura di quell’uomo.
Lei stessa non credeva a quello che
era appena successo.
<< Questo dannato incendio è
comandato da qualcuno?! >> chiese ai soldati come se potessero
risponderle
<< Ci hai salvato la pelle.
Grazie >> le disse Alekos senza risponderle. Doveva essere ancora scosso,
ma non era il momento di avere paura. Non delle cose passate, almeno.
<< Palis, sicuri che non ci
sia magia alle spalle di questa cosa? >>
<< Ragazzo >> lo tuonò
Palis << Trova un nobile e fallo venire qui! >>
<< Non serve, soldato >>
intervenne la nobile Ismene arrivata dal niente
<< Non sappiamo quale sia l’origine dell’incendio. Puoi fare la
stessa cosa a dimensioni più grandi? >>
Non
capì il senso della sua richiesta e non sapeva cosa rispondere. Il calore si
stava facendo insopportabile così vicini al fuoco e era troppo diverso dal suo
elemento perché potesse ignorarlo. Il fumo poi rendeva tutto più pesante da sopportare…
Tutte
scuse. Lo sapeva. La nobile Ismene le aveva chiesto una barriera e lei ne aveva
appena fatta una per puro istinto. Come poteva dirle che non si spiegava
neanche lei quello che aveva fatto?
Un tempo sarebbe stata in grado di
obbedire al suo ordine a occhi chiusi, ma poi…
<< Almeno prova >>
ordinò Palis sdegnato.
La battaglia si era fatta serrata e
ormai erano tutti scontri corpo a corpo. Ognuno doveva combattere per la
propria sopravvivenza più che per il proprio esercito e lei era appena riuscita
ad avvistare Jonas. Aveva cercato di raggiungerlo con ogni mezzo, combattendo
con la sua spada e con la sua magia. Lo aveva visto cadere da cavallo, doveva
raggiungerlo. Doveva aiutarlo prima che fosse troppo tardi.
Un
soldato nemico era a pochi passi da lui con un’ascia enorme tra le mani. Doveva
sbrigarsi, doveva fare una barriera che lo proteggesse
<<
Sel, attenta! >>
Non
aveva neanche visto la spada che le avrebbe tagliato la gola se lui non avesse
colpito l’uomo alle sue spalle con la freccia che avrebbe dovuto salvargli la
vita dall’ascia e la sua barriera era crollata per la sua distrazione…
Era colpa sua!
<<
Jonas! >>
<< Posso farlo! >> urlò
alla nobile più per allontanare i ricordi che per altro.
Prese
la sua pietra tra le mani e cercò con tutta sé stessa di non pensare a
nient’altro che quello che doveva fare.
Era
una sacerdotessa dell’acqua. Aveva il dovere di aiutare quella gente e doveva
alzare quel muro di ghiaccio.
Anche
se non ne capiva il senso. Anche se l’ultimo che aveva cercato di fare era
crollato e aveva provocato… Niente pensieri!
Doveva
solo far emergere l’acqua e alzarla poco alla volta mentre la faceva congelare.
Poteva farlo.
Un
basso strato di ghiaccio stava già salendo. Non era facile renderlo resistente
al fuoco.
Doveva
essere abbastanza lontano e spesso e lei doveva essere rapida se non voleva che
si sciogliesse prima che fosse servito a qualcosa.
Anche
se non capiva proprio che intenzioni avesse la nobile Ismene.
Il
fuoco distrusse il suo misero tentativo. Era stata troppo lenta.
Tentò
una via diversa. Fece emergere molta più acqua di prima allagando lo spazio
circostante. Sarebbe stato più rapido spostarla che farla arrivare dalle
profondità della terra
Stavolta
procedeva con più velocità e convinzione. Il muro stava salendo ma lei stava
finendo le forze, maledizione!
Perché
si stava stancando così? Perché all’isola era una passeggiata per lei innalzare
quelle dannate barriere e adesso non ne aveva alzata neanche mezza e era già al
limite. Perché?!?
A
che gioco giocava con lei la Dea di Dalia?
Le
stava togliendo anche il suo potere dopo tutto quello che le aveva già tolto?
Che
razza di Dea serviva?!
Quel
muro doveva alzarsi, dannazione, doveva salire!
Aveva
bisogno di dimostrare ai reali di quel posto che poteva fare qualcosa di buono
con quel maledetto potere!
Era
stanca di sentirlo scorrere nelle vene, di doverlo tenere nascosto a tutti e
poi vederlo cedere così miseramente quando ne aveva bisogno.
Perché
vacillava nei momenti peggiori?
Perché
non riusciva ad accontentare la nobile Ismene con una stupidaggine come quella?
Perché
non era riuscita a fare quella maledetta barriera quando poteva salvare
Jonas?!?
Il
ghiaccio tornò improvvisamente acqua e cadde con uno schianto a terra
lasciandola delusa e in ginocchio. Non le importava di avere le mani e le gambe
nell’acqua. Non le importava del fuoco che incombeva a un paio di metri da lei.
Non
le importava di niente e nessuno, nemmeno di Ismene che si scusava e ordinava
che la aiutassero a rialzarsi.
Non le risultò importante neanche
dell’urlo che arrivò un attimo dopo
<< Selyan, si può sapere come
credevi di riuscirci in quelle condizioni?! >>
Era distrutta. E allora? Il suo
insegnante credeva forse di sapere cosa le passava per la testa?
<< Che hai combinato?! >>
le urlò di nuovo.
Le
afferrò un braccio con poca grazia e a lei sfuggì un lamento. In un attimo le
tornò in mente la trave da cui aveva salvato Irmelin mentre correvano.
Si
era resa conto che avrebbe colpito Irmelin, l’aveva spostata e era consapevole di essere stata colpita, o
almeno graffiata dal legno, ma non si era fermata a controllare e la fretta di
aiutare i soldati, unita ai ricordi maledetti, avevano stordito tutti i suoi
sensi a quanto pareva.
Non
si era resa conto di avere una grossa ferita piena di schegge di legno poco
sopra il gomito destro. Sembrava che le mancasse anche un pezzo di pelle.
Si liberò dalla presa del nobile con
poca educazione. Le faceva male <<
Non me n’ero accorta >>
<< Vai dalle tue amiche a
farti sistemare. Non abbiamo tempo per stare dietro agli svenimenti improvvisi >>
Non
aveva neanche voglia di offendersi.
Si
incamminò verso la casa che avevano improvvisato rifugio per i feriti, ma le
bastò girare le spalle all’inferno che tutti cercavano di domare perché vedesse
le cose cambiare in un attimo.
Del
grosso incendio che stava mettendo in difficoltà i funzionari più potenti del
re e tutto l’esercito della capitale, non era rimasto nulla.
C’erano
solo il denso fumo nell’aria ormai immobile e uno strato d’acqua che non aveva
creato lei. Il suo primo pensiero fu per sua sorella stordita dall’interruzione
improvvisa del suo potere.
Era
immobile dove l’aveva lasciata, ma qualcosa davanti a lei le fece gelare il
sangue nelle vene. Una densa nebbia violacea si faceva strada in mezzo al fumo
esattamente davanti a Elydet e cresceva alla stessa velocità con cui prima era
cresciuto il fuoco.
Le
sue gambe stavano già correndo verso di lei ignorando gli ordini, le minacce e
la stanchezza.
Congelò
l’acqua che non sapeva da dove fosse arrivata, spinse via sua sorella e si parò
il viso dall’improvviso attacco di quella assurda nebbia.
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