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Autore: _Joanna_    01/11/2015    2 recensioni
Fanfiction incentrata sulla Guerra di Conquista di Aegon Targaryen e delle sue sorelle/mogli. Ebbene sì, ancora Targaryen, ancora draghi, ancora Fuoco e Sangue
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{«Centoundici anni» [...] «Credi che si fossero accorti che in quel momento tutto il loro mondo stava crollando?»}
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{in quel preciso istante la conquista dei Sette Regni ebbe inizio}
Genere: Fantasy, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Westeros Warriors'
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The Last Storm

«Non farò la fine di quel pescivendolo!» l’urlo di suo padre risuonò nella sala del consiglio, azzittendo anche le ultime, petulanti, proteste di lord Barros «Io sono il re, il discendente di Durran, questa fortezza ha respinto gli dèi stessi!» proseguì, con il furore che gli distorceva i lineamenti gentili e gli innervava il collo.
Non aveva mai visto suo padre così, non dopo la morte di sua madre.
«Non mi piegherò a quell’ammaestratore di lucertole e alle sue puttane!» continuò infuriato «Né al suo bastardo, mai!» concluse, liquidando ogni possibilità di trattativa.
Suo padre aveva combattuto molte battaglie, ma questa volta anche lei percepiva che c’era qualcosa di diverso; no, non era una banale guerra quella, era un fatto personale.
Aspettò che suo padre e la maggior parte dei lord e dei consiglieri lasciassero la sala, prima di uscire dal suo nascondiglio nella penombra delle massicce colonne.
«Allan?» chiamò.
«Principessa?!» esclamò il giovane lord quando la vide «Non dovresti essere qui» l’ammonì.
«Lo so, ma non ho potuto fare a meno di sentire… Che sta succedendo? Perché mio padre è così arrabbiato e chi son…» non poté terminare la frase che la voce imperiosa di suo padre la interruppe. L’alta e imponente figura di re Argilac si stagliava in contro luce, conferendogli quell’aura di potenza e terrore che da sempre lo caratterizzava. Titubante, Argella si voltò verso di lui, in attesa del consueto rimprovero. Ma quando rimasero da soli, incredibilmente, suo padre le si avvicinò, prendendo le sue mani tra le proprie, come faceva quando era bambina. Un sorriso stanco si dipinse sul suo volto, increspando le leggere rughe agli angoli della bocca e degli occhi; non c’erano quando era piccola, pensò.
«Volevo parlartene di persona» esordì il re «Volevo essere io a dirtelo» disse, mentre Argella lo osservava confusa; non aveva mai visto suo padre così turbato.
«Ricordi Aegon? Aveva caldeggiato la tua unione con il suo fratello bastardo, quel barbaro senza un briciolo di onore, di nobiltà» spiegò.
«Sì, me lo ricordo» rispose. Suo padre aveva reagito con sdegno a quella proposta, perché invece adesso sembrava preoccupato?
«Stanno arrivando, piccola mia, stanno arrivando per prendere il mio trono, per vendicarsi di me, di noi. Non glielo permetterò, mai!» concluse, stringendole ancora di più le mani, quasi stritolandole, come per accertarsi che lei fosse effettivamente ancora lì, insieme a lui.
«Io non…»
«Maestà!» si annunciò un giovane soldato, affrettandosi a porre un ginocchio a terra «Le vedette hanno avvistato un drago nei cieli, è il segnale, le truppe dei Targaryen stanno avanzando» concluse, la voce resa esitante dalla paura, o forse dall’imbarazzo; Argella non si mostrava spesso in pubblico, tra i soldati e i lord di suo padre, e quando questo accadeva la cosa causava sempre un certo nervosismo tra gli uomini.
«Quale drago? Balerion?» domandò ansioso suo padre.
«No, maestà, è quello d’argento» rispose il giovane, senza mai sollevare il viso da terra.
«Non ha neanche il fegato di guardarmi in faccia, quel traditore? Mi manda la sua puttana!?» tuonò, ogni traccia di dolcezza e timore nuovamente cancellata dalla rabbia. «Un errore che rimpiangerà, non avranno mai il mio regno, non avranno mai mia figlia» promise, congedandosi da lei con un ultimo sguardo; “Lo sguardo di Argilac il re” non poté fare a meno di pensare.

      E così, in uno battito di ciglia, Argella si ritrovò sola nelle enormi sale del castello, mentre, dalla porta principale, la fortezza della Tempesta vomitava fuori i suoi uomini di ferro e acciaio, urlanti e impavidi, lanciati verso il nemico. Li osservò dalla balconata centrale: uomo contro uomo, spada contro spada, in un cozzare assordante di armature e scudi, tra i nitriti disperati dei cavalli agonizzanti e le urla pietose dei morenti. Vide lo splendido animale scendere in picchiata, un maestoso fulmine argentato che incendiò l’aria e ogni cosa sotto di essa. E poi vide il bastardo, avvolto dalla sua pelle di acciaio nero. L’elmo, orrendo, inquietante ornato da due enormi corna ritorte, lo distingueva dagli altri; sì, non poteva che essere lui. Con leggerezza spietata liquidò gli ultimi avversari e in un attimo la strada davanti a lui si spianò: non c’era più niente e nessuno tra quel mostro e... Suo padre! Colmò quell’effimera distanza con poche, agili, falcate, mentre Argella urlava l’avvertimento che nessuno là sotto avrebbe potuto udire. Suo padre si voltò appena in tempo per parare l’affondo fatale, e i due cominciarono a duellare. Ma il bastardo era veloce, era giovane, mentre suo padre alternava rari e deboli fendenti a sempre più goffe parate. E poi avvenne l’inevitabile. Re Argilac fu lento, troppo maledettamente lento, e Orys ne approfittò. Lacerò acciaio, seta e carne dal braccio di suo padre, e Argella poté chiaramente percepire il dolore, come se fosse il suo. Con un calcio il bastardo lo gettò a terra, strappò via la spada dalle mani del re e con lentezza quasi compiaciuta affondò la spada nel petto di suo padre. Argella sentì le gambe cedere, urlò e pianse, tentando inutilmente di scacciare via quell’immagine tremenda dalla sua mente.

      Fu così che la trovarono i sopravvissuti alla battaglia; istanti, minuti, forse ore dopo; sulla terrazza, tremante e disperata.
«Prin... Mia regina» la chiamò Allan. Era chinato davanti a lei, sporco di sangue, ferito ed escoriato sul volto, diverso dal bel giovane che spesso sognava e amava osservare allenarsi nelle sue giornate solitarie. Le stava offrendo la mano, per aiutarla ad alzarsi e… come l’aveva chiamata? Regina? Era lei la regina ora che… Ora che suo padre era morto… No, ora che era stato ucciso! Una nuova, inaspettata forza le diede vigore. Doveva reagire, doveva combattere, per suo padre, per il suo regno. Passò in rassegna gli stanchi volti che la osservavano, in attesa di una risposta, di una speranza. Che cosa doveva dire? Andò alla disperata ricerca della parole giuste, e infine le trovò, in suo padre: “Mai arrendersi, mai piegarsi”.
«Miei lord» esordì «Quel mostro ha ucciso il vostro re, mio padre! Ma non sarà morto invano, noi manterremo la promessa, distruggeremo Aegon e i suoi alleati o moriremo nel tentativo!» declamò.
Ma invece delle grida di battaglia, degli inni alla gloria, al regno, al nome di re Argilac, ottenne solo un muto silenzio. Triste. Esausto. Pericoloso.
«Mia regina» disse finalmente qualcuno, lord Barros riconobbe a fatica, piegato e provato dalla battaglia «Noi non… Non abbiamo altra possibilità se non arrenderci, per salvare il poco che rimane» dichiarò, mentre mormorii di assenso percorrevano la sala.
“Codardo” pensò, lo sapeva anche suo padre; mai lord Barros si sarebbe permesso di contestarlo, ma adesso c’era solo lei, una regina, una donna.
«Mio padre ha sfidato Aegon! Lui non ci permetterà mai di arrenderci, raderà al suolo ogni cosa!» esclamò, ma la sua affermazione venne nuovamente accolta da un freddo e muto dissenso. Come potevano essere così ciechi?
«Beh, forse se gli portassimo un dono…» continuò lord Barros.
Dono? Quale dono potrebbe mai compiacere Aegon? E poi loro non avevano più nulla da offrire a parte… Argella non fece in tempo a realizzarlo che subito due uomini la affiancarono, immobilizzandola. Incuranti di chi lei fosse, o di chi fosse stata, le strapparono le vesti e i gioielli di dosso, trascinandola per i corridoi e giù per le scale. Argella provò a resistere, invocò aiuto, urlò minacce, ma ora lei non era più nessuno. “Gli uomini disperati sono pronti a tutto” le parole di suo padre le rimbombarono nella mente. Suo padre l’aveva abbandonata, non aveva rispettato la promessa, e ora lei era rimasta sola. Cercò il viso familiare di Allan, il calore del suo sguardo, ma quando riuscì a individuarlo trovò solo due occhi gelidi che la scavavano nel profondo, che indugiavano... Sulle forme dei suoi seni, esplorandola avidamente, ma non come Argella aveva sempre sognato, sperato; non come un uomo guarda una donna, ma come un animale desidera la preda. E Argella provò un terrore che non aveva mai conosciuto. Intanto qualcuno le aveva legato i polsi, mentre veniva sollevata di peso e portata giù, fuori dal castello, oltre i cortili, oltre la pesante grata di ferro, attraverso il campo di battaglia. E infine lo vide, il mostro che aveva ucciso suo padre. Era davanti al suo padiglione, un buio antro di stoffa nera e oro. Si era ripulito dal sangue e indossava un morbido farsetto e un’elegante mantello gli drappeggiava le spalle larghe. Aveva capelli nerissimi che si muovevano leggermente nella brezza marina, e Argella si ritrovò ad osservarlo con stupore infinito: non era affatto il barbaro che si era immaginata, irsuto e tozzo. No, lui era… Bellissimo. Gli occhi non erano iniettati di sangue, erano due zaffiri, guizzanti scintille azzurre come il cielo d’estate. E il viso, i lineamenti cesellati, così delicati. Anche lui la stava osservando con stupore, e Argella si chiese il perché, dimentica dell’aspetto che doveva avere, nuda, sconfitta, distrutta nel corpo e nell’anima. Il giovane le si avvicinò e rapidamente si sfilò il mantello, ponendoglielo sulle spalle. Quindi tagliò le corde che le legavano i polsi e l’aiutò a rialzarsi. Orys Baratheon aveva appena sciolto le sue catene, ma il suo sguardo, così perfetto, incantevole, ne aveva formate di nuove, invisibili e indissolubili.

Angolo Autrice

Buongiorno/sera a tutti! :)
Orbene dopo una lunga attesa, sono riuscita ad aggiornare almeno questa fanfic... Come avete visto, ho scelto di variare un po' con questo capitolo , presentandolo sotto una prospettiva molto diversa e certamente in un'ottica meno "ampia", e spero sinceramente che vi sia piaciuto, dal momento che questo personaggio è pressoché sconosciuto (anche se di ovvia e vitale importanza!)
E beh, niente, fatemi un po' sapere che cosa ne pensate, ve ne sarei immensamente grata :)



_Jo

  
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