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Autore: Skrakkio__BreathingFreedom    23/02/2009    0 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato usare il tag b, se non in casi particolari.
Rinoa81, assistente amministratrice.

Enjoy it.
Questa è la prima storia che scrivo dopo almeno due anni, però a detta di altri mi è venuta bene. I capitoli sono brevi, ma quando ne scriverò di più riorganizzerò tutta la fic in parti molto probabilmente. Non so ancora se sarà una storia molto importante per me, seppur contenendo parti fondamentali della mia vita e persona.
Presto aggiungerò alla fine dei capitoli le photo che nel mio immaginario rappresentano bene i personaggi. Spero che non vada nel dimenticatoio di questo sito, come con tante altre fic *LoL*.
Infine, ringrazio la Mistressa (per spiegazioni varie contattare XD) per betarmi la storia, e per compiacermi quando il suo indice di gradimento prende il posto di mille parole.
Ah, ringrazio anche me stessa, perchè solo dopo avere finito il primo capitolo mi sono resa conto quanto ne avevo bisogno.
Cerchiamo la perfezione che nella realtà non troviamo, e la ricreiamo nei personaggi. Ecco perchè ogni autore/autrice ama coloro che crea.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quinto sputo. Stand or Understand.

 

 

[ Danger Zone - Rainbow ]

 

Dopo quella lunga settimana passata senza né sentirci, né vederci, arrivò il sabato.

Il sabato eravamo soliti unirci ad alcuni vecchi ubriaconi che organizzavano piccoli tornei di biliardo dove vincevamo spesso. Da un lato perché sapevamo che per giocare ci voleva un minimo di lucidità, che noi fortunatamente mantenevamo fino alle dieci di sera circa, dall’altro perché eravamo più giovani, quindi eravamo più flessibili per potere imbucare le palline. A fine serata guadagnavamo qualche soldo messo a montepremi, inutile dire che ci guardavano tutti con alquanto disprezzo e, ovviamente, gelosia.

Quel sabato arrivai in ritardo rispetto ai soliti orari, alle 6 del pomeriggio feci il mio silenzioso ingresso dalla porticina del locale, sperando che nessuno mi notasse, in particolare che non mi notasse Seymour. Io stesso avevo una specie di risentimento per quello che avevo fatto, avevo pensato molto a quel giorno. Proprio quando entrai lui era lì, più avanti, con lo sguardo fisso sulla porta, e poi su di me. Io distolsi subito il mio, non volevo vedere cosa ci fosse nei suoi occhi, non volevo vederlo arrabbiato con me. Appena entrai mi prese e mi portò fuori, nel retro del locale, trascinandomi per il chiodo. Poi mi abbracciò. Mi abbracciò forse per un minuto, o per un’ora. Io nascosi la faccia nella sua larga spalla, con la testa un po’ obliqua per via della cresta.

 

 - Non ti preoccupare  – mi disse –  non importa.

 

Io non dissi nulla. Lo tenni stretto a me. Poi rientrammo nel locale, distanti l’uno dall’altro, e procedemmo verso gli altri due che ci aspettavano. In realtà loro non sapevano nulla del nostro semi-litigio, ogni volta che volevano andare a prendere una birra tutti insieme Seymour li aveva declinati con la scusa del lavoro. Io sapevo che non era vero. Fare pace con lui mi fece stare molto meglio, ma purtroppo non potevo cambiare idea, non ero completamente in animo di portarlo a Never Rainbow, che era sempre stato il posto dove potevo fingere che esistessi soltanto io.

Passammo tutto il resto della serata al torneo, ma verso mezzanotte eravamo proprio andati, non completamente ubriachi, ma sicuramente non in condizioni di guidare per casa. Zio Johnny aveva aggiunto in una stanzina buia accanto al locale un letto matrimoniale, dove eravamo soliti stenderci, e spesso addormentarci, finché non fossimo stati svegliati il giorno dopo da un malditesta atroce. Quindi, una volta finito e vinto il fatidico torneo andammo lì a rifugiarci. Non era esattamente silenzioso, ma sicuramente c’era più pace, e varie tentazioni di vecchi liquori, rum, whisky e alcolici del peggior tipo, che ovviamente erano per noi assolutamente vietati, nel caso non li avessimo pagati. Quello stanzino era un po’ come il nostro rifugio, lì era dove potevamo riparare le nostre menti dalla sciatteria e dalle malvagità del mondo, prima tracannando birra, poi stretti l’uno all’altro in quella stanzina buia, distesi in quel letto sporco, con i nostri deliri da ubriachi e le nostre anime in pena. Non mi sono mai piaciuti i posti affollati e rumorosi, quel posto era come l’apoteosi di ogni mio disperato tentativo di fuga dalla realtà. Ero con i miei migliori amici. Ero con Seymour. Ed ogni volta non ricordavo completamente nulla di quello che succedeva in quelle nottate. Non ricordava nulla nessuno, e questo mi faceva sentire un po’ “protetto” da questa ignoranza generale, nel caso avessi compiuto azioni da non ricordare.

 

 - Lloyd leva quel cazzo di culo da lì!

 - Puttana che vuoi da me?

 - Voglio che levi quella merda di culo stracolmo di merda dalle mie gambe! Merda stracolma di merda… Secondo voi    esiste?

 - Benny non sparare puttanate, cazzo, tappati la fogna e non rompere le palle.

 - Zitti frocetti state lì a sbaciucchiarvi e non rompete i coglioni a me, dico quello che cazzo voglio, io!

 - Frocetto ci sarà tuo padre, e anche tu… Ah, sento che sto per vomitare…

 - Vomitati nelle mutande, se lo fai su di me giuro che ti faccio diventare di un altro colore!

 

Insomma, i nostri discorsi da ubriachi, per quel che ricordo, erano un ammasso di insulti e stronzate varie, senza alcuna logica. Visto che alla fine, dopo poco, eravamo tutti esausti e ci addormentavamo profondamente. L’indomani di quella notte restammo al bar fino alle 3 del pomeriggio, poi fuggimmo tutti a casa, o almeno io, per fare una doccia e prendere qualche pillola per il mal di testa post-sbornia.

  
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