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Autore: slanif    04/11/2015    1 recensioni
Fame.
Fame.
Fame.
Fame.
Fame.
Aveva fame.
Non riusciva a pensare ad altro.
Era un pensiero fisso, così incessante e profondo che gli corrodeva l’anima e gli annodava lo stomaco. La gola sembrava riarsa e le sue pupille si dilatavano a dismisura, desiderose di cogliere il più piccolo movimento in quella nebulosa notte londinese.
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Seven Drabble In A Box'
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Questa fan fiction fa parte della raccolta “Seven Drabble In A Box”, creato dagli account live_journal it100 e piscinadiprompt.
Il Prompt equivalente alla fan fiction è il n° 12: “Scrivere una drabble da 333 parole esatte, originale, in cui il protagonista è un vampiro e in cui si cita la parola "sangue" una e una sola volta.”.
 
 
 
 

*

 
 
 
 

Nebulosa Notte
di slanif

 
 
 
 
Fame.
Fame.
Fame.
Fame.
Fame.
Aveva fame.
Non riusciva a pensare ad altro.
Era un pensiero fisso, così incessante e profondo che gli corrodeva l’anima e gli annodava lo stomaco. La gola sembrava riarsa e le sue pupille si dilatavano a dismisura, desiderose di cogliere il più piccolo movimento in quella nebulosa notte londinese.
C’era nebbia bassa, che galleggiava ad appena un metro da terra, e l’unica cosa che riusciva a distinguere erano le gambe degli uomini e le svolazzanti gonne delle donne.
Le donne sarebbe state preda facile, ma non giravano mai da sole e lui si sentiva troppo debole per affrontarne due in un colpo solo.
Erano troppi giorni che non mangiava.
Perciò, anche se sentiva i morsi della fame farsi sempre più forti e impellenti, decise di valutare bene di chi cibarsi, perché non poteva sprecare nessuna occasione.
Quindi scartò le coppie e gli uomini il cui passo – unica cosa che vedeva, come detto – era troppo spedito, denotando una fisicità giovane e aitante. Scartò anche le prostitute, perché spesso il loro sangue era amaro; perché malate. Con lo stesso criterio scartò anche i senza tetto.
Anche se aveva fame, una fame tremenda, non voleva accontentarsi. Voleva un cibo prelibato, squisito, succulento, così come gli umani sceglievano un ristorante di alta classe. Non voleva accontentarsi del cibo da bettola. Voleva quello che mangiavano in una grande villa sul limitare di St. James Park.
E l’occasione si presentò quando si inoltrò nel parco. Lì la nebbia era più fitta, perché c’erano molti stagni e acquitrini, e la nebbia, anche se più bassa, gli permise comunque di vedere un ragazzo disteso su una delle panchine di legno che dormiva.
Avanzò lentamente mentre si leccava le labbra, e quando gli fu di fronte, silenzioso come solo un vampiro sapeva essere, scostò lentamente il collo del mantello dalla giugulare e lì vi affondò i denti.
E mangiò, mangiò, mangiò, mangiò.
E finalmente la fame scomparve e rimase solo un corpo morto e il sangue colato.
 
 
 
 

FINE

   
 
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