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Autore: piccolo_uragano_    05/11/2015    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Martha scese di corsa dalla moto, riuscendo solo a pensare che l’ultima volta che aveva viaggiato di notte con Sirius su due ruote era stata quella tremenda notte di Halloween. Il numero quattro di Privet Drive non era cambiato di una virgola rispetto a tre anni prima. Era tipico dei babbani essere grandi, grandissimi fan della staticità. Ed era tipico di Petunia Evans evitare ogni genere di cambiamento come se fosse la peste. Lei era una donna calma, rancorosa e mentalmente chiusa.
Martha, mentre bussava alla porta, era tutt’altro che calma.
“Petunia?” domandò, bussando per la seconda volta.
La porta si aprì di pochissimo, mostrando l’espressione corrugata di Petunia Evans. “Che vuoi?” domandò alla strega.
“Vorrei sapere se mio figlio Robert è qui.” Rispose.
“Non so nemmeno che faccia abbia, tuo figlio.”
“Beh, è alto, con i capelli neri spettinati, gli occhi grigi … e dovrebbe essere con due ragazzi con i capelli rossi, e una ragazza bassa con i capelli …” Oh, maledetta Ninfadora ed i suoi capelli! “… colorati, capelli colorati, ecco.”
“No!” replicò l’ultima degli Evans. “Perché dovrebbero venire qui?”
“Per Harry, no?” rispose Sirius, dietro sua moglie.
“Harry se n’è andato qualche ora fa.”
“Come se n’è andato?”
Petunia si guardò di nuovo attorno con aria preoccupata. “Petunia Evans, li ammazzo tutti i tuoi vicini guardoni se non mi dici cosa è successo a mio figlio.” Minacciò lei.
Petunia sembrò davvero credere che Martha potesse fare del male a qualcuno, perché senza battere ciglio spalancò la porta e fece segno ai due di entrare.
Quando i due si furono stanziati nel piccolo ingresso, prima delle scale, la donna li osservò con aria perplessa. “Ha fatto una delle vostre stregonerie, e poi se n’è andato.”
“Che ha fatto?” domandò Sirius, alzando leggermente la voce.
Petunia gli fece segno di stare in silenzio. Si sedette e iniziò a raccontare. “Mia cognata ha passato qui qualche giorno, e stasera stava parlando con me della … magrezza di Harry, iniziando a dire che era per colpa dei suoi genitori che è così magro e … brutto, e … i bottoni della camicia hanno iniziato a saltare via, e lei si è … gonfiata, come un palloncino! Infatti, come un palloncino si è staccata dalla sedia e ha iniziato a … fluttuare … ed è uscita fluttuando dalla finestra … Allora lui ha preso le sue cose dal sottoscala, e quando Vernon stava andando a strigliarlo per le feste lui ha detto che se ne andava, perché ne aveva abbastanza … è uscito, e non l’ho più visto. E non ho visto tuo figlio o i suoi amici, ho visto solo un uomo che ha bussato, mi ha detto di essere del vostro Ministero … ha detto che hanno recuperato Marge e che le hanno cancellato la memoria …” alzò lo sguardo verso Martha. “Secondo te ... è una di quelle cose che faceva anche Lily? Con … con i fiori … è la stessa cosa?”
Martha, per la prima volta, fu quasi intenerita da quella Petunia così vulnerabile. “Certo.” la rassicurò. “Si chiama magia involontaria, ed è comune, sotto i quindici anni. Con il tempo e lo studio, i giovani maghi imparano a controllarsi.”
La donna sembrò riprendersi e decidere di continuare a fare la dura. “Non ho idea di dove sia, ma ad ogni modo, sono passati otto giorni. Credi che bastino? O lo riporterai qui?”
Martha scosse la testa. “No, Petunia, se lo trovo, gli faccio passare un brutto quarto d’ora e poi lo prendo a calci fino a camera sua. Lui e Robert.”  Si girò verso Sirius.
“Ha preso tutto?” domandò lui.
Petunia annuì.
“Okay, grazie. Arrivederci, Petunia.” Rispose Martha, con aria cupa. Uscì dalla casa, e Petunia chiuse la porta senza dire una parola, mentre i coniugi Black si avvicinavano silenziosamente alla moto.
“Adesso, dove andiamo?” domandò Martha.
“Tre Manici di Scopa? Paiolo Magico? La nostra vecchia casa? Casa Weasley?”

Ai Tre Manici di Scopa, nessuno aveva notizie di Robert dall’ultima gita della scuola a Hogsmeade. Il Paiolo Magico traboccava di gente, ma nessuno dei due vi trovò né Robert, né Harry, e nemmeno i gemelli o Tonks. Le vie di Hogsmeade, che avevano visto crescere quelli che ora erano due genitori spaventati, erano piene di persone che li guardavano come se fossero pazzi.
Martha era furiosa: Robert sapeva benissimo che dovevano rimanere nascosti, Harry in modo particolare. Invece avevano preso la macchina e ora erano chissà dove. Lo aveva creduto maturo e responsabile, ma a quel pensiero vide chiaramente James scuotere la testa. D’altra parte, era nato con i Malandrini, era il figlio di Sirius, figlioccio di James e Remus non aveva potuto fare molto, aiutando Martha a crescerlo: era come se la sua mente fosse stata da sempre reimpostata per essere l’erede di suo padre.
“Martha, sorellina cara.” Disse una voce fredda alle sue spalle, mentre controllavano la vetrina di Zonko.
Martha si voltò di scatto e Sirius strinse la mano attorno alla bacchetta.  “White.” Lo Appellò Martha. “Hai visto i miei figli?”
“Non li conosco.” Replicò lui.
“Hai visto un ragazzino con gli occhiali e una cicatrice accanto ad un ragazzo alto con i capelli neri?”
Aaron scosse la testa. “Negativo, Auror Redfort.” Poi spostò il suo sguardo saccente su Sirius. “Immagino che tu sia Sirius Black.”
“Immagino che tu sia Aaron White.” Replicò Padfoot. “Perdonaci, ma questo non è esattamente il momento più adatto.” Detto questo, prese per mano Martha e la condusse verso il pub di Madama Rosmerta, perché, appena usciti da esso, vi erano cinque ragazzi facilmente riconoscibili.
“Buonasera.” Disse Sirius, avvicinandosi.
Trovò reazioni diverse: Tonks rimase congelata dal tono arrabbiato che suo cugino aveva usato, Fred e George non credevano che Sirius potesse arrabbiarsi, e Robert fece un passo indietro, mentre Harry abbassò la testa.
“Si può sapere che cosa vi dice la testa?” domandò Martha. Poi fece un cenno a Tonks. “Porta i gemelli a casa Weasley, Ninfadora.”
“Non-“ provò a dire lei, ma il tono di Martha si fece più duro e deluso.
“Non obbiettare. Credevo fossi più matura.” Dora fece per allontanarsi, ma Martha la richiamò di nuovo. “Ninfadora, le chiavi della mia macchina.”
La giovano strega, senza voltarsi, gliele lanciò. Detto questo, fece segno ai gemelli di afferrarle il braccio e scomparvero.
Quindi, Martha posò lo sguardo furioso sui due ragazzi dai capelli neri che aveva davanti. “Esigo delle spiegazioni.”
“Mi dispiace.” Disse Harry. “Ma ho combinato un disastro, e …”
“Sappiamo cosa è successo con zia Marge, Harry.” Lo rassicurò Sirius. “Petunia ci ha detto tutto.”
“Siete stata da zia Petunia?” domandò il più piccolo, con aria spaventata.
Martha annuì. “Vorremmo sapere cosa è successo dopo.”
“Beh … uscito di casa ho fatto mezzo isolato, poi … mi sono fermato e ho scritto un veloce biglietto a Robert … poco, pochissimo tempo dopo lui mi ha risposto chiedendomi dove fossi, dicendo che avrebbe preso la tua macchina e mi avrebbe raggiunto subito.”
“Quando ho ricevuto il suo secondo biglietto non ci ho visto più. Era in mezzo al nulla ed era quasi il tramonto, allora io, Dora, Fred e George abbiamo Appellato le chiavi della macchina e siamo usciti dalla finestra.  Non sapevo che tu fossi tornata, e non volevo spaventare Kayla o papà.”
“Sono arrivati con la tua macchina, sono atterrati e mi hanno caricato in auto, e poi siamo venuti qui a bere qualcosa. Tonks ha detto che ormai il danno era fatto, tanto valeva respirare un po’ di aria fresca.”
Martha incrociò le braccia sul petto. “Perché non hai chiamato noi?”
“Perché non volevo deludervi. Voi … voi fate tanto per me e io … ho gonfiato mia zia …”
“Zia Marge sta bene.” Lo rassicurò di nuovo Sirius. “L’hanno trovata, sgonfiata e Confusa. Non ricorderà nulla.”
Sirius era stato sgridato talmente tante volte, che ora si sentiva in colpa per dover strigliare i ragazzi. Capiva che fosse giusto, e quella sera per la prima volta capì cosa provasse Dorea quando l’avvertivano che lui e James l’avevano fatta grossa, di nuovo.
“E … mi espelleranno?”
“No, no: non esistono punizioni per la magia involontaria.” Rispose Martha. “Ma ne esistono se in una situazione come questa due ragazzi se ne vanno in giro per Hogsmeade all’insaputa dei loro genitori.”
“Siete anche stati poco furbi, devo dire.”
“SIRIUS!” strillò Martha. “No, no! Fai la persona seria!”  Lui la guardò scettico.  “Oh, fai finta, almeno!”
“Sono ragazzi! E hanno …”
“Corso un pericolo enorme.”
“No, loro hanno solo …”
“Mentito ai loro genitori!”
“Tecnicamente non ho mentito.” Precisò Robert. “Prima di scappare ho avvertito Kayla che sarei andato a prendere Harry, ma di non allarmarti, mamma: non ti ho mentito.”
Martha spalancò la bocca. “Dannazione, Robert, hai … avete corso un pericolo enorme!”
“Perché?” domandò Harry. “Per via di quel Peter Minus di cui parlano tutti?”
Martha si irrigidì al suono del suo nome. “Ecco, esatto! È un … pazzo assassino in circolazione!”
“Martha, ma me lo hai detto tu che di brutte persone è pieno il mondo, e bisogna solo imparare a guardarsi le spalle.”
“Questo è diverso, Harry.” Cercò di tagliare corto Martha.
“Perché? Perché Peter Minus era un seguace di Voldemort? È per quello che stiamo nascosti in casa?”
Martha rimase di sasso. Harry era arrivato alla conclusione più velocemente di quanto non si aspettasse.
“Sta cercando noi, Harry: Minus è l’uomo che mi ha mandato in carcere, e ora pensiamo che ci stia cercando. E siamo chiusi in casa perché vorremmo che voi foste protetti da tutto questo.” Sirius, come sempre, era dotato di sangue freddo e sguardo fermo.
Robert annuì, lentamente, scambiandosi uno sguardo con suo padre. Dunque, si disse, sarebbe stata questa la versione dei fatti.

“Harry non ha tutti i torti, Martha.” Sirius fumava un sigaro, mentre guardava fuori dalla finestra. “Questa è la stessa casa da cui sono scappato io, e ora mi ci ritrovo intrappolato di nuovo. Se tu sapessi … quanta voglia avrei di uscire e prendere Peter a calci in culo …”
Martha stava seduta sul divano a guardare il camino spento. “Credi che io non sia assetata di vendetta?”
“Credo che tu non capisca appieno la mia ira, Redfort: altrimenti, mi avresti lasciato dire a Harry la verità.”
“Gli basterà sapere che Peter cerca noi.” Tagliò corto lei. “Se sapesse ciò che ha fatto, no si controllerebbe.”
“Guarda Robert, invece: lo sa, eppure non prende a calci il muro, ma lascia che tu ricopra i suoi fratelli di bugie.”
“Robert è dotato di un autocontrollo che né io né te potremo mai vantare. Senza contare che ama Kayla e Harry come solo un fratello maggiore fa.”
Sirius fissò il fumo uscire dal sigaro. “Vorrei poter dire tutta la verità. Tutta, come l’abbiamo detta a Robert l’estate scorsa. È stato doloroso, si, ma liberatorio.”
“A poco a poco. Credi che loro non sospettino già qualcosa?” si alzò e si avvicinò a suo marito. “Credi che non abbiano capito che siamo preoccupati?”
“Credo davvero che stiano crescendo troppo in fretta, piccola Redfort.”
Martha posò un braccio sulla spalla di Sirius e sospirò, mentre guardando giugno giungere al termine tra le strade di Londra.

Remus se ne stava seduto al tavolo della cucina con aria pensierosa, mentre Robert lo informava sull’ultima partita dei Chudley Cannons e Sirius li osservava ridendo.
“Moony, va tutto bene?” domandò il ragazzo. Ogni tanto, si permetteva di chiamarlo con il nome da Malandrino, e nessuno lo aveva mai rimproverato.
“Diciamo che potresti trovarti costretto a chiamarmi professor Lupin, per un po’.”
Martha, che stava preparando la cena alla babbana, guardò il suo amico con un sorriso che non sfoggiava da tempo. “Che cosa hai detto?”
Remus accennò un sorriso imbarazzato. “Silente mi ha offerto la cattedra di Allock.”
“Oh, è fantastico!” esclamò Sirius. “Non avrei mai pensato che uno di noi sarebbe diventato professore!” era, senza dubbio, il suo modo di dire a Remus che era felice per lui.
“Sono contenta che tu abbia un incarico così importante, Moony.” Disse Martha, sedendosi accanto a lui. “Finalmente potrai dimostrare quanto vali.”
“Tecnicamente l’incarico non è ancora mio.” Guardò la sua amica come se si volesse scusare. “Non ho ancora accettato.”
“Oh, e perché mai?” domandò Sirius, aprendo le mani e corrugando la fronte. “Saresti fantastico! E Padfoot ti terrà compagnia ogni notte di luna piena, come ai vecchi tempi!”
“Il mio piccolo problema peloso non deve tornare tra le mura di quel castello.” Replicò Remus. “Ad ogni modo, da quando Rose ha inventato quella pozione, la mia vita è leggermente migliorata.”
“Te la potrei preparare ogni mese lo stesso, sai? Ci incontriamo da Rosmerta ogni primo del mese e ti consegno il calice pieno.”
“Grazie, ma ci penserebbe Piton a preparare la pozione, se accettassi.”
“Piton?!” domandò Robert. “Ti fidi di Piton? Davvero, Remus?”
“Ehi, pulce.” Lo richiamò Martha. “Rispetto.”
“Io non mi fiderei.” Aggiunse Sirius con faccia schifata. “Meglio che te la faccia Martha, la pozione.”
“Non è la pozione, è che qualcuno potrebbe accorgersene. E Piton potrebbe dare loro una mano.”
“Oh, smettila! I Corvonero non sono così impiccioni e Silente farà giurare a Piton di tenere la bocca chiusa.” Rispose Robert, poi si chinò leggermente per guardare l’uomo negli occhi. “Ascoltami, Remus, sono anni che Difesa non ha un insegnante competente, e si da il caso che io dovrò avere delle competenze, prima o poi.”
Remus si lasciò andare sullo schienale della sedia, scosso da quella realtà.
“Oh, andiamo! È un’occasione da non perdere, Remus!” aggiunse Padfoot.
“Senza contare che potresti tenere d’occhio Harry e Kayla e scrivermi se …”
“Non dirlo, Redfort!” cercò di bloccarla Sirius.
“… Se noti qualcosa che non va. Sarei più tranquilla se tu potessi …”
“Stai esagerando!” la bloccò di nuovo Padfoot.
“Aggiornarmi su quello che succede.”
“Okay, Remus, dopo questa se non accetterai avrai tutta la mia comprensione.”
Remus sorrise e un po’ per ripicca, un po’ per nostalgia dell’unico posto che avesse mai chiamato casa, disse “Allora accetterò.”

Hermione Granger se ne stava appollaiata ai piedi del letto del suo migliore amico, a parlare con Kayla, mentre Harry leggeva il Manuale di Manutenzione per Manici di Scopa, annoiato dalle classiche chiacchiere femminili che sembravano interessare tanto le sue amiche. I Weasley erano in Egitto, e sarebbero rimasti lì per più di sei settimane, Robert era di sotto con Tonks e lui stava per impazzire, perché un altro solo commento sul babbano della pubblicità dello shampoo e non avrebbe risposto di sé.
Di punto in bianco, Robert irruppe nella stanza del fratello con addosso una t-shirt bianca e dei boxer rossi, che mettevano in risalto i muscoli delle gambe e la sua altezza.  Lunghi boccoli neri erano ancora umidi dalla doccia, e ricadevano sulle spalle con eleganza. “Ehi, fratello, hai …” poi notò la piccola Grifondoro dai capelli castani. “Hermione!” esclamò. “Qual buon vento!”
Hermione, dal canto suo, sembrò dapprima imbarazzata per la tenuta di Robert, ma poi immensamente felice di vederlo. “Sono passata a trovare Harry e Kayla.” disse lei, sorridendo.
“Oh, e il buon Robert no? Grazie tante!” Si mise le mani sui fianchi e poi domandò a Harry e Kayla se avessero visto i suoi pantaloni.
“Perché non cerchi nella tua stanza, Robbie?” domandò la Serpeverde, come se fosse ovvio.
“Perché è piena di roba.”
“Forse è ora di riordinarla.” Rispose di nuovo la più piccola.
“Conosco una via più breve.”  Si mise a fissare il pavimento. “Kreacher!” urlò.
L’elfo apparve accanto a lui. “Ha chiamato Kreacher, padron Robert?”
“Kreacher amico mio, potresti per favore, dirmi se hai trovato in camera mia i miei pantaloni della tuta?”
“Kreacher cerca, signore!” esclamò, poi iniziò a borbottare. “Feccia … rinnegati … intrusi … oh, se padron Regulus sapesse …”
“Era difficile salire le scale, Robert?” domandò Hermione, irritata. “Perché devi sfruttare quel povero elfo?”
“Mi è simpatico, quell’elfo!” si difese il più grande dei tre fratelli. “Non ha paura di dire ciò che pensa, anche se lo borbotta, ma rimane fedele.”
“Papà dice che è impazzito.” Si intromise Kayla. “E che è per questo che parla da solo.”
“Ha detto anche che sarebbe meglio evitare di parlarci.” Aggiunse Harry.
“In più, gli elfi sono sfruttati!” esclamò Hermione.
“Ma lui non è sfruttato, anzi! Mia madre non gli permette di fargli fare i lavori di casa, quindi lui se ne sta nella sua tana tutto il giorno!”
“Allora perché non lo liberate?”
“Papà dice che sa troppe cose dei vecchi Black.” Le rispose Kayla. “Non sarebbe carino se andasse in giro a dirle.”
“Ma che importa? I Black sono morti!”
“Ci sono dei parenti.” La difese Robert. “Tipo i Malfoy, i Greengrass, o altri. Non sarebbe piacevole che l’elfo andasse in giro a parlare male di loro.”
Hermione annuì, pensierosa, e l’elfo ricomparve, con stretti nelle mani i pantaloni della tuta di Robert.
“Ti ringrazio, Kreacher.” Disse il Grifondoro con tono gentile.
“Kreacher vive per servire la nobile casata dei Black!”rispose l’elfo.
“Lo vedi? Non sa quello che dice!”

Tonks bussò alla porta di casa Black due settimane dopo il ritorno di Harry. I suoi capelli erano neri e teneva la testa bassa.
Quando Martha aprì la porta, la ragazza le fece quasi tenerezza. “Mi dispiace.” Disse, tenendo i denti serrati. “Ma Harry era lì, solo, in mezzo alla strada, e Robert non sapeva come fare e io non so consolare la gente, quindi la sola cosa che mi sia venuta in mente è stata … portarli a bere qualcosa! So che ti saresti aspettata da me un comportamento più responsabile e più maturo, perché mi avevi affidato Robert e perché sono la più grande, ma …”
Martha le fece segno di entrare. “La cena è pronta.” Il suo sorriso parlava chiaro: anche solo il fatto che Tonks avesse chiesto scusa, la commosse e la rese fiera.
“C’è anche Remus?” domandò lei., titubante.
“No.” rispose Martha, indicando la luna piena alle spalle della ragazza. Si guardò attorno, assicurandosi che nessuno dei ragazzi potesse sentire, e poi disse “Sono andati alla nostra vecchia casa. Tornano domani mattina.”
“I ragazzi cosa sanno?” sussurrò entrando.
“Che lavorano.” Rispose Martha, facendole segno di seguirla in cucina. “Siamo io, Rose, Robert, Kayla, Harry e Hermione.” Entrando in cucina, il gruppetto appena annunciato salutò la Tassorosso con calore. Lei si sentì a casa.
“Perché sei qui quando Remus lavora?” scherzò Rose. “Non vi siete ancora messi a pomiciare come ventenni?”
“Ehi, io sono una ventenne!” Si difese Tonks, prendendo posto tra lei e Robert.
“Oh, infatti: è lui che ha la mentalità di un principe medioevale!”
Tonks alzò gli occhi al cielo. “Perché parliamo di Remus?” chiese, fingendosi confusa.
“Perché Remus ti piace.” Rispose Robert, mettendole nel piatto un po’ di pasta.
“Perché continui a sostenere questa cosa?!” Tonks si mise in ginocchio sulla sedia, come una bambina poco educata.
“Perché è vero!” esclamarono all’unisono Rose, Robert e Martha, mentre i tre più piccoli si guardavano divertiti.
“Non c’è niente di male, Tonks.” Si unì Harry, divertito.
“Già, Remus è un brav’uomo.” Aggiunse Hermione.
“Ehi, no, no: fermatevi. Io esco con una persona.” Si difese Ninfadora.
Cosa?” strillò Martha. “E perché mai?”
“Perché questo ragazzo mi piace, e …”
“A te piace Remus!” la corresse Rose.
Tu non dovresti dire questa cosa, Rosalie!”
Ma il tentativo di Tonks fu vano. Rose si limitò a sorridere e scuotere la testa.
“No, no è proprio perché siamo stati insieme che voglio aiutarvi!” replicò la più vecchia. “Insomma, Tonks, ma non ti accorgi quanto sorridi quando c’è lui?”
“E questo cosa c’entra?”
“Non vuoi essere felice?”
Martha sorrise tra sé e sé: le scuse a favore di Tonks erano crollate. Alzò il bicchiere verso sua sorella e questa le strizzò l’occhio, segno di un’intesa complice che solo due sorelle hanno.

Sirius irruppe nel piccolo salotto – quello ufficiale,  con il grande arazzo del Black, non era ancora stato sistemato – poco dopo l’alba, e trovò Martha seduta su una poltrona verde con un libro in mano. Sirius ricordava bene quella poltrona: da bambino vi ci sedeva sempre, mentre Regulus amava occupare il divano accanto, stendendosi con le mani dietro la testa. “Dì un po’, Redfort” disse “Perché il tuo sedere giovane e bello si è seduto su quella poltrona rovinata?”
“Perché al mio sedere giovane e bello piacciono le poltrone abituate al sedere invitante di mio marito.” Rispose lei, senza alzare gli occhi dal libro.
Intanto, Sirius stava controllando il calendario babbano appeso dietro una libreria. I giorni del ciclo mestruale di Martha erano segnati in rosso, ed era, anche all’inizio di luglio, puntuale come un orologio.  Non diede segni di essere deluso, ne di aspettarsi qualcosa: semplicemente, si girò a guardare Martha scoprendo che lui già lo stava guardando.
“Mi dispiace.” Disse lei, con aria colpevole. “Davvero.”
“Non è colpa tua.” Le disse lui, posandosi le mani sui fianchi. Era stanco, perché lui e Remus non avevano più vent’anni, non erano più in quattro e passare la notte a correre con un Lupo Mannaro non era più semplice come lo era stato un tempo. Grazie al cielo, la pozione inventata da Rose diminuiva notevolmente gli effetti sgradevoli: Moony ora era assolutamente innocuo, non bramava la carne di nessuno, anzi, sembrava quasi essere svogliato.
Nonostante Sirius fosse esausto, guardare Martha lo aiutò notevolmente: lei era, da sempre, la migliore delle medicine. Se ne stava lì, seduta sulla poltrona con quegli occhiali che usava ‘solo per leggere’. Non era quel genere di trentenne che sarebbe stata definita ‘bella’, ma, piuttosto, ‘luminosa’. Martha era luminosa, con il viso leggermente allungato e quei grandi occhi verdi in cui lui vedeva il mondo. I capelli con gli anni si erano scuriti, e ora erano di un tranquillissimo castano leggermente più chiaro del normale, con dei delicati riflessi biondi. Era luminosa, era affascinante, era fondamentale: era la sua Martha.
Sirius sorrise e si chinò su di lei, per baciarla con delicatezza. “Ti amerei anche se ci fermassimo a tre.”
“E io ti amerei anche se io fossi una bolla di sapone e tu un porcospino, ma questo non c’entra.”

Il mio computer fa il simpatico e non mi fa accedere ad internet. Ero sicura di avere pubblicato mezz'ora fa!
Comunque sia, oggi purtroppo non ho tempo. 
Vi lascio ancora il link della pagina di faccialibro https://www.facebook.com/PSil-gufo-morde-%CF%9F-127745170733062/
E vi mando un grosso bacio.

 
   
 
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