Casa
dolce casa! Qui si che mi sento la Queen….
Ah
giusto, vi devo informare sulle notizie
dell’ultima ora: Wendy si è completamente
ristabilita, la Mozzarella continua a
essere lo schiavo di casa, e non ha ancora abbandonato il tentativo di
renderci
signorine più a modo, e Ciel è sempre incazzato
con il mondo. Ma la vera
notizia bomba è un’altra: siamo tornati nella
cara, super, mega, extra favolosa,
urca wow wow villa in Culandia, dicendo definitivamente ciao ciao a
Londra city!
Finalmente, ne avevamo passate di ogni durante la nostra permanenza in
città, e
un po’ di relax nella natura incontaminata non ci avrebbe
fatto di certo male!
Ormai
eravamo a Dicembre inoltrato, fuori faceva un
freddo cane, quindi ce ne stavamo ormai tutto il giorno in salotto, al
calduccio davanti al camino; inoltre,Wendy girava già per
casa srotolando la
sua lunga lista dei doni da spedire per posta celere a Babbo Natale,
anche se
mancava un bel po’ di tempo al venticinque: a sua difesa,
sosteneva che in
questo modo <
Mi porto avanti, se
vecchio com’è non arriva al giorno di Natale io
che faccio? > e con questa
frase rispondeva sempre quando qualcuno le faceva notare di essere in
leggero
anticipo rispetto al normale.
Ma
intanto il vecchio non sarebbe arrivato nemmeno
al quindici di questo mese, e vi dico subito perché:
l’anno scorso avevo
chiesto una nuova mazza chiodata in legno pregiatissimo, con cui avrei
stabilito la mia supremazia totale sulla zona sud
dell’orfanotrofio. Ho
aspettato pazientemente il giorno di Natale agognando
l’adorato oggetto, e
sognando ogni notte il momento in cui l’avrei preso in mano e
fracassato in
testa a chi mi avrebbe rotto le ballotas.
La mattina
del fatidico venticinque dicembre, scesi in fretta e furia a prendere
il mio
pacco, lo aprii, e al suo interno trovai… una bambola di
pezza; ma mi pigliate
per il culo?!? Vi giuro che da quel giorno, se becco
in giro quell’essere affetto da obesità
gli strappo i peli della barba uno a uno! Avevo pure preparato la
valigia per
partire alla volta della Finlandia con l’obbiettivo di
bruciargli la casa, ma
Wendy e Margaret mi fermarono incatenandomi al letto, e quindi il
vecchio
rimbambito si è salvato. Sculato.
Appoggiai
la mia tazza del tè sul tavolino, mentre
osservai la mia amica intenta a riscrivere per la centesima volta il
lungo
papiro da spedire nella taiga finlandese, mentre si contorceva sul
divano dalla
concentrazione, mordicchiandosi il labbro in modo ossessivo:
<
Wendy puoi sederti come una persona civile? Mi
stai dando sui nervi > esclamò Ciel al limite
dell’esasperazione,
appoggiando bruscamente la sua tazzina e provocando un rumore
fastidiosissimo
che riecheggiò in tutta la stanza; da quando eravamo tornati
da Londra avevamo
preso l’abitudine di sederci alla sera tutti e tre davanti al
camino in
salotto, mentre la Mozzarella ci serviva il tè, o del latte
per Wendy, per poi
andare a nanna alle dieci in punto, ordine tassativo di Sebastian.
<
Tu non scrivi la lettera a Babbo? > gli
chiese la mia amica rimettendosi in una posa decente; seee, con la
voglia di
vivere che si ritrovava era già tanto se faceva
l’albero di natale in salotto:
cioè, ci vuole una bella immaginazione per ricreare nella
propria mente
l’immagine dell’apatico intento a scrivere la
letterina a Babbo Natale e ad
aspettarlo magari tutta notte sveglio, mentre salta sul letto della
Mozzarella
gridando se era ora di aprire i regali; ok magari ho un po’
esagerato, ma la
mia esperienza di notte prima del natale l’ho sempre vissuta
dividendo la
camera con Wendy, per cui potete immaginare che serate ho passato..
<
Stupida, Babbo Natale non...! >
Senza
aspettare un secondo di più lanciai il coltellino
del burro contro il ragazzo; la posata sfiorò di un
millimetro la guancia di
Ciel, per poi conficcarsi nello schienale della sua poltrona; il Conte
assunse
prima un’espressione sorpresa, poi leggermente terrorizzata,
ed infine
incazzata al massimo.
<
Ops, mi è scappato! > dissi sghignazzando.
Adesso mi appende per un piede al balcone, me lo sento. Ma provate a
pensare il
macello che sarebbe successo se Wendy avesse captato il senso della
frase
appena pronunciata dal tappo: come minimo sarebbe esplosa la casa per
le troppe
lacrime, e io non volevo passare l’intero inverno al freddo e
al gelo accampata
in giardino come una terremotata.
<
Ma sei impazzita?!? Ti rendi conto di cosa
sarebbe potuto succedere se mi avessi preso in pieno? > mi
gridò contro il
ragazzo rosso in viso, alzandosi dalla poltrona con un movimento brusco
e
facendo trasalire dallo spavento la mia amica, che ci fissava in
silenzio.
<
O insomma quante storie: mal che vada morivi! E
poi c’era un tizio che ha fatto una fortuna pazzesca
lanciando frecce alle mele
sulla testa delle persone! > risposi incrociando le braccia al
petto e
assumendo un’espressione il più possibile offesa.
<
Quello era Guglielmo Tell: forse non è nemmeno
esistito! > esclamò il giovane puntandomi un dito
contro. Evvabeh, quante
storie per un coltello volante…. Pensa se fosse stata
un’ascia! Beh, molto
probabilmente non staremo qui a litigare ma saremmo nella bottega di
Undertaker.
E non credo che quella sdraiata nella bara sarei io.
<
Per favore, non litigate. Vi prego > mugolò
Wendy strattonandomi leggermente per la gonna, tenendo stretta al petto
la
famosa Madame Butterfly; sia io che il Conte non la cagammo di striscio
però,
anzi ci eravamo pericolosamente avvicinati, fissandoci in cagnesco.
<
O mamma! Sebastian! Sebastiaaaaannnn! Lotty sta
per commettere un omicidio! Almeno se Ciel non la uccide prima >
iniziò a
gridare la mia amica, mentre in preda ad un attacco epilettico
iniziò a
saltellare intorno al grande tavolino agitando le mani in aria,
pregandoci di
allontanarci e di ritornare seduti alle nostre poltrone.
Ovviamente
ce ne infischiammo, e continuammo a
ringhiarci contro.
<
Un metro di distanza! >
Dalla
porta comparve la figura slanciata della
Mozzarella, la quale ci raggiunse in cinque secondi spintonandoci il
più
lontano possibile gli uni dagli altri, mentre Wendy lo osservava con
gli occhi
sbarluccicanti; molto probabilmente nella sua testolina stava
componendo una
lode al maggiordomo, il quale mi stava a dir poco uccidendo con lo
sguardo.
Uffa, il tappo provoca e quella che viene sgridata sono io: la vita
è ingiusta!
<
La luna è già alta nel cielo: padroncino,
è ora
di andare a letto. Voi due – disse puntandoci contro i suoi
occhietti rossi –
sarò nelle vostre stanze tra un’ora, nel mentre vi
voglio già con il pigiama
addosso sotto le coperte, chiaro? > esclamò, per poi
prendere per un braccio
Ciel e trascinarlo fuori dalla stanza, senza ascoltare le sue proteste.
<
Un’ultima cosa – esclamò girandosi verso
di
noi- domani le nostre lezioni saranno sospese. Avrete la giornata
libera >
Dopo
aver detto ciò, uscì dalla stanza, lasciandoci
sole.
<
Woooo Lotty domani saremo libere! > esclamò
Wendy prendendomi per mano; essi, ormai erano passati secoli da quando
avevamo
avuto un attimo solo per noi, e io avevo già in mente il
programma della
giornata: mangiare, dormire, fare merenda, dormire ancora, far
incavolare Ciel,
fare un pisolino mangiando e mangiare mentre dormo.
<
Signorine…. > dall’ elegante porta del
salotto sbucò la testolina di Finnian, mentre Mey Rin e Bard
lo seguivano in
lontananza con lo sguardo: il ragazzo, dopo aver interrotto il mio
elenco
mentale di faccende da svolgere il giorno seguente, si
avvicinò a noi, per poi
prendere una mano di Wendy tra le sue, e sfoggiando anche lui un paio
di
occhioni niente male, che potevano benissimo competere con quelli della
mia
amica.
<
Signorine, visto che domani non dovrete
studiare…. ecco… volevamo chiedervi un aiuto per
organizzare una festa di
compleanno a sorpresa per il padroncino! > esclamò
tutto d’un fiato, senza
guardarci in viso: alle parole “ festa a sorpresa
“, inutile dirlo, Wendy
iniziò ad emanare luce propria, e colta da un attacco di
entusiasmo troppo
acuto per il mio stomaco, afferrò la mano del ragazzo
iniziando a scuoterla
furiosamente:
<
Wooooo certo che vi aiutiamo! Adoro le feste,
se sono a sorpresa meglio, soprattutto quando il festeggiato scopre
tutto e fa
la faccia da pesce lesso! > rispose
con un volume della voce leggermente alto, anzi troppo,
così, per evitare che
anche a Londra city scoprissero della festa a causa dei suoi ululati,
sia io
che Finny contemporaneamente tappammo la bocca alla ragazza, la quale
protestò
con uno sbuffo leggero.
<
Tu che partecipi ad una festa a sorpresa? Ma se
non sei riuscita nemmeno a tenermi nascosto il regalo per il mio
compleanno!
> sbuffai guardandola male, liberandole la bocca in modo che
potesse
ribattere.
<
Non è vero! Ho solo detto a Margaret cosa ti
avevo comprato! >
<
Peccato che in quel momento stesse parlando con
me, e quindi mi trovavo esattamente a un centimetro di distanza da voi!
>
risposi seccata al ricordo della mia faccia mentre Wendy parlava
beatamente del
MIO regalo, senza preoccuparsi di nulla.
La
mora mi guardò offesa, per poi incrociare le braccia
in segno di disappunto; beh, può dire tutto quello che
vuole, ma non sarà mai
capace di mantenere un segreto!
<
Mi sa che abbiamo chiesto alle persone
sbagliate… > bisbigliò Finnian con aria
triste agli altri membri della
servitù, i quali si erano pericolosamente avvicinati alla
sottoscritta, e in
contemporanea mi trovai puntati contro altri due occhioni altrettanto
tristi,
direttamente dalla faccia della mia amica: ma perché
capitano tutte a me?
<
Oooh mamma, mi state mettendo soggezione: va
bene, Wendy può dare una mano! Per la storia della lingua
lunga basterà
adottare qualche trucchetto psicologico! E ora a nanna! >
esclamai
afferrando la ragazza per un braccio e dirigendomi fuori dal salotto,
tra i
ringraziamenti osannanti della servitù, unita agli
“ Evviva “ della mia amica,
la quale smise di sorridere non appena colse il significato delle
ultime parole
che pronunciai.
<
Lotty, cosa volevi dire con “ trucchetti
psicologici “? > chiese bloccandosi improvvisamente.
<
Eheheheh, lo vedrai presto. Lo vedrai presto
>
<
Soldato Wendy at-tenti! >
<
Signorsì signora! > esclamò la ragazza
alzandosi in piedi sul suo letto, mentre mimava il saluto militare;
poco dopo
che la Mozzarella era venuta a controllare nelle nostre camere se
eravamo già a
nanna, io sgusciai fuori dalla stanza, e con il fidato mattarello in
mano
raggiunsi la mia amica in camera sua, pronta per
l’addestramento anti lingua
lunga notturno: con passo fiero mi misi a passeggiare tranquillamente
davanti
al letto rosa confetto di Wendy, mentre quest’ultima mi
osservava con un’espressione
seria in volto.
<
Domani è un giorno come gli altri! Ripetilo
almeno dieci volte! > gridai, cercando anche di imitare
l’accento tedesco,
così, per fare più scena e mettere più
inquietudine.
<
Signorsì signora! Domani è un giorno come gli
altri! Domani è un giorno come gli altri! Domani
è un giorno come gli altri! Domani
è un giorno come gli altri! Domani è un giorno
come gli altri!
Domani è un
giorno come gli altri! Domani è un giorno come gli altri!
Domani è un giorno
come gli altri! Domani è un giorno come gli altri! >
gridò tutto d’un fiato,
diventando rossa in volto.
<
Ah! L’hai detto solo nove volte: ricomincia e
stavolta lo dirai per venti volte! > esclamai colpendo il
pavimento con il
mattarello, e facendola sobbalzare: la ragazzina mi fissò
con sguardo colmo di
terrore, per poi ricominciare da capo quella sorta di filastrocca,
portandosi
una mano al petto in modo molto melodrammatico:
<
Lotty, per caso hai condiviso lo stesso campo
di disciplina con Sebastian? > mi chiese con tono innocente: per
tutta
risposta colpii ancor più violentemente il pavimento con il
mattarello, e la
mia amica fece un salto altissimo per lo spavento.
<
Non si nominano i civili durante
l’addestramento! – gridai – per punizione
dieci addominali a terra! >
aggiunsi puntandole un dito contro e facendola trasalire:
<
Lotty, sei cosciente del fatto che stai
prendendo la cosa troppo sul serio, vero? > sussurrò
la mia amica, ma io la
feci zittire con un grido.
Andammo
avanti con questo ritmo per un paio di ore,
fino a quando la stanchezza mise a tacere il generale che era in me (e
anche
perché Wendy stava per collassare a terra, e io ci tenevo
alla salute della mia
amica), e quindi la lasciai afflosciarsi sul suo letto, ritornandomene
in
camera e mettendomi a nanna, consapevole del fatto di aver appena
compiuto la
mia buona azione semestrale, impedendo a Wendy di cadere nel grave
peccato
dello spoiler.
Ormai
era notte fonda, e le mie palpebre erano
pesantissime, ero esausta. Mi misi subito sotto le coperte,
abbracciando il
cuscino e affondando il viso nella morbida stoffa, addormentandomi
quasi
subito, scivolando in un sonno senza sogni.
La
mattina seguente scendemmo puntuali per la
colazione; poco prima di entrare nella sala da pranzo MeyRin si
avvicinò a noi,
e ci fece l’occhiolino sussurrandoci che Ciel e Sebastian
erano già a tavola e
ci stavano aspettando. Una volta svaccatami sulla mia sedia, iniziai a
riempirmi di biscotti al cioccolato, borbottando un flebile <
‘Giorno >,
per poi essere immediatamente bacchettata dalla Mozzarella, la quale mi
gridò
contro che < Una dama non parla a bocca piena! > con tono
scandalizzato.
Insomma, tutto in regola, Sebastian ed io litighiamo, Ciel sbuffa in
modo
sconsolato, e Wendy… momento: perché Wendy non
è partita con il suo discorso
sulla pace nel mondo o sui panda corni sognati stanotte?
Mi
girai verso la mia amica, e la trovai intenta a
torturarsi il vestito con le mani, stringendolo convulsamente, mentre
con
sguardo vacuo fissava il ragazzo seduto di fianco a lei. Oh no, sta per
parlare, devo fare qualcosa altrimenti Bard e gli altri mi uccidono, e
soprattutto ciao ciao festa a sorpresa con tanto di torta al cioccolato
con
doppio strato di panna che IO dovrò mangiare!
Sul
serio, pensavate che mi ero interessata alla
faccenda solo per il tappo?
Come
se mi avessero letto nella mente, MeyRin si
avvicinò alla tavola, seguita da Finny il cui sguardo
leggermente allarmato
vagava da me alla mia amica, ancora intenta a strozzare la sua gonna
fucsia:
Ciel si voltò verso di loro sorpreso, non capendo come mai
fossero lì visto che
la mattina di solito erano molto presi nello svolgere i loro compiti, o
a
scelta nel distruggere la cucina; tentai di lanciare alla cameriera
un’occhiata
di allarme, ma le mie intenzioni furono bloccate da Wendy, la quale
balzò
improvvisamente in piedi tremando visibilmente:
<
Oggi è una giornata normale, vero? Oggi è una
giornata normalissima! Ahahah! Ahhahahah! Sisisi! Non
succederà nulla oggi! È solo
una tranquilla mattinata di Dicembre! Un giorno qualunque >
sibilò a denti
stretti avvicinandosi con sguardo inquietante al Conte, il quale
indietreggiò
con la sedia, evidentemente
confuso dal
suo comportamento:
<
Ma che ha questa ora? > disse rivolgendosi a
Sebastian, il quale prese in mano la tazza di latte della ragazza
mormorando
tra sé “ Eppure Bard non ci ha messo il
caffè dentro “ con sguardo misto tra il
confuso e il divertito.
Il
maggiordomo si voltò verso di me facendomi un
cenno con la testa: meccanicamente mi alzai sbuffando, e insieme ci avvicinammo ai
due: velocemente
presi per un braccio la mia amica, la quale aveva iniziato a shekerare
il Conte
per le spalle, mentre gridava frasi sconnesse, e le misi un biscotto in
bocca
per farla tacere allontanandola da Ciel e buttandola sulla sua sedia,
mentre
Sebastian, avvicinatosi alla poltrona del ragazzo, che continuava a
fissare
sconvolto la mia amica ed io, tentò di calmarlo,e
soprattutto di tappare la
lunga lista di insulti rivolti verso Wendy che stavano uscendo dalla
sua bocca.
<
Ti avevo detto di stare zitta! > le
sussurrai all’orecchio, dando le spalle agli altri per non
farmi sentire.
<
Lo so ma non ci posso fare nulla: mi agito a
mantenere un segreto per tanto tempo, e devo parlarne a qualunque costo
con
qualcuno! > mi rispose, dopodiché addentò
un biscotto con foga, pulendosi
velocemente le briciole con il polso, in modo da non farsi vedere da
Sebastian.
<
Sì, ma abbiamo rischiato grosso > le
sussurrai all’orecchio, osservando di sott’occhio i
due best friend dietro di
noi.
Dopo
una decina di minuti eravamo tutti di nuovo
seduti composti alle nostre sedie, mentre la Mozzarella portava in
tavola molti
dolci diversi che non passarono inosservati ai miei occhi attenti:
assieme a
lui anche MeyRin stava dando una mano in tavola, e ogni volta che si
avvicinava
a noi, mandava delle occhiate complici, con un’accortezza
pari a quella di un
elefante senza una gamba (infatti Ciel ci stava fissando malissimo da
quasi
dieci minuti, tentando con tutta la sua concentrazione di decifrare i
nostri
messaggi in codice). Fortuna che Sebastian interruppe quel momento
imbarazzante: essi, le Mozzarelle non sono poi del tutto inutili!
<
Lady Charlotte, Lady Wendy, oggi le nostre
lezioni saranno sospese: in tarda mattinata verrà a farci
visita Lady Elizabeth
con sua madre, la Marchesa Middleford, e sia io che il padroncino
staremo via
tutto il pomeriggio, per cui…. mi raccomando! >
esclamò il maggiordomo con
un sorriso sinistro sul volto, marcando il più possibile le
ultime due parole
della frase.
<
Ma sta tranquillo Mozz..Sebastian – risposi con
un sorriso – oggi staremo tutto il giorno nelle nostre stanze
a studiare e non
ci muoveremo per nulla al mondo! E ora con permesso si è
fatta una certa, per
cui dovremmo andare > dissi alzandomi dalla sedia e afferrando
per un
braccio Wendy, la quale protestò perché non aveva
ancora finito il
latte caldo, ma io non me la
filai, e la trascinai fuori dalla stanza lontano dagli sguardi dei due
amiconi.
In
corridoio incrociammo Finny, che ci fermò con
enfasi per sapere come era andata:
<
La moffetta non sospetta nulla: tra un’ora
liberiamo il cervo dal recinto > sussurrai con effetto,
mostrando il mio
miglior sorriso da agente segreto. Wendy e Finny però mi
guardarono storto,
inarcando un sopracciglio, per poi esclamare in coro un “ Eh?
“.
<
Oh insomma! Il tappo non sospetta niente, e tra
un’ora ci troviamo in cucina! > esclamai seccata,
lasciandoli soli nel
corridoio per andarmene in camera mia, borbottando tra me e me:
possibile che
non si può nemmeno parlare in codice?!? Che spie scarse!
Esattamente
un’ora dopo alle mie orecchie giunse il
vociare della bomboniera, misto a quello del tappo: sbuffando
sonoramente mi
girai dall’altra parte del letto, premendomi il cuscino sulle
orecchie in modo
da isolarmi da quel casino di voci gracchianti, tentando di ritrovare
la mia
pace interiore raggiunta precedentemente, ma dieci secondi dopo un
uragano di
nome Wendy sfondò la porta della mia camera, per poi
lanciarsi con un ululato
sul mio letto, schiacciandomi il pancino il quale emise un sinistro
“ squick “.
<
Lotty!!! La moffetta ha liberato il campo:
possiamo dare inizio all’operazione “ Buon
compleanno “! > esclamò
estasiata, per poi afferrarmi un braccio e buttarmi letteralmente fuori
dalla
mia stanza; perché lei può parlare in codice e io
no? Che palle, la vita è
ingiusta!
La
mia amica mi trascinò via, iniziando a parlarmi
all’orecchio senza nemmeno prendere fiato, e facendo
letteralmente impazzire le
mie orecchie.
Smise
di parlare a raffica solo quando ci ritrovammo
nelle cucine, circondate dal resto della servitù. Visto che
la mia amica era in
piena fase super eccitata (tanto che saltellava a destra e sinistra per
la
camera, mentre Finnian tentava in tutti i modi di farla star ferma), io
mi
sedetti sul tavolo, osservando il casino che riecheggiava nella stanza:
Bard
stava illustrando il “ piano segreto “ stile
caserma di soldati, con tanto di
mappa della residenza e frustino in mano, mentre Mey Rin lo ascoltava
attenta,
Tanaka invece era intento a bere il suo adorato tè in un
angolino buio, e
infine Finny stava tentando in tutti i modi di calmare l’iper
euforia della mia
amica, invano.
Ciao
ciao pace interiore, benvenuta agitazione!
<
Il piano è molto semplice soldati: Mey Rin e la
signorina Wendy si occuperanno delle decorazioni nel salone, mentre
Finnian
procurerà i fiori per la tavola, e infine la signorina
Charlotte ed io
resteremo in cucina a preparare la torta per il padroncino! >
spiegò
soddisfatto il cuoco tra le urla entusiaste del popolo, ma non della
sottoscritta:
<
Hey bello io non so cucinare, anche tu in
effetti, ma io sono peggio, quindi mi spiace ma io non posso darti una
mano, e
ora se mi volete scusare il divano mi aspetta! > affermai
soddisfatta, alzandomi
dalla sedia e dirigendomi verso la porta con passo svelto, lisciandomi
le
pieghe del vestito.
<
Mica mi servi per cucinare: quello di cui ho
bisogno è qualcuno con lo stomaco abbastanza resistente per
poter vedere se la
torta è commestibile oppure no! > rispose Bard
incrociando le braccia,
mentre Wendy e Mey Rin si scambiarono un’occhiata di
complicità; essi, mi
avevano incastrato i maledetti, lo dovevo ammettere: infatti feci
rapidamente
dietrofront, colpita dalle parole dell’uomo.
<
E va bene, ma lo faccio solo per il cibo
gratis, non per il tappo sia chiaro! > esclamai avvicinandomi al
cuoco, il
quale sogghignò tra sé e sé,
irritandomi leggermente.
<
E no, non avevamo dubbi Lotty > esclamò il
giardiniere, per poi sparire dalla porta assieme a Mey Rin e Wendy,
lasciandomi
sola con Bard, e Tanaka ovvio, ma lui intanto sta nel suo angolino
buono buono.
<
Secondo me il lanciafiamme rovina tutto >
<
Lo chef sono io e decido io come cucinare la
torta, se dico che il lanciafiamme è essenziale vuol dire
che è essenziale!
>
Peccato
che era già la seconda torta ridotta in
cenere in un’ora, e che di questo passo le candeline Ciel
dovrà spegnerle sui
muffin avanzati questa mattina; però il lanciafiamme
è indispensabile, sia
chiaro.
Guardai
lo stato della cucina: un branco di elefanti
obesi avrebbe fatto meno casino, su questo non avevo dubbi: di sicuro
alla
Mozzarella verrà un mini infarto quando vedrà lo
stato pietoso in cui avevamo
ridotto la stanza. C’era farina dappertutto, mista a grumi di
pasta per torta
ormai carbonizzati, i vetri nuovi delle credenze erano completamente
sporchi, e
una sedia aveva accidentalmente colpito il lampadario (storia lunga,
non ho
voglia di raccontarla) il quale si era leggermente staccato dal
soffitto,
minacciando di cadere sulle nostre testoline.
Di
fianco a me Bard stava preparando la crema
pasticcera per la torta, e quindi era talmente concentrato da non
cagarmi; la
noia iniziava a farsi sentire, e quindi mi afflosciai sul bancone,
sbadigliando
sonoramente. La mia mano urtò una ciotola mezza
bruciacchiata, e all’istante
un’idea balenò nella mia testa: perché
non provare a fare anche dei pasticcini
per Ciel? Infondo non può essere così difficile.
Almeno mai quanto fare una
torta doppio strato di crema e cioccolato da cuocere con un
lanciafiamme.
<
Hey Chef, posso provare a fare dei dolcetti per
conto mio? >
<
Ma tu avevi detto di non saper cucinare >
In
effetti…. < Ma no, non so fare solo le torte
>
<
Ah, allora ok! > rispose, per poi ritornare
a concentrarsi sulla sua adorata torta. Veramente non mi aveva neanche
guardata
in faccia. Secondo me non aveva neanche ascoltato.
Beh,
chissene.
Presi
la bacinella bruciacchiata, e iniziai a
metterci dentro ciò che mi capitava a tiro, mentre mi
guardavo intorno in cerca
di ingredienti…commestibili.
“
Dunque – pensai- ci metto un po’ di cioccolato,
logico, e anche delle uova. Ma dovrò togliere il guscio?
Boh, massi metto
dentro mal che vada tiro fuori i pezzi dopo. Poi…. Crema
logico! Un po’ di
crema pasticcera non guasta mai. Uuuuuh e del latte, sisisi.
Però a Ciel il
latte piace col miele. Massi mettiamoci dentro anche quello. E un
po’ di tè,
tanto si mangiano le brioche con la crema e il cioccolato assieme!
“
Dopo
aver buttato tutto nella bacinella, iniziai a
mescolare, per poi alzarmi e dirigermi verso la credenza. Dentro
c’erano un
sacco di altre cose che molto probabilmente avrei dovuto mettere nei
pasticcini. Almeno
credo. Beh, Bard ci
aveva infilato dentro un sacco di cose nella torta, quindi credo che
pure io
dovrò usare più ingredienti.
Presi
della farina, dei pallini strani che
sembravano mirtilli, ma non ne ero sicura, e anche altre cose strane,
simili a
frutta secca, e buttai tutto nella bacinella. Poi con un mestolo
mescolai la
strana sostanza, ottenendo così una….poltiglia
marroncina…. Forse dovevo
metterci dentro qualcos’altro per cambiarle il colore.
Massi.. può essere.
<
Signorina Charlotte! Ho finito! Non è uno
splendore? >
Bard
mi chiamò tutto entusiasta sfoderando uno dei
migliori sorrisi che avessi mai visto in tutta la mia vita, mentre con
una mano
indicava la…momento, che è sta roba?
Mi
avvicinai a quella che sembrava una massa
gelatinosa, con tredici candeline fissate in modo precario a causa
della
consistenza molliccia del dolce, il cui colore era simile
all’impasto di cui mi
stavo occupando prima.
<
Ma è almeno commestibile? > chiesi al cuoco
indicando la cosa gelatinosa, il quale non prese molto bene la mia
domanda,
iniziando un monologo sulla mia ignoranza in fatto di cucina, su quanto
fosse
figo il suo dolce, e di come i geni al giorno d’oggi fossero
incompresi dal
resto della popolazione somara, me compresa; iniziò
così una discussione senza
precedenti, visto che io somara non ero, e quindi mi sentii chiamata in
causa
per ribattere, con le buone o cattive, e saremmo anche venuti alle mani
se Mey
Rin non fosse entrata nella stanza attirata dai nostri barriti.
<
Si può sapere cosa succede qui? Si sente un
baccano assurdo, smettetela! > esclamò, per poi
bloccarsi di colpo urlando a
squarciagola, facendoci trasalire.
<
Ma cosa succede ora? > chiese il cuoco alla
cameriera tremante, la quale stava puntando un dito davanti a lei,
indicando
qualcosa che i miei occhi non captarono subito; rivolsi uno sguardo
interrogativo alla ragazza, che si riprese lentamente dallo shock:
<
Lì, c-cera qualcosa di m-marrone che
strisciava, ne sono sicura! Forse un animale! > disse allarmata,
ma Bard le
rispose che non c’era nulla e molto probabilmente si era
immaginata tutto,
attirandosi addosso anche l’ira di Mey Rin. Stufa di tutto
quel baccano tornai
al mio dolce, ma non appena afferrai la bacinella
dell’impasto fu il mio turno
di lanciare un grido incazzato:
<
Chi si è mangiato l’impasto dei miei
pasticcini? > chiesi indicando la ciotola vuota, facendo voltare
così tutti
i presenti.
<
Chi credi abbia avuto il coraggio di ingoiare
quella schifezza? Io no di certo! > rispose Bard, ancora offeso
per il mio
commento di prima.
Stavo
per ribattere, quando qualcosa di molliccio,
marroncino, e privo di consistenza strisciò davanti a noi,
per poi scomparire
dalla porta, lasciandoci per un attimo spiazzati da quello che avevamo
visto:
<
Quello era…? > chiese il cuoco mandandoci
un’occhiata
sconvolta.
<
Si Bard, - risposi- era la cosa molliccia che
Mey Rin aveva visto prima, ossia l’impasto del mio dolce
>
Ci
furono cinque secondi di silenzio, poi delle urla
riecheggiarono per la cucina, da qui uscii di corsa armata di scopone e
con uno
scolapasta in testa a modi elmetto, seguita da Bard e Mey Rin che a
loro volta
brandivano un mattarello e un mestolo, pronti per ripigliare
l’essere a cui
avevo appena dato la vita,e che trovammo nel salone, intento ad
appiccicarsi in
faccia a Wendy, la quale urlava che “ Le sanguisughe aliene
ci stavano
attaccando “, mentre Finny osservava il tutto con sguardo
sconvolto.
Villa
Phantomhive divenne un vero e proprio campo di
battaglia: noi contro il pasticcino assassino, come Wendy lo aveva
battezzato,
il quale sgusciò via a ogni nostro attacco, appiccicandosi
alle nostre braccia
e ai nostri visi, provocando il nostro disgusto totale e anche dei
feriti,
ossia la Madame Butterfly della mia amica, ora in prognosi riservata a
causa di
un principio di soffocamento, e un gatto che era uscito dalla stanza
della
Mozzarella, ora accudito amorevolmente dal dottor Finnian, addetto
all’infermeria del camp..ehm della casa, ossia il salone
principale, unico
luogo che doveva rimanere lindo e pulito, sorvegliato a vista da Mey
Rin e
Wendy, le quali erano riuscite miracolosamente ad addobbarlo per la
festa mentre Bard
ed io ci occupavamo della caccia
al mostro a cui avevo dato vita, e che ora stava occupando la magione
seminando
il panico; era ormai tardissimo, gli altri sarebbero tornati a breve, e
la
battaglia aveva ridotto il resto della casa allo schifo totale: alcuni
vasi
erano andati distrutti durante gli scontri dal mio spazzolone, Tanaka
era stato
rinchiuso nella dispensa durante una fallita imboscata alla poltiglia,
al piano
di sopra si stava sviluppando un principio di incendio, Wendy aveva
perso il
suo cerchietto preferito e stava piangendo come una disperata, e la
sottoscritta aveva fame!
Se
fuori dalla porta avessimo appeso un cartello con
la scritta: “ Benvenuti all’inferno “,
secondo me avremmo fatto centro.
<
Aaaaah è tardissimo il padroncino tornerà tra
non molto! E la casa è completamente a soqquadro! >
disse Mey Rin, attirata
dal rumore del pendolo che segnava esattamente le otto di sera,
mettendosi le
mani nei capelli dalla disperazione, viste le condizioni i cui era
ridotta la
casa.
<
E la poltiglia potrebbe attaccarci da un
momento all’altro…. > conclusi io con fare
tragico, portando la mano allo
scolapasta che avevo in testa, mentre scrutavo con occhio attento
intorno a me.
<
Lassù > Finny richiamò la nostra
attenzione,
puntando un dito verso il grande lampadario al centro della stanza: su
di esso
infatti, il pasticcino assassino ci osservava sprezzante, anche se non
aveva
gli occhi, dondolandosi lentamente a destra e a sinistra sopra alle
nostre
testoline.
<
Infame! – gridai – Come ti ho fatto io ti
distruggo! Bard ho bisogno della tua altezza! > e con
ciò corsi dal cuoco,
il quale mi lanciò un sorrisino d’intesa: proprio
quando stavamo per mettere
alle strette la bestia, il grande portone si aprì, e Ciel,
Sebastian, Lizzy e
una tipa mai vista prima, fecero il loro ingresso nella stanza.
L’espressione
del Conte era indescrivibile, lo
giuro, però dovete capirlo, la scena che gli si presentava
davanti era
pressappoco la seguente: da un lato si trovavano il tavolo con su i
dolci e la
torta di Bard, e fin qui nulla di strano, ma al centro della stanza
c’era Wendy
completamente in lacrime, con Mey Rin che teneva un secchio in mano per
raccogliere il fiume d’acqua che usciva dai suoi occhioni
azzurri. Di fianco
Finny era intento a compiere un massaggio cardiaco al gatto
precedentemente
menzionato, e la Mozzarella era corsa di fianco a lui iniziando a
chiedere in
modo ossessivo cosa fosse successo (non mi era chiaro se si riferiva
alla
situazione in generale o all’animale, ma io opterei
più per il secondo).
Infine
al centro della stanza, e proprio sotto al
lampadario per la precisione, c’era una piccola piramide
umana, la cui base era
Bard, il quale brandiva un mestolo, e il vertice era la sottoscritta,
con lo
spazzolone alzato in direzione della roba molliccia, e il fidato
scolapasta in
testa.
Non
appena udii il rumore del portone che si apriva,
mi girai lentamente, bloccandomi con lo spazzolone a
mezz’aria, e osservando in
modo imbarazzato il piccolo pubblico formatosi davanti a noi.
<
Ehmm….AUGURIIII!!!! > gridai, lanciandomi
giù dalle spalle del cuoco e raggiungendo il tappo alla
velocità record di due
millisecondi, abbracciandolo sperando di distogliere il suo sguardo da
quel
disastro.
<
Che cosa state facendo? E perché ai uno
scolapasta in testa? > chiese il ragazzo spintonandomi via, ma
io non
risposi, anzi gridai < Abbraccio di gruppo! >
così sia Lizzy che Wendy,
la quale alle mie parole si era completamente scordata del cerchietto,
saltarono praticamente addosso a Ciel, buttandolo a terra, e
distraendolo
temporaneamente dal casino che regnava intorno a noi.
La
festa non poté andare meglio: Ciel non uccise
nessuno, anzi ebbe nemmeno il tempo di esprimere ciò che
provava, visto che
Lizzy lo arpionò, trascinandolo via e costringendolo
ad un valzer con lei. Sebastian
si occupava della musica, visto che non era capace di fare niente,
perché non
aggiungere anche la bravura con il violino alle sue
capacità? Sborone.
Finny
si ricordò improvvisamente di Tanaka chiuso
nello sgabuzzino, e quindi corse velocemente a liberarlo assieme a Bard
e al
gatto, ormai completamente resuscitato. Infine il mio pasticcino
molliccio
sparì nel nulla, molto probabilmente sta ancora girovagando
per le cantine
della villa, ma a me poco importa.
Wendy
ed io invece corremmo nelle nostre camere a
cambiarci: la mia amica indossò un elegante vestito rosa
pastello, con cui
stava davvero bene devo ammetterlo, mentre io optai per un abito verde
smeraldo
con ricami dorati. Certo, non era comodo come i vestiti di tutti i
giorni ma
meglio di niente. Dopo esserci cambiate tornammo nel salone, le danze
erano
temrinate, e molto probabilmente eravamo arrivate in tempo
per…
<
Uuuuh! È il momento di aprire i regali! >
esclamò la bomboniera bionda, piazzando successivamente un
pacco davanti a
Ciel, dalla cui espressione capii che avrebbe preferito prendere a
testate una carrozza
in movimento piuttosto che continuare a godersi la sua festa.
“ Certo che è un
tipo strano “ – pensai- “ A chi non
piacerebbe festeggiare il suo compleanno? “.
Mi persi nei miei pensieri, fino a quando scoprii che perfino Wendy
aveva fatto
un regalo al tappetto, e io no. Che figura demmedda: magari se mi
nascondo
nessuno se ne accorge.
<
Dai Lotty è il tuo turno! > disse Wendy,
arpionandomi per un braccio facendomi bestemmiare come se non ci fosse
un
domani, per poi trascinarmi davanti a Ciel, il quale mi fissava
già male, ma
non più del solito sia chiaro.
<
Ehmm… ecco… auguri! Ti
regalo…ehmmm… la mia
presenza! Non esiste regalo migliore! AH AH AH! > esclamai
aprendo le braccia,
cercando di non far caso alle espressioni poco convinte dei presenti.
Mi
sa che si nota il tentare disperatamente di
arrampicarmi sugli specchi.
<
In realtà la tua presenza è alquanto irritante
per la mia persona > rispose il ragazzo sogghignando, ma prima
che potessi
saltargli addosso gridando quanto non ci tenesse ad arrivare al
prossimo
compleanno con le ossa sane, la mia amica mi afferrò per un
braccio, di nuovo,
e mi spintonò verso di lei.
<
In realtà Lotty scherza: ha un regalo pronto
pronto solo per te! > disse sorridendo, per poi sussurrarmi una
cosa
all’orecchio che mi fece sbiancare.
<
No…non puoi chiedermi questo! > le risposi scuotendo
la testa in segno di dissenso più assoluto.
<
FALLO! > ordinò Wendy in modo alquanto
minaccioso, non lasciandomi scelta. Mi girai verso il Conte,
puntandogli un
dito contro: < Se solo provi in futuro a prendermi in giro,
giuro che una
mattina ti sveglierai pelato! > esclamai.
<
Questo lo deciderò dopo ragazzina – mi rispose in modo seccato
– prima sono
curioso di vedere il tuo regalo >
Sbuffai
sonoramente, per poi avvicinarmi a Sebastian
sussurrandogli all’orecchio una frase: la Mozzarella rimase
leggermente
sorpresa, e poi fece ciò che gli avevo ordinato.
Con
il violino iniziò a intonare una melodia, e io
incominciai a cantare: la mia voce si unì alle note,
diventando un tutt’uno con
esse. Ero brava a cantare, molto brava, anche se durante le lezioni a
Villa
Phantomhive mi ero sempre rifiutata di intonare anche una singola nota;
in
effetti erano passati secoli da quando avevo anche solo accennato una
canzone,
e questo perché mi ero ripromessa di non cantare
più davanti a nessuno… eccetto
qualcuno, per cui avevo cantato una volta, e solo il ripensare a quella
serata
il mio cuore perse un colpo, facendomi sussultare. Ma non ci badai.
Continuai a
cantare, e la mia mente tornò a quella lontana notte
d’estate, e ai ricordi
nostalgici legati ad essa…
La
fine della musica interruppe il flusso dei miei
pensieri: riaprii gli occhi, e davanti a me vidi Lizzy, Wendy e il
resto della
servitù applaudire vigorosamente, mentre Ciel mi osservava
visibilmente
sorpreso.
Sebastian
si avvicinò, inchinandosi e facendo il
baciamano:
<
Sono davvero onorato di aver suonato per una
così brava cantante: spero che in futuro la signorina ci
allieterà di nuovo con
la sua straordinaria voce > disse sorridendomi appena, e
facendomi anche
leggermente arrossire le guance.
<
Sei stata davvero brava ragazzina, ti faccio i
miei complimenti >
Ciel
si era avvicinato a me, sorridendo per la prima
volta da quando ci eravamo incontrati, e appoggiandomi una mano sulla
spalla
nuda: improvvisamente la sua voce divenne simile a quella di una
persona
altrettanto conosciuta, e i suoi grandi occhi blu furono sostituiti da
uno
sguardo a me molto più famigliare, e che a volte tormentava
ancora i miei
sogni.
<
Sei davvero molto brava, piccola Lotty >
I ricordi si
confusero con la realtà, e le mie guance diventarono ancora
più rosse, mentre i
battiti del mio cuore accelerarono improvvisamente: scostai bruscamente
la mano
del ragazzo dalla mia spalla, e quando rialzai gli occhi, quel viso
dolce era
scomparso, e al suo posto c’era di nuovo Ciel, il quale mi
guardava
preoccupato.
<
Tutto bene Charlotte? > chiese. Annuii
leggermente, per poi allontanarmi con una scusa, sedendomi su una
poltrona in
disparte, e con un pasticcino in mano da mangiare. I due occhi blu
indagatori
del Conte seguirono ogni mio movimento, ma non ci badai molto.
<
Lotty, stai bene? >
Wendy
si era avvicinata, e mi guardava con due
occhioni azzurri preoccupati: non volevo si spaventasse, per cui tentai
di fare
finta di niente.
<
Naaaa, niente di grave. Inizia ad esserci aria
pesante in questo posto, che ne dici di andare a farci un giretto in
giardino?
> le chiesi facendo un occhiolino, per poi alzarmi dalla
poltrona seguita
dalla mia amica raggiante.
Fuori
regnava il silenzio totale; la luna era
oscurata da candide nuvole, e l’aria fredda pungeva le mie
guance, ormai rosse
per il gelo. I rami spogli degli alberi creavano ombre buffissime,
soprattutto
per i pezzetti di ghiaccio che pendevano da essi come lacrime: era
davvero uno
spettacolo meraviglioso sotto sotto; Wendy saltellò davanti
a me, roteando su
se stessa per poi rivolgermi un sorriso a trentadue denti:
<
Questa è una delle serate più belle che abbia
mai passato! Per completare il tutto possiamo intonare il melodioso
inno
zuccheroso a Madame Butterfly, e poi sarà veramente la
serata perfetta! >
esclamò contenta, battendo le mani felice.
<
Ah, non credo sia il caso, e poi ti devo
ricordare che Madame in questo momento ha tutt’altro in mente
> le risposi
pensando all’animaletto di peluche bendato che riposava sul
mio letto.
<
Sopravviverà? > mi chiese la ragazzina in
tono triste, ma la mia risposta fu interrotta da un fiocco di neve che
cadde
dritto sul naso di Wendy, la quale si bloccò di colpo
incrociando gli occhi per
osservarlo meglio.
<
Nevica! > gridai elettrizzata, seguita dalle
urla di gioia della mia amica; ci era sempre piaciuta la neve, soffice
e bianca
come le nuvole, e dalla gioia iniziammo a rincorrerci per il giardino,
ridendo
di gusto e rotolando per terra sull’erba soffice e fredda: i
miei capelli ormai
erano completamente bianchi a causa dei fiocchi, e quelli della mia
amica erano
ridotti pure peggio, anche se il candore della neve risaltava tra i
suoi lisci
capelli neri, dando l’impressione che piccole perle
luccicanti si fossero
poggiate sulla sua chioma scura. Era tutto davvero perfetto! Ora ne
sono più
che sicura!
All’improvviso,
un ombrello oscurò la fioca luce dei
lampioni, e sia io che la mia amica ci girammo, trovandoci Sebastian
vicino a
noi, con in mano due asciugamani, e con il suo solito sorrisino
stampato in
faccia.
<
Sebastian! Il panda corno della neve ha fatto
pipì! > esclamò Wendy felice, circondando
la vita dell’uomo con un forte
abbraccio.
<
Signorina non capisco ancora bene il vostro
linguaggio, ma mi impegnerò affinché le sue
affermazioni mi siano più
comprensibili. Ma ora vi prego di tornare in casa: fa molto freddo e
rischiate
di prendere un malanno > disse calma la Mozzarella invitandoci a
rientrare,
mentre con una mano ci porgeva gli asciugamani.
Sbuffando
leggermente ci avvolgemmo nel caldo
tessuto, seguendo ubbidienti il maggiordomo, il quale poco prima di
rientrare
si bloccò sulla soglia della porta, rivolgendosi a noi:
<
Sapete, il mio padroncino anche se non lo dà a
vedere è stato molto felice della festa: il giorno del suo
decimo compleanno,
purtroppo perse i suoi genitori in un incidente, per questo non ama
particolarmente festeggiare questa ricorrenza > disse, per poi
compiere un
leggero inchino: < Vi ringrazio >
Cosa?
La Mozzarella stava ringraziando noi?!? Ah,
ecco perché aveva iniziato a nevicare: ora tutto ha un senso.
<
Non devi ringraziarci, per noi è stato un
piacere! > gli rispose Wendy; la mora poi fece un breve inchino,
congedandosi
con la scusa che doveva andare a tenere la zampa a Madame agonizzante
sul mio,
e sottolineiamo MIO, letto, sotto le mie coperte, e
appoggiata sul mio
cuscino! Questa sì che si chiama mafia allo stato puro!
Anche
Sebastian mi mollò lì da sola, con la scusa
che doveva ripulire il salone, così decisi di tornarmene in
camera mia; uscii
dalla cucina e mi diressi verso le scale, quando delle voci attirarono
la mia
attenzione: Ciel e Lizzy stavano parlando animatamente, e la bomboniera
sorrideva felice alle parole del ragazzo. Improvvisamente Lizzy porse
una
scatolina al Conte, molto probabilmente era il suo regalo, e io decisi
di
tornarmene ai miei affari e lasciarli in pace.
Le
parole del maggiordomo mi ritornarono alla mente:
“
Così Ciel aveva perso i suoi genitori il giorno
del suo compleanno “ – pensai- “
Interessante, questo spiegherebbe molte cose “.
Ripensai
al comportamento del ragazzo durante la
festa: chissà, Sebastian aveva detto che Ciel era stato
contento della
sorpresa, ma a me sembrava normale, non avevo notato cambiamenti nel
suo
comportamento. Però devo dire che quei due trascorrono
talmente tanto tempo
insieme, che ormai pensavano e si capivano al volo, senza parlare,
anche se in
realtà non si fidavano molto l’uno
dell’altro, o almeno è quello che io
percepii non appena arrivai alla villa.
Sorrisi:
ormai anche Wendy ed io ci conoscevamo da
tanto tempo, ma non eravamo così affiatate; anzi, la mia
amica non sapeva
ancora adesso molte cose di me, e per me era lo stesso nei suoi
confronti.
Eppure ci fidavamo l’una dell’altra: che cosa
buffa, esattamente l’opposto dei
nostri coinquilini. Soffocai una risatina amara, e andai al piano di
sopra.
Già,
era davvero molto buffo. Quattro persone, con
dei segreti ridotte a vivere insieme. Davvero buffo il destino a volte.
ANGOLO
DELL’AUTRICE
…..S-salve
*sbuca
da un angolino tremando*
Lo
so, è da secoli che non aggiorno, e vi chiedo
scusa (anche se non importerà a nessuno ma fa niente),
però sono stata ultra
impegnata, e quindi ho avuto pochissimo tempo.
Ho
intenzione di continuare con la storia, per cui
anche se non aggiornerò periodicamente non significa che
abbia abbandonato. Con
calma la finirò…ehmmm…spero.
Bene,
cosa ne pensate del capitolo? Spero vi sia
piaciuto e di non avervi deluso.
Ringrazio
come ogni volta chi recensirà o anche solo
leggerà questa storia! Spero di non perdervi.
Baci
Cheshirecat96