Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Cheshirecat96    09/11/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se a Villa Phantomhive arrivassero dei bambini, e Ciel e Sebastian dovessero occuparsi di loro? Come avrebbero affrontato le loro avventure? Ecco a voi come sarebbe andato Kuroshitsuji, vissuto e raccontato da due piccole pesti che daranno pan per focaccia ai nostri protagonisti!
AVVERTENZE SPOILER: cercherò, anche se sarà dura, di seguire gli avvenimenti del manga, per cui chi non lo avesse letto e non vuole rovinarsi la suspense è messo in guardia!
Genere: Avventura, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Casa dolce casa! Qui si che mi sento la Queen….

Ah giusto, vi devo informare sulle notizie dell’ultima ora: Wendy si è completamente ristabilita, la Mozzarella continua a essere lo schiavo di casa, e non ha ancora abbandonato il tentativo di renderci signorine più a modo, e Ciel è sempre incazzato con il mondo. Ma la vera notizia bomba è un’altra: siamo tornati nella cara, super, mega, extra favolosa, urca wow wow villa in Culandia, dicendo definitivamente ciao ciao a Londra city! Finalmente, ne avevamo passate di ogni durante la nostra permanenza in città, e un po’ di relax nella natura incontaminata non ci avrebbe fatto di certo male!

Ormai eravamo a Dicembre inoltrato, fuori faceva un freddo cane, quindi ce ne stavamo ormai tutto il giorno in salotto, al calduccio davanti al camino; inoltre,Wendy girava già per casa srotolando la sua lunga lista dei doni da spedire per posta celere a Babbo Natale, anche se mancava un bel po’ di tempo al venticinque: a sua difesa, sosteneva che in questo modo  < Mi porto avanti, se vecchio com’è non arriva al giorno di Natale io che faccio? > e con questa frase rispondeva sempre quando qualcuno le faceva notare di essere in leggero anticipo rispetto al normale.

Ma intanto il vecchio non sarebbe arrivato nemmeno al quindici di questo mese, e vi dico subito perché: l’anno scorso avevo chiesto una nuova mazza chiodata in legno pregiatissimo, con cui avrei stabilito la mia supremazia totale sulla zona sud dell’orfanotrofio. Ho aspettato pazientemente il giorno di Natale agognando l’adorato oggetto, e sognando ogni notte il momento in cui l’avrei preso in mano e fracassato in testa a chi mi avrebbe rotto le ballotas.

 La mattina del fatidico venticinque dicembre, scesi in fretta e furia a prendere il mio pacco, lo aprii, e al suo interno trovai… una bambola di pezza; ma mi pigliate per il culo?!? Vi giuro che da quel giorno, se  becco in giro quell’essere affetto da obesità gli strappo i peli della barba uno a uno! Avevo pure preparato la valigia per partire alla volta della Finlandia con l’obbiettivo di bruciargli la casa, ma Wendy e Margaret mi fermarono incatenandomi al letto, e quindi il vecchio rimbambito si è salvato. Sculato.

Appoggiai la mia tazza del tè sul tavolino, mentre osservai la mia amica intenta a riscrivere per la centesima volta il lungo papiro da spedire nella taiga finlandese, mentre si contorceva sul divano dalla concentrazione, mordicchiandosi il labbro in modo ossessivo:

< Wendy puoi sederti come una persona civile? Mi stai dando sui nervi > esclamò Ciel al limite dell’esasperazione, appoggiando bruscamente la sua tazzina e provocando un rumore fastidiosissimo che riecheggiò in tutta la stanza; da quando eravamo tornati da Londra avevamo preso l’abitudine di sederci alla sera tutti e tre davanti al camino in salotto, mentre la Mozzarella ci serviva il tè, o del latte per Wendy, per poi andare a nanna alle dieci in punto, ordine tassativo di Sebastian.

< Tu non scrivi la lettera a Babbo? > gli chiese la mia amica rimettendosi in una posa decente; seee, con la voglia di vivere che si ritrovava era già tanto se faceva l’albero di natale in salotto: cioè, ci vuole una bella immaginazione per ricreare nella propria mente l’immagine dell’apatico intento a scrivere la letterina a Babbo Natale e ad aspettarlo magari tutta notte sveglio, mentre salta sul letto della Mozzarella gridando se era ora di aprire i regali; ok magari ho un po’ esagerato, ma la mia esperienza di notte prima del natale l’ho sempre vissuta dividendo la camera con Wendy, per cui potete immaginare che serate ho passato..

< Stupida, Babbo Natale non...! >

Senza aspettare un secondo di più lanciai il coltellino del burro contro il ragazzo; la posata sfiorò di un millimetro la guancia di Ciel, per poi conficcarsi nello schienale della sua poltrona; il Conte assunse prima un’espressione sorpresa, poi leggermente terrorizzata, ed infine incazzata al massimo.

< Ops, mi è scappato! > dissi sghignazzando. Adesso mi appende per un piede al balcone, me lo sento. Ma provate a pensare il macello che sarebbe successo se Wendy avesse captato il senso della frase appena pronunciata dal tappo: come minimo sarebbe esplosa la casa per le troppe lacrime, e io non volevo passare l’intero inverno al freddo e al gelo accampata in giardino come una terremotata.

< Ma sei impazzita?!? Ti rendi conto di cosa sarebbe potuto succedere se mi avessi preso in pieno? > mi gridò contro il ragazzo rosso in viso, alzandosi dalla poltrona con un movimento brusco e facendo trasalire dallo spavento la mia amica, che ci fissava in silenzio.

< O insomma quante storie: mal che vada morivi! E poi c’era un tizio che ha fatto una fortuna pazzesca lanciando frecce alle mele sulla testa delle persone! > risposi incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione il più possibile offesa.

< Quello era Guglielmo Tell: forse non è nemmeno esistito! > esclamò il giovane puntandomi un dito contro. Evvabeh, quante storie per un coltello volante…. Pensa se fosse stata un’ascia! Beh, molto probabilmente non staremo qui a litigare ma saremmo nella bottega di Undertaker. E non credo che quella sdraiata nella bara sarei io.

< Per favore, non litigate. Vi prego > mugolò Wendy strattonandomi leggermente per la gonna, tenendo stretta al petto la famosa Madame Butterfly; sia io che il Conte non la cagammo di striscio però, anzi ci eravamo pericolosamente avvicinati, fissandoci in cagnesco.

< O mamma! Sebastian! Sebastiaaaaannnn! Lotty sta per commettere un omicidio! Almeno se Ciel non la uccide prima > iniziò a gridare la mia amica, mentre in preda ad un attacco epilettico iniziò a saltellare intorno al grande tavolino agitando le mani in aria, pregandoci di allontanarci e di ritornare seduti alle nostre poltrone.

Ovviamente ce ne infischiammo, e continuammo a ringhiarci contro.

< Un metro di distanza! >

Dalla porta comparve la figura slanciata della Mozzarella, la quale ci raggiunse in cinque secondi spintonandoci il più lontano possibile gli uni dagli altri, mentre Wendy lo osservava con gli occhi sbarluccicanti; molto probabilmente nella sua testolina stava componendo una lode al maggiordomo, il quale mi stava a dir poco uccidendo con lo sguardo. Uffa, il tappo provoca e quella che viene sgridata sono io: la vita è ingiusta!

< La luna è già alta nel cielo: padroncino, è ora di andare a letto. Voi due – disse puntandoci contro i suoi occhietti rossi – sarò nelle vostre stanze tra un’ora, nel mentre vi voglio già con il pigiama addosso sotto le coperte, chiaro? > esclamò, per poi prendere per un braccio Ciel e trascinarlo fuori dalla stanza, senza ascoltare le sue proteste.

< Un’ultima cosa – esclamò girandosi verso di noi- domani le nostre lezioni saranno sospese. Avrete la giornata libera >

Dopo aver detto ciò, uscì dalla stanza, lasciandoci sole.

< Woooo Lotty domani saremo libere! > esclamò Wendy prendendomi per mano; essi, ormai erano passati secoli da quando avevamo avuto un attimo solo per noi, e io avevo già in mente il programma della giornata: mangiare, dormire, fare merenda, dormire ancora, far incavolare Ciel, fare un pisolino mangiando e mangiare mentre dormo.

< Signorine…. > dall’ elegante porta del salotto sbucò la testolina di Finnian, mentre Mey Rin e Bard lo seguivano in lontananza con lo sguardo: il ragazzo, dopo aver interrotto il mio elenco mentale di faccende da svolgere il giorno seguente, si avvicinò a noi, per poi prendere una mano di Wendy tra le sue, e sfoggiando anche lui un paio di occhioni niente male, che potevano benissimo competere con quelli della mia amica.

< Signorine, visto che domani non dovrete studiare…. ecco… volevamo chiedervi un aiuto per organizzare una festa di compleanno a sorpresa per il padroncino! > esclamò tutto d’un fiato, senza guardarci in viso: alle parole “ festa a sorpresa “, inutile dirlo, Wendy iniziò ad emanare luce propria, e colta da un attacco di entusiasmo troppo acuto per il mio stomaco, afferrò la mano del ragazzo iniziando a scuoterla furiosamente:

< Wooooo certo che vi aiutiamo! Adoro le feste, se sono a sorpresa meglio, soprattutto quando il festeggiato scopre tutto e fa la faccia da pesce lesso! >  rispose con un volume della voce leggermente alto, anzi troppo, così, per evitare che anche a Londra city scoprissero della festa a causa dei suoi ululati, sia io che Finny contemporaneamente tappammo la bocca alla ragazza, la quale protestò con uno sbuffo leggero.

< Tu che partecipi ad una festa a sorpresa? Ma se non sei riuscita nemmeno a tenermi nascosto il regalo per il mio compleanno! > sbuffai guardandola male, liberandole la bocca in modo che potesse ribattere.

< Non è vero! Ho solo detto a Margaret cosa ti avevo comprato! >

< Peccato che in quel momento stesse parlando con me, e quindi mi trovavo esattamente a un centimetro di distanza da voi! > risposi seccata al ricordo della mia faccia mentre Wendy parlava beatamente del MIO regalo, senza preoccuparsi di nulla.

La mora mi guardò offesa, per poi incrociare le braccia in segno di disappunto; beh, può dire tutto quello che vuole, ma non sarà mai capace di mantenere un segreto!

< Mi sa che abbiamo chiesto alle persone sbagliate… > bisbigliò Finnian con aria triste agli altri membri della servitù, i quali si erano pericolosamente avvicinati alla sottoscritta, e in contemporanea mi trovai puntati contro altri due occhioni altrettanto tristi, direttamente dalla faccia della mia amica: ma perché capitano tutte a me?

< Oooh mamma, mi state mettendo soggezione: va bene, Wendy può dare una mano! Per la storia della lingua lunga basterà adottare qualche trucchetto psicologico! E ora a nanna! > esclamai afferrando la ragazza per un braccio e dirigendomi fuori dal salotto, tra i ringraziamenti osannanti della servitù, unita agli “ Evviva “ della mia amica, la quale smise di sorridere non appena colse il significato delle ultime parole che pronunciai.

< Lotty, cosa volevi dire con “ trucchetti psicologici “? > chiese bloccandosi improvvisamente.

< Eheheheh, lo vedrai presto. Lo vedrai presto >

 

 

< Soldato Wendy at-tenti! >

< Signorsì signora! > esclamò la ragazza alzandosi in piedi sul suo letto, mentre mimava il saluto militare; poco dopo che la Mozzarella era venuta a controllare nelle nostre camere se eravamo già a nanna, io sgusciai fuori dalla stanza, e con il fidato mattarello in mano raggiunsi la mia amica in camera sua, pronta per l’addestramento anti lingua lunga notturno: con passo fiero mi misi a passeggiare tranquillamente davanti al letto rosa confetto di Wendy, mentre quest’ultima mi osservava con un’espressione seria in volto.

< Domani è un giorno come gli altri! Ripetilo almeno dieci volte! > gridai, cercando anche di imitare l’accento tedesco, così, per fare più scena e mettere più inquietudine.

< Signorsì signora! Domani è un giorno come gli altri! Domani è un giorno come gli altri! Domani è un giorno come gli altri! Domani è un giorno come gli altri! Domani è un giorno come gli altri!

 Domani è un giorno come gli altri! Domani è un giorno come gli altri! Domani è un giorno come gli altri! Domani è un giorno come gli altri! > gridò tutto d’un fiato, diventando rossa in volto.

< Ah! L’hai detto solo nove volte: ricomincia e stavolta lo dirai per venti volte! > esclamai colpendo il pavimento con il mattarello, e facendola sobbalzare: la ragazzina mi fissò con sguardo colmo di terrore, per poi ricominciare da capo quella sorta di filastrocca, portandosi una mano al petto in modo molto melodrammatico:

< Lotty, per caso hai condiviso lo stesso campo di disciplina con Sebastian? > mi chiese con tono innocente: per tutta risposta colpii ancor più violentemente il pavimento con il mattarello, e la mia amica fece un salto altissimo per lo spavento.

< Non si nominano i civili durante l’addestramento! – gridai – per punizione dieci addominali a terra! > aggiunsi puntandole un dito contro e facendola trasalire:

< Lotty, sei cosciente del fatto che stai prendendo la cosa troppo sul serio, vero? > sussurrò la mia amica, ma io la feci zittire con un grido.

Andammo avanti con questo ritmo per un paio di ore, fino a quando la stanchezza mise a tacere il generale che era in me (e anche perché Wendy stava per collassare a terra, e io ci tenevo alla salute della mia amica), e quindi la lasciai afflosciarsi sul suo letto, ritornandomene in camera e mettendomi a nanna, consapevole del fatto di aver appena compiuto la mia buona azione semestrale, impedendo a Wendy di cadere nel grave peccato dello spoiler.

Ormai era notte fonda, e le mie palpebre erano pesantissime, ero esausta. Mi misi subito sotto le coperte, abbracciando il cuscino e affondando il viso nella morbida stoffa, addormentandomi quasi subito, scivolando in un sonno senza sogni.

La mattina seguente scendemmo puntuali per la colazione; poco prima di entrare nella sala da pranzo MeyRin si avvicinò a noi, e ci fece l’occhiolino sussurrandoci che Ciel e Sebastian erano già a tavola e ci stavano aspettando. Una volta svaccatami sulla mia sedia, iniziai a riempirmi di biscotti al cioccolato, borbottando un flebile < ‘Giorno >, per poi essere immediatamente bacchettata dalla Mozzarella, la quale mi gridò contro che < Una dama non parla a bocca piena! > con tono scandalizzato. Insomma, tutto in regola, Sebastian ed io litighiamo, Ciel sbuffa in modo sconsolato, e Wendy… momento: perché Wendy non è partita con il suo discorso sulla pace nel mondo o sui panda corni sognati stanotte?

Mi girai verso la mia amica, e la trovai intenta a torturarsi il vestito con le mani, stringendolo convulsamente, mentre con sguardo vacuo fissava il ragazzo seduto di fianco a lei. Oh no, sta per parlare, devo fare qualcosa altrimenti Bard e gli altri mi uccidono, e soprattutto ciao ciao festa a sorpresa con tanto di torta al cioccolato con doppio strato di panna che IO dovrò mangiare!

Sul serio, pensavate che mi ero interessata alla faccenda solo per il tappo?

Come se mi avessero letto nella mente, MeyRin si avvicinò alla tavola, seguita da Finny il cui sguardo leggermente allarmato vagava da me alla mia amica, ancora intenta a strozzare la sua gonna fucsia: Ciel si voltò verso di loro sorpreso, non capendo come mai fossero lì visto che la mattina di solito erano molto presi nello svolgere i loro compiti, o a scelta nel distruggere la cucina; tentai di lanciare alla cameriera un’occhiata di allarme, ma le mie intenzioni furono bloccate da Wendy, la quale balzò improvvisamente in piedi tremando visibilmente:

< Oggi è una giornata normale, vero? Oggi è una giornata normalissima! Ahahah! Ahhahahah! Sisisi! Non succederà nulla oggi! È solo una tranquilla mattinata di Dicembre! Un giorno qualunque > sibilò a denti stretti avvicinandosi con sguardo inquietante al Conte, il quale indietreggiò con la sedia,  evidentemente confuso dal suo comportamento:

< Ma che ha questa ora? > disse rivolgendosi a Sebastian, il quale prese in mano la tazza di latte della ragazza mormorando tra sé “ Eppure Bard non ci ha messo il caffè dentro “ con sguardo misto tra il confuso e il divertito.

Il maggiordomo si voltò verso di me facendomi un cenno con la testa: meccanicamente mi alzai sbuffando, e  insieme ci avvicinammo ai due: velocemente presi per un braccio la mia amica, la quale aveva iniziato a shekerare il Conte per le spalle, mentre gridava frasi sconnesse, e le misi un biscotto in bocca per farla tacere allontanandola da Ciel e buttandola sulla sua sedia, mentre Sebastian, avvicinatosi alla poltrona del ragazzo, che continuava a fissare sconvolto la mia amica ed io, tentò di calmarlo,e soprattutto di tappare la lunga lista di insulti rivolti verso Wendy che stavano uscendo dalla sua bocca.

< Ti avevo detto di stare zitta! > le sussurrai all’orecchio, dando le spalle agli altri per non farmi sentire.

< Lo so ma non ci posso fare nulla: mi agito a mantenere un segreto per tanto tempo, e devo parlarne a qualunque costo con qualcuno! > mi rispose, dopodiché addentò un biscotto con foga, pulendosi velocemente le briciole con il polso, in modo da non farsi vedere da Sebastian.

< Sì, ma abbiamo rischiato grosso > le sussurrai all’orecchio, osservando di sott’occhio i due best friend dietro di noi.

Dopo una decina di minuti eravamo tutti di nuovo seduti composti alle nostre sedie, mentre la Mozzarella portava in tavola molti dolci diversi che non passarono inosservati ai miei occhi attenti: assieme a lui anche MeyRin stava dando una mano in tavola, e ogni volta che si avvicinava a noi, mandava delle occhiate complici, con un’accortezza pari a quella di un elefante senza una gamba (infatti Ciel ci stava fissando malissimo da quasi dieci minuti, tentando con tutta la sua concentrazione di decifrare i nostri messaggi in codice). Fortuna che Sebastian interruppe quel momento imbarazzante: essi, le Mozzarelle non sono poi del tutto inutili!

< Lady Charlotte, Lady Wendy, oggi le nostre lezioni saranno sospese: in tarda mattinata verrà a farci visita Lady Elizabeth con sua madre, la Marchesa Middleford, e sia io che il padroncino staremo via tutto il pomeriggio, per cui…. mi raccomando! > esclamò il maggiordomo con un sorriso sinistro sul volto, marcando il più possibile le ultime due parole della frase.

< Ma sta tranquillo Mozz..Sebastian – risposi con un sorriso – oggi staremo tutto il giorno nelle nostre stanze a studiare e non ci muoveremo per nulla al mondo! E ora con permesso si è fatta una certa, per cui dovremmo andare > dissi alzandomi dalla sedia e afferrando per un braccio Wendy, la quale protestò perché non aveva  ancora finito il latte caldo, ma io non me la filai, e la trascinai fuori dalla stanza lontano dagli sguardi dei due amiconi.

In corridoio incrociammo Finny, che ci fermò con enfasi per sapere come era andata:

< La moffetta non sospetta nulla: tra un’ora liberiamo il cervo dal recinto > sussurrai con effetto, mostrando il mio miglior sorriso da agente segreto. Wendy e Finny però mi guardarono storto, inarcando un sopracciglio, per poi esclamare in coro un “ Eh? “.

< Oh insomma! Il tappo non sospetta niente, e tra un’ora ci troviamo in cucina! > esclamai seccata, lasciandoli soli nel corridoio per andarmene in camera mia, borbottando tra me e me: possibile che non si può nemmeno parlare in codice?!? Che spie scarse!

 

Esattamente un’ora dopo alle mie orecchie giunse il vociare della bomboniera, misto a quello del tappo: sbuffando sonoramente mi girai dall’altra parte del letto, premendomi il cuscino sulle orecchie in modo da isolarmi da quel casino di voci gracchianti, tentando di ritrovare la mia pace interiore raggiunta precedentemente, ma dieci secondi dopo un uragano di nome Wendy sfondò la porta della mia camera, per poi lanciarsi con un ululato sul mio letto, schiacciandomi il pancino il quale emise un sinistro “ squick “.

< Lotty!!! La moffetta ha liberato il campo: possiamo dare inizio all’operazione “ Buon compleanno “! > esclamò estasiata, per poi afferrarmi un braccio e buttarmi letteralmente fuori dalla mia stanza; perché lei può parlare in codice e io no? Che palle, la vita è ingiusta!

La mia amica mi trascinò via, iniziando a parlarmi all’orecchio senza nemmeno prendere fiato, e facendo letteralmente impazzire le mie orecchie.

Smise di parlare a raffica solo quando ci ritrovammo nelle cucine, circondate dal resto della servitù. Visto che la mia amica era in piena fase super eccitata (tanto che saltellava a destra e sinistra per la camera, mentre Finnian tentava in tutti i modi di farla star ferma), io mi sedetti sul tavolo, osservando il casino che riecheggiava nella stanza: Bard stava illustrando il “ piano segreto “ stile caserma di soldati, con tanto di mappa della residenza e frustino in mano, mentre Mey Rin lo ascoltava attenta, Tanaka invece era intento a bere il suo adorato tè in un angolino buio, e infine Finny stava tentando in tutti i modi di calmare l’iper euforia della mia amica, invano.

Ciao ciao pace interiore, benvenuta agitazione!

< Il piano è molto semplice soldati: Mey Rin e la signorina Wendy si occuperanno delle decorazioni nel salone, mentre Finnian procurerà i fiori per la tavola, e infine la signorina Charlotte ed io resteremo in cucina a preparare la torta per il padroncino! > spiegò soddisfatto il cuoco tra le urla entusiaste del popolo, ma non della sottoscritta:

< Hey bello io non so cucinare, anche tu in effetti, ma io sono peggio, quindi mi spiace ma io non posso darti una mano, e ora se mi volete scusare il divano mi aspetta! > affermai soddisfatta, alzandomi dalla sedia e dirigendomi verso la porta con passo svelto, lisciandomi le pieghe del vestito.

< Mica mi servi per cucinare: quello di cui ho bisogno è qualcuno con lo stomaco abbastanza resistente per poter vedere se la torta è commestibile oppure no! > rispose Bard incrociando le braccia, mentre Wendy e Mey Rin si scambiarono un’occhiata di complicità; essi, mi avevano incastrato i maledetti, lo dovevo ammettere: infatti feci rapidamente dietrofront, colpita dalle parole dell’uomo.

< E va bene, ma lo faccio solo per il cibo gratis, non per il tappo sia chiaro! > esclamai avvicinandomi al cuoco, il quale sogghignò tra sé e sé, irritandomi leggermente.

< E no, non avevamo dubbi Lotty > esclamò il giardiniere, per poi sparire dalla porta assieme a Mey Rin e Wendy, lasciandomi sola con Bard, e Tanaka ovvio, ma lui intanto sta nel suo angolino buono buono.

 

< Secondo me il lanciafiamme rovina tutto >

< Lo chef sono io e decido io come cucinare la torta, se dico che il lanciafiamme è essenziale vuol dire che è essenziale! >

Peccato che era già la seconda torta ridotta in cenere in un’ora, e che di questo passo le candeline Ciel dovrà spegnerle sui muffin avanzati questa mattina; però il lanciafiamme è indispensabile, sia chiaro.

Guardai lo stato della cucina: un branco di elefanti obesi avrebbe fatto meno casino, su questo non avevo dubbi: di sicuro alla Mozzarella verrà un mini infarto quando vedrà lo stato pietoso in cui avevamo ridotto la stanza. C’era farina dappertutto, mista a grumi di pasta per torta ormai carbonizzati, i vetri nuovi delle credenze erano completamente sporchi, e una sedia aveva accidentalmente colpito il lampadario (storia lunga, non ho voglia di raccontarla) il quale si era leggermente staccato dal soffitto, minacciando di cadere sulle nostre testoline.

Di fianco a me Bard stava preparando la crema pasticcera per la torta, e quindi era talmente concentrato da non cagarmi; la noia iniziava a farsi sentire, e quindi mi afflosciai sul bancone, sbadigliando sonoramente. La mia mano urtò una ciotola mezza bruciacchiata, e all’istante un’idea balenò nella mia testa: perché non provare a fare anche dei pasticcini per Ciel? Infondo non può essere così difficile. Almeno mai quanto fare una torta doppio strato di crema e cioccolato da cuocere con un lanciafiamme.

< Hey Chef, posso provare a fare dei dolcetti per conto mio? >

< Ma tu avevi detto di non saper cucinare >

In effetti…. < Ma no, non so fare solo le torte >

< Ah, allora ok! > rispose, per poi ritornare a concentrarsi sulla sua adorata torta. Veramente non mi aveva neanche guardata in faccia. Secondo me non aveva neanche ascoltato.

Beh, chissene.

Presi la bacinella bruciacchiata, e iniziai a metterci dentro ciò che mi capitava a tiro, mentre mi guardavo intorno in cerca di ingredienti…commestibili.

“ Dunque – pensai- ci metto un po’ di cioccolato, logico, e anche delle uova. Ma dovrò togliere il guscio? Boh, massi metto dentro mal che vada tiro fuori i pezzi dopo. Poi…. Crema logico! Un po’ di crema pasticcera non guasta mai. Uuuuuh e del latte, sisisi. Però a Ciel il latte piace col miele. Massi mettiamoci dentro anche quello. E un po’ di tè, tanto si mangiano le brioche con la crema e il cioccolato assieme! “

Dopo aver buttato tutto nella bacinella, iniziai a mescolare, per poi alzarmi e dirigermi verso la credenza. Dentro c’erano un sacco di altre cose che molto probabilmente avrei dovuto mettere nei pasticcini.  Almeno credo. Beh, Bard ci aveva infilato dentro un sacco di cose nella torta, quindi credo che pure io dovrò usare più ingredienti.

Presi della farina, dei pallini strani che sembravano mirtilli, ma non ne ero sicura, e anche altre cose strane, simili a frutta secca, e buttai tutto nella bacinella. Poi con un mestolo mescolai la strana sostanza, ottenendo così  una….poltiglia marroncina…. Forse dovevo metterci dentro qualcos’altro per cambiarle il colore. Massi.. può essere.

< Signorina Charlotte! Ho finito! Non è uno splendore? >

Bard mi chiamò tutto entusiasta sfoderando uno dei migliori sorrisi che avessi mai visto in tutta la mia vita, mentre con una mano indicava la…momento, che è sta roba?

Mi avvicinai a quella che sembrava una massa gelatinosa, con tredici candeline fissate in modo precario a causa della consistenza molliccia del dolce, il cui colore era simile all’impasto di cui mi stavo occupando prima.

< Ma è almeno commestibile? > chiesi al cuoco indicando la cosa gelatinosa, il quale non prese molto bene la mia domanda, iniziando un monologo sulla mia ignoranza in fatto di cucina, su quanto fosse figo il suo dolce, e di come i geni al giorno d’oggi fossero incompresi dal resto della popolazione somara, me compresa; iniziò così una discussione senza precedenti, visto che io somara non ero, e quindi mi sentii chiamata in causa per ribattere, con le buone o cattive, e saremmo anche venuti alle mani se Mey Rin non fosse entrata nella stanza attirata dai nostri barriti.

< Si può sapere cosa succede qui? Si sente un baccano assurdo, smettetela! > esclamò, per poi bloccarsi di colpo urlando a squarciagola, facendoci trasalire.

< Ma cosa succede ora? > chiese il cuoco alla cameriera tremante, la quale stava puntando un dito davanti a lei, indicando qualcosa che i miei occhi non captarono subito; rivolsi uno sguardo interrogativo alla ragazza, che si riprese lentamente dallo shock:

< Lì, c-cera qualcosa di m-marrone che strisciava, ne sono sicura! Forse un animale! > disse allarmata, ma Bard le rispose che non c’era nulla e molto probabilmente si era immaginata tutto, attirandosi addosso anche l’ira di Mey Rin. Stufa di tutto quel baccano tornai al mio dolce, ma non appena afferrai la bacinella dell’impasto fu il mio turno di lanciare un grido incazzato:

< Chi si è mangiato l’impasto dei miei pasticcini? > chiesi indicando la ciotola vuota, facendo voltare così tutti i presenti.

< Chi credi abbia avuto il coraggio di ingoiare quella schifezza? Io no di certo! > rispose Bard, ancora offeso per il mio commento di prima.

Stavo per ribattere, quando qualcosa di molliccio, marroncino, e privo di consistenza strisciò davanti a noi, per poi scomparire dalla porta, lasciandoci per un attimo spiazzati da quello che avevamo visto:

< Quello era…? > chiese il cuoco mandandoci un’occhiata sconvolta.

< Si Bard, - risposi- era la cosa molliccia che Mey Rin aveva visto prima, ossia l’impasto del mio dolce >

Ci furono cinque secondi di silenzio, poi delle urla riecheggiarono per la cucina, da qui uscii di corsa armata di scopone e con uno scolapasta in testa a modi elmetto, seguita da Bard e Mey Rin che a loro volta brandivano un mattarello e un mestolo, pronti per ripigliare l’essere a cui avevo appena dato la vita,e che trovammo nel salone, intento ad appiccicarsi in faccia a Wendy, la quale urlava che “ Le sanguisughe aliene ci stavano attaccando “, mentre Finny osservava il tutto con sguardo sconvolto.

Villa Phantomhive divenne un vero e proprio campo di battaglia: noi contro il pasticcino assassino, come Wendy lo aveva battezzato, il quale sgusciò via a ogni nostro attacco, appiccicandosi alle nostre braccia e ai nostri visi, provocando il nostro disgusto totale e anche dei feriti, ossia la Madame Butterfly della mia amica, ora in prognosi riservata a causa di un principio di soffocamento, e un gatto che era uscito dalla stanza della Mozzarella, ora accudito amorevolmente dal dottor Finnian, addetto all’infermeria del camp..ehm della casa, ossia il salone principale, unico luogo che doveva rimanere lindo e pulito, sorvegliato a vista da Mey Rin e Wendy, le quali erano riuscite miracolosamente ad addobbarlo per la festa  mentre Bard ed io ci occupavamo della caccia al mostro a cui avevo dato vita, e che ora stava occupando la magione seminando il panico; era ormai tardissimo, gli altri sarebbero tornati a breve, e la battaglia aveva ridotto il resto della casa allo schifo totale: alcuni vasi erano andati distrutti durante gli scontri dal mio spazzolone, Tanaka era stato rinchiuso nella dispensa durante una fallita imboscata alla poltiglia, al piano di sopra si stava sviluppando un principio di incendio, Wendy aveva perso il suo cerchietto preferito e stava piangendo come una disperata, e la sottoscritta aveva fame!

Se fuori dalla porta avessimo appeso un cartello con la scritta: “ Benvenuti all’inferno “, secondo me avremmo fatto centro.

< Aaaaah è tardissimo il padroncino tornerà tra non molto! E la casa è completamente a soqquadro! > disse Mey Rin, attirata dal rumore del pendolo che segnava esattamente le otto di sera, mettendosi le mani nei capelli dalla disperazione, viste le condizioni i cui era ridotta la casa.

< E la poltiglia potrebbe attaccarci da un momento all’altro…. > conclusi io con fare tragico, portando la mano allo scolapasta che avevo in testa, mentre scrutavo con occhio attento intorno a me.

< Lassù > Finny richiamò la nostra attenzione, puntando un dito verso il grande lampadario al centro della stanza: su di esso infatti, il pasticcino assassino ci osservava sprezzante, anche se non aveva gli occhi, dondolandosi lentamente a destra e a sinistra sopra alle nostre testoline.

< Infame! – gridai – Come ti ho fatto io ti distruggo! Bard ho bisogno della tua altezza! > e con ciò corsi dal cuoco, il quale mi lanciò un sorrisino d’intesa: proprio quando stavamo per mettere alle strette la bestia, il grande portone si aprì, e Ciel, Sebastian, Lizzy e una tipa mai vista prima, fecero il loro ingresso nella stanza.

L’espressione del Conte era indescrivibile, lo giuro, però dovete capirlo, la scena che gli si presentava davanti era pressappoco la seguente: da un lato si trovavano il tavolo con su i dolci e la torta di Bard, e fin qui nulla di strano, ma al centro della stanza c’era Wendy completamente in lacrime, con Mey Rin che teneva un secchio in mano per raccogliere il fiume d’acqua che usciva dai suoi occhioni azzurri. Di fianco Finny era intento a compiere un massaggio cardiaco al gatto precedentemente menzionato, e la Mozzarella era corsa di fianco a lui iniziando a chiedere in modo ossessivo cosa fosse successo (non mi era chiaro se si riferiva alla situazione in generale o all’animale, ma io opterei più per il secondo).

Infine al centro della stanza, e proprio sotto al lampadario per la precisione, c’era una piccola piramide umana, la cui base era Bard, il quale brandiva un mestolo, e il vertice era la sottoscritta, con lo spazzolone alzato in direzione della roba molliccia, e il fidato scolapasta in testa.

Non appena udii il rumore del portone che si apriva, mi girai lentamente, bloccandomi con lo spazzolone a mezz’aria, e osservando in modo imbarazzato il piccolo pubblico formatosi davanti a noi.

< Ehmm….AUGURIIII!!!! > gridai, lanciandomi giù dalle spalle del cuoco e raggiungendo il tappo alla velocità record di due millisecondi, abbracciandolo sperando di distogliere il suo sguardo da quel disastro.

< Che cosa state facendo? E perché ai uno scolapasta in testa? > chiese il ragazzo spintonandomi via, ma io non risposi, anzi gridai < Abbraccio di gruppo! > così sia Lizzy che Wendy, la quale alle mie parole si era completamente scordata del cerchietto, saltarono praticamente addosso a Ciel, buttandolo a terra, e distraendolo temporaneamente dal casino che regnava intorno a noi.

La festa non poté andare meglio: Ciel non uccise nessuno, anzi ebbe nemmeno il tempo di esprimere ciò che provava, visto che Lizzy lo arpionò, trascinandolo via e  costringendolo ad un valzer con lei. Sebastian si occupava della musica, visto che non era capace di fare niente, perché non aggiungere anche la bravura con il violino alle sue capacità? Sborone.

Finny si ricordò improvvisamente di Tanaka chiuso nello sgabuzzino, e quindi corse velocemente a liberarlo assieme a Bard e al gatto, ormai completamente resuscitato. Infine il mio pasticcino molliccio sparì nel nulla, molto probabilmente sta ancora girovagando per le cantine della villa, ma a me poco importa.

Wendy ed io invece corremmo nelle nostre camere a cambiarci: la mia amica indossò un elegante vestito rosa pastello, con cui stava davvero bene devo ammetterlo, mentre io optai per un abito verde smeraldo con ricami dorati. Certo, non era comodo come i vestiti di tutti i giorni ma meglio di niente. Dopo esserci cambiate tornammo nel salone, le danze erano temrinate, e molto probabilmente eravamo arrivate in tempo per…

< Uuuuh! È il momento di aprire i regali! > esclamò la bomboniera bionda, piazzando successivamente un pacco davanti a Ciel, dalla cui espressione capii che avrebbe preferito prendere a testate una carrozza in movimento piuttosto che continuare a godersi la sua festa. “ Certo che è un tipo strano “ – pensai- “ A chi non piacerebbe festeggiare il suo compleanno? “. Mi persi nei miei pensieri, fino a quando scoprii che perfino Wendy aveva fatto un regalo al tappetto, e io no. Che figura demmedda: magari se mi nascondo nessuno se ne accorge.

< Dai Lotty è il tuo turno! > disse Wendy, arpionandomi per un braccio facendomi bestemmiare come se non ci fosse un domani, per poi trascinarmi davanti a Ciel, il quale mi fissava già male, ma non più del solito sia chiaro.

< Ehmm… ecco… auguri! Ti regalo…ehmmm… la mia presenza! Non esiste regalo migliore! AH AH AH! > esclamai aprendo le braccia, cercando di non far caso alle espressioni poco convinte dei presenti.

Mi sa che si nota il tentare disperatamente di arrampicarmi sugli specchi.

< In realtà la tua presenza è alquanto irritante per la mia persona > rispose il ragazzo sogghignando, ma prima che potessi saltargli addosso gridando quanto non ci tenesse ad arrivare al prossimo compleanno con le ossa sane, la mia amica mi afferrò per un braccio, di nuovo, e mi spintonò verso di lei.

< In realtà Lotty scherza: ha un regalo pronto pronto solo per te! > disse sorridendo, per poi sussurrarmi una cosa all’orecchio che mi fece sbiancare.

< No…non puoi chiedermi questo! > le risposi scuotendo la testa in segno di dissenso più assoluto.

< FALLO! > ordinò Wendy in modo alquanto minaccioso, non lasciandomi scelta. Mi girai verso il Conte, puntandogli un dito contro: < Se solo provi in futuro a prendermi in giro, giuro che una mattina ti sveglierai pelato! > esclamai.

< Questo lo deciderò dopo ragazzina –  mi rispose in modo seccato – prima sono curioso di vedere il tuo regalo >

Sbuffai sonoramente, per poi avvicinarmi a Sebastian sussurrandogli all’orecchio una frase: la Mozzarella rimase leggermente sorpresa, e poi fece ciò che gli avevo ordinato.

Con il violino iniziò a intonare una melodia, e io incominciai a cantare: la mia voce si unì alle note, diventando un tutt’uno con esse. Ero brava a cantare, molto brava, anche se durante le lezioni a Villa Phantomhive mi ero sempre rifiutata di intonare anche una singola nota; in effetti erano passati secoli da quando avevo anche solo accennato una canzone, e questo perché mi ero ripromessa di non cantare più davanti a nessuno… eccetto qualcuno, per cui avevo cantato una volta, e solo il ripensare a quella serata il mio cuore perse un colpo, facendomi sussultare. Ma non ci badai. Continuai a cantare, e la mia mente tornò a quella lontana notte d’estate, e ai ricordi nostalgici legati ad essa…

La fine della musica interruppe il flusso dei miei pensieri: riaprii gli occhi, e davanti a me vidi Lizzy, Wendy e il resto della servitù applaudire vigorosamente, mentre Ciel mi osservava visibilmente sorpreso.

Sebastian si avvicinò, inchinandosi e facendo il baciamano:

< Sono davvero onorato di aver suonato per una così brava cantante: spero che in futuro la signorina ci allieterà di nuovo con la sua straordinaria voce > disse sorridendomi appena, e facendomi anche leggermente arrossire le guance.

< Sei stata davvero brava ragazzina, ti faccio i miei complimenti >

Ciel si era avvicinato a me, sorridendo per la prima volta da quando ci eravamo incontrati, e appoggiandomi una mano sulla spalla nuda: improvvisamente la sua voce divenne simile a quella di una persona altrettanto conosciuta, e i suoi grandi occhi blu furono sostituiti da uno sguardo a me molto più famigliare, e che a volte tormentava ancora i miei sogni.

< Sei davvero molto brava, piccola Lotty >  

 I ricordi si confusero con la realtà, e le mie guance diventarono ancora più rosse, mentre i battiti del mio cuore accelerarono improvvisamente: scostai bruscamente la mano del ragazzo dalla mia spalla, e quando rialzai gli occhi, quel viso dolce era scomparso, e al suo posto c’era di nuovo Ciel, il quale mi guardava preoccupato.

< Tutto bene Charlotte? > chiese. Annuii leggermente, per poi allontanarmi con una scusa, sedendomi su una poltrona in disparte, e con un pasticcino in mano da mangiare. I due occhi blu indagatori del Conte seguirono ogni mio movimento, ma non ci badai molto.

< Lotty, stai bene? >

Wendy si era avvicinata, e mi guardava con due occhioni azzurri preoccupati: non volevo si spaventasse, per cui tentai di fare finta di niente.

< Naaaa, niente di grave. Inizia ad esserci aria pesante in questo posto, che ne dici di andare a farci un giretto in giardino? > le chiesi facendo un occhiolino, per poi alzarmi dalla poltrona seguita dalla mia amica raggiante.

 

 

Fuori regnava il silenzio totale; la luna era oscurata da candide nuvole, e l’aria fredda pungeva le mie guance, ormai rosse per il gelo. I rami spogli degli alberi creavano ombre buffissime, soprattutto per i pezzetti di ghiaccio che pendevano da essi come lacrime: era davvero uno spettacolo meraviglioso sotto sotto; Wendy saltellò davanti a me, roteando su se stessa per poi rivolgermi un sorriso a trentadue denti:

< Questa è una delle serate più belle che abbia mai passato! Per completare il tutto possiamo intonare il melodioso inno zuccheroso a Madame Butterfly, e poi sarà veramente la serata perfetta! > esclamò contenta, battendo le mani felice.

< Ah, non credo sia il caso, e poi ti devo ricordare che Madame in questo momento ha tutt’altro in mente > le risposi pensando all’animaletto di peluche bendato che riposava sul mio letto.

< Sopravviverà? > mi chiese la ragazzina in tono triste, ma la mia risposta fu interrotta da un fiocco di neve che cadde dritto sul naso di Wendy, la quale si bloccò di colpo incrociando gli occhi per osservarlo meglio.

< Nevica! > gridai elettrizzata, seguita dalle urla di gioia della mia amica; ci era sempre piaciuta la neve, soffice e bianca come le nuvole, e dalla gioia iniziammo a rincorrerci per il giardino, ridendo di gusto e rotolando per terra sull’erba soffice e fredda: i miei capelli ormai erano completamente bianchi a causa dei fiocchi, e quelli della mia amica erano ridotti pure peggio, anche se il candore della neve risaltava tra i suoi lisci capelli neri, dando l’impressione che piccole perle luccicanti si fossero poggiate sulla sua chioma scura. Era tutto davvero perfetto! Ora ne sono più che sicura!

All’improvviso, un ombrello oscurò la fioca luce dei lampioni, e sia io che la mia amica ci girammo, trovandoci Sebastian vicino a noi, con in mano due asciugamani, e con il suo solito sorrisino stampato in faccia.

< Sebastian! Il panda corno della neve ha fatto pipì! > esclamò Wendy felice, circondando la vita dell’uomo con un forte abbraccio.

< Signorina non capisco ancora bene il vostro linguaggio, ma mi impegnerò affinché le sue affermazioni mi siano più comprensibili. Ma ora vi prego di tornare in casa: fa molto freddo e rischiate di prendere un malanno > disse calma la Mozzarella invitandoci a rientrare, mentre con una mano ci porgeva gli asciugamani.

Sbuffando leggermente ci avvolgemmo nel caldo tessuto, seguendo ubbidienti il maggiordomo, il quale poco prima di rientrare si bloccò sulla soglia della porta, rivolgendosi a noi:

< Sapete, il mio padroncino anche se non lo dà a vedere è stato molto felice della festa: il giorno del suo decimo compleanno, purtroppo perse i suoi genitori in un incidente, per questo non ama particolarmente festeggiare questa ricorrenza > disse, per poi compiere un leggero inchino: < Vi ringrazio >

Cosa? La Mozzarella stava ringraziando noi?!? Ah, ecco perché aveva iniziato a nevicare: ora tutto ha un senso.

< Non devi ringraziarci, per noi è stato un piacere! > gli rispose Wendy; la mora poi fece un breve inchino, congedandosi con la scusa che doveva andare a tenere la zampa a Madame agonizzante sul mio, e sottolineiamo MIO, letto, sotto le mie coperte, e appoggiata sul mio cuscino! Questa sì che si chiama mafia allo stato puro!

Anche Sebastian mi mollò lì da sola, con la scusa che doveva ripulire il salone, così decisi di tornarmene in camera mia; uscii dalla cucina e mi diressi verso le scale, quando delle voci attirarono la mia attenzione: Ciel e Lizzy stavano parlando animatamente, e la bomboniera sorrideva felice alle parole del ragazzo. Improvvisamente Lizzy porse una scatolina al Conte, molto probabilmente era il suo regalo, e io decisi di tornarmene ai miei affari e lasciarli in pace.

Le parole del maggiordomo mi ritornarono alla mente:

“ Così Ciel aveva perso i suoi genitori il giorno del suo compleanno “ – pensai- “ Interessante, questo spiegherebbe molte cose “.

Ripensai al comportamento del ragazzo durante la festa: chissà, Sebastian aveva detto che Ciel era stato contento della sorpresa, ma a me sembrava normale, non avevo notato cambiamenti nel suo comportamento. Però devo dire che quei due trascorrono talmente tanto tempo insieme, che ormai pensavano e si capivano al volo, senza parlare, anche se in realtà non si fidavano molto l’uno dell’altro, o almeno è quello che io percepii non appena arrivai alla villa.

Sorrisi: ormai anche Wendy ed io ci conoscevamo da tanto tempo, ma non eravamo così affiatate; anzi, la mia amica non sapeva ancora adesso molte cose di me, e per me era lo stesso nei suoi confronti. Eppure ci fidavamo l’una dell’altra: che cosa buffa, esattamente l’opposto dei nostri coinquilini. Soffocai una risatina amara, e andai al piano di sopra.

Già, era davvero molto buffo. Quattro persone, con dei segreti ridotte a vivere insieme. Davvero buffo il destino a volte.

ANGOLO DELL’AUTRICE

…..S-salve  *sbuca da un angolino tremando*

Lo so, è da secoli che non aggiorno, e vi chiedo scusa (anche se non importerà a nessuno ma fa niente), però sono stata ultra impegnata, e quindi ho avuto pochissimo tempo.

Ho intenzione di continuare con la storia, per cui anche se non aggiornerò periodicamente non significa che abbia abbandonato. Con calma la finirò…ehmmm…spero.

Bene, cosa ne pensate del capitolo? Spero vi sia piaciuto e di non avervi deluso.

Ringrazio come ogni volta chi recensirà o anche solo leggerà questa storia! Spero di non perdervi.

Baci

Cheshirecat96

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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