Le mie dita scorsero tra le pagine di quel diario da ragazzina idiota,
quando da esse fuoriuscì una fotografia. La presi in mano: erano Kobayashi e
Joy. Abbracciati l'uno accanto all'altro. Lei era in bikini, lui con un'orrenda
camicia floreale. Sullo sfondo? Il tenero paesaggio del lungo mare. Tenerezza
disarmante.
Notai con orrore, però, che anche in quella foto e in tutte le altre
contenute nel diario appariva sempre quello strano rivolo di sangue,
inquietante e strano che cadeva sino alla guancia destra e subito capii di cosa
si trattasse.
Lo scoprii la notte precedente, parlando con mia madre, dopo che avevo
trovato il documento di divorzio dei miei genitori tra i miei appunti di
francese.
Mio padre si chiamava Susumu Barker.
"Letto?" mi chiese Yoshikawa con il suo disarmante sorriso.
Annuii "ti passo l'archivio... è terrificante ciò che ci è scritto"
-
Saeki ricevette un'altra strana chiamata, identica a tutte le altre: ogni
volta che rispondeva, il misterioso interlecutore riappendeva senza
"se" e senza "ma". Arrabbiata,
spense il cellulare.
Era una ragazza dotata di un talento vocale davvero strabiliante. Ogni
giorno, dopo la scuola si allenava ed esercitava nella stanza di musica del suo
liceo. La sua voce era così angelica da mettere le lacrime a chiunque, con la
sola potenza delle sue corde vocali. Quel giorno l'insegnante di musica non
sarebbe venuta, ma Saeki non esitò a recarsi comunque nella stanza della musica
per esercitare un po' la sua preziosa ugola. Tutti gli studenti erano assenti,
ad eccezione di Komori. Lui era uno studente di prima liceo,
con una vera e propria passione per il pianoforte. In quel momento si stava
esercitando con una versione strappalacrime di "Fur Elise".
"Ciao Komori" gli disse Saeki con un sorriso docile
"Ciao Saeki..."
"E così hai deciso di venire comunque ad esercitarti?"
"Sì...almeno per una volte suonerò ciò che
voglio"
"Già...quella stronza ci fa sempre esercitare
su canzoni merdose"
"puoi dirlo forte"
"Ehi...?"
"Sì..."
"Mi è venuta voglia di entrare nella stanza insonorizzata"
tale stanza era molto grande ed era unita alla camera
musicale attraverso una porta. Il suo scopo era quello di registrare le
interpretazioni su nastro. L'audio lì dentro era perfetto, ma nessuno
all'esterno avrebbe potuto sentire ciò che sarebbe potuto accadere al suo
interno ed era questa la peculiarità di questa camera: si poteva registrare in
santa pace, senza essere disturbati.
"Sei matta?" imprecò Komori "Non ci è permesso entrare là
dentro"
"La prof non c'è giusto?" sorrise Saeki con la sua impertinente
voglia di fare
"Ma così non ti sentirò cantare..."
Neanche il tempo di finire questa frase, che la ragazza si era già
precipitata all'interno della stanza insonorizzata. Non ci era mai stata e
tutto ciò che le passava sotto gli occhi in quel momento era incredibile: un
grande registratore era posizionato su di una parete, mentre al centro della
stanza c'era un leggio con diversi spartiti musicali. Con l'intenzione di
registrarsi, Saeki avviò il registratore e vi inserì un nastro vergine.
REC.
Cercò tra i vari spartiti e subito restò fulminata da quello dell'aria di
"Il Flauto Magico" di Mozart. Era un passaggio operistico che la
intrigava parecchio: adorava quel suo interessante falseggio, che saliva in
alto fino a scendere in un impeto minaccioso. Una spirale sonora di grazia
immune.
Cominciò subito l'interpretazione e si lasciò trascinare da quei falseggi
graziosi e incredibili, mandando a fare in culo le spiegazioni tecniche di
quella prof di musica che tanto odiava.
Ad un tratto qualcosa bloccò la ragazza: la sua voce smise di falseggiare
senza motivo.
Un rumore la straziò. Non poteva esserci nessun altro oltre che lei: era una
stanza insonorizzata!
Ancora, lo stesso rumore! Più sordo e magistrale. Irrigidì. Tutto sembrava
normalissimo, eppure qualcosa non andava. Immediatamente si sentì uno
scricchiolio che proveniva da dietro il registratore. Non era il nastro in
funzione, ma un suono secco e brusco, quasi un grido suonato in reverse.
Saeki, presa da un impalpabile terrore, stava per allungare le mani verso la
macchina, quando il medesimo tonfo sembrò essere presente dietro di lei,
squarciando un silenzio quasi sacro.
Saeki si voltò con lentezza, ma ecco che gli spartiti sul leggio presero il
volo, fino a squarciare uno dopo l'altro il collo della ragazza.
Urlò, urlò, ma fu inutile...ben presto la voce le volò via come un angelo in
cerca di qualcuno da proteggere. E dopo un paio di altri colpi, la testa
abbandonò il corpo e cadde a terra.