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Autore: Tactolien    11/11/2015    1 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non fare neanche un passo!”. Si sentì dire Mab appena rientrata da un viaggio sul continente.
Guardò in fondo alla sala. Titania sedeva sul suo trono. Lo sguardo di sfida di chi è pronto a combattere.
“Che stai facendo?”.
“Credevi davvero che me ne sarei rimasta lì buona buona mentre tu mi porti via ciò che mi spetta?!”.
La Fata Regina impallidì.  Lo sa!.
“Titania…”
Ormai era giunta l’ora dei conti. Nulla avrebbe potuto fermarle.
“Può esserci sono una regina ad Avalon –continuò la figlia, alzandosi dallo scranno- E quella regina ovviamente sarò io!”.
E con un singolo colpo d’ali distrusse una delle statue di sua madre.
Quell’ultima la guardò seria, tuttavia…
“Davvero è a questo punto che siamo arrivate, Titania? I tuoi pruriti ti hanno spinta a tanto?”.
“Titania? –sorrise feroce l’altra- Puoi chiamarmi regina Titania. E ho un solo prurito al momento… cioè quello di distruggerti!”.
Sfondarono la grande cupola della Sala del Trono e si trovarono a volare all’aperto, scambiandosi violente sfere di energia magica nel tentativo di soppiantarsi a vicenda. O almeno… così faceva Titania. Era risaputo da tutti che Mab fosse la più forte delle Fate Regine, perciò si limitava a schivare e lanciare bolle di egual potenza per dissolvere quelle della figlia. Finché quella non si mise a scagliare fulmini; allora la storia diventò molto più complicata.
“Che sta succedendo?!”. Uscirono dalle loro case gli abitanti di Avalon nel sentire il trambusto.
Baltus Ferroso alzò lo sguardo al cielo, improvvisamente rischiarato da lampi blu intermittenti, seguiti da due figure alate che sfrecciavano in cielo.
Trasalì.
“La regina e la principessa si stanno battendo!”. Esclamò qualcuno.
 
 
Si fermarono a mezz’aria, squadrandosi l’un l’altra. Erano andate avanti per quasi tre ore filate, mai una volta erano scese a terra per far riposare le loro instancabili ali. Tuttavia nessuna delle due era uscita incolume: c’era una ragione se due Fate Regine evitavano di scontrarsi.
Mab… la fronte aggrottata, il respiro pesante, un occhio accecato e svariati tagli su tutto il corpo.
Titania… un rivolo di sangue dal naso, la punta di un orecchio mozzato e la spalla sinistra ustionata.
“Nessuna delle due ha più completato il Rituale –parlò la regina- Non abbiamo più magia per continuare. O comunque troppo poca per guarire. Smettila, Titania, non sei alla mia altezza, e Avalon non sarà mai tua”.
Quell’ultima digrignò i denti.
No. Non poteva finire così. Non poteva farsi battere da sua madre. Che sarebbe successo poi? Sarebbe stata messa in prigione, o esiliata come un comune criminale?!.
No. Non posso permetterlo.
Guardò in basso, verso l’isola. Il Popolo di Avalon le fissava ansioso.
Fu in quel momento che venne l’idea.
Puntò sulla madre due occhi folli e un sorriso trionfante.
“Se non posso avere io Avalon… -strillò- allora non l’avrà nessuno!!”.   
Giunse le mani richiamando a sé una miriade di scintille azzurre.
Mab la guardò preoccupata. Che intenzioni aveva?!.
La principessa compattò la magia andando a formare un pentacolo sempre più grande.
“No, ferma!!”.
Titania ghignò. Troppo tardi. Scagliò il pentacolo contro l’isola: “Muori, Avalon! Muori!”.
Con uno sfrenato sbatter d’ali Mab si scagliò contro il simbolo magico. Tese una mano quasi a volerlo afferrare: non poteva permettere che toccasse terra, o quella sarebbe sprofondata negli abissi del freddo oceano.
Sotto di loro… gli abitanti di Avalon correvano e gridavano impazziti. Baltus rimase al suo posto, fermo e risoluto: inutile scappare, un incantesimo come quello non lasciava scampo. Chiuse gli occhi. Stava per morire. Si sorprese nello scoprirsi perfettamente calmo. Sorrise.
Moglie mia, fratelli miei… sto per raggiungervi.
Il pentacolo era arrivato a un centinaio di metri dal suolo, quando esplose di colpo.
Il Vampiro fu sbalzato via da un brusco spostamento d’aria; tuttavia, quando tornò a guardare… né l’isola, né gli abitanti avevano subito danni.
Una piccola figura distante attirò la sua attenzione. Una figura che cadeva a peso morto.
“Regina Mab!
Si precipitò verso la spiaggia. Si tuffò in mare e soccorse la Fata.
“Mia Signora! Mi sente?! –la scosse per le spalle, disperato- La prego, Mia Signora!”.
Quella schiuse lentamente gli occhi: “Baltus…”.
 
 
Dall’alto del cielo… Titania ansimava con difficoltà, il movimento ritmico delle ali sempre più debole. L’incantesimo che l’aveva prosciugata di ogni energia.
“Maledizione”.
Smise di opporre resistenza. Si lasciò andare. Si lasciò cadere senza più la forza di reagire.
Maledetta Mab. Anche questa volta l’aveva vinta: aveva bloccato il suo incantesimo, le ultime scintille magiche che le restavano. Ora era veramente a secco, non sarebbe riuscita a guarire neanche volendo.
Splash… risuonò l’acqua del mare. Titania affondò per parecchi metri prima che il mondo intorno a lei si oscurasse.
 
 
“Io non posso guarirvi, mia signora, non ho quel genere di magia. La supplico, non muoia”. Pianse Baltus, continuando a sorreggere la testa della sua regina.
Gli Stregoni Immortali, o Vampiri come venivano chiamati dai Fangosi, potevano vantare numerosi poteri, tra cui una rapida guarigione di se stessi. Tuttavia, contrariamente agli altri membri del Popolo, non erano in grado di guarire gli altri.
Mab non rispose, voltò a fatica la testa verso il mare. Il corpo di Titania galleggiava nell’acqua senza vita.
“Figlia mia…”. Le lacrime si mescolarono al sangue.
“Stia tranquilla, regina Mab, la porto subito via di qui”.
“No, fermo”.
“Ma che sta dicendo? E’ ferita gravemente, dobbiamo farla curare”.
Senza ascoltarlo, la Fata Regina lo costrinse a riadagiarla a terra.
“Baltus, ho un favore da chiederti”.
“Sì, mia signora. Qualunque cosa”.
“Puoi tagliarmi le ali?”.
“Che dice?!”.
Con respiro spezzato Mab trovò la forza di richiamare a sé una larga serie di scintille magiche che le ballarono intorno. Non le usò per curarsi. No. Ormai era troppo tardi. Le concentrò tutte nelle sue ali.
Baltus la guardò perplesso: “Che cosa avete fatto?”.
“L’incantesimo di Titania non è stato senza conseguenze, sono riuscita a fermarlo solo in parte”.
“Regina Mab state dicendo che…”.
“Avalon rimarrà intatta fino a quando la magia nelle mie ali non si dissolverà –tossì sputando sangue- Devi tenerle al sicuro fino al giorno in cui non arriverà qualcuno al mio posto”.
Baltus scosse la testa, sempre più confuso.
“Avevo promesso al Popolo che avrei trovato una nuova regina per Avalon. Bene… saranno le mie ali a farlo per me”.
 
 
Artemis e Leale ascoltavano con attenzione. Spinella, Bombarda e N°1 che visitavano i giardini reali senza sentirli.
“Quindi sta dicendo che…”.
“Sì –lo guardò serio Baltus- la regina Mab s’immolò per salvare quest’isola. Se avesse usato le ultime scintille di magia per curarsi, tutto sarebbe stato vano. Ha preferito racchiudere l’incantesimo di conservazione nelle sue stesse ali”.
“Quanto tempo manca prima che quelle perdano la loro efficacia?”. Chiese la guardia del corpo.
Il Vampiro trasse un bel respiro; non aveva dubbi sulla risposta: “Cento anni”.
“Soltanto?”.
“Sono andate avanti senza decomporsi per oltre mille anni. Doveva capitare prima o poi”.
“Gli abitanti di Avalon lo sanno?”. Parlò ancora Artemis.
“No. In quel momento c’eravamo solo io e Mab. Per tutto questo tempo ho mandato avanti l’isola senza più muovermi da qui. Dovevo tenere le ali al sicuro. Anche qui abbiamo avuto tentativi di furto, e se ali venissero distrutte o danneggiate…”. Non completò la frase, avevano capito benissimo.
“E cosa hai intenzione di fare?”.
“Non c’è niente da fare. Quando il momento si avvicinerà… dirò la verità e farò evacuare l’isola”.
“A meno che non si trovi una nuova regina”.
“Esatto. Se non riuscirò a trovare qualcuno entro un secolo… tutto questo sprofonderà nel nord-atlantico”.
Il ragazzo annuì debolmente. Non dubitò per un attimo che fosse la verità. Finalmente tutti i punti coincidevano perfettamente. A tal riguardo non poté astenersi dal chiedere…
“E’ per questo che ha proposto a Spinella di trasferirsi qui? Perché sperava che fosse lei la nuova regina?”.
Di nuovo Baltus ridacchiò: “Non ti si può nascondere nulla, eh?. Sì, anche questo è vero. Avevo molte speranze su Spinella. Quell’elfa è forte, coraggiosa, fa di tutto per la sua gente ed ha un gran cuore: tutte caratteristiche fondamentali per una grande regina”.
I due umani annuirono all’unisono. Soprattutto Leale: non avrebbe mai dimenticato quando Spinella salvò la vita sua e di Juliet da un troll, nonostante il rapimento.
O dopo la sparatoria di Londra.
E Artemis… bè… non sarebbe bastata tutta la giornata per raccontare le migliaia di volte in cui Spinella aveva fatto qualcosa per lui.
“Ma non è successo niente, vero?”.
“Già. Oh, non fraintendere, giovane Fowl; Spinella è una grande risorsa per Avalon, non ho intenzione di rimangiarmi la parola con lei. Adesso fa parte della nostra comunità e ci resterà per tutto il tempo che vorrà”.
“O almeno per tutto il tempo che Avalon resterà in piedi”.
“Vero. Mab disse che sarebbero state le ali a riconoscere la vera regina. Io non posso impormi o forzare le cose. Ogni anno porto centinaia di visitatori ad ammirare il castello, aspettandomi una qualche reazione delle ali. Ma niente. Forse dovrei rassegnarmi e basta”.
“Ora capisco perché era così riluttante a raccontare tutta la storia –parlò Leale- Non si preoccupi, manterremo il segreto”
“Sindaco Ferroso… -si avvicinarono Spinella e Gemma- Abbiamo finito il turno. Possiamo andare o avete ancora bisogno di noi?”.
Quello sollevò le mani: “Mie care fanciulle, non dovete render conto a me. Dovete avvisare la Centrale”.
“Allora ci vediamo tra due giorni, Caposquadra –salutò la fata- Ospiterà i suoi amici a casa?”.
“Sì. Primo, li terrò d’occhio. Secondo, dubito che qualcun altro sia disposto a ospitare dei Fangosi”.
“Soprattutto l’uomo-orco”. Accennò a Leale.
“Vuoi smetterla con questa storia dell’orco!”. Sbottò quell’ultimo, facendo sobbalzare tutti, Baltus compreso.
Stranamente Gemma non fece una piega: “E perché? Non è mica un’offesa. Il mio fidanzato, Edward, è un orco”.
 
 
“Che bella! Questa è la tua casa?!”. Si entusiasmò N°1 appena entrarono.
“E’ molto più grande di quella di Cantuccio”. Annuì ammirato Bombarda.
Artemis e Leale si guardarono intorno. Era ampio, spazioso e molto moderno; ma soprattutto aveva un alto soffitto. Per una volta Leale poté stare in una stanza del Popolo in tutta la sua altezza, la cosa lo mise subito a suo agio.
A misura di Vampiro… e di orco.
“Ti sei portata dietro tutti i tuoi vecchi mobili, eh?”. Continuò il nano, battendo la mano su una scaffalatura di nero ebano.
“Ne dubitavi? Sono i mobili della mia famiglia dai tempi del bisnonno Cupido”. Sorrise l’elfa, togliendosi l’uniforme da Guardiano, restando in pantaloncini e canottiera.
Il giovane Fowl la guardò provando una strana sensazione. Conosceva Spinella da tanti anni, e mai era stato a casa sua a Cantuccio nonostante fosse sceso nel sottosuolo molte volte. Neanche sapeva com’era fatta, al contrario di Bombarda e del diavoletto.
E mai una volta che gliel’abbia chiesto io.
“Uno Spyral a cristalli gassosi di ultimissimo modello!”. Si precipitò N°1 di fronte a uno schermo appeso alla parete.
“L’ho comprato col mio primo stipendio, ormai l’altro televisore era antiquato”.
“Il lavoro da Guardiano ti permette di comprarti uno Spyral così grande?!.”. Storse gli occhi Bombarda.
“Sì, non mi posso lamentare”.
“Dov’è il telecomando!?, Ah, eccolo!”. Lo accese immediatamente il giovane demone stregone.
La qualità dell’immagine era perfetta e l’audio sembrava proprio dal vivo. Sullo schermo spiccava una stravagante folletta con un sorriso a trentadue denti.
“Oh, no. Il programma gossip di Brigida Perl”. Si lasciò sfuggire Artemis.
Tutti i presenti si voltarono a guardarlo. Come faceva a conoscerlo?.
“Il dottor Argon lo guarda sempre –si affretto a spiegarsi- Durante la mia riabilitazione non parlava d’altro”.
“Ecco a voi una delle ultime news più piccanti della settimana –parlava la conduttrice- Il mese scorso tutta Cantuccio era in fermento per il matrimonio più atteso di sempre: quello tra il Comandante Grana Algonzo della LEP, e il caporale Lili Foglietta. Ebbene miei cari telespettatori oggi siamo venuti a sapere che una settimana dopo la cerimonia hanno divorziato”.
“Bha! –imprecò Spinella- Il mio matrimonio sarebbe durato almeno il doppio”.
“Cioè due settimane”. Non si trattenne il nano.   
 
 
Cenarono nella grande serra. Non avendo una tavola così larga, Spinella aveva improvvisato un pic-nic al chiuso: stese un telo a quadri bianchi e rossi sull’erba e lasciò che gli ospiti vi si sedessero intorno. Non c’era pavimentazione a piastrelle, solo erba.
Servì del simil-pollo, e naturalmente dovette sopportare Bombarda che si lamentava per la mancanza di pollo vero.
Quando portò in cucina i piatti vuoti, fu raggiunta da Artemis. L’unica occasione che aveva per parlarle a quattr’occhi.
“Posso aiutarti?”.
“Artemis Fowl che lava i piatti? Questa la vorrei proprio vedere. Comunque no, non ce n’è bisogno: ho la lavastoviglie”.
Il ragazzo si avvicinò di altri due passi. Stava per dire qualcosa quando l’elfa lo anticipò.
“Parla schiettamente, Fangosetto. Sei venuto a supplicarli di tornare a Cantuccio”. Quella non era per niente una domanda.
“Inizialmente sì”.
“Bè, almeno lo ammetti senza giri di parole –mise l’ultimo piatto nell’acquaio, poi tornò a parlare più dolcemente- Artemis… apprezzo il tuo interessamento, ma le mie scelte di vita non sono affar tuo”.
“Questo so lo. Infatti ho detto inizialmente. Poi ho visto questo posto e il lavoro che fai. Non posso negarlo: stai molto meglio qui che a Cantuccio. No, tutto ciò che volevo sapere era cosa ti ha spinto a prendere una decisione così drastica”.
La Guardiana Caposquadra attese un paio di minuti prima di rispondere: voleva essere sicura di scegliere bene le parole.
“Mi hanno spinta tante cose. E credimi… il matrimonio di Grana non c’entra niente; lo so che tutti vanno a dire che sono scappata per quello”.
Artemis accennò un sorriso: “Questo non l’ho pensate neanche per un momento”.
“Semplicemente mi sono resa conto che non era rimasto più niente per me a Cantuccio, sia sul piano professionale che sentimentale –fece un risolino- Ormai non faccio più colpo laggiù: sono la testa calda della LEP. Ti rendi conto che l’ultimo ad avermi corteggiata è Orion?”.
“E Polledro?”
“Lui ha moglie e figli, io non sono una priorità”
“E il tuo lavoro alla Ricog?”.
“Per amor del cielo, Artemis. Mi hanno dato più problemi che altro. Non sarei mai salita di grado. Guardami adesso: neanche un mese e sono già diventata una Caposquadra, tra non molto sarò anche in lizza per diventare la Comandante della Centrale dei Guardiani. Pensi davvero che a Cantuccio me l’avrebbero permesso?”.
“Certo che no, non c’è dubbio”. Dovette ammettere il ragazzo.
Seguì qualche minuto di silenzio, rotto solo dal chiacchiericcio dei loro amici nella serra. Bombarda si stava mangiando tutte le porzioni di simil-pollo, mentre Leale e N°1 protestavano animatamente.
“Ehi! E noi!?”.
“Senti un po’, diavoletto, sono uscito da quel castello di cristallo senza niente in tasca, almeno fatemi mangiare a volontà. Ma ci credete?! Un castello di cristallo!”.
“Io e Leale partiremo domani mattina -parlò infine Artemis Fowl- Il visto di N°1 è valido per una settimana. Conoscendolo vorrà restare con te ancora un po’, spero che voi o il sottosuolo non abbiate problemi a riportarlo indietro. Sai, era triste all’idea di non poterti vedere tanto come prima”.
L’elfa annuì. Non le dispiaceva che i suoi amici fossero venuti a cercarla, l’ultima cosa che voleva era ferirli.
“Tre sei mesi prenderò le ferie –sospirò poi- potrei passarle a Cantuccio, in modo da vederci. Tanto ho conservato il vecchio appartamento”.
Il quindicenne le sorrise di rimando: “Sono sicuro che ne sarebbe felicissimo”.
E anche io. Pensò, guardandosi bene dal dirlo ad alta voce.
Una musichetta interruppe la loro conversazione. Il cellulare di Spinella.
Quell’ultima andò a rispondere.
“Pronto… Comandante? Che succede?”.
L’espressione dell’elfa cambiò all’istante. Senza staccare il telefono dall’orecchio appuntito… si voltò a guardare Artemis, allucinata.
“La Fowl Star Seconda è esplosa”.
 
 
 








 
  
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