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Autore: piccolo_uragano_    12/11/2015    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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“Grazie.”
Sirius era al buio. Sirius non vedeva nulla, ma sentiva la voce di suo fratello James. Non lo vedeva, ma sentiva che lui è lì. “Prongs?” domandò.
“Grazie di essere stato mio fratello. Grazie di aver dato a Harry una famiglia.”
Sirius sentì le gambe tremare. “James, ti prego …”
In quell’istante, James apparve a cinque metri da lui. Il suo viso era ancora colorato, pieno di quel rossore così semplice, gli occhiali erano storti sul naso ed i capelli erano sempre scompigliati. Era sereno, sereno come lo era stato un tempo. “Però i ragazzi non sono al sicuro, Padfoot.”  Disse, scuotendo la testa.
Sirius spalancò gli occhi, sentendo il terrore pure crescere nel petto. “Come sarebbe che non sono al sicuro? Che stai dicendo, James?”
“Non sono al sicuro.” Ripeté la voce di James.
SIRIUS!”  L’ultimo Purosangue spalancò gli occhi di colpo, trovandosi ad osservare il soffitto della stanza padronale di casa Black. Si rese conto di essere in un bagno di sudore, solo quando notò Martha, seduta sul suo lato del letto, che lo guardava con aria spaventata. “Era solo un sogno, Sirius, solo un sogno.” Cercò di tranquillizzarlo.
“James.” Disse, sentendosi la gola secca.
“Sì, stavi sognando James.” Rispose Martha.
In quel momento, Rose spalancò la porta della camera, mostrandosi in vestaglia e con due treccine. “Che succede?”
“Niente, Rose, solo un incubo.” La tranquillizzò Martha.
Solo un incubo? Dannazione, tuo marito ha svegliato tutta Londra!” strillò.
Sirius la guardò, alzando un sopracciglio. “All’alba dei trentacinque ancora dormi con le treccine?” domandò, serio.
La maggiore delle Redfort lo mandò a quel paese con un gesto, e mentre usciva dalla stanza, gridò: “Sono ancora trentaquattro!”
Martha  scosse la testa e tornò a guardare suo marito, inclinando leggermente la testa. “Che ti ha detto James?”
“Come sai che mi ha detto qualcosa?”
“Hai detto ‘che stai dicendo, James?’.”
“Rose ha detto che ho urlato.” Contestò.
“Hai urlato, e poi hai chiesto a James cosa stesse dicendo.” Rispose lei. “Che ti ha detto?”
Lui si portò una mano dietro la testa e osservò Martha. “Niente di che.” Disse poi.
“Sicuro?” domandò lei.
“Sicuro.”
Allora lei sorrise e si chinò sul comodino per spegnere la luce. Si rannicchiò sul petto del suo uomo, ma nessuno dei due riuscì a riprendere sonno.

“Crux!” esclamò Kayla. “Crux, si può sapere come sei finita qui?” Non erano nemmeno le otto del mattino.
La piccola Serpeverde raccolse l’ormai anziana gatta di famiglia da sotto ad un divano della Sala Comune Grifondoro.
“Kayla!” esclamò Hermione, vedendola. “Buongiorno!” poi notò che la piccola Black teneva in braccio la gatta. “Oh, Crux ha giocato con Grattastinchi tutta la notte. Sembra che si divertano a dare la caccia al topo di Ronald!”
Kayla sorrise. “Che ci fai già sveglia?”
Hermione perse quel tono pimpante. “Mi sono svegliata prima per ripassare Antiche Rune.”
“Segui anche Antiche Rune?”
Hermione annuì, entusiasta. “Oh, si: la trovo una materia davvero interessante!”
Prima che Kayla potesse chiedersi come facesse la sua amica a seguire tutti i corsi possibili, Robert varcò la soglia della Sala Comune, oltrepassando il buco del ritratto. Sembrava stanco, ma si sorprese quando vide quelle due ragazze già alzate. “Oh, buongiorno.” Disse, massaggiandosi il collo. “Come mai siete già sveglie?”
“Come mai tu non ti sei proprio addormentato?” domandò Kayla, leggermente divertita.
“Non sta a me spiegartelo, sei troppo piccola.” Rispose il ragazzo. Hermione, in quel momento, notò la scatoletta azzurra che aveva nella tasca.
“Che hai in tasca?” gli chiese.
Lui portò una mano a nascondere la scatoletta. “Sei troppo piccola anche tu.” Disse, passandosi una mano nei capelli. Poi si avvicinò alla sorella per afferrare il gatto di famiglia. Crux si appisolò sul suo petto come aveva sempre fatto per anni.  Hermione scosse la testa, ma lui la ignorò. “Allora, che ci fate già alzate, dolci fanciulle?”
“Ho recuperato Crux.”
“Ho ripassato Antiche Rune.”
Robert fece per annuire, ma poi storse il naso e piegò indietro la testa. “Come fai a seguire Antiche Rune? Harry ha detto che …”
“Harry avrà detto una delle sue stupidaggini.” Tagli corto lei. “Di chi è il succhiotto, questa volta?” domandò.
“Ho detto che sei troppo piccola.” Replicò lui.
“Si, ma io sono la tua sorellina preferita.”aggiunse Kayla, cercando di fare la faccia da cucciola. “A me devi dirlo!”
“Che vuol dire ‘sorellina preferita’? Non ne ho altre!” rispose lui, lasciandosi cadere su uno dei divani.
“Hai intenzione di dormire lì?” si preoccupò Hermione.
Robert scosse la testa. “Io non dormo.”
“Non puoi stare sveglio per sempre.”
“E tu non puoi seguire Antiche Rune.” Replicò lui, posando i piedi sul bracciolo.
“Chi lo dice?”
“Io.” replicò il primogenito Black.
“Il tuo ego mi soffoca.” Rispose la Grifondoro, mentre il ragazzo giocava con il gatto.
Robert sorrise e scosse la testa, iniziando immediatamente a russare.

Fuori dalla Sala Grande, un gruppetto di Serpeverde ascoltava Draco Malfoy, che quando vide passare i tre fratelli Black, con i Weasley ed Hermione, imitò uno svenimento, ottenendo della grasse risate.
“Ehi, idiota!” lo appellò Robert. “Scommetto che non riderai così quando vi stracceremo alla prima partita!”
Draco guardò il più giovane dei Black con una punta di paura negli occhi. “Che illuso.” Disse, quasi con schifo.
Kayla guardò il compagno di casa con odio puro. “Non osare parlare male dei miei fratelli, Draco.”
“Oh, certo!” replicò lui. “E lo farò perché me lo stai dicendo tu, giusto?”
“Lo farai perché sai che posso appenderti al soffitto in ogni momento.”
Robert sorrise mentre un paio di Serpeverde guardarono la piccola Black come se non la capissero: perché quella ragazzina voleva solo litigare con Draco? Kayla stava per rispondere anche a loro, quando Fred le afferrò un braccio, mentre il gemello afferrava l’altro Black, e li condussero verso il tavolo Grifondoro.
“Non ti preoccupare, Harry.” Gli disse Robert, recuperando la calma. “Quei Dissennatori sono creature terribili: il fatto che ti abbiano provocato delle reazioni vuol dire solo che sei stato forte, forte come quell’idiota non sarà mai.”
Kayla intinse un biscotto nel latte. “Comunque non vincerete ancora voi.”
Fred sorrise. “Si, bimba, contaci.”
Kayla lo fulminò con lo sguardo, mentre Robert tirò un leggero schiaffo alla base del collo del suo migliore amico. “È mia sorella, idiota.”
“Che ho detto?” domandò lui, divertito. “Tu puoi fartela con …”
“Non è il momento per parlarne.” Tagliò corto Robert.
“Perché non me lo vuoi dire?” domandò Kayla.
Robert finse di non avere sentito. “Oggi hai Difesa Contro le Arti Oscure?”
“Nel pomeriggio.” rispose Ginny. “Ora abbiamo Divinazione.” Pronunciò il nome della materia con un certo disgusto.
Uuuuh!” scherzò Robert, imitando la voce della Cooman. “Morirete tuttiiiii!”
Kayla rise, mentre Hermione, Harry e Ron si guardarono. Robert colse la palla al balzo. “Ha davvero predetto la morte di qualcuno di voi?”
“Non esattamente.” Gli rispose Hermione. “Ma Harry ha trovato il Gramo.”
“Che hai trovato?” domandò lui, davanti a quella parola sconosciuta.
“Il Gramo?” chiese Kayla, invece. “Ma è presagio di morte!”
Robert scosse la testa. “L’ho detto, quella è matta. Non dovrebbe insegnare.”
“Chi non dovrebbe insegnare?” chiese una voce calda e familiare alle spalle del ragazzo.
Robert sorrise e si voltò. “Buongiorno, professor Lupin. Scommetto che muore dalla voglia di sedersi accanto a noi.”
“La tua voglia di scherzare mi ricorda davvero gli anni in cui mi sedevo a questo tavolo, signor Black.”
Kayla lasciò cadere l’ultimo biscotto nel latte, ormai freddo. “Remus, non ho voglia di fare Divinazione.”
George finse di richiamarla. “Non lo devi chiamare Remus, Kayla, lui è il professor Lupin!”
“Ma io sono il suo padrino.” Obbiettò Remus.
“E poi, io gli sto tenendo il broncio per conto di Tonks.” Si giustificò Robert.
“Tu non riuscirai a tenermi il broncio tanto a lungo.”
“Si, ma padrino batte professore?” domandò Harry, combattuto.
“Io credo che sia professore a battere padrino.” Rispose Ron.
“Quindi lo devo chiamare professore?” domandò la Serpeverde.
“Oh, se gli tengo il broncio io, gli tenete il broncio anche voi due!”
Harry alzò le spalle. “Perché dovrei?”
“Perché Tonks ti ha regalato le Bacchette Trabocchetto al compleanno.”
“Io non dovrei sapere che avete delle Bacchette Trabocchetto.” Lo richiamò Remus.
“Sto cercando di convincere mio fratello a tenerti il broncio: non distrarmi!”
Kayla sorrise. “Che ha fatto di tanto grave?”
“Prima decidi se professore batte padrino.” La richiamò Fred.
“Lascia che assista ad un paio di lezioni, per decidere.” Si difese Remus, poi notò che Kayla, accanto alla tazza di latte, aveva posato la sua copia del principe Caspian. “Lo stai leggendo di nuovo?”
“Non noti una somiglianza tre Caspian, papà e Robert?”
Remus alzò le sopracciglia. “Robert gli somiglia più fisicamente.”
“Perché non anche caratterialmente?” domandò il ragazzo, indispettito.
“Perché mi tieni il broncio!” rispose l’uomo. “Caspian mi affronterebbe.” Robert sorrise e scosse la testa, poi Remus guardò Robert di nuovo. “Ho il quarto anno tra dieci minuti, Robert, non mi va di toglierti punti perché sei in ritardo.”
“Non lo faresti mai.” Lo incalzò Kayla.
Remus le strizzò l’occhio, mentre Robert trangugiava il suo caffè. “Visto?” domandò Moony alla sua figlioccia. “Basta farlo spaventare.”
Ma Robert si bloccò. “Dove diamine è finta Hermione?”

“Quindi quel coso si trasformerà nella mia più grande paura?” domandò Robert, con la bacchetta in mano. Tutti i ragazzi del quarto anno erano in piedi, davanti al professor Lupin e ad un armadio.
“Esattamente, signor Black. Vuoi provare per primo?” rispose Remus.
Robert sembrò pensarci su. “Non credo di avere paura di niente, professore.”
Una ragazza di Serpeverde lo guardò con evidente desiderio.
“Per questo trovo che sarebbe davvero interessante se ti mettessi davanti a quell’armadio, Robert.”
Il giovane Black raccolse lo sguardo di sfida dell’insegnante solo dopo qualche secondo. In un primo istante, pensò che la sua paura più grande potesse essere Peter Minus, ma si rese conto che quell’uomo, nella sua mente, non aveva volto. Non ricordava nulla di Peter, se non un uomo tondo e basso sempre dietro a suo padre e a James. Non ricordava che forma avesse il suo volto, ne di che colore fossero i suoi occhi. Era ricercato, ovviamente, ma Martha aveva convinto Caramell a non mettere nessun genere di volantino in giro per Londra. Se fosse stato nascosto da qualche parte e avesse visto la sua faccia sotto la solita scritta ‘Have you seen this wizard?’ avrebbero perso ogni possibilità di trovarlo.
Pensò anche che la sua più grande paura potesse essere quel primo periodo dopo la guerra, quando Kayla a malapena si vedeva dal ventre di Martha, ma nemmeno quella era paura: quello era disprezzo verso il mondo e le sue ingiustizie.
Allora, con la solita spavalderia che lo faceva sembrare più sicuro di sé di quanto in realtà non fosse, si fece avanti e guardò Remus. “Okay.” Disse. “Che devo fare?”
“Ripeti con me: Riddikulus.”
Riddikulus.” Ripetè Robert.
“Okay, ora tutti insieme: Riddikulus.”
Riddikulus!” ripeté l’intera classe.
“Perfetto.” Poi tornò a guardare Robert. “Fammi un cenno quando sei pronto.”
“Sono nato pronto, professore!” esclamò lui, con un leggero sorriso.
Quel sorriso scomparve quando dall’armadio uscì una ragazza magra, troppo magra, piena di ferite e di sangue. Si lasciò cadere per terra, guardando Robert con due grandi occhi scuri che sembravano uscire dalle orbite. La riconobbero tutti: era Alexandra Dixon, la strana amica che il Grifondoro aveva avuto due anni prima. Nessuno parlava mai di lei, perché nessuno voleva vedere Robert rattristarsi, ma in quel momento, la faccia del primogenito Black era di terrore puro misto a disgusto. Teneva ben stretta la bacchetta in mano, ma quella mano tremava. Alex-Molliccio lo guardava come se chiedesse aiuto.
Riddikulus.” Gli ricordò Remus.
Robert chiuse gli occhi e puntò la bacchetta verso quella ragazza piena di sangue. “Riddikulus!”  esclamò, e la ragazza si alzò e si mise a ballare, allegra, mente Remus faceva segno a Robert di andare a prendere una boccata d’aria.

Martha stava per entrare a fare colazione in un bar babbano con Rose, quando vide due ragazzi intenti a baciarsi contro un muro. Dapprima li guardò con invidia: le mancava la spensieratezza di quei momenti. Poi, grazie ad un cenno della sorella, notò che i capelli della ragazza stavano cambiando colore. Allora scosse la testa e sorrise.
“Quanto testarda può essere?” domandò, distogliendo lo sguardo.
“Quanto una mezza Black innamorata di un licantropo.” Rispose la maggiore. Poi le fece segno di entrare. “Non voglio arrivare in ritardo.”
“Non sei obbligata a fare colazione con me.” Si giustificò la minore.
“Oh, mi fa piacere fare colazione con te. Semplicemente, non mi va di guardare Tonks che rovina tutto quanto.”
Martha si levò il giubbotto e prese posto ad un tavolino. “Perché ci credi così tanto?”
Rose tramutò la sua solita espressione priva di emozioni in un sorriso nostalgico. “Perché io ho visto il cuore di Remus.”
“Potrebbero volerci mesi, se non anni prima che Remus metta di nuovo da parte il suo orgoglio e prima che Tonks decida di soffocare un po’ il suo ego.”
“Lo so, e allora? Io aspetto solo di fare da damigella al matrimonio!” scherzò la maggiore, mentre Martha la guardava e si rendeva conto che, qualsiasi cosa fosse successa, loro due non sarebbero mai cambiate.

“Che ci fai qui?” domandò Hermione, guardando Robert seduto su una delle zucche di Hagrid, con la sigaretta in bocca, accanto ad un Ippogriffo.
“Non è pericoloso, anzi: sa essere amichevole.” Rispose lui. “Devi solo presentarti in modo educato.”
“Oh, si, mi conosce: abbiamo appena fatto lezione con lui.” Rispose la ragazza, salutando Fierobecco.
“E com’è andata?”
“Ha ferito Malfoy.”
“Alla grande, quindi.” Scherzò lui.
Lei lo guardò: sembrava turbato, anche se era bravissimo a nasconderlo. “Va tutto bene?” gli domandò, sedendosi accanto a lui.
“Tutto alla grande.” Rispose.
“Sembri turbato.”
“Colpa di Alex.” Rispose lui. “Ha la fantastica capacità di tornare proprio quando sto per lasciarla andare.”
“Perché la lasci andare?”
“Perché portarmi dentro qualcuno che ha scelto di andarsene?”
“Perché te lo ha chiesto lei.” Rispose la ragazza, alzando le spalle.
“Ti terresti dentro qualcosa che ti fa del male, se te lo chiedessero?”
Hermione scrutò Robert, in cerca di una risposta. La verità era che non lo sapeva: non aveva mai amato quanto Robert aveva amato Alex, e forse non le sarebbe mai successo. Quindi rimase a guardare Robert, stupendosi di quanto il suo viso fosse semplicemente perfetto.

Kayla fissò l’armadio, come aveva fatto Robert poche ore prima. Lei si limitò ad inclinare la testa, con aria curiosa. Sapeva quale fosse la sua più grande paura, lo sapeva bene. Spesso quell’immagine popolava i suoi incubi. Ad essere sinceri, però, la piccola Black non temeva di mostrare quel lato di sé: non sarebbe stato difficile capire quale cosa temesse di più.
Si perse a cercare l’espressione del suo padrino, e notò che lui la stava già guardando, con aria dispiaciuta. Come se volesse chiederle scusa per quello che le stava chiedendo di fare. Ma Kayla gli sorrise e scosse la testa, provando l’incantesimo Riddikulus con tutti gli altri. Si mise a metà della fila, lasciando che anche gli altri mostrassero le loro paure.
Ginny, come era prevedibile, aveva paura dei fantasmi e dei diari. Un paio di ragazzine dalla cravatta verde e argento si trovarono costrette a fronteggiare dei terribili clown, mentre Zack Noy di Grifondoro si trovò davanti ad una guardia di Buckingam Palace, e Pansy Parkinson vide il suo gatto morire improvvisamente. Kayla sussurrò a Ginny che questo lasciava molto a desiderare sulla quantità di neuroni funzionanti nella testa della bionda Serpeverde, ma quel commento le costò caro, perché Astoria Greengrass la guardò e le disse: “Perché non provi tu, Black?”
Kayla sorrise, afferrando la bacchetta. “Oh, con piacere.” Rispose, con altrettanta sfacciataggine.
Si avvicinò all’armadio e guardò Remus.
“Pronta, signorina Black?” domandò lui.
“Come sempre.” rispose lei.
“Ricorda: Riddikulus.”
Riddikulus.” Rispose lei, mettendo un piede davanti all’altro, e tenendo la bacchetta puntata. “Riddikulus.”  Ripeté a sé stessa. Voleva guardare la sua paura in faccia, ma per il minor arco di tempo possibile.
In quello stesso istante, il Molliccio si trasformò in ciò che Remus aveva previsto. Era Sirius, ma non quello che conoscevano tutti. Era magro, sporco, e con gli occhi vuoti: era Sirius che aveva passato dieci anni ad Azkaban, dieci anni in balia dei Dissennatori, a cercare di proteggere i suoi più cari ricordi e mantenere la lucidità.
Il Molliccio mosse un passo verso Kayla, ma lei fu più veloce: “Riddikulus!” esclamò con rabbia, ed il Moliccio esplose in moltissimi coriandoli colorati.
Pochi però risero: i più erano spaventati da quanto avevano appena visto davanti a loro.
Kayla aveva appena dodici anni, eppure la sua paura era matura, quasi adulta. La sua paura era che il suo passato si ripetesse. La sua paura era perdere di nuovo ciò che di più caro avesse.
“Kayla, se vuoi andare a prenderti una boccata d’aria …” le sussurrò Remus all’orecchio.
Lei scosse la testa. “Non ne ho bisogno, grazie.” Rispose, cordialmente. “Sapevo che sarebbe successo.”
Lui sorrise e la guardò da dietro. “Con la matita nei capelli somigli a tua madre.”
Lei si voltò e lo guardò come se avesse appena detto una cosa bellissima. “Grazie!” esclamò.
Lui vide che la paura non aveva abbandonato i suoi occhi.

“Robert? Robert!”
Fred si alzò di scatto, e vide nel letto accanto al suo che Kayla, in un carinissimo pigiama rosso, stava cercando di svegliare suo fratello.
“Kayla?”  domandò, guardandola. “Che succede?”
Lei si voltò di scatto. “Oh, ehm, non … non volevo svegliarti.”
Lui scosse la testa. “Non stavo dormendo.” Poi le sorrise. “Tutto bene?”
Lei sembrò imbarazzata. “Si, ehm … io … ho fatto lezione con Remus, oggi, e …”
“E hai affrontato il Molliccio.”
“Esatto, ecco, e volevo chiedere a Robbie se …”
“Se puoi dormire con lui.” La precedette di nuovo. Kayla raggiunse l’apice del rossore. “Non ti preoccupare: sappiamo che ogni tanto sgattaioli qui per dormire con lui. La mattina c’è odore di ragazza.”
Kayla sorrise. “Magari sono le sue, di ragazze.”
Fred scosse la testa. “Lui non si porta le ragazze in camera.”
La giovane Serpeverde sembrò combattuta. “Ma … settimana scorsa … c’era qui Hermione!”
Fred allargò il suo sorriso e le strizzò l’occhio. “Fatto il misfatto!” esclamò, allargando gli occhi. “Rimani con lui, mettiti nel letto senza dirgli niente: gli farà piacere.” Poi si voltò dall’altra parte, per rigirarsi immediatamente verso Kayla. “E buonanotte!”
“Buonanotte, Fred.”

Sirius, con la bocca spalancata, fissava il volto di Remus nel fuoco, mentre Martha sembrava furiosa.
“Non puoi sfruttare un Molliccio per così tanto tempo!” esclamò. “E non puoi esporti così!”
“Lo so, lo so.” Rispose lui, rispondendo ad una predica sconosciuta. “Però ora mi amano.”
“I miei figli ti amano comunque, Moony.” Replicò Sirius, alzandosi in piedi e passandosi una mano sul viso. “Sicuro che fosse Alex?”
“Sicuro. Ho sentito un paio di ragazze di Corvonero che ne erano molto dispiaciute.” Rispose, lanciando uno sguardo eloquente.
“E per Harry come hai intenzione di fare?”  domandò Martha, ignorando il commento.
“Cosa dovrei fare? La sua è una paura nobile.”
“Direi che anche quelle di Kayla e Robert lo sono.” Aggiunse Sirius.
“Si, okay: ma come facciamo?”
“Cosa vuoi fare, Martha? Non tutte le paure si sconfiggono.”
Martha scosse la testa. Fece per voltarsi verso Sirius, ma trovò il salotto deserto. Si voltò di nuovo verso il camino, trovando Remus visibilmente divertito. “Digli che rischia grosso, se lo vedi.”
“Sai che non lo farò.” Rispose Moony. “Fatto il misfatto!” esclamò, divertito, prima di sparire.
“Oh, dannati, dannati Malandrini!” imprecò Martha, rimasta sola.

Quando Robert aprì gli occhi mancava mezz’ora  all’alba. Fece per muoversi, ma si rese conto di essere bloccato sul bordo del letto. Il suo primo impulso fu quello di girarsi di scatto e maledire Fred e George per lo scherzo di cattivo gusto, ma poi sentì l’inconfondibile odore di cane bagnato unito ad un respiro maturo e pesante, accanto ad un odore di shampoo alla lavanda e sotterranei, unito ad un respiro più giovane e meno rumoroso.
Quando riuscì a voltarsi, vide suo padre e sua sorella dormire beatamente. Rimase a guardarli per qualche secondo, senza farsi troppe domande sulla loro presenza lì, quando Sirius aprì un occhio e lo guardò. Senza dire niente, gli strizzò l’occhio. Robert sorrise, e riuscì ad addormentarsi senza fare incubi. Sirius, intanto, lo guardò dormire con quel sorriso Malandrino dipinto in volto.


 
Okay, gente, ringraziate in coro alwais che mi ha dato l'idea per pubblicare subito.
Spero che il dialogo 'padrino batte professore' nno vi abbia annoiato troppo, io mi sono divertita moltissimo a scriverlo.
So che Sirius e Martha non compaiono molto in questo capitolo, così come Harry, ma volevo che fosse incentrato sulle paure di Kayla e Robert.
Anyway. come sempre un ringraziamento particolare va a vittoriaM20, felpato8 e Distretto_9_e_34. Grazie davvero.
   
 
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