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Autore: StClaire    13/11/2015    5 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 13
- Upstairs - 

 

“C’è sempre qualcuno”
Queste erano state le parole di Alexis.
Qualcuno. Inteso probabilmente come "poche persone".
Doveva farsi spiegare meglio il concetto di “poche persone” che aveva Alexis.
Sembrava di stare in discoteca. Il fumo riempiva la stanza e Maisie si ritrovava schiacciata tra Ethan e un suo amico, che continuavano a parlarle contemporaneamente di cose completamente diverse tra loro e le ciccavano nel bicchiere di birra, che sempre loro le avevano offerto e che lei aveva attentamente evitato di bere. Non si sentiva al sicuro.
Alexis era presa in una fitta discussione con un ragazzo altissimo e di colore, con lunghi dread che gli arrivavano al di sotto della cintola. Non l’aveva mai vista fumare, eppure, si era persa incantata a seguire i movimenti della sua mano e della sua bocca. Trovava il suo modo di fumare molto erotico.
S’imbarazzò da sola, al suo solo pensiero. Il problema è che da quella volta in camera di Alexis, il pensiero non se ne era mai andato. Erano state sensazioni nuove per Maisie, e le erano piaciute. E le piaceva Alexis.
«…Allora Maisie!»
Ethan attirò la sua attenzione.
«Hai già deciso cosa fare dopo il liceo?»
Maisie scosse il capo.
«Sinceramente? Non ne ho la più pallida idea!»
Era vero. Non si era mai posta la domanda.
«Dovresti iniziare a pensarci! O vuoi prenderti un anno sabbatico?»
Maisie scosse il capo.
«Ho ancora un anno di tempo. Sono al penultimo anno».
«Ah, pensavo fossi più grande».
Maisie lo guardò, forse con un’espressione strana, perché lui si affrettò ad aggiungere.
«Cioè, sembri più matura! Quanti anni hai?».
«Diciassette».
«Wow, sei giovanissima…» mormorò Ethan al suo orecchio.
Maisie annuì. Sentiva che la situazione stava prendendo una strana piega.
«Ciao Ethan!»
Maisie sbiancò. Si sentiva come se qualcuno l’avesse colpita alla gola. Ai suoi occhi si era appena materializzata Emma, in tutto il suo splendore.
«Ciao Emma, che diavolo vuoi?» rispose sprezzante Ethan.
Maisie si ricordò che Alexis le aveva raccontato che fra i due non scorreva buon sangue.
«Salvarti da una colossale figura di merda… Non dovresti provarci con una ragazza già impegnata!» squillò Emma, guardandoli con i suo occhi verdi.
Ethan sbuffò.
«Alexis non mi aveva mica detto che sua sorella era impegnata già. E poi stavamo solo chiacchierando, vero Maisie?»
«Ah, Alexis non ti ha detto che la sua sorellina è impegnata già? Capisco…»
Lo disse con un tono così beffardo, che Maisie si sentì presa in giro.
Ethan pensava che lei fosse la sorella di Alexis. Non qualcosa di più vicino. Di diversamente vicino.
Emma dedicò loro un’occhiata feroce e si allontanò, scuotendo la voluminosa chioma di capelli neri.
Maisie si alzò dal divano con una scusa. Si era stancata della presenza ingombrante di Ethan. Le parole “Alexis + sorella” le avevano sortito uno strano effetto.
Maisie si rintanò fuori a uno dei balconi. Fuori faceva freddo, ma era meglio che stare dentro a soffocare dalla quantità eccesiva di fumo.
Si lasciò andare a un lungo sbadiglio.
«Hai sonno?»
Maisie si voltò, Alexis l’aveva appena raggiunta, e annuì.
«Tutto quel fumo mi ha fatto venire sonno. È normale?» domandò.
«Probabile. Come va la serata?» le domandò aspirando dalla sigaretta, mentre con l’altra mano reggeva un bicchiere di birra.
Maisie alzò le spalle.
«Normale. Ho dovuto subirmi Ethan, il suo amico, le due domande idiote e… ah, pure farmi prendere in giro da Emma. Direi che va benissimo» sbottò Maisie. L’aveva infastidita. Si sentiva presa in giro, e in più, Alexis continuava a comportarsi come se non fosse mai successo niente.
Alexis assunse un’espressione interrogativa e preoccupata allo stesso tempo.
«Perché Emma dovrebbe prenderti in giro?»
«Non ne ho idea. Forse perché Ethan ci stava provando con la tua “sorellina?”» sbottò Maisie, imitando il tono di voce che Emma aveva assunto.
Alexis scosse il capo, sembrava irritata.
«Che cazzo significa che Ethan ci ha provato?» esclamò Alexis «Brutto stronzo, non ci credo…»
«Io non ci credo che lui non sappia di me e di te, ma Emma sembra sapere sempre tutto!» sbottò interrompendola, Maisie, riferendosi anche al compleanno di Alexis. Ma Alex non afferrò l’allusione.
«Ethan non lo sa semplicemente perché non è tenuto a saperlo. Sono una persona riservata, e credevo che l’avessi capito!»
«Si, talmente riservata da non dirmi neanche che sarebbe stato il tuo compleanno, talmente riservata da non poter ammettere di avere una fidanzata! Però Emma lo sa! Non sono neanche veramente tua sorella! »
«Con Emma è... Maisie, non voglio che persone qualsiasi sappiano di noi. Lo sai bene che la nostra è una situazione delicata, che la gente potrebbe correre a conclusioni affrettate e poi sei anche più piccola di me. Mi da fastidio che la gente debba mettere bocca su cose nostre!»
«A te danno fastidio tantissime cose, ed Emma sembra saperle tutte!» scoppiò Maisie alzando la voce.
«Ma si può sapere che diavolo hai contro Emma?» sbottò Alexis.
Maisie scosse il capo.
«Non è Emma il problema!»
«E allora qual è? Mi sembri nervosa!»
Maisie sbuffò. Non aveva voglia di parlare.
«Sono solo stanca. Ti dispiace se vado a casa?»
«Non puoi evitare le discussioni andandotene!»
«Io non sto cercando di evitare nessuna discussione! Sei tu che dovresti dire qualcosa, ma non la dici!»
«A cosa ti riferisci?»
Alexis posò il suo bicchiere di birra su uno dei tavolini.
Maisie alzò le spalle.
«Non so. Hai qualcosa da dirmi?» le domandò Maisie.
«E tu?»
«Io?»
Maisie aveva avuto la sensazione che Alexis volesse evitare la sua domanda.
«Si, tu. Hai qualcosa da dirmi?»
Maisie scosse il capo.
«Che ne so, riguardo cosa?»
Alexis allargò le mani.
«Non saprei, che ne dici… di Connor?»
Maisie alzò gli occhi al cielo.
«Che c’entra Connor adesso?»
«C’entra! Tra te e Connor c’è stato qualcosa… Lo so benissimo. Io ero l’idiota che ti ha retto il gioco, per fare cosa? Conquistarlo? Mi sembra il lavoro abbia funzionato. Siete usciti insieme e vi siete baciati… Me lo hai detto tu!» Alexis alzò la voce, fermando ogni tentativo di Maisie di interromperla «Eppure tu te ne vai in giro con lui. Che dovrei pensare?»
«È vero, tra me e Connor c’è stato solo uno stupidissimo, insignificante bacio! Ma non eri tu quella che mi diceva che io non dovevo pensare alle tue esperienze passate? Perché tu non puoi farlo con me?».
«Perché io non me ne vado in giro con le mie esperienze passate!»
Maisie accusò il colpo. Le stava mentendo, spudoratamente. Maisie sapeva che c’era stato qualcosa tra Alexis ed Emma, oltre a quel bacio rubato. Lo aveva capito dal momento in cui Emma si era palesata a lei ed Ethan.
«Davvero?» le domandò fissandola negli occhi.
«Già, davvero…» rispose Alexis dopo un istante di silenzio, buttando via la sigaretta, ormai ridotta a un mozzicone.
Maisie scosse il capo, cercando di non darla vinta alle lacrime che si affacciavano ai suoi occhi.
«Sono davvero stanca, vado a casa, ti dispiace?».
Alexis si avvicinò prendendole la mano.
«Vengo con te…» mormorò.
«No, davvero, non voglio rovinarti la serata».
Alexis lasciò andare la mano di Maisie.
«Fai prima a dirmi che vuoi stare da sola per stasera» sibilò Alexis.
Maisie la guardò.
«Non lo so… davvero, sono stanca».
Alexis annuì.
«Ti chiamo un taxi».
Maisie andò a prendersi la sua giacca e poi ritornò nel salone. Vide Emma che la fissava da un angolo della stanza, ma decise di ignorarla completamente. L’idea che fosse caduta nel suo trucchetto la destabilizzava. Raggiunse Alexis all’ingresso e scesero insieme le scale, in silenzio.
Una volta salita in taxi, Alexis si abbassò all’altezza del finestrino.
«Quindi non è successo niente oggi?»
«Intendi con Connor?»
«Sì».
Maisie la guardò, si sentiva una perfetta idiota ad aver mentito. Ma aveva paura, come dicevano Mia e Jody, che Alexis si sarebbe fatta un’idea sbagliata di Amber.
«No, non è successo niente».
Alexis annuì.
«Ci vediamo a casa. Io finisco un servizio e poi torno».
«Ok, se non mi addormento, ti aspetto».
Alexis le sorrise.
«Ok, a dopo».
Il tassista mise in moto. Non sapeva il perché, ma i taxi nella loro relazione, non erano mai positivi.
Aveva mentito ad Alexis. Per cosa poi, niente.
Ma anche Alexis aveva mentito a lei.
Si stavano mentendo a vicenda. E la cosa la faceva star malissimo.
 
*
 
Alexis risalì di corsa le rampe di scale. Rientrò come una furia all’interno dell’appartamento e si guardò intorno alla ricerca di volti noti. Di solito le era indifferente la presenza di persone a lei estranee in quella sottospecie di casa, ma al momento avrebbe voluto mandare tutti quanti al diavolo.
«Ethan!» appena lo vide, sbraitò.
Ethan si voltò verso di lei, con stupore, lasciando traboccare un bel po’ di birra dal suo bicchiere.
«Oh…»
«Che cazzo fai? C’hai provato con Maisie?» sbottò Alexis interrompendolo, qualsiasi cosa stesse per dire.
Alexis aveva alzato la voce, e alcuni presenti si erano girati a seguire con interesse la scena, compresa Emma.
Ethan sbuffò.
«Senti, non lo sapevo che era già impegnata, cazzo ne so, me l’ho ha detto Emma all’ultimo…»
«Sei un coglione» soffiò Alexis.
«Ma io che ne sapevo, cazzo, se è impegnata che ci fa qua il venerdì sera?»
Alexis scosse la testa e si allontanò. Era inutile parlare con lui. Altri due minuti della sua voce e l’avrebbe picchiato. Si recò nella sua stanza e afferrò il cappotto, indossandolo velocemente. Maisie aveva detto che l’avrebbe aspettata. Sperava solo che non le avesse mentito.
«Vai già via?»
Una voce femminile la fece voltare. Alexis chiuse la zip con un gesto secco.
«Secondo te?»
Emma sbuffò.
«Sei sempre via… Una volta tanto rimani…»
Alexis la guardò di sbieco.
«Devo andare a sistemare i casini che tu hai combinato, quindi, per stasera passo».
«Io?» strillò Emma «Che cazzo ho fatto?»
«Che hai fatto? Metterti in mezzo! Ecco che hai fatto! Ti ringrazio di aver fermato Ethan, ma potevi limitarti a fare quello senza sputare stupide frecciatine!»
Emma impallidì.
«Non è colpa mia se ti sei messa con una bambina che non riesce a capire neanche a capire se un coglione ci sta provando o meno!»
Alexis sbuffò, ma Emma aveva ragione. Lasciare Maisie camminare da sola in un covo di psicolabili come quello, era stato davvero imprudente. Ma non era quello il punto.
«Non si tratta di Ethan! Fra le due, la bambina mi sembri proprio tu!» sbottò Alexis.
«Io? E perché mai?» domandò Emma incrociando le braccia e posizionandosi davanti alla porta, impedendo ad Alexis di lasciare la stanza.
«Spostati» le intimò Alex.
Emma fece cenno di no.
«Perché sarei io quella infantile? E magari non tu? Che prima ti metti con una e poi non hai le palle di dirle la verità e affrontare la situazione? Glielo leggo in faccia che di me e di te non sa un cazzo!»
Alexis la guardò. Voleva andarsene, voleva raggiungere Maisie e cercare di chiarire la situazione. Era stata una giornata da incubo. Sapeva di aver sbagliato parlando di Connor, doveva fidarsi di Maisie.
«Perché non c’è nulla da raccontare!» infuriò Alexis.
Emma accusò il colpo, Alexis glielo leggeva negli occhi verdi, lucidissimi. La vide ingioiare a vuoto, qualcosa, l’aria, forse le parole, l’odio. Alexis non lo sapeva, ma le dispiaceva. Qualsiasi cosa fosse.
«Emma…»
La ragazza la zittì con un solo gesto della mano.
«Non c’è niente da dire…?» sussurrò, più a sé stessa che ad Alexis.
Alexis sospirò.
«Sai in che senso…»
Emma scosse il capo.
«In che senso?» domandò, aggrappandosi a quelle poche parole per rimanere lucida.
«Ne abbiamo già parlato, a suo tempo» bisbigliò Alexis.
«Allora devo aver capito male…» mormorò Emma con la voce spezzata.
«Mi dispiace…» ma dall’espressione di Emma capì di aver scelto delle pessime parole.
«Ti dispiace? Che cazzo significa che ti dispiace?» Emma da bianca lattea che era, era diventata paonazza.
«Emma…»
«No dimmi!» Emma la interruppe prima che potesse dire qualsiasi cosa «Ti dispiace di cosa in particolare? Di avermi preso in giro? Di aver scopato con me? Di avermi mollato così, senza tanti complimenti per una stupida ragazzina che fino a dieci minuti fa non sapeva neanche che le piacessero le donne? Di cosa ti dispiace?!»
«Emma, che cazzo, io e te non stavamo insieme! Eravamo d’accordo su questo, no? Non siamo mai state una coppia!»
Emma la guardò con il viso rigato dalle lacrime.
«Sparisci!» l’urlò fortissimo e poi se ne andò via, uscendo dalla stanza, spalancando la porta, che batté vicino al muro.
Alexis ci mise un po’ a riprendersi. Si sentiva malissimo, stava commettendo un errore dietro l’altro. Aveva sbagliato con Maisie, e in precedenza, con Emma. Anche se era vero, avevano chiarito tutto all’inizio. Non erano mai state una coppia, ma forse Alexis non era stata brava a interpretare le cose.
Era sicura che le persone fuori quella camera avessero sentito tutto, ma ignorò gli sguardi dei presenti e si precipitò via da quella casa, giù per le scale, diretta verso casa. Salì velocemente in macchina e percorse correndo, anche troppo, la strada.
Parcheggiò senza tanti complimenti nel vialetto, lasciando metà della macchina sul giardino, curatissimo, di Catelyn. Le aveva anche ammaccato un cespuglio di rose.
«Cazzo…»
Scendendo dalla macchina, aprendo la portiera aveva dato il colpo di grazia.
Sbottò e poi cercò di aprire la porta di casa senza fare eccessivo rumore.
Entrò lentamente in casa, quasi di soppiatto, si sentiva una ladra. Nel silenzio della notte sentiva il cuore scatenarsi nella gabbia toracica. Lo sentiva forte nelle orecchie. Stette un paio di minuti ferma, pensando a cosa fare.
Le luci erano spente, e se Maisie era in camera, era la fine. Alice si sarebbe svegliata. E tutto ciò che Alexis voleva, non era di certo che Alice le beccasse a discutere nel cuore della notte.
Si tolse lentamente la giacca pensando a cosa fare. Avrebbe potuto mandarle un messaggio per vedere se era sveglia.
Attraversò la stanza e raggiunse il salone, si buttò a peso morto sul divano, ma si rialzò immediatamente. Aveva colpito qualcosa di vivo.
«Ma che cazzo…» sbottò, forse a voce troppo alta, accendendo la torcia del suo cellulare.
Gli occhi assonnati di Maisie reagirono con fastidio all’esplosione di luce.
«Maisie…? Ma che cazzo ci fai qui?» disse piegandosi sulle ginocchia in modo da essere all’altezza del divano.
«Ti stavo aspettando…» sbiascicò con la voce impastata dal sonno.
«Scusami se ti ho fatto aspettare» bisbigliò Alexis sorridendole.
Maisie le ispirava sempre una tenerezza infinita. A volte si ritrovava a sorridere al solo suo pensiero.
«Che dovevi fare?» le domandò stropicciandosi gli occhi.
Alexis si alzò da terra e si sedette affianco a Maisie sul divano. Scrollò le spalle.
«Sistemare delle cose in camera…» mentì. Era una bugia idiota e scarna. Ma che poteva fare? Maisie era diventata in quei mesi, la sua ancora. E lei la stava rovinando. Glielo leggeva negli occhi, soprattutto in quei giorni. Ma non riusciva a capire quale fosse il problema. Forse era lei stessa. Sua madre glielo ripeteva sempre. Sei tu il problema.
Alexis si abbassò verso di lei e le posò un bacio dolce sulla guancia.
«Scusa per prima…» le sussurrò all’orecchio.
«Mmh…» rispose laconicamente Maisie.
Alexis percepì quel distacco nella voce.
«Che c’è?» le domandò.
Maisie sbadigliò.
«Niente… solo che mi chiedevo una cosa…»
Alexis la guardò in silenzio per un po’, poi si fece coraggio.
«Che cosa?» domandò. Anche se già sapeva la risposta.
«Hai detto di essere una persona riservata… e poi…» Maisie distolse in suoi occhi da quelli di Alexis. Alexis si sentì mancare. Gli occhi erano la cosa che più le piaceva di Maisie. Maisie era bassissima, una vera tappa per la sua età, e quindi Alexis era abituata a guardarla dall’alto e a sentirsi osservata da quegli occhi castani e grandissimi. Sembravano sempre sorpresi di qualcosa. Sempre accesi. Sempre bellissimi.
«Poi?» la incalzò Alexis riprendendosi.
«E poi Emma sa tutto» esclamò Maisie «Sa di me, di te, del tuo compleanno…»
«Che c’entra adesso il mio compleanno?» domandò.
«C’entra! Lei lo sapeva e io no! Perché lei sì e io no?» rispose adirata Maisie.
«Ti stai focalizzando su una stronzata, Maisie! Chi diamine se ne fotte del compleanno!» sbottò Alexis alzandosi dal divano.
«Non si tratta del compleanno! Si tratta del fatto che dici di essere riservata, di non voler parlare di noi, e poi, Emma, che conosci da quando conosci pure Ethan probabilmente, tra parentesi, lo sa! E non ha paura di dirlo a quanto pare, dopo quello che ha fatto stasera! Le sue battutine erano al limite del ridicolo!»
Alexis le fece segno di abbassare la voce.
Sentiva come se Maisie non le stesse dichiarando tutta la verità. Sentiva come si stesse mantenendo qualcosa, di troppo grosso però, per le sue spalle.
«Tu le piaci?» domandò Maisie con un filo di voce.
Il cuore di Alexis mancò un battito. Allora era quello il problema.
«Come, scusa?» mormorò, una volta ripresasi.
«Hai sentito benissimo…»
«Perché me lo chiedi?»
Maisie alzò le spalle.
«Così, per capire… Perché avrebbe dovuto trattarmi come mi ha trattato stasera?»
Alexis sbuffò, cercando di mantenere il controllo.
«Ha semplicemente preso in giro Ethan…» mormorò, neanche lei sicura di ciò che stava dicendo.
«Oh, una cosa è sicura, stava prendendo in giro, ma non lui…»
Alexis si spazientì.
«E allora Connor? Che mi dici? Tu gli piaci?» sbottò.
«Che cosa?» esclamò Maisie avvampando «Ancora con questa storia?»
Alexis annuì.
«Sì, ancora. Visto che non mi hai voluto neanche dire cosa è successo oggi!»
«Non è successo niente! Che pensi che sia successo?»
«Non lo so! So solo che la mia fidanzata se ne va in giro con il suo ex, che fino a poco tempo fa ancora le sbavava dietro!» sibilò Alexis.
«Oddio!» Maisie sbottò alzandosi dal divano con stizza «Non ero con Connor, va bene? La cosa ti tranquillizza? Ero con Amber, ok?»
Alexis rimase di stucco.
«Chi diamine è adesso Amber?»
Amber.
Era sicura di non aver mai incontrato nessun Amber. Il giro di amicizie di Maisie non era numeroso, e lei era certa che nessuna di nome Amber ne facesse parte. Perché Maisie avrebbe dovuto mentirle?
Maisie stava per ribattere, quando la luce si accese improvvisamente, investendole entrambe.
Alexis dovette sbattere più volte le palpebre per abituarsi.
«Ragazze, tutto bene? È notte fonda! Che succede?»
Alexis vide Maisie sbiancare.
«Niente, non succede niente, scusaci se ti abbiamo svegliato…» improvvisò Alexis.
Cate le guardò con gli occhi ancora pieni di sonno.
«Avevo sentito delle voci…» la donna sbadigliò «Stavate litigando?»
«No, mamma, no…» si affrettò a rispondere Maisie «Stavamo parlando, abbiamo alzato troppo la voce. Torna a dormire»
Cate non sembrava del tutto convinta. Ma le salutò sbiascicando un “buonanotte”.
Appena Cate fu scomparsa dalla loro vista, Alexis tornò a fissare Maisie. Ma le sembrava che cercasse di fuggire al suo sguardo.
«Maisie? Chi è Amber?» le domandò a voce bassissima.
Maisie alzò le spalle.
«Una mia amica di scuola…» rispose vagamente, iniziando a raccogliere le sue cose dal tavolino del soggiorno.
Alexis le si avvicinò.
«Allora perché mi hai detto che eri con Connor?»
«Non lo so. Tu perché non mi hai detto di Emma?»
Alexis ammutolì.
«Buonanotte» mormorò Maisie dandole le spalle e salendo di corsa le scale.
Alexis aprì la bocca per dire qualcosa, ma non le uscì nessun suono di senso compiuto. Faceva fatica a respirare.
Si accasciò sul divano e lanciò via il cellulare.
“Perché non mi hai detto di Emma”?

 
Tadà! 
(non so se si scrive così, ma nel dubbio, concedetemelo!)
Panico! Molt* di voi mi avevano chiesto di scrivere anche dal punto di vista di Alexis... e così... ecco! Spero che vada bene!!! Era una cosa a cui avevo già pensato in realtà, ma volevo anche mantenere quel particolare ostracismo che la caratterizza. Però, per me, ci sta, anche per far capire un po' di più Alexis. Spero che sia di vostro gradimento! Sto soffrendo a farle litigare! Ma è tutto a favore della storia! Ho dei gusti melodrammatici, io.
Che dire, vi ringrazio comunque sempre di tutto, siete sempre di più, e non me lo sarei mai aspettato! Mi sono affezionata alla storia, ai personaggi e a voi! 
Grazie di tutto! 
Con affetto,
StClaire
«Ehm, senti Jody…»
Jody si riprese dai suoi pensieri e si voltò verso il suo interlocutore.
«C’è un ragazzo strano che ti sta fissando, lo conosci?»
Jody si voltò verso la direzione che le veniva indicata.
«Cazzo!» mormorò spalancando gli occhi.
«È il tuo fidanzato? Se vuoi ci parlo io, glielo dico che stavamo solo chiacchierando…»
«No, figurati, non c’è problema. Non è il mio ragazzo!» esclamò Jody alzandosi di botto «Ma adesso devo proprio andare, scusa. Alla prossima»
E si allontanò senza neanche aspettare una risposta.
Attraversò il locale di fretta, chiedendo scusa a destra e manca.
«Alex!» esclamò sorpresa di trovarla proprio lì. Da sola.

 

  
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