Libri > Mitologia greca
Segui la storia  |       
Autore: _Sherazade_    15/11/2015    2 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Ade, misterioso e tenebroso signore dell'Oltretomba che un giorno rapì la bella Persefone, figlia di Demetra, per portarla nel suo regno e farne la sua sposa.
Tutti conoscono questa storia, eppure solo in pochi conoscono cosa sia successo veramente.
Solo in pochi conoscono ciò che realmente accadde molti anni prima di quegli avvenimenti, cosa spinse davvero Ade a fare di Persefone la sua Regina, cosa si celasse davvero nei loro cuori.
Questa è la storia di come la luce di superficie riuscì a toccare le tenebre dell'Averno.
Dal prologo:
- E dunque? Cosa vuoi in cambio? - chiese lei mandando le ninfe a prendere quello che gli serviva.
- Non ti chiedo nulla. Sarà l'Averno a chiedere qualcosa quando lo vorrà, perché ricordalo: niente di ciò che appartiene all'Averno, può essergli tolto. Un giorno, ciò che oggi mi hai chiesto e mi hai sottratto, troverà il modo di ritornare.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Gea, Persefone, Zeus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- L'albero di Melograno -




Per colpa dell'intervento di Afrodite, Orfeo aveva perso Euridice, ma i Sovrani del Sottosuolo avevano deciso di permettere al giovane uomo di restare nel loro regno fino al giorno della sua morte.
L'uomo ne fu molto grato, tanto da diventare uno dei più fedeli servitori della Regina.
Il Sottosuolo, da quel giorno, conobbe il potere meraviglio della musica. Alcune delle anime tormentate che vivevano nel Regno, riuscirono per la prima volta a provare un senso di pace, sollevate dai tormenti che si erano guadagnati durante una vita votata alla violenza.
Ad Ade questo non piacque molto, ma lasciò che il mortale si recasse di tanto in tanto in giro per il regno, suonando per chiunque lui volesse e portando con sé un qualcosa che mai quelle anime avrebbero pensato di provare ancora: la speranza. La musica che Orfeo creava, regalava speranza, riaccendendo l'umanità che le anime avevano perduto non appena era stato emesso il giudizio sulla loro sorte.
Orfeo, che era sempre stato un uomo buono e gentile, aveva capito da subito quello che lui era stato in grado di stimolare in quelle anime, e ne parlò con Persefone, la quale rifletteva spesso sulla condizione degli abitanti dell'Averno.
Persefone era ancora debole a causa dei suoi nuovi poteri. Avrebbe voluto seguire Orfeo per vedere dal vivo quello che accadeva, ma si doveva accontentare di assistere al miracolo del mortale, chiudendo gli occhi e diventando un tutt'uno con il suo Regno.
Persefone si faceva poi raccontare da Orfeo quello che il giovane aveva visto, le sue impressioni e le sue sensazioni. Ogni volta lei si emozionava, ed era sempre più motivata a diventare una buona Regina.
Per Persefone, Orfeo non era semplicemente un cantore, o l'uomo che aveva dato all'Averno un dono prezioso come quello della musica. Per Persefone, Orfeo era un amico, e uno dei suoi più fidati consiglieri.
Il cantore, però, non passava tutto il suo tempo fra il palazzo e il vagare fra le anime condannate. Vivendo nell'Averno stava conoscendo tutte le creature che lo abitavano, e con una in particolare strinse un'amicizia così inaspettata che nessuno avrebbe mai potuto prevedere. Persino Ade, quando lo venne a sapere, si lasciò sfuggire un lieve sorriso.
Fin dalla sua prima apparizione nel regno dell'Averno, il giovane uomo era entrato nelle simpatie del vecchio Caronte, e dopo aver appreso quanto successo con Afrodite ed Euridice, il traghettatore decise di prendere Orfeo sotto la sua ala, deciso a proteggerlo e a guidarlo fino alla fine dei suoi giorni.
Quando si sentiva sconsolato o triste, o quando sentiva di aver fatto il suo dovere, Orfeo raggiungeva quel burbero amico che era sempre molto lieto di vederlo e di poter scambiare con lui qualche parola.
A volte Caronte lo lasciava salire a bordo della sua barca per fargli compagnia mentre andava a recuperare l'ennesimo carico di anime. Il suono della lira del giovane, rasserenava le anime, e rendeva contento anche il vecchio e solitario Caronte che per anni aveva svolto quell'ingrato compito in totale solitudine.
La loro amicizia, nata davvero per puro caso, aveva dato un nuovo senso alle vite di entrambi, portando il vecchio a sorridere per la prima volta da quando era diventato il traghettatore dell'Acheronte.
Orfeo era davvero felice di aver trovato sia in Caronte che nella Regina, due ottimi amici.
La separazione dalla sua amata era stata dura e difficile, ma con la promessa di poterla vedere una volta all'anno, e con la sua nuova condizione di abitante dell'Averno, il cantore riusciva a sentirla molto più vicina.
Il giorno in cui lui e lei avrebbero potuto stare davvero per sempre insieme, era ancora lontano, ma Orfeo non era più triste. Lui sapeva che la sua amata Euridice era in ottime mani, e che anche lei continuava a pensarlo e ad amarlo con tutto il suo cuore.
La ninfa, infatti, non si era dimenticata del suo amato sposo. Capitava spesso che Persefone ritornasse a palazzo dai Campi Elisi con mazzi di fiori e piccoli ornamenti che lei aveva fatto assieme ad Euridice e ad altre anime. Ogni corona intrecciata, ogni collana, ogni bracciale... tutto quello che lei faceva per lui, era intriso del suo stesso amore.
- Non è molto, ma sappi che lei lo ha fatto pensando solo a te. Mi ha detto di salutarti e di abbracciarti forte da parte sua. - disse la Dea porgendo il dono al suo caro amico.
Orfeo, sebbene avesse scelto l'Averno, sapeva di non essere più solo.


A seguito dell'incoronazione di Persefone come Regina dell'Averno, l'Equilibrio così a lungo cercato, non sembrava più essere solo un obiettivo irraggiungibile.
Per gli abitanti del regno, fu una vera benedizione quella lieta notizia. Avevano atteso così a lungo l'arrivo della loro amata Regina, che per molti sembrava impossibile il fatto che Kore avesse preso quella tanto sospirata decisione.
Per alcuni non si era trattato altro che di tempo, erano certi del fatto che presto la Dea avrebbe capito l'importanza del suo ruolo, e preso coscienza delle proprie responsabilità.
Altri invece avevano avuto timore che la Dea della Natura non avrebbe mai rinunciato alla vita di Superficie per l'oscurità che regnava in quel Regno da moltissimi secoli.
Chi mai avrebbe potuto preferire la morte alla vita, la vita spensierata che Kore aveva sempre vissuto e amato?
Molte delle creature dell'Averno erano rassegnate all'idea che la giovane non avrebbe mai ceduto ai voleri del fato.
Quando Kore prese la corona e se la posò sul capo, tutto il regno, dal Tartaro ai Campi Elisi, dal Palazzo fino all'antro dove dimorava Cerbero, avvertì la scossa di terremoto che segnava l'inizio di una nuova era.
L'intero Averno era stato scosso dal cambiamento, dall'arrivo della sola e unica Regina degna di poter governare su quelle terre.
Kore aveva scelto quella strada da sola, perché era quello che nel profondo del suo cuore desiderava. Abituatasi a quel mondo, e innamorata di Ade, non si era vista costretta a piegarsi al volere della Grande Madre. Kore aveva abbracciato da sé quella nuova vita, diventando così Persefone, conscia di tutte le difficoltà alle quali sarebbe andata incontro.
Aveva paura, ma sapeva anche che diventando Regina avrebbe potuto aiutare molte anime, molte delle creature che vivevano nel Sottosuolo. La corona le aveva mostrato verità dell'Averno che lei non conosceva, verità che le avevano anche fatto male.
Persefone aveva acquisito nuovi grandi poteri, ma non voleva abusarne, e sapeva che avrebbe dovuto sempre agire per il bene di tutti. Dell'Averno, delle anime, ma anche dei mortali.
Quelle sarebbero state le sue priorità.


Il primo a beneficiare dei suoi poteri e del suo grande cuore fu proprio Orfeo, il mortale che indirettamente l'aveva spinta a prendere coscienza di sé e di quello che avrebbe potuto fare.
Così tante persone avevano provato a farla ragionare, mettendola di fronte alla realtà, ma fu solo la voglia di aiutare il giovane a spingerla a indagare su quelli che erano i suoi veri desideri. Su quello che lei voleva realmente.
Per alcune creature fu una vera sorpresa la scelta della Regina. Non comprendevano bene il motivo della sua decisione di voler aiutare il mortale che aveva supplicato Ade, fallendo nella prova alla quale era stato sottoposto.
Se aveva fallito con Ade, perché dargli una seconda opportunità? Perché sfidare così apertamente i voleri del Dio che fino a poco tempo prima aveva regnato in solitario su quel regno vastissimo? Perché andare contro le antichissime e severe regole dell'Averno?
Anime e ninfe se lo chiesero senza trovare risposta. Ma poi compresero.
Lei non voleva stravolgere le leggi di quel regno, né voleva sovvertirne l'ordine naturale. Lei voleva offrire semplicemente una possibilità a chi se ne mostrava degno, a chi meritava di ricevere quel raro dono che le divinità raramente concedevano ai mortali.
Molti non avrebbero compreso le sue scelte, e spesso si sarebbe scontrata verso pareri ostili a quelle che erano le sue innovative idee, ma la Dea non avrebbe mai ceduto.
Nata in superficie come essa stessa mortale, ma resa divina per capriccio di un'altra immortale. Aveva compreso il suo ruolo e non avrebbe mai mollato la presa.
Persefone era il ponte perduto fra tre regni: il mondo divino, il mondo mortale e il mondo sotterraneo.
Vita e morte erano connessi in maniera indissolubile, e Persefone era l'unica e sola creatura conscia di questo.
Lei sola avrebbe condotto l'intero Averno e il mondo di superficie, verso una nuova era.
Tuttavia Persefone non si era ancora abituata ai nuovi poteri acquisiti, e spesso si ritrovava priva di energie. A volte il riposo non bastava, così veniva condotta nei Campi Elisi, dove la giovane Sovrana riusciva a recuperare le forze e a rilassarsi.
Quello era il suo posto preferito dell'intero regno. Lo amava non solo perché le ricordava la Superficie, della quale sentiva la mancanza; lei amava i Campi Elisi soprattutto per le anime che lo abitavano. Lo amava perché c'era Cloe, la madre che non aveva mai conosciuto e con la quale aveva cominciato a stringere un legame che purtroppo non era mai stata in grado di creare. Lo amava per le anime dei bambini che erano stati strappati con crudeltà alla vita, ma che avevano ancora il sorriso stampato sul volto. Persefone amava ogni singola anima dei Campi Elisi, inclusa la buona Euridice, e che finì poi col diventare anche una delle più care amiche della Dea della Natura, Regina dell'Averno.
Era diventata Regina e aveva molte responsabilità, ma non per questo voleva dimenticarsi dei buoni sentimenti e dell'amore. Persefone voleva essere una Regina giusta e amorevole, in grado di valutare sempre ogni situazione con occhio giusto, e di ammorbidirsi solo dove necessario. Lei si conosceva, quello che aveva fatto per Orfeo non sarebbe stato un caso isolato: per chiunque si fosse dimostrato degno, lei avrebbe concesso una possibilità.
Ade era un sovrano abbastanza severo per entrambi. All'Averno serviva quindi una sovrana più dolce. Una figura materna.
Anche quello era un passo per riportare l'Equilibrio nel loro mondo. Loro erano la luce e l'ombra, la vita e la morte, donna e uomo.


Purtroppo, però, c'era ancora molto da fare, e Persefone non era ancora stata in grado di assorbire e di sfruttare appieno i suoi poteri, senza farsi sottomettere da essi.
Orfeo era preoccupato per lei, e non era il solo.
Anche Ade, così come i Giudici e ovviamente Thanatos e Hypnos, vedevano quanto impegno Persefone ci mettesse, ma la Dea riusciva a resistere solo poche ore nella sala del Giudizio, anche a distanza di parecchi giorni dall'incoronazione.
Talvolta sveniva, accasciandosi su se stessa, altre chiedeva agli Dei gemelli di scortarla nei Campi Elisi, perché lì riusciva a riprendersi del tutto, distraendosi con le anime beate e con l'aria fresca che le accarezzava la pelle.
Una volta indossata la corona dell'Averno, lei era diventata Regina di quei luoghi, ma per essere Regina a pieno titolo, aveva ancora un importante compito da portare a termine.
Per prima cosa, avrebbe dovuto dimostrare di essere degna del titolo che il destino le aveva riservato. Per essere Regina a pieno titolo, avrebbe dovuto farsi accettare dall'intero Sottosuolo. Senza la totale approvazione di questo, Persefone non sarebbe mai stata pienamente Regina.
Pian piano stava cominciando a capire come sfruttare i propri poteri per aiutare il Regno a riprendersi dai lunghi anni bui nei quali Ade aveva regnato in solitudine, sobbarcandosi tutto l'enorme peso del controllo dell'Averno. Anche la piena conoscenza della storia, delle creature del regno, e il dominio assoluto dei propri poteri, erano essenziali per poter ristabilire l'Equilibrio del Sottosuolo.
Ogni notte si svegliava di soprassalto, dato che ad occhi chiusi sentiva le voci e vedeva le anime tormentate di chi in vita si era macchiato dei peggiori delitti, anime che si contorcevano e pativano pene atroci.
- Questo è il loro castigo. - gli disse una volta Ade, dopo che Persefone aveva raggiunto le sue stanze nel cuore della notte in cerca di conforto.
- Ma loro soffrono così tanto... Alcuni di loro si sono pentiti, non potremmo fare qualcosa?
- Vorresti forse mandarli nei Campi Elisi?
- Si sono pentiti per quello che hanno fatto, lo sento.
- Se io lo facessi, quelle anime tormentate che tu ti ostini tanto a difendere incontrerebbero le anime pure delle loro vittime. Non credi che sarebbe crudele? Inoltre, queste anime corrotte che hanno fatto per guadagnarsi la beatitudine? - chiese allora lui, fissando Persefone con aria indagatrice.
- Non intendo inviarli nei Campi Elisi, non prendermi per una donna avventata, incapace di fare ragionamenti sensati. Lo so che non meritano un tale privilegio, ma dopo tanti anni di tormento, non potremmo offrire loro una vita meno dura nell'aldilà? - Ade scosse la testa, dicendole di lasciare perdere, ma Persefone non riuscì a non pensarci, soprattutto dopo le testimonianze di Orfeo e gli effetti della sua musica sugli abitanti dell'Averno. Infatti, pochi giorni dopo, prese in disparte il Signore del Sottosuolo e lo condusse alla biblioteca del palazzo.
- L'altro giorno, dopo essere stata male, ho pensato di fare un giro qui e ho letto tante cose interessanti, tante credenze umane.
- Non mi sorprende che tu abbia avuto piacere nel leggere qualcosa riguardante il mondo degli umani. Mi hai trascinato via solo per dirmi questo? Lo sai che c'è sempre tanto lavoro... non posso assentarmi così dalla sala del Giudizio. - rispose lui. Anche se in apparenza sembrava dura la sua risposta, in realtà il Dio era felice di poter passare del tempo con la sua amata. Si era ricreata di nuovo quell'armonia che c'era in quei giorni che a lui erano sembrati appartenere a un'altra epoca. Così lontani, eppure così vicini.
Tuttavia, l'affiatamento che c'era fra loro quando Kore lo aveva baciato per la prima volta e preso per mano per raggiungere l'Averno e diventare la sua sposa, sembrava essere svanito. C'era ancora qualcosa fra loro che sembrava tenerli a distanza.
- Lo so, e mi dispiace di non poter ancora essere di vero supporto per te e per gli altri, ma avrei avuto un'idea. Fidati quando ti dico che ci ho davvero pensato tanto.
- Riguardo a cosa, Persefone?
- Ti ricordi l'altro giorno, quando abbiamo parlato delle anime dei mortali che ora vivono tormentate nel nostro regno? - Ade non la guardò nemmeno. Sapendo dove la Dea voleva andare a parare, voltò le spalle e si diresse verso la porta, dicendole che stava solo sprecando il loro tempo.
- Aspetta, io ci ho pensato a lungo, ho letto davvero tanti libri e pergamene. Non credi che sarebbe una buona cosa permettere a queste anime di redimersi per quanto hanno commesso in vita? - Ade la fissò stupito.
- Permettere loro di nascere di nuovo? È questo che mi stai chiedendo, Persefone? - La Dea annuì.
- Tenerle quaggiù e torturarle in eterno non serve a nulla. Loro vivono in eterno, giorno dopo giorno, torture indicibili per gli orrori che hanno commesso in superficie, ma non sono del tutto coscienti. - Persefone spiegò entusiasta la sua idea al Sovrano dell'Averno che la seguiva scettico. - Se permettessimo anche a loro, e non solo alle anime buone, di tornare in vita, potrebbero redimere la loro anima, condurre una vita serena. Lo sappiamo entrambi che la vita in superficie è dura... Anche quella può essere una tortura da espiare, una punizione per quanto hanno commesso nella vita precedente, non trovi? Sarebbe come un percorso di purificazione, e credo che l'Averno stesso ne gioverebbe - Persefone fissò il Sovrano speranzosa, mentre lui si chiuse nel silenzio per qualche minuto.
- Ci penserò. - fu la laconica risposta. Persefone non era del tutto soddisfatta, ma era pur sempre un inizio. Lei sapeva di avere acceso una punta d'interesse in Ade, e quella era già una piccola vittoria. - Non posso prendere una decisione tale così su due piedi, preferirei parlarne anche coi giudici e con Hypnos e Thanatos. Si tratterebbe di un cambiamento non da poco, mia cara.
Persefone annuì, dicendogli che avrebbe esposto con chiarezza la sua idea a chiunque Ade ritenesse necessario. Per lei quello poteva essere un modo per riportare l'Equilibrio nel Regno, ed era disposta a fare qualunque sacrificio, sopportare qualsiasi fatica, pur di dimostrare di essere davvero degna del ruolo che stava ricoprendo.


Di giorno in giorno Persefone cercò di dedicare un po' del suo tempo per muoversi all'interno del Regno, per quanto le sue poche forze glielo permettessero, soprattutto nella biblioteca del palazzo, dove ebbe modo di conoscere più a fondo la storia e i segreti di quel mondo, il suo mondo. Nonostante la corona le avesse rivelato moltissime verità un tempo celate ai suoi occhi sull'Averno, la Dea voleva conoscere molto di più sulle sue origini e sui suoi abitanti.
Ade aveva cercato di convincerla a desistere dall'affaticarsi, dato che la Dea era spesso vittima di mancamenti. Il Sovrano decise però di lasciarla fare.
A seguito della rivolta che lui e i suoi fratelli avevano mosso verso il loro tirannico padre, prima di diventare il Sovrano legittimo del Sottosuolo, aveva dovuto superare le stesse difficoltà. Se lui l'avesse ostacolata nel suo intento, se non l'avesse lasciata fare con le sue sole forze, il Regno non l'avrebbe mai accettata.
Ade si limitò a sostenerla a distanza, dandole il suo appoggio, ma lasciandole prendere in completa autonomia tutte le decisioni.
Persefone avrebbe trovato la sua strada per farsi accettare dall'Averno.
Sebbene non avesse ancora stabilizzato i suoi poteri, che ancora la rendevano debole, sembrava che più essa si muoveva all'interno del Regno e del suo passato, e più lei entrava in contatto con le creature che lo abitavano, si sentiva così meno affaticata, stanca e priva di forze. I suoi poteri diventavano più forti e lei si sentiva sempre più in grado di sfruttarli appieno.
Tutto l'impegno e l'amore che la Dea dedicò per giorni e giorni all'Averno, anche a costo della sua stessa salute, non passò inosservato, e alla fine, vennero raccolti i frutti di quel duro lavoro. Le voci che per parecchio tempo avevano tormentato la testa della povera Persefone, se ne erano finalmente andate. La Dea aveva infine capito come riuscire a sentire l'Averno senza però diventarne succube.
Persefone riuscì a diventare un tutt'uno con il Sottosuolo e tutte le sue creature, senza perdere se stessa. E il Sottosuolo, di rimando, riconobbe i suoi sforzi e la accettò come sua indiscussa e amorevole Sovrana.


Il lavoro che era sempre stato incessante, aveva comunque permesso a Persefone di parlare ai giudici e agli Dei gemelli della sua proposta per le anime dei mortali dannati.
Seppur all'inizio Minosse e Radamanto fossero scettici, le argomentazioni della Dea riuscirono a portarli dalla sua parte.
- Smaltiremmo parte del lavoro. - disse lei. - Ogni tanto so che qualcuna di queste anime riesce a liberarsi e fuggire, portando il caos dietro di sé. Io credo, che se succedono di queste cose, qualcosa non funzioni, e per questo bisogna pensare a qualcosa di nuovo. - Persefone era agitata, ma anche molto eccitata all'idea di poter creare un nuovo Averno. - Io credo che sia giusto far pagare le anime dei mortali che hanno commesso dei crimini imperdonabili in vita. Ma, una volta che arrivano quaggiù e dopo essere stati giudicati, loro perdono le memorie della loro vita passata. Subiscono il loro supplizio, ma non ne comprendono appieno il motivo. La vita è molto dura, gli umani passano delle vite davvero difficili, e forse quella è la vera condanna. - Quelle parole riuscirono a suscitare immediatamente l'interesse dei Giudici. - Io credo che, dopo un giusto tempo di condanna, le loro anime verrebbero purificate dalle vite passate, e per questo meriterebbero di ricominciare per potersi guadagnare una seconda possibilità di poter entrare nei Campi Elisi. Questa sarebbe una nuova rinascita per tutti, e anche per l'Averno. Gli umani non devono vedere la morte solo come la fine di tutto: l'inizio del supplizio per i malvagi, e la beatitudine per i giusti; devono capire che questa non è che una fase della vita. - gli occhi di Persefone brillavano per l'emozione immensa che provava mentre esponeva quel suo grande sogno. - Potremmo portare l'intera umanità a vedere l'Averno sotto una nuova e meravigliosa luce. Non devono credere che la morte sia la fine di tutto.
Ade si era già convinto. Era sempre stato certo che Kore, oramai Persefone, sarebbe stata una vera luce in quel regno che mai aveva goduto del caldo abbraccio di Helios.
Lei era diventata quel caldo abbraccio che in tanti avevano agognato, e che alcuni avevano visto durante la prima discesa della Dea nel Regno. Forse era davvero un'azione sconsiderata rimettere in libertà le anime degli uomini che avevano commesso atrocità in vita; tuttavia, se anche lui li avesse tenuti lì nel suo regno per l'eternità, questi non avrebbero mai capito fino in fondo quanto avessero sbagliato nella loro vecchia esistenza.
Vivere era difficile, per chiunque, e forse quelle anime, avrebbero di nuovo commesso gli stessi errori, però... c'era qualcosa nel disegno della Dea che era riuscito a convincerlo, portandolo ad appoggiare quella pericolosa proposta.
Non era mosso solo dall'immenso amore che provava per lei: lui la appoggiava perché voleva credere anche lui in quella visione meravigliosa, quasi utopica.
Dopo gli Dei gemelli e dopo Eaco, anche gli altri due Giudici acconsentirono, dando così inizio a una nuova era. Un nuovo ciclo che avrebbe portato a una nuova umanità.
Nessuno avrebbe mai scoperto che dietro a tutto c'era proprio la Signora dell'Averno, mossa dalla sua immensa bontà, ma a lei stava bene così. Lei che da kore aveva così tanto amato l'umanità, da donna voleva poter fare qualcosa di concreto.
- Tutti sbagliano, - diceva lei, - ma non sempre siamo noi a scegliere il cammino sul quale altri ci hanno indirizzato. Io voglio dare loro l'opportunità di prendersi il meglio della vita, senza però dover calpestare gli altri. Spero che la sfrutteranno.
- Lo spero anche io, mia cara, - sussurrò Ade, mentre i due videro la prima anima reincarnarsi.


I giorni da Regina trascorrevano più felici per Persefone, e con Ade era sempre più vicina, anche se ancora non riusciva a dirgli tutto quello che provava per lui. Temeva di fare quel passo in più che li avrebbe visti non come i semplici sovrani di quelle terre, ma come compagni di vita. Come marito e moglie, come uomo e donna.
Persefone avrebbe voluto fare qualcosa per poter annullare definitivamente quella distanza impercettibile che ancora c'era fra loro, ma qualcos'altro la tratteneva oltre alla paura di poter fare un passo falso.
C'era ancora qualcosa da fare prima di poter pensare all'amore che lei non aveva mai smesso di provare per Ade.
Per quanto il suo Regno l'avesse riconosciuta come sua Regina indiscussa, per quanto cercasse di portare sollievo e speranza non solo ad esso, ma anche ai suoi abitanti, mancava ancora qualcosa: il bene dell'Averno.
L'Equilibrio.
Cosa mancava ancora per ristabilirlo? Hypnos studiava giorno e notte, quasi senza sosta, muovendosi veloce fra gli scaffali e leggendo quanti più tomi possibile. Ma a nulla erano ancora valse le sue ricerche.
Ade, dal canto suo, aveva più volte provato a chiamare Madre Gaia, e a cercare lui stesso una risposta nel Regno, m nessuno aveva saputo rispondere alle sue domande e Gaia era sorda e muta alle sue preghiere, lasciandolo solo.
Persefone però non demordeva. Era ancora un po' provata dalla fatica, ma non avrebbe mai ceduto, e avrebbe cercato una risposta fino alla fine.
Lei era la Regina, e avrebbe per sempre lottato per offrire il meglio al Regno e al suo Popolo. Anche il Sottosuolo meritava di entrare in un'era di prosperità, così come per anni la Superficie e l'Olimpo avevano goduto dei suoi dolci frutti.
Le notti della Dea già da tempo non erano più tormentate dai lamenti delle anime, ma aveva cominciato a fare degli strani sogni.
Non ne capiva bene il senso, ma sapeva che quei sogni avevano un particolare significato. Lei sapeva che doveva recarsi in biblioteca, lo aveva visto, e sapeva che lì avrebbe trovato tutte le risposte che stava cercando.
Finalmente l'Averno sarebbe rifiorito ancora.
L'Averno sarebbe diventato un Regno ancora più grande e più bello di quanto non lo era mai stato.


Nel cuore della notte, Persefone si fece condurre nella biblioteca dove stava lavorando Hypnos. La ninfa al suo servizio provò a dissuaderla, cercando di convincerla a riposarsi ancora, ma la Regina era decisa a raggiungere la biblioteca, con o senza scorta. Avevano aspettato così a lungo le creature degli Inferi, per Persefone era molto più importante sacrificare qualche ora di sonno se questo avrebbe portato alla rinascita del suo Regno.
- Mia Regina, cosa succede? Cosa vi porta qui a quest'ora? chiese il Dio sorpreso vedendo la sua Regina fare capolino nella sala.
- Hypnos, ho bisogno del tuo aiuto. - disse lei facendo cenno alla ninfa di lasciarli. - Sono certa che solo tu, oltre ad Ade, hai le conoscenze di cui necessito. - Il Dio del Sonno era ben lieto di dare una mano alla Regina.
Dal giorno dell'incoronazione la Dea si era adoperata per svolgere al meglio il suo ruolo. La tristezza a la rabbia se ne erano andate, lasciando che la dolcezza di sempre potesse tornare.
Fra i due regnanti non c'era più l'ostilità che Kore aveva alimentato; si erano riavvicinati, ma non si sentivano ancora così uniti. Per Hypnos era solo una questione di tempo. Sapeva quanto l'uno tenesse all'altra e viceversa. Non era tanto una questione di se, ma di quando. Fosse stato per Thanatos, avrebbero dovuto costringere i due Dei a starsene chiusi in una stanza per chiarirsi, ma quello non era l'approccio migliore per poterli aiutare.
Inoltre, c'erano questioni ben più gravi a cui prestare attenzione. L'affaticamento di Persefone non era una questione da sottovalutare, e lui, così come il fratello, erano molto preoccupati per lei.
Nonostante tutto, però, la Regina non si lamentava. Non appena ritornava in forze, riprendeva posto accanto ad Ade nella grande Sala del Giudizio, intervenendo o commentando, sorridendo e commuovendosi di fronte alle storie dei mortali giunti al loro cospetto; oppure si recava in biblioteca, per continuare le sue ricerche.
- Io sono convinta che c'è ancora qualcosa che non abbiamo considerato. - disse lei pensierosa. - Io sono stata accettata dal Regno, questo è innegabile, e sto cercando il più possibile di aiutare le anime che lo popolano, dando loro sollievo e redenzione. Ma tutto questo non è bastato per riportare l'armonia nell'Averno. Dobbiamo fare ancora qualcosa.
Hypnos la ascoltò preoccupato. Di certo c'era un sogno particolare, e doveva esserci un significato dietro a quelle immagini e sensazioni provate dalla Dea.
- Ricordate qualcosa dei vostri sogni? - Persefone scosse la testa, spiegando al Dio che c'erano solo immagini confuse del regno e un'improvvisa oscurità.
- Oh sì, e poi come un battito.
- Un battito?
- Sì, ricordo di avere affondato le mani nella terra, era buio e non so dove mi trovassi... So però di certo che le mie mani stavano toccando della terra. Poi ho sentito il cuore della terra, il suo battito. - Hypnos cominciò allora a cercare frenetico muovendosi da una parte all'altra della biblioteca. Si era ricordato di un antico libro che forse poteva dare loro qualche risposta. Il Dio del Sonno prese quanti più libri trattassero dell'argomento dei sogni e delle simbologie, portandoli tutti sul grande tavolo posto al centro del salone.
Persefone li sfogliò con cura, e quando s'imbatté nell'immagine del palazzo dell'Averno, esultò.
- Credo di averlo trovato, Hypnos. - aveva il respiro quasi mozzato – È solo una sensazione, la mia, ma credo che questo sia proprio quello che stavamo cercando.
Il Dio la raggiunse immediatamente, lasciando così cadere gli ultimi libri presi, e quando guardò il tomo che la Regina reggeva, sorrise come mai aveva fatto prima.
- Come ho fatto a non pensarci prima?! - disse più a sé stesso che a Persefone. - Tutto ha un senso, il regno, l'oscurità, la terra e il battito. Sì, ora ho capito!
- Ti spiacerebbe spiegare anche a me? - Hypnos le sorrise.
- Conoscete la storia dell'Averno, no? - Persefone annuì. Anche se le era stata spiegata, dopo essere diventata Regina, aveva ottenuto poteri e conoscenze dei tempi remoti.

 
Tanto tempo fa il Sottosuolo non era un regno oscuro, come lo potete vedere ora, ma molto più simile ai Campi Elisi. Le anime che popolavano l'Averno non erano così numerose, e vivevano in pace. Non c'era un regnante, non serviva. Madre Gaia vegliava sul primitivo Sottosuolo, e tutto sembrava essere perfettamente armonico. L'albero di melograno produceva i suoi preziosi frutti, e la vita per tutte le creature che abitavano il Sottosuolo, era gioiosa e serena.
Questo accadeva ancora prima della Titanomachia. Durante quegli anni bui, l'Averno conobbe i primi mutamenti, e l'albero cominciò a produrre sempre meno frutti, e la luce che splendeva era sempre più pallida. Grandi terremoti scossero il Regno da cima a fondo, e si crearono delle rotture che non siamo mai stati in grado di richiudere. Si è così venuto pian piano a creare l'Averno che tu conosci.
Quando il Nostro Signore è sceso per governare, il regno era dominato dal Caos, e l'albero stava già morendo.
Ade provò a salvarlo, ma fu del tutto inutile. L'unica parte rimasta sana di quel regno meraviglioso che era un tempo l'Averno, è quella che voi amate di più: i Campi Elisi.


Persefone ascoltò con la tristezza nel cuore quelle parole. Conosceva la storia, ma l'amarezza riflessa negli occhi del Dio, le fecero provare lo stesso sentimento che aveva provato quando Madre Gaia le aveva rivelato la verità.
Si sentiva persa, sola e triste.
Cosa poteva aver provato Ade quando si era visto Sovrano di un regno in decadenza? Quanto solo doveva essersi sentito nel dover cercare di arginare i danni che le dispute passate avevano creato in quel regno?
Non era stata unicamente la superficie a patire per le guerre combattute dagli Dei e dai Titani... il Sottosuolo aveva forse patito più di tutti gli altri regni.
L'Averno era l'unico fra i Regni devastato dalle dispute degli immortali, che non si era mai ripreso del tutto.
- È terribile quello che mi stai dicendo, Hypnos. Io non avevo visto... - Persefone conosceva la storia, l'aveva vista, ma solo parzialmente. Il suo Regno l'aveva accettata, ma quante cose ancora lei non conosceva?
- Sì, lo è... - disse lui quasi con rassegnazione, poi però la guardò con la solita dolcezza. - Ora che voi siete arrivata, le cose cambieranno.
- La storia che mi hai raccontato... Che cosa c'entra col mio sogno? Hai capito il suo significato? - Il Dio le sorrise e le chiese se ricordava quanto Ade le aveva detto riguardo l'albero di melograno.
- Certo. Il gemello dell'albero dell'Averno si trova in superficie, davanti all'ingresso stesso della caverna che porta al nostro Regno. Ade ha provato a piantare qualche seme, ma non è mai riuscito a far rinascere l'albero... - Bastarono pochi secondi per far capire a Persefone cosa doveva fare. Incrociò sorridendo il volto del Dio del Sonno, e per la felicità lo abbracciò ridendo come una bambina.
Finalmente sapevano che cosa fare per salvare il loro Regno.


La Regina e il Dio del Sonno non potevano aspettare, così corsero immediatamente verso le stanze di Ade. Persefone però, prima di bussare alla sua porta, si fermò.
- E se lo disturbassimo? Forse dovremmo ripassare più tardi, o, meglio ancora, fare noi il lavoro. Se per caso fallissimo... - disse lei titubante. Non voleva deludere Ade, o sentirlo che la rimproverava. Non l'aveva fatto con Orfeo quando lei aveva preso le decisioni da Regina, ma avrebbe potuto farlo in quell'occasione.
Persefone voleva rendersi utile, ma spesso le forze venivano meno nel momento sbagliato. Lei voleva rimanere nella sala, ma Ade spesso le intimava di allontanarsi e di riposarsi. Lei lo sapeva che lui agiva per il suo bene, ma a volte le era davvero insopportabile sentirsi così fragile.
- Non falliremo, e comunque è l'alba ora in superficie.
- Cosa?! Di già?
- Il tempo vola quando si è impegnati, mia Regina.
Hypnos la incoraggiò a bussare, ma prima che lei potesse farlo, un assonnato Ade aprì la porta.
- Perdonaci. Ti abbiamo svegliato? - chiese lei evitando il suo sguardo.
- Con tutto il baccano che avete fatto, chiunque si sarebbe svegliato. - Il Dio squadrò prima Hypnos e poi Persefone. - Cosa succede di così importante? - Il suo tono sembrava distaccato, ma era davvero felice di vedere la sua Regina.
- Ecco, noi abbiamo forse trovato il modo per ricreare l'Armonia perduta del Regno. - incominciò a spiegargli Persefone.
- Credo che dentro saremo più comodi, non trovate? - Ade li fece entrare nella sua camera e li fece accomodare.
Persefone gli raccontò dei sogni che lei aveva fatto e della ricerca fatta in biblioteca.
- Perché non mi hai parlato prima di questi sogni? - Chiese lui fissandola intensamente. Persefone era molto imbarazzata.
- Pensavo fossero sogni privi d'importanza, mio Signore.
Ade sospirò e annuì. Disse che l'analisi di Hypnos era molto accurata, e che quasi sicuramente era l'unica spiegazione a quegli strani sogni fatti dalla Regina. Decise di condurla lui stesso in superficie per cogliere un frutto di melograno e provare a piantare di nuovo i semi.
- Anche se ora sei la Regina dell'Averno, rimani pur sempre la Dea della Natura. Il tuo contributo credo sarà fondamentale per la rinascita dell'albero. - disse sorridendo di sottecchi, porgendole poi il braccio, - Vogliamo andare?


Thanatos, vedendo i due Sovrani, seguiti dal suo gemello, dirigersi verso l'uscita del palazzo, non poté non avvicinarsi per scoprire cosa stesse accadendo. Era certo che fosse qualcosa di importante e non voleva perderselo per nulla al mondo.
Da quando Kore era diventata Persefone, aveva lasciato il palazzo solo e unicamente per recarsi nei Campi Elisi e nella Sala del Giudizio.
Quella non era certo la direzione giusta, e lui avrebbe presto scoperto che cosa essi avessero in mente.
- È la tua prima uscita in superficie da Regina, non posso perdermela! - insistette lui, dicendo che era suo preciso obbligo accompagnarla. Hypnos sospirò, dicendo al fratello che la loro non era una visita di piacere. - Oh, sì! Ovviamente è importante anche l'Equilibrio del regno. Era scontato!
Quando Cerbero sentì del loro arrivo, abbaiò festoso, contento di poter rivedere la sua amata padrona.
Da quando era diventata Regina, Persefone non era stata più in grado di recarsi da lui regolarmente, e il temibile guardiano degli Inferi aveva sofferto moltissimo per quella lontananza.
- Ti prometto che cercherò di passare a trovarti più spesso. - gli disse lei con dolcezza. A Persefone si stringeva il cuore, aveva sentito anche lei la sua mancanza, ma non potevano fermarsi più a lungo. Lei voleva sapere se avevano interpretato bene il suo sogno e se portando negli Inferi il melograno della superficie, lei sarebbe stata in grado di salvare il loro Regno.
- Dici che funzionerà? - chiese titubando ad Ade, mentre si avvicinavano sempre più verso l'uscita.
- Non lo possiamo sapere, ma io credo di sì. - disse stringendole la mano. - Abbi più fiducia in te stessa. Non sei più una kore. - Persefone arrossì per quel tenero gesto e per le sue parole.
Quando uscirono finalmente dall'antro della caverna, Persefone inspirò a pieni polmoni l'aria fresca della superficie. Il sole brillava alto nel cielo, e i raggi del sole non le erano mai sembrati così piacevoli come in quel momento.
Era così felice che pianse per l'emozione, e Ade le si avvicinò, abbracciandola con dolcezza.
- Scusatemi. - disse lei asciugandosi le lacrime.
- È passato molto tempo. - disse Thanatos con la sua solita allegria e spensieratezza, - Credo sia normale.
- Non avevo mai visto gli alberi in questo stato... - commentò Hypnos.
Le quattro divinità osservarono la natura circostante, non più verde, bensì del color dell'oro e del rame.
- Tanto tempo fa mi capitò di vedere una situazione del genere... - disse Ade distogliendo lo sguardo pensieroso, lasciando andare Persefone, che si mise a camminare fra le foglie secche che erano cadute a terra.
Anche lei non aveva mai visto gli alberi tinti del colore del sole, ma non li trovava brutti. Li osservò con meraviglia e stupore, lasciandosi incantare da quell'insolito paesaggio.
- Magari c'è stato un periodo di siccità nella zona. Del resto con mia madre tenuta in ostaggio da Gaia... - Era da molto tempo che lei non pensava alla madre. Non l'aveva dimenticata, in realtà, ma da quando era diventata Regina, quello era stato l'ultimo dei suoi pensieri. Aveva saputo, tramite Hermes, che Madre Gaia aveva deciso di liberare Demetra, e lei aveva gioito di fronte a quella bella notizia. Purtroppo, però, non aveva ancora avuto modo di rivederla.
“Spero che questa non sia una punizione inflitta da mia madre sul resto del mondo per causa mia...” pensò lei.
- Persefone, - disse Ade richiamando la sua attenzione, - non siamo venuti qui per prendere qualcosa? - le chiese lui indicandole l'albero di melograno, apparentemente immune al cambiamento che aveva intaccato gli altri alberi.
- Sì. - rispose lei avvicinandosi ai rami e allungando la mano per coglierne un frutto.
“È passato così tanto tempo”, pensò lei ricordando la prima volta che vi si era trovata davanti. “tante cose son cambiate da allora...”. Senza neanche pensarci, la Dea si voltò incrociando lo sguardo del Dio.
- Possiamo andare. - disse Persefone. - Credo che un frutto basterà; del resto, ho bisogno solo di qualche seme.
Sorridendo, precedette gli Dei entrando nella caverna.
- Thanatos, Hypnos. - chiamò Ade, e gli Dei gemelli si inchinarono al suo cospetto.
- Sì, Mio Signore? - risposero in coro.
- Che uno di voi si rechi immediatamente da mio fratello. - disse lui serio in volto. - Di sicuro sa cosa sta accadendo.
- Andrò io. - disse Thanatos, trasformandosi immediatamente in corvo. - Vegliate voi sulla Regina, e ditele che mi sono dovuto assentare per svolgere il mio lavoro. - Il corvo volò velocemente in direzione del monte Olimpo, sparendo alla vista del fratello e del suo Signore.


Non appena Persefone arrivò a palazzo, si diresse immediatamente là dove una volta si ergeva l'albero dell'Averno. Ade chiese ad Hypnos di lasciarli soli, ma di avvertirlo immediatamente non appena Thanatos fosse tornato con notizie da parte di Zeus.
Persefone era talmente presa da quello che doveva fare, che non si accorse nemmeno di essere rimasta sola con Ade.
Con mani tremanti, aprì il frutto della superficie e ne prese qualche seme. Scavò una piccola buca e fece scivolare con dolcezza i chicchi dai riflessi rossastri, ricoprendoli poi con la soffice terra e donando loro un po' d'acqua.
Si concentrò, così come aveva fatto molte altre volte prima di allora. Pensò al seme che si schiudeva, lasciando che la piccola piantina bucasse la terra, fuoriuscendo in cerca dei caldi raggi del sole e diventando sempre più grande, con radici robuste e sane.
Persefone immaginò ancora una volta la crescita del piccolo seme che diventava un grande albero, infondendo in esso tutto il suo potere.
Lo aveva fatto talmente tante di quelle volte che era diventato naturale per lei come bere. Quando aprì gli occhi però, non vide nulla.
Stupita, tastò il terreno, ma sembrava che il miracolo tanto atteso non fosse avvenuto.
Scavò allora, in cerca dei semi piantati, e quando li trovò, ebbe la più amara delle sorprese: si erano seccati. Mai prima di allora le era accaduto.
- Com'è possibile? - disse lei con voce straziata. - Perché non ha funzionato? - chiese sul punto di scoppiare in lacrime. Lei era la Dea della Natura, com'era possibile che le piante non crescessero secondo i suoi voleri? Era per lei terribile sentirsi così inutile. Aveva fallito là dove lei non avrebbe mai dovuto fallire. Ade le si sedette accanto.
- Hai fatto del tuo meglio. Forse non c'è speranza per il regno. - non vi era rimprovero nelle sue parole, tuttavia, per Persefone era una sconfitta davvero amara. - Forse dovremmo andare avanti così... ti sei fatta accettare dall'Averno e dal nostro popolo, e questo è già abbastanza per me. - le disse lui, costringendola ad alzare lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
- Ma non lo è per me, Ade. - tremava la voce di Persefone, non riuscendo più a trattenere le lacrime. - Io voglio fare di più, non voglio che tu o che il Regno vi dobbiate accontentare di una Regina a metà. Io... - Ade la strinse a sé, fin quasi a farle male. Persefone sentì una lacrima sfiorarle la spalla.
- A me basta che tu sia qui con me. - sussurrò lui.
- Ade... - Persefone si scostò da lui, voleva vederlo in volto, e vide l'uomo che per colpa sua aveva sofferto più di chiunque altro. Lo vide per la prima volta toccato ed emozionato, un aspetto di lui che nessuno avrebbe potuto credere che esistesse. - Ti chiedo scusa... per tutto quanto.
Persefone gli accarezzò il volto e, col cuore che temeva le avrebbe forato il petto per quanto le batteva forte, lo baciò.
In quel momento sentì non solo che tutti i problemi che c'erano stati erano oramai solo un triste ricordo; Persefone sentì di nuovo quel battito che aveva sentito nel suo sogno. Sentì di nuovo il battito del cuore della terra.
- Persefone... - sussurrò lui.
- Sì. L'ho sentito. E ho capito. - disse con dolcezza prendendo le mani di lui fra le sue, baciandogliele.
- Non ha funzionato prima, perché l'ho fatto da sola. Facciamolo insieme. Restituiamo la luce all'Averno.
La Dea prese di nuovo il melograno e ne colse qualche chicco, chiedendo ad Ade di fare lo stesso.
Scavarono una nuova buca e sempre insieme vi depositarono i chicchi, ripetendo gli stessi gesti che la Dea aveva fatto in precedenza.
- Sono certa che ora funzionerà. - disse la Dea, stringendo per le mani il suo amato.
E allora avvenne un nuovo miracolo per quel Regno che tanto aveva patito, che tanto aveva sofferto.
Fu come quando lei si poggiò la corona sul capo: una lieve scossa, poi un'onda di luce partì dal terreno, espandendosi per tutto l'Averno. La piccola zolla si smosse, e lentamente crebbe di fronte ai loro occhi l'albero di melograno, che si riempì immediatamente di grossi e succosi frutti.
Dalle finestre del palazzo filtrava una luce diversa, più calda e chiara, che rischiarava tutto il Sottosuolo. Una luce nuova che non si era mai più vista nel Regno da secoli.
- Ce l'abbiamo fatta! - disse stringendosi emozionata ad Ade, mentre lui le accarezzava la testa con delicatezza.
- Sì, ce l'abbiamo fatta.
Dopo tutti quei secoli, finalmente anche l'Averno poteva conoscere una nuova era di prosperità. Non sarebbe mai tornato ad essere quel paradiso splendente di un tempo remoto, ma i due Sovrani sapevano che quella luce sarebbe stata solo un preludio di un nuovo inizio per il Regno del Sottosuolo.
Nei tempi successivi, la natura dell'Averno riprese a crescere più rigogliosa che mai, le piante che si credevano andate estinte crebbero di nuovo dopo che la nuova luce irradiò l'intero Regno.
I preziosi frutti che crescevano sul melograno, donarono nuovi poteri alle creature che abitavano quei luoghi.
Una nuova vita, questo rappresentava il melograno, il ponte fra la Superficie e il Sottosuolo. Quell'albero era la vita che si insediava di nuovo nel regno dei morti.


L'insperato ritorno dell'Equilibrio, della vita nel mondo sotterraneo delle anime, fu motivo di grandissimo entusiasmo e felicità per gli Dei e tutte le creature del luogo. Sfortunatamente, però, tale euforia durò molto poco.
Da qualche giorno nell'Averno stavano arrivando parecchie anime, o per meglio dire, il carico che normalmente il burbero Caronte trasportava con sé ogni giorno, era addirittura raddoppiato. La stima dei morti sembrava destinata a crescere ancora, e la cosa finì col mettere in agitazione il vecchio traghettatore. Una qualche strana calamità doveva essersi abbattuta nel regno di Superficie.
- Se la situazione continua a peggiorare, sarò obbligato a chiedere ai Sovrani di eleggere altri traghettatori: il lavoro si fa sempre più pesante. Mi spiace scomodare la Regina, anche lei ha avuto non pochi grattacapi da quando è scesa quaggiù, ma stando così le cose non posso fare tutto da solo. - si lamentò Caronte. - Di giorno in giorno scendono sempre più anime, e io da solo non so quanto ancora riuscirò a reggere. - Aveva commentato lui, mentre il preoccupato Orfeo suonava tristemente la sua adorata lira. Quella battuta non era poi così lontana dalla verità: tutte quelle anime dovevano essere traghettate, e Caronte da solo avrebbe faticato moltissimo.
- Gliene parlerò, amico mio.
Quando Orfeo tornò a palazzo, trovò i due sovrani molto indaffarati. Caronte aveva fatto uno sbaglio coi conti.
A distanza di pochi giorni dalla fioritura del melograno che i Sovrani avevano piantato, la quantità di anime che scendevano negli Inferi non era raddoppiata, ma triplicata.
Ade e Persefone, aiutati dai giudici, stavano smistandole a ritmo frenetico.
Solo Ade e gli Dei gemelli conoscevano la causa di quell'inaspettato aumento di morti, ma ancora non erano pronti per rivelarlo a Persefone.
Come avrebbe reagito la Regina, scoprendo che la causa di tutti quei decessi, era proprio lei?


 
L'angolo di Shera ^_^


Salve a tutti e buona domenica.
Siccome son tanto fortunata, per sbaglio ho chiuso la pagina senza salvare, dopo aver quasi finito di scrivere il mio siparietto. Come se questo capitolo non avesse già dato abbastanza grattacapi.
Oramai la mia cadenza per Lux Averni è di due settimane, spero per la fine dell'anno di riuscire a pubblicare gli ultimi due capitoli, non ne posso davvero più -.-. Sarà che son scorbutica di mio, sarà che sta per arrivare la zia Flo, sarà che la prima parte di questo capitolo mi ha fatto venire voglia di gettaare il portatile fuori dalla finestra, ma io non vedo l'ora di concludere questa long. E dire che non è nemmeno la long che mi ha tenuta più incollata alla scrivania, eppure...
Forse dovrei darmi una calmata, ma non ho mai sofferto così tanto per un capitolo, anzi, per metà. La stesura è stata quello che è stata, non era una parte particolarmente entusiasmante, ma era da fare... la revisione è stato il mio peggiore incubo.
Credo che per un po', dopo aver finito con Lux Averni, le long non le toccherò per un lungo periodo.
Son giù di morale e la voglia di scrivere non è al top.
Anche se son comunque riuscita a scrivere oggi una delle quattro long in programma (due sotto suggerimento del mio ragazzo, e due sotto suggerimento di Crateide che ringrazio per i prompt suggeriti ^_^).

Spero che, al di là, del mio pessimo umore, il capitolo sia stato di vostro gradimento ;)
Demetra sta per tornare, e la nostra coppia dell'Oltretomba si ritroverà a dover affrontare l'ultimo grosso ostacolo.

Ringrazio caldamente Liliav per aver aggiunto la storia fra le seguite, Effe46 per averla aggiunta fra le preferite, severus_lovegood e Stefy_02, per averla aggiunta fra le ricordate.

Per il momento chiudo qui. Grazie per il supporto, i commenti e i preziosi consigli. Grazie di cuore e a presto.

Shera ♥

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Mitologia greca / Vai alla pagina dell'autore: _Sherazade_