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Autore: MadAka    15/11/2015    2 recensioni
Matthew Evans – il principe della situazione – è un celebre giocatore di rugby riconosciuto a livello internazionale.
Danielle Philips – la Cenerentola di turno – è una delle donne di servizio dello stadio in cui lui gioca insieme alla sua squadra.
A fare da sfondo Cardiff e il Galles, per una stessa passione raccontata da due punti di vista diametralmente opposti.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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– Ventisei –

 

Matt

 

 

Quando il giornalista mi dà la mano dopo aver annunciato la fine dell’intervista quasi non mi sembra vero. Me ne avevano già fatte svariate di interviste a un terzo tempo, ma lunga quanto questa mai. Dev’essere dovuta al fatto che siamo nel post partita del match contro gli All Blacks, ma onestamente non trovo che questa sia una scusa sufficiente per farmi stare tanto tempo lontano da Danni proprio stasera. Mi alzo, dando un ultimo saluto ai due giornalisti presenti e mi avvio fuori dalla stanza sistemandomi giacca, camicia e cravatta. Nella sala da ricevimento continuano a esserci un gran numero di persone, ciò è sufficiente a spiegare il caldo che c’è e che mi ha assalito come ho rimesso piede qui dentro. Mi incammino verso il bar, in modo da potermi ricongiungere con Danielle che temo di aver lasciato sola per un po’ troppo tempo. Certo, con questo si sarà sicuramente resa conto di quelli che sono i miei impegni e del fatto che anche quando vorrei festeggiare in compagnia l’esito di una partita non sempre riesco a farlo. Se lei ha compreso tutto questo e fosse comunque disposta a provare a iniziare qualcosa con me sarebbe fantastico. Tuttavia temo di averla sottoposta a troppe cose in poco tempo. Spero solo che le cose positive accadute questa sera siano ben superiori a quelle negative. Penso di sì, comunque; nell’arco della cena l’ho vista aprirsi, sentendosi sempre più libera di parlare con Darren e la sua compagna. Ha avuto modo di incontrare numerosi giocatori che vestono la maglia degli All Blacks e anche con loro, dopo un primo momento di imbarazzo più che comprensibile, ha conversato tranquillamente. Sono contento di averla invitata qui stasera, non solo perché a vederla emozionata mentre stringeva le mani dei vari giocatori era davvero stupenda, ma anche perché, dopo tanto, abbiamo avuto modo di stare nuovamente insieme per una sera. Anche se non siamo stati sempre solo Danielle e io, lei era comunque al mio fianco e tanto mi è bastato.

Finalmente riesco a intravedere il bar e, nel punto in cui mi aspettavo di trovare Danni, la vedo. Tiene gli occhi bassi sul bicchiere che ha davanti, ticchettando sul vetro con entrambe le mani. Mi fermo a guardarla, come incantato. L’abito rosso che porta questa sera fa brillare ancora di più i riflessi dorati dei suoi capelli e dalla sua acconciatura qualche ciocca è scivolata via leggera. Si inumidisce appena le labbra, poi solleva lo sguardo, come se si fosse resa conto che la sto osservando. Riprendo a camminare per raggiungerla, ma come compio il primo passo qualcuno mi afferra per il braccio, trascinandomi via e facendomi indirettamente capire che pretende di essere seguito. Riconosco la più che famigliare figura di Paul.

«Ehi» provo a chiamarlo, ma sembra che lui non mi senta.

Mi porta fino a uno degli angoli più vuoti della sala, bloccandosi. Si volta verso di me ma gli impedisco di parlare per primo:

«Che c’è?» chiedo.

«Quanto è durata quell’intervista?»

Sbuffo:

«Troppo» taglio corto. «Si può sapere perché mi hai trascinato qui?»

«Stavi andando da Danielle?» domanda lui.

«Ci stavo provando»

Mi dà una pacca sulla spalla:

«No, ehi, tranquillo. Adesso ti lascio andare, dovevo solo dirti un paio di cose»

Faccio un ampio cenno con la mano per cercare di fargli capire che se vuole dirmi qualcosa gradirei che lo facesse in tempi ragionevoli.

«Sono andato a parlare con Danielle» inizia.

«Ah, sì?»

«Sì, tu non arrivavi più»

«Non è stata colpa mia»

«Lo so, tranquillo» si zittisce.

Rimaniamo a guardarci un momento, sollevo le sopracciglia, non capendo per quale motivo il mio amico abbia smesso di parlare.

«E quindi?» domando alla fine.

Lui si stringe nelle spalle:

«No, niente. É adorabile»

«Vero?»

«Sì. Insomma, ha senso dell’umorismo, è alla mano ed è davvero bella»

«Sono d’accordo, ma non ti allargare»

Si mette a ridere:

«Non preoccuparti»

«Beh, comunque, mi hai trascinato qui solo per dirmi questo?» chiedo, rendendomi conto che stanno trascorrendo altri minuti in cui sto lasciando sola Danni.

Paul risponde subito:

«No, non solo per questo. Volevo anche dirti di stare attento a Aaron. Danni gli ha fatto scoprire che voi due non fate esattamente coppia e lui, stasera, è un po’ alticcio»

Sospiro, spettinandomi i capelli con una mano. Voglio bene a Aaron, sul serio, ma farebbe bene a iniziare a tenere sotto controllo la sua passione per le donne e a decidere di sistemarsi dato che ha quasi trent’anni. Non si fa molti problemi a provarci con le ragazze, soprattutto quando scopre che sono libere e quando lui non ha pseudo relazioni in piedi.

Guardo Paul:

«Ti prego dimmi che ora sta con qualcuna»

Il mio amico scuote la testa. Alzo gli occhi al cielo, sospirando.

«Lui adesso dov’è?» domando, più per sicurezza che per altro. So che non è con Danielle, ho appena visto la ragazza e lei è sola.

«L’ho affibbiato a Jonathan» risponde.

Lo guardo:

«È te che devo ringraziare?»

Si dipinge un sorriso soddisfatto in viso, come se avesse appena vinto uno dei premi più importanti della sua carriera. Ciò è più che sufficiente per farmi capire che, sì, è proprio lui che devo ringraziare. Espiro buona parte dell’aria che mi è rimasta in corpo, sentendomi decisamente sollevato: se ci ha pensato Paul so che posso stare tranquillo.

«Grazie» dico infine.

Il mio amico sorride:

«Per così poco?» Dopodiché si fa improvvisamente serio: «Ora, però, vedi di andare» dice, indicando in direzione del bar.

Acconsento con il capo, avviandomi. Non serve aggiungere altro con Paul; la nostra conversazione, per quanto breve, mi è bastata per avere un rapido riassunto di quanto successo in mia assenza. Paul si era accorto che stavo tardando e ha ben pensato che lasciare sola a lungo Danni non fosse molto carino, così ha deciso di fare due chiacchiere con lei in attesa del mio ritorno. Però è subentrato Aaron, probabilmente semplicemente incuriosito e poi, forse, interessato. Tutto quanto si è concluso con Paul che “scarica” Aaron a Jonathan, in modo che non possa dedicare troppe attenzioni a Danielle. Tuttavia, in tutto questo, Danni è rimasta nuovamente sola. Se ora lei mi mandasse a quel paese lo capirei benissimo. Finalmente riesco a raggiungerla, senza interruzioni e senza che qualcuno mi intercetti per portarmi da qualche parte. Mi fermo accanto a lei e, come mi sente, si volta. Non appena mi riconosce sorride, evidenziando le fossette sulle guance che, anche se ora conosco alla perfezione, trovo sempre particolarmente graziose.

«Scusami» dico subito, prima che lei possa proferire qualsiasi parola.

Mi guarda, inclinando leggermente la testa di lato:

«Per cosa?» chiede.

Non sembra essere minimamente infastidita dal mio ritardo. Quando ho seguito i due giornalisti per l’intervista le avevo detto che sarei stato assente per una decina di minuti al massimo, invece sono stato via più del doppio del tempo.

«Per averci messo tanto» spiego, nonostante sia sicuro che non ce ne sia bisogno.

«Ma figurati, non preoccuparti. Me lo avevi detto»

Rimango a guardarla, leggermente sorpreso. Davvero non pare essere infastidita dal fatto di essere rimasta sola in mezzo a persone che non conosce nonostante io dovessi farle compagnia.

«Sicura? Insomma, sono rimasto via un po’»

Annuisce:

«Sì, davvero, non è stato un problema. Nell’attesa ho parlato con Deborah, Mark, Paul e ho preso un altro drink» risponde, con leggerezza.

Le sorrido:

«Per fortuna. Sai, non avrei mai pensato di metterci tanto e, come mi sono reso conto del tempo in cui sono stato via, mi sono subito sentito in colpa per averti lasciata sola» ammetto.

Anche lei sorride, abbassando un momento lo sguardo:

«Lo apprezzo» dice. «Ma, sul serio, non è stato un problema. Me lo avevi anticipato e già immaginavo ti saresti dovuto allontanare per un po’»

Qualcuno ci raggiunge. Io e Danielle ci giriamo contemporaneamente per vedere di chi si tratta e ci troviamo davanti Paul. Lui alza una mano:

«Scusate. Ho dimenticato qui la birra» Si allunga per recuperare il boccale, poi si rivolge a Danielle: «Ce l’ha fatta a tornare alla fine» ammicca, chiaramente riferendosi a me.

Mi strappa un sorriso e i miei occhi si fermano sulla ragazza che, prima di rispondere a Paul, mi lancia uno sguardo, coronando tutto con un sorriso:

«L’ho sempre saputo»

Il mio amico solleva la birra, proprio in mezzo a noi:

«Buon proseguimento, allora. Ci vediamo nell’arco della serata»

Detto ciò ci dà le spalle e si incammina, lasciando me e la ragazza da soli.

 

*

 

Il tempo passa quasi senza che me ne renda conto. Io e Danni continuiamo a parlare di tutto quello che ci passa per la testa, senza interromperci quasi mai. Quando controllo l’orario, solo per cercare di capire per quale motivo nella sala ci siano sempre meno persone, mi accorgo che è quasi la mezza.

Danni nota il mio gesto e, probabilmente, anche l’espressione che ne è conseguita:

«Che ore sono?» chiede, interrompendo il suo discorso.

«Mezzanotte e venticinque» rispondo.

«Sul serio?»

«Già»

«Mmh, ora capisco perché c’è sempre meno gente»

«Immagino che molti siano già andati in discoteca»

«Andate anche in discoteca dopo la cena?» domanda, sorpresa.

«Beh, sì. Chi ha voglia sì. Personalmente non sono tipo da discoteca, quindi ci sarò andato tre o quattro volte al massimo»

«Non lo avrei mai pensato, se posso essere sincera. Voglio dire, dopo una partita di rugby fare anche nottata diventa lunga, sospetto»

«Abbastanza, in effetti. Ma di solito il giorno dopo la sveglia non suona prima dell’una»

Sorride:

«È comprensibile» dice, senza poi aggiungere altro.

Si muove appena sulla sedia, cercando una posizione quanto più comoda possibile. Mi accorgo che i suoi occhi cominciano a essere leggermente lucidi e la sua postura e i ritmi dei suoi gesti smascherano il fatto che, ormai, Danni comincia a essere stanca. Anche io lo sono abbastanza; il mio corpo mi sta mandando segnali da un po’, i muscoli cominciano a tirare e il collo mi fa male in qualsiasi posizione stia. Credo sia giunto il momento di concludere la serata, di riaccompagnare Danielle a casa e poi tornare qui, dai pochi rimasti al terzo tempo, per un ultimo saluto.

«Sei stanca?» domando alla ragazza, osservandola mentre tiene gli occhi bassi sul piano dove il suo bicchiere, vuoto, è rimasto immobile finora.

Mi guarda e abbozza un sorriso, sollevando impercettibilmente le spalle.

«Aspetta, riformulo la domanda» mi correggo. «Cosa vuoi fare adesso?»

Danni prende una lunga boccata d’aria, silenziosamente, come in cerca delle parole migliori per dirmi quello che sospetto:

«Non saprei. Sono abbastanza stanca, in effetti. E, purtroppo, domani non posso svegliarmi all’una» sorride.

Ricambio il suo gesto allo stesso modo.

«Se vuoi ti riaccompagno a casa» propongo.

«Sì, grazie»

Acconsento e mi alzo dalla sedia. Danni fa lo stesso e si affianca immediatamente a me, seguendomi verso il guardaroba. Lungo il tragitto incontriamo e salutiamo alcuni dei giocatori rimasti, fra cui Darren e compagna. Danielle sembra emozionarsi ancora mentre stringe la mano un’ultima volta al giocatore e questo mi basta per capire veramente quanto lei lo ammiri. Ci fermiamo un momento anche con Paul, che conversa animatamente con Jonathan.

Si volta subito appena lo raggiungiamo, smette di parlare e ci accoglie con un sorriso:

«State andando?» domanda.

«Sì. Riaccompagno a casa Danielle poi torno a salutarvi come si deve» rispondo.

Paul tende la mano alla ragazza, che gliela stringe sorridendo:

«È stato un vero piacere conoscerti. Spero di rivederti presto» le dice.

«Anche per me»

«Vado a prenderti il cappotto. Torno subito» intervengo, dirigendomi poi verso il guardaroba e lasciando la ragazza in compagnia dei miei amici.

Come raggiungo il guardaroba cerco la giacca di Danni, scorrendo uno dopo l’altro tutti i cappotti appesi. Quando la trovo e mi volto per ritornare dalla ragazza mi trovo Paul praticamente in faccia.

«Che ci fai qui?» chiedo, non riuscendo a spiegarmi la sua presenza alle mie spalle.

«Devo solo darti un consiglio» dice, alzando le mani come per calmarmi.

«Del tipo?» chiedo, inarcando un sopracciglio.

«Riguarda Danielle» inizia. Mi posa una mano sulla spalla e si avvicina ulteriormente, abbassando anche il tono della voce: «Sposala»

Mi strappa un sorriso e riprende a parlare subito:

«No, guarda che non sto scherzando. È perfetta per te»

«Apprezzo che tu la pensi così, sul serio. Ma ci avrai parlato sì e no dieci minuti»

«Sono stati sufficienti, a parer mio»

Non rispondo e il mio amico torna subito alla carica:

«Guarda che se quando torni dopo averla riaccompagnata a casa non hai concluso niente te la faccio pagare» dice e mi punta contro l’indice destro.

«Ok, ok. Non c’è bisogno che mi minacci» gli faccio notare.

Paul si allontana da me e mi guarda, improvvisamente serio:

«Temporeggiare non ti servirà a niente. Sono certo che lei ricambia i tuoi sentimenti»

«E cosa te ne fa essere così certo?»

Alza le spalle:

«Il fatto che non abbia degnato Aaron di uno sguardo»

«Aaron sarebbe il tuo metro di giudizio?» domando scettico.

«Beh, uno dei tanti. Ma se vuoi essere sicuro del fatto che io abbia ragione allora devi dirle quello che provi»

Abbasso lo sguardo sul cappotto di Danielle, pensando. Cerco di riordinare i miei pensieri al meglio e, quando torno a guardare Paul, inspiro una buona quantità d’aria prima di rispondergli:

«Hai ragione»

Sorride:

«Bravo ragazzo» Dopodiché mi dà una pacca sulla schiena e iniziamo a incamminarci per tornare dove eravamo prima: «Poi, quando torni, mi dici com’è andata»

Arriviamo praticamente subito da Danni, ancora in compagnia di Jonathan, con il quale parla tranquillamente. Le allungo il cappotto e lei mi ringrazia.

«Vogliamo andare?» le chiedo.

Acconsente con il capo, saluta un’ultima volta sia Jonathan che Paul e mi segue verso l’ingresso dell’hotel.

  
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