Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Acer5520    16/11/2015    1 recensioni
È una storia di magia, maledizioni, guerre e amori impossibili, ma anche di amicizie indissolubili e folli. È la storia di una vita. Spero vi piaccia.
* * * * * * * * * * * * * *
Un potere smisurato, una maledizione, una promessa.
Il potere che scorreva nelle sue vene era antico come il tempo e devastante come solo il potere degli Dei poteva essere.
Ma lei non era una Dea. E non era neanche una semplice ragazza.
Sapeva solo che il peso sulla sua coscienza le impediva di vivere, che il suo potere unito ad una vecchia promessa le vietavano di morire e che non avrebbe più amato nessuno.
Quello che Selyan non sapeva era che, forse, si sbagliava in pieno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

9. Imbrogli  

 

-Elydet-

 

Elydet era rimasta stordita come se le avessero dato una botta in testa.

Un attimo prima stava usando a pieno il suo potere sul fuoco davanti a lei e un attimo dopo… il suo potere si era interrotto bruscamente perché il fuoco era sparito.

Che fosse opera dei funzionari del Sommo? Forse era stato proprio lui a farlo.

Quello che sapeva era che era stordita e incapace di muoversi.

Aveva visto Irmelin a qualche decina di metri da lei crollare a terra quando i venti erano spariti e anche due soldati portarla via.

Lei non era caduta.

Sentiva qualcosa di freddo e bagnato alle caviglie.

Forse era stata Selyan a fermare il fuoco? Non capiva.

E la strana luce viola che si espandeva dal terreno davanti ai suoi occhi cos’era?

Chi delle sue compagne aveva un potere di un colore simile? Non ricordava.

<< Ely! >>

Non riuscì neanche a vedere sua sorella e si ritrovò a terra a scivolare su un ghiaccio di cui non sapeva l’esistenza, senza possibilità di fermarsi, né di fare nient’altro che scivolare.

Poi un boato improvviso la spaventò a morte prima che colpisse qualcosa che arrestò la sua corsa

<< Ahia! >>

<< Stai bene? >> chiese una voce mentre una mano compariva davanti alla sua visuale.

La Sua mano! La afferrò improvvisamente lucida << Vi ringrazio infinitamente per… >>

Cosa stava guardando il perfetto re con così tanta paura?!

Si girò anche lei.

Il viso stupendo del re non era fatto per la paura e non la esprimeva abbastanza a quanto pareva.

Qualcuno stava attaccando sua sorella!

L’energia sconosciuta dell’innaturale viola screziato d’oro stava attraversando Selyan senza che lei riuscisse a liberarsi. Tutto quello che sua sorella poteva fare era scaricare quell’energia sull’acqua che ormai aveva allagato gran parte del terreno circostante e formava sculture intrecciate e contorte alte come case, che un attimo dopo ricadevano a terra disciolte solo per ricominciare il gioco pazzesco e terrificante di statue e esplosioni.

<< C'era qualcuno dietro tutto questo! >> urlò Elydet al re << Un mago, o una sacerdotessa molto potente che adesso vuole uccidere mia sorella. Selyan sta cercando di scaricare tutta l'energia che la attraversa sull'acqua con la sua pietra, ma le strane cose che fa con il ghiaccio sono… viola >>

Aveva parlato così velocemente che non sapeva se il re avesse capito tutto quello che aveva detto e probabilmente l'aveva confuso.

<< E questo che vuol dire? >> le chiese mentre il suo viso perfetto abbandonava per un attimo i tratti della paura per assumere quelli del dubbio.

Ma la risposta arrivò dal nobile Neithel prima che lei avesse la possibilità di soddisfare il suo sovrano << Che la ragazza è solo un tramite ormai >>

<< Cosa facciamo? >> chiese disperata al re.

<< Non ti hanno mai parlato del potere di questo regno? >> le chiese il Divino figlio del sole.

<< No >>

Sapeva che anche loro avevano dei poteri magici o non sarebbero andate nel loro regno a cercare aiuto, ma nessuno le aveva mai spiegato la differenza.

Forse doveva fidarsi e lasciarli fare. Ma c'erano troppe particolarità riguardanti il loro potere che loro non conoscevano e non poteva lasciare che facessero i loro tentativi. Il rischio era troppo alto

<< Qualunque sia il vostro potere, se voi vi intrometterete, sarà mia sorella a pagarne le conseguenze. Ho paura che non possiamo più aiutarla se ogni nostro attacco la mette in pericolo >>

<< Fidati, Elydet >>

Elydet si convinse che sulla faccia della terra non potesse esistere un sovrano migliore di quello. Non aveva la minima idea di cosa gli passasse per la divina e nobile testa, sapeva solo che si sarebbe fidata di lui in ogni caso.

<< Neith, non farmi pentire di averti dato il permesso >>

Elydet non capì il senso di quella frase, ma sentì una mano calda e rassicurante posarsi sulla sua spalla.

<< Andrà bene, non preoccuparti >>

 Sentì le gambe diventare improvvisamente molli. Non sapeva come fosse possibile, ma solo a vedere quel viso così perfetto le sue preoccupazioni sparivano all’istante.

“Se Selyan lo delude e tira le cuoia, dopo la ammazzo anche io!”

 

******************************************************************************************************

 

-Neithel-

 

Neithel cercava di farsi strada tra le sculture di ghiaccio in continuo movimento, ma non riusciva ad avanzare più di qualche passo prima di trovarsi davanti un muro intricato e trasparente che fino ad un attimo prima non esisteva.

Ogni volta era costretto a distruggerlo utilizzando una grande quantità di energia senza risolvere niente e, oltretutto, continuava a chiamare quella dannatissima ragazza che si ostinava a non rispondere.

Maledisse l'istante in cui aveva deciso di appoggiare la decisione del sovrano di far restare le sacerdotesse e sé stesso per essersi preso l'incarico di istruirle.

Si sentiva responsabile di quella situazione e non riusciva a non pensare che, se l’avesse mandata con le altre idiote invece di illudersi che potesse servire a qualcosa, non si sarebbe trovato in quella situazione.

Spaccò un altro muro e riuscì finalmente a raggiungerla, non c'era più tempo per i ripensamenti. Selyan sembrava stremata ed era convinto che con il freddo che faceva in mezzo a tutto quel ghiaccio rischiasse anche l'assideramento. Però capì perfettamente perché non aveva mai risposto: in quel punto si sentiva un rumore assordante prodotto dal vento che infuriava fra i muri di ghiaccio che si innalzavano senza sosta e dalle continue esplosioni.

<< Selyan! >>

La ragazza sobbalzò e perse terreno rispetto all'energia che cercava di contrastare << Andate via! >>

Sembrava spaventata, ma non era una buona scusa per dargli degli ordini 

<< Non osare mancarmi di rispetto! Fai quello che ti dico e ti tiro fuori di qui! >>

<< Lasciate stare, per favore. Non riuscirei a... >>

Non riuscì a finire la frase perché rischiò di nuovo di cadere indietro sotto la spinta dell' energia nemica e la sorresse un istante prima che crollasse. Solo in quel momento si rese conto che stava perdendo parecchio sangue dalla ferita al braccio.

Non poteva credere che riuscisse a controllare quella cupola disperdendone l'energia in acqua e trattenere anche quest'ultima per non provocare altri danni senza combinare i soliti disastri.

Nonostante le sue condizioni, doveva ammettere che si stava davvero impegnando.

 Non sembrava neanche la ragazzina distratta e sbadata che a lezione commetteva gli errori stupidi e impensabili tanto che spesso dubitava che la sua Dea l’avesse dotata di un minimo di cervello.

Stava rivalutando le sue capacità, ma quante cose si possono fare in uno stesso momento con una sbadataggine abissale come la sua e senza la minima possibilità di errore?

<< Secondo voi, la situazione è abbastanza grave da fare una stupidaggine? >> chiese lei.

<< Parla chiaro >>

<< Non posso o l’avrei già fatto. Posso fermare questa cosa, ma non posso permettere che sospettino che sono stata io >>

<< Perché? >>

<< Io salvo la vita a voi e alla vostra gente da questa cosa, voi salvate la mia dalle pretese di Dalia. Non voglio che sospetti che sono stata io e non credo di potervi concedere molto tempo per decidere >>

<< Come faccio a fidarmi? >>

<< Io come faccio a fidarmi del vostro silenzio? >> chiese prima di prendergli una mano apparentemente senza motivo.

Neithel vide il suo bracciale attivarsi senza che lui avesse fatto niente e senza che quell’attivazione richiedesse il minimo consumo di energia da parte sua, ma non ebbe neanche il tempo di arrabbiarsi che un grosso alone dorato avvolse la cupola viola mentre il vento aumentava e lei urlava qualcosa che non riusciva a capire.

O meglio, avrebbe voluto non capire.

Cosa ne sapeva lei di formule proibite?

Cosa ne sapeva del funzionamento dei loro bracciali?

Chi diamine era quella ragazza?!

Quello che seguì fu un'enorme esplosione che riportò tutto alla calma e alla normalità. Niente vento, niente ghiaccio e niente energia in giro. Tutto assolutamente normale.

Il suo bracciale disattivato senza problemi.

Era così spiazzato da quella situazione che quando Selyan cadde a terra stremata, non mosse un dito per aiutarla. Non aveva perso i sensi anche se non riusciva a fare altro che restare sulle ginocchia con le mani a terra cercando di riprendere fiato.

<< Se Dalia…. lo scoprisse…. mi ucciderebbe >>

Non gli importava un accidenti di lei e dei suoi problemi.

Non voleva assolutamente saperne delle sue stranezze e dei rischi che correva. Non le disse una parola e la lasciò lì.

Quando incrociò Elydet che correva verso sua sorella, si concesse solo un ordine

<< Portala dentro, dalle una ripulita e poi falla venire da me >>

Aveva parlato di lei come avrebbe fatto per una schiava o un oggetto.

Non gli importava.

Aveva sprecato anche troppe parole e gli dispiaceva soltanto di non aver trovato niente di peggio da dire. Se non fosse stato per il re, non si sarebbe mai preso l'incarico di occuparsi del suo braccio, ma, vista la sua posizione a corte, non poteva permettersi di creare rivalità tra quel maledetto ordine di sacerdotesse straniere e il re sul quale sicuramente sarebbero ricadute le lamentele della Somma Sacerdotessa per un impegno preso e non rispettato.

Avrebbe svolto il suo dovere e poi avrebbe fatto in modo di non vederla più.

 

***************************************************************************************

 

-Selyan-

 

Era su una spiaggia della costa orientale dell’isola.

Una piccola spiaggia irraggiungibile a chiunque non fosse in grado di scalare una parete rocciosa alta tre metri e nascosta dagli scogli.  Era sempre deserta e perfetta per esercitarsi con la sua pietra.

Quel giorno stava cercando di superare il suo limite di barriere d’acqua ed era riuscita ad innalzarne sei, ma la settima non voleva saperne di completarsi.

Era entrata in acqua fino alle ginocchia, eppure proprio non ci riusciva. Ogni volta la barriera ricadeva in mare con uno schianto schizzandola tutta e, dopo l’ennesimo tentativo fallito, si girò irritata verso il ragazzo che era con lei e che sembrava preso da tutt’altra situazione

<< Mi aiuti, per favore! >> chiese con più impazienza che educazione.

Lui, a quanto pareva, si era messo in testa di voler migliorare le sue doti di arciere imparando a tirare tre frecce insieme e stava cercando di mirare a un tronco d’albero che lui e suo fratello avevano piantato in mezzo alla spiaggia per utilizzarlo come bersaglio.

<< Esci dall’acqua >>

Non aveva neanche mollato il suo arco, né lo aveva abbassato. Lei obbedì senza capire, sapeva bene che era più semplice in acqua quello che voleva fare, ma difficilmente discuteva una sua richiesta.

<< Ferma dove sei >>

Solo in quel momento si rese conto che l’albero che usava da bersaglio era esattamente dietro di lei, anche se alla distanza di qualche metro, e che, se avesse sbagliato solo di un soffio, l’avrebbe presa in pieno.

<< Jonas! Smettila di attentare alla mia vita e vieni ad aiutarmi! >>

Il ragazzo non perse la concentrazione e le rispose con una calma che disarmante << Non sto attentando alla tua vita >>

Scagliò le tre frecce ottenendo un centro perfetto e la raggiunse soddisfatto  << Centro! >>

<< Tu e la tua smania di imparare a lanciarne tre in una volta sola! Perché diamine mi hai fatto mettere in mezzo? >>

<< Perché una freccia continuava a spostarsi troppo verso sinistra e per niente al mondo potrei colpire te. Doveva funzionare per forza in quel modo >>

Quella che le aveva appena detto era la cosa più romantica del mondo, ne era certa, eppure sentiva una punta di rabbia per essere stata usata da bersaglio.

<< Va bene, ora aiutami! >> tagliò corto imbronciata.

<< Ancora alle prese con la quinta barriera? >>

Sbottò offesa << Ma che dici? Guarda per bene e conta, sono sei! >>

Jonas sospirò e afferrò la sua pietra, la luce azzurra si fece molto più intensa del solito e la settima barriera si innalzò senza il minimo problema.

Selyan si voltò felice dopo averle fatte ricadere con uno schianto più grande del normale e provocando un onda che bagnò anche lui << Grazie! >>

<< Sai una cosa, Sel? Ho sempre pensato che per te una pietra sola sia inutile. Forse dovresti averne due >>

<< Sai una cosa, Jon? >> chiese imitandolo << Secondo me hai preso troppo sole! Prima non sai contare e poi tiri fuori questo discorso assurdo. Non è che stai male? >>

Gli posò una mano sulla fronte, ma lui la spostò subito << Non ho preso troppo sole, sono serio >>

<< Allora ti rinfresco le idee! Primo: nessuno può avere due pietre, è contro la legge e secondo: io non ho due pietre, caro il mio fratellone! >>

Il ragazzo stava armeggiando con un laccio che aveva al collo e lo lasciò cadere mentre la guardava stupito

<< Così sarei solo tuo fratello adesso? >>

Selyan arrossì all’istante << Beh … infondo siamo cresciuti insieme e… è un po’ come se i tuoi genitori mi avessero adottata… >>

<< Ma davvero? Ti devo ricordare quello che hanno deciso tuo padre e il mio?O forse te lo ricordi e hai deciso di rifiutare? >>

Si voltò dandogli le spalle e incrociando le braccia arrabbiata << Oggi sei insopportabile! >>

Jonas rise del suo imbarazzo << Non ti arrabbiare, scherzavo >>

<< Stupido! Sai benissimo che non rifiuterei mai >>

Non riusciva ancora a credere a quello che aveva detto e fu immensamente felice che non potesse vederla in viso. Lui però l’aveva abbracciata e le aveva messo in mano una pietra identica alla sua. Selyan lo guardò di nuovo stupita << Non puoi farlo! >>

<< Perché no? Sai benissimo che a me non serve se non ci sei tu che la controlli. L’unica cosa che posso fare è darti la forza che ti manca. Non ho mai imparato ad usarla e ora è troppo tardi per farlo, perciò è meglio che la tenga tu >>

Si sentì gelare e sapeva che non era perché era completamente bagnata  << Cosa … Jon, cosa vuoi dire? >>

Era stata assalita da un’ondata di terrore e probabilmente lui l’aveva capito perché le aveva sorriso scompligliandole i capelli come aveva sempre fatto da quando erano piccoli.

<< Niente, sciocca! Non sono in grado di controllarla né per una difesa, né per attaccare. Cosa credi che me ne farò in battaglia? È molto meglio che la tenga tu se può salvarti >>

<< Perché hai detto che è tardi? >> gli chiese incapace di controllare il tremito della voce.

<< Perché sono un po’ troppo cresciuto secondo me e, se non imparato niente fino ad ora, di certo non riuscirò ad imparare adesso. Stai tranquilla >>

Ma come faceva a stare tranquilla?La Dea gli aveva concesso il dono di vedere avanti nel tempo, più di una volta era successo che Jonas sapesse cosa stava per succedere o aveva fatto strani sogni che poi si rivelavano avvertimenti della Dea e Selyan lo sapeva benissimo anche se  lui aveva sempre cercato di convincerla che erano solo coincidenze e che la sua non era preveggenza ma intuito.

Nessuno si separava mai dalla propria pietra, soprattutto in guerra perché poteva rappresentare l’ultima fonte di salvezza e quello strano gesto la spaventava più della possibilità di venire uccisa in battaglia.

<< Ma è proibito >>

<< Ti è mai importato qualcosa delle regole del tempio? >>

Sapeva che non l’avrebbe ascoltata, ma doveva provarci anche se era un tentativo patetico.

Non sapeva più come fare per convincerlo e non le importava se le cose che stava per dirgli erano imbarazzanti, non poteva permettergli di abbandonare l’ultima possibilità di salvarsi.

<< Sai che funziona solo se sono con te >>

<< Beh, allora funzionerà sempre >>

 

Selyan si svegliò di colpo rischiando di cadere dal letto.

Aveva ancora in mano la piccola pietra che era stata di Jonas. Aveva dormito tutta la notte stringendola e il sonno pesante dovuto ai sedativi che probabilmente le aveva dato il suo insegnante per curarle il braccio avevano fatto in modo che gli avvenimenti risultassero sfocati e confusi, ma aveva permesso ai suoi ricordi di tornare con tutta la loro forza.

Quello dal quale si era appena svegliata non era un sogno, ma uno dei tanti ricordi che aveva cercato di cancellare dalla sua memoria senza riuscirci davvero.

Mise di nuovo la pietra nella piccola custodia ricamata che di solito portava in tasca. Forse aveva ragione Irmelin quando diceva che doveva smettere di portarsela dietro.

Guardò meglio la sua stanza e si rese conto di essersi svegliata abbastanza tardi a giudicare dalla luce che entrava dalla finestra e dai letti già rifatti delle sue compagne.

Sul suo comodino c’era anche un biglietto che, dalla grafia, doveva essere di una Irmelin particolarmente di fretta e in ritardo:

 

L’ora della sveglia è passata da un pezzo. Non devi andare a lezione. Ci vediamo a pranzo”

 

Posò il foglio e si sdraiò di nuovo sul letto ripensando allo strano incendio.

Erano successe tante cose e non ricordava tutto. Non aveva idea di cosa fosse successo dopo che l’energia nemica era sparita, non ricordava di essersi mossa da lì e, se non fosse stato per la fascia che aveva al braccio, avrebbe dato per scontato che aveva solo sognato di essere nelle stanze del suo insegnate mentre la risistemava.

Sembrava davvero molto arrabbiato con lei.

Non le aveva mai rivolto la parola e, quando aveva cercato di scusarsi, l’aveva interrotta con uno “Stai zitta” duro e freddo. Per il resto non ricordava altro.

Sapeva solo che non aveva usato la sua magia per guarirla e l’unica spiegazione che riusciva a darsi era che non aveva la minima intenzione di non farle male mentre la ricuciva.

E allora perché l’aveva drogata?

Sperava forse che in quel modo lei gli dicesse la verità quando le aveva chiesto dove avesse imparato quella formula?

Sospirò e decise di non pensarci per il momento.

Uscì dalla stanza senza avere un idea precisa di dove andare, ma con la ferma intenzione di distrarsi dai suoi pensieri.

Nonostante tutto, le lezioni non erano state annullate, perciò erano tutti impegnati. Le sarebbe piaciuto uscire dal palazzo, ma non sapeva se questa possibilità le era concessa o meno e non voleva davvero peggiorare la sua situazione.

Per sua fortuna trovò Nora in uno dei tanti cortili interni intenta a curare delle piantine.

<< Nora? >>

<< Ciao, Selyan! Stai bene? >>

<< Sì, grazie. Posso chiederti cosa stai facendo? >>

<< Due volte alla settimana devo occuparmi di questo giardino anche se lo detesto. Ismene è convinta che non posso imparare a ricordare tutte le caratteristiche delle piante che mi servono per i miei studi se non le coltivo da sola. Odio le piante, odio studiare e figurati se mi piace occuparmi di un orto, ma Tarìc è convinto che Ismene abbia ragione e mio padre ci tiene alla mia istruzione. Sono costretta a obbedire >>

Nora sembrava così presa dalla sua chiacchierata che non sembrava fare troppo caso a quello che faceva.

<< Scusa, ma non stai dando un po’ troppa acqua a quella pianta? >> le chiese vedendo la pozza decisamente troppo grande alla base della piantina.

<< AAAAHHH! Mi sono distratta a parlare! No! Adesso questa piantina morirà affogata >>

 Poi sembrò riflettere su quello che era appena successo << Infondo era solo una pianta e qui ce ne sono tante... Non mi scopriranno >> concluse convinta banalizzando tutto con un’alzata di spalle.

<< Che succede se ti scoprono? >>

<< Se mi scoprono … ehm, se Aaren mi scopre, ora che suo figlio è arrabbiato … >> la disperazione si impadronì di Nora che si inginocchiò a terra implorando << Piantina non morire! >>

Selyan non poté fare a meno di sorridere e aiutarla.

Non si era ancora ripresa del tutto, ma era stata lei a mettere nei guai la sua amica e avrebbe usato pochissima energia per rimettere le cose a posto.

<< Dai, ti aiuto io >>

Le bastò mettere una mano a terra e l’acqua svanì lentamente sotto gli occhi stupiti di Nora

<< Come ci sei riuscita? >>

<< Ho fatto scendere l’acqua nel terreno così è lontana dalle radici e non la soffoca >>

Lei le buttò le braccia al collo felice << Che bello, mi hai davvero salvata! Aaren se ne sarebbe sicuramente accorto, a quello non sfugge mai niente, accidenti! Si sarebbe arrabbiato, Neith sarebbe venuto a saperlo e non mi avrebbe più dato pace >> la ragazza cominciò a elencare sulle dita la lista dei suoi scampati insulti << Mi sembra già di sentirlo dire al re che la mia inesistente intelligenza mi impedisce di imparare dai libri, la mia stupidità mi vieta di capire le cose che mi vengono dette, che non sono neanche in grado di usare un secchio d’acqua per… Lo detesto! >>

<< Ma lui cosa c’entra? >> chiese confusa. Possibile che il suo maestro fosse dappertutto?

Nora la guardò seria come se le fosse sfuggito qualcosa di ovvio, ma proprio non capiva.

<< Queste sono le piante che usavate a lezione, Selyan. Possibile che non te ne sia accorta? >>

Arrossì fino alla punta dei capelli e scosse la testa. Per fortuna Nora riprese a parlare subito

<< Mi hai salvata dalle sue lamentele ridicole e noiose, ti devo un favore >>

Selyan scoppiò a ridere. Aveva paura che la sua nuova amica rischiasse una punizione, ma a quanto pareva Nora era preoccupata solo per motivi di orgoglio.

<< Non se ne parla! Sono stata io a metterti nei guai, quindi siamo pari almeno per questa volta. Ho ancora qualche miliardo di debiti con te >>

Fece per alzarsi, ma il giardino prese a girarle intorno ad una velocità frenetica e fu costretta ad appoggiarsi a Nora per non cadere. Fortunatamente la ragazza capì al volo cosa stava succedendo e la aiutò a sedersi sotto il colonnato, lontano dal sole e con la schiena poggiata al muro

<< Stai bene? Forse non ti saresti dovuta alzare per oggi >>

Appena il mondo rallentò la sua corsa si rimise in piedi senza lasciare comunque la colonna dietro di lei << Grazie. Non so cosa sia successo >>

<< Lo so io. Vieni con me! >>

Iniziò a tirarla per il polso, senza che lei avesse la minima idea di dove volesse portarla

<< Dove mi porti? >>

<< In camera tua e ti rimetto a letto! Aaren ha detto che dopo pranzo devi andare da lui e per affrontarlo devi essere in piena forma >>

A quelle parole Selyan si fermò di colpo riuscendo perfino a liberarsi dalla sua stretta << Cosa!? E perché? >>

Nora era incerta, sembrava che avesse paura della sua reazione  << Per il tuo nuovo … piano di studi. O almeno credo… >>

<< Capisco >>

Non disse altro perché sapeva che non sarebbe riuscita a fare l’indifferente ancora per molto e Nora sembrò accettare perché la riprese per il braccio << Andiamo adesso! >>

La ragazza riprese a parlare incessantemente, ma Selyan ormai non la ascoltava quasi più.

Doveva aspettarselo un provvedimento del genere, era la regola più diffusa in qualunque tipo di scuola: se l’alunno non rispetta un insegnante, viene allontanato dalla classe.

Non era andata dalle sue compagne come le aveva ordinato, aveva usato una formula proibita davanti a lui e aveva anche messo mano alla sua magia senza il suo permesso.

Non poteva certo pretendere di tornare a lezione come se non fosse successo niente.

Era già fortunata se non la condannavano a morte.

Una volta arrivate in camera, Nora chiuse la porta e Selyan si sedette sul letto sperando che non si accorgesse di quanto era stanca e preoccupata

<< Ehi, non te la prendere. Neith è fatto così. Non è certo colpa tua se- >>

<< No, Nora, sono stata io. Gli ho disobbedito troppe volte, non importa quali fossero i miei motivi. Ha ragione lui >>

<< Non dirmi che sei convinta che sia arrabbiato con te perché- >> Nora si fermò di colpo << Già… non puoi sapere perché non vuole vederti >>

Non ci capiva più niente e aveva l’impressione che non le avrebbe detto niente di più, ma aveva bisogno di una spiegazione logica per quanto era successo.

<< C’è qualcosa che dovrei sapere, Nora? >>

L’apprendista maga era in seria difficoltà << Ti basti sapere che non è colpa tua. Questo lo sa benissimo anche lui, ma credo sia difficile da accettare >>

<< Cosa? >>

<< Niente, solo che è … abbastanza raro, anzi, per dirti la verità eravamo convinti che nessuno al di fuori dei funzionari del re fosse a conoscenza di certe cose. Magari un giorno capirai perché se l’è presa tanto >>

<< Ha detto a tutti quello che ho fatto? >> chiese spaventata

<< No, solo a Tarìc e lui l’ha detto a Ismene, me, Olen, Tanet e Aaren. Non possiamo non sapere le cose importanti, ma non siamo pettegoli. Sinceramente credo anche che Olen sia mezzo muto visto che non apre mai bocca nemmeno ai consigli. Io non ti metterò in pericolo, Tanet ti stima non ha ancora capito cosa deve fare ma ha paura dei grandi poteri perciò non si metterà contro di te per adesso, Tarìc è intelligente e non ti tradirà, Ismene obbedisce sempre al re e rispetterà la sua richiesta di silenzio… Quanto all’antipatico , avrebbe comunque rispettato l’ordine del re, ma sei stata intelligente quando l’hai nella condizione di essere in debito con te dicendogli che gli salvavi la pelle al prezzo del suo silenzio. Aaren è stato l’unico a tirare un sospiro di sollievo quando ha saputo quello che hai fatto. Non corri nessun rischio, puoi starne certa >>

<< Il nobile Aaren non credeva che i vostri ci sarebbero riusciti? >>

Nora scosse la testa decisa << Non siamo stupidi, sai?! Ovvio che ci saremmo riusciti, ma il re aveva ordinato a Neith di fare quello che hai fatto tu e Aaren… beh… >>

Ormai aveva capito, poteva salvare Nora dall’imbarazzo << Quelle cose hanno dei rischi ed è stato ben felice di sapere che, se fosse andata male, ci avrebbe rimesso la pelle una straniera sconosciuta piuttosto che suo figlio. Lo avrebbe fatto chiunque >>

<< Io avrei preferito il contrario. Tu mi stai simpatica, lui… non capisco perché Aaren non si decide ad accettare una delle centinaia di richieste di matrimonio che riceve ogni anno e ce lo tolga di torno! >>

Avrebbe riso della rabbia di Nora, ma le aveva appena fatto presente che, oltre a disobbedire diverse volte, lo aveva anche messo alle strette. Non avrebbe dovuto indispettire un membro della corte reale, dannazione!

<< Cambierebbe qualcosa se mi scusassi con lui? >>

<>

Selyan scosse la testa << Comunque ho ignorato i suoi ordini. Mi ha anche rimesso a posto senza troppe storie >>

Stava parlando fissandosi il braccio fasciato e Nora assunse una strana espressione << Non provare a ringraziarlo! Sai che Tarìc ha urlato per almeno mezzora quando ha saputo che non aveva usato la magia per guarirti? È un maledetto dispettoso e antipatico, e… Quante volte devo dirti che lo odio e che è una persona orribile prima che tu lo capisca?! >>

Poi però qualcosa cambiò nel tono di quella ragazza << Senti, non so se la tua sia una buona idea o no, Sel. Non ho mai capito come ragiona, e sia chiaro che vado fiera di me stessa per questo, e scommetterei qualunque cosa su un pesante maltrattamento da parte sua. Se proprio hai intenzione di scusarti, dammi retta e vai con un’ arma efficace e una scorta. Forse potrei anche chiedere a Tanet di aiutarti. Sono sicura che, se gli dicessi quello che vuoi fare, ti manderebbe una cinquantina di uomini armati di sua iniziativa. D’altra parte,  può darsi anche che alzi le spalle come il suo solito, o ti sbatta la porta in faccia senza risponderti … Puoi provare, ma solo dopo pranzo. Bisogna essere al massimo della forma per sfidare la sorte! >>

<< Sono contenta di averti incontrato >>

<< Anche io, ma adesso devo proprio finire con le piante o mi sbatteranno fuori a calci. Fammi sapere come va a finire questa storia e, se devi difenderti, hai la mia autorizzazione a picchiarlo con tutte le tue forze >>

Selyan sorrise e la salutò mentre usciva. Adesso era di nuovo sola. Si sdraiò fissando il soffitto. Odiava non avere niente da fare né qualcosa a cui pensare, ma non voleva uscire di nuovo dopo che Nora l’aveva riportata in camera. C’erano troppe persone che era meglio evitare, comprese le sue compagne. Non aveva idea di quello che Dalia aveva raccontato alle altre sacerdotesse per giustificare la sua assenza al rito di ringraziamento alla Dea, a colazione e a lezione. Forse era meglio non farsi vedere in giro.

Pensò alla formula che aveva usato. Era stata una stupida.

 Qualcuno le avrebbe sicuramente chiesto spiegazioni e lei non avrebbe potuto rispondere.

Era nei guai fino al collo.

********************************************

-Tarìc-

 

Avrebbe trovato il responsabile e gliel'avrebbe fatta pagare cara.

Era tutto quello che continuava a ripetersi guardando le case distrutte

Avrebbe trovato il responsabile di quello che era successo al suo regno, già in difficoltà, e lo avrebbe costretto a implorare la morte e quanto altro poteva esserci al mondo pur di far finire la tortura che gli avrebbe inflitto. Si sarebbe pentito più di ogni altro peccato sulla sua coscienza del maledetto pomeriggio che gli aveva fatto passare e di tutti i danni che aveva portato alla sua gente.

Ma come trovarlo?

Aveva tentato immediatamente di individuare la fonte del potere che li aveva attaccati e non ci era riuscito. Neanche Ismene e Neithel avevano risolto niente in quel senso.

Quella cosa lo mandava in bestia.

Come accidenti aveva fatto il responsabile a nascondersi così bene!?

Il fatto che la Somma Sacerdotessa straniera parlasse di una fonte lontana, poi, non faceva che alimentare i suoi sospetti su di lei.

Non la riteneva affidabile e niente di quello che diceva sembrava degno di essere preso in considerazione, ma... se chi aveva colpito il suo regno aveva usato un potere più simile a quello delle straniere che a quello della sua corte, forse era davvero possibile che Dalia lo avesse individuato più facilmente.

Ma esistevano veramente tipi così diversi di potere?

E se l'avesse detto solo per parlare?

Quella donna sembrava disposta a tutto pur di attirare su di sé l'attenzione.

Doveva assolutamente scoprire cosa stava succedendo al suo regno.

Forse, per il momento, poteva accontentarsi di quello che gli Dei avevano mandato nella sua terra e usare prima i mezzi illeciti di quelli bellici.

Quello che era certo, era che aveva bisogno di una persona all’interno di quel maledetto ordine straniero di cui fidarsi ciecamente. Qualcuno che non lo avrebbe mai tradito, che non gli avrebbe mai mentito per nessun motivo al mondo e che sapesse la verità sui piani di Dalia.

Tarìc sapeva anche di dover interrogare di nuovo Selyan. Dopo quello che gli aveva raccontato Neithel, cominciava a sospettare che anche lei fosse una buona parte dei problemi che quella gente rappresentava per il suo regno.

Non aveva risposto quando le avevano chiesto dove avesse imparato la formula che aveva usato. Non andava fiero di quello che aveva fatto la sera prima, ma l’aveva fatta drogare con la scusa di alleviare il dolore al suo braccio e poi l’aveva interrogata.

Credeva che in quel modo avrebbe ottenuto la sua verità nascosta, ma, per un motivo sconosciuto sia a lui che a Ismene, aveva ottenuto solo il suo lato ribelle e privo di inibizioni.

Si era praticamente ribellata a loro protestando che non le sembrava giusto essere processata quando non aveva fatto altro che salvare la vita del re rischiando la propria e che, se fosse stata pericolosa per loro, avrebbe semplicemente sfruttato quell’occasione per lasciarli uccidere da qualcuno che si era preso la briga di distruggerli al posto suo, o che si sarebbe presa in pieno il merito delle sue azioni senza cercare coperture dai membri della sua corte.

Non si aspettava quella resistenza e aveva preferito non insistere. Tanto più che avevano scoperto una sua allergia alla metà delle loro piante medicinali e Ismene si era dovuta accontentare di una dose da bambini per non farla stare male.

Se volevano passare inosservati, non poteva certo avvelenarla.

L’aveva lasciata libera di tenersi i suoi misteri, ma aveva capito che non poteva fidarsi di lei e che doveva controllarla più di tutte le altre.

La persona di cui aveva bisogno Tarìc era una sacerdotessa che avesse un legame anche con lei, saldo al punto da conoscere i suoi segreti e, allo stesso tempo, distaccato abbastanza da tradirla se in caso di necessità.

Tarìc sapeva da tempo di avere a portata di mano la persona giusta per il suo scopo.

Doveva solo mettere a tacere la coscienza che protestava al solo pensiero di raggirare una ragazza innocente e follemente innamorata di lui.

**************************************************************************

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Acer5520