9. Imbrogli
-Elydet-
Elydet era
rimasta stordita come se le avessero dato una botta in testa.
Un attimo
prima stava usando a pieno il suo potere sul fuoco davanti a lei e un attimo
dopo… il suo potere si era interrotto bruscamente perché il fuoco era sparito.
Che fosse
opera dei funzionari del Sommo? Forse
era stato proprio lui a farlo.
Quello che
sapeva era che era stordita e incapace di muoversi.
Aveva visto
Irmelin a qualche decina di metri da lei crollare a terra quando i venti erano
spariti e anche due soldati portarla via.
Lei non era
caduta.
Sentiva
qualcosa di freddo e bagnato alle caviglie.
Forse era
stata Selyan a fermare il fuoco? Non capiva.
E la strana
luce viola che si espandeva dal terreno davanti ai suoi occhi cos’era?
Chi delle sue compagne aveva un
potere di un colore simile? Non ricordava.
<< Ely! >>
Non riuscì
neanche a vedere sua sorella e si ritrovò a terra a scivolare su un ghiaccio di
cui non sapeva l’esistenza, senza possibilità di fermarsi, né di fare
nient’altro che scivolare.
Poi un boato improvviso la spaventò a morte prima che
colpisse qualcosa che arrestò la sua corsa
<< Ahia! >>
<<
Stai bene? >> chiese una voce mentre una mano compariva davanti alla sua
visuale.
La Sua mano!
La afferrò improvvisamente lucida << Vi ringrazio infinitamente per…
>>
Cosa stava
guardando il perfetto re con così tanta paura?!
Si girò
anche lei.
Il viso
stupendo del re non era fatto per la paura e non la esprimeva abbastanza a
quanto pareva.
Qualcuno
stava attaccando sua sorella!
L’energia
sconosciuta dell’innaturale viola screziato d’oro stava attraversando Selyan
senza che lei riuscisse a liberarsi. Tutto quello che sua sorella poteva fare
era scaricare quell’energia sull’acqua che ormai aveva allagato gran parte del
terreno circostante e formava sculture intrecciate e contorte alte come case,
che un attimo dopo ricadevano a terra disciolte solo per ricominciare il gioco
pazzesco e terrificante di statue e esplosioni.
<<
C'era qualcuno dietro tutto questo! >> urlò Elydet al re << Un
mago, o una sacerdotessa molto potente che adesso vuole uccidere mia sorella.
Selyan sta cercando di scaricare tutta l'energia che la attraversa sull'acqua
con la sua pietra, ma le strane cose che fa con il ghiaccio sono… viola >>
Aveva
parlato così velocemente che non sapeva se il re avesse capito tutto quello che
aveva detto e probabilmente l'aveva confuso.
<< E
questo che vuol dire? >> le chiese mentre il suo viso perfetto abbandonava
per un attimo i tratti della paura per assumere quelli del dubbio.
Ma la
risposta arrivò dal nobile Neithel prima che lei avesse la possibilità di
soddisfare il suo sovrano << Che la ragazza è solo un tramite ormai
>>
<<
Cosa facciamo? >> chiese disperata al re.
<< Non
ti hanno mai parlato del potere di questo regno? >> le chiese il Divino figlio del sole.
<< No
>>
Sapeva che
anche loro avevano dei poteri magici o non sarebbero andate nel loro regno a
cercare aiuto, ma nessuno le aveva mai spiegato la differenza.
Forse doveva fidarsi e lasciarli
fare. Ma c'erano troppe particolarità riguardanti il loro potere che loro non
conoscevano e non poteva lasciare che facessero i loro tentativi. Il rischio
era troppo alto
<<
Qualunque sia il vostro potere, se voi vi intrometterete, sarà mia sorella a
pagarne le conseguenze. Ho paura che non possiamo più aiutarla se ogni nostro
attacco la mette in pericolo >>
<<
Fidati, Elydet >>
Elydet si
convinse che sulla faccia della terra non potesse esistere un sovrano migliore
di quello. Non aveva la minima idea di cosa gli passasse per la divina e nobile testa, sapeva solo che
si sarebbe fidata di lui in ogni caso.
<<
Neith, non farmi pentire di averti dato il permesso >>
Elydet non
capì il senso di quella frase, ma sentì una mano calda e rassicurante posarsi
sulla sua spalla.
<<
Andrà bene, non preoccuparti >>
Sentì le gambe diventare improvvisamente
molli. Non sapeva come fosse possibile, ma solo a vedere quel viso così
perfetto le sue preoccupazioni sparivano all’istante.
“Se Selyan lo delude e tira le
cuoia, dopo la ammazzo anche io!”
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-Neithel-
Neithel
cercava di farsi strada tra le sculture di ghiaccio in continuo movimento, ma
non riusciva ad avanzare più di qualche passo prima di trovarsi davanti un muro
intricato e trasparente che fino ad un attimo prima non esisteva.
Ogni volta
era costretto a distruggerlo utilizzando una grande quantità di energia senza
risolvere niente e, oltretutto, continuava a chiamare quella dannatissima
ragazza che si ostinava a non rispondere.
Maledisse
l'istante in cui aveva deciso di appoggiare la decisione del sovrano di far
restare le sacerdotesse e sé stesso per essersi preso l'incarico di istruirle.
Si sentiva
responsabile di quella situazione e non riusciva a non pensare che, se l’avesse
mandata con le altre idiote invece di illudersi che potesse servire a qualcosa,
non si sarebbe trovato in quella situazione.
Spaccò un altro muro e riuscì
finalmente a raggiungerla, non c'era più tempo per i ripensamenti. Selyan
sembrava stremata ed era convinto che con il freddo che faceva in mezzo a tutto
quel ghiaccio rischiasse anche l'assideramento. Però capì perfettamente perché
non aveva mai risposto: in quel punto si sentiva un rumore assordante prodotto
dal vento che infuriava fra i muri di ghiaccio che si innalzavano senza sosta e
dalle continue esplosioni.
<<
Selyan! >>
La ragazza
sobbalzò e perse terreno rispetto all'energia che cercava di contrastare
<< Andate via! >>
Sembrava
spaventata, ma non era una buona scusa per dargli degli ordini
<< Non
osare mancarmi di rispetto! Fai quello che ti dico e ti tiro fuori di qui!
>>
<<
Lasciate stare, per favore. Non riuscirei a... >>
Non riuscì a
finire la frase perché rischiò di nuovo di cadere indietro sotto la spinta
dell' energia nemica e la sorresse un istante prima che crollasse. Solo in quel
momento si rese conto che stava perdendo parecchio sangue dalla ferita al
braccio.
Non poteva
credere che riuscisse a controllare quella cupola disperdendone l'energia in
acqua e trattenere anche quest'ultima per non provocare altri danni senza
combinare i soliti disastri.
Nonostante
le sue condizioni, doveva ammettere che si stava davvero impegnando.
Non sembrava neanche la ragazzina distratta e
sbadata che a lezione commetteva gli errori stupidi e impensabili tanto che
spesso dubitava che la sua Dea l’avesse dotata di un minimo di cervello.
Stava rivalutando le sue capacità,
ma quante cose si possono fare in uno stesso momento con una sbadataggine
abissale come la sua e senza la minima possibilità di errore?
<<
Secondo voi, la situazione è abbastanza grave da fare una stupidaggine?
>> chiese lei.
<<
Parla chiaro >>
<< Non
posso o l’avrei già fatto. Posso fermare questa cosa, ma non posso permettere
che sospettino che sono stata io >>
<<
Perché? >>
<< Io
salvo la vita a voi e alla vostra gente da questa cosa, voi salvate la mia
dalle pretese di Dalia. Non voglio che sospetti che sono stata io e non credo
di potervi concedere molto tempo per decidere >>
<<
Come faccio a fidarmi? >>
<< Io
come faccio a fidarmi del vostro silenzio? >> chiese prima di prendergli
una mano apparentemente senza motivo.
Neithel vide
il suo bracciale attivarsi senza che lui avesse fatto niente e senza che
quell’attivazione richiedesse il minimo consumo di energia da parte sua, ma non
ebbe neanche il tempo di arrabbiarsi che un grosso alone dorato avvolse la
cupola viola mentre il vento aumentava e lei urlava qualcosa che non riusciva a
capire.
O meglio,
avrebbe voluto non capire.
Cosa ne
sapeva lei di formule proibite?
Cosa ne sapeva
del funzionamento dei loro bracciali?
Chi diamine
era quella ragazza?!
Quello che
seguì fu un'enorme esplosione che riportò tutto alla calma e alla normalità.
Niente vento, niente ghiaccio e niente energia in giro. Tutto assolutamente
normale.
Il suo
bracciale disattivato senza problemi.
Era così spiazzato da quella
situazione che quando Selyan cadde a terra stremata, non mosse un dito per
aiutarla. Non aveva perso i sensi anche se non riusciva a fare altro che
restare sulle ginocchia con le mani a terra cercando di riprendere fiato.
<< Se Dalia….
lo scoprisse…. mi ucciderebbe >>
Non gli
importava un accidenti di lei e dei suoi problemi.
Non voleva
assolutamente saperne delle sue stranezze e dei rischi che correva. Non le
disse una parola e la lasciò lì.
Quando incrociò Elydet che correva
verso sua sorella, si concesse solo un ordine
<<
Portala dentro, dalle una ripulita e poi falla venire da me >>
Aveva
parlato di lei come avrebbe fatto per una schiava o un oggetto.
Non gli
importava.
Aveva sprecato
anche troppe parole e gli dispiaceva soltanto di non aver trovato niente di
peggio da dire. Se non fosse stato per il re, non si sarebbe mai preso
l'incarico di occuparsi del suo braccio, ma, vista la sua posizione a corte,
non poteva permettersi di creare rivalità tra quel maledetto ordine di
sacerdotesse straniere e il re sul quale sicuramente sarebbero ricadute le
lamentele della Somma Sacerdotessa per un impegno preso e non rispettato.
Avrebbe
svolto il suo dovere e poi avrebbe fatto in modo di non vederla più.
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-Selyan-
Era su una spiaggia della costa orientale dell’isola.
Una piccola spiaggia irraggiungibile a chiunque non
fosse in grado di scalare una parete rocciosa alta tre metri e nascosta dagli
scogli. Era sempre deserta e perfetta
per esercitarsi con la sua pietra.
Quel giorno stava cercando di superare il suo limite
di barriere d’acqua ed era riuscita ad innalzarne sei, ma la settima non voleva
saperne di completarsi.
Era entrata in acqua fino alle ginocchia, eppure proprio non ci riusciva.
Ogni volta la barriera ricadeva in mare con uno schianto schizzandola tutta e, dopo
l’ennesimo tentativo fallito, si girò irritata verso il ragazzo che era con lei
e che sembrava preso da tutt’altra situazione
<< Mi aiuti, per favore!
>> chiese con più impazienza che educazione.
Lui, a quanto pareva, si era messo
in testa di voler migliorare le sue doti di arciere imparando a tirare tre
frecce insieme e stava cercando di mirare a un tronco d’albero che lui e suo
fratello avevano piantato in mezzo alla spiaggia per utilizzarlo come
bersaglio.
<< Esci dall’acqua >>
Non aveva neanche mollato il suo
arco, né lo aveva abbassato. Lei obbedì senza capire, sapeva bene che era più
semplice in acqua quello che voleva fare, ma difficilmente discuteva una sua
richiesta.
<< Ferma dove sei >>
Solo in quel momento si rese conto
che l’albero che usava da bersaglio era esattamente dietro di lei, anche se
alla distanza di qualche metro, e che, se avesse sbagliato solo di un soffio,
l’avrebbe presa in pieno.
<< Jonas! Smettila di
attentare alla mia vita e vieni ad aiutarmi! >>
Il ragazzo non perse la concentrazione
e le rispose con una calma che disarmante << Non sto attentando alla tua
vita >>
Scagliò le tre frecce ottenendo un
centro perfetto e la raggiunse soddisfatto
<< Centro! >>
<< Tu e la tua smania di
imparare a lanciarne tre in una volta sola! Perché diamine mi hai fatto mettere
in mezzo? >>
<< Perché una freccia
continuava a spostarsi troppo verso sinistra e per niente al mondo potrei
colpire te. Doveva funzionare per forza in quel modo >>
Quella che le aveva appena detto era
la cosa più romantica del mondo, ne era certa, eppure sentiva una punta di
rabbia per essere stata usata da bersaglio.
<< Va bene, ora aiutami!
>> tagliò corto imbronciata.
<< Ancora alle prese con la
quinta barriera? >>
Sbottò offesa << Ma che dici?
Guarda per bene e conta, sono sei! >>
Jonas sospirò e afferrò la sua
pietra, la luce azzurra si fece molto più intensa del solito e la settima
barriera si innalzò senza il minimo problema.
Selyan si voltò felice dopo averle fatte ricadere con uno schianto più
grande del normale e provocando un onda che bagnò anche lui << Grazie!
>>
<< Sai una cosa, Sel? Ho
sempre pensato che per te una pietra sola sia inutile. Forse dovresti averne
due >>
<< Sai una cosa, Jon? >>
chiese imitandolo << Secondo me hai preso troppo sole! Prima non sai
contare e poi tiri fuori questo discorso assurdo. Non è che stai male? >>
Gli posò una mano sulla fronte, ma
lui la spostò subito << Non ho preso troppo sole, sono serio >>
<< Allora ti rinfresco le
idee! Primo: nessuno può avere due pietre, è contro la legge e secondo: io non
ho due pietre, caro il mio fratellone! >>
Il ragazzo stava armeggiando con un
laccio che aveva al collo e lo lasciò cadere mentre la guardava stupito
<< Così sarei solo tuo
fratello adesso? >>
Selyan arrossì all’istante << Beh
… infondo siamo cresciuti insieme e… è un po’ come se i tuoi genitori mi
avessero adottata… >>
<< Ma davvero? Ti devo
ricordare quello che hanno deciso tuo padre e il mio?O forse te lo ricordi e
hai deciso di rifiutare? >>
Si voltò dandogli le spalle e
incrociando le braccia arrabbiata << Oggi sei insopportabile! >>
Jonas rise del suo imbarazzo
<< Non ti arrabbiare, scherzavo >>
<< Stupido! Sai benissimo che
non rifiuterei mai >>
Non riusciva ancora a credere a
quello che aveva detto e fu immensamente felice che non potesse vederla in
viso. Lui però l’aveva abbracciata e le aveva messo in mano una pietra identica
alla sua. Selyan lo guardò di nuovo stupita << Non puoi farlo! >>
<< Perché no? Sai benissimo
che a me non serve se non ci sei tu che la controlli. L’unica cosa che posso
fare è darti la forza che ti manca. Non ho mai imparato ad usarla e ora è
troppo tardi per farlo, perciò è meglio che la tenga tu >>
Si sentì gelare e sapeva che non era
perché era completamente bagnata
<< Cosa … Jon, cosa vuoi dire? >>
Era stata assalita da un’ondata di
terrore e probabilmente lui l’aveva capito perché le aveva sorriso
scompligliandole i capelli come aveva sempre fatto da quando erano piccoli.
<< Niente, sciocca! Non sono
in grado di controllarla né per una difesa, né per attaccare. Cosa credi che me
ne farò in battaglia? È molto
meglio che la tenga tu se può salvarti >>
<< Perché hai detto che è
tardi? >> gli chiese incapace di controllare il tremito della voce.
<< Perché sono un po’ troppo
cresciuto secondo me e, se non imparato niente fino ad ora, di certo non
riuscirò ad imparare adesso. Stai tranquilla >>
Ma come faceva a stare tranquilla?La
Dea gli aveva concesso il dono di vedere avanti nel tempo, più di una volta era
successo che Jonas sapesse cosa stava per succedere o aveva fatto strani sogni
che poi si rivelavano avvertimenti della Dea e Selyan lo sapeva benissimo anche
se lui aveva sempre cercato di
convincerla che erano solo coincidenze e che la sua non era preveggenza ma
intuito.
Nessuno si separava mai dalla propria pietra, soprattutto in guerra perché
poteva rappresentare l’ultima fonte di salvezza e quello strano gesto la
spaventava più della possibilità di venire uccisa in battaglia.
<< Ma è proibito >>
<< Ti è mai importato qualcosa
delle regole del tempio? >>
Sapeva che non l’avrebbe ascoltata,
ma doveva provarci anche se era un tentativo patetico.
Non sapeva più come fare per convincerlo e non le importava se le cose che
stava per dirgli erano imbarazzanti, non poteva permettergli di abbandonare
l’ultima possibilità di salvarsi.
<< Sai che funziona solo se
sono con te >>
<< Beh, allora funzionerà
sempre >>
Selyan si
svegliò di colpo rischiando di cadere dal letto.
Aveva ancora
in mano la piccola pietra che era stata di Jonas. Aveva dormito tutta la notte
stringendola e il sonno pesante dovuto ai sedativi che probabilmente le aveva
dato il suo insegnante per curarle il braccio avevano fatto in modo che gli
avvenimenti risultassero sfocati e confusi, ma aveva permesso ai suoi ricordi di
tornare con tutta la loro forza.
Quello dal
quale si era appena svegliata non era un sogno, ma uno dei tanti ricordi che
aveva cercato di cancellare dalla sua memoria senza riuscirci davvero.
Mise di
nuovo la pietra nella piccola custodia ricamata che di solito portava in tasca.
Forse aveva ragione Irmelin quando diceva che doveva smettere di portarsela
dietro.
Guardò
meglio la sua stanza e si rese conto di essersi svegliata abbastanza tardi a
giudicare dalla luce che entrava dalla finestra e dai letti già rifatti delle
sue compagne.
Sul suo
comodino c’era anche un biglietto che, dalla grafia, doveva essere di una
Irmelin particolarmente di fretta e in ritardo:
“L’ora della sveglia è passata da un pezzo.
Non devi andare a lezione. Ci vediamo a pranzo”
Posò il
foglio e si sdraiò di nuovo sul letto ripensando allo strano incendio.
Erano
successe tante cose e non ricordava tutto. Non aveva idea di cosa fosse
successo dopo che l’energia nemica era sparita, non ricordava di essersi mossa
da lì e, se non fosse stato per la fascia che aveva al braccio, avrebbe dato
per scontato che aveva solo sognato di essere nelle stanze del suo insegnate
mentre la risistemava.
Sembrava
davvero molto arrabbiato con lei.
Non le aveva
mai rivolto la parola e, quando aveva cercato di scusarsi, l’aveva interrotta
con uno “Stai zitta” duro e freddo.
Per il resto non ricordava altro.
Sapeva solo
che non aveva usato la sua magia per guarirla e l’unica spiegazione che
riusciva a darsi era che non aveva la minima intenzione di non farle male
mentre la ricuciva.
E allora
perché l’aveva drogata?
Sperava
forse che in quel modo lei gli dicesse la verità quando le aveva chiesto dove
avesse imparato quella formula?
Sospirò e
decise di non pensarci per il momento.
Uscì dalla
stanza senza avere un idea precisa di dove andare, ma con la ferma intenzione
di distrarsi dai suoi pensieri.
Nonostante
tutto, le lezioni non erano state annullate, perciò erano tutti impegnati. Le
sarebbe piaciuto uscire dal palazzo, ma non sapeva se questa possibilità le era
concessa o meno e non voleva davvero peggiorare la sua situazione.
Per sua fortuna trovò Nora in uno
dei tanti cortili interni intenta a curare delle piantine.
<< Nora? >>
<<
Ciao, Selyan! Stai bene? >>
<< Sì,
grazie. Posso chiederti cosa stai facendo? >>
<< Due
volte alla settimana devo occuparmi di questo giardino anche se lo detesto.
Ismene è convinta che non posso imparare a ricordare tutte le caratteristiche
delle piante che mi servono per i miei studi se non le coltivo da sola. Odio le
piante, odio studiare e figurati se mi piace occuparmi di un orto, ma Tarìc è
convinto che Ismene abbia ragione e mio padre ci tiene alla mia istruzione.
Sono costretta a obbedire >>
Nora
sembrava così presa dalla sua chiacchierata che non sembrava fare troppo caso a
quello che faceva.
<<
Scusa, ma non stai dando un po’ troppa acqua a quella pianta? >> le
chiese vedendo la pozza decisamente troppo grande alla base della piantina.
<<
AAAAHHH! Mi sono distratta a parlare! No! Adesso questa piantina morirà
affogata >>
Poi sembrò riflettere su quello che era appena
successo << Infondo era solo una pianta e qui ce ne sono tante... Non mi
scopriranno >> concluse convinta banalizzando tutto con un’alzata di
spalle.
<< Che
succede se ti scoprono? >>
<< Se
mi scoprono … ehm, se Aaren mi scopre, ora che suo figlio è arrabbiato …
>> la disperazione si impadronì di Nora che si inginocchiò a terra
implorando << Piantina non morire! >>
Selyan non
poté fare a meno di sorridere e aiutarla.
Non si era ancora ripresa del tutto,
ma era stata lei a mettere nei guai la sua amica e avrebbe usato pochissima
energia per rimettere le cose a posto.
<<
Dai, ti aiuto io >>
Le bastò
mettere una mano a terra e l’acqua svanì lentamente sotto gli occhi stupiti di
Nora
<<
Come ci sei riuscita? >>
<< Ho
fatto scendere l’acqua nel terreno così è lontana dalle radici e non la soffoca
>>
Lei le buttò
le braccia al collo felice << Che bello, mi hai davvero salvata! Aaren se
ne sarebbe sicuramente accorto, a quello non sfugge mai niente, accidenti! Si
sarebbe arrabbiato, Neith sarebbe venuto a saperlo e non mi avrebbe più dato
pace >> la ragazza cominciò a elencare sulle dita la lista dei suoi
scampati insulti << Mi sembra già di sentirlo dire al re che la mia
inesistente intelligenza mi impedisce di imparare dai libri, la mia stupidità
mi vieta di capire le cose che mi vengono dette, che non sono neanche in grado
di usare un secchio d’acqua per… Lo detesto! >>
<< Ma
lui cosa c’entra? >> chiese confusa. Possibile che il suo maestro fosse
dappertutto?
Nora la
guardò seria come se le fosse sfuggito qualcosa di ovvio, ma proprio non
capiva.
<<
Queste sono le piante che usavate a lezione, Selyan. Possibile che non te ne
sia accorta? >>
Arrossì fino
alla punta dei capelli e scosse la testa. Per fortuna Nora riprese a parlare
subito
<< Mi
hai salvata dalle sue lamentele ridicole e noiose, ti devo un favore >>
Selyan
scoppiò a ridere. Aveva paura che la sua nuova amica rischiasse una punizione,
ma a quanto pareva Nora era preoccupata solo per motivi di orgoglio.
<< Non
se ne parla! Sono stata io a metterti nei guai, quindi siamo pari almeno per
questa volta. Ho ancora qualche miliardo di debiti con te >>
Fece per
alzarsi, ma il giardino prese a girarle intorno ad una velocità frenetica e fu
costretta ad appoggiarsi a Nora per non cadere. Fortunatamente la ragazza capì
al volo cosa stava succedendo e la aiutò a sedersi sotto il colonnato, lontano
dal sole e con la schiena poggiata al muro
<<
Stai bene? Forse non ti saresti dovuta alzare per oggi >>
Appena il
mondo rallentò la sua corsa si rimise in piedi senza lasciare comunque la
colonna dietro di lei << Grazie. Non so cosa sia successo >>
<< Lo
so io. Vieni con me! >>
Iniziò a tirarla
per il polso, senza che lei avesse la minima idea di dove volesse portarla
<<
Dove mi porti? >>
<< In
camera tua e ti rimetto a letto! Aaren ha detto che dopo pranzo devi andare da
lui e per affrontarlo devi essere in piena forma >>
A quelle
parole Selyan si fermò di colpo riuscendo perfino a liberarsi dalla sua stretta
<< Cosa!? E perché? >>
Nora era
incerta, sembrava che avesse paura della sua reazione << Per il tuo nuovo … piano di studi. O
almeno credo… >>
<<
Capisco >>
Non disse
altro perché sapeva che non sarebbe riuscita a fare l’indifferente ancora per
molto e Nora sembrò accettare perché la riprese per il braccio << Andiamo
adesso! >>
La ragazza
riprese a parlare incessantemente, ma Selyan ormai non la ascoltava quasi più.
Doveva
aspettarselo un provvedimento del genere, era la regola più diffusa in
qualunque tipo di scuola: se l’alunno non rispetta un insegnante, viene
allontanato dalla classe.
Non era
andata dalle sue compagne come le aveva ordinato, aveva usato una formula
proibita davanti a lui e aveva anche messo mano alla sua magia senza il suo
permesso.
Non poteva
certo pretendere di tornare a lezione come se non fosse successo niente.
Era già
fortunata se non la condannavano a morte.
Una volta arrivate in camera, Nora
chiuse la porta e Selyan si sedette sul letto sperando che non si accorgesse di
quanto era stanca e preoccupata
<<
Ehi, non te la prendere. Neith è fatto così. Non è certo colpa tua se- >>
<< No,
Nora, sono stata io. Gli ho disobbedito troppe volte, non importa quali fossero
i miei motivi. Ha ragione lui >>
<< Non
dirmi che sei convinta che sia arrabbiato con te perché- >> Nora si fermò
di colpo << Già… non puoi sapere perché non vuole vederti >>
Non ci
capiva più niente e aveva l’impressione che non le avrebbe detto niente di più,
ma aveva bisogno di una spiegazione logica per quanto era successo.
<< C’è
qualcosa che dovrei sapere, Nora? >>
L’apprendista
maga era in seria difficoltà << Ti basti sapere che non è colpa tua.
Questo lo sa benissimo anche lui, ma credo sia difficile da accettare >>
<<
Cosa? >>
<<
Niente, solo che è … abbastanza raro, anzi, per dirti la verità eravamo
convinti che nessuno al di fuori dei funzionari del re fosse a conoscenza di
certe cose. Magari un giorno capirai perché se l’è presa tanto >>
<< Ha
detto a tutti quello che ho fatto? >> chiese spaventata
<< No,
solo a Tarìc e lui l’ha detto a Ismene, me, Olen, Tanet e Aaren. Non possiamo non
sapere le cose importanti, ma non siamo pettegoli. Sinceramente credo anche che
Olen sia mezzo muto visto che non apre mai bocca nemmeno ai consigli. Io non ti
metterò in pericolo, Tanet ti stima non ha ancora capito cosa deve fare ma ha
paura dei grandi poteri perciò non si metterà contro di te per adesso, Tarìc è
intelligente e non ti tradirà, Ismene obbedisce sempre al re e rispetterà la
sua richiesta di silenzio… Quanto all’antipatico
, avrebbe comunque rispettato l’ordine del re, ma sei stata intelligente
quando l’hai nella condizione di essere in debito con te dicendogli che gli
salvavi la pelle al prezzo del suo silenzio. Aaren è stato l’unico a tirare un
sospiro di sollievo quando ha saputo quello che hai fatto. Non corri nessun
rischio, puoi starne certa >>
<< Il
nobile Aaren non credeva che i vostri ci sarebbero riusciti? >>
Nora scosse
la testa decisa << Non siamo stupidi, sai?! Ovvio che ci saremmo
riusciti, ma il re aveva ordinato a Neith di fare quello che hai fatto tu e Aaren…
beh… >>
Ormai aveva
capito, poteva salvare Nora dall’imbarazzo << Quelle cose hanno dei
rischi ed è stato ben felice di sapere che, se fosse andata male, ci avrebbe
rimesso la pelle una straniera sconosciuta piuttosto che suo figlio. Lo avrebbe
fatto chiunque >>
<< Io avrei
preferito il contrario. Tu mi stai simpatica, lui… non capisco perché Aaren non
si decide ad accettare una delle centinaia di richieste di matrimonio che
riceve ogni anno e ce lo tolga di torno! >>
Avrebbe riso
della rabbia di Nora, ma le aveva appena fatto presente che, oltre a
disobbedire diverse volte, lo aveva anche messo alle strette. Non avrebbe
dovuto indispettire un membro della corte reale, dannazione!
<<
Cambierebbe qualcosa se mi scusassi con lui? >>
<
Selyan
scosse la testa << Comunque ho ignorato i suoi ordini. Mi ha anche
rimesso a posto senza troppe storie >>
Stava
parlando fissandosi il braccio fasciato e Nora assunse una strana espressione
<< Non provare a ringraziarlo! Sai che Tarìc ha urlato per almeno mezzora
quando ha saputo che non aveva usato la magia per guarirti? È un maledetto dispettoso e antipatico, e… Quante volte
devo dirti che lo odio e che è una persona orribile prima che tu lo capisca?!
>>
Poi però
qualcosa cambiò nel tono di quella ragazza << Senti, non so se la tua sia
una buona idea o no, Sel. Non ho mai capito come ragiona, e sia chiaro che vado
fiera di me stessa per questo, e scommetterei qualunque cosa su un pesante
maltrattamento da parte sua. Se proprio hai intenzione di scusarti, dammi retta
e vai con un’ arma efficace e una scorta. Forse potrei anche chiedere a Tanet
di aiutarti. Sono sicura che, se gli dicessi quello che vuoi fare, ti
manderebbe una cinquantina di uomini armati di sua iniziativa. D’altra
parte, può darsi anche che alzi le
spalle come il suo solito, o ti sbatta la porta in faccia senza risponderti …
Puoi provare, ma solo dopo pranzo. Bisogna essere al massimo della forma per
sfidare la sorte! >>
<< Sono
contenta di averti incontrato >>
<<
Anche io, ma adesso devo proprio finire con le piante o mi sbatteranno fuori a
calci. Fammi sapere come va a finire questa storia e, se devi difenderti, hai
la mia autorizzazione a picchiarlo con tutte le tue forze >>
Selyan
sorrise e la salutò mentre usciva. Adesso era di nuovo sola. Si sdraiò fissando
il soffitto. Odiava non avere niente da fare né qualcosa a cui pensare, ma non
voleva uscire di nuovo dopo che Nora l’aveva riportata in camera. C’erano
troppe persone che era meglio evitare, comprese le sue compagne. Non aveva idea
di quello che Dalia aveva raccontato alle altre sacerdotesse per giustificare
la sua assenza al rito di ringraziamento alla Dea, a colazione e a lezione.
Forse era meglio non farsi vedere in giro.
Pensò alla
formula che aveva usato. Era stata una stupida.
Qualcuno le avrebbe sicuramente chiesto
spiegazioni e lei non avrebbe potuto rispondere.
Era nei guai
fino al collo.
********************************************
-Tarìc-
Avrebbe
trovato il responsabile e gliel'avrebbe fatta pagare cara.
Era tutto
quello che continuava a ripetersi guardando le case distrutte
Avrebbe
trovato il responsabile di quello che era successo al suo regno, già in
difficoltà, e lo avrebbe costretto a implorare la morte e quanto altro poteva
esserci al mondo pur di far finire la tortura che gli avrebbe inflitto. Si
sarebbe pentito più di ogni altro peccato sulla sua coscienza del maledetto
pomeriggio che gli aveva fatto passare e di tutti i danni che aveva portato
alla sua gente.
Ma come
trovarlo?
Aveva
tentato immediatamente di individuare la fonte del potere che li aveva
attaccati e non ci era riuscito. Neanche Ismene e Neithel avevano risolto
niente in quel senso.
Quella cosa
lo mandava in bestia.
Come
accidenti aveva fatto il responsabile a nascondersi così bene!?
Il fatto che
la Somma Sacerdotessa straniera parlasse di una fonte lontana, poi, non faceva
che alimentare i suoi sospetti su di lei.
Non la
riteneva affidabile e niente di quello che diceva sembrava degno di essere
preso in considerazione, ma... se chi aveva colpito il suo regno aveva usato un
potere più simile a quello delle straniere che a quello della sua corte, forse
era davvero possibile che Dalia lo avesse individuato più facilmente.
Ma
esistevano veramente tipi così diversi di potere?
E se
l'avesse detto solo per parlare?
Quella donna
sembrava disposta a tutto pur di attirare su di sé l'attenzione.
Doveva
assolutamente scoprire cosa stava succedendo al suo regno.
Forse, per
il momento, poteva accontentarsi di quello che gli Dei avevano mandato nella
sua terra e usare prima i mezzi illeciti di quelli bellici.
Quello che
era certo, era che aveva bisogno di una persona all’interno di quel maledetto
ordine straniero di cui fidarsi ciecamente. Qualcuno che non lo avrebbe mai
tradito, che non gli avrebbe mai mentito per nessun motivo al mondo e che
sapesse la verità sui piani di Dalia.
Tarìc sapeva
anche di dover interrogare di nuovo Selyan. Dopo quello che gli aveva
raccontato Neithel, cominciava a sospettare che anche lei fosse una buona parte
dei problemi che quella gente rappresentava per il suo regno.
Non aveva
risposto quando le avevano chiesto dove avesse imparato la formula che aveva
usato. Non andava fiero di quello che aveva fatto la sera prima, ma l’aveva
fatta drogare con la scusa di alleviare il dolore al suo braccio e poi l’aveva
interrogata.
Credeva che
in quel modo avrebbe ottenuto la sua verità nascosta, ma, per un motivo
sconosciuto sia a lui che a Ismene, aveva ottenuto solo il suo lato ribelle e
privo di inibizioni.
Si era
praticamente ribellata a loro protestando che non le sembrava giusto essere
processata quando non aveva fatto altro che salvare la vita del re rischiando
la propria e che, se fosse stata pericolosa per loro, avrebbe semplicemente
sfruttato quell’occasione per lasciarli uccidere da qualcuno che si era preso
la briga di distruggerli al posto suo, o che si sarebbe presa in pieno il
merito delle sue azioni senza cercare coperture dai membri della sua corte.
Non si
aspettava quella resistenza e aveva preferito non insistere. Tanto più che
avevano scoperto una sua allergia alla metà delle loro piante medicinali e
Ismene si era dovuta accontentare di una dose da bambini per non farla stare
male.
Se volevano
passare inosservati, non poteva certo avvelenarla.
L’aveva
lasciata libera di tenersi i suoi misteri, ma aveva capito che non poteva
fidarsi di lei e che doveva controllarla più di tutte le altre.
La persona
di cui aveva bisogno Tarìc era una sacerdotessa che avesse un legame anche con
lei, saldo al punto da conoscere i suoi segreti e, allo stesso tempo,
distaccato abbastanza da tradirla se in caso di necessità.
Tarìc sapeva
da tempo di avere a portata di mano la persona giusta per il suo scopo.
Doveva solo
mettere a tacere la coscienza che protestava al solo pensiero di raggirare una
ragazza innocente e follemente innamorata di lui.
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