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Autore: _HalWill_    27/02/2009    0 recensioni
Lo scenario di un' imminente guerra interplanetaria. Due mondi opposti ma incredibilmente simili. Un ragazzo piombato dal nulla in una base militare, senza alcuna certezza, senza alcuna sicurezza, ma con la consapevolezza di fare la differenza nelle sorti della specie umana. Un giovane irriverente e spregiudicato, che lotta per una guerra in cui si è ritrovato, ancora inconsapevole del futuro e del proprio ruolo nella battaglia. L'incontro fra due anime sole e complementari, destinate ad un comune destino. Il sogno di una terra lontana dove poter vivere assieme, senza la guerra, senza a morte. L'amore, l'arma perfetta.
Genere: Romantico, Science-fiction, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 20


Lo teneva fra le proprie braccia.
Squadrava l’orologio. Mancavano pochi minuti alla mezzanotte, allo scadere dell’ultimatum.
Era lì, sdraiato nel proprio letto, col ragazzo stretto nel proprio abbraccio.
Il suo corpo caldo si muoveva a ritmo dell’andamento lento del respiro. Lo aveva avolto nell’asciugamano dopo la doccia e si erano infilati sotto le coperte.
Erano lì, soli. La stanza era silenziosa e buia.
Sentiva il suo profumo, quello dei suoi capelli e della sua pelle, privi di ogni influenza esterna, puri, freschi.
Le forme morbide e calde fra le proprie mani, sotto le proprie dita. Il respiro lento e leggero sul collo.
Era una sensazione impagabile.
Mancavano dieci minuti.
Avvertiva la presa pigra delle sue braccia sui fianchi, sulla schiena. Le gambe mollemente intrecciate nelle sue. Il tepore del suo ventre, del suo petto contro di se.
Il braccio era schiacciato dal peso di lui, ma non gli importava.
Scostò appena la testa sul cuscino: i capelli sottili e chiari gli solleticavano il naso.
Gli occhi socchiusi lo fissavano silenziosi. Splendidi anche nell’oscurità.
Ricordò la prima volta che lo aveva visto.
Quegli occhi sfuggenti e profondi lo avevano attirato sin da subito. E poi quel suo movimento delizioso, le mani delicate, il viso dolce. E quel suo piccolo neo sotto l’occhio.
Quando avevano fatto l’amore lo aveva baciato i quel punto esatto più di una volta. 
Gli era così cara quella macchiolina, come del resto ogni piccola parte di quel corpo tenero e lezioso.
Sette minuti.
Gli era tornata in mente una vecchia canzone che aveva sentito in quel bar poco fuori città.
Allora non conosceva Alex, ma se lo avesse fatto, avrebbe capito che quella musica lo descriveva perfettamente, come se fosse stata un’anticipazione del suo arrivo.
Ripercorse col pensiero i luoghi che li avevano accompagnati in quei mesi splendidi. Quei luoghi comuni che ormai erano divenuti loro.
Il bar dove lo aveva portato la prima volta, dove aveva ricevuto lo schiaffo che gli pareva bruciasse ancora sulla guancia. Lì lo aveva stretto a se per la prima volta.
Cinque minuti.
La spiaggia e le passeggiate. Avevano visto tramonti stupendi, odori, gesti, momenti.
Lì aveva tentato di baciarlo per la prima volta.
Lì era rimasto solo ad aspettarlo.
Quante volte avrebbe voluto prenderlo sulla sabbia e quante volte si era trattenuto.
Il laboratorio di ricerche dove il loro legame mentale li aveva uniti tante volte.
Nelle loro menti era l’unico posto dove nessuno li avrebbe mai potuti vedere ne sentire.
Solo lì potevano veramente andare lontano da tutto e da tutti. Rimanere assieme, l’uno nell’altro.
E poi c’era la sua stanza, dove erano ora.
Qui avevano visto tante cose.
Tre minuti.
Per la prima volta avevano fatto l’amore.
Si erano baciati e si erano amati.
Lo aveva stretto a se ed era divenuto parte del suo corpo oltre che del suo spirito. Si erano uniti in tutto. Assieme erano arrivati a toccare il paradiso… solo in una stanza.
Solo con lui ci era riuscito. Nessun’altra lo aveva portato così in alto.
Anche se non fossero stati  Ev lo avrebbe amato comunque. Si, ne era sicuro.
Prima o poi si sarebbero trovati e  si sarebbero amati. In qualsiasi posto, in qualsiasi tempo.
Sospirò chiudendo gli occhi.
Quante prime volte…
L’ultimatum era scaduto.
Il giovane si mosse appena.  Lo guardava con aria triste. Le dita delicate gli sfiorarono una guancia.
Solo ora si accorse di avere il viso rigato di lacrime.
Tutto quello che era stato dove sarebbe andato?
Nessuno avrebbe ricordato il loro amore oltre lui. Sarebbe rimasto solo con quel ricordo splendido e atroce.
Ogni attimo meraviglioso sarebbe divenuto doloroso e rimpianto.
Il loro amore si sarebbe trasformato in un dolore senza fine.
Quel corpo avrebbe perso il suo calore, la sua vicinanza.
Quel suo viso splendido non lo avrebbe più illuminato, quegli occhi non lo avrebbero più fissato, squadrato, sorriso, implorato, ammonito.
Tutto sarebbe passato, trascorso. Il tempo avrebbe portato via ogni cosa a parte il suo ricordo.
La sua dolcezza, il suo calore, la sua forza, la sua timidezza ed il suo amore. Tutto sarebbe crollato di fronte alla morte. Lo guardò con gli occhi appannati dalle lacrime.
Ora era lì.
Alex era di fronte a lui e lo guardava.
Ma non piangeva.
Si avvicinò ancora di più. Avvertì le sue gambe muoversi e la pressione del suo bacino contro il proprio aumentare. Il giovane gli afferrò una mano e se la portò sul gluteo morbido stringendogli le dita.
Quel calore e quella morbidezza.
- Ancora una volta…
Voglio fare l’amore Will.
William lo fissò sorridendo appena.
Le lacrime si erano asciugate sul proprio viso. Il suo era un sorriso amaro.
Sapeva che quello sarebbe divenuto il più doloroso dei ricordi. Ma ora non aveva importanza. Doveva amare Alex fino in fondo. Lo avrebbe amato fino alla fine.
Si chiese dove l’amore degli uomini andasse a finire dopo la morte. Cosa ne sarebbe stato di quel sentimento tanto forte e fragile al tempo stesso. Ma quel pensiero fu cancellato quasi subito dal ragazzo.
Alex gli chiedeva di ricordarlo vivo.
Sentì qualcosa bruciargli dentro. Il tepore di quella divinità silenziosa non l’aveva ancora abbandonato.
Chiuse con forza le dita sulla pelle morbida.
Riprendeva così rapidamente il sapore della carne, tornava cosciente di quello che gli si stava offrendo. Quella figura esile e dolce ancora sua.
Lasciò scorrere le proprie mani sul copro dell’altro, assaporando con forza ogni frammento di quella creatura. Lo massaggiava e lo baciava in ogni punto, accompagnato dalle dita di lui che lo carezzavano dolcemente fra i capelli e sulla schiena. Lo coccolava e lo viziava.
I lievi gemiti sommessi, divenivano sempre più intensi. Le mani si arpionavano quando le proprie carezze si spingevano oltre il semplice contatto.
Quella voglia incontrollata, selvaggia e maledettamente soddisfacente lo travolse.
Lo prese con passione violenta e dolce al tempo stesso.
Le spinte decise, il respiro affannato.
Il corpo teso sotto di lui, le braccia protese nel vuoto alla ricerca di lui.
Si lasciò abbracciare mentre affondava sempre più in quell’amore dolce.
Il movimento continuo e intenso, il peso del corpo dell’altro. Il ragazzo gridava ora convulsamente di dolore e di piacere.
Rimase dentro di lui mentre gemeva senza trattenersi.
Si era abbandonato a quel piacere senza alcun ripensamento. Avvertiva il proprio copro teso nello sforzo di soddisfarlo e di soddisfare se stesso.  L’ondata di estasi lo avvolse costringendolo ad abbandonarsi in un spasmo di liberazione. Il suo amore lo aveva raggiunto ed erano assieme in quell’istante. Lo avvertì parlare nei singhiozzi e fra i gemiti.
- Anche se… se morissi adesso Will…ti amo…
Lo strinse.
L’amore come ultima risorsa.
Niente sarebbe servito, solo amore.

Si svegliò solo nel letto. Le lenzuola sfatte e scomposte lo coprivano fino all’addome.
La pallida luce entrava a fatica dalla finestra.
Il sole era appena sorto e le goccioline d’acqua sul vetro, rimaste dal temporale della notte, brillavano solitarie e splendide.
Frugò nei cassetti del piccolo mobile vicino al letto in cerca di biancheria pulita dato che la sua era ancora zuppa dalla sera prima.
Trovò degli slip e se li infilò. Un po’ troppo grandi, ma sarebbero andati bene. Nell’armadietto riuscì a rimediare una t-shirt bianca anch’essa decisamente larga. Si risedette sul letto. Nonostante fossero puliti, in quella stoffa sentiva distintamente l’odore di William.
Si strinse nella maglia annusandone il profumo.
La porta alle sue spalle si aprì e si richiuse.
- Ehi? Sei già sveglio?!
Il moro era entrato portando con se l’odore appena percettibile del tabacco. Era uscito per fumare. 
Il ragazzo lo guardò incuriosito, notando che l‘altro non indossava la maglia e teneva fra le braccia un fagottino bianco.
La sua espressione divenne più stupita quando la “cosa” si mosse appena.
- Guarda…
Abbandonò delicatamente il fagotto sul letto. Il biondo si avvicinò.
La stoffa si increspò scoprendo un musetto nero e umidiccio.
- Ohh…
L’espressione del giovane divenne dolce e curiosa, come quella di un bambino. Aiutò il gatto ad uscire dall’involucro e lo osservò scrollarsi di dosso quello che era rimasto della pioggia che la maglia non aveva saputo asciugare.
Lo afferrò con dolcezza e se lo adagiò in grembo.
- Ehi, che piccolino…!
Poi si voltò verso l’uomo.
- Dove l’hai trovato?
- Ero uscito a fumare. L’ho sentito miagolare e mi sono messo a cercare finchè non l’ho trovato. Si era nascosto; credo si fosse spaventato per i fulmini.
Il biondo tornò a coccolare l’animaletto spaurito, che non tardò nell’accettare quelle carezze delicate. Si accoccolò contro il suo addome e rimase acciambellato, ancora tremante.
Il ragazzo sorrideva.
William gli si avvicinò puntellandosi sul materasso e depositandogli un bacio dietro l’orecchio. Gli spostò appena i capelli incominciando  a baciarlo sul collo e sulle spalle semicoperte.
- Sono geloso… voglio anch’io un po’ di coccole….
Il giovane arrossì sorridendo.
- Magari ha fame. Non hai del latte?
- No, solo birra e non credo sia il massimo! Vado a vedere in cucina da Hurley.
Si alzò e si diresse verso la porta. Lo guardò per un altro istante e si voltò, sparendo.
Il giovane lo seguì con lo sguardo, poi tornò all’animaletto.
- Eri tutto solo eh? E’ strano trovare un micetto così carino in un postaccio come questo.
Adesso Will ti ha trovato, non preoccuparti. Ci prenderemo noi cura di te.
Sorrise mentre l’altro col musetto gli mordeva giocosamente la punta di un dito.
- Non aver paura; anche se non sai cosa succederà…Will ti ha salvato…non dovrai più aver paura…
Lo disse più a se stesso che al gattino.
Poi osservò il calendario.
Era l’otto del mese.
- Per ora ti chiamerai  “Acht“.

P.S. Salve e scusate per il ritardo...lo so...è un eternità! Ormai non ci speravo più a postare...
Grazie ancora per i commenti, li ho letti con piacere e proprio per questo cercherò di fare attenzione al finale. Non ho intenzione di scivolare nel banale, mi spiacerebbe troppo.
Spero che continuaiate a seguire la storia, ormai verso la chiusura. Spero inoltre che i prossimi agiornamenti saranno mooolto più veloci >.< Sorry! A presto =) 



  
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