giorno 5 Venerdì

Magnus

Alec era tornato a prendere alcune cose al istituto, devo ammettere che vivere da soli era ancora una emozione nuova e tutta da scoprire. Ero seduto con Alice e presidente Miao che giocavano accanto a me. Alla fine si erano adattati a questa nuova convivenza e anche il mio fiorellino andava più d'accordo con l'ultima arrivata.

Suonarono alla porta e pronunciai la frase di rito, come la chiamava ormai Alexander.

- Chi osa disturbare il sommo...! -

- dacci un taglio sono io - rispose una voce, ma non era quella del Neflihm dagli occhi blu, no era quella del ragazzino biondo ed esagitato.

Wayland era in piedi davanti alla porta con aria parecchio seccata. Io feci un semplice e cordiale sorriso che in gergo voleva dire "chi è morto mutilato o ferito?"

lui sbuffò incrociando le braccia, quando si fermò sussultando Alice si era appoggiata alla sua gamba con le zampe guardandolo e miagolando - ma tu non avevi un topo bianco? - domandò scettico mentre sollevava la gatta con una mano prendendola dietro per la collottola.

- Si da il caso, mio caro Wayland... - Cominciai prendendo delicatamente la micia tra le braccia - che si tratti di una...Gatta - formalizzai puntualizzando la specie. Lui sbuffò ghignando divertito - gatti topi...Sono comunque bestie - enfatizzò freddo lui. Io sospirai accarezzando la testa di Alice mentre voltandomi davo le spalle al biondo - potrei gentilmente sapere perché sei qui? - domandai scorrendo la visuale annoiato intorno alla stanza per poi voltarmi di nuovo verso di lui.

- Devo parlare con mio fratello - disse - sempre che tu non lo abbia mangiato - aggiunse poi sarcastico. Una frecciatina alla quale risposi subito con un sorriso freddo - lo farò più tardi - dissi. Lui per tutta risposta sbuffò seccato, mentre Alec sbuffava arrossendo dietro di lui. - Cosa faresti più tardi? - domandò il mio tesoro io risi. -nulla amore - dissi mentre entravamo in casa tutti e tre sedendoci sul divano io ovviamente in parte ad Alec.

- Allora cosa desideri Riccioli d'oro? - domandai stringendo la mano del mio fidanzato, Alec sembrava stranamente nervoso. Cioè di solito era nervoso comunque ma in quel frangente lo sembrava di più.

Jace non fece poi tanta fatica a spiegarci quale fosse il problema il Conclave ancora non accettava la nostra relazione, parlammo per ore e poi sene andò lasciandoci soli.

Mi avvicinai ad Alec - fiorellino qualcosa ti angustia...Cosa? - gli domandai accarezzandogli i capelli. Lui non rispose - forse... - Cominciò guardandomi - abbiamo sbagliato tutto - lo guardai deglutendo leggermente, ero basito davanti alla sua freddezza - ne avevamo già parlato - dissi stringendo i pugni. Lui abbassò la testa - lo so ma...Scusa non è nulla - sospirò senza dirmi altro.

Quella sera Alec non dormì a casa, disse che voleva tornare al istituto e io non lo fermai.

Il giorno dopo non era tornato sospirai guardando le nostre foto e una lacrima solitaria scese rigandomi la guancia

"dove sei amore mio?"