Quello verso la felicità.
Anche se non proprio sobria, sbarbata e sobria.
Era la prima volta che si mostrava senza nessuna maschera,senza trucco,senza colore sui capelli o negli abiti.
Era intimidita dal peso di quell'azione e da ciò che a livello simbolico implicava, perché probabilmente per Haymitch pur essendo difficile, non lo sarebbe stato altrettanto e lo diceva perché conosceva Haymitch ma soprattutto sè stessa.
Si sforzò di pensare che se tutto era come lo immaginava, lui aveva sempre visto oltre il trucco, le parrucche e lo stridulo accento della Capitale, forse aiutato dall'alcool, forse no.
No.
Abernathy era sempre stato un po' lo specchio che rifletteva, pensava all'inizio, tutto quello che non voleva essere o non sarebbe voluta diventare.
Poi aveva compreso lo sbaglio, non importava perché erano così diversi, perché non è solo un abito viola a ricami arancioni a nascondere qualcosa di doloroso, brutto,tragico, poco incline alla vita passiva della Capitale e quella poco raffinata, di brutale sopravvivenza e leggi darwiniane del Dodici.
Katniss aveva ragione, aveva ragione e non avrebbe mai capito quanto se non avesse incontrato la rivoluzione sulla sua strada.
"Siamo tutti fratelli, cugini, rivolgiamo armi contro le nostre stesse famiglie, è questo ciò a cui Snow mira, ricordate chi è il vero nemico!"
Lei lo vedeva tutti i giorni in uno specchio.
Le venne in mente un episodio della sua infanzia, a scuola: era una bambina forte, sicura, personalmente formata presso una nobile famiglia.
Una bambina l'aveva buttata per terra e le aveva calpestato una mano rovinando il suo smalto, prezioso regalo della mamma.
Si era sentita brutta, si era detta che era colpa sua, che la mamma avrebbe fatto bene ad arrabbiarsi come le avevano detto le maestre e aveva pianto.
A quattordici anni aveva scoperto che piangere rovina il trucco, nel senso di maschera e ciò non poteva né doveva accadere.
A quasi cinquant'anni aveva trovato la piccola Katniss sulla sua strada e per due anni erano state in grado di fare la stessa strada, quanto poteva essere complicato percorrere da sola l'ultimo pezzo? E dire che era un -bel- pezzo, ma come poteva? La gente l'avrebbe guardata e giudicata. Di nuovo. La gente giudicava sempre, per questo aveva iniziato a truccarsi, per non far sentire la sua famiglia giudicata aveva iniziato la carriera da impiegata della Capitale, come Mentore volontaria perché sentiva che sarebbe stato un luminoso e sfolgorante percorso.
Era rovinata nel sangue e nella polvere, ma qualcuno le aveva detto che stava meglio coi vestiti sporchi che puliti,sembrava una persona vera così.
Si era domandata se Haymitch vedendola così, sempre che non fosse sbronzo, l'avrebbe amata lo stesso: si guardò i lunghi capelli sciolti sulla schiena, si guardò il viso pulito con gli occhi brillanti e una ruga.
Niente velo, solo pantaloni con una decorazione a farfalla e completo candido.
Quando il suo futuro marito la vide entrare si congelò un istante di tempo.
Poi rise e stappò la sua fiaschetta:"Muoviti, 'sto giro il corsetto te lo slaccio davvero!".
Effie rise.
"Sai che è incredibilmente maleducato tutto questo?"
"Sono uno sbronzo acido e sarcastico da cinquant'anni,speravi davvero cambiassi ora?"
"Prova a cambiare e ti uccido".