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Autore: sonsimo    28/02/2009    11 recensioni
Il sesto anno scolastico è cominciato da poco ed Harry è ancora sconvolto per la perdita di Sirius. Ron lo porta con sé ad Hogsmeade, per tentare di tirargli su il morale, ma la scelta si rivela davvero infelice: i Mangiamorte riescono a penetrare nel villaggio e a mettere le mani sul Prescelto per condurlo al cospetto di Voldemort. Ma qualcosa, durante l'attacco ai danni di Harry da parte di Bellatrix e gli altri scagnozzi del Signore Oscuro, fa sì che il destino del Ragazzo Sopravvissuto si intrecci con quello della famiglia Malfoy. Questa storia non tiene conto del sesto libro della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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DM14

Capitolo14: Uno strano comportamento

 

Lucius Malfoy non era semplicemente in collera. Era furioso. Immobile, fissava il figlio ancora riverso sul pavimento della sala e ad occhi chiusi, senza muovere un solo muscolo nella sua direzione, nonostante il ragazzo fosse in evidente difficoltà. Il Signore Oscuro aveva lasciato la sala dopo aver lanciato proprio a Malfoy Senior un’occhiata derisoria e sprezzante al tempo stesso, e dietro di lui se ne erano andati gli altri Mangiamorte, lasciando lì solo i genitori di Draco e la zia, che adesso aveva aperto quella sua dannata boccaccia per inveire contro la sorella minore e la sua incapacità di allevare il ragazzo in modo che potesse affrontare il proprio destino.

Narcissa, dal canto suo, pareva non prestarle la minima attenzione. China sul figlio, cercava di aiutarlo a rimettersi in piedi, anche se il ragazzo non dava cenno di voler collaborare.

Draco continuava a tremare ed evitava di fissare negli occhi i genitori e la zia. E ciò infiammava ancora di più la furia che si era impadronita di Lucius fin dal momento in cui aveva visto con i suoi occhi l’incapacità, l’inettitudine del ragazzo.

Paragonato a Codalisca… mio figlio, un Malfoy, posto sullo stesso piano di quella feccia.

Mai più. Non dovrà accadere mai più una cosa del genere.

Il movimento di Lucius fu talmente veloce e inaspettato da zittire Bellatrix e cogliere di sorpresa Narcissa. In un lampo l’uomo fu di fronte al figlio, seduto sul pavimento e sorretto dalla madre, che abbassò immediatamente gli occhi dopo aver incrociato per un istante il suo sguardo. La voce di Lucius era fredda, ma Draco colse ugualmente la vena di collera nel suo tono. Lo conosceva troppo bene per lasciarsela sfuggire.

“In piedi.”

Narcissa spostò lo sguardo in direzione del marito, che non la degnò di uno sguardo.

Draco tentò all’istante di obbedire, ma le gambe non lo ressero e sarebbe crollato di nuovo a terra se la madre non l’avesse sostenuto.

“Lascialo, Narcissa. Può benissimo reggersi in piedi da solo.”

“Io non ne sarei così sicura! Dopotutto ha appena dimostrato di non essere uomo!”

Le parole di Bellatrix ebbero l’effetto di infervorare ancor di più Lucius, che alzò leggermente il tono di voce:

“Ti ho detto di lasciarlo, Narcissa!”

La strega non avrebbe obbedito se non fosse stato Draco a scostarsi da lei e a muovere un passo incerto in direzione del padre. Continuava a tenere gli occhi bassi, non avrebbe retto quello sguardo che sapeva sarebbe stato furioso e deluso di lui, ma non poteva nemmeno starsene immobile e non far nulla. Doveva tentare in qualche modo di rimediare.

“Mi… mi dispiace.”

“Silenzio,” la voce fredda di Lucius penetrava dritta nel petto di Draco, facendogli desiderare di trovarsi in qualsiasi altro posto che non fosse quello. Non che non lo desiderasse anche prima.

“Quello che è accaduto oggi, Draco, non succederà mai più.”

Il ragazzo sgranò gli occhi. Che cosa intendeva dire suo padre con quelle parole?

Forse… forse aveva capito, finalmente? Aveva capito che lui non voleva, non poteva essere un Mangiamorte? Forse lo avrebbe aiutato a tirarsi fuori da quella situazione?

Draco si rimproverò mentalmente per quei pensieri così sciocchi. Sapeva benissimo che una cosa del genere non era possibile e che non poteva permettersi di nutrire false speranze, che facevano soltanto male. Non era possibile prima e adesso che aveva pure ricevuto il Marchio era impensabile. Non esisteva via di scampo.

Sollevò il capo e finalmente incrociò lo sguardo di Lucius senza tremare, leggendo nei suoi occhi quello che gli avrebbe detto prima ancora che il padre aprisse bocca.

“La prossima volta che dovrai utilizzare la Maledizione Cruciatus, Draco, sarai preparato. Provvederò io stesso. Avrei dovuto cominciare il tuo addestramento molto tempo fa, ma adesso rimedierò alla mia negligenza.”

Draco abbassò lo sguardo, sconfitto.

 

 

Accovacciato sul pavimento, le ginocchia strette al petto per tentare di scaldarsi, Harry aveva la sgradevolissima sensazione di essere osservato e non era nemmeno la prima volta che gli accadeva da quando era prigioniero in quella cella. Eppure era impossibile, se qualcuno fosse entrato nella sua cella se ne sarebbe di certo accorto. Probabilmente si trattava soltanto della sua immaginazione, dopotutto nella sua situazione essere tesi era più che comprensibile. E poi, suo malgrado, sperava che il Professore di Pozioni che aveva promesso di aiutarlo trovasse finalmente il modo per liberarlo e andasse a comunicarglielo. Oramai era allo stremo delle forze e temeva di non riuscire più a resistere. L’idea che la sua sola speranza di salvezza fosse riposta in quell’uomo cinico e senza cuore… Harry deglutì. Non poteva permettersi di provare paura né di perdere la speranza. Doveva continuare a crederci o sarebbe davvero finita.

Si guardò attorno, circospetto, fino a puntare lo sguardo sulla porta della sua cella. Gli sembrava di vedere un’ombra che lo fissava attraverso le sbarre, possibile? Se si fosse trattato di un Mangiamorte sarebbe di certo entrato a prendersi gioco di lui e sfoderare un po’ di crudeltà, non se ne sarebbe rimasto lì a osservarlo. Che cosa poteva significare?

Harry sentì un brivido, questa volta non imputabile al gelo della sua cella, percorrergli la schiena. Raccolse tutto il proprio coraggio e si sollevò in piedi a fatica. Nessuno aveva il diritto di intimorirlo e lui non se ne sarebbe stato lì zitto a farsi guardare da chissà chi, come se fosse una bestia in gabbia allo zoo. Lentamente, reggendosi alle pareti della cella, si avvicinò alla porta. Avrebbe scoperto chi c’era dall’altra parte, questa volta.

 

 

Senza sapere nemmeno perché, Codaliscia se ne stava di nuovo lì. Lì, di fronte alla cella del Ragazzo Sopravvissuto, a guardarlo in silenzio. La candela all’interno della prigione gli permetteva di vederlo chiaramente, mentre il ragazzo non avrebbe potuto scorgere nient’altro che un’ombra attraverso le sbarre, sempre se avesse guardato in quella direzione. Così, forte della sicurezza di non essere visto e nonostante fosse già stato beccato in quella situazione da Lucius Malfoy in persona, Peter non poteva fare a meno di trascorrere in quel bizzarro modo qualche minuto della propria giornata.

Se glielo avessero chiesto, non avrebbe saputo dire il perché. Era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, quel bisogno di andare a guardare il ragazzo per un po’.

Il figlio di James. Mica un ragazzo qualsiasi.

Un giovane sedicenne che viene torturato giornalmente, anche più volte in un singolo giorno, ma che non cede.

Un giovane che non ti somiglia davvero per niente. Il giovane che ha salvato la vita di chi davvero non se lo meritava.

Peter non sapeva dare un nome a quello che provava quando guardava il ragazzo seduto sul pavimento della sua cella, tremante, le ginocchia strette al petto e il capo chino. L’unica cosa di cui era certo era che non si trattava affatto di una vista piacevole. Eppure non poteva fare a meno di starsene lì per una mezz’oretta tutti i giorni.

Codaliscia tolse la mano dalle sbarre quando si accorse che Potter stava guardando proprio nella sua direzione. Possibile che si fosse accorto della sua presenza?

Quando lo vide mettersi in piedi mosse istintivamente un passo indietro. Doveva andare via di lì, immediatamente, Potter non doveva vederlo. Eppure non riuscì a farlo, qualcosa lo trattenne sul posto. Qualcosa di stranamente simile a ciò che lo spingeva a starsene lì.

Guardò in silenzio il ragazzo barcollare nella sua direzione e lo vide poggiarsi di peso sulla porta della cella per sorreggersi, prima di sporgersi a guardare e sgranare gli occhi nello scorgere proprio lui lì che lo fissava.

Il tono del giovane era indignato, stupito e spaventato al tempo stesso.

“Tu! Che cosa ci fai tu qui?”

Mai come in quel momento Peter avrebbe voluto essere in grado di controllare il tremolio nella propria voce e la sua tendenza a balbettare.

“Ni-niente, Harry, proprio niente.”

Vide il giovane fissarlo con disprezzo nel sentir pronunciare il proprio nome di battesimo da quelle labbra e non potè biasimarlo.

“Perché te ne stavi lì a fissarmi? Non è la prima volta che lo fai, vero?”

Codaliscia sentì il rumore del pugno del ragazzo che colpiva il legno della porta e si stupì nel constatare come avesse ancora delle energie e soprattutto il coraggio per utilizzarle, in quella situazione.

“Sta-stavo andando via, io non…”

“Allora vattene! Vattene via, vigliacco!”

Quasi spinto all’indietro dalla veemenza e dal disprezzo di quelle parole, Peter barcollò rischiando di rovinare a terra, prima di voltarsi e allontanarsi, correndo il più velocemente possibile sulle proprie gambette. Ma non potè andare lontano, perché solo qualche metro più avanti si trovò davanti una delle viste più spaventose, uno dei servi del Signore Oscuro che aveva imparato a temere di più. Severus Piton.

 

 

Erano trascorse solamente poche ore da quando lo aveva trascinato nella sua cella dopo la cerimonia di iniziazione del giovane Malfoy, ma Severus si sentiva in dovere di andare a controllare in che condizioni fosse Potter. Doveva accertarsi delle sue condizioni, specie considerato lo stato in cui lo aveva lasciato. L’insegnante di Pozioni non l’avrebbe mai ammesso a voce alta, ma era profondamente preoccupato per il ragazzo. Potter era terribilmente instabile dopo che aveva visto uccidere a sangue freddo quei tre prigionieri, era sull’orlo di un attacco isterico. Non avrebbe mai dovuto lasciarlo da solo, non in quel modo, senza nemmeno tentare di calmarlo. Il ragazzo aveva bisogno di aiuto, mai come in quel momento, e lui cosa aveva fatto invece? Gli aveva dato uno schiaffo, lo aveva insultato e quindi lo aveva abbandonato lì, a cuocere nel proprio brodo. Il suo non era di certo stato un comportamento esemplare né tantomeno maturo, almeno questo non poteva negarlo. Ma d’altro canto come poteva essere diversamente? Non era in grado di offrire a Potter quello di cui aveva bisogno in quel momento e non aveva ancora nemmeno uno straccio di idea per tirarlo fuori da quella situazione. Per la prima volta da quando aveva voltato le spalle al Signore Oscuro ed era passato dalla parte di Silente, Severus Piton si sentiva inadatto a portare a termine un compito che gli era stato affidato.

E doveva accadere proprio adesso, proprio adesso che il mio compito è il più importante.

Proprio adesso che ne va della sua vita, Lily.

Controllare che il ragazzo, nei limiti del possibile, stesse bene, almeno questo poteva farlo. Così, per la terza volta quel giorno, Severus si incamminò in direzione della cella di Potter. Solo uno sguardo e sarebbe andato via, era questo che si ripeteva tra sé e sé. Come se il bisogno di accertarsi delle condizioni del suo studente fosse una colpa per la quale avesse bisogno di trovare una giustificazione.

Sentì la voce roca e colma di rabbia di Harry già a distanza. Non riuscì a distinguere le parole che il ragazzo stava pronunciando e, preoccupato, accelerò il passo.

Se si fosse trattato di un urlo di dolore, dovuto alla tortura di qualche Mangiamorte, sapeva che non avrebbe potuto fare niente, non poteva assolutamente rischiare. Anzi, sarebbe stato meglio voltarsi e andare via, così non avrebbe corso il minimo rischio di tradirsi.

Ma quella voce, alle orecchie di Piton, era così colma di disperazione che non riuscì a voltarle le spalle e seguì l’istinto.

Appena svoltato l’angolo avrebbe avuto davanti la porta della cella di Harry, ma prima che potesse farlo un uomo proveniente dalla direzione opposta si scontrò violentemente contro di lui. Solo i pronti riflessi di Severus gli impedirono di finire a terra. Mosse un passo indietro e fissò, colmo di stupore, un trafelato e tremante Peter Minus, che evidentemente stava fuggendo proprio da quella voce che, adesso Severus riuscì a capire, inveiva contro di lui.

Ma che cosa significa?

La spia di Silente non ebbe molto tempo per indugiare sul proprio stupore. Come sempre, la vista di Peter Minus suscitò in lui sdegno e disprezzo.

Colui che aveva tradito la fiducia di quell’inetto di James Potter… colui che aveva condannato a morte Lily.

Insieme a me. Siamo entrambi responsabili.

L’odio che provava nei confronti di quella caricatura di un Mangiamorte era così sottilmente simile a quello che nutriva nei propri confronti da destabilizzarlo, ogni volta che si trovava davanti il mago. Ma che cosa ci faceva lì? Per quanto ne sapeva Severus Minus non aveva mai tratto piacere dal torturare i prigionieri del Signore Oscuro e di certo la sola vista di Harry Potter non doveva rappresentare qualcosa di piacevole per lui. E poi perché stava scappando in quel modo? Certo, era un vigliacco, ma aver paura di un ragazzo in catene chiuso all’interno di una cella e mezzo morto di stenti…

A meno che non si tratti di… sensi di colpa.

Severus non prestò la minima attenzione alle scuse biascicate di Minus per essergli praticamente saltato addosso e lasciò che l’altro mago si allontanasse alla massima velocità che gli era consentita dalle sue corte gambette, quindi proseguì in direzione della cella di Harry.

Il ragazzo era ancora poggiato contro la porta e guardava stupito il professore di Pozioni che si avvicinava a lui. Quando il mago più grande fece per aprire la cella Harry fece un passo indietro, continuando a fissarlo. Nonostante il ragazzo cercasse di mantenere il più possibile il proprio contegno, i suoi occhi tradivano la sua speranza.

Possibile che abbia trovato un modo per salvarmi e sia qui per questo?

Ma lo sguardo truce e le parole che Piton gli rivolse gli rivelarono subito che, ancora una volta, si trattava di una speranza vana.

“Per quale motivo stavi urlando, Potter?”

Harry digrignò i denti.

“E me lo chiede anche? Era Peter Minus.”

“So chi era. Che cosa ci faceva qui?”

Il ragazzo alzò ancora una volta la voce:

“E che cosa vuole che ne sappia, io?”

“Intendevo, Potter,” continuò il professore celando a malapena la propria rabbia per il tono del giovane, “Se è entrato qui nella tua cella.”

“No,” rispose Harry fissando la parete dinanzi a sé senza vederla veramente, “Se ne stava soltanto lì a guardare. Non ho la minima idea di che cosa stesse cercando.”

Io forse sì. Devo parlarne con Albus.

Severus stava per aggiungere qualcosa, quando si bloccò, facendo improvvisamente cenno al ragazzo di fare silenzio. Harry lo fissò con la paura negli occhi. Che significava, che cosa stava per accadere?

Il movimento di Piton fu talmente veloce che il giovane Grifondoro non ebbe nemmeno il tempo di reagire. In un attimo si ritrovò scaraventato sul pavimento, mentre il professore incombeva su di lui puntandogli la bacchetta al petto.

“Fai silenzio e reggi il gioco, Potter. Sta arrivando qualcuno.”

Il sussurro appena percettibile di Severus fu seguito da passi appena fuori dalla cella, e quindi dalla voce squillante e sgradevole di Bellatrix Lestrange.

“Severus! Anche tu qui a prenderti la tua parte di divertimento?”

continua...

Nota dell'autrice: Sono imperdonabile, lo so. Non aggiorno da così tanto tempo che temo vi siate dimenticati di questa storia. Cosa posso dire a mia discolpa? Prima la stesura di un'altra storia, scritta per un contest, poi un'interminabile sessione d'esami, mi hanno tenuta lontana dall'aggiornare. Ma adesso il prossimo esame è ad Aprile, e anche se già lunedì ricominceranno le lezioni (ç_ç) cercherò di aggiornare più in fretta. Magari di completare la storia prima del prossimo esame, in modo da cominciare il sequel a Maggio. Vedremo! Spero solo che non siate talmente arrabbiati con me da non volermi più seguire!

Una piccola comunicazione: se vi facesse piacere dare un'occhiata, sto pubblicando un'altra storia a capitoli (quella appunto scritta per il contest a cui accennavo prima), una... ebbene sì, Draco/Luna, come la traccia di tale contest chiedeva. Ho già scritto quella storia per intero, dato che avevo una scadenza, quindi non aggiorno troppo lentamente ^^''. Se siete interessati (e se vi piace il mio modo di interpretare il personaggio di Draco) il titolo è Experimental Love, e entro domenica pubblicherò il quarto capitolo.

Grazie di cuore a chi ha commentato il capitolo precedente, non mi soffermo ulteriormente così finalmente pubblico questo qui.E spero vorrete ancora farmi sentire le vostre opinioni, nonostante l'attesa infinita!

Alla prossima! Sonsimo

  
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