Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Queen_e_Lune    22/11/2015    2 recensioni
Nella città di Vancouver due persone s'incontrano, un po' per scelta, un po' per obbligo, un po' per caso.
In questa storia si racconta di quando questo incontro sarà scelta, quando obbligo e quando... un caso.
Perchè si sa, nella vita nulla è come sembra.
Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
La storia è scritta a 4 mani, da The Queen of Darkness e Lunedi74. Esperimenti in corso d'opera, per restare in tema col titolo.
Enjoy the reading!
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Benjamin Guinness
Cap. 3 – BENJAMIN GUINNESS di John Henry Foley, 1875


The Blarney Stone(2) a Gastown - Vancouver, sabato sera


Erano passate da poco le ventidue quando Dominic entrò al Blarney Stone, l’Irish Pub che lui ed il suo migliore amico Damon(3) avevano eletto quale miglior locale per le serate rigorosamente senza donne.
Era certo di trovarlo lì, benché non si fossero dati appuntamento, proprio perché nessuno dei due aveva una compagna fissa da alcuni mesi.

L’amico aveva mollato la sua ex storica, una certa Katerina Petrova(4), una biondina di origini bulgare, dopo aver scoperto che lei era innamorata del fratello minore di Damon, Stefan, praticamente da sempre. Sapere di essere stato per due anni una specie di ripiego non l’aveva di certo reso felice, ma Damon era uno che sapeva riprendersi in fretta.
Per questo gli piaceva.
Non era il tipo da piangersi addosso. A volte era estremamente stronzo ed insopportabilmente egocentrico, ma sapeva anche essere leale e sotto la scorza da duro di cuore in realtà nascondeva ben altro.

Solo Dominic era al corrente di quanto fosse stato innamorato –o avesse creduto di esserlo– della ragazza, ma per Damon la famiglia veniva sempre prima di tutto, pertanto si era fatto da parte in favore del fratellino, con la promessa che se Kat l’avesse fatto soffrire in qualche modo, lui le avrebbe spezzato le ossa una ad una.
A cominciare dal collo.
E Damon manteneva sempre le sue promesse.

Ad ogni modo i due piccioncini si erano sposati un mese prima, dopo un fidanzamento lampo, e, per la gioia di tutti, erano partiti per una lunga luna di miele in giro per l’Europa, lasciando al suo amico tutto il tempo per riprendersi.
[E non gli ci vorrà molto…]

Dominic lo raggiunse al tavolo da biliardo, trovandolo appunto con un bicchiere del miglior whiskey irlandese(5) in una mano e la stecca nell’altra.
Ordinò per sé una pinta(6) di Guinness Stout(7), giudicando lo stomaco troppo vuoto per dedicarsi al whiskey, tanto più dopo il bicchiere di Porto che aveva bevuto in ufficio, e si preparò a giocare l’ennesima partita con Damon, quasi senza parlare.

Dopo oltre dieci anni, decisamente non servivano parole tra loro. Si capivano con una semplice occhiata.
Si erano incontrati casualmente ad una festa, poco prima che ci fosse la rottura tra Dominic ed il padre. All’inizio era stata una semplice conoscenza, ma quell’episodio, che aveva quasi portato Dominic verso una brutta china, li aveva avvicinati.

Damon aveva perso il padre da ormai diversi anni e, prima con le buone, poi con una sana scazzottata, aveva fatto rinsavire l’amico, facendogli comprendere l’importanza di avere accanto a sé una famiglia e, soprattutto, un padre che, nonostante tutto, stravedeva per il figlio.

Era stato poi proprio Damon a suggerire a Dominic la sistemazione presso il vecchio Miller, soluzione che aveva messo tutti d’accordo, consentendo a Dominic di fermarsi in pianta stabile a Vancouver e di frequentare la facoltà che aveva scelto, alla British Columbia(8).

Da quel giorno i due erano diventati inseparabili. Damon era, per Dominic, un amico, meglio ancora, un fratello, l’unico a cui avrebbe affidato la sua stessa vita.

Fisicamente si somigliavano parecchio. Stessa età, entrambi alti, il fisico asciutto e scolpito di chi pratica regolarmente attività fisica, capelli neri ed occhi chiarissimi, tanto che più persone, ragazze soprattutto, erano convinte che fossero gemelli.
Nessuno dei due si era mai preoccupato di smentire questa diceria.
In fondo, pensavano, la loro fratellanza non dipendeva dal sangue o dal dna, ma dal rispetto reciproco, ed era altrettanto forte.

Solo osservandoli più attentamente, ci si rendeva conto di sottili, ma evidenti, differenze tra i due.

Dominic aveva un viso ovale, occhi più grandi e dal taglio più obliquo, il naso meno affilato. Preferiva sfoggiare un accenno di barba che, benché sembrasse incolta, in realtà era curatissima. E oltretutto serviva a nascondere, tra lo zigomo e l’orecchio, una piccola cicatrice, ricordo del micidiale destro dell’amico. Le spalle larghe ed i fianchi stretti erano la naturale conseguenza delle lunghe nuotate in piscina.

Damon aveva, al contrario, la mascella più squadrata e gli zigomi pronunciati, la bocca poco più sottile ed era quasi sempre meticolosamente sbarbato. Fisicamente un po’ meno imponente dell’amico, sfoggiava comunque addominali di tutto rispetto, dovuti alla passione per la lotta libera, per cui era molto più portato. Lui non amava l’acqua(9) e preferiva iniziare la giornata con una corsa nei parchi adiacenti la British Columbia

Entrambi avevano labbra morbide, che sembravano fatte apposta per baciare, e irresistibili fossette che, ad ogni sorriso, impreziosivano il volto ed incorniciavano la bocca in modo sensuale.
Gli occhi erano d’un azzurro così chiaro da sembrare di ghiaccio, ma quando esprimevano rabbia quelli di Dominic viravano sul blu, come l’oceano più profondo, mentre a Damon si coloravano d’un grigio plumbeo, come il cielo in tempesta.

C’erano poi differenze di carattere. Laddove Dominic era più tranquillo e pacato, Damon era più sanguigno ed iperattivo. Insieme si compensavano nel migliore dei modi, sostenendosi a vicenda nei momenti più difficili, anche con la sola reciproca presenza.

Avevano terminato da poco la prima partita, scambiandosi in tutto poche parole, quando una ragazza si presentò davanti loro.
Degna di attenzione, fu l’immediato pensiero di Dominic.
Bionda, occhi verdi e un fisico da modella, la nuova arrivata aveva delle forme alquanto invitanti, ben evidenziate dal taglio semplice, ma elegante, dell'abito verde scuro che indossava.

Qualcosa si smosse decisamente nei pantaloni di Nick, che fu dolorosamente cosciente di essere in astinenza da sesso da più tempo di quanto non credesse.
Abbastanza da sentirsi arrapato come un adolescente alla vista di due gambe lunghe, fianchi morbidi e una terza abbondante di seno.

- Ehi! Guarda chi si rivede! – l’apostrofò subito Damon, poggiando la stecca a terra.
Dominic lo guardò con attenzione. A quanto sembrava l’amico si stava velocemente riprendendo dalla delusione amorosa, tornando ad essere il solito vecchio seduttore.

- Damon. – lo salutò la biondina.
- Nessun irlandese -tecnicamente inglese- al seguito? – le chiese, col tono irriverente che Dominic associava ad un certo interesse per il soggetto.
- Solo una ragazza inglese, se t’accontenti – rispose lei, ridendo.

I due uomini si scambiarono un’occhiata al volo. Come al solito le parole non furono necessarie e, mentre Dominic bofonchiò una frase di scuse, defilandosi con discrezione, Damon fece un gesto con la mano, rivolto al tavolo da biliardo che lo separava dalla ragazza, ammiccando un invito che lei seppe cogliere al volo.
- Volentieri! –accettò.
[Bella ed intelligente!]

Damon le porse la sua stecca, per poi procurarsene una nuova dalla parete lì accanto.
- A te l’onore della spaccata, ragazza inglese. – le propose, sistemando sul tappeto verde le biglie col triangolo.
- Dana. – disse lei, mentre preparava la punta della stecca col gesso – Mi chiamo Dana. -

A quel punto fu chiaro a Dominic che la serata rigorosamente senza donne era saltata e, non volendo certo fare il terzo incomodo, decise di bersi un’ultima pinta al bancone prima di tornarsene a casa.
Da solo.

Era evidente che i due si erano già incontrati in precedenza. Dominic non poteva che approvare la scelta dell’amico e, per quanto potesse piacergli quella ragazza, non si sarebbe intromesso tra i due.

L’amicizia era più importante di qualsiasi donna.
Era uno dei fondamentali del loro rapporto: niente scambi o passaggi di sorta. Nemmeno in caso di rotture. Le “ex” erano intoccabili tanto quanto le compagne del momento.

L’altra regola non scritta era “niente uscite a tre”. Nessuno dei due avrebbe accettato di fare da reggi moccolo, pertanto uscivano insieme solo se entrambi erano accoppiati, oppure, come quella sera, per una serata di bevute tra amici.

Quella Dana era davvero un delizioso bocconcino, del genere però che non si lasciava mangiare facilmente. In poche parole era il tipo giusto per Damon, che non apprezzava le prede facili da catturare.
Le trovava poco stimolanti, diceva. A lui piacevano invece le donne con le palle, come spesso le definiva. Apprezzava il gioco della seduzione, per dare più sapore alla conquista, così la vittoria sarebbe stata molto più soddisfacente.
Per entrambi i giocatori.

Dominic lo sapeva bene, perché anche lui era così.
Conosceva molte, -troppe-, donne disponibili, che gli si gettavano praticamente tra le braccia, ma non gli interessavano. Lui, così come l’amico, aveva bisogno di sentirsi coinvolto anche e soprattutto mentalmente, non solo con l’uccello.

Avvicinandosi al bancone, con la testa persa in queste riflessioni, si scontrò casualmente con un tipo alquanto fuori luogo in quel pub.
L’abbigliamento bohémien(10), con pantaloni smilzi alla caviglia, cardigan a righe bizzarre e l’onnipresente sciarpa annodata vezzosamente al collo, diede subito a Nick l’idea di avere di fronte il tipico esemplare di “tento di essere un artista, ma non ci riesco”.

Uno che, in ogni caso, nessuno, e tanto meno Nick, si sarebbe aspettato di incrociare in un irish pub.

Ad una seconda occhiata, poi, Dominic comprese che ancor meno avrebbe voluto incontrarlo, dato che il tipo in questione gli stava letteralmente prendendo le misure, spogliandolo con gli occhi.
- Mais bonsoir!(*) – lo salutò quello, senza però distogliere lo sguardo dalle sue parti basse, dando più l’impressione che parlasse con la cinta dei pantaloni, anziché con chi li indossava.

- Que voulez vous?(*) – lo apostrofò Nick, oltremodo irritato dal quel personaggio. E anche dall’amica di Damon, che lo aveva cacciato in quella incresciosa situazione.
- Oh, mais vous parlez ma langue, quelle chance!(*) – disse sorpreso, alzando gli occhi – Parlate la mia lingua, che fortuna! – riprese ancora, ripetendo la stessa frase in inglese stentato.

- Monsieur, siamo a Vancouver, in Canada. – chiarì in tono ironico Dominic, nonostante fosse ovvio come il sorgere del sole – Qui tutti, o quasi, parlano sia inglese che francese! -
[Basta che la pianti di misurarmi il pacco!]
- Oui oui, vous avez raison(*)… avete ragione, che sciocco! – farfugliò l’altro, mischiando indecentemente entrambe le lingue.
[Idiota, ecco cosa sei! Altro che sciocco!]

- Excusez-moi, sono appena arrivato. Vous savez… l’anglais… c’est une langue terrible!(*)(11) –
Dominic sbuffò.
[E tornatene in Francia allora, babbeo!]

- Posso aiutarla? – si decise a chiedere.
Tutto pur di liberarsi in fretta di quello strano ed appiccicoso individuo.

- Mais oui! Avevo un rendez-vous con monsieur Smith, mais je ne le vois pas!(*) Per caso voi l’avete visto? –
- Eh, come no! Chi non riconosce Tal dei Tali(12) in un pub pieno zeppo di gente! –
Il sarcasmo di Dominic si poteva quasi gustare, tanto era tangibile, ma non certo per il piccolo francese che, imperterrito, continuò:
- Qui est-ce ce monsieur Tal dei Tali? Je ne connais pas de ce nom là!(*) –
- Lasci perdere, glielo spiego un’altra volta – disse Dominic, perdendo ormai le speranze di avere una conversazione sensata con il suo interlocutore.

Sconsolato, diede un’ultima occhiata in direzione dell’amico Damon, scoprendo che si stava senza alcun dubbio divertendo in compagnia della ragazza, prima di decidersi a dare un’ultima chance al francese.
- Potete almeno descriverlo? – domandò, rassegnato, rimpiangendo di non essere rimasto a casa quella sera.

L’uomo si illuminò, esibendosi in un sorriso che mise in mostra degli orrendi denti ingialliti e storti.
- Bien sûr. Monsieur Smith c’est… John Smith!(*) – rispose infine, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.

[Ok! Adesso lo ammazzo!]




Angolino di Queen e Lune:

Queen – Salve a tutte/i!
Come sempre, un grande ringraziamento a chiunque di voi per aver letto anche questo nostro ultimo capitolo. Penso di poter parlare a nome di entrambe quando dico che il vostro apprezzamento ci fa davvero molto, molto piacere. E poi, ma quanto è brava Lunedì? Ogni volta che mi deve mandare i suoi capitoli per chiedermi un parere sono lì che sbavo davanti al computer con gli occhi luccicanti (brutta immagine. Scusate).
Che altro dire? Non so a voi, ma a me Dominic piace sempre di più. Che la nostra Cassandra stia attenta, meglio non avere mai la propria autrice come rivale in amore!
Di nuovo un grandissimo ringraziamento a tutti voi. Alla prossima!

Lune – Confesso. Ho impunemente creato un parallelismo tra questo capitolo ed uno presente nell’altra mia storia. E mi sono decisamente divertita nel farlo.
Riguardo il tizio francese, si è capito che si tratta del famoso (ma anche no) imbrattatele appena giunto a Vancouver dal lontano Sudafrica, mentre John Smith è, e resterà ancora per il momento, un personaggio evanescente, in perfetta linea con il suo ruolo di uomo onnipresente, ma invisibile.
Non date retta a Queen, che esagera come al solito. I suoi capitoli sono altrettanto intriganti, anche se lei dice di no.
Per esigenze che capirete, ho dovuto inserire nei dialoghi alcune frasi in lingua originale, contrassegnate da (*), per le quali ho messo la relativa traduzione in fondo alle note.


Per saperne di più:

(1) Parlando di Irish Pub trovo adattissimo intitolare il capitolo alla scultura di Benjamin Lee Guinness, situata nei giardini della cattedrale St. Patrick a Dublino. La statua, in bronzo, è stata realizzata nel 1875 da John Henry Foley, artista irlandese, e restaurata di recente, nel 2006. Benjamin Guinness, primo Baronetto, fu mastro birraio, ma anche un politico ed un filantropo.
(2) Il Blarney Stone è un Irish Pub a Gastown, in pieno centro, dove servono birra e piatti tipici, hanno zone di gioco tra cui biliardo e freccette, fanno serate con musica dal vivo e tanto altro. E’ uno dei locali storici di Vancouver. Le descrizioni inserite nel testo sono fedeli alla realtà. Questo è il sito ufficiale
Ho scoperto questo pub per un’altra storia che ho in corso e me ne sono letteralmente innamorata, quindi lo riutilizzo volentieri anche qui. Chissà che non faccia innamorare un po’ anche voi.
(3) Damon è un chiaro omaggio a Damon Salvatore, personaggio più unico che raro della serie The Vampires Diaries. Irriverente, ironico, decisamente sexy e chi più ne ha più ne metta.
(4) Katerina Petrova, o Catherine Pierce è un altro personaggio di TVD. L’ho descritta come bionda, perché nei libri in realtà lei è bionda e con gli occhi azzurri.
(5) Storcerete il naso nel leggere “whiskey irlandese”, quando sappiamo tutti benissimo che Damon Salvatore si sollazza di solito col bourbon. Non è una licenza poetica. Anzitutto stiamo parlando della stessa bevanda, ossia di whisky, ma essendo in un pub irlandese è più appropriato parlare di whiskey. Questo perché il primo, senza la E, identifica lo Scotch whisky, prodotto, distillato ed invecchiato in Scozia, mentre l’altro è di origini irlandesi, appunto. Il bourbon non è altro che il whisky americano, nato nell’omonima contea Bourbon, nel Kentuky. Questo articolo spiega benissimo le differenze.
(6) La Pinta non è solo un’unità di misura, ma è anche il nome del bicchiere più adatto ad esaltare le birre ales inglesi o stout irlandesi.
(7) La Guinness Stout è una birra scura, quasi nera, con schiuma bianca compatta, 4.2% di gradazione alcoolica. 
(8) La British Columbia University è decisamente la più grande a Vancouver, sicuramente quella che offre più facoltà di studio, tra cui, ovviamente, quella d’Arte. Si trova al 2329 di West Mall. E qui trovate l’elenco delle facoltà. 
(9) Che i “vampiri” non amino l’acqua, l’ho scoperto in una puntata di TVD, quando Damon salva Elena sul Wickery Bridge buttandosi con lei in acqua per evitarle di essere arsa viva, in un disperato tentativo di suicidio dovuto alle allucinazioni per aver ucciso un Cacciatore. Non so quanto questa “diceria” sia vera, però. 
(10) Non c’è molto da dire sullo stile bohémien da uomo. S’ispira principalmente a personaggi dandy, tipo Oscar Wilde, ed è descritto in poche essenziali parole in questi due articoli: qui e qui
(11) Per molti francesi, l’inglese è una lingua ostica, tanto più se si considera che Francia ed Inghilterra hanno una storica tradizione di rivalità sfociata in diverse guerre non di poco conto, a partire dalla Guerra dei Cent’anni, durata, appunto oltre 100 anni, giusto per citarne una a caso. Screzi tra vicini, insomma.
(12) John Smith è il classico nome che, in Inghilterra, indica tutti e nessuno, un po’ come da noi Mario Rossi. In questo articolo sono elencati alcuni dei nomi comuni fittizi più usati nel mondo. Speriamo che sia chiara la scelta di questo nome per un ricercato internazionale.
(*) Traduzione veloce delle frasi in francese:
•    Mais bonsoir! – Buonasera! (il “ma” è un semplice rafforzativo)
•    Que voulez vous? – Cosa volete? (forma colloquiale della frase. La forma corretta sarebbe stata “Qu’est-ce que voulez vous?”, che si traduce nello stesso modo, ma è più elegante. Usando la prima versione si enfatizza il tono non propriamente cordiale. In francese si usa il “voi” al posto del “lei”).
•    Oh, mais vous parlez ma langue, quelle chance! – Ma voi parlate la mia lingua, che fortuna!
•    Oui oui, vous avez raison – Sì sì, avete ragione
•    Excusez-moi, (…). Vous savez… l’anglais… c’est une langue terrible! – Scusatemi, (…) Sapete, l’inglese è una lingua terribile (i francesi usano la parola “terrible” con molti significati: può voler dire terribile, ma anche “orrendo”, “difficile”, “pestifero” etc etc)
•    Mais oui! Avevo un rendez-vous con monsieur Smith, mais je ne le vois pas! – Ma sì! Avevo un appuntamento con Mr. Smith, ma non lo vedo!
•    Qui est-ce ce monsieur Tal dei Tali? Je ne connais pas de ce nom là! – Chi è questo signor Tal dei Tali? Non conosco nessuno con questo nome!
•    Bien sûr. Monsieur Smith c’est… John Smith! – Certamente! Mr Smith è John Smith!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Queen_e_Lune