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Autore: StClaire    23/11/2015    6 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 14
- Ring -

*
 

«Allora?» l’incalzò Jody «Che è successo? Hai una faccia bruttissima, ma hai dormito?»
Maisie scosse la testa. Aveva un mal di testa terribile.
«No, non ho dormito» iniziò «Venerdì sono andata con Alexis allo studio e poi quando siamo ritornate a casa, abbiamo discusso… e niente… non ho dormito.»
Maisie si stropicciò gli occhi. La luce che filtrava dalla grande finestra della classe le bruciava gli occhi. E più teneva gli occhi chiusi, più le veniva da dormire.
«Perché avete discusso?» le domandò Mia.
«Per il solito fatto… Emma.»
Ormai aveva la nausea al solo pronunciare quel nome. Sentiva di odiarla.
«Che cosa è successo?»
«Venerdì allo studio c’era anche lei» esordì Maisie giocarellando con la matita, e poi continuando raccontò delle battutine infelici di Emma, della reazione di Alexis, del fatto che Ethan pensasse che lei, Maisie, fosse solo la sorella di Alexis. Del continuo difendere Emma, da parte di Alexis. E di come alla fine, Maisie avesse ammesso di non essere mai andata a prendere un caffè con Connor, ma con Amber.
«CHE COSA?» urlarono all’unisono Mia e Jody.
Maisie sbiancò, non si aspettava una reazione del genere.
«Quando è successo?» sbraitò Mia.
«S-sempre venerdì, dopo scuola…» balbettò per risposta «Ma è stato un caso! Ero andata al bar, è lei era già lì! È venuta a sedersi al mio tavolo. Potevo mai cacciarla?»
Jody sospirò, rassegnata.
«E che voleva?»
«Niente…» mormorò «Abbiamo parlato del più e del meno…» poi, visto lo sguardo poco convinto delle sue amiche, aggiunse «…e delle rispettive situazioni sentimentali…»
Jody sospirò e Mia si batté una mano in fronte.
«Su questo torneremo dopo… Ma perché diavolo hai detto ad Alexis che eri andata al bar con Connor, se invece sei andata con Amber?» le domandò Jody.
Maisie boccheggiò per un po’.
«Perché voi dicevate sempre che si vede che flirtiamo! Avevo paura che s’ingelosisse!» confessò Maisie.
«Era ovvio che s’ingelosisse, avrebbe anche fatto bene, ma Alexis è gelosa anche di Connor! Perché non hai detto che eri con noi?» esclamò Mia.
«Non lo so…» balbettò Maisie. Era vero, non lo sapeva. Aveva agito d’impulso.
«E allora perché poi hai ritrattato?»
«Perché non posso accusarla di mentirmi, se la prima a farlo sono io!» scoppiò Maisie piangendo. L’idea che Alexis le mentisse la distruggeva. Il dubbio che Emma fosse importante per lei, era inconcepibile. Jody l’abbracciò, mentre Maisie si lasciò andare a un lungo pianto.
«Hai ragione…» sussurrò Jody mentre le accarezzava i capelli.
«N-non so che fare!» balbettò Maisie in preda ai singhiozzi «Quella notte mamma ci ha sentito anche litigare! Ieri mi ha anche chiesto cosa fosse successo! Sa che venerdì ero andata in quel posto con Alexis! Mi si è bloccata la gola, non sapevo che risponderle!»
«E Alex?» domandò Mia.
Maisie scrollò le spalle.
«Sabato è uscita di casa prestissimo, ed è ritornata solo stanotte. L’ho sentita rincasare tardissimo. Mi sta evitando» mormorò Maisie.
Lo sentiva, ma non capiva il perché. Era lei che doveva sentirsi ferita, di certo non Alexis. 
Guardò fuori dalla finestra, verso l’immenso cortile interno della scuola. Quel giorno c’era il sole, pallido, ma c’era. Ma in quel momento neanche il sole più alto avrebbe potuto scacciarle da dosso il freddo che provava.
«Che devo fare?» domandò, a bassa voce, più a sé stessa che alle sue amiche.
Mia e Jody non ebbero tempo di risponderle, dato che la professoressa era appena entrata in classe.
Maisie sospirò, alzando a stento la mano, quando, durante l’appello, l’insegnante chiamò il suo nome. Ripensò improvvisamente, a quando la prima volta aveva sentito Alexis lasciare il suo cognome alla compagnia dei taxi. Non portava lo stesso cognome di Paddy. Almeno a voce. C’erano tante cose che Maisie non conosceva di Alexis. Cose che sembrava che Alexis preferisse rimanessero nell’oblio.
Diede uno sguardo veloce alla classe. Connor le dedicò un saluto che Maisie ricambiò con affetto.
Di scatto, alzò la mano.
«Prof. Posso uscire?»
L’insegnante annuì distrattamente, così Maisie si alzò velocemente e uscì dalla classe, ignorando gli sguardi interrogativi di Mia e Jody.
Percorse a grandi falcate il corridoio del quinto piano, raggiungendo i bagni. Lì faceva sempre più freddo. Si buttò in uno dei locali vuoti e prese il cellulare, e con mano tremante, compose un breve messaggio, che inviò ad Alexis.
Si sedette su uno dei sanitari coperti e attese una risposta. Cinque, dieci minuti. Sospirò. Forse era lezione, e non poteva rispondere. Oppure non l’aveva dietro, il cellulare. Spesso l’aveva visto buttato per casa, giorni e giorni, sempre lì. Come se non esistesse.
Guardò l’ora sullo schermo del cellulare. Era fuori da già troppo tempo, così si alzò e uscì dal suo nascondiglio. Il corridoio era desolato, era la prima ora, ancora, ed erano tutti dentro.
«Maisie?»
Maisie si voltò di scatto, sorpresa, verso la finestra.
C’era Amber, intenta a fumare una sigaretta slim, appoggiata alla finestra, lasciata aperta.
«Ciao…» disse Maisie.
«Ehi» sorrise Amber. Aveva legato i capelli in una lunga treccia «Anche tu già fuori?»
Maisie sorrise.
«Già…» guardò il cellulare «Cercavo di fare una chiamata… ma niente. Tu?»
Amber scrollò le spalle.
«Fumavo una sigaretta… E mentre tu cerchi di farle, le telefonate. Io cerco di evitarle.» disse sorridendo. Ma aveva un sorriso triste, malinconico.
Abbassò gli occhi per un momento.
«Tutto ok?» domandò Maisie.
Amber fece un’ultima boccata di sigaretta, poi annuì.
«Abbastanza. È un po’ complicato, sai? A volte succede che ti entra una persona in testa, e niente, non ti esce più. Non importa quanto poco la conosci. Succede. Un fulmine a ciel sereno!» disse buttando fuori dalla finestra il resto della sigaretta «Il problema è quando un’altra persona se ne accorge» sospirò «Oh, scusami! Ti sto intrattenendo con i miei vaneggiamenti!» esclamò improvvisamente.
Maisie le sorrise.
«Ma figurati!»
Poteva capirla benissimo, per un certo senso. Le era successo qualcosa di simile con Alexis. Solo che qualcuno era entrata nella testa di Alexis. Non la sua.
«Oggi che fai?» le domandò sorridendo Amber.
Maisie fu presa alla sprovvista.
«N-niente... credo» balbettò per risposta.
«Ti va di andare a fare un giro?» le domandò candidamente.
«Ok» rispose Maisie. Che c’era di male? Avrebbe provato a Mia e Jody che si sbagliavano su Amber.
«Allora ci vediamo dopo».
«A dopo» le sorrise Maisie.
Amber ricambiò il sorriso poi rientrò in una delle classi lì vicino.
 
*
 
Andare all’università iniziava a diventare una tortura per Alexis. Iniziava a maledire il giorno in cui aveva accettato l’invito, anzi, le pressioni di suo padre. Avrebbe fatto meglio a rimanere per il resto della sua vita a Washington, lontana da quell’uomo che non le aveva mai portato nulla di buono nella sua vita. A parte un’unica cosa.
Alexis rilesse il semplice messaggio di Maisie. Riprovò a chiamarla, ma il telefono squillava a vuoto. Riattaccò sospirando. Qualcuno passò salutandola e lei a stentò ricambiò il saluto.
Riprovò di nuovo a chiamare Maisie, mentre scendeva la grande scalinata dell’accademia. Niente.
Guardò l’orologio. Era tardi per andare fuori la sua scuola. Se fosse stata fortunata l’avrebbe trovata a casa. Magari sarebbero riuscite a parlare. Magari.
Alexis continuava a maledirsi per non averle detto di Emma fin dall’inizio. Ma che diamine avrebbe dovuto dirle? Avrebbe dovuto iniziare la sua relazione con Maisie parlandole di Emma?
Scosse il capo.
Scese velocemente la grande gradinata che portava alla strada e poi imboccò il grande viale alberato, diretta verso casa. Era così assorta dai suoi pensieri che quasi non si accorse che il suo cellulare stava vibrando.
Guardò lo schermo dello smartphone e imprecò.
“Ci mancava solo questa…”
«Pronto?» rispose, con il tono più distaccato che poteva assumere.
«Alexis? Dove sei?» la voce di sua madre le martellò il timpano.
«Adesso sono uscita dall’Accademia. Sto tornando a casa. Che c’è?»
«Che c’è? Ma come si fa! Alla loro età!»
Alexis sbuffò.
«Appunto, sono due persone adulte e vaccinate. Sono cavoli loro…» sbottò Alexis.
Quella situazione stava degenerando. Ma come era venuto in mente a Paddy di raccontare tutto a sua madre? Non gli bastava la sofferenza che le aveva già causato?
«Ma tu cosa ne pensi, tesoro?»
Tesoro.
Non la chiamava mai così, tranne quando aveva bisogno di qualcosa in cambio. E in quel momento a sua madre mancavano informazioni.
«Non penso affatto, non mi interessa…» mormorò Alexis. In realtà lo pensava ogni giorno, ogni fottuto minuto. Fino ad adesso la situazione era stata “complicata”. Adesso era terribile.
«Tesoro ma come! Ma hai capito che praticamente stai per…»
«Mamma, scusami, ma adesso devo proprio attaccare!» esclamò improvvisamente Alexis, chiudendo la telefonata e negando alla madre qualsiasi risposta.
Si bloccò, così, in piedi, in mezzo alla strada, con il braccio ancora a mezz’aria e con lo sguardo fisso verso la vetrina del bar.
Si bloccò guardando Maisie, seduta a un tavolo, ridere con le lacrime agli occhi, come lei non la vedeva ridere da tempo. Era in compagnia di una ragazza che non conosceva, bionda. Anche lei rideva. Erano sedute a uno di quei tavolini con i divanetti, vicine, troppo vicine. E ogni volta che ridevano, in Alexis una fitta le attraversava il cuore. Improvvisamente, la ragazza appoggiò una mano sul braccio di Maisie, chinandosi per dirle qualcosa all’orecchio. Maisie riscoppiò a ridere.
Alexis si sentiva soffocare. Era lì, immobile e non sapeva che fare. Non sapeva che pensare. Quella ragazza doveva essere Amber. Chi altri sennò. Più le guardava e più capiva il perché Maisie le avesse mentito. Si sentiva gelosa, come mai le era successo in vita sua. Si guardò intorno. Lanciò un ultimo sguardo alle due e poi lentamente si voltò e continuò la sua strada verso casa. Doveva allontanarsi da lì. Prima di impazzire.
 
*
 
«E niente…» Amber sorrise «Io e Rose ci siamo conosciute così! Grazie a una Vodka Lemon e un bagno occupato!» continuò a ridere.
Maisie si asciugò le lacrime. La storia che le aveva raccontato Amber aveva dell’assurdo.
«Ma adesso basta parlare di me!» esclamò improvvisamente Amber «Tu e Alexis come vi siete conosciute?»
Maisie fece un sorso della sua coca-cola. Sentì le sue guance prendere fuoco. Oltre a Mia e Jody, nessuno sapeva che lei e Alexis erano sorellastre.
«Ci siamo conosciute in aeroporto» rispose vagamente.
«E…?» la incalzò Amber.
Maisie rise.
«E niente. Ci siamo scontrate in realtà!» Maisie sorrise al pensiero «All’iniziò l’avevo scambiata per un ragazzo» confessò sorridendo lievemente.
Amber sorrise.
«Beh, sai… è la prima ragazza con cui sto! Cioè, che mi attrae…» balbettò «Va beh, hai capito!» Maisie sprofondò nel suo bicchiere di coca-cola. S’imbarazzava troppo a parlarne. Ma non per qualche forma di vergogna. Anzi. Aveva accettato, più o meno senza grossi problemi, il suo interesse per Alexis.
«Sai, è tutto così strano» continuò «Prima d’ora non mi era mai capitato. Non avevo mai provato interesse verso una ragazza. Con lei è stato…» Maisie sospirò «…diverso. Ovvio».
Amber la guardò. Ma questa volta non aveva il solito sorriso sornione. Sembrava molto sera.
«Hai lo sguardo davvero triste…» mormorò.
«Davvero?»
Amber annuì.
«Hai gli occhi stanchi e il sorriso triste… state passando un brutto periodo?»
Maisie annuì, girando il bicchiere tra le mani.
«Abbastanza…»
«Se ti va di parlarne…»
Maisie sorrise lievemente.
Le andava? Forse sì, forse no. Magari parlarne con una persona estranea alla situazione le avrebbe schiarito le idee.
«È che c’è… non so neanche come spiegarlo!» Maisie nascose il viso tra le mani.
«Un’altra?» le domandò Amber sorridendo, con un tono particolare.
«Un’ex!»
«Un’ex? Ma non avevi detto che si è trasferita praticamente quando l’hai conosciuta?»
«Il fatto è che… lei non me l’ha mai detto. Ma io l’ho capito».
«Da cosa?»
«Le ho incontrate, prima che iniziassimo la nostra storia, insieme, più volte. Anzi…» Maisie sgranò gli occhi, come se avesse capito improvvisamente qualcosa «Forse è stato proprio quando ho iniziato a vederle insieme che ho capito che Alexis mi piaceva…» Maisie scosse la testa «Il problema è che non so né quando è iniziata, né quando è finita. In realtà Alexis non mi ha detto mai niente. Ma io lo so. Sai quando ti senti qualcosa?» domandò rivolgendosi ad Amber che annuì «Beh, io me lo sento… e glielo ho detto».
«E lei?»
Maisie alzò le spalle.
«E niente, lei è stata zitta. Anzi, credo che mi stia evitando…»
«Mi dispiace…» mormorò Amber.
Già. Anche a Maisie dispiaceva. A volte pensava di esagerare. Era solo che il pensiero di Emma e Alexis insieme la faceva impazzire. Si sentiva terribilmente gelosa.
Forse Amber si accorse dei suoi pensieri, perché cambiò velocemente discorso. Passarono il resto della giornata così, a chiacchierare del più e del meno, evitando accuratamente di ricadere nei discorsi dei propri problemi di coppia.
Quando si salutarono, Maisie ebbe il piacere di incontrare Rose, che le dedicò un’occhiata tutt’altro che amichevole. Era abbastanza alta e portava i capelli cortissimi, rasati. Amber le aveva raccontato che giocava a basket. Si trascinò praticamente via Amber, lasciando Maisie, da sola, sul marciapiede. Aveva fame. Aveva bevuto solo una coca cola e mangiato quello che il barista aveva portato come stuzzicheria. Fortunatamente il bar dove Amber l’aveva portata era sulla via di casa, così s’incamminò. Aveva il cellulare scarico e non sapeva neanche da quanto tempo. Già s’immaginava la ramanzina che sua madre le avrebbe fatto! Chissà se Alexis era in casa… chissà se l’aveva richiamata.
Quando bussò alla porta di casa, venne proprio sua madre ad aprire. Maisie stava già partendo in quarta con le scuse, ma lo sguardo stanco e triste della madre la fermò.
«C-ciao mamma…» balbettò insicura Maisie.
«Ciao cara…» le rispose in tono laconico e con lo sguardo vuoto andandosene poi in cucina.
Maisie rimase in mezzo all’ingresso per alcuni secondi. Poi, scorgendo la testa della sorella sul divano, si precipitò da lei.
«Alice!» esclamò sedendosi vicino alla sorella «Che ha mamma?»
Alice la guardò sospirando, poi si voltò indietro per vedere se qualcuno era nei paraggi.
«Oggi Paddy e Alexis hanno litigato. Pesantemente!» sussurrò «Si sentivano le urla addirittura fuori da casa! Quando io sono entrata, la mamma era qui sul divano che si teneva la testa tra le mani, e si sentiva Alexis che diceva di tutto a Paddy!»
«In che senso “di tutto?”» domandò Maisie, mantenendo un tono basso.
«Non saprei dirti in realtà! Ho sentito che parlavano della madre, di Alexis intendo. Alexis deve avergli rinfacciato qualcosa, a proposito del matrimonio e mamma ha sentito…»
Maisie sgranò gli occhi.
«Non ci credo, non credo che Alexis possa fare una cosa del genere!»
Alice alzò le spalle, ritornando a guardare la televisione.
«Come fai a dirlo… puoi dire di conoscerla veramente?» le domandò Alice.
Maisie non rispose.
Alice non aveva tutti i torti. Alexis era riservata, ermetica. Ogni volta che aveva provato a chiederle qualcosa del suo passato, inventava sempre qualcosa per cambiare discorso. Aveva adottato la stessa tecnica anche per quanto riguardava Emma.
«E Paddy adesso dov’è?» domandò Maisie.
«È andato a comprare qualcosa per cena. Mamma non si sente troppo bene, non aveva voglia di cucinare. Secondo me è triste per quello che deve aver sentito…» mormorò Alice.
Maisie annuì.
Si sentiva dispiaciuta. Guardò sua sorella, la copia identica di sua madre, e si sentì triste. Avrebbe voluto chiederle di quel test, ma non era il momento adatto.
«E Alexis?»
«Credo sia in camera. Quando è tornata sembrava nervosissima, si è chiusa dentro sbattendo la porta e ha iniziato a sentire sempre la stessa canzone a ripetizione. Sono scesa giù per disperazione.» borbottò Alice.
Maisie annuì. Alexis era nervosa. Per cosa?
«Vado a mettere il cell in carica…» disse congedandosi.
Salì mestamente le scale. Che cosa era successo quel giorno? Aveva sempre visto Alexis e Paddy aver un comportamento amichevole tra loro. Di cosa avevano potuto discutere? Del matrimonio? Era una cosa che si sapeva da secoli! Anche se ormai il tempo stava passando davvero velocemente.
Entrò in camera e subito si precipitò a mettere il cell in carica. Voleva capire se Alexis l’aveva cercata quella giornata.
«E accenditi!» sbottò continuando a premere il tasto d’accensione del suo telefono.
«Parli anche con i cellulari adesso?»
La voce di Alexis le fece alzare la testa di scatto.
«Ehi» fu l’unica cosa che riuscì a dire.
«Ho provato a chiamarti oggi» disse Alexis appoggiandosi allo stipite della porta.
«Davvero?» domandò Maisie. Si sentiva serena dopo questa cosa «Avevo il cell scarico…»
«Squillava quando ti ho chiamato, ma forse eri impegnata» sibilò Alexis.
«N-no, non ero impegnata. Probabilmente avevo il silenzioso» mormorò Maisie. C’era aggressività nel tono di Alexis.
Alexis annuì.
«Come mai sei ritornata così tardi?» le domandò Alexis.
«Sono andata al bar…» rispose Maisie. Intanto il cellulare si accese.
«Oh, bene… questa volta con…?» l’incalzò Alexis.
Maisie valutò bene la situazione. L’ultima volta mentirle non era stata una scelta saggia.
«Con Amber» confessò.
Alexis chiuse gli occhi per un attimo.
«Amber, di nuovo» pronunciò in modo conciso.
«Non vedo cosa c’è di male!» sbottò Maisie, infastidita dal tono di Alexis.
«Non lo so, solo che quando si tratta di questa ragazza sei sempre molto evasiva… la prima volta mi hai mentito Maisie! Che cosa dovrei pensare?» soffiò Alexis avvicinandosi.
Maisie incrociò le braccia.
«Anche tu sei evasiva quando si tratta si Emma! Che cosa dovrei pensare io?» sbottò, cercando di non alzare troppo la voce.
«Maisie» Alexis fece una pausa, sembrava adirata e stanca allo stesso tempo «Non c’è niente da raccontare per quanto riguarda Emma. Niente. Ed io sono stanca, molto stanca, delle tue paranoie adolescenziali.»
Maisie sgranò gli occhi. Il suo cellulare iniziò a squillare, in continuazione.
«Non rispondi?» le chiese ironica Alexis per poi lasciare la stanza.
Maisie guardò lo schermo del cellulare. Era un numero che non aveva salvato in rubrica. Doveva essere Amber, al bar si erano scambiare i numeri. Maisie lo lasciò squillare, e poi sprofondò nel letto, cercando di non darla vinta alle lacrime. Si rigirò sul letto chiudendo gli occhi. Solo quando sentì Alexis scendere le scale di corsa e la porta di casa chiudersi si lasciò andare, piangendo fino ad addormentarsi.
 
*
 
Jody, da quella serata non si aspettava niente di nuovo. Era nel suo solito locale preferito, con le sue amiche, tranne Mia e Maisie. Le mancavano in certi momenti. Ma Maisie era probabilmente con Alexis e Mia era alle prese con un primo appuntamento.
Rise a una stupidissima battuta di un ragazzo che aveva conosciuto proprio quella sera. Era carino, ma Jody si era stancata di seguire solo le apparenze. Voleva trovare qualcuno che non la facesse annoiare. Qualcuno che le facesse scoprire nuove cose, che la portasse a vedere dei film nuovi, qualcuno che le facesse nascere nuovi interessi. Ma quella non sembrava la serata giusta.
«Ehm, senti Jody…»
«Si?»
Jody si riprese dai suoi pensieri e si voltò verso il suo interlocutore.
«C’è un ragazzo strano che ti sta fissando, lo conosci?»
Jody si voltò verso la direzione che le veniva indicata.
«Cazzo!» mormorò.
«È il tuo fidanzato? Se vuoi ci parlo io, glielo dico che stavamo solo chiacchierando…»
«No, figurati, non c’è problema. Non è il mio ragazzo!» esclamò Jody alzandosi di botto «Ma adesso devo proprio andare, scusa. Alla prossima»
E si allontanò senza neanche aspettare una risposta.
Attraversò il locale di fretta, chiedendo scusa a destra e manca.
«Alex!» esclamò «Che ci fai qui? E dov’è Maisie?»
Alexis la guardò.
«Ciao Jody, ti ho disturbato?» domandò, evitando accuratamente di rispondere alla seconda domanda.
Jody scosse il capo.
«No, no… non preoccuparti. Ma come sapevi che ero qui?».
«In realtà non lo sapevo, ti ho visto entrando».
Jody annuì, insicura su tutta la situazione.
«Ti va di fare un giro?» le domandò Alexis.
Jody si limitò ad annuire e indossò la giacca.
Una volta fuori al locale, Alexis si sentì davvero stupida. Era piombata nel mezzo della serata di quella ragazza, per chiederle cosa. Se la sua fidanzata la tradiva?
«Devi scusarmi, se ti ho sballato la serata…» esordì Alexis.
Jody fece spallucce.
«Non mi sto perdendo niente, credimi…»
«Ok, meglio, sai, mi sentirei in colpa…» disse sorridendo.
«Ma dov’è Maisie?»
«A casa…» mormorò Alexis mettendosi le mani in tasca.
«C’è qualcosa che non va?» le domandò Jody.
Alexis sorrise, amaramente.
«È così palese?» domandò.
«Abbastanza…» affermò Jody «Colpa di Emma?» domandò.
Alexis si bloccò, era sconvolta.
«Non fare quella faccia!» sbottò Jody «Sono una delle sue migliori amiche, è ovvio che io sappia tutto!»
Alexis la guardò, sospirando. Jody notò che non aveva, almeno in quel momento, quell’aria sicura che l’aveva sempre caratterizzata. Anzi, sembrava veramente stanca, gli occhi erano cerchiati di rosso ed era pallida.
Alexis guardò l’insegna luminosa di un bar.
«Ti va di entrare? Beviamo qualcosa e parliamo. Qua fuori fa freddo. E poi non capisco come tu faccia a camminare su quei tacchi».
Jody scoppiò a ridere e annuì.
«Tutta questione di portamento!» esclamò entrando nel locale.
Alexis la seguì a ruota. Era un bel locale, forse fatto per gente più grande di loro. Ma al momento se ne sbatteva. Si sedettero a un tavolino appartato e ordinarono due Martini.
«Devo chiederti una cosa…» esordì Alexis appena il cameriere si fu allontanato.
Jody annuì, invitandola a continuare.
Alexis fece un sorso del suo Martini. Era dolcissimo.
Jody le dedicò un timido sorriso.
«Cosa volevi chiedermi?»
Alexis sospirò profondamente. Aveva quasi paura a fare quella domanda. Sentiva che la risposta non le sarebbe piaciuta
«Chi è Amber?»

 
Chiedo umilmente perdono! Sono in stra-ritardo!
Ma come già ho detto ad alcun* di voi che mi hanno scritto, questa settimana è stata superimpegnativa! È stato anche il mio compleanno! Quindi perdonatemi!!!
Allora, no, la situazione non si è ancora chiarita! E Alexis non ne azzecca una, nè con Maisie nè con la sua pseudo-famiglia, ma forse ha capito che strada intraprendere... 
E Maisie è smepre super ingenua! Ah, l'inesperienza, che bella cosa...
Comunque, il finale forse è un po' strano, ma ho diviso il capitolo, anche perchè era venuto fuori un coso lunghissimo con troppi sconvolgimenti dentro! No, scherzo, niente panico!
Sono in fase di revisione dle prossimo, che è ancora lunghissimo, perchè si è aggiunta la parte tagliata da questo. Ma ho pensato a una cosa che mi piace troppo!
Allora! Vi lascio con i miei super mega ringraziamenti a tutti voi! A chi legge, a chi recensice (vi adoro!), chi ricorda, chi segue e chi preferisce! Siete tantissim* e io sono iper felice!
A voi spoiler!
Con affetto,
StClaire!

p.s. la canzone che ascoltava Alexis è dei Cold War Kids e si intitola First. Io l'adoro e credo rispecchi molto i sentimenti di Alexis in questo momento!
Mia si schiaffò una mano in fronte.
«Assurdo…» borbottò Mia ritornando a sedere..
«Quello che intende dire Mia è che Alexis aveva i suoi grandissimi motivi per non dirlo. Che avrebbe dovuto dirti? “Ciao Maisie, tu mi piaci, ma devo dirti che dieci secondi prima di te stavo con un’altra, e a Washington ancora un’altra, e a tredici anni ancora un’altra…!” e così via!».
«Così tante?» mormorò Maisie.
Jody alzò gli occhi al cielo.
«Ti prego dammi la forza…» mormorò, sembrava incredula «Maisie, non ho idea con chi sia stata Alexis, ma ti stai focalizzando su una sciocchezza. Se non ci fosse stata Emma, ci sarebbe stata qualcun’altra, magari a casa sua, a Washington! Vuoi continuare a farti le pippe mentali per tutto ciò?»

 

  
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