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Autore: Hikari_F    23/11/2015    2 recensioni
Sono ormai tre anni che Kotaru ha accantonato la speranza di trovare qualcuno che gli stia accanto senza prendersi gioco di lui o picchiarlo, pagando cara la scelta infelice di essersi dichiarato gay pubblicamente il primo anno di liceo. Sembra impossibile che, un giorno, qualcuno possa guardare oltre il pregiudizio ed imparare ad amare il piccolo ed imbranato ragazzino per ciò che è davvero. Eppure un giorno, quasi come fosse un disegno divino, Kotaru si ritrova a fare la conoscenza di Ryota, suo affascinante e taciturno senpai. E se il filo rosso del destino volesse condurlo proprio da lui?
Un racconto introspettivo, a tratti malinconico, scritto in prima persona dallo stesso Kotaru.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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-Buongiorno, Ryota.-

-Ehi.- Rispondo distrattamente, senza smettere di scarabocchiare. Questa è la terza volta in un paio di giorni che Masashi mi rivolge la parola, cosa che faceva raramente prima che Kotaru ricominciasse a frequentare le lezioni.

-Tutto a posto?-

-Sì.- Dico, continuando a non incrociare il suo sguardo.

Kota è diventato strano. Io stesso sono diventato strano, tutto da quando le premure del nuovo arrivato per il mio coinquilino si sono fatte via via più pressanti.

-Volevo solo chiederti...se Kota ultimamente ti ha parlato di me.-

Che sfacciato.

-No, mai.- Non sto mentendo. La verità è che da un po' di tempo a questa parte ci parliamo poco. Lavoriamo in orari diversi...e, quando abbiamo la possibilità di stare insieme, si comporta come se la mia presenza lo mettesse a disagio.

Non so che pensare, non so che fare, è come se l'amore incondizionato di Kotaru, che prima davo per scontato e di cui avevo quasi paura, stia pian piano sfiorendo. Per questo sto cercando con tutte le mie forze di farmi da parte...insomma, Masashi è quello di cui Kota ha bisogno, no? Qualcuno sicuro del proprio orientamento sessuale, brillante, pieno di amici...non un solitario pieno di traumi, dubbi e paure.

-Comunque sia, è proprio un ragazzo dolce, vero?- Mi punzecchia.

Taccio. Non voglio raccogliere le sue provocazioni.

-Cerca di darmi una mano con lui...so che siete molto amici. Magari puoi aiutarlo a fare ordine nei suoi sentimenti, non credi?-

Continuo a non rispondere e metto via gli scarabocchi, aprendo un libro a caso e fingendo di ripassare. Spero che questo gli faccia capire che non ho voglia di parlare.

 

Dodici giorni.
Da dodici giorni ho rincominciato la scuola ed iniziato a lavorare, mentre il mio cuore è stato messo sottosopra, come una stanza in disordine.
Sono così triste e confuso; da quando Masashi ha iniziato a farmi il filo, Ryo è diventato persino più indifferente di quanto già non fosse. Sembra quasi che mi eviti! Non è geloso, come avevo quasi sperato, anzi...con il suo atteggiamento, pare quasi che voglia spingermi tra le braccia del mio corteggiatore.

Quest'ultimo, dal canto suo, è diventato sempre più sfacciato. Sono lontani i tempi degli sms: ha iniziato a darci dentro con chiamate, lettere struggenti, inviti a colazione, pranzo, cena, di tutto. Non ho mai risposto, ma non so per quanto potrò reggere la situazione. Da una parte è bello sentirsi considerati...io, Kotaru Oda, il frocio da pestare ed emarginare, finalmente ho qualcuno così interessato a me da non concedermi un attimo di respiro, da fare di me il centro del suo mondo. Ma da un' altra parte, so che questa persona non è che un fantoccio di colui che desidero realmente.

Anche oggi Masashi è tornato all'attacco. Mi ha portato un ennesimo regalo, corredato di ennesima proposta di appuntamento...stavolta non ne posso davvero più.

-Ok.- Dico, sospirando e poggiandomi una mano sulla testa -Ok, premierò la tua insistenza.-

-Ottimo, stasera alle otto?- Replica, non sembra stupito. Quasi come se si aspettasse il mio assenso, nonostante ormai avesse collezionato ogni sorta di rifiuto.

-Non fa differenza.- Dico, e lascio che mi accompagni all'uscita di scuola.

Sono stanco di inseguire una persona che tanto se ne frega di me. Ma sì, darò una chance a Masashi, anche se non sono innamorato di lui, anche se non mi fa venire le farfalle nello stomaco, anche se è l'antitesi del mio ideale.

Ryota è il mio amore impossibile e forse è per questo motivo che lo desidero tanto, proprio perché lontano, irraggiungibile. Ma la vita è breve, non posso più sprecare il tempo nei sogni, come quando mi innamoravo dei protagonisti dei fumetti o dei telefilm; sono stanco di aspettare tempi migliori, è il momento di crescere e accettare la crudezza della realtà. Ryota non prova alcun sentimento per me, mentre Masashi sì, e questo è tutto. Inutile sperare il contrario.

-Passo a prenderti sotto casa se mi lasci il nome della via. Possiamo andare dove vuoi, ho un'auto nuova e non vedevo l'ora di provarla.-

-Non mi piace viaggiare in auto. Preferirei passeggiare.- La mia è più che altro una precauzione. Potrebbe avere la sventurata idea di appartarsi da qualche parte e...no, lasciamo perdere, in macchina con un quasi-sconosciuto mi sentirei troppo poco al sicuro. E poi confido in un giretto breve.

-Ottimo, vada per una passeggiata. Posso portarti a mangiare da qualche parte nelle vicinanze.-

Stasera Ryo sarà di turno al ristorante...e se...?
Dopotutto quest'idea l'avevo già avuta tempo addietro, al primo incontro con Masashi. Non succederà, ma se dovesse vederci a cena insieme forse potrebbe finire davvero per ingelosirsi. In caso contrario, avrò la certezza che non gli interesso affatto e potrò voltare pagina senza rimpiangere nulla.

“Illuso. Lo sai che rimpiangerai il senpai per tutta la vita.” Dice il mio inconscio e stavolta mi tocca dargli ragione “Lo sai che non basterà un Masashi qualsiasi a soppiantare Ryota.” Già...sarebbe come vivere con un respiratore artificiale. Ti mantiene vivo, ma è semplice sopravvivenza.

Per il momento, però, posso anche accontentarmi di sopravvivere.

 

-Ciao senpai.- Dico, salutando Ryo che è tornato a casa prima di me. Mi sono attardato lungo la strada con la scusa di comprare un fumetto che sto seguendo (niente di erotico stavolta) ed è quel che ho fatto...ma, in verità, speravo di evitare di fare la strada assieme a lui. Non è più come all'inizio, andare e tornare da scuola ormai è una tortura, un'asfissiante passeggiata silenziosa. Nessuno dei due ha qualcosa da dire e, piuttosto che passare un'altra decina di minuti in quel modo, ho preferito rincasare più tardi.

-Salve.- Risponde, senza nemmeno girarsi a salutarmi. Sta facendo degli esercizi e decido di non disturbarlo, passando silenziosamente in camera e vestendomi lentamente, senza nemmeno curarmi di scegliere l'outfit e infilandomi addosso il primo maglione e i primi jeans che trovo.

-Dove vai?- Chiede, spuntando in camera mentre sono ancora per metà svestito. Non mi imbarazzo nemmeno più, figuriamoci se il mio corpo gli fa effetto.

-Esco.- Rispondo, stupendomi dell'indifferenza che riesco a mostrare.

-L'ho capito, ma dove?-

-A cena.-

-Con chi?-

-Non è affar tuo.- Sbotto, stufo dell'interrogatorio. Al posto di me e Masashi potremmo esserci noi due, lo sai? Ma a quanto pare non è qualcosa che desideri, quindi perché ti affanni a voler sapere con chi mi vedo?

-Ok.- Abbandona la stanza e torna sui libri.

Sono arrabbiato e non capisco proprio perché si comporti così. Non gli è mai fregato un cazzo di me e adesso fa la scena del padre premuroso.

Non appena mi arriva il messaggio di Masashi, mi infilo nel cappotto e scendo senza nemmeno salutare. Al diavolo Ryota, non gli permetterò di rovinare il mio primo appuntamento.

-Kota.- Cantilena Masashi, baciandomi prontamente una mano con fare galante -Ho contato i secondi.-

Resto in silenzio e cammino di fianco a lui. Passeggiamo senza una meta per i negozi, in attesa che arrivi l'ora di cenare.

Durante il giro mi subissa di domande sui miei gusti in fatto di cibo, film, musica. Rispondo sinceramente a tutto e scopriamo di non avere praticamente niente in comune, se non la cosa più importante. A entrambi piacciono gli uomini, il che vuol dire che l'ostacolo maggiore praticamente non esiste.

Nel complesso sto trascorrendo una serata piacevole; giunti al ristorante non faccio che augurarmi in tutti i modi di incontrare Ryota cosa che, com'era prevedibile, non succede. Dopo un lauto pasto e qualche chiacchiera frivola, Masashi mi riaccompagna a casa, è tardissimo e probabilmente il senpai starà già dormendo da un pezzo.

-Spero che avremo occasione di rivederci ancora.- Dice, poggiandomi le mani sulle spalle e chinandosi a guardarmi in faccia -Mi piaci da impazzire, piccino.-

Non riesco ad impedirgli di avventarsi bramoso sulle mie labbra e baciarle appassionatamente, mentre le sue mani scivolano lungo la schiena e mi palpano il culo. Non mi è mai successo niente di simile prima d'ora, è come se fossi stordito. Impassibile, lascio che mi tocchi e mi baci sulle labbra, sul collo, poi di nuovo sulle labbra, sempre più voracemente...ma il mio corpo non reagisce. Niente farfalle nello stomaco, niente brividi, niente eccitazione. Mi sembra di essere un pezzo di legno, incapace di ricambiare lo slancio di passione di cui sono vittima e...

...e la porta si apre di scatto alle nostre spalle, lasciando comparire Ryota sull'uscio.

-Buonasera.- Dice, ha la solita espressione indifferente ed è ancora vestito, segno che mi stava aspettando in piedi -Non vorrei essere scortese, ma è molto tardi. Potreste anche fare più piano o magari trovarvi una stanza.- Sorride, un raro e falso sorriso. Sta per richiudere la porta, quando mi intrufolo in casa seguendo i suoi passi e saluto Masashi con un indifferente cenno della mano. Non so perché, ma non mi sono mai sentito colpevole come in questo momento.

 

Non me ne frega se faccio rumore alle due di notte passate, non mi frega se Ryota può ascoltare i miei singhiozzi o se gli sto dando fastidio, ma piangere è l'unico sollievo che posso trovare. Sto malissimo...quello era il mio primo bacio. Il mio primo bacio, e l'ho dato a un tizio da cui non sono nemmeno attratto!

Stupido, stupido, stupido!

Mi rimprovero, mi detesto, affondo la faccia nel cuscino come se potessi soffocare e desidero di non aver mai accettato l'invito, di non avergli mai parlato, di non aver mai permesso che mi toccasse. I miei singhiozzi attirano Ryota...sicuramente verrà a rimproverarmi, dicendo che sto disturbando il suo sonno o cose del genere.

Di colpo sento una mano che mi tira su la testa tenendomi per i capelli. Mi fa male, ma mai quanto il male che mi brucia nel petto.

-Basta.- Dice, ma la sua sembra più una preghiera che una ramanzina -Per favore. Ti uccidi così.-

-Non me ne fotte un cazzo.- Sbraito, mi bruciano gli occhi e forse mi sta anche colando il naso. Sono proprio un bambino -Tanto meglio!-

-Kota. Ti prego.- Sospira e lascia andare la presa, assicurandosi che mi sieda di fronte a lui -Mi spieghi che c'è che non va?-

-ERA IL MIO PRIMO BACIO.-

-E allora? La gente di solito sorride al primo bacio, lo sai?-

-Io non lo volevo. Ha fatto tutto lui!- Torno a piangere e, incapace di controllarmi, appoggio la testa sulla spalla di Ryota e piango, disperato, come un ragazzino che si è appena sbucciato le ginocchia.

-Posso fare qualcosa per farti stare meglio?-

-Torna indietro nel tempo e impediscimi di incontrarlo.- Farfuglio, senza smettere di singhiozzare.

Restiamo in silenzio per un po', un silenzio interrotto solo dai miei respiri irregolari. Lentamente mi sto calmando.

-E se ti dicessi che quello non era il tuo primo bacio?- La voce del senpai sovrasta i miei respiri, trafiggendomi con la stessa intensità di un dardo.

Sollevo piano la testa e non rispondo, in muta attesa di ulteriori spiegazioni.

-Il tuo primo bacio lo hai dato a me.-

Restiamo muti per quelle che sembrano ore, prima che inizi a ridere convulsamente, senza controllo.

-Io avrei fatto...cosa?- Chiedo, continuando a ridere come se la risata fosse un tic nervoso -Non prendermi per il culo. Se avessi fatto una cosa simile mi avresti buttato fuori casa. E comunque me ne ricorderei.-

-Mi hai baciato prima di perdere i sensi e dormire per giorni.- Dice, le parole suonano come una doccia fredda.

Cazzo.

CAZZO.

Non solo ho spifferato tutti i miei drammi familiari, ma l'ho anche baciato?!

-Non...mi è dispiaciuto.- Si affretta ad aggiungere e, forse per la prima volta, noto un leggero rossore sulle sue guance...è bellissimo.

-Senpai.- Mormoro, arrossendo di riflesso -Ti chiedo scusa...non ero in me.-

-Vuol dire che se fossi stato in te non lo avresti fatto?-

-Non...io...non mi permetterei mai.- Balbetto, ho il presentimento che qualsiasi cosa dica potrebbe suonare sbagliata.

Ryota non aggiunge altro, si limita ad alzarsi e lasciare la stanza, sussurrandomi appena la buonanotte. Sono così sconvolto che non credo che riuscirò a dormire.

Il cellulare vibra, un nuovo sms di Masashi. Non mi degno nemmeno di leggerlo, prendo la sim e la getto dritta nel cestino.

-Ti amo, senpai.- Sussurro, così piano che è impossibile che mi abbia sentito. Mi avvolgo nelle coperte e cerco di abbandonarmi al sonno...ho baciato Ryota. Il mio primo bacio è stato con Ryota. Basta questo pensiero ad impedirmi di avere incubi in cui sono tormentato dall'ombra di Masashi.

 

Anche se l'ombra di Masashi non mi tormenta, quello in carne ed ossa ci riesce ancora benissimo. Saranno trascorse un paio di settimane dal nostro appuntamento e non fa altro che chiedermi continuamente di vederci ancora. Gettare la sim è stata una mossa sbagliata; non potendomi più parlare virtualmente, lo fa di persona. Continuamente! Ogni. Singolo. Giorno.

Io e Ryota ci parliamo ancora poco; lui non fa alcun passo verso di me, non mi fa capire in nessun modo cosa pensa dei miei palesi sentimenti nei suoi confronti. Capisco che siamo entrambi molto impegnati, tra scuola e lavoro, però...inoltre il corso pomeridiano di approfondimento è stato annullato. Il credito ci verrà comunque dato ma, sia perché devo lavorare il doppio degli altri per stare al passo con le lezioni, sia perché improvvisamente il club di karate impegna Ryota più del previsto, le occasioni di solitudine sono più uniche che rare. Comunque, non saprei come affrontare il discorso o cosa dire.

Le mie giornate oscillano tra le molestie di Masashi, che si fanno sempre peggiori: tenta di baciarmi, toccarmi e molto spesso, per la considerevole differenza di forza fisica, non riesco a svincolarmi per tempo e mi tocca subire. Mi sembra di essere tornato ai tempi in cui Kyojin e i suoi mi prendevano di mira...effusioni e pestaggi non sono poi così diversi, sotto questo punto di vista.

Vorrei dire tutto a Ryota. Chiedere il suo aiuto, magari, come quella notte in cui ho pianto sulla sua spalla ed ho saputo del nostro bacio...ma non posso farlo. Ormai ci siamo allontanati così tanto che non sono più sicuro di poter contare su di lui.

 

-Vacci piano, Ryota.- Dice l'insegnante, trattenendomi con forza il braccio mentre sto per colpire il sacco da allenamento -Anche l'eccessivo allenamento può danneggiare il corpo, allo stesso modo dell'inerzia.-

Ansimo e rilasso i muscoli, ubbidendo al mio sensei. Ha ragione, nell'ultimo mese mi sono allenato senza ritegno, sfogando nel karate una rabbia repressa che credo di non aver mai provato, se non nei confronti di mio padre. Kotaru...sono furioso. Sono furioso con te, con Masashi, con me stesso. Perché non ti getti tra le mie braccia? Perché non vuoi affrontare a viso aperto quello che provi? Non sono bravo nelle relazioni, non sono come lui...lui sa portarti a cena, limonare con te come se niente fosse, sa conversare e sa provarci come io non saprei mai fare. Non ci sono riuscito con le ragazze, come potrei farlo con un altro uomo? Mi asciugo il sudore che mi imperla la fronte e mi faccio una doccia veloce, sbrigandomi ad uscire da scuola. Non facciamo più la strada insieme, perché non vuoi più parlarmi. Sei distante, freddo, costantemente impegnato.

Sto capendo soltanto adesso, vedendoti desiderato da un altro, quanto tu sia importante per me e quanto sia profondo e sincero l'amore che nutro nei tuoi confronti. Ce l'ho con me, perché non posso essere come Masashi, non posso essere così sicuro e diretto in quello che faccio. Sto imparando ad amare per la prima volta, e tutto quello che vorrei è imparare insieme a te.

-Ryota!- Dice un compagno di karate, offrendosi di fare un pezzo di strada con me -Il sensei mi ha detto che ultimamente ti stai allenando troppo.-

-Non più del solito.- Mento, non mi va che qualcuno si impicci di quello che faccio. Il karate è una valvola di sfogo, ormai. Non sono soddisfatto finché non sento i tendini che mi fanno male e la schiena a pezzi, finché non mi risveglio con i muscoli indolenziti. Forse in questo modo danneggerò irreparabilmente il mio corpo, ma che importa?

-Che ne pensi se ci facciamo un giro? Devo comprare un regalo alla mia ragazza, mancano pochi giorni a San Valentino.-

-Mh.- Non commenterò. Non dirò quanto mi sembri stupida questa festa, soprattutto sapendo come andrà: riceverò tonnellate di dolci dalle mie ammiratrici e Kota altrettanto, dal suo corteggiatore seriale. Ne ho piene le palle dell'amore.

-Lo prendo come un sì, magari mi aiuti a scegliere.-

Annuisco e ci dirigiamo al centro commerciale. Vorrei che ci fosse Tsubaki, ma anche lei ultimamente è strana. Assente, distratta, si fa vedere e sentire poco. In un altro frangente mi sarei preoccupato a morte ma, ora come ora, i miei drammi sentimentali mi impediscono di ragionare come al solito.

Il mio compagno di corso rovista tra le vetrine e mi trattengo per educazione dallo sbuffare quando, nella cesta delle occasioni, noto una massa rosso fiamma che cattura immediatamente la mia attenzione. Quel rosso così acceso, identico al colore dei capelli di Kotaru...sfioro delicatamente la lana e mi accorgo che è una sciarpa. Una calda e morbida sciarpa color Kota.

-Almeno tu hai trovato qualcosa!- Commenta il mio interlocutore, uscendo dal negozio a mani vuote -Credo che mi toccherà presentarmi col classico mazzo di fiori.-

-Sarà una frase fatta, ma è il pensiero che conta.-

-La mia ragazza non la pensa allo stesso modo.- Ride -Bella la tua sciarpa comunque.-

-Credi? Sì, è bellissima.- Sorrido istintivamente e sistemo meglio la sciarpa intorno al collo. Sono felice di averla comprata.

Torno a casa e trovo Kotaru addormentato sui libri. Con un sospiro e cercando di non svegliarlo lo prendo in braccio e lo deposito sul suo letto...continua a dormire, dev'essere stanchissimo. In fin dei conti non è abituato a questa vita...se fossi Masashi, di buona famiglia, proprietario di un'auto e col portafogli sempre pieno, non sarebbe costretto a lavorare e stancarsi nelle sue condizioni di salute.

Rimango alcuni istanti ad osservarlo dormire, per poi carezzargli dolcemente le guance, finché non mi ritrovo a posare piano le labbra sulle sue, così leggermente che a stento le sfioro. Le labbra di Kota...devono essere mie. Non voglio che qualcun'altro le tocchi.

-Ti amo.- Sussurro appena, stupendo me stesso per essere capace di pronunciare simili parole. Kotaru dorme profondamente e io mi allontano lentamente, per non spezzare la magia di quell'istante. Non ho mai capito realmente quanto mi manchi fino a questo momento...

Mi spoglio silenziosamente per indossare il pigiama e, poggiando alla rinfusa i vestiti su una sedia, noto un capello rosso che spicca sul tessuto del mio maglione. Com'è che aveva detto la venditrice di peluche, al festival di fine anno? Il filo rosso del destino...non ci avevo mai pensato sul serio, ma forse c'è un motivo per cui è entrato nella mia vita. I suoi capelli, il filo della leggenda...forse, se davvero esiste quella cosa chiamata destino, vuole che io e Kota stiamo insieme.

 

-Lo sai che il tuo coinquilino ha un culo bello sodo?- Dice l'odiata voce di Masashi, disturbandomi mentre disegno un ritratto di Kota con una biro rossa e nera. Ormai lo fa apposta, lo stronzo. Non è uno stupido e forse è l'unico ad aver capito i miei sentimenti per Kotaru. Mi provoca apposta, quasi a sbandierarmi il fatto che passa le giornate a tentare (spesso con successo) di spupazzare la persona che amo, mentre io riesco a stento a sfiorarlo quando è addormentato. Credevo di non poter odiare nessuno più di mio padre, ma Masashi sta pian piano sfatando anche questa mia convinzione.

-Con me è ancora un po' sostenuto...ma secondo me gli piace quando pomiciamo.-

-Non è che pomiciate.- spiego, fingendo indifferenza -A quanto ne so, fai tutto tu.- Dico, finendo di abbozzare i capelli di Kota con la biro rossa e scrivendo accanto, quasi senza pensarci, “unmei no akai ito”, il filo rosso del destino.

-Be', lui non me lo impedisce mica.- Mi fa l'occhiolino e si dilegua. So già dove andrà e cosa proverà a fare, ma stavolta sono davvero stufo marcio; giuro che mi avrà alle calcagna.

 

-Kota, tesoro!-

Getto lo sguardo al cielo e tento di cambiare strada; sono appena uscito dalla palestra e mi infilo nello spogliatoio; teoricamente non potrei fare attività sportiva, ma nell'ora di educazione fisica ci limitiamo a corsette sul posto e qualche palleggio, sono attività divertenti e che non mi hanno mai fatto stare male. Spero che Masashi non mi segua fino a qui. Entro nella doccia e inizio a lavarmi in fretta, scapperò in aula il prima possibile e almeno per oggi l'avrò scampata.

Non faccio il tempo a tirare un sospiro di sollievo che un paio di mani gelide si stringono attorno ai miei fianchi; Masashi, anche lui nudo, è entrato nella mia doccia e comincia a baciarmi lungo il collo, palpandomi ovunque e facendo aderire il mio corpo al suo.

-Lasciami!- Vorrei urlare, ma sono così spaventato che la mia voce è un flebile lamento.

-Sai che i tuoi capelli mi ricordano il filo rosso del destino?- Dice, giocherellando con le mie ciocche umide -Il nostro destino è stare insieme, Kota. Io l'ho capito, adesso tocca a te.-

-Lasciami!- Ancora una volta, non sono capace di gridare.

-Dai, lo so che ti piace...ti voglio dal primo momento in cui ti ho visto ed è inutile che fingi, anche tu lo vuoi...eh, Kota?- La sua mano scivola, insinuandosi sulla mia intimità.

Masashi è vicino. Così vicino che, da un momento all'altro, potrei sentirmi fuso insieme a lui. Non sarebbe meglio se mi lasciassi andare? Se lasciassi fare a lui anche stavolta, estraniandomi, come sempre, se...

Ma l'immagine di Ryota si insinua nella mia mente, riportandomi di colpo alla realtà.

-NO.- Grido, scansandolo brutalmente -Non voglio farlo con qualcuno che non amo.-

-Allora amami.- Replica, imperturbabile -Cos'ho che non va? Eh?-

-Lo farei!- Esclamo, trattenendo le lacrime -Lo farei, sarebbe tutto molto più semplice se potessi! Però...- Sono riuscito a non piangere e affronto Masashi a testa alta, è giunto il momento che capisca -Per quanto ci provi, non posso costringermi ad amare qualcuno che non sia Ryota.-

-...capisco.- Mormora Masashi, rivestendosi -Eppure, non mi arrenderò solo per questo. Potranno passare giorni, forse anni...ma non mi arrenderò.-

-Nemmeno io lo farò.- Dico, con un sorriso -Non mi arrenderò con il senpai. Anche se probabilmente il mio amore non sarà mai ricambiato, continuerò ad amarlo...ogni giorno, ed ogni giorno sempre più intensamente.- Mi rivesto e tendo la mano a Masashi. Voglio che la cosa si concluda da buoni amici, nonostante tutto -Perdonami se non posso darti quello che vuoi.-

Mi stringe la mano e sorride debolmente -Almeno adesso abbiamo qualcosa in comune, non credi? Entrambi vogliamo qualcosa che non possiamo avere.- Dice, freddamente, per poi abbandonare lo spogliatoio, senza avere altro da aggiungere.

 

Non credevo di potercela fare ma, in un modo o nell'altro, sono riuscito a mettere la parola fine alle insistenti premure di Masashi. Dopotutto, anche se mi dispiace per lui, aver avuto quest'esperienza mi ha fatto capire quanto sia stato stupido dubitare del mio amore per Ryo. Anche se è folle, stupido, impossibile, non importa. Non mi posso arrendere.

-Sono a casa.- Dico, sto quasi canticchiando tanto che mi sento gasato -Come va, sen...- Non finisco la frase. Le braccia del senpai mi tirano a sé e in un istante dopo sono stretto in un suo abbraccio. Il suo viso è a pochi centimetri dal mio e prima che possa comprendere se si tratti di sogno o realtà, Ryota mi sta baciando appassionatamente e io sto ricambiando il suo suo bacio. Ci baciamo senza prendere respiro e, nel frattempo, le sue mani si infilano nei miei capelli, carezzandomi, mentre le farfalle nello stomaco producono un uragano. Non è un bacio come quelli di Masashi, a senso unico, senza sapore. Il bacio di Ryota ha un retrogusto di lacrime misto a dolcezza, è come assaggiarsi, scoprirsi l'un l'altro. Questo è il primo, vero bacio di tutta la mia vita.

-Senpai...- Riesco a sussurrare, non appena ci stacchiamo per un istante -Che stai facendo?-

-Lavo via la sua impronta.- Risponde, riprendendo ad assaporare le mie labbra con le sue.

*Nota: Non è finita qui! Anzi, il meglio deve ancora arrivare :3 *

   
 
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