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Autore: Loveroflife    24/11/2015    1 recensioni
[[Sequel di ''Anatomia del Cuore''. La storia può essere letta anche senza leggere la storia precedente.]]
Sei anni dopo...
Lei, una donna di 26 anni, che ha realizzato il suo sogno di diventare pediatra e che lotta quotidianamente con i suoi demoni.
Lui, ragazzino di 28 anni, diventato professore di chitarra al liceo musicale, con l'anima rock e il cuore pieno di sogni.
Cosa succederà? Seguitelo insieme a me.
CHE LO SPETTACOLO CONTINUI!
Dal II° capitolo:
''Non te ne andare, sono cinque anni che non ci parliamo, abbiamo tante cose da dirci.'' La guardò speranzoso, con gli occhi che brillavano.
''Io non ho proprio niente da dirti, e se non ci parliamo è solo colpa tua, ricordi?'' Lo guardò con il fuoco negli occhi e lui la lasciò andare di botto.
'' Dovremmo parlare anche di quella sera.'' Disse, serio e coinciso.
''Non ci penso minimamente, e adesso se vuoi scusarmi devo tornare a casa. Stammi bene, Victor.'' Disse, chiudendo la portiera dell'auto e mettendo velocemente in moto, lasciando il ragazzo nel parcheggio riservato ai medici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando la musica ti colpisce al cuore...'
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In sei anni Alessandra, detta Alex, non si era degnata di andare da Marika, quanto meno a chiederle scusa, a cercare un chiarimento.Dal canto suo, Marika non aveva mai cercato o preteso il confronto. Più che altro aveva cercato di ignorare Alex e tutto ciò che era successo, credendo di essere più forte del ricordo.
Ma quando se la trovò davanti, sei anni dopo, più matura ma sempre uguale nell'aspetto, il muro di Marika vacillò e per poco non sentì la terra tremare sotto i suoi piedi.

''Cosa ci fai tu, qui?'' Marika si rimpicciolì nella sua poltrona, cercando di sparire, ma Ale che avanzava verso la scrivania non le permetteva di sparire completamente.
''Sono venuta a parlarti.''
''Non abbiamo granchè da dirci.'' Scosse il capo Marika, quasi a voler cancellare il ricordo che aveva di Ale.
''Invece si. Sono venuta a parlarti di Victor.''
''Mi basta sapere che mentre era lontano da me, c'eri tu a consolarlo.'' Ammise con il veleno in gola, cercando di ingoiare quel fiotto di saliva che le risultava come un masso.
''Stai sbagliando. La mia relazione con Victor è finita ben prima che si fidanzasse con te. E non è più continuata, purtroppo, perchè lui aveva nella testa solo te.''
''Ed è per questo che ti sei infilata nel suo letto, no? Per fargli cambiare idea?'' Aveva le mani e la voce che tremavano, come tutto il suo corpo.
''No. Ci siamo solo addormentati. Fino a poche ore prima lui mi parlava continuamente di te, dei tuoi successi universitari, del fatto che gli mancavi terribilmente. Lui stava pensando anche di lasciare il Conservatorio e tornare qui, da te.'' Marika abbassò lo sguardo, con le lacrime agli occhi.''L'ho visto pochi giorni fa, era abbattuto e triste. Lui ti ama ancora, lo sai. Ti ama più che mai ed è tornato solo per te. In realtà ha amato solo te. Vorrei solo che avesse amato me la metà di quanto ama te. Sei una donna fortunata, oltre che bellissima e bravissima.'' Ale parlava con il cuore in mano, al contrario di Marika, chiusa nel suo mutismo.''Sono venuta solo a dirti questo. E ad assicurarti che non mi ha sfiorata quella notte, neanche con il pensiero. Mi ha lasciato il suo letto e si è addormentato per terra, guardando una foto al cellulare che ritraeva te e lui, al mare. Non ho provato nemmeno a sedurlo, sarebbe stato inutile.'' Ammise sincera, sotto lo sguardo cupo di Marika.''Adesso vado via, devo ritornare in Accademia. Stammi bene, Marika, buona fortuna per tutto.'' La lasciò totalmente interdetta, sconvolta.

 

 

Dieci giugno. Il compleanno di Marika. Mancava poco più di un mese al matrimonio di Veronica e Michele. Marika era come al solito al lavoro, anche il giorno del suo compleanno. D'un tratto, sentì aprire la porta e chiudersi subito dopo.
''Perchè sei scappata?'' Era Carlo. E adesso come glielo spiegava?
''Carlo ciao! Come va?''
''Non cambiare discorso. Perchè sei scappata? Non ti piaceva quello che stavo facendo?'' La voce di lei e Victor si era estesa nell'ospedale, ed evidentemente era arrivata alle orecchie di Carlo, che adesso era furibondo.
''No, anzi, ma non ce l'ho fatta, mi dispiace.. Lo sai la mia situazione..'' Tentò di riparare ma non lo convinse.
''Non spreco il mio tempo con ragazzine frigide che piangono sulle mie spalle e poi neanche me la danno.'' A quelle parole Marika arrossì, e non riuscì a proferire parola. ''Perciò tu e Carlos Santana state bene attenti, perchè lui ha preso una cosa che era mia di diritto.'' Affermò vigliacco, spingendola al muro e mettendole un braccio sotto al collo. ''E io, le cose che voglio, prima o poi me le prendo.'' La lasciò andare e andò via sbattendo la porta. Dopo quell'aggressione Marika crollò al suolo, spaventata e tremante, e li vi rimase per il resto della giornata.

 

La sera aveva portato le amiche e gli amici al solito locale, per offrire loro una birra. Lei e Victor si scambiavano occhiate, o meglio era Victor che le teneva lo sguardo addosso. Lei sembrava in trance.
''Noi andiamo ad incipriarci il naso. Voi ordinate le birre.'' Erika aveva capito benissimo che c'era qualcosa che non andava, ed urgeva parlarne. Perciò trascinò le sue amiche nel micro-bagno del locale, per parlare.
''Si può sapere che succede? Victor ti sbava addosso e tu lo stai ignorando.'' Erika incrociò le braccia, aspettando una sua risposta.
''Se non lo vuoi più puoi dirglielo, basta che non lo fai soffrire cosi.'' Ipotizzò Sara.
''Non è che hai il ciclo?'' Veronica tirò fuori la più strana delle ipotesi, giusto per strappare un sorriso all'amica.Marika guardò le sue amiche in attesa e scoppiò in lacrime, raccontando tutto. Quello che non sapeva era che Victor era in ascolto, dietro la porta. E quello che ascolto non gli piacque per niente.

 

Il giorno dopo, a passo di un carro armato, Victor si presentò in ospedale da Marika. La ragazza, a vederlo sulla sua porta trasalì, ma ne fu felice. ''Ciao.'' Sorrise dolcemente, notando subito dopo una pistola nascosta sotto la giacca di pelle.''Victor, cosa vuoi fare? Dove hai preso quella pistola?'' Domanda stupida, Victor aveva un regolare porto d'armi preso in seguito ad una sua domanda per l'Esercito.
''Dov'è quel bastardo? Dov'è? Lo ammazzo, giuro.'' Marika capì. Victor aveva sentito sicuramente la conversazione nel bagno.
''Victor calmo, non è succesos niente...Dammi la pistola.'' Tentò di tranquillizzarlo, invano, perchè il chitarrista individuò la stanza dove prestava servizio il ginecologo e vi si fiondò. Aprì l'ufficio e punto la pistola verso la scrivania.

''Le cose che vuoi te le prendi eh? Adesso ti prendi una bella pallottola in fronte, pezzo di merda. Mi stavi rovinando la vita con il mio curriculum, mi hai fatto spiare da un tuo adepto, ma non ti concedo di aggredire la mia fidanzata. Questo è troppo, brutto bastardo. Adesso per te è finita.'' Parlò a raffica, dando il tempo al ginecologo di alzarsi in piedi, con le mani in alto.
''Sparami, e sarà l'ultima cosa in vita tua che farai. Perchè dopo sarai morto.'' Lo sfidò il ginecologo, sotto lo sguardo spaventato di Marika, che non sapeva che pesci prendere.

 

 

 

 

Capitolo cortissimo, ma impegni universitari non mi concedono molto tempo. Vi ringrazio come sempre per l'attenzione, e vi aspetto per il prossimo capitolo che, come avrete capito, sarà pieno di colpi di scena ( volendo chiamarli così). P.s.: Il titolo del capitolo è un chiaro riferimento al gruppo Guns N' Roses, uno dei miei preferiti.

Per adesso vi saluto. Un bacione!

M.

  
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