Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: Lunastorta_Weasley    30/11/2015    1 recensioni
Ed Sheeran, è un ragazzo di 20 anni che si è appena trasferito a Londra per inseguire il suo sogno : quello di diventare un cantautore. In poco tempo, si ritrova catapultato in una città fredda e caotica, che non sembra intenzionata a far posto agli stranieri, ma dopo uno strano incontro che lo lascia stupito, le cose cambieranno per Ed, ma non solo in meglio...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Capitolo 16

Edward, come in quei giorni aveva imparato a fare, la strinse. La sua pelle chiara e il suo profumo lo chiamavano, quasi gridavano, ma dovette resistere. Leah stava piangendo, bagnandogli il petto, e forse ne sapeva il motivo.
- Di...di cosa volevi parlarmi? -
Fece fatica a chiedrglielo, perchè sapeva che gli avrebbe detto qualcosa di spiacevole, se non addirittura doloroso.
Leah si asciugò gli occhi con il palmo della mano, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia.
- Mi trasferisco, torno a Glasgow -
Tre parole.
Torno. A. Glasgow.
Bastarono quelle a far crollare il mondo addosso ad Ed.
- I-n c-che... - non riusciva neanche a parlare. Prese un respiro profondo, sbattè il piede a terra e ricominciò - in che senso ti trasferisci? -
Un coltello rovente gli trapassò il cuore mentre pronunciava quella frase.
- Prima mi ha chiamata papà, e me l' ha chiesto. Credo di mancargli, e che gli manchi anche il Canada, e ora che mia madre è...sì insomma, ora che è morta, non abbiamo più motivo di restare qui -
Parlò come se Edward non fosse mai entrato nella sua vita. Come se tutti quei baci, le carezze e le giornate a consolarla non contassero. Quasi come se lui fosse solo uno sconosciuto al quale stava raccontando la sua vita così, senza un apparente motivazione.
Lo stava trattando come un vecchio straccio, che ne ha passate tante, ma che ormai è troppo vecchio e mal ridotto per essere degno di attenzione, e si odiava per questo. Si stava facendo del male da sola, ma almeno a lui stava facendo del bene, ne era quasi certa.
Lui non parlava, Se ne stava lì con le braccia abbandonate lungo i fianchi e le sopracciglia aggrottate.
- Ed ti prego...dì qualcosa -
- Cosa dovrei dire, Leah? Cosa? Dovrei chiederti di restare, di non lasciarmi qua da solo? Dovrei dirti che ti amo? Che se fosse per me dovrebbero andare tutti a farsi fottere? Dovrei dirti questo? Tu mi stai dicendo che non hai più alcun motivo per rimanere a Londra, e mi dispiace che tu la pensi così. Pensavo di essere qualcosa di più di uno che ti scopi per non pensare! - questa volta il rosso aveva alzato la voce. Era infuriato - mi dici che senso ha donarsi completamente a qualcuno, se poi quel qualcuno ti getta via?! Tu per me sei stata il motivo. Ho scritto decine di fottutissime canzoni su di te, per giorni non ho suonato per restarti accanto! -
Non avrebbe voluto dirlo, ma la rabbia gli stava ofuscando la mente e gli aveva tolto ogni filtro.
- Ed, tu sei il motivo per cui me ne vado -
E la sua rabbia svanì. Di colpo, senza lasciare traccia. Lasciandolo vuoto per alcuni secondi, fino a che il senso di colpa non andò a rimpiazzarla. Si sentiva strano, ripugnava la sua stessa persona. Non era mai stato un pallone gonfiato sicuro di sè, ma un'autostima così bassa non l'aveva mai avuta.
- Perchè? - riuscì solo a dire.
- Non voglio che tu soffra, non per causa mia -
- Come posso soffrire se tu sei con me? Io ho bisogno di te! Soffrirò quando ci sarà un oceano a dividerci, quando neanche le fotografie mi ricorderanno il tuo profumo. Leah, non puoi farmi questo, non tu -
Si era fatta quel discorso mille volte nella testa, cercando di preparasi alla sua reazione, ma non si aspettava questo. Era disperato. Poteva chiaramente leggere ogni nota di tristezza nei suoi occhi scuri.
- No Edward, no. Magari all'inizio, ma devi capire che stare con me ti rovinerà. Io rovino sempre tutto. -
Sputò fuori l'ultima frase con amarezza. Rose glielo ripeteva di continuo.
Ed era spiazzato. Poco fa le aveva detto di amarla, come poteva dirgli che lei sarebbe stata la sua rovina?
- Ma Leah...io ti amo -
Annullò la distanza fra i loro corpi, poggiando la fronte sulla sua.
- Anch'io ti amo Edward. Forse troppo, ed è per questo che ti lascio andare. Meriti di essere felice, ed io non posso darti ciò di cui hai bisogno. Non ora. -
- Ma... - protestò lui.
- Niente 'ma' - sussurrò sulle sue labbra - meriti molto di più. Non voglio trascinarti a fondo. Va, suona, vivi e sii felice, fallo per me -
Questa volta fu Ed a piangere, non era riuscito a trattenersi. Essere felice...sembrava una cosa facile a dirsi, ma non vedeva felicità nel suo futuro. In verità, non lo vedeva proprio un futuro.
Leah gli prese il viso e gli baciò le lacrime.
- Ti amo - sussurrò lui, mentre le labbra di lei erano poggiate sul suo zigomo.
- Lo so -
Gli lasciò andare il viso e lo baciò. Voleva sentire quel sapore di menta e cioccolata almeno per un'ultima volta.
Quello fu il loro ultimo bacio, poi lei se ne andò. Sarebbe dovuta partire il 28 dicembre, ma non poteva restare, non con la tentazione di rimangiarsi tutto e restare a Londra. Non con il rischio di distruggere Ed.
E così, lui rimase solo, in una casa vuota fin troppo piena di ricordi.

- Questo è tuo - le disse, porgendole il maglione raccolto da terra, che fino a pochi attimi prima stava indossando.
Gli era sembrato stupido aiutarla a fare i bagagli, ma voleva esserle accanto, fino alla fine.
- Tiello tu, mio padre non se ne accorgerà -

Si strinse in quell'indumento, respirando il profumo di Leah. Vaniglia.
Gliel'aveva visto addosso così tante volte, che oramai era impregnato di lei.
Ne palmo destro stringeva ancora le chiavi che gli aveva lasciato prima di andarsene per sempre. Senza Leah quella casa non era casa sua. Non la era mai stata, ma ora si rivelava per ciò che era davvero: un appartamento triste e buio. Non poteva restare lì.
Prese il suo zaino, ci infilò i vestiti, il cellulare -anche se era scarico- ,il quaderno per le canzoni, afferrò Lloyd e uscì. Era punto e a capo. Solo, senza un lavoro e senza una casa. L'unica cosa che era cambiata, era il suo umore. Gioia e speranza se n'erano andate. Era distrutto e basta.
Mentre camminava lungo le vie, si guardava alle spalle, rischiando più volte di investire qualche passante. Forse sperava di vederla. Sperava che lei avesse cambiato idea e che gli sarebbe corsa incontro, per poi baciarlo. Ma non accadde. Alle 21.00 era ancora solo.
Decise di andare al 'Britannia Pub', sperando che musica e alcool l'avrebbero risollevato.
- Sheeran, ma dove diamine eri finito? - lo salutò calorosamente il gestore, dandogli una pacca sloga-spalla sulla schiena.
- Salve signore, mi scusi, ma ho il cellulare scarico -
- Ah capisco, ragazzo. Mettilo pure in carica, là c'è il mio carica batterie -
- Grazie, signore -
Ed attaccò il telefono alla presa, e un lucina che non vedeva da secoli, prese a lampeggiare.
- Senti ragazzo, già che sei qui, che ne dici di suonare? E' la sera di Natale, e la sala è piena di clienti - disse, infilandosi i pollici nelle bretelle, e senza nascondere l'orgoglio che il successo del locale gli procurava.
- Va bene, signore -
Posò lo zaino dietro al piano bar e si diresse sul suo solito 'palco'. Imbracciò la chitarra, sospirando e si avvicinò al microfono.
- Ehm...salve. Mi chiamo Ed Sheeran, forse alcuni di voi mi conoscono già, comunque questa sera suonerò per voi. Buon Natale -
Alcuni clienti sollevarono il bicchiere nella sua direzione, probabilmente per fargli capire che l'avevano riconosciuto.
Non era in vena di cantare cose allegre o natalizie, ma la paga gli serviva, e quelle persone sotto sotto, contavano su di lui per essere intrattenuti. Così, si stampò in faccia un sorriso falso e cominciò.
Guardando il pubblico , notò un'allegra famigliola che stava mangiando e ridendo. Proprio lì, capotavola, sedeva un anziano signore. Non doveva avere meno di ottant'anni, ma rideva più di tutti, e spesso trascinava il gruppo nelle sue battute.
Quell'uomo gli ricordava suo nonno. Il modo di fare, la parlantina...tutto.
Distolse lo sguardo, aggiustò il microfono e i lacci di Lloyd, e proseguì con le canzoni.
- Of all the money that ever I had, I've spent it in good company - non c'era anno che a casa sua non si cantasse questa canzone.
- And all the harm that ever I had, at least it was to none but me. And all I've done for want of with, to memory now I can't recall. So feel to me the parting glass, good night and joy be with you all -
L'aveva scritta suo nonno da giovane, e dopo il cenone si mettevano davanti al camino per intonarla. Per anni era stato il suo vecchio ad accompagnarla con il pianoforte, però, quando anche lui cominciò ad avvertire i primi acciacchi della vecchiaia, divenne compito di Ed e della sua chitarra. Ormai ne conosceva a memoria ogni accordo.
- Of all the congrates that ever I had, they are sorry for my going away. And all the sweethearts that ever I had - la voce gli si incrinò. Il sorriso di Leah gli comparve nella mente in modo fin troppo reale. Lasciò correre alcuni accordi a vuoto, poi però dovette sforzarsi di ricominciare. Non poteva piangere davanti a cinquanta persone.
- They would wish me one more day to stay -
Continuò a cantare, trasformando la disperazione in un nuovo timbro vocale. Roco, forte, quasi sofferto. Come se volesse far uscire la propria anima dal corpo.
Finì, e non ebbe neanche il tempo di bere un sorso d'acqua, che il pubblico scoppiò in un applauso. Fischi, grida e richieste di varie canzoni giunsero alle orecchie di Edward. Era lusingato da tutti quei complimenti, ma non era felice. Là in mezzo ce n'erano di persone, ma ne mancava una, l'unica veramente importante.

Leah spense il cellulare e poggiò la testa sul sedile. Era stata fortunata a trovare quel volo. Era un last-minute per Glasgow, ed era stato anche abbastanza economico.
Amava gli aerei. La facevano sentire libera, ed era affascinata dal modo in cui quelle enormi scatole di metallo si libravano in cielo.
Accese l' I-pod e chiuse gli occhi, ascoltando i 'Back Street Boys'.
Aprì un occhio e guardò l'aggeggio confusa. Da quando in qua lei ascoltava i 'Back Street Boys'?
Fece scorrere le canzoni, leggendo i nomi dei vari artisti. Damien Rice, Linkin Park, Green Day, Blink 182, Eminem,... Quello non era decisamente il suo I-Pod. Conosceva solo una persona con quei gusti musicali. Edward Christopher Sheeran.
Si tolse in fretta le cuffie e gettò l'apparecchio nella borsa. Sbuffando lasciò ricadere la testa sulla soffice gommapiuma ricoperta di stoffa, e guardò fuori dal finestrino.
Il rosso le mancava già.

  
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