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Autore: Elly J    01/12/2015    5 recensioni
La vita degli Assassini non fa per lei, Ginevra, una giovane donna spinta dal padre a diventare un membro della Confraternita. Si aggira per le strade di Parigi apparentemente sola… lei è convinta di essere sola. Ma c’è qualcuno che veglia sulla ragazza, ogni singolo secondo della sua vita. Perché Ginevra, “con quei capelli fiammeggianti, i tratti delicati del viso, il naso piccolo e all’insù le ricordava terribilmente lei, il grande e unico amore della sua vita, l’unica donna che lo avesse mai fatto sentire vivo. Però Ginevra… Ginevra non era lei”.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Arno Dorian, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Ginevra, tutto…
- Spostati! - con un violento spintone, Ginevra fece sbattere contro il muro uno degli altri Iniziati. Si stava facendo strada nel corridoio del quartier generale della Confraternita e non aveva voglia di parlare con nessuno. Era bagnata fradicia, con i capelli che sembravano alghe e un’espressione rabbiosa dipinta sul volto. Il suo Maestro l’aveva abbandonata senza motivo durante l’allenamento, oltre al fatto che l’aveva aggredita gratuitamente, chiamandola con un altro nome. Iniziava a pensare che Dorian avesse qualche problema di zucca e che avesse le allucinazioni. Come si spiegava altrimenti quell’episodio? Comunque in ogni caso aveva bisogno di aiuto. Se doveva convivere con un Mentore del genere era bene che sapesse tutto di lui, onde evitare altri guai. E Ginevra sapeva chi era l’unica persona che poteva aiutarla.
 
- Renèe! - la ragazza entrò nella stanza senza bussare e trovò Renèe sdraiato sul letto che leggeva.
- Ginevra! Ma che… - il giovane si alzò e la guardò con gli occhi sbarrati - Che cavolo ti è successo? Sei tutta bagnata!
- Ti spiego dopo, adesso ho bisogno del tuo aiuto. - disse frettolosamente, afferrando Renèe per un braccio e trascinandolo giù dal letto.
Il ragazzo oppose resistenza. - Ehi, ehi tesoro! Adesso ti calmi e mi dici che succede!
Ginevra si fermò, ma non lasciò andare il braccio di Renèe. Lo guardò dritto negli occhi - Ho bisogno che mi aiuti a scoprire delle cose su Arno. E’ importante, Renèe e tu sei l’unico che mi può aiutare.
Il ragazzo la fissò con diffidenza. - Per quale motivo? Se qualcuno lo venisse a sapere non so cosa ti farebbero, Gwen.
- Mi aiuti o no? - ripeté Ginevra, calcando fortemente su ogni singola parola.
I due si fissarono negli occhi per alcuni secondi, mentre Ginevra continuava a stringere il braccio di Renèe. Se non l’avesse aiutata non aveva nessuna possibilità di scoprire qualcosa su Arno. Lì dentro non si fidava di nessuno oltre che di lui e da sola non sarebbe mai riuscita a cavare un ragno da un buco.
- E va bene, ti aiuto. - rispose il ragazzo accompagnando le parole con un sospiro - Ma solo se mi dici perché vuoi farti gli affari del tuo Mentore.
- Ti spiego mentre usciamo. Vieni.
 
 
***
 
 
- Quindi mi stai dicendo che ti è saltato addosso e ti ha chiamato con il nome di un’altra donna? Accidenti Gwen, suona un po’ pervertita come cosa! - ridacchiò Renèe.
- Non è divertente, Renèe. - replicò seccata Ginevra, incrociando le braccia la petto. Aveva scelto il chiostro interno della Confraternita per parlare con Renèe dato che non ci passava mai nessuno, e ci aveva azzeccato in pieno: la piccola corte era completamente deserta.
- Ascolta una cosa Ginevra, ammetto che questo fatto è abbastanza strano e… inquietante, ma non vedo un motivo plausibile perché tu debba scavare nel passato di Arno. Può essersi semplicemente agitato per qualcosa e…
- Agitato per qualcosa? - sbottò Ginevra - Non so se ti rendi conto, ma mi ha atterrata chiamandomi Élise e dopo ha avuto una sorta di attacco di panico. E per finire in bellezza mi ha piantata in asso nel bel mezzo dell’allenamento. Cioè, non che questa sia una novità…
- Non credi sia meglio parlarne direttamente con lui? - disse Renèe stringendosi nelle spalle.
Ginevra guardò il ragazzo dritto negli occhi - Renèe, è questo il punto. Non voglio parlarne con lui, per nessun motivo. Mi fa paura. - dopo le ultime parole, la giovane quasi si vergognò di sé. Come poteva farle paura il suo Mentore? Come poteva avere paura di un suo alleato? Come poteva diventare un’Assassina se aveva paura?
Renèe le circondò le spalle con un braccio - Ascoltami, Ginevra. Io… io non credo che Arno volesse farti del male. Anzi, ne sono certo che non voleva né farti del male né spaventarti. Potrebbe aver avuto un flash di qualcosa, qualcosa in cui c’entra questa Élise.
Ginevra chiuse gli occhi, lasciando che l’amico l’abbracciasse. Era tanto che nessuno la abbracciava. - E’ proprio questa Élise il punto. Devo scoprire chi è, Renèe. Solo così forse potrò capire perché Arno si è comportato così.
- Ginevra… - Renèe sospirò leggermente - Non credo sia una buona idea. Ti caccerai nei guai.
- Non posso convivere con un Mentore con dei segreti così grandi che potrebbero mettere in pericolo la mia incolumità, Renèe. Devo scoprire chi è questa Élise. - replicò Ginevra abbassando la testa.
Il ragazzo sospirò e avvolse l’amica in un abbraccio - Non ti succederà niente, Gwen. Ti aiuterò, ma promettimi che non ti metterai in pericolo con le tue stesse mani.
Ginevra ricambiò l’abbraccio - Lo prometto.
Ma quando ci sono di mezzo i sentimenti, non sempre le promesse vengono mantenute.
 
 
***
 
 
Nei due giorni successivi, la Confraternita aveva deciso di donare due giorni di tregua a tutti gli Iniziati, cosicché potessero riposarsi e confrontarsi tra loro. Tutti i Mentori avevano preso questa abitudine ormai da diversi anni, poiché ritenevano adeguato che ogni Iniziato ragionasse sulla propria situazione, rendendosi così conto se la Confraternita degli Assassini era veramente la strada giusta. E il confronto con gli altri allievi era una buona cosa.
Ginevra però aveva ben altro a cui pensare. Questi due giorni di libertà erano una manna dal cielo per lei: avrebbe avuto tutto il tempo necessario per spulciare ogni angolo della biblioteca per cercare di scoprire qualcosa su questa misteriosa Élise, oltre che scavare ovunque ne avesse avuto la possibilità per scoprire qualcosa sul passato di Arno. Ma, cosa che la sollevava di più, poteva evitare di incontrare il suo Mentore dopo l’accaduto del giorno precedente. Non sapeva come avrebbe reagito alla vista di Arno, ma la cosa che la preoccupava di più era come avrebbe potuto reagire lui…
Parigi era ancora sovrastata da un terribile temporale che ormai andava avanti da giorni. Poco male per Ginevra, che comunque non aveva nessuna voglia di uscire.
- Da dove intendi iniziare, Gwen? - chiese Renèe con la bocca piena di biscotti durante la colazione di quella mattina.
Ginevra bevve un sorso di latte dalla tazza e lasciò vagare lo sguardo nel vuoto - Per prima cosa ho pensato alla biblioteca. Potremo cercare il nome di Élise tra i membri della Confraternita.
- Mi sembra una buona idea. Speriamo solo che non ci siano troppe Élise nell’elenco. - rispose Renèe continuando a masticare.
- Speriamo. - sussurrò Ginevra con un filo di voce. Doveva assolutamente trovare qualcosa, qualsiasi cosa su questa Élise.
 
 
***
 
 
La biblioteca della Confraternita si trovava sottoterra, proprio di fianco alle segrete. Tutti i membri avevano il permesso di accedervi senza limiti, cosa che invece non accadeva per gli Iniziati.
- Come sarebbe a dire che mi serve un permesso scritto? - sbottò Ginevra verso l’Assassino che stava di guardia all’ingresso della biblioteca - Devo solo consultare alcuni libri!
- Mi dispiace signorina Gauthier, ma le regole sono queste. Gli Iniziati posso accedere alla biblioteca solo con un permesso scritto e firmato dal proprio Mentore. - l’Assassino posò il suo sguardo su Renèe - Questo vale anche per lei, signorino Bonnet.
Renèe replicò con una smorfia.
Ginevra si lanciò in avanti, esibendo l’espressione più triste che riuscì a tirar fuori - La prego, la prego! E’ questione di vita o di morte… è… è importante! - piagnucolò. Quasi si vergognò del suo tono di voce.
La guardia però fu irremovibile. Parlò senza cambiare espressione del volto, sembrava quasi una statua - Signorina Gauthier, è inutile che insiste. Se torna con un permesso scritto e firmato dal suo Mentore la farò entrare, altrimenti non se ne parla.
Ginevra fissò la guardia con uno sguardo truce, poi girò sui tacchi e se ne andò, trascinandosi dietro Renèe per un braccio.
- Come diavolo fa quel tizio a ricordarsi i cognomi di tutti qui dentro? - chiese Renèe mentre cercava di tenere il passo dell’amica.
Ginevra non lo ascoltò nemmeno - Come diavolo faccio adesso? Come faccio? - si fermò di botto, appoggiando la schiena contro il muro e lasciandosi cadere per terra seduta.
Renèe rimase in piedi a guardarla, con le braccia incrociate al petto - Non è che tu abbia molta scelta, Gwen.
Ginevra alzò lo sguardo verso di lui - Non dirlo, non dirlo!
- Devi farti firmare un permesso da Arno. Altrimenti rinunci alla tua Élise. - replicò Renèe con un sorrisetto furbo dipinto sulle labbra.
- Ti odio quando fai quel sorrisetto. - sibilò Ginevra accigliata.
Il ragazzo si inginocchiò di fronte all’amica - Non hai scelta. Verrò con te e io non ho nessun problema a farmi fare un permesso scritto dal mio Mentore… ma il permesso serve anche a te.
Ginevra fissò negli occhi l’amico. Non aveva scelta e lo sapeva. Se voleva entrare in biblioteca e consultare gli elenchi dei membri della Confraternita per trovare questa Élise, doveva affrontare Arno e chiedergli il permesso.
- E va bene. - disse la ragazza - Lo faccio. Ma non so cosa potrebbe succedere.
Renèe fece spallucce - Che vuoi che succeda? Mal che vada ti salta addosso di nuovo.
Il pugno che arrivò sulla spalla del ragazzo fu deciso, ma non molto forte - Taci, idiota. - sibilò. E poi scoppiarono a ridere entrambi.
 
 
***
 
 
Arno era nella sua stanza, seduto alla scrivania. La pioggia batteva con insistenza sul vetro della finestra, provocando un leggero ticchettio che ormai era diventato un’abitudine alle orecchie di Arno. Come ogni giorno, le lettere di Élise lo fissavano con insistenza e lui non poteva fare altro che fissarle a loro volta, sfiorando la carta ingiallita che tanti anni prima aveva sfiorato anche lei. Quella scrittura minuta e tondeggiante la ricordava incredibilmente, riportandogli alla mente il suo viso minuto, i suoi capelli morbidi e fiammeggianti, gli occhi vispi…
Da quando Élise era morta, Arno non aveva mai smesso di leggere le sue lettere, una per una, ogni singolo giorno che passava senza di lei. Tutte le parole, le sensazioni e i pensieri che lei aveva riportato sulla carta, ora facevano parte di Arno. Erano impregnati nella sua anima, nel suo cuore.
“Non si torna indietro, ma andare avanti non significa farla finita.” le aveva detto lei una volta. Arno ripiegò le lettere e le ripose con cura nel cassetto della scrivania. Avrebbe dato la vita pur di tornare indietro e passare un solo secondo con lei, un solo secondo per dirle che la amava ancora, nonostante fossero passati tanti anni dalla sua morte. Ma perfino lei lo aveva avvertito che indietro non si torna. Sarebbe mai riuscito a superare la sua perdita?
Arno si alzò in piedi e andò alla finestra. Pioveva ancora a dirotto e il colore del cielo suggeriva che non ci sarebbe stata tregua per Parigi nelle prossime ore.
“Andare avanti non significa farla finita.”
Arno chiuse gli occhi e il volto spaventato di Ginevra tornò a tormentarlo. Ancora non riusciva  a capacitarsi di quello che era successo, o meglio, di quello che lui aveva fatto. Aveva chiamato la sua allieva Élise e l’aveva abbandonata nel bel mezzo dell’allenamento dopo averla atterrata. Non sapeva se sentirsi in colpa o ritenersi un pazzo. Era consapevole che quella ragazza non era Élise. Lo sapeva. Ma nonostante fosse pienamente convinto di questa cosa, non poteva fare a meno di guardarla e rivedere in lei la sua amata. Era così terribilmente somigliante, quasi fosse uno scherzo del destino. A quanto sembrava tutti alla Confraternita avevano notato questa somiglianza e, cosa ancora peggiore, Julienne Moreau aveva notato una cosa ben più pericolosa. La donna aveva notato che Ginevra aveva una certa influenza su di lui, Arno, l’ormai Maestro Assassino per eccellenza, freddo, calcolatore… che si era lasciato mettere in crisi da una ragazza poco più che ventenne.
Arno continuava a fissare  il cielo grigio di Parigi. Era certo che Julienne Moreau avrebbe cercato di mettere fine a questo intoppo che si era creato tra lui e la sua allieva e non sapeva cosa fare. Il vero problema stava nel fatto che il solo pensiero che quella vipera le portasse via Ginevra lo faceva stare male. Non avrebbe dovuto farlo stare male. Ginevra non era Élise. Non lo era.
 
TOCK TOCK
 
Qualcuno bussò alla porta della stanza due volte, in modo secco e deciso. Subito Arno si voltò di scatto in direzione del rumore, rimanendo qualche secondo a fissare la porta senza fare niente.
Julienne Moreau. Era quasi certo che si trattasse di lei.
Si staccò dalla finestra e con decisione si avviò verso l’uscio. Non si sarebbe lasciato mettere i piedi in testa da quella donna. Tutti li dentro avevano imparato a rispettarlo, anche lei, e lei avrebbe continuato a farlo. Lei era un Mentore, ma lo era anche lui. Erano sullo stesso piano e nessuno dei due aveva potere sull’altro. Sfoderò una delle sue migliori espressioni fredde e distaccate e aprì la porta. L’espressione aggressiva però cambiò praticamente subito.
 
 
***
 
 
Quando la porta si aprì e Ginevra si ritrovò davanti il suo Mentore, quasi si sentii svenire. All’improvviso il mistero di Élise non aveva più tanta importanza. Voleva solo scappare, tornarsene da Renèe a chiacchierare nel chiostro della Confraternita. Avrebbe voluto quasi trovarsi in cima a Notre Dame da sola piuttosto che essere lì davanti ad Arno Dorian in quel momento.
Stava quasi per voltarsi e andarsene, lo stava veramente per fare. Qualcosa però la bloccò. Qualcosa nell’espressione di lui… una sorta di trasformazione dei suoi lineamenti duri. Sembrava che ora che l’aveva li davanti, lui si fosse quasi rilassato.
- Geneviève. - disse lui con un tono completamente piatto. Ginevra pensò che si fosse sbagliata riguardo al cambiamento di espressione… la voce suggeriva esattamente il contrario.
- Buongiorno, signore. - iniziò la ragazza con un filo di voce - Dovrei chiederle un favore. - deglutii, evidentemente a disagio. Era certa che Arno se ne fosse accorto. Ai suoi occhi non sfuggiva nulla, niente di niente: sapeva che ogni suo singolo movimento si stava marcando nella sua mente, era sempre sotto esame agli occhi di lui.
- Che tipo di favore? - chiese il Mentore, freddo.
- Ecco io… - Ginevra iniziò a spostare il peso da un piede all’altro, abbassando lo sguardo. Aveva paura. - Avrei bisogno di un permesso firmato per entrare nella biblioteca della Confraternita. - disse poi alla fine. Parlò come se le parole fossero diventate un peso dentro di lei e quando le pronunciò si sentì meglio.
Arno la squadrò da testa a piedi. - Per quale motivo devi entrare in biblioteca?
- Devo consultare dei testi, signore.
- Quali testi?
Ginevra non aveva pensato ad una risposta per quella domanda, soprattutto per il fatto che si sarebbe aspettata un no secco fin dall’inizio.
- Ecco, devo… ehm… - la ragazza fissò il suo Mentore negli occhi e con tutte le sue forze cercò di non distogliere lo sguardo - consultare dei testi sulla storia di Parigi. Interesse personale.
Arno non disse nulla per alcuni interminabili secondi. Poi si spostò da un lato e fece un cenno a Ginevra. - Entra, ti firmerò il permesso. - disse.
Ginevra riprese a respirare. Si liberò di tutte le paure e le preoccupazioni che le si erano bloccate nel petto, ostruendole i polmoni. Avrebbe avuto il suo permesso.
La ragazza entrò nella stanza e Arno la seguì a ruota chiudendo dietro si sé la porta. Senza dire altro, l’uomo si avviò verso lo scrittoio e, dopo essersi seduto, estrasse carta e penna e si mise a scrivere in silenzio.
Nel frattempo Ginevra si mise ad osservare la stanza, una stanza spoglia e triste. Il letto stava in un angolo, affiancato da un piccolo comodino sul quale era poggiata una lampada ad olio. Poco più in là c’era un armadio in legno, sobrio e senza decorazioni sulle ante, come invece avevano tutti gli altri armadi che aveva visto all’interno del quartier generale della Confraternita. La poca luce della stanza entrava da un finestra opaca che dava direttamente su una via di Parigi e illuminava parzialmente lo scrittoio dove era seduto Arno. Nessuna immagine, nessuna foto, nessun oggetto personale. Niente. Sembrava la stanza di un fantasma.
- Ecco fatto. - disse ad un certo punto Arno con quella sua solita voce piatta - Il tuo permesso, Geneviève.
Ginevra tornò con l’attenzione sul suo Mentore mentre lui si alzava dallo scrittoio e si avvicinava a lei reggendo nella mano sinistra il foglio del permesso.
- Grazie, Maestro. - disse la ragazza con un filo di voce. Non le sembrava vero. Era ansiosa di tornare da Renèe ed entrare subito il biblioteca. Già ci si vedeva, circondata da libri polverosi a cercare un nome di una ragazza che non sapeva nemmeno se esisteva veramente.
Ginevra afferrò il permesso, fece un piccolo inchino e si diresse verso la porta.
- Geneviève. - la voce profonda di Arno le fece gelare il sangue nelle vene. Si bloccò di colpo, deglutendo vistosamente. Avrebbe voluto fare a finta di nulla, non girarsi nemmeno e scappare. Ma non poteva.
- Sì, Maestro? - rispose girandosi e cercando di rimanere calma.
Arno si era appoggiato con la schiena allo scrittoio e aveva incrociato le braccia al petto. Ginevra non aveva idea di cosa quell’uomo stava per dirle, ma pensava nulla di buono. Guai, come li chiamava lei.
- Questa sera ti voglio ai piedi di Notre Dame alle nove in punto. Allenamento extra.
Ginevra lo guardò, cercando di non lasciar trapelare alcuna emozione. Allenamento extra, quella sera stessa alle nove? Ma quel giorno e anche il successivo non erano i giorni di tregua che i Mentori avevano concesso ai propri allievi?
- Questa sera? - domandò Ginevra con voce incerta.
- Questa sera. Hai altri impegni? - replicò Arno.
“Certo che ne ho.” avrebbe voluto rispondergli Ginevra. Quell’allenamento improvviso cambiava tutti i suoi piani con Renèe. Avrebbero dovuto andare subito in biblioteca, altrimenti non sarebbero mai riusciti a consultare i libri e cercare Élise. Avrebbero potuto farlo anche il giorno dopo in realtà, ma Ginevra non voleva aspettare. Lei era un’Iniziata, Arno Dorian era il suo Mentore e quella sera si sarebbe allenata con lui. No, non poteva aspettare.
- Nessun impegno, signore. - disse Ginevra con un leggero cenno del capo. Sentii un brivido irritante lungo la schiena e capii che era fastidio. Il suo Mentore le aveva rovinato tutti i piani.
- Allora a questa sera, Geneviève. - concluse Arno.
Ginevra uscì dalla stanza e percorse il corridoio a grandi falcate. Lei e Renèe non avevano tempo da perdere: dovevano andare subito in biblioteca.
 
 
***
 
 
- Signorina Gauthier, signorino Bonnett, i vostri…
Ginevra schiaffò i fogli con i permessi in mano all’Assassino che stava di guardia alla biblioteca. - Ecco i suoi permessi! Ora possiamo entrare? - esclamò la ragazza con un po’ troppa insolenza.
L’uomo la squadrò da capo a piedi con uno sguardo di disapprovazione e poi spostò gli occhi sui fogli che la ragazza le aveva dato. Li scrutò con molta attenzione da cima a fondo e Ginevra iniziò a pensare che non li avrebbe fatti entrare nemmeno con quei dannati fogli davanti agli occhi.
Dopo alcuni interminabili secondi di silenzio ed impazienza, l’Assassino finalmente si decise. - Prego signorini, potete entrare. - disse aprendo la porta della biblioteca.
- Grazie! - disse Ginevra con entusiasmo ed entrò con un balzo tirandosi dietro Renèe. La porta si chiuse dietro di loro.
- Signorini… ci ha chiamato signorini, Gwen! - si lamentò Renèe con una smorfia.
Ginevra non lo ascoltò nemmeno, come ogni santa volta che Renèe si lamentava. - Che ti importa? Siamo dentro e come ti ho detto dobbiamo muoverci. - rispose la ragazza procedendo a passo spedito.
- Oh giusto, questa sera hai l’allenamento extra con il tuo Mentore preferito! - esclamò il ragazzo con un tono di voce totalmente idiota.
- Renèe, dacci un taglio! - esclamò Ginevra un po’ seccata. In quel momento aveva la testa che era un intrico di pensieri e preoccupazioni e non aveva proprio voglia di scherzare.
Quando i due ragazzi arrivarono al centro della biblioteca della Confraternita, si resero conto che probabilmente la loro ricerca sarebbe stata più complicata del previsto.
- Oddio, Renèe…
La biblioteca era enorme, ed enorme era perfino riduttivo. Era dislocata in uno spazio ottagonale e suddivisa in molteplici sezioni. Fortunatamente non aveva più piani, ma lo spazio era comunque smisurato.
- Cazzo… - sussurrò Renèe lasciando scorrere gli occhi sulle decine, ma che decine, migliaia di libri!
Anche Ginevra osservava con occhi seri le pareti piene zeppe di manuali della biblioteca, ma non sembrava molto spaventata - Dovremmo organizzarci per bene e per prima cosa cercare la sezione giusta. - disse.
Renèe spostò lo sguardo su di lei e la guardò con gli occhi sgranati - Gwen, ti rendi conto di quando tempo ci occorrerà per cercare quel nome? Sempre che ci sia scritto in qualche libro di questa biblioteca.
Ginevra non lo guardò, ma rimase con l’attenzione sui libri - Non troppo se troviamo la sezione giusta.
Renèe scosse la testa - Quello che voglio farti notare è che, oltre alla quantità di libri spropositata in cui dovremo cercare, non siamo sicuri che qui scopriremo qualcosa su questa Élise. - disse marcando bene le parole, come per paura che la sua amica non comprendesse quello che stava dicendo.
Finalmente Ginevra si girò verso di lui e lo guardò con occhi fiammeggianti - Quel nome ci sarà. Muoviamoci.
Renèe fissò incredulo Ginevra, mentre lei si avviava verso le mastodontiche pile di libri con passo deciso e in quel preciso istante lui si rese conto che niente e nessuno avrebbe fermato quella ragazza.
 
 
***
 
 
Passarono i secondi, i minuti, le ore. Molte ore. Ginevra e Renèe non se ne resero nemmeno contro.
Libri pesantissimi, ingialliti, pieni di polvere e ricoperti di parole spesso e volentieri assurde o incomprensibili. Valori e regole della Confraternita ormai dimenticati, luoghi distrutti dalle guerre, nomi di persone ormai morte… Ma nessuna Élise. Quel nome sembrava appartenere ad un fantasma, ad una persona esistita soltanto nel mondo della fantasia… probabilmente nel mondo della fantasia di Arno Dorian.
- Niente di niente. Ho controllato tutti i registri della Confraternita e non compare nessuna Élise. O meglio, nessuna Élise degna di nota. - disse Renèe chiudendo un libro, probabilmente l’ultimo che aveva intenzione di leggere quel giorno.
Ginevra si girò verso di lui con uno sguardo che sembrava appartenere ad un cadavere. Aveva due occhiaie violacee che mettevano quasi paura - Non può essere. - sussurrò.
Renèe si alzò e tornò a sedersi solo quando ebbe raggiunto l’amica - Ho trovato solo un paio di Élise, Assassine vissute due secoli fa… dubito che Arno fosse ancora nato in quel periodo. Poi ho trovato una Elisa, ma non credo sia lei visto il nome all’italiana. Oltretutto è morta da quasi trent’anni, quindi mi sembra improbabile.
Ginevra fissò il pavimento con sguardo spento. Tutta quella fatica per niente… e tanto per rallegrare a giornata, tra meno di due ore sarebbe dovuta andare a Notre Dame per il suo allenamento con Arno. Di male in peggio.
Renèe si sistemò vicino all’amica e le spostò i capelli dal viso - Mi dispiace, Gwen. Magari questa Élise non faceva nemmeno parte della Confraternita degli Assassini. Magari…
Fu come un fulmine a ciel sereno. Ginevra alzò di scatto il viso - Come hai detto? - esclamò con lo sguardo perso nel vuoto.
Renèe la guardò preoccupato - Gwen? - sussurrò.
Lei si girò verso di lui e lo prese per le spalle - L’ultima frase, cosa hai detto?
Il ragazzo ora sembrava un po’ spaventato - Ho solo detto che magari questa Élise non faceva parte della Confraternita degli Assassini.
Ginevra aprì leggermente la bocca e sul suo viso si modellò un’espressione di speranza - Renèe, potrebbe non essere un’Assassina! - la ragazza si alzò di scatto e correndo raggiunse la piccolissima sezione della biblioteca dedicata agli acerrimi nemici degli Assassini… i Templari. Perché non ci aveva pensato prima?
Renèe raggiunse l’amica e la guardò con disapprovazione - Gwen, non ti sembra un po’ azzardata come cosa? L’Ordine dei Templari?
- Perché no? - replicò lei iniziando a leggere i titoli stampati sul dorso dei libri sfiorandone la superficie con i polpastrelli delle dita.
- Perché è assurdo! Arno era legato ad una Templare? La Confraternita lo avrebbe come minimo cacciato!
Ginevra era un misto di agitazione e felicità - Torna tutto, tutto! - esclamò girandosi verso Renèe. Aveva un sorriso radioso stampato in faccia.
- Non ti seguo. - affermò il ragazzo scuotendo il capo.
Ginevra lo prese per le spalle con entusiasmo - Torna tutto perché mio padre mi ha detto che per alcuni anni Arno Dorian è sparito dalla Confraternita. Non so quanti, non mi interessa, quello che importa è che è sparito.
Renèe non mutò la sua espressione di disapprovazione - Continuo a non seguirti.
- Arno è sparito per alcuni anni dalla Confraternita, in teoria attorno al 1794 e ci è tornato alcuni anni dopo. Ora siamo nel 1800, e quindi credo che sia tornato qui da due o tre anni. Ma questo non importa. La vera domanda è: perché Arno ha lasciato la Confraternita degli Assassini per alcuni anni?
- Potrebbe essere andato semplicemente in vacanza? - chiese Renèe con un sorrisetto, cercando di sdrammatizzare.
Ginevra sembrò non cogliere il tentativo di ridere un po’ e continuò imperterrita il suo discorso - Potrebbe essere stato esiliato dalla Confraternita stessa per aver avuto contatti con un Templare, con una Templare! Torna tutto! - la ragazza si rifiondò sui libri dedicati all’Ordine dei Templari, girando le spalle a Renèe.
Al contrario, Renèe non sembrava molto convito di quella versione - Gwen, non ha senso… Cioè, è troppo inverosimile come cosa!
Un tonfo fece tremare il pavimento. Ginevra aveva trascinato a terra un grosso volume bardato di rosso e quando l’aprì, un migliaio di pagine ingiallite e puzzolenti di muffa fecero alzare un manto di polvere insopportabile.
- Sembra che non lo leggano da un po’. - commentò Renèe tossendo leggermente. Ma Ginevra non l’ascoltava. Le sue dita minute scorrevano le infinite liste di nomi scritti a mano sulle pagine giallognole. Tutti nomi di Templari di una certa influenza a Parigi e in tutta la Francia, Templari che avevano portato il loro Ordine alla gloria.
Un urlo di gioia fece sobbalzare Renèe.
- Ho trovato, ho trovato!!! - urlò Ginevra. Sembrava una bambina che aveva appena trovato il regalo di Natale che i genitori le avevano nascosto per farla giocare e soprattutto per farle apprezzare la sorpresa ancora di più.
Renèe si sporse sopra il libro e attese che l’amica leggesse. La voce di Ginevra uscì squillante e quasi infantile. Era emozionatissima. - Élise de la Serre, Templare nata a Parigi nel 1768 e figlia del Gran Maestro Templare François de la Serre. - la ragazza fece una pausa di qualche secondo - E’ morta. - disse poi. L’entusiasmo nella sua voce si era completamente smorzato.
- Morta? - chiese Renèe stupito.
Ginevra continuò a leggere - Morta a Parigi nel 1794. Non dice altro.
- E’ morta sei anni fa, abbastanza recentemente. Potrebbe essere lei, anche perché secondo quello che hai detto tu, la data di morte corrisponde a quando Arno ha lasciato la Confraternita. Ci sono altre Élise? - chiese Renèe sbirciando il libro.
Ginevra scosse la testa - Nessuna, è l’unica. E’ morta giovane, 26 anni.
I due ragazzi rimasero in silenzio per alcuni minuti. Avevano veramente inseguito un fantasma.
- Quanti anni ha Arno? - chiese ad un tratto Renèe.
Ginevra si strinse nella spalle - Non ne ho idea, una trentina suppongo.
Renèe si alzò e tornò nella sezione della biblioteca dedicata agli Assassini - Lo scopriamo subito.
Ginevra lo seguì con lo sguardo - Che hai in mente?
Il ragazzo afferrò un libro da uno scaffale e lo aprì, iniziando a sfogliarne lentamente le pagine. Ginevra lo raggiunse.
- A, A, A… Arno Victor Dorian, eccolo qua. Nato a Parigi nel 1768, come la nostra Élise de la Serre. Erano coetanei. - lesse Renèe.
I due ragazzi si guardarono negli occhi a vicenda e in quel preciso istante capirono che il fantasma che avevano trovato era quello giusto.
  
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