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Autore: Regina_di_picche    03/12/2015    2 recensioni
Precedentemente pubblicata come "Ice eyes" riscritta e ripubblicata, con le mie più sentite scuse per i lettori.
Yukiko è un'avventuriera, che ha dovuto lasciar congelare il proprio cuore per portare a termine la missione tramandatagli da quella famiglia che a quindici anni l'ha costretta a partire alla ricerca dello Shido.
Questa è la storia di come abbia riscoperto i valori dell'amicizia, della famiglia e dell'amore. Tutto grazie ad uno "stupido pirata ladro" e ad una ciurma di pirati incredibili.
Tutto raccontato con un mix di romanticismo, avventura e comicità, senza dimenticare i momenti drammatici.
(Spoiler degli avvenimenti di Marineford)
Dal 3° capitolo:
-Sono venuta per riprendermi la mappa che lui- disse indicando Ace -mi ha rubato!-
-Io non ti ho rubato proprio niente! Ti ho lasciato del denaro in cambio.-
-E in che modo ti era sembrato che io fossi d'accordo?-
-Non hai opposto resistenza- il sorriso strafottente che il moro aveva mostrato, si spense subito all'occhiata omicida che Yukiko gli aveva lanciato.
-Come avrei potuto? Mi hai gettato in mare!-
-Non è stata colpa mia! Sei inciampata!-
-Per liberarmi dalla tua stretta! E poi avresti potuto aiutarmi. Quale uomo non aiuterebbe una donna in difficoltà?!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Satch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Era la fine.
 
Aveva inseguito Barbanera per tutto il mondo, alla disperata ricerca di una vendetta che sperava potesse colmare quel vuoto che era nato in lui.
Aveva fallito: lo avevano catturato e a causa sua era scoppiato tutto quel putiferio a Marineford.
  Per lo meno aveva difeso Rufy.
Sperava solamente che lo seppellissero accanto a lei, non poteva chiedere di meglio.
In un modo o nell’altro sarebbero stati su quella collina insieme. 
 
   

  -Yukiko! YUKI! Dove sei?-

-Capitano, è qui.-
Ace aveva seguito le indicazioni scritte da Yukiko su quello stupido diario, ma quando era sbucato nella caverna, l’aveva trovata vuota, e si era sentito sperduto, non sapendo dove fosse finita la sua Yuki.
Per questo al richiamo di uno dei suoi sottoposti la speranza, contro ogni logica dato il tono funereo del richiamo, si era riaccesa nel suo sguardo; per morire pochi istanti dopo insieme a qualcosa di più profondo nella coscienza del ragazzo.

Accanto ad uno dei suoi compagni, la sua Yuki giaceva immobile, coperta di sangue. Una mano tesa verso una strana pietra, l’altra rigida lungo un fianco. Sulla pelle grigia del volto si vedeva ancora la scia delle lacrime, la sua espressione sembrava serena.
Senza energie il moro si era lasciato cadere in ginocchio, sconfitto; intorno a lui tutto aveva cominciato a surriscaldarsi. Aveva cacciato tutti ed era stato accontentato, immobile nel suo inferno di fuoco, non aveva osato nemmeno sfiorarla.
 L’avrebbe svegliata, perché in fondo lei stava solo dormendo. La sua Yukiko gli aveva promesso che non lo avrebbe abbandonato, e lei manteneva le proprie promesse, sempre. Dunque non poteva essere morta.

 Molto tempo dopo, quando la rassegnazione e il dolore lo avevano condotto in uno stato di torpore e le fiamme si erano via via estinte, Hino lo aveva raggiunto. Aveva pianto accanto a lui e poi, in quell’ammasso di oro fuso, aveva scorto quello che doveva essere il Dono.
La donna lo aveva afferrato e messo tra le mani di Yukiko, forse con la vaga illusione che questo avrebbe convinto la ragazza a tornare in vita.
Ma Hino sapeva perfettamente che non sarebbe successo, perciò si era limitata a lasciare il tesoro tanto ambito nelle mani fredde di Yukiko, e far ragionare Ace, sulla necessità di tornare alla MobyDick e di dire addio a Yukiko con un degno funerale.
Ace però l’aveva ascoltata solo quando la donna gli aveva mostrato il Dono, asserendo che dovevano portare a compimento la missione a cui Yukiko aveva sacrificato la propria vita.

Ace si era detto d’accordo, in realtà ciò che voleva era sfogare la propria rabbia su qualcuno, e i destinatari sarebbero stati i genitori di Yukiko, e poi Teach, contro il quale avrebbe ottenuto la propria vendetta.
Aveva dato l’ordine di portare Yukiko insieme a Satch, e poi aveva detto qualcosa riguardo a cosa prendere del tesoro. Non ne era certo, con la mente era già nella propria cabina ad urlare e piangere incenerendo tutto ciò che lo circondava.
Erano salpati già da qualche ora quando si era ricomposto per salire sul ponte, dove regnava un silenzio pesante.
Il silenzio del lutto.

 
  Un mese dopo Ace era andato a dirle addio alla sua tomba, le aveva mostrato il Dono, dicendole che lo stava riportando a casa. Le aveva chiesto se quella collina valesse tutte le lodi tessute da lui quasi un secolo prima, o almeno tanto tempo sembrava ad Ace. Le aveva detto che l’amava ed era partito.
Prima verso casa della sua Yuki.
Poi verso la sua vendetta.

E senza saperlo verso la propria fine.
 
Ed ecco che si era trovato ad Impel Down, poi su quel patibolo dove non temeva la morte, anzi quasi l’accoglieva come un’amica; almeno fino a quando aveva sentito l’urlo di Rufy.
Il suo fratellino era venuto a salvarlo.
Si era riscosso e si era dato dell’idiota, la sua famiglia era ancora lì, e Yuki non avrebbe voluto vederlo in quello stato. Si era fatto forza e aveva ripreso a lottare, voleva vivere, almeno per mantenere la promessa fatta a Rufy.

 Quando la voce del fratello lo aveva raggiunto, Ace si era sentito di nuovo vivo, aveva ricordato la loro promessa e dopo tanto tempo aveva combattuto per la propria vita.
Non gli era riuscito molto bene, in effetti, ma sapere di aver dato la propria vita per quella del fratello, lo faceva sentire in pace. Si sentiva quasi autorizzato a morire.
In fondo quando aveva visto quel pugno diretto verso Rufy, sapeva di non poter far altro che mettersi in mezzo.
Ora era in ginocchio, davanti a lui; davanti al suo forte e determinato fratellino, il fratello che nonostante i propri sforzi, stava per abbandonare.
Tentò con tutte le proprie forze di trattenere le lacrime, ma non ci riuscì.
La sua fine era arrivata.
Il suo fratellino era forte, questo lo sapeva, sarebbe diventato il Re dei pirati: ne era certo. Solo che avrebbe tanto desiderato poterlo vedere. Avrebbe voluto anche tante altre cose, da quando aveva conosciuto Yukiko, aveva preso la brutta abitudine di desiderare la vita.
Tutto ciò che poteva fare in quel momento, però era parlare.

-Padre! Tutti quanti voi! …e tu…Rufy… anche se non avevo futuro, vi siete sempre presi cura di me…-

La voce debole risuonava comunque abbastanza, perché i diretti interessati potessero sentire, un voce calda come il fuoco, salata come le lacrime e pastosa come il sangue. Una voce che andava spegnendosi, come la fiamma su uno stoppino ormai alla fine.

-Mi avete accettato, anche se sono il figlio del demonio... Tutti voi mi avete voluto bene! Grazie!*-

Un tonfo sordo, poi l’urlo straziato di Rufy.
Una disperazione che invase lo spazio: quasi palpabile.
Poi nient’altro.
Alla fine staremo insieme sulla collina del sole, e sapremo se il mare in fiamme brucia quanto il nostro amore.
 
 





 
FINE
 
 
 









 
Angolo di Picche
*Quest’ultimo discorso è ripreso dal manga.
 
Ecco lo so che avevo detto che non avrei fatto commenti in questo capitolo, ma credo di dovervi rubare un paio minuti.
Innanzitutto volevo chiedervi scusa: è un finale orribile e deprimente, lo so. Sono arrivata sull’orlo del suicidio mentre scrivevo. Però ci tenevo ad essere il più possibile fedele alla trama originale; il mio intento iniziale era quello di “colmare” il buco sui fatti che riguardavano proprio il tradimento di Teach, con una storia mia. Per questo motivo non ci sarebbe potuto essere finale diverso. Per tutti i fatti che non sono approfonditi o che comunque vengono appena accennati e in generale il contesto mancante, diciamo che ho dato per scontato che voi abbiate visto l’anime o letto il manga. Se voleste capire meglio il contesto potete leggere i brevi riassunti degli episodi interessati su https://it.wikipedia.org/wiki/Episodi_di_One_Piece_(quattordicesima_stagione) dall’episodio 477 al 482 (non ho trovato di meglio).
Finisco ringraziandovi per aver letto, seguito e preferito questa storia spero sia valsa la pena arrivare fino alla fine; un grazie speciale a quelle persone che hanno voluto recensirla, so di essere stata molto ripetitiva in questo saluto, perciò la finisco.
Spero davvero di cuore che la storia vi sia piaciuta, ancora grazie.
 
Ps. perdonatemi la frase eccessivamente sdolcinosa alla fine. 
Un bacio, la vostra Picche :)
  
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