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Autore: Amantea    04/12/2015    17 recensioni
"[...] ma egli ebbe quello che il suo cuore bramava, e tardò molto ad averlo, e forse non c'è felicità più grande". (Jorge Luis Borges, L'Aleph)
Il mio modo di celebrare l'amore eterno di Oscar e André, attraverso la voce di chi ne fu l'unico complice e testimone.
[...]L'uomo guarda la scacchiera d'ombre e luci che danza dinanzi ai suoi occhi, e la trova quasi bella.
Una brezza leggera risveglia le fronde, l'oceano non è lontano da lì. In certe giornate limpide e schiette si può quasi spingere lo sguardo fino all'orizzonte e credere di vederci il bianco spumeggiante delle onde. Vere però sono le vele che, lente, si stagliano in quel biancore, il punto in cui il mare svapora nel cielo.[...]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Madame Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La felicità più grande


"[...] ma egli ebbe quello che il suo cuore bramava, e tardò molto ad averlo, e forse non c'è felicità più grande".
(Jorge Luis Borges, L'Aleph)



LA  FELICITA'  PIU'  GRANDE



-1-


L'uomo si deterge la fronte con il dorso della mano, più volte.
Una goccia di sudore, minuscolo cristallo di sale, gli pungola un occhio, costringendolo a strizzare le palpebre per sfuggire a quel piccolo bruciore.
Sbuffa, dando un colpo secco alla vanga con cui da anni ammazza i ricordi e poi li seppellisce, zolla dopo zolla, tra cipolle e patate, e qualche ciuffo di gramigna.
L'attrezzo resta conficcato nel terreno, e l'uomo stiracchia i muscoli della schiena. E' soddisfatto, perché anche per quel giorno la fatica del corpo gli ha annebbiato la mente, e così non ha pensato, a nulla, che non sia il rumore della vanga che smuove la terra, o i mugolii con cui si dà l'aire per affondare il colpo, e scavare.
Si allontana dal campo, dissodato per una buona metà, per buttarsi ai piedi di un albero, in cerca di frescura. 
Sistema le spalle contro il tronco, flesso un ginocchio e allungato l'altro, scioglie con gesti lenti il fazzoletto che porta annodato sotto la gola e se lo passa sul collo e la nuca.
Inutile cercare di mentire a se stessi. Sono passati più di dieci anni, ma quel giorno suscita ancora emozioni dal gusto forte. Nostalgia, amarezza, dolore... e un senso vago e indefinito, quasi di risentimento. E' uno dei tanti 14 luglio della sua vita, e a Dio piacendo sta quasi volgendo al termine. 

L'uomo guarda la scacchiera d'ombre e luci che danza dinanzi ai suoi occhi, e la trova quasi bella.
Una brezza leggera risveglia le fronde, l'oceano non è lontano da lì. In certe giornate limpide e schiette si può quasi spingere lo sguardo fino all'orizzonte e credere di vederci il bianco spumeggiante delle onde. Vere però sono le vele che, lente, si stagliano in quel biancore, il punto in cui il mare svapora nel cielo.
Più volte ha immaginato di lasciare la terraferma e imbarcarsi. Ricominciare, reinventarsi... una rinascita. Ma poi, le stagioni cedono il passo l'una all'altra, sulla camicia indossa la giacca, e poi accende il fuoco nel camino, e in un lampo i ciliegi sono in fiore, e torna forte a soffiare il vento impetuoso dell'oceano, ed è di nuovo tardi, e non è mai stato il momento, e lui è ancora qui, con tutto il carico dei ricordi, come un vecchio che non sa separarsi dal proprio passato, per la paura di perdere anche un po' di se stesso.

Respira l'odore dei campi, mentre cammina a passo lento verso casa.
Il desiderio, uno solo, di tuffare la testa nel catino dell'acqua, e cambiarsi la camicia. Due, in verità... li enumera, guardando fisso davanti a sé... una rinfrescata al volto, una camicia pulita e un bicchiere di vino, sotto la pergola. Tre, addirittura tre desideri in un colpo solo! Sorride per l'ardire, e una risata viva e rumorosa gli esplode dalla gola.
Forse è per quello che non si accorge subito di una carrozza che sta procedendo lungo il suo stesso percorso, e quando il rumore degli zoccoli gli risuona nelle orecchie fa appena in tempo a spostarsi oltre il ciglio della strada, tuffando le scarpe nell'erba alta che lambisce il viottolo.
La carrozza si ferma poco più avanti, forse in cerca di informazioni. E' una carrozza elegante, ed è raro vederne da quelle parti. Lì c'è solo campagna, e un grumo di casupole di contadini e artigiani, raccolti intorno a una chiesetta.
- Buon uomo, sapreste indicarmi la giusta via per la chiesa di Saint-Étienne? -.
Ecco appunto. L'uomo si porta la mano al cappello di paglia, per calcarlo meglio, e annuisce con la testa.
- Non vi siete sbagliati. Proseguite, e ci finirete dentro -.
Un gesto con la mano, uno schiocco alle redini, e la carrozza riprende a sferragliare, ondulando per le buche del terreno, di fronte a lui.

Quando raggiunge il piccolo borgo non può fare a meno di notare la carrozza ferma davanti alla facciata della chiesetta, e una nuvola -sì, a questo pensa, ad una nuvola, una nuvola di zucchero - di stoffa leggera color indaco che si arriccia nervosa, per poi tornare ad accostarsi al corpo della fanciulla che a piccoli passi si sporge da un cancelletto per poi tornare verso il cocchiere, guardandosi intorno, un po' smarrita.
- Cercate qualcuno? -, chiede il contadino, avvicinandosi. Si rende conto che i suoi tre desideri stanno sfumando forse irrimediabilmente, ma non sarebbe stato da lui ignorare una madamigella in ambasce.
La ragazza si volta nella sua direzione, l'espressione stupita, e poi raddolcita.
L'uomo ha un tuffo al cuore, e per un istante esita. Forse la ragazza se ne accorge, perché senza alcun pudore un paio di tizzoni scuri la stanno fissando imbambolati e senza ritegno alcuno.
- Sapreste aiutarmi, signore? -.
L'uomo si dà dello sciocco, e distoglie lo sguardo, ritrovando un'antica cortesia.
- Provate a dirmi di cosa avete bisogno, e farò del mio meglio -.
Sono i suoi occhi che l'hanno travolto, il colore, quel colore inconfondibile, che lui non ha più rivisto da quel giorno, e che possono appartenere solo a... scuote la testa, forse il sole del campo gli ha cotto le cervella, e sta impazzendo, del tutto.
- Vorrei visitare il cimitero -, annuncia la giovane, la voce fattasi bassa, quasi che i morti potessero trarre disturbo dalla sua richiesta.
- Oh -, è l'unico commento che esce dalle labbra dell'altro. 

La ragazza ha i capelli raccolti sulla nuca, biondi come il grano d'estate, i lineamenti dolci, e dei fermagli di perle sulle tempie, a fermare ciocche dall'aria molto ribelle. Profuma di lavanda, e l'uomo non può non notarlo quando le passa accanto per aprirle il cancelletto con la chiave appesa ad un cordoncino legato sl collo.
- Voi siete il guardiano? -, chiede la ragazza, alludendo alla chiave, custodita sul petto.
- Mi occupo delle rose, quando serve, tutto qua -, risponde. - Cercate qualcuno in particolare? -, chiede a sua volta.
Non riesce ad evitare di guardarla, ed immaginare già la risposta che gli darà.











   
 
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