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Autore: Cladzky    06/12/2015    1 recensioni
Mike Schmidt conoscerà molto da vicino cosa significa essere un animatronic.
Genere: Malinconico, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Con la massima discrezione ripose la rivoltella dentro l’armadietto, anche se non fu molto facile vista l’emozione che gli vibrava da dentro il corpo.
Possedere quella rivoltella equivaleva ad essere onnipotente. Se avesse voluto avrebbe potuto voltarsi e piantare una pallottola in mezzo alle biglie di vetro che erano gli occhi di Foxy e per un attimo ne fu addirittura tentato.
Ma doveva pazientare ancora. Non sapeva cosa decidere, non sapeva che piega avrebbe preso la vicenda se gli avesse sparato su due piedi. Doveva attendere e pensarci su.
Si rialzò ancora febbrile dall’emozione, cercando di assumere un espressione tranquilla e serena, anche se probabilmente vista l’aria grottesca del suo costume, doveva avere stampato in volto un sorriso da deficiente.
Uscì dal backstage e si guardò intorno inquieto. Si sentiva un evaso in fuga, provava un forte senso d’inadeguatezza in mezzo a tutti quei pupazzi meccanici. Aveva l’angoscia che gli saltassero addosso da un momento all’altro ora che aveva trovato l’arma, immaginandosi i loro volti furibondi e la loro avanzata minacciosa.
Non riusciva più a vederli come prima. Loro non erano più suoi amici. Loro erano animatronics.
Gli stessi animatronics che gli avevano dato la caccia per tutte quelle notti, attentando più volte alla sua vita, con stratagemmi sempre più perfidi e spietati.
Gli stessi animatronics che sghignazzavano nella notte fra i corridoi, mentre silenziosamente si avvicinavano con intenzioni omicide.
Gli stessi animatronics che lo avevano reso un animatronic.
Come aveva fatto ad essere così stupido!? Loro non erano umani, erano solo macchine infernali, degne figlie del demonio, partorite dalla mente più malsana e sadica. Non avevano sentimenti se non l’odio e la violenza. Si divertivano col terrore altrui, ridevano della sua sofferenza e disperazione.
Ora anche solo a guardarli era oppresso da una pesante ansia. Non riusciva più a reggersi sulle sue orribili gambe in plastica. Le stesse gambe che loro gli avevano impiantato.
Lui era dentro un corpo che non gli apparteneva, che non voleva, che la sola idea di prenderne i panni lo sì disgustava. Ma loro lo avevano costretto a diventare un loro simile. Loro gli avevano strappato la sua umanità, un umanità che non sarebbe più tornata!
“Bastardi!” li malediva, mentre si sorreggeva alla parete, incapace di camminare da solo “Luridi bastardi!”
Lui non era più un uomo, loro lo avevano trasformato in una creatura simile a loro, una creatura spaventosa. Loro pretendevano che lui fosse contento della sua nuova posizione!
“Ti ci abituerai” diceva Freddy. E aveva ragione, constatò Mike. Si era abituato in un brevissimo lasso di tempo a camminare con quelle zampe, a parlare quasi senza muovere la mascella, a non sentire più il suo cuore battere.
Con in volto la paura bianca di chi si rende conto della fine, girò lentamente la testa rotonda, cigolando rumorosamente forse più del solito.
Freddy era ancora seduto sul palco. Emanava un aria malvagia, sembrava trasparire velenosità al solo contatto visivo.
Mike rimase spiazzato al vederlo. Per ore intere era restato insieme a lui, a parlare come se nulla fosse. Il suo peggior incubo gli era restato accanto per tutto questo tempo e lui non aveva battuto ciglio. Ma ora, con quel terrore che gli impregnava l’animo, quell’orso fantoccio aveva riacquistato la sua figura spettrale.
Mike barcollò indietro.
La paura folle che provava per quell’essere era tornata. Era sempre lui, era Freddy, l’abominio di plastica ed ingranaggi che ogni notte lo perseguitava, sghignazzava nelle stanze, gli faceva raggelare il sangue col suo sguardo terribile. Ed ora?
Ora Freddy lo considerava suo amico! E peggio ancora, lui aveva dato la sua approvazione a tutto questo. Gli sembrava di essere finalmente felice! Felice di essere un mostro, una macchina!
La disillusione era arrivata talmente forte ed improvvisa che l’unica cosa che Mike realizzò di fare era solo una. Correre. Correre lontano!
Non osava minimamente uscire dalle porte scorrevoli: un gesto tanto avventato gli sarebbe costato caro. L’unico luogo sicuro in quell’Inferno era l’ufficio.
Imboccò il corridoio e corse veloce in direzione delle porte blindate. Sarebbe rimasto lì solo il tempo necessario che sarebbe bastato a fargli prendere una decisione. Anche se oramai, in mezzo a tutti quegli orrori rimpiangeva di non averli sterminati subito senza pensarci.
Teneva gli occhi diritti di fronte a sé, ma questo, non gli impedì di finire contro Chica, con relativo schianto a terra d’entrambi.
Appena si rese conto della situazione Mike andò in panico. Si ritrovava così bruscamente di fronte una di quelle bestie sanguinarie, subito dopo averla sbattuta sul pavimento.
Si rialzò di scatto terrificato, rantolando frasi sconnesse ed alzando le mani in un gesto per chiedere perdono. Chica si lamentò intontita, per poi alzare lo sguardo, rimanendo perplessa e anche un po’ irritata.
-Scusami – borbottò frettolosamente Mike –Non… non ti avevo visto.
-No, non è nulla ma…
Niente, lui era già filato via e gli rimase solo l’eco dei suoi passi che svanivano.
Chica si rialzò faticosamente in piedi, ancora tremante per il tremendo colpo appena ricevuto. Sbatté le delicate ciglia un paio di volte sbigottita e si portò una mano alla guancia preoccupata.

-Oh, Mike...

Freddy, attirato dal frastuono, le fu subito di fianco, dopo essersi lanciato in una breve corsa, mettendole con premura una mano sulla spalla. Non fece in tempo a proferir parola ed verificare che stesse bene che il pulcino giallo lo rassicurò girandosi verso di lui, guardandolo nei suoi innocenti occhi azzurri, che in quel momento trasparivano un forte sentimento di protezione nei confronti della sua amica ed un certo risentimento verso Mike.

-George, lascia stare. E’ solo spaventato.

Dunque, con una gentilezza disarmante Chica staccò lentamente la mano dell’orso elettronico dalla sua spalla e con un cenno lo salutò lasciandolo solo nel silenzioso corridoio.
Lo stesso corridoio dove a lungo aveva avuto luogo la stremante lotta fra lui e Mike.
Tristemente guardò l’ufficio di nuovo con le porte chiuse, come lo erano durante il turno lavorativo di Mike.

Era stata davvero un’idea stupida.

-Perdonami Mike.
 ***
#ANGOLO DELL’AUTORE#
GRAZIE INFINITE A TUTTI COLORO CHE HANNO ATTESO QUESTO CAPITOLO! LA VOSTRA PAZIENZA NON SARÁ DIMENTICATA RAGAZZI.
DA QUESTO PUNTO IN POI LA TRAMA HA AVUTO UNA BELLA INVERSIONE AD “U” PER MIKE COME AVRETE NOTATO. E STATE ATTENTI CHE LE SORPRESE NON SONO FINITE CERTO QUI.
AVRETE UNA GROSSA SORPRESA NEL PROSSIMO!

 
[/| Grazie|\]
 
 
   
 
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