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Autore: Ghrian    09/12/2015    1 recensioni
Selina è una fata proveniente da Avalon che lavora come investigatrice privata tra gli umani.
Mentre è in ufficio, le arriva una lettera da uno dei più grandi maghi esistenti, che le chiede di raggiungerlo per risolvere un caso molto particolare.
Tra ritrovamenti di vecchi amici e nemici, Selina ha per le mani un caso che potrebbe costarle molto di più della vita.
Genere: Commedia, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Mi infilai nelle mio letto totalmente disfatto e una volta riuscita a trovare le lenzuola e il piumone, finiti sotto il letto grazie alla capacità di James di muoversi come un cucciolo impazzito, finalmente mi addormentai. Ero davvero molto stanca, quella compagnia mi sfiancava soprattutto Severus che stasera sembrava più un padre geloso che un amico protettivo. Mi lasciava sempre più confusa, non perchè non sapessi da che cosa derivavano i suoi comportamenti scostanti, anzi, semplicemente non ero più sicura di quello che provavo.

Per Remus provavo un affetto fraterno mentre per lui non provavo amore nè affetto, era qualcosa di totalmente sconosciuto e unico, come il sole che sorge.

La luce che il sole creava quando nasceva era uno degli spettacoli più belli in assoluto, anche se l'alba è particolarmente fastidiosa. La luce solare è molto più intensa e per chi si è dimenticato di chiudere le tende, può mettersi l'animo in pace: sarà sicuramente svegliato da un bagliore accecante.

Ed infatti fu così che avvenne, mi destai dal mio sonno profondo grazie ad un raggio di sole e scagliai lontano le coperte con un calcio.

Con il fuoco che aveva scaldato la camera non avevo più così freddo e il piumone non faceva che soffocarmi.

Dopo pochi minuti ero pronta: capelli sciolti, maglia a maniche corte nera, una giacchetta verde bottiglia sopra e il mio immancabile giubbotto di pelle, jeans neri e stivaletti neri.

Misi anche la mia cintura con tutti i pugnali da lancio, assicurai la spada alla schiena, i pugnali nei loro foderi e l'arco con la faretra piena di frecce.

Troppo? Forse, ma andavo pur sempre in un territorio nemico.

Avevo sì dalla mia parte la sicurezza che non mi avrebbero fatto alcun male, così come alle persone che portavo all'interno della città, ma non si è mai troppo sicuri di niente.

Solo gli stupidi sarebbero entrati saltellando dal cancello di Avalon guardando il paesaggio: era una terra ormai maligna e tutto poteva succedere.

Uscii dalla mia stanza e mi diressi in Sala Grande per un abbondante colazione e poi verso l'ufficio di Silente dove tutti mi stavano aspettando. E io che pensavo di essere in anticipo.

-Sei arrivata.-

-Che grande spirito di osservazione, James.- risposi scontrosa. Appena alzata non sono il massimo della simpatia, come penso nessuno a questo mondo.

-Sel, i cancelli si apriranno alle nove, ho mandato un fuoco fatuo a riferirlo anche all'allegra compagnia.- intervenne Scàth, vestito di tutto punto con gli occhi molto più luminosi del solito.

Anche lui non scherzava con l'armamentario: due pugnali, la spada e l'arco.

Gli altri dovettero accorgersene perchè Sirius guardandoci dall'alto in basso esclamò -Stiamo andando in guerra e nessuno mi ha detto nulla?-

-Non si sa mai. Sarebbe meglio che anche voi aveste una qualche protezione. Una volta arrivati non si torna più indietro.- dissi volutamente lugubre. Volevo fargli capire che non era uno scherzo e che anche se eravamo "protetti" era pericoloso in ogni caso.

Mai fidarsi di Tatiana. Mai.

Almeno che non si voglia morire di una morte orrenda.

-Dovrei avere paura?- chiese Severus con una smorfia sarcastica sul viso.

Lo guardai negli occhi e lasciai che ci leggesse il gelo più totale, quel gelo che aveva terrorizzato molti dei miei avversari, ora come ora non avevamo il tempo per i sentimenti -Si, dovresti.-

Loro sono pericolosi, ma anchio lo sono.

E saremmo entrati nella tana del lupo con una squadra anch'essa pericolosa, Oberon poteva anche sembrare carino e coccoloso ma in realtà era uno dei Fae più potenti ancora in vita, Sol e Gaelach erano delle combattenti formidabili così come Jens e Scàth mentre io come comandante dell'esercito ero potente quanto il Re.

Non avevamo il coltello dalla parte del manico ma avevamo buone possibilità di uscirne vivi in caso di attacco. Più che buone, ottime: Avalon non rispondeva del tutto ai comandi del nuovo comandante così come alla nuova Regina, questo perchè anche il mondo fatato sapeva che avevano usurpato il potere. Noi eravamo ancora in vita e solo a noi Avalon rispondeva.

Forse per quella terra c'era ancora speranza.

Uscì dall'ufficio e mi diressi subito verso l'uscita del castello con Scàth al mio fianco -Come ai vecchi tempi.- ruppe il silenzio che si era creato nella compagnia, probabilmente ancora terrorizzata.

Io lo guardai e annuii -Come ai vecchi tempi.-




Nel cortile ci aspettavano gli altri membri dell'allegra compagnia, pronti per una rimpatriata e per un po di sangue, se conoscevo bene Sol. Erano tutti vestiti per l'occasione: Sol, Jens e Gaelach indossavano le loro vecchie divise, mentre Oberon una veste verde smeraldo che faceva risaltare enormemente i suoi capelli argentati.

Li raggiungemmo velocemente, Scàth non stava più nella pelle tanto che quasi sollevò Sirius da terra quando si fermò per fare lo sgambetto a Severus. Non vedeva l'ora di tornare a casa, se poteva essere ancora chiamata così, anche se lo nascondeva sotto la sua aria sanguinaria.

Io alzai gli occhi al cielo, contrariata da tutta quella stupidità che ci circondava.

Sol e Gaelach sembravano deliziate alla vista dei quattro maghetti, il che non era un bene.

Erano dei soldati abbastanza perfidi e quando vedevano arrivare una preda nuova non si lasciavano certo sfuggire la possibilità per qualche scherzo. Io mi aggregavo spesso, tante volte invece creavo disastri solo con la mia presenza.

-Bene, immagino debba fare le presentazioni. Loro sono Sirius, James,Severus e Remus.- presentai alle mie fatine -Mentre loro sono Sol, Gaelach e il nostro Re Oberon.- conclusi, mentre Oberon si inchinava facendo svolazzare i capelli argentati.

Incrociai per un attimo gli occhi di Sol e iniziai a preoccuparmi, luccicavano maligni.

-Così voi siete i maghetti del nostro comandante. Non ci aveva detto che eravate tutti così carini.-

-Sol..- la ammonì severa.

-Fammi divertire un pò!- rise divertita.

-Risparmiati per dopo.- risposi gelida - Ora dobbiamo andare.-

-Il comandante ha ragione, non vorrai arrivare in ritardo.- disse Jens, rivolgendosi al diavolo con i capelli neri.

-Tu non parlarmi. E' già tanto che non ti abbia staccato la testa.- sibilò, scuotendo i pugnali che indossava che tintinnarono.

-E' già tanto che io non l'abbia staccata a te.- replicò Gaelach inserendosi nella conversazione con un tono molto annoiato. Lei era così, molto lunatica e molto riservata.

-Gaelach!- urlò sconvolta dall'uscita della nostra amica. In effetti aveva scioccato anche me, sebbene mi guardai molto dal farlo notare. Non era una persona molto accomodante e bisognava trattarla con i guanti o ti avrebbe distrutto con parole taglienti come lame.

-Che vuoi?- rispose lei sempre più annoiata mentre Oberon ridacchiava divertito. Chissà quante volte avrà assistito a questa scena, conoscendolo si sarà seduto sull'erba a guardarle con un bocciolo in mano. Una sorta di teatro.

-Io sono stata gentilissima.- si indignò Sol, sorvolando sul verso ironico di Jens che ora mi stava abbracciando posando la sua testa sulla mia spalla. Sbirciai con la coda dell'occhio Severus e vidi che aveva stretto i pugni, arrabbiato. Feci un mezzo sorriso e decisi di mettere fine a questo discorso incredibilmente inutile quanto stupido.

-Basta ora. Abbiamo un pò di interrogatori da fare e dobbiamo incontrare la Regina.-

-Bene Sel, ma ti prego zittiscila. Dopo un pò è insopportabile.- ribattè Gaelach seguita da un

-Concordo appieno.- di Jens e da un -Sì, decisamente.- di Oberon.

-Ingrati.- sibilò, poi si chiuse in un silenzio tombale anche se la faccia scura che segnalava quanto si fosse offesa le restò fino alla fine.

Oberon si posizionò in parte a me, mentre ai lati si misero Scàth e Jens. Sol e Gaelach chiudevano la fila, proteggendo i quattro umani.

Era ora di entrare all'inferno.



Dopo pochi minuti che eravamo nella Foresta Proibita due soldati del nuovo esercito reale si affiancarono a noi, marciando all'unisono con le loro divise nere.

-Seguiteci.- dissero dileguandosi subito nell'oscurità.

-Forza, andiamo.- esortai, cercando di evitare che James se la facesse nei pantaloni.

Una volta totalmente all'oscuro di ciò che accadesse intorno a noi, una luce bianca accecante ci investì mostrando un cancello dorato ben lavorato che si apriva, desideroso di farci entrare.

Io e Oberon ci scambiammo uno sguardo d'intesa e mi prese la mano, intrecciando le sue dita con le mie. Nulla di romantico, semplicemente dovevamo far vedere che eravamo ancora uniti nonostante tutto quello che ci fosse accaduto. Una piccola stategia politica che poteva rivelarsi a nostro favore.

Entrammo insieme e una volta che anche gli altri si trovarono all'interno del territorio di Avalon, il cancello si chiuse con un rumore metallico.

Era cambiato tutto.

Il posto che avevamo davanti non aveva nulla della bellezza che ricordavamo tutti: il cielo una volta limpido e azzurro ora era di un grigio spento che rendeva l'aria asfissiante, l'erba verde e rigogliosa era totalemente marcita così come gli alberi e il terreno che si estendeva a vista d'occhio. Tutto marcio come la Regina che lo comandava.

La città prima ricca di marmi bianchi e rampicanti con mille fiori ora era incredibilmente cupa senza più nulla di colorato, per le strade prima piene di gente indaffarata e felice ora era piena si, ma di cadaveri.

Era raccapricciante. Non riuscivo neanche a esprimermi per quanto ero orripilata.

Delle lacrime amare rischiarono di uscire ma le ricacciai indietro, non era il momento giusto per apparire deboli.

La mano di Oberon stava stritolando la mia, segno che anche lui stava rischiando di cedere vedendo il decadimento della nostra amata cittadina.

Il popolo fatato ci riconosceva per la strada lastricata di cadaveri in putrefazione, pezzi di corpi smembrati e buttati sul ciglio della strada come fossero spazzatura.

Altri cadaveri contornavano le case dei Fae ma erano tutti vestiti e morti da poco, probabilmente di fame visto che la città stessa sembrava non voler più contribuire al benessere del suo popolo.

Ci stringemmo tra noi, cercando un po di conforto in mezzo a tutta quella morte.

Le persone ci indicavano, quasi felici di rivederci, probabilmente sperando in un ritorno della vita che avevano vissuto e che gli era stata strappata via brutalmente. Era triste pensare che ricordavano le epoche prospere ma dovevano convivere con la realtà, tutt'altro che felice.

Mentre camminavamo in direzione del castello, l'erba riprendeva un po di vita così come la città che ora sembrava leggermente più viva. Avalon sapeva che eravamo tornati, anche se non per sempre.

La nostra città non è astratta, è una creatura che vive e che respira. E' la terra.

E' lei che ci permette di vivere sul suo terreno, ci da cibo e acqua, ci offre protezione e ci punisce quando non seguiamo quelle poche regole che impone. Come ora.

-Hai visto?- chiesi sottovoce al mio Re.

-Si, ci sta dando il benvenuto.-

Ed era proprio così, Avalon ci stava dando il bentornato a casa.

Il castello era sempre lui: bianco e argentato, con molte torri tutte intagliate e tanti archi che aprivano le stanze interne al giardino. Solo una cosa stonava, le teste infilate sulle picche intorno ad esso. Rabbrividii quando vidi che appartenevano tutti a mezzosangue.

Arrivammo davanti al portone che si aprì per farci passare e le stesse guardie che ci avevano portato fin lì ci indicarono la sala del trono. Come se non sapessimo dov'è.

Era una delle sale più belle del castello e ora era piena di sangue schizzato sulle pareti, due mezzosangue giacevano completamente nudi in catene sui lati delle pareti, totalmente consumati dall'assenza di nutrienti. Le catene avevano scavato la pelle dei polsi e in certi tratti si vedeva il bianco dell'osso, i capelli erano sporchi e radi strappati via probabilmente dalla stessa Tatiana, occhi scavati, orecchie e dita mancanti. Neanche un gemito lascio le loro labbra, per forza, erano state esportate così come sicuramente anche la lingua. Solo gli occhi lanciavano dei messaggi di aiuto e speranza. Putroppo però non potevamo fare nulla per loro.

Uno spettacolo alquanto impressionante.

Ci accolse Mork con un sorrisino di scherno che mi appuntai mentalmente di rimuoverlo a suon di ceffoni e una donna girata di spalle.

Sul capo portava una corona dorata a spuntoni e sotto di essa una cascata di boccoli neri e setosi arrivava a metà schiena tingendosi verso la fine di un rosso scarlatto.

Portava un lungo vestito nero, con un piccolo strascico che copriva quasi interamente lo scalino che portava al trono, lavorato in argento e costellato con tante ametiste. Era stato creato per Oberon.

Tatiana si girò lentamente, una mossa ben studiata così come il teatrino che ci ha regalato e subito i suoi occhi rossi glaciali si puntarono nei miei. Vedendo che non davo segno di cedimento si spostò su Oberon che mi strinse ancora la mano e sostenne regale il suo sguardo.

Le sue labbra carnose si schiusero in un sorriso terribilmente simile al figlio e disse -Benvenuti nella mia umile dimora. Non credo che le presentazioni siano necessarie, i mortali non mi interessano.-

-Non avevo dubbi, Tatiana.- risposi sarcastica.

Lei rise divertita, come se avessi fatto una battuta incredibilmente divertente e con un sorrisino finto fece -Posso constatare che non sei cambiata per niente. E' un bene, mi sei sempre piaciuta, ecco perchè ho deciso di accontentarti per questa pagliacciata.-

-Mi hai accontentato perchè altrimenti ti avrei volentieri dichiarato colpevole. E tu sai cosa succede a chi ha commesso questi tipi di omicidi.-

-Non osare minacciarmi in casa mia!- urlò lei, impallidita però dal mio visibile ghigno malvagio.

Sì, sono abbastanza paurosa.

-E tu non osare riferirti a questo posto come casa tua.- intervenne Oberon con voce fredda.

-Il nostro Re. Che piacere rivederti. Per voi non posso dire la stessa cosa, insulsi soldatini.- rispose Mork, guardando Jens e Scàth con disgusto evidente.

-Attento, anche tu sei nei guai.- ringhiò Jens.

-Ma davvero? Non penso proprio.- sogghignò Mork incrociando le braccia fasciate dalla divisa nera.

-Davvero. Ripeto posso sempre dichiararvi colpevoli e non penso sia piacevole farsi un bel giretto al Campo Unanime, non credi?- replicai io, allargando il sorriso.

-Non oseresti...- disse la nostra Regina impallidendo ancora di più.

-Sono ancora io il Comandante in carica, anche se il signorino qui presente ha cercato di uccidermi. Posso fare quello che ritengo più opportuno, Vostra Maestà.- sottolineai ironicamente le ultime due parole.

-Per ora.- disse Mork, con un lampo di paura negli occhi che scomparve subito però. Strano, io avevo paura di lui e ora mi accorgevo che nache lui non scherzava.

-E ancora per molto tempo.- intervenne Scàth, facendo svolazzare i suoi capelli castani.

-La scelta dopotutto è mia. Sono il Re e tu non sei autorizzata a sederti li.- sibilò Oberon, socchiudendo gli occhi viola.

-Oh, lo sono eccome. Hai perso ed è tempo di una nuova era. Tu tieniti i tuoi sporchi mezzosangue, ora l'unica cosa che mi interessa è scagionarmi. La cattiva pubblicità non giova al mio regno.-

-Tu sei una cattiva pubblicità.- risposi acida, sciogliendo l'intreccio di dita tra la mia mano e quella di Oberon.

-Forse, ma ho molti alleati. Ti piacciono i miei giocattoli?- domandò indicando i due poveri mezzosangue incatenati.

-Non particolarmente.-

-Peccato, avrei potuto farti giocare con me.- ribattè con un ghigno sadico che deformò il suo viso.

-Oh, giocheremo non ti preoccupare di questo. Solo che mi divertirò un po anchio.- dissi con gli occhi ormai gialli.

Lei spalancò gli occhi scarlatti -Attenta. La mia pazienza non è infinita.-

-Neanche la mia. Bene, possiamo cominciare allora. Vi prego di venire non appena chiamati, almeno eviterò di trascinarvi per i capelli per mio sommo dispiacere.- affermai sempre più contenta della situazione.

Spostandoci in una sala minore, mettemmo un tavolo in mezzo alla stanza,una sedia da un lato e due dall'altro, per me e per Severus.

Eravamo gli unici a poter condurre un interrogatorio quantomeno professionale e serviva tutta la freddezza e acidità dell'uomo ora seduto accanto a me.

-Fate venire prima Kyal.- gridai verso la porta.

-Chi è Kyal?- mi chiese Severus.

-Tra poco lo scoprirai.-








NOTA: Saaaaalve!
Come state? Finalmente sono riuscita ad aggiornare ma soprattutto finalmente i nostri amici riescono ad arrivare ad Avalon!
Cosa ne pensate di questo capitoletto? 

Alla prossimaa


   
 
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