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Autore: marwari_    09/12/2015    1 recensioni
Cap.1: «Verrai con me, a casa. Avremo una vita intera per farla pagare a chiunque tu voglia, mia regina.»
#2 storia della serie "𝓖olden𝓗eart ғairyτale"
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '𝓖olden𝓗eart ғairyτale '
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I giorni trascorrevano veloci e frenetici. Erano stati entrambi risucchiati in cerimonie e tradizioni che nessuno dei due poteva controllare senza compromettere la riuscita del loro piano.

Si trovarono di malavoglia in due stanze separate, alle estremità opposte del castello, i loro incontri erano strettamente sorvegliati e benchè Cora morisse dalla voglia di raccontare a Rumpel di tutte le assurdità a cui doveva attenersi, doveva mostrarsi fredda e distaccata ogni volta che, dopo tanto tempo, lo vedeva di nuovo.

L’indifferenza che dovevano mostrare era il compito più difficile per entrambi, così vogliosi di stare assieme, di allenarsi e di ridere di quegli sciocchi che, troppo presi dal matrimonio, non si erano accorti che i loro preziosi reali erano stati sostituiti da giorni.

Forse avevano fatto un piacere al principe Henry: triste come suo padre ben poco lo conoscesse e attribuisse tutti gli errori di Rumpel, durante prove per le cerimonie ufficiali, alla totale mancanza di intelligenza del proprio figlio.

Le cose positive in quell’ambiente soffocante ed opprimente erano veramente poche, eppure ognuna di esse volgevano dalla loro parte: la notte, per esempio, era una di quelle. Dopo che il re e i suoi più fedeli cortigiani si ritiravano nelle stanze private, nel castello calava un silenzio lugubre e quasi irreale, dove ogni corridoio ampliava anche il più piccolo dei rumori; era ancora più divertente poter usufruire della magia, scomparire dalle proprie stanze per riapparire al fianco di Cora e, nel silenzio e nel buio, raccontare e ridere della propria giornata. Erano felici, erano profondamente felici entrambi, con il sapore dolce della vittoria costantemente sulle loro labbra.

«Sono venuto ad augurarvi la buonanotte, mia regina.» la voce di Rumpelstilskin fece piegare in un sorriso sincero le sue labbra. Cora non si voltò, limitandosi ad osservare il suo viso dorato brillare alla luce debole delle candele che danzavano pacatamente al suo fianco; il suo riflesso era quasi assente, nello specchio davanti a lei, confuso con il buio che avvolgeva l’intera stanza

«Non ancora..» mormorò lei divertita, continuando a spazzolare i suoi lunghi capelli castani, sciolti su una spalla

«Sei sempre stata una regina, ai miei occhi.» le rispose lui, togliendo la spazzola dalle sue dita e prendendo a lisciare le morbide ciocche con le setole d’avorio «Domani ci sposeremo.. e basta.» Rumpel arricciò subito le labbra: desiderava sposare Cora più di ogni altra cosa al mondo.. ma con quella frase sembrava aver annullato tutto il suo entusiasmo. La donna si voltò di scatto verso di lui, le labbra dischiuse ed un’espressione fintamente offesa

«”E basta”?» lo fissò, sforzandosi di non sorridere «Pensavo che mi amassi!» lui irrigidì la schiena, piegando le labbra in una smorfia

«Possiamo avere tutti i regni che desideri, non ci serve l’aiuto di Xavier per questo.» mormorò risentito. Cora sorrise

«Questo lo so.. ma è divertente diventare re e regina per mano loro.» Rumpel eguagliò subito la sua espressione: aveva assolutamente ragione.

═♡══════

I preparativi cominciarono all’alba.      
Fin dai primi raggi di sole entrambi sentirono i corridoi popolarsi, parole concitate levarsi dai giardini, dalle sale, persino da oltre le mura del castello, unendosi in un unico, fastidioso, coro di gaudio per un morto e una prigioniera.

Rumpelstilskin si rigirava seccato tra le morbidissime coperte di seta, attendendo il momento giusto per prepararsi, mentre Cora, incredibilmente calma, sorrideva tra un sogno e l’altro.

La cerimonia non si sarebbe svolta prima di mezzogiorno, eppure le loro funzioni solenni non erano che all’inizio: dalla vestizione del finto Henry, coronato di medaglie e nappe che sicuramente non si era guadagnato, all’interminabile preparazione di Cora, in un ampio abito bianco ricoperto di pietre preziose che avrebbe voluto donare al popolo per assicurare ad ognuno di loro una vita ricca e senza preoccupazioni.

Al matrimonio sarebbero stati presenti molti nobili, tra i quali l’austero Leopold, l’eroe che, secondo i loro piani, avrebbe dovuto salvare la principessina Eva dalle grinfie di due loschi individui. C’erano le fate e per la prima volta anche ai sudditi fu permesso l’accesso al palazzo, per volere del principe Henry.

Quando le campane del villaggio suonarono il mezzogiorno, la cerimonia a palazzo cominciò. Era una cerimonia che univa i due regni, i possedimenti di Xavier e le terre del Nord, appartenenti di diritto alla principessina una volta sposata.

Entrambi sorridevano mentre rispondevano compostamente alle domande del rito, accoglievano le corone sulle proprie teste dopo essere stati dichiarati ufficialmente sovrani regnanti dei due territori e, soprattutto, venivano dichiarati marito e moglie, promessi l’una all’altro per l’eternità.

Si strinsero la mano, rivolgendosi uno sguardo che, molto poco probabilmente i veri Henry ed Eva si sarebbero rivolti.       
Quando la folla si quietò e gli applausi scemarono, i due si alzarono in piedi, volgendosi verso tutta la popolazione ai loro piedi, i fazzoletti in mano e i sorrisi festanti che ancora piegavano le loro labbra.

Fu il vescovo a far dividere la gente, lasciando che un lungo corridoio si formasse di fronte a loro, in modo da farli giungere fino alla terrazza, affacciata sul resto del villaggio, che attendeva trepidante l’inizio del nuovo regno e la speranza di una vita migliore. Ma loro non avanzarono di un passo

«Accogliamo il re e la regina..» l’eco delle parole dell’uomo risuonò a lungo nell’enorme sala di pietra.

Rumpel e Cora avevano sciolto l’incantesimo che celava il loro vero aspetto.

«Voi.» fu la voce di Xavier a risuonare nell’ambiente, mentre tutti, comprendendo ciò che di lì a poco sarebbe accaduto, si dileguavano uscendo in fretta dalla sala dell’incoronazione. Le guardie arrivarono prontamente, chiamate da un rapido cenno della mano del vecchio re «Come avete osato?» urlò adirato l’uomo, la voce spezzata e il viso livido

«Abbiamo osato..» rispose tranquillamente Rumpelstilskin, dipingendo l’espressione della vittoria sul suo viso mentre scendeva lentamente i gradini dinnanzi a lui. Agitò la mano e, in un battito di ciglia, si ritrovarono tutti e tre in mezzo alla folla di cittadini, reali e creature magiche, tutti intrappolati in un incantesimo che impediva loro di muoversi, ma che li costringeva a vedere e ad ascoltare. Erano tutti immobili, tranne Xavier.

«Perché lo state facendo?» i suoi occhi spenti si posarono fulminei su Cora «Per vendetta?»

«Che sovrano intelligente.» le parole taglienti di Rumpel lo costrinse nuovamente a voltarsi verso di lui

«Che ne avete fatto di mio figlio?» la domanda dell’uomo era quasi un sussurro

«Morto.» li rispose Rumpel nello stesso tono

«E la principessa Eva?» proseguì lui. Rumpelstilskin agitò la mano con noncuranza

«Irrilevante.» compì un passo verso di lui «Ora..» gli sorrise divertito, prendendo a girargli attorno «Ciò che è rilevante è quanto voi siate assetato di ricchezza anche a discapito dei vostri sudditi. Quanto voi siate stupido da non accorgervi di aver accolto nella vostra casa i vostri nemici, dando loro da mangiare e i migliori trattamenti possibili quando il vostro popolo arranca nel fango ogni giorno.» si chinò, avvicinando le labbra al suo orecchio «Il vostro popolo vi odia, Xavier.» raddrizzò la schiena e, allontanandosi, tornò al fianco di Cora

«Volete provare a vedere che succede se i vostri sudditi vengono sciolti dall’incantesimo mentre le vostre guardie no?» il re non rispose, limitandosi a sostenere il loro sguardo, ma con fervore sempre meno forte. Lo avevano raggirato, avevano ottenuto le sue ricchezze con l’inganno ed ora erano loro sotto ogni diritto.. lo avrebbero ucciso? Probabilmente.

Fu il turno di Cora ad avvicinarsi a lui, mentre tutti gli altri, sciolti dall’incantesimo, rimanevano immobili come se fossero stati sotto il suo effetto. La donna allungò la mano, affondandola senza troppe difficoltà nel petto dell’uomo che le stava davanti, percepì il suo cuore pulsare nel suo palmo, lo strinse e lo tirò a sé, osservando a lungo quella tenue luce che brillava nella sua mano. Avrebbe potuto schiacciarlo senza alcun problema, avrebbe potuto fare del re il suo servo più fedele, avrebbe potuto costringerlo a fare di tutto.. lei lo sapeva e, probabilmente, anche tutti quelli che stavano osservando lo sapevano. Sospirò impercettibilmente, prese l’ampolla e la aprì, versando il contenuto sul cuore dell’uomo, poi, senza dire nulla, lo rimise al suo posto. Rumpelstilskin la avvicinò con passo baldanzoso e un sorriso soddisfatto che gli piegava le labbra, mentre un mormorio confuso si levava dalla folla attorno a loro.

Dalle labbra di Xavier proruppe una grassa risata.. che subito si trasformò in un gridolino più debole fino a spegnersi del tutto: il re era poco più alto di un pollice.

Cora era soddisfatta di non averlo ucciso, godeva assieme a Rumpel della decisione del popolo di tenerlo in una teca all’interno del palazzo, arricchendosi grazie alle sue minuscole dimensioni che attiravano visitatori dai luoghi più remoti del regno. Era stato un pessimo re, un piccolo uomo e un grande richiamo per chiunque avesse sentito parlare della vendetta di Rumpelstilskin e Cora.

Avevano rimesso in moto un regno, umiliato Xavier per il resto dei suoi miseri giorni ed erano conosciuti, temuti e reclamati in ogni regno che necessitava di accordi o di aiuto.
E quando un giorno, il re Leopold con la sua armata, si presentò al loro castello per sfidarli ed ottenere la libertà della principessa Eva, i loro progetti presero piede.

═♡══════

Passarono molti anni, durante i quali i loro poteri crebbero e le loro abilità si svilupparono, loro erano sempre più legati e c’erano ben poche cose che non potevano fare.. una di quelle era l’antica maledizione oscura, che necessitava il sacrificio della persona più amata, il che la rendeva inaccessibile a loro.

Da anni avevano riposto le loro speranze in una giovane e promettente strega malvagia, Regina, di umili origini e grandi aspirazioni, negli anni divenuta acerrima nemica della loro preziosa Snow White, figlia di Eva e di Leopold. La piccola Snow era stata sorvegliata e guidata da Rumpelstilskin affinché divenisse il motivo dell’odio della strega cosicché un giorno, quando fosse stata pronta, avrebbe scagliato la maledizione più potente di tutte, con l’unico scopo di ferire la principessa dalla pelle candida come la neve e dalle labbra color del sangue.

Rumpelstilskin aveva visto il nuovo mondo che li avrebbe accolti e, nonostante avesse sperimentato nel modo più doloroso come quelle visioni mostrassero solamente piccole parti di un disegno molto più grande, nutrivano entrambi ancora tante aspettative per un mondo senza magia che, probabilmente, avrebbe restituito loro ciò che da anni stavano cercando.. ma non era privo di rischi: avrebbero dovuto attendere 28 lunghi anni, anni di oblio per chi non possedeva l’antica magia oscura dentro di sé, anni di attesa e malinconia, anni privi di ogni significato e grigi come quel mondo che li avrebbe ospitati.

«E’ oggi.» mormorò con voce spezzata Cora, il cuore diviso tra la paura per l’ignoto che l’avrebbe attesa e la consapevolezza di rimanere per così tanto tempo lontana da lui. Osservava la nuvola viola di magia che avanzava rapidamente dal regno del Nord, inghiottendo foreste, colline, laghi e villaggi nella sua incessante avanzata.

Rumpelstilskin avrebbe ricordato, avrebbe dovuto vivere con i propri ricordi senza poter fare nulla se non al momento giusto; Cora invece avrebbe vissuto la sua vita desolata come tutti gli altri, poiché la maledizione doveva consentire solamente ad una, Regina, la felicità che agognava, relegando a tutti gli altri l’eterno sconforto fino a quando l’incantesimo non sarebbe stato spezzato. Era quella di Rumpel la prova più difficile da affrontare.

Avevano atteso quella notte a lungo, eppure ora che le lancette di ogni regno della Foresta Incantata segnavano le sette e un quarto di sera, i loro cuori erano gonfi di inquietudine: e se tutti quegli anni, alla fine, non sarebbero serviti? E se non avessero trovato ciò che cercavano?

«Funzionerà?» gli occhi di Cora erano fissi sulla finestra, nemmeno l’abbraccio saldo di Rumpelstilskin sembrava donarle il sollievo di cui aveva bisogno

«Funzionerà.» lui cercò di rassicurarla, nonostante fosse il primo a temere le sorti di quel disperato tentativo. Sospirò, portandosi davanti a lei e la baciò delicatamente «Verrò a trovarti ogni mattina, anche se tu non mi riconoscerai il mio volto. Quando tutto sarà finito, saranno passati solamente pochi istanti per te, nulla sarà cambiato: sarà.. come se qualcuno avesse schioccato le dita per farti risvegliare da un sogno.» le posò la mano sulla guancia, mordendosi il labbro perché gli occhi di lei non vedessero le sue lacrime come ultima immagine di quel mondo. Sospirò, stringendola forte, mentre la nuvola viola, minacciosa eppure leggera, li investiva, frantumando i grandi vetri colorati delle finestre del palazzo. «Non temere, Cora.. un giorno.. un giorno ti ricorderai di me.»

   
 
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