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Autore: TheDoctor1002    10/12/2015    3 recensioni
Artemis conosce il mare. Lo ha solcato in lungo e in largo quando era in marina, vi ha disseminato terrore una volta cacciata e ancora oggi, dietro l'ombra del suo capitano, continua a conoscerlo.
Il suo nome è andato perduto molti anni fa: ora è solo la Senza-Faccia. Senza identità e senza peccati, per gli altri pirati è incomprensibile come sia diventata il secondo in comando degli Heart Pirates o cosa la spinga a viaggiare con loro. Solo Law conosce le sue ragioni, lui e quella ciurma che affettuosamente la chiama Mama Rose.
Ma nemmeno la luce del presente più sereno può cancellare le ombre di ciò che è stato.
Il Tempo torna sempre, inesorabile, a presentare il conto.
"Raccoglierete tutto il sangue che avete seminato."
//
Nota: trasponendola avevo dimenticato un capitolo, quindi ho riportato la storia al capitolo 10 per integrarlo. Scusate per il disguido çuç
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Pirati Heart
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 7: Voti (parte 2)

"Saremmo dovuti salpare a metà giugno, tuttavia la malattia di Law peggiorava più velocemente del previsto e scoprimmo un dettaglio non esattamente irrilevante sul suo conto. Fummo costretti ad andarcene a fine maggio, portando con noi un bambino tutt'altro che collaborativo. Corazòn non aveva torto: Law provava del risentimento nei suoi confronti, ma riuscii a farlo ragionare, il rapporto tra i due si appianò e diventarono inseparabili. Eravamo una bella famiglia, ma sapevo che non era destinata a durare. Nessuno dei dottori prese mai in esame il nostro caso: erano terrorizzati dal Piombo Ambrato. Io mi prendevo cura di lui come potevo, ma i medicinali non l'avrebbero tenuto in vita ancora molto e peggiorava ogni giorno di più. Circa cinque mesi dopo la nostra partenza, scoprii di essere incinta. Ovviamente, il bambino non era del mio promesso sposo. Law lo capì da sè, era un ficcanaso fin da piccolo, ma gli feci promettere di mantenere il segreto finchè non ci fossimo stabiliti. Tra l'altro, ci era appena giunta notizia di un Frutto del Diavolo che avrebbe potuto salvarlo. La Marina aveva aperto le trattative con un certo Barrels per il frutto Ope Ope e anche Doflamingo aveva iniziato a interessarsi. Ci ritrovammo a Minion Island, noi tre contro il governo e due ciurme. Nel periodo che intercorse tra il nostro arrivo e quello delle parti interessate, le mie visioni erano sempre più frequenti e nitide e Law era allo stremo. Sentivo tutto scivolarmi dalle dita, avevo una paura atroce." 
Kidd notò che la voce di Artemis si era fatta più ruvida e le dita di lei si erano strette sul parapetto della nave come ad ancorarsi.
"Quando decidemmo di muoverci," riprese lei "io restai a valle con Law, mentre Corazòn andò da solo a prendere il frutto. Non mi andava che corresse pericoli simili, ma non ci fu verso di farlo ragionare. Tornò poco dopo con il frutto e Law lo mangiò. Pensavamo fosse finita. Avevamo vinto, non ci restava che scappare se non fosse stato per le ferite che Corazòn si era procurato nel recuperare l'Ope Ope. Law provò a fare ricorso ai suoi poteri, ma senza successo, allora andò a chiamare un Marine perché ci aiutasse. Fu in quel momento che scoprimmo che la missione di Vergo era esattamente speculare alla nostra. Provai a difendere Corazòn, ma non sapevo gestire il Time Time No Mi e finii per farmi più male di quanto non ne abbia fatto a Vergo, il quale non si risparmiò nel contrattacco. Persi i sensi e quando rinvenni alcuni uomini della Chiper Pol mi stavano portando lontana dall'isola. Sarei finita ad Enies Lobby, se non fosse stato per un'esplosione dei miei poteri: mi indebolì molto, ma fermò i cuori di tutti i presenti all'istante e mi permise di raggiungere il punto dove ci eravamo divisi. Non feci in tempo. Avevo sentito gli spari mentre risalivo il versante della collina e, quando raggiunsi la vetta, trovai solo Doflamingo con la pistola ancora in mano e il corpo di suo fratello riverso nella neve. Feci in tempo solo a vedere il suo ultimo sorriso. Non ha mai neanche saputo di essere padre. Sentivo la luce di Law grazie al mio Haki e non avrei mai pensato che un cuore così piccolo potesse contenere tutto quel dolore. Doflamingo mi guardò con sufficienza da dietro i suoi occhiali e mi chiese di tornare. Voleva fossi sua di nuovo, che dimenticassi quegli ultimi sei mesi e riprendessi la mia vecchia vita, ma non potevo: accecata dalla rabbia, gli rivelai che ero incinta e che Corazòn era il padre. Per tutta risposta, mi trafisse da parte a parte con i suoi fili. Ho riunito tutta la tua bella famigliola nell'aldilà, mi canzonò, ora non ti resta che raggiungerla. Se sono ancora qui, lo devo a Law: fui la sua prima operazione. Riuscì a salvare me, ma per il bambino non ci fu nulla da fare. Entrambi avevamo perso tutto, così diventammo l'uno la famiglia dell'altro. Scoprii che, secondo i rapporti della Marina, io ero morta, quindi presi ad indossare questa maschera e cercai un modo di procurarmi il denaro per sostenerci. Fortunatamente, finchè ci sono almeno due persone sul pianeta, qualcuno vorrà qualcun altro morto ed è un lavoro che paga bene. Riuscivo a comprare cibo sufficiente per entrambi, potevo permettermi di affittare una stanza e compravo a Law tutti i libri che potessero servirgli. Lui, tuttavia, detestava che lavorassi da mercenaria e talvolta cercava di impedirmi perfino di uscire. Odiava sapere che la mia vita era in pericolo e si sentiva quasi in colpa ogni volta che mi sapeva in missione. Andai avanti così per un po', finchè il mio nome non diventò famoso abbastanza da giungere alle orecchie di Ivankov dell'Armata Rivoluzionaria. Con quest'ultima nacque un rapporto d'affari che si trasformò col tempo in vera e propria amicizia. Offrì a me e a Law un luogo sicuro in cambio dei miei servigi e presi a lavorare unicamente per lei. Devo ad Ivankov molto più di quanto non sarò mai in grado di ripagare. E non parlo solo dell'accettare che un orso parlante circolasse libero per Kamabakka: mi sostenne sia fisicamente che psicologicamente durante il mio allenamento per imparare a gestire il Time Time No Mi, mi aiutò quando i rapporti con Law sembravano vacillare e i migliori medici di Kamabakka gli permisero di iniziare il suo praticantato, aiutandolo a diventare un dottore a tutti gli effetti. Quando ritennero che non potesse imparare più nulla, lui mi disse che voleva lasciare l'isola e diventare un pirata. Inizialmente mi rifiutai categoricamente di aiutarlo, ma la mia posizione non sembrava sufficiente a fermarlo: più volte ho passato notti insonni per cercarlo in squallidi bar, mentre attaccava briga con la feccia più disgustosa pur di iniziare a farsi un nome. Se tale madre tale figlio vale anche per i figli adottati, avrei dovuto ben immaginare a che genere di grana andavo incontro: più lo rimproveravo, più scappava, più tornava a casa coperto di lividi. Volevo aiutarlo, ma il suo metodo non l'avrebbe portato da nessuna parte, era come un pesce rosso che andasse continuamente a sbattere contro il vetro dell'acquario pur di raggiungere l'esterno. Iniziai a viaggiare nel tempo e in due settimane avevo accumulato le nozioni di fisica e meccanica che un uomo normale assimila in vent'anni, così progettai un'imbarcazione che fosse unica in tutto e per tutto e io stessa presidiai i lavori per la sua costruzione."
"Aspetta, ferma un attimo" la interruppe Kidd "vuoi dirmi che quel sottomarino l'hai fatto tu?" 
"L'ho progettato, se è questo che intendi" puntualizzò lei "per quanto riguarda la costruzione pratica, mi rivolsi a dei carpentieri del North Blue, molto più facile da raggiungere di Water Seven. Nella loro squadra, in particolare, mi affezionai a due di loro: Shachi e Penguin, che ora sono parte della ciurma. Impiegammo sette mesi per costruirlo e, per quanto poco me ne intenda di cantieri, posso assicurarti che si tratta di un tempo da record. Consegnai le chiavi a Law solo in cambio della promessa che sarei stata il primo ufficiale in comando, lui accettò e ora eccoci qui." 
Kidd riflettè un secondo su ciò che aveva sentito, un'espressione seria e determinata dipinta sul suo volto. 
"Quindi è stato quel Doflamingo" borbottò "Buono a sapersi, gli porterò i tuoi saluti, prima di tagliargli la testa." 
"Tieniti fuori, Eustass" Le parole di Artemis giunsero come uno sparo: inattese e veloci, troncarono quelle di Kidd "Non è destino che sia tu a dargli la lezione che merita. Tra due anni e due mesi sarà tutto finito già da qualche giorno. Solo due anni, non sono niente: ne ho passati undici sapendolo lì fuori a darmi la caccia."
Fu solo dopo quelle parole che Kidd fece qualcosa di insolito, per lui: rinunciò.
Cedette il passo ad Artemis nella folle corsa a quella preda tanto irraggiungibile, accettò semplicemente il fatto che quello scontro aveva radici ben più profonde di quanto non potesse contrastare. 
"Se sei tanto sicura di farcela, aspetterò di vederti trionfare." 
"Oh, ma io non ho detto di sapere come finirà." Specificò lei con fare quasi malinconico "Ho detto solo che sarà finita: sarà il destino a scegliere chi vincerà. C'è già del sangue sulle mie mani, Eustass, solo che non so di chi sia: di Doflamingo? Di Law? Mio? Chi può dirlo? Io so solo ciò che vedo e il mondo che vedo è talmente diverso da quello che conosciamo che a stento riconosceresti quel cielo e questo come lo stesso." 
Kidd era stupefatto, come sempre quando lei manifestava i suoi poteri in qualche forma.
Non riusciva a spiegarsi come, ma Artemis diventava sempre magnificamente aliena quando parlava del futuro.
Scrutava distante come se potesse vedere quelle scene dipinte sulla linea dell'orizzonte e le descriveva, facendo si che esse prendessero forma nella mente del suo interlocutore. All'improvviso lei cancellò dalla sua mente quei pensieri cupi e sorrise di nuovo, prendendo il volto di Eustass tra le sue mani, disegnando assorta con le dita leggere le cicatrici che di lì a poco avrebbero marchiato il suo viso. 
"Il sole sta per sorgere, Capitano Kidd, e presto dovrò andarmene. E quando me ne andrò non ci rivedremo per molto, molto tempo. Io avrò i miei nemici da combattere e tu i tuoi. Le nostre vite proseguiranno ignorandosi come prima del nostro incontro."
"E devi per forza andare?" chiese lui in un sussurro, ora sfacciato abbastanza da lasciar scorrere il suo sguardo su di lei, posando con incertezza le mani sui suoi fianchi.
Un'espressione a metà fra il dolce e l'amaro si dipinse sul volto di Artemis, felice di riscontrare una reazione da parte sua e allo stesso tempo consapevole della distanza che li avrebbe separati. 
"È così che dimostri di volermi uccidere, Eustass-chan? O continuerai a raccontarti che sono il tuo chiodo fisso solo per quella storiella di Sabaody? Ho sentito dire che, quando una persona ripete continuamente una bugia, dopo un po' inizia a prenderla per vera. Ma qualsiasi cosa tu pensi, non cambierà le cose. Parli e agisci come se io non fossi il secondo del tuo principale avversario, dimenticandoti o ignorando che siamo nemici e che, finché continuerà questa corsa al One Piece, rimarremo tali." 
"E tu parli come se le mie attenzioni ti dispiacessero, Senza-faccia. Quanti bugiardi riesci a contare sul ponte di questa nave?" 
Per tutta risposta, lei contrasse le labbra in un mezzo sorriso, quasi ad ammettere di essere stata scoperta mentre le prime luci dell'alba iniziavano ad allungare le loro dita sulle onde sottili di un mare fin troppo calmo.
Il gracchiare sgraziato di un News Coo giunse alle sue orecchie e vide la sagoma di un gabbiano sfrecciare sopra le loro teste, lasciando cadere una copia del giornale. 
"Finalmente" sospirò lei, sfogliando le pagine e leggendo avidamente le notizie.
Un'espressione di incredulità si dipinse sul suo volto, virando poi verso un misto di disgusto e rabbia "Dannato Cappello di Paglia, perchè sei sempre così schifosamente imprevedibile?"
"Di che parli, Senza-faccia?" 
Per tutta risposta, lei indicò una fotografia in prima pagina.
Ritraeva Cappello di Paglia in un atteggiamento compunto e avvolto in uno stretto bendaggio quasi da capo a piedi.
Sullo sfondo, la campana di Ox scintillava nel suo meraviglioso argento che da sempre incantava gli abitanti dell'intera Grand Line. 
"È tornato a Marineford." Constatò Kidd "Perchè? Non gli bastava rischiare di crepare la prima volta che ci è andato?" 
"Mi deludi, Eustass: punto alla luna e tu fissi il dito. Parlo della scritta: 3D2Y. Mi segui? Non tre giorni ma due anni. Sta rimandando qualcosa." 
"E con questo?" 
"Non sei nemmeno un po' curioso di quel che fanno o non fanno i tuoi nemici? Io si. Tantissimo."
Cercando di essere il più delicata possibile, strappò l'articolo dalla pagina, piegandolo e infilandolo in tasca
"Sembra che la ragnatela non smetta mai di crescere. Ora è giunta davvero l'ora: se Law non era con lui di certo sono ripartiti. Devo ammettere che un po' mi dispiace, mi sarebbe tanto piaciuto visitare Amazon Lily. " 
"Prima che tu vada, Senza-faccia, ricorda che ho fatto una promessa." la richiamò, accarezzando con una mano i suoi capelli corvini e proseguendo lungo l'ovale del viso "Se qualcuno prenderà la tua testa, stai pur certa che sarò io" 
"Sembri fin troppo sicuro di te. Eppure la tua mira lascia molto a desiderare: se il tuo obiettivo è la testa, dovresti puntare almeno una spanna più sopra" constatò lei, sollevandogli appena il mento con la punta delle dita per convincerlo ad alzare gli occhi "Sguardo in alto, soldato." 
Artemis prese a strofinare tra loro le mani, illuminando appena le punte delle sue dita per saggiare lo stato del suo corpo prima del salto.
Provò a visualizzare Law, cercando la sua in mezzo alle luci di tutti gli abitanti del Paradise finchè non lo vide, ormai poco distante dall'Isola degli Uomini-Pesce.
Sorrise, già pregustando l'accoglienza che la sua ciurma le avrebbe riservato, le domande che le avrebbero fatto e le serate che avrebbe passato raccontando loro ogni evento: di come aveva incontrato e salvato Cappello di Paglia, di Barbabianca e di quel che era successo dopo che avevano portato Luffy in salvo. 
Un solo pensiero la motivava: presto sarebbe tornata al posto che le spettava, il sottomarino che da due anni a quella parte aveva preso a chiamare casa. 
"Aspettatemi, ragazzi miei. Sto arrivando." 

 

   
 
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