“Ma guardalo! Quanto è carino!”
“Sì, Viviana, l’ho capito…”
Alessia stava chiacchierando con la sua compagna di banco, Viviana, in attesa
dell’inizio delle lezioni. Stava ricopiando degli appunti dal quaderno della sua
amica, visto che il giorno prima era stata assente.
“E’ troppo bello…”
Alessia smise di scrivere e posò lo sguardo su Fabio, il ragazzo di cui Viviana
parlava. Era un loro compagno di classe.
“In fondo non è poi così male…”
“Non osare rubarmelo!” la interruppe Viviana. “E’ mio e basta…”
“Ma figurati!” disse Alessia, riprendendo a scrivere velocemente. “E poi sono
stufa degli uomini. La storia con Danilo mi ha del tutto distrutta. Se vedo un
uomo, vomito…”
“Ma allora…” disse Viviana, senza distogliere lo sguardo da Fabio “Perché
continui a frequentare Matteo?”
“Viviana, quella si chiama amicizia, ed è un'altra cosa. Io parlavo di uomini in
senso di probabili fidanzati”.
“Ah… Anche se è da un po’ che Matteo non si fa vedere in giro” disse Viviana,
decidendosi finalmente ad aprire il suo libro di matematica. “Ricordo quando ti
sei fidanzata con Danilo, ha pianto e ti ha fatto la scenata di gelosia…”
“Per favore…” disse Alessia, continuando a copiare gli appunti “Matteo ed io ne
abbiamo parlato abbastanza… Ma non era per amore che mi aveva fatto le… Scenate,
come le chiami tu… E poi non è vero che ha pianto.”
“Ma se siete così carini, insieme!”
“Viviana…” disse Alessia, guardandola attentamente. “Per favore… Non dire
stupidaggini… Matteo è mio amico e basta. Siamo stufi di essere etichettati come
coppia ideale da tutto e da tutti…”
“Ok, ok, calmati!” disse Viviana, stiracchiandosi.
Alessia sospirò e tornò ai suoi appunti. Sperava ardentemente che alla
professoressa non fosse saltato in testa di interrogarla proprio quel giorno.
Non aveva studiato molto, e si era già alla fine dell’anno: mancavano solo un
paio di mesi, e l’idea di rovinarsi la media non la entusiasmava.
“Ciao Alessia, è tutto a posto?”
Alessia alzò lo sguardo, mentre sentiva Viviana irrigidirsi. Era Fabio, che si
era avvicinato al banco delle ragazze.
“Sì, perché?” chiese Alessia, sorridendo.
“Così…” rispose Fabio, allargando leggermente le braccia. “Sei stata assente un
paio di giorni, e…”
“Oh, non ha avuto niente, figurati!” disse Viviana, intromettendosi nella
discussione.
Alessia guardò Fabio spostare lo sguardo su Viviana.
“Ah, sì?”
“Sì, solo un banale raffreddore… Niente in confronto a me che sono stata una
settimana a letto con l’influenza!”
Fabio sorrise e parlò di nuovo ad Alessia.
“Dovrei dirti una cosa, poi, ma ora non è il momento. Bene… Ci vediamo!”
Fabio tornò a sedersi al suo posto.
“Hai sentito? Ha detto che uno di questi giorni dobbiamo parlare!” disse
Viviana, estasiata.
“Sei sicura che abbia parlato a te?” disse Alessia, aggrottando le sopracciglia.
“E con chi, allora? Con te?”
Alessia scosse la testa, rassegnata.
“Viviana… Insomma, faresti meglio a non illuderti troppo…”
“Cosa vuol dire? Vuoi rubarmelo?”
Alessia alzò gli occhi al cielo.
“No!” sbottò. “Io parlavo in generale… Credo che tu abbia già preso abbastanza
delusioni…”
“Mi stai dicendo che non sono abbastanza bella per piacere a qualcuno?”
Alessia sbuffò.
“No. Ti sto dicendo che ti voglio bene e che non voglio che tu soffra ancora per
qualche idiota…”
“Oh! Ti adoro quando fai così!” la interruppe Viviana, e gettò le braccia al
collo dell’amica. “Ma non devi preoccuparti… Tu Fabio lo conosci, e sai che non
è un idiota!”
“A quanto ne so, potrebbe anche esserlo… Neanche Danilo sembrava così idiota,
ricordi?”
Viviana scosse la testa. “Io te l’avevo detto fin dall’inizio che Danilo era un
povero sfigato… Ma l’amore rende ciechi…”
“Ecco, appunto…”
“Ecco appunto, cosa?”
“Adesso io ti sto dicendo che Fabio potrebbe essere un’idiota, e tu non mi
credi, così come tu dicevi che Danilo era uno sfigato e io non ti ho creduto…”
“Ah!” disse Viviana, sorridendo. “Allora riesco a capire perché non hai voluto
ascoltarmi…”
Alessia sorrise, e la conversazione fu interrotta dall’ingresso della
professoressa in classe.
“Bene…” disse la donna, dopo aver passato un quarto d’ora buono a chiamare
l’appello e a registrare assenze e annotazioni di vario genere sul registro.
“Viviana, ti dispiacerebbe venire alla lavagna a correggere gli esercizi?”
Viviana si alzò, un po’ riluttante, prese il quaderno e si avvicinò alla
cattedra.
La professoressa si limitò a verificare che Viviana avesse svolto gli esercizi,
poi cominciò a scorrere il registro per trovare qualcun altro da interrogare.
“Fabio, vieni anche tu?”
Alessia sentì Fabio alzarsi due banchi più in là – era incapace di alzarsi senza
fare un bel po’ di rumore con la sedia, lui, e Viviana lo “amava anche per
questo” – e avvicinarsi alla professoressa come aveva fatto l’altra interrogata.
Tutta la classe seguì più o meno attentamente l’interrogazione per cinque o
dieci minuti, per poi iniziare, come da manuale, a chiacchierare
fastidiosamente. Alessia guardò Viviana. Sembrava stranamente soddisfatta,
probabilmente per essere stata interrogata con Fabio (Alessia immaginava quanto
fosse felice sapendo che avrebbe avuto un pretesto per parlargli di qualcosa di
intelligente), anche se quando avrebbe saputo il suo voto non lo sarebbe stata
altrettanto. Fabio, dal canto suo, sembrava alquanto rilassato. A quanto diceva
Viviana, Fabio riusciva a mantenere la calma in tutte le situazioni.
Seguire l’interrogazione in mezzo a quella confusione scandita dalle urla della
professoressa che richiamava al silenzio sarebbe stato impossibile, si sarebbe
guadagnata un bel mal di testa.
In fondo Fabio era interessante.
Alessia prese il diario di Viviana, per copiare i compiti che non aveva potuto
assegnare a causa dell’assenza del giorno prima, e per scriverle qualcosa.
In fondo Fabio era più che interessante per Alessia, e per lei era stato così da
parecchio tempo. Inconsciamente, da quando l’aveva visto per la prima volta.
Sfogliò il diario dell’amica, annoiata, per poi rimetterlo a posto, decidendo di
mettersi a parlare con qualcuno.
Sempre inconsciamente, Alessia aveva deciso che non doveva pensare a Fabio.
Principalmente perché piaceva a Viviana. E poi per mille altri piccoli motivi.
Alessia spostò per un attimo lo sguardo sui due interrogati, per poi riprendere
a chiacchierare con una sua compagna che occupava il banco dietro di lei.
Forse Matteo aveva ragione.