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Autore: piccolo_uragano_    13/12/2015    8 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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“Okay, allora, stai attento, non rispondere male a Petunia, non litigare con Dudley, non …”
“Si, Martha, lo hai già detto.” Sbuffò Harry, sulla porta del numero 4 di Privet Drive. “Almeno cinque volte.”
“Lo so, piccolo, ma …”
“Non gonfierò nessuno.” Scherzò lui. “Promesso.”
“Telefonerò ogni sera, intesi?”
Harry sorrise. “Oh, zio Vernon non gradirà.”
Martha scosse la testa e bussò alla porta. “Vernon te lo dico io dove può andarsene.” Borbottò, mentre Petunia, con aria imbarazzata, apriva la porta. “Buongiorno, Petunia. Spero che tu abbia passato un buon compleanno.”
“Non farti vedere, Martha.” Le ordinò lei.
“Non desto alcun sospetto, Petunia.” La tranquillizzò Martha. “Volevo solo che sapessi che telefonerò ogni sera per sapere se Harry sta bene. Non m’importa chi risponde di voi tre, non attaccherò fino a quando non avrò parlato con lui. Mi hai capita?”
“Non rivolgerti a me così.” Si impose lei.
“Si, certo. Abbi cura di lui.” Si raccomandò di nuovo.
Lentamente, Harry si girò e la strinse in un abbraccio carico d’affetto. Quando si staccò, le baciò la guancia. “Tranquilla.” Le disse. “Farò il bravo bambino.”
Martha sorrise. “Sei sempre stato un bravo bambino, Harry Potter.”
“Ciao, mamma Martha. Ci vediamo tra dieci giorni.”
Martha lo guardò chiudersi la porta alle spalle, mentre cercava di nascondere un velo di lacrime che le oscurava leggermente la vista.

“Di che colore è questo, Zoe?”
“Rosso!”
Sirius sorrise, scuotendo la testa.
Zoe, la figlia di Alex, era seduta al centro del loro salotto, e Kayla, più divertita che mai, giocava con lei e Robert. Alex, intanto, si concedeva una pausa, stando seduta in cucina a fissare la tazza del suo tè.
“Kayla è davvero diventata grande.” Sospirò Alex.
“Oh, non sai quanto hai ragione. Per me era ancora grande quanto Zoe, ma poi Martha mi ha detto che era diventata signorina.”
“Davvero? A me capitò al primo anno.” Sorrise Alex. “Mio padre non l’ha mai saputo, però.”
“Anche Tonks lo ha detto.” Le rispose Sirius. “Ma mia moglie ritiene che fosse giusto che io sapessi.”
“E tu che ne pensi?” domandò lei, con un sorriso.
“Penso che mi mancherà sempre non averla vista indovinare i colori.”
Intanto, Robert si era alzato e aveva raggiunto i due in cucina. “Parli di Kayla?” domandò, sedendosi accanto ad Alex. Sirius annuì. “Ma è per questo che tu e la mamma volete un altro bambino? Per darti la possibilità di vivere ciò che ti sei perso con me, Kayla e Harry?”
Sirius sembrò pensarci su. “Non è solo quello, pulce. Prima di tutto, tua madre ha sempre detto di volere quattro bambini. Ovviamente, i miei dieci anni di prigionia non erano nei nostri programmi, ma abbiamo deciso di avere un altro bambino anche perché … “
In quel momento, però, Martha aprì la porta di casa, e si perse a parlare con Kayla di Zoe. Intanto, faceva delle strane facce alla piccola e ridevano insieme. Sirius, dalla cucina, le vedeva perfettamente senza che lei vedesse lui.
“Beh, per quello sguardo che lei ha quando gioca con un bambino, immagino. Insomma, guardala.”
Robert seguì lo sguardo del padre, a sua volta seguito da Alex, e tutti si persero a guardare Martha fare un buffetto sul naso a Zoe, prima di alzarsi e raggiungere la cucina con un sorriso stampato in viso. “Ciao!” disse, entrando e baciando leggermente Sirius sulle labbra.
“Ciao” rispose lui. “com’è andato il viaggio?”
“Bene, bene.” Rispose lei, aprendo la credenza. “Un po’ di traffico al ritorno.”
“Hai guidato da babbana?” domandò Robert.
Lei annuì. “Ogni tanto, è divertente.”
“Si, certo: mi insegneresti?”
“Assolutamente no” rispose, aprendo una scatola di cartone contenente della pasta cruda. “Sei troppo piccolo. Alex, mangi con noi?”
Lei scosse la testa. “No, ce ne andiamo tra poco.” Rispose, sorridendo. “Ma grazie per l’invito.”
“Quanto resti in Inghilterra?”domandò Sirius.
“Poco meno di un mese, devo fare un paio di cose qui e poi mio padre voleva vedere Zoe, ma torneremo in Germania prima dell’inizio del nido.”
“La porti al nido?” chiese Martha, curiosa.
“Si, per forza, io lavoro, e i nonni non la possono tenere.”
Martha annuì, pensierosa, mentre il telefono in salotto suonava. “Kayla, rispondi, per favore?” urlò Martha.
“Non posso!” urlò di rimando la bambina.
“Perché no?”
“Credo che Zoe abbia appena fatto la cacca!”
Immediatamente, Alex si alzò, mentre Robert correva a rispondere al telefono. “Pronto? Hermione!”
“Perché l’hai portata a casa?” domandò Martha, in cucina.
“No, quali bambini? Non c’è nessun bambino, Hermione!” 
“ROOOOBEEEEERT!” strillò Alex.
“No, no, è mia madre. Certo che è la voce di mia madre!”
Martha scosse la testa. “Non mettermi in mezzo a questa storia, Robert Black!”
“Perché lo ha proposto lui.” Rispose Sirius.
“E perché non glielo hai impedito?” domandò di nuovo lei.
“Perché deve imparare a camminare, cadere e rialzarsi da solo.”
“No, Hermione, smettila, non c’è nessuno. Te lo avrei detto se ci fosse stat-“
“Robert, Alex chiede se abbiamo dei pannolini!” esclamò Kayla.
“KAYLA!” la sgridò Robert. “No, piccola, non quella Alex.” Disse poi, al telefono.
“Quante Alex conosci?” domandò Alex, urlando dal bagno.
Martha si mise le mani nei capelli. “No, no, questo non va bene.”
“Lasciali fare!” esclamò Sirius. “Non …”
“Hermione, non dire una cosa del genere!”
“Quanto tempo ci ha messo per rialzarsi, dopo che lei se n’era andata? Quanto è stato male per lei? Quanto ci siamo sentiti impotenti noi, davanti al suo dolore?”
“Hai ragione, Martha, ma non puoi tenerli sotto la tua protezione per sempre.”
Tu li hai incitati a mettersi insieme! E sapevi che non era ancora pronto! Tu hai creato questo enorme malinteso, Sirius Black!”
“Non si è mai pronti, Redfort. Il primo amore o te lo sposi o te lo porti dentro per sempre.” si alzò e le baciò la fronte. “Lasciali fare.”
“Hermione, aspetta! Non attaccare, non puoi rompere così, non …”
“Sono le sue scelte. È la sua vita. Puoi solo tendergli la mano quando cade.”
Lei si strinse a lui. “Vado a cercare di attutire il colpo.”
“No, prendi Alex e portala a casa. A Robert ci penso io.”

Alex osservava le strade di Londra scorrere accanto a lei, mentre Martha guidava tranquilla. La distanza con casa Dixon non era molta, eppure Zoe non aveva voglia di prendere la metro. Infatti, legata nel seggiolino dietro, con il ciuccio in bocca e la sua bambola preferita in mano, sembrava essere sul punto di addormentarsi.
Martha picchiettava le dita sul volante con aria nervosa. “Sai, Alex, lui non …”
“Lo so. Ci è stato male. Ci sono stata malissimo anche io.”
“Tu avevi quella creaturina lì” disse, indicando lo specchietto retrovisore “per cui tirare avanti. Lui si è spento. Ha iniziato a fare una vita da latin lover senza fermarsi mai, poi è arrivata Hermione, che lo rende felice, che gli tiene testa, che lo calma quando si infuria e che …”
“Conosco Hermione Granger.”tagliò corto Alex. “So che è una tosta.”
“Ecco.” Le disse Martha. “Per questo – perché è una tosta, perché lo calma e lo rende felice – vorrei che tu mi dicessi, sinceramente, se sei tornata per lui.”
Alex scosse la testa. “Non sono tornata per lui. Non c’è spazio per una storia, nella mia vita. C’è solo quella creaturina lì. Non pensare che io sia tornata in Inghilterra per tuo figlio, Martha. Certo, l’ho amato, ma nulla varrà mai quanto Zoe. Neppure Robert Black.”
Martha sorrise. “Posso capirlo. Ma vedi, il primo amore …”
“Lo so. Lo so che non si scorda mai, lo so che il primo amore è l’unico vero amore nella vita di una persona, e invidio tanto te e Sirius per essere riusciti ad arrivare dove siete ora. Ma io non ho in mente questo.”
“E che cosa hai in mente?”
“Di tornare in Germania a fare la mia vita il prima possibile.”
“Il suo papà l’ha mai vista?”
Alex scosse la testa. “Non l’ha mai voluta.”
“Era un amore vero?”
Alex scosse nuovamente la testa. “Non quanto quello che ci fu con Robert.”
Martha sorrise. “Bella scelta, un testardo orgoglioso.”
“Meriterei un premio.”
“Io ho un premio, per essermi innamorata di uno così.” E, sorridendo, mostrò la fede di oro bianco che portava al dito.
Alex sospirò. “Io non sono una da matrimonio.”
“Spero solo tu non sia una da matrimonio con mio figlio.”
“No” rispose, mentre Martha accostava. “ho già avuto la mia possibilità.”
“Allora perché eri a casa nostra?”
Alex la guardò qualche secondo prima di rispondere. “Perché io non so arrendermi.” Aprì la portiera e scese dalla macchina, mentre Martha rimase a fissare il punto in cui era sparita, indecisa se stimarla od odiarla.

“Robert Sirius Black, apri questa benedetta porta!”
Sirius batté il pugno  sulla porta della camera del figlio.
“Robert, non mi va di fare come l’ultima volta!”
Sirius si passò una mano nei capelli, ripensando a quando Alex aveva mandato una lettera a Robert, un anno prima, e lui si era chiuso in camera, per poi rubare la macchina di Martha, salvare Harry e scappare a Hogsmeade.
A Robert ci penso io.” lo citò Martha, all’inizio delle scale. “Scommetto che si è chiuso in camera sua di nuovo, non è vero?”
“Oh, Redfort, vuoi un premio?! Non sono stato in grado di fermarlo, è peggio di te!”
Martha alzò la mano sinistra, mostrando anche a lui la fede nuziale.
“Che intendi?”
“Il matrimonio.”
“Cosa?”
“Il premio!” esclamò.
Sirius alzò gli occhi al cielo. “Okay, ne parliamo un’altra volta.” Lasciò cadere. “Ora occupati di tuo figlio.”
“Oh, no! No, no e ancora no: sono uscita da Starbucks dicendoti di non fare danni, tempo che io andassi e tornassi dal Surrey, e tu hai portato Alexandra a casa!”
“Sei più portata tu, per certe cose!”
“Allora fatti la patente per la macchina!”
Che cosa c’entra, adesso?”
Martha alzò gli occhi al cielo. “ROBERT!” strillò, bussando. “Robert, per Morgana, non puoi chiuderti in camera ogni volta che Alex si fa viva, insomma, non …”
“Non è quello!” la richiamò Sirius. “Ecco, vedi? Non sai la storia!”
“Che storia? Sono stata fuori poco più di mezz’ora, Padfoot!”
“Hermione, è Hermione la storia! Ha capito che Alex era qui, ha pensato che fossero tornati insieme, e siccome lei – Hermione – e Robert non stavano ufficialmente insieme, gli ha detto di fare ciò che voleva ma di non farsi più sentire!”
“Oh, che grande storia. Dirmi che lo ha lasciato era troppo difficile?”
“Non rende l’idea della gravità della cosa.”
Gravità della cosa? Cosa sei diventato, il Settimanale delle Streghe?”
“Chiamate Tonks.” Disse la voce di Robert da dentro la stanza.
“No, pulce, Tonks è in Francia, dovrai …”
Chiamate Tonks.”
“Okay: Sirius, chiama Tonks!” ordinò.
“Perché io?”
“Tuo figlio – quando è così testardo è figlio tuo – tua cugina, tuo problema!” sbuffò. “Ho bisogno di farmi un bagno!”
“Ehi, aspettami!”
“No, Padfoot, da sola!”

Martha si lasciò cadere nella vasca piena di schiuma, cercando di non pensare a niente. La sua coscienza non sembrava essere d’accordo, però, perché continuava a pensare al suo primogenito e a come fare per farlo uscire dalla stanza. L’ultima volta era uscito dalla finestra, e quella non era una grande soluzione. Insomma, era Robert Black, non Spiederman.
Davanti ai suoi occhi, ebbe una bellissima immagine di un piccolo Robert che leggeva i fumetti di quei supereroi babbani. Era un  bambino bellissimo – e senza dubbio ora era un sedicenne altrettanto bello – ed era stato l’orgoglio di Rose, quando nel giardino della loro vecchia casa giocavano a Quidditch senza badare alle urla di Martha che imponeva loro di stare attenti a non lanciare la Pluffa verso la casa.
Quell’immagine idilliaca fu interrotta dalla voce di Sirius, che la chiamava dall’altra parte della porta.
“Ho detto di no, Sirius, non puoi fare il bagno con me quando ci sono in casa i ragazzi.” Sbuffò lei.
“E poi sarei io quello che pensa solo al sesso, Redfort?”
Martha era sicura che stesse sorridendo, Malandrino.
“Quale è il suo problema, signor Black?” domandò.
“Tonks non risponde al telefono, né alle lettere.”
“Okay, allora parlaci tu.” Sentenziò.
Sirius spalancò la porta.“Io? Redfort, io non so …”
“Non  sai fare prediche, si, lo so, ma credevo sapessi fare un discorso incoraggiante, un inno alla vita, un …”
“Ho bisogno di te.” Ammise, con aria colpevole.
“No, non è vero. Te l’ho detto stamattina: tu hai creato questo enorme malinteso, quindi tocca a te risolvere tutto.”
“Oh, andiamo, Martha! Siamo sposati, dovremmo aiutarci a vicenda, dovremmo …”
“Dovresti crescere e tendere la mano a tuo figlio quando cade, Sirius. Come farai quando io non ci sarò più?”
“Hai intenzione di lasciarmi?” chiese lui, senza capire.
“No, assolutamente no. ma un giorno potrei essere lontana da casa per qualsiasi motivo, potrei ammalarmi, potrei …”
Lui scosse la testa. Aveva passato mesi nel terrore che sua moglie potesse contrarre la stessa malattia di Marie, da quando aveva sentito che anche i signori Wilson erano morti di Alzheimer. Quando gliene aveva parlato con il cuore in mano, lei aveva riso e scosso la testa, dicendogli che quella era si, una malattia genetica, ma era una malattia genetica babbana. E lui si era sentito tremendamente stupido.
“Okay, okay, basta.” La fermò lui. “Non farmi pensare a queste cose.”
Lei sorrise. “Okay, allora vai e convincilo.”
“A fare cosa?”
“A non lasciare che il sipario cali.”

“Quindi?” domandò Remus, seduto in cucina.
“Non mi ha fatto entrare.” Rispose Sirius, ruotando sullo sgabello.
Rose alzò le spalle. “A me non risponde nemmeno.”
“Lasciate andare me?” chiese Tonks. “Non lo farò scappare di nuovo!”
“No, tesoro, perdonami, ma è esattamente quello che si aspetta.” Replicò Martha.
“Beh, mi sembra che ultimamente le cose non gli siano andate esattamente come si aspettava. Perché non lasciamo che una cosa, almeno una, vada per il verso giusto?”
“Hai ragione, Dora, ma Martha è più testarda di un mulo.”
“Remus!” replicò lei, offesa.
“Okay, scusa: contro un mulo, vinceresti tu.”  Si corresse lui.
Lei scosse la testa, sbuffando. “Okay, giocatevela a carta, sasso, o forbice.”
“Che roba è?” domandò Sirius.
“Ecco, vedi? Questo è quello che ci si perde a nascere Purosangue.” Rispose sua moglie.
“Questo è quello che si perde a nascere da Orion e Walburga Black.” Replicò lui.
“Si, beh, sono punti di vista. Guarda” tese il pugno verso Rose. “Al meglio di tre?”
La primogenita Redfort annuì, e poi insieme, canticchiarono “Morra cinese!” Martha tese la mano, Rose mostrò solo due dita, e poi esultò. Ripeterono la cantilena, allora Martha tese di nuovo la mano, mentre Rose tenne il pugno serrato. E fu Martha ad esultare. Quando canticchiarono quello strano motivo per la terza volta,  Martha mostrò il pugno chiuso e Rose lasciò fuori dal pugno solo due dita.
“Sei sempre la solita!” si lamentò la primogenita.
“Sono solo quella più intelligente.”
“Scusate, signore, ma non credo di avere capito.” Intervenne Sirius.
“Non è difficile.” Gli disse Tonks. “Carta batte sasso, sasso batte forbici, forbici battono carta.” Per ogni categoria, mostrò i rispettivi simboli con le mani.
“E discutete di una cosa così importante basandovi su delle forbici che tagliano la carta e vengono rotte da un sasso? Voglio dire, Robert è chiuso in camera da più di ventiquattro ore, e …”
“Abbiamo discusso anche di cose molto più importanti giocando a morra cinese.” Lo smentì Rose.
“Ma è assurdo!” si lamentò.
“Beh, è il metodo più democratico che abbiamo.” Lo zittì Martha, tendendo il pugno verso di lei. “Sei pronto?”
Sirius alzò gli occhi al cielo. “Carta batte sasso, sasso batte forbici, forbici battono carta. Giusto?”
“Giustissimo.” Gli rispose lei. “Sei pronto?” chiese di nuovo.
“Oh, sono nato pronto!” esclamò lui, tendendo il pugno.
Morra cinese!” canticchiarono insieme.
“Sasso batte forbici!” esclamò Padfoot, guardando il suo pugno chiuso contro le due dita di Martha.
“Okay, tocca a me.” Annunciò Rose, mentre Remus e Dora continuavano a giocare tra di loro.
Morra cinese! Ah, forbici battono carta.” Sirius esultò di nuovo. “Remus, sei pronto a batterti con il campione di Morra cinese?”
Martha sorrise e scosse la testa, mentre Remus faceva segno all’amico di aspettare. “Questa è una lotta all’ultimo sangue.”
“Al meglio di?” domandò Rose, incuriosita.
“Sette.” Rispose Tonks, per poi esultare. “Ho vinto di nuovo! Baciami le chiappe!”
Remus arrossì vistosamente, e Sirius decise che era il momento di intervenire. “Okay Moony, vieni qui e fai l’uomo: battiti con me per andare a parlare con Robert.”
Remus ruotò lo sgabello. “Uno, due … tre! Morra cinese!” Pochi secondi dopo però, stava imprecando contro Merlino. 
“Carta batte sasso!” esclamò Sirius. “Dora, vieni qui se hai il coraggio!”
“Okay, ma ti avverto: ero la migliore del mio anno, a morra cinese.”
“Da quando a Hogwarts si gioca a morra cinese?” domandò Remus.
“Quante Tassorosso hai frequentato, per dire una cosa del genere?”
“Una, al quinto anno.” Rispose lui, alzando le spalle.
Che cosa? Chi era? La conosco?” si irritò lei.
Sirius la richiamò all’ordine. “Sto per vincere a tavolino, Dora.”
“Arrivo, arrivo.” Disse, chinandosi davanti a lui, reggendosi al bancone della cucina. “Al meglio di tre, cugino caro.”
“Andata.” Acconsentì lui. “Sei pronta?”
“Pronta è il mio secondo nome!” scherzò lei.
“Questo non è vero.” Rispose lui.
Morra cinese!” canticchiarono insieme. Al primo turno, Sirius vinse con un sasso contro le forbici. Subito dopo, Tonks sorrise, perché aveva vinto lei, con carta contro sasso. Per il terzo pugno, si guardarono letteralmente in cagnesco. “Tre, due, uno.”
Sirius si alzò dallo sgabello e si mise a saltellare, per poi ricomporsi immediatamente. “Forbici battono carta!” esclamò.
“Sai che è solo questione di fortuna, vero?” provò a scoraggiarlo Tonks.
“Non è una cosa da dire, considerando che eri ‘la più brava del tuo anno’, Dora!” rispose lui.
“Okay, perfetto, bravissimo.” Lo ammonì Martha. “Ora devi andare a parlare con Robert.”
Sirius annuì, accarezzandosi la barca. “Convincerlo a non lasciare che il sipario cali.” Ripeté.
Martha annuì, baciandogli leggermente le labbra. “Credo in te, Padfoot: non farmene pentire.”

Sirius spalancò la porta della stanza del primogenito, con aria decisa. Si appellò a tutto il suo autocontrollo per ignorare l’odore di chiuso e di sudore. Robert, come aveva previsto Martha la mattina stessa, era sotto alle coperte con il viso affondato nel cuscino, e non si era accorto che suo padre fosse entrato in camera. Così, Sirius spalancò le due finestre, lasciando entrare luce ed aria fresca. “Alzati, Robert.” Gli ordinò.
Il ragazzo sollevò leggermente la testa. “Ma cosa stai facendo?”
“Alzati, ho detto. Sono passati quasi due giorni, dannazione, ancora poche ore e saresti morto soffocato dal tuo stesso sudore.”
Robert scosse la testa e si ributtò nel letto. “Chiudi la porta quando esci.”
“Oh, no, lo farai tu.” Rispose, togliendo la coperta dal corpo muscoloso del figlio. “Senti, ho vinto a morra cinese contro Remus, Dora, Rose e tua madre per venire a farti questo discorso, quindi dovresti davvero ascoltarmi.”
“Tu non le sai fare le ramanzine, papà.”
“Si, hai ragione. Odio chi fa le ramanzine. Oh, Godric, non mettermi in crisi!” sbraitò. “Non è una ramanzina da padre apprensivo, Robert, è un discorso serio, quindi ascoltami.”
Robert si girò per guardare il padre. “Okay.” Disse. “Ti ascolto.”
Sirius si passò una mano sul viso. “Non l’ho preparato in realtà. Quindi dovrò improvvisare.”  Robert accennò un sorriso, finto e forzato, ma a Sirius fece ugualmente piacere.  “Okay, allora … Ci saranno sempre dei giorni in cui non vedrai nessun motivo per andare avanti. Va bene. Ci saranno anche dei giorni in cui il solo pensiero di aprire gli occhi la mattina ti farà venire da piangere. Va bene, va bene anche questo. Ci saranno anche dei giorni in cui non ricorderai come si sorride e come si piange, come si vive, e la stanchezza peserà sulle palpebre e sulle ossa  fino a schiacciarti. Va bene, Morgana, va bene anche questo. Ne avrai ogni ragione.” Sospirò. “Però cerca sempre di ricordare che ciò che senti non durerà per sempre. Sai, è tutto temporaneo. Ci sarà sempre qualcuno prima di te che ha provato le stesse cose, ed è sopravvissuto. Ricorda che tutto prima o poi finisce, che il sipario cala su tutto e tu devi lasciarlo calare sulle amicizie finite, sugli amori passati e sulla tristezza che ti stringe la gola, sulle cattiverie che ti hanno detto o che hai detto tu, sui tuoi sbagli, sui rimpianti, sulle parole che non avresti dovuto pronunciare e su tutte quelle cose che ti pesano sulle spalle come macigni. Robert lascialo cadere su tutto, su tutti, quel maledetto sipario, ma mai su di te.  Perché meriti di più di un sipario calato, di un copione finito in tragedia, di una porta sbattuta o di una telefonata d’addio. Perché tu meriti di stare bene, ragazzo mio, e ti prometto, ti prometto che starai bene. Un giorno ti sveglierai e andrà tutto bene. Un giorno ti sveglierai e vedrai tua moglie che, più bella che mai, è venuta a salvarti un’altra volta. Un giorno ti sveglierai accanto a lei, rivedrai tuo figlio e conoscerai tua figlia, adotterai il figlio di tuo fratello, e tutti, tutti voi avrete una seconda possibilità. Però fino ad allora, pulce, tieni duro. Alzati dal letto anche quando sembra impossibile, esci quando vorresti stare chiuso in camera e apprezza le cose belle quando vorresti solo piangere. Sai, è una bella vita, in fin dei conti, te lo giuro. È una bella vita, ne vale la pena e te la meriti, figlio mio.”
 


Allora, si, ehm, eccomi. 
Scrimo questo capitolo con il mal di gola e probabilmente l'influenza, e se qualcuno avesse una Pozione Energizzante è pregato di portarmela, visto che devo andare al concerto dei Negramaro tra pochi giorni. 
Vi dico subito che il discorso di Sirius non è tutto farina del mio sacco, anzi. L'ho trovato su tumblr, e lo trovate in originale sul mio blog (
http://piccolouragano.tumblr,com ). 
Okay, ora passiamo ai ringraziamenti, prima di tutto vi annuncio che lo scorso capitolo è arrivato a nove recensioni, cosa mai successa, quindi i ringraziamenti oggi sono triplicati, Grazie, grazie davvero. Anche perchè, con quelle nove recensioni, abbiamo superato le duecento recensioni alla storia. Grazie davvero moltissimo. Non sarei arrivata da nessuna parte, senza di voi.
Quindi mando ventiquattromila baci a felpato8, Nicolepandinab (ma me l'hai attaccata tu l'influenza? Ti mangio ahah), martolix, il mio cuore di panna aka vittoriaM20, love_is_everything, GIOISTIK_117&amica, Distretto_9_e_34 (appena riesco lo inserisco il secondo nome!), Never_Anna e _ginnyweasley_, grazie davvero a tutte. 
Ora, ho un annuncio. Kayla sta crescendo. Adoro la bambina che le ha dato il volto nei collage fino ad adesso, ma ho trovato una sorta di lei 'cresciuta'. Apparirà nel collage all'inizio del prossimo capitolo, sperando di non deludervi. 
Infine, l'immagine al fantastico fan club 
#RobertSposami (GIOISTIK_117, vittoriaM20, alwais, Johanna Anther, Never_Anna)  
(E, voglio dire, con questo potremmo quasi arrivare a 'capire' Alex)

Che dire? 
Buona domenica a tutti. 

Fatto il misfatto!
Claude 

 
   
 
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