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Autore: jotica90    13/12/2015    0 recensioni
'... anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
abbandonati come nell'arco delle mie braccia
nel tuo sonno non dimenticarmi
chiudi gli occhi pian piano
i tuoi occhi marroni... '
Nazim Hikmet
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Pansy/Theodore
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Serpeverde e Grifondoro nei sotterranei, la voce strascicata di Piton e la tensione alle stelle per il primo compito di inizio semestre.

Molti posti vuoti e qualche nube di fumo di troppo. Una normale mattinata a Pozioni.

Harry Potter è distratto, lo sguardo perso nel vuoto, e il suo calderone ancora con il primo liquido.

-        Potter, per lei è troppo semplice la pozione?- La voce strascicata di Piton giunge all’orecchio del Grifondoro facendolo sobbalzare.

Il ragazzo torna alla realtà, - No, mi scusi Professor Piton-

L’insegnante se ne torna alla cattedra mentre Harry ringrazia tutti i santi per le ripercussioni mai giunte e cerca la concentrazione.

Di tanto in tanto guarda il posto vuoto in prima fila e si chiede dove mai sia finita.

A Draco, in fondo alla stanza, ronza in testa un quesito molto simile. Aggiunge l’ultimo ingrediente alla sua pozione e la consegna.

Passa di fianco a Potter e infila della polvere nel suo calderone.

-        Ma che acc-

-        Evito che tu faccia saltare in aria tutti i sotterranei.- Harry guarda la pozione e vede che ha smesso di bollire.

-        Potter, io ringrazierei il signor Malfoy fossi in lei, le ha evitato una notte in infermeria. E questa notte le servirà per creare la pozione che mi porterà domani. Così come alla signorina Grenger che ci ha degnato solo ora della sua presenza. –

Grifondoro e Serpeverde la guardano. I capelli sconvolti, bianca come un cencio e quell’aria di chi è tornato al mondo da molto poco.

Hermione stringe il foglio tra le sue mani, gli ingredienti della punizione appaiono velocemente sulla pergamena. Piton la sorpassa dirigendosi altrove, gli studenti lo seguono poco dopo.

La riccia si siede all’ultimo banco, su cui posa tutte le sue cose, e cerca di leggere il foglio ora che è più lucida.

-        Se vuoi ci vediamo dopo cena e la facciamo insieme.-

-        Non posso Harry, ho da fare stasera, la farò nei momenti liberi.- Conversazione chiusa. Il moro la vede raccogliere le sue cose e andarsene.

-        Malfoy ne sai qualcosa? – Il biondo sorride ironicamente.

-        Meno di te Potter e sinceramente ha reso chiara l’idea mesi fa. Non sono fatti miei.- Il Griffondoro sospira e si dirige dove sa di trovare risposte. 

 

Morag McDougal è alla quarta sigaretta della mattinata, occhi chiusi e sole sul viso.

Harry irrompe poco silenziosamente in questo ediliaco e soprattutto silenzioso ritratto.

-        Cosa le hai venduto?-

-        Ciao Morag, dopo mesi mi sono ricordato della tua esistenza. – non un muscolo si era mosso durante la conversazione.

La ragazza spegne la sigaretta, apre gli occhi e si volta. – Vendo a tanti Potter, mi serve un chi.-

-        Hermione Granger.-

-        Bella ragazza, devo chiederle che balsamo usa.- Una battuta detta con serietà.

-        Morag sul serio, cosa ha comprato.-

-        Non credo di aver mai fatto affari con lei.- Lo sguardo di Harry si indurisce

-        Malfoy non ne sa nulla, ergo la Parkinson non c’entra, quindi rimani solo tu. So che sta prendendo qualcosa ma non so cosa.- La mano del ragazzo le stringe un braccio dolcemente mentre lei cerca di girarsi

-        Anche se fosse non posso dirtelo. Chiedilo a lei. Perfavore lasciami ora.- Il Bambino sopravvissuto lascia la presa e forse si accorge solo allora di aver tenuto per granparte del tempo il suo braccio. Morag riporta il braccio lungo il corpo. Harry si avvicina al volto della ragazza lentamente, lei si allontana leggermente prima di riavvicinarsi e baciarlo, lentamente guardandolo negli occhi.

Non smette di guardarlo fino alla fine, si stacca leggermente, smette di stare in punta dei piedi, chiude gli occhi e prende un respiro profondo. Quando il ragazzo comincia a parlare lei è ancora nel suo mondo.

-        Usciamo stasera? Alle 22 sotto il portico.- Lei lo guarda e risponde solo ok.

-        Ok, allora è ufficiale usciamo insieme.- Bacio- stasera- Bacio.- Alle 21:00 - bacio

-        22:00- il ragazzo sorride.

-        Volevo vedere se eri attenta.- Morag non replica lo bacia e basta.

 

 

E statte zitta 
che ne sai tu de quello che sento 
c'ho na fitta ma nun me lamento, nun me lamento 
Amore un corno 
i panni s'asciugano soli 
e sto freddo non viene da fori 
io ce l'ho dentro

 

 

Pansy Parkison e Theodore Nott si trovano nella Stanza da Caposcuola di lei, gli unici rumori nella camera sono gli schiocchi di baci e gli asiti.

Nudi, abbracciati sotto le lenzuola, soli e innamorati. Nessuno mai avrebbe detto che la ragazza si potesse definire silenziosa in un qualunque momento della sua vita, ma mentre fa l’amore Pansy non parla, non pensa, si lascia andare al tocco del suo amante, sentendosi la persona più importante, speciale e fragile del mondo. Ma soprattutto si sente amata come mai lo è stata nel resto della sua vita.

Un sole pallido nel cielo, l’aria che profuma d’autunno ed una fioca luce filtra dalla piccola finestra nella camera, illuminando fiocamente i volti sudati dei due ragazzi. Sorridono sinceramente mentre crollano uno di fianco all’altro esausti.

.- Dovremmo saltare le lezioni più spesso.-

- Ok, signorina Parkinson lei deve fare qualcosa per me ora. Visto quello che ho fatto io per lei-

- Pensavo di averla già fatto nell’ultima ora e mezza.- Un sorrisino beffardo appare sul volto della ragazza.

- mh. Non lo so.- Uno schiaffo leggero sul braccio lo fa ridere di gusto.

Il picchiettio del becco di un Gufo sulla finestra interrompe quel comico siparietto, Pansy si alza portandosi dietro coperte e lenzuola, lasciando il serpe verde nudo al freddo della stanza.

.- Cazzo, Pansy!- La ragazza sorride mentre prende la lettera, la guarda cercando il mittente: l’ennesima lettera da Azkaban.

Prende un accendino dal comodino al suo fianco e la brucia.

-        Tua Madre?-

-        No, il suo avvocato.- La ragazza torna seduta sul letto, di fianco al moro. Guarda bruciare la carta per poi farla sparire con un colpo di bacchetta.

-        E’ la seconda questo mese.- Theodore tira a se la ragazza che si rannicchia al suo fianco dandogli le spalle, chiude gli occhi e si gode il contatto con il corpo del ragazzo, ormai gelido e sorride.

-        La terza, comunque.-

-        Mi togli una curiosità?- La ragazza annuisce

-        Perché l’hai bruciata? Ma soprattutto perché con l’accendino e non con la bacchetta.-

-        Perché se non si spreca a scrivere lei, io non mi sprecherò a leggere. E perché le avrebbe dato più fastidio un metodo babbano che uno da Mago. Ma adesso vorrei evitare di parlare di mia madre e dedicarmi ad altro non so se mi spiego.- Gli occhi della serpe verde avrebbero reso chiaro il concetto a chiunque.  

Un insistente bussare e il successivo spalancare la porta con conseguente invasione di Daphne nella stanza interrompe il momento e soprattutto l’atmosfera.

-        Daphne… ciao.- Il cipilio della mora viene sostituito da preoccupazione quando si accorge del nervosismo dell’amica.

-        Draco.- Non servono altre parole per vestirsi e seguire l’amica insieme al serpeverde e raggiungere l’amico.   

 

Ha volte ci si dimentica che soffrire è normale,

per ogni relazione, di qualunque natura e genere.

Il vero errore è non capire quanto si desidera sopportare prima di lasciare andare,

quasi tutto si può sopportare,

ma quanto si vuole tollerare?

 

Hermione si guarda allo specchio, si bagna il viso con l’acqua gelida cercando di riprendersi e togliersi quel senso di stordimento.

-        Ti ho detto di andarci piano con quella roba.- Morag McDougal riflessa nello specchio appare come un fantasma dietro le sue spalle.

-        Non credo siano problemi tuoi.- La replica della mora appare stanca e strascicata mentre si asciuga il volto.

-        Io invece credo di si.-

-        E in che modo?-

-        Te l’’ho procurata io e soprattutto è illegale.- la riccia innalza un sopracciglio

-        Come tutti i tuoi traffici?-

-        Ma nessuno degli altri è mortale.- Lo sguardo freddo della corvonero segna la fine di quella scomoda conversazione.

Hermione regge lo sguardo della compagna fino a che non la vede voltare le spalle e uscire dalla stanza.

La mora lancia l’asciugamano con tutta la forza in corpo contro lo specchio, poi guarda il suo riflesso e si vede brutta, consumata e capisce che di quel passo avrebbe retto veramente poco.

Morag esce dal bagno e si appoggia alla parete appena uscita, sente i singhiozzi soffocati della compagna, tre ragazza del terzo si avvicinano ridendo scherzando alla porta.

-        E’ inagibile.-

-        Non ci sono comunicazioni.- la corvonero le fissa per un momento in silenzio

-        Ho detto che è inagibile usate quelli al terzo piano oppure potrebbe arrivare una voce all’orecchio di qualche professore. E che io sappia l’erba babbana non è ancora ben vista ad Hogwarz.- Con uno sguardo d’odio e non poco indispettite le tre ragazze girano i tacchi e ritornano sui loro passi.

La sua buona azione del giorno Morag McDougal l’ha fatta ora si accende una sigaretta e si dirigere lontano da tutti quei drammi. Ne ha abbastanza di tutto.

 
Me ne andrò su una barca de fiori 
Me ne andrò però nun me lamento

 

Quando Pansy Theo Daphne arrivano, Draco è seduto a terra con le spalle poggiate alla parete di pietra, un occhio nero, il labbro spaccato e probabilmente un braccio e delle costole rotte a giudicare dalla postura inarcata in avanti. Davanti a lui Blaise, le braccia allargate come per fare muro all’amico, lo sguardo freddo e i lineamenti induriti dalla mascella serrata.

Nott affianca quest’ultimo, entrambi con la bacchetta sotto il mantello e nessuna voglia di sferrarla, le due ragazze si inginocchiano ai fianchi di Malfoy cercando di capire quanto preoccuparsi. Duncan Inglebee e due ragazzi del terzo dietro di loro, un sorriso beffardo di chi pensa di aver vinto.

Pochi secondi prima che Theodore e Blaise saltassero al collo di Duncan e uno degli scagliozzi, Il terzo terrorizzato dietro di loro.

Daphne sconcertata guarda la scena:- Perché nessuno usa le bacchette?-

-        Testosterone, ego, idiozia? Puoi scegliere.- alla replica inacidita di Pansy segue un risolino di Draco ed un mugolio di dolore dovuto alle costole incrinate.

-        Ok, dopo mi spiegherete perché parlate a bassa voce. Ora falli smettere Pansy. Ho bisogno di andare in infermeria. – Pansy sbuffa, tira fuori la bacchetta e con due fatture gli scagnozzi corrono via spaventati. Blaise blocca la mano di Pansy nel momento in cui sta per sferrare la terza fattura. Occhi negli occhi. Una mano di Zambini al collo che stringe mentre Duncan cerca di non soffocare.

Draco si alza a fatica, posa una mano sulla spalla dell’amico.

-        Lascialo andare, Blaise ora.-

Il nero lascia il compagno che corre via, vile come lo è sempre stato e probabilmente spaventato a morte, Zabini non si volta verso gli amici, scansa la mano di Draco e inizia a camminare allontanandosi.

Il biondo barcolla e viene sorretto da Daphne, Pansy cerca di fermare il compagno che la ignora.

-        Pansy, lascialo andare lui ha bisogno di schiarirsi le idee e io di un infermiera.-

Pansy resta ferma e guarda infondo al corridoio dove Zabini è sparito poco prima, Nott le tocca la spalla.

-        Draco ha ragione ha bisogno di calmarsi, stai tranquilla.- La ragazza sorride poco convinta, mentre lui le bacia il capo stringendola a se leggermente.

-        Vi muovete? Questo pesa!- Daphne arrancanca sotto il peso del Biondo e sorride alla sua faccia contrariata.

-        Questo a chi?!-

-        Zitto! Che il nuovo Draco che non reagisce ha creato solo problemi! – La replica piccata della bionda in realtà racchiude tutto l’orgoglio che la ragazza prova nei confronti del compagno, che la stringe per quanto possibile e le bacia la guancia quando vede una lacrima di tensione scendere dagli occhi grigi così simili ai suoi. Mugula di dolore quando la Greengrass lo abbraccia.

-        Scusa.-

-        Mamma come siete melensi.- Theodore prende il braccio dell’amico e se lo carica sulle spalle mentre la sua fidanzata sorride raggiungendoli e finalmente spariscono in fondo al corridoio dirigendosi in infermeria.   

 


Solo me chiedo perchè 
sto così bene co te 
Io che non ho paura 
nella notte scura 
A fa risse, guerre, scommesse 
mille schifezze 
Tremo tremo forte fra le tue carezze 
Tremo tremo forte fra le tue carezze 

L’aria della biblioteca satura di polvere, la penombra dovuta alle tende tirate e il silenzio dato dall’assenza di gente.

-ehi, stai cercando questo?- Una voce famigliare che è impossibile che lei abbia sentito.

Con la coda dell’occhio le sembra che una testolina rossa sia sparita oltre gli scaffali.

Si gira e vede il grande libro dalla copertina nera sul tavolo di legno.

Lo apre e lo sfoglia, una coltre di polvere si alza dalle pagine.

Hermione scorre con il dito le righe scritte sulla carta, un areoplanino incantato si posa sulla superficie, si apre:

“ Alza lo sguardo”

La riccia alza gli occhi, e lo vede lì, occhi grandi e limpidi, sorriso dolce.

 

-        Signorina Granger.- La voce si alza leggermente e si indurisce – Signorina Granger!-

Apre gli occhi che non si è accorta di aver chiuso, la bibliotecaria le copre la visuale con la sua corporatura robusta – La stanno cercando nella sala dei caposcuola.



E statte zitta 
che ne sai tu de quello che ho visto 
Eri bella in un altro posto 
e non insisto 
Amore in fondo 
la vita mia è una bottiglia che se scola 
e non me serve fra le lenzuola 
chi me consola 

Hermione, inserisce l’ultimo ingrediente nella pozione, e si mette a leggere il libro che si è portata dietro, gli occhi si chiudono, si sente stanca. Le parole si confondono davanti ai suoi occhi, il sobbollire della pozione davanti a lei sembra una ninna nanna.

Posa il libro sul banco e si stropiccia la faccia cercando di svegliarsi, Ron seduto nel banco davanti al suo la guarda, sorride dolcemente, il suo volto si fa via via più pallido e poi boom.

Si spaventa, il ragazzo non c’è più, i suoi capelli sono ricoperti di una sostanza viscida e verde, il calderone bruciato ormai vuoto.

 


Me ne andrò su una barca che vola 
Me ne andrò ma non resterai sola 

Ormai è il tramonto e Draco continua a sedere sul letto dell’infermeria, inizia a essere indispettito oltre che dolorante.

Madama Chips passa per l’ennesima volta davanti al suo letto portando riviste che il biondo dubita siano di medicina babbana o magica.

-        Madama devo aspettare di compiere la sua età per avere la sua attenzione?- 3, 2, 1, un infuriata infermiera, bassa tonda ma dagli occhi dolci nonostante l’espressione acciliata appare davanti al serpeverde.

-        Dubito che lei arrivi alla mia veneranda età.- Draco le sorride ironicamente mentre prende la pozione disgustosa che gli avrebbe messo a posto le ossa.

-        Non faccia tante scene e se ne vada. –

-        Ma scusi il labbro rotto e l’occhio nero?- Ormai madama Chips gli ha voltato le spalle ma la risposta arriva forte e chiara.

-        Quelli se li tiene come monito. Arrivederci signor Malfoy. Si ricordi di chiudere la porta quando esce.- Il biondino scuote la testa, scende dal letto e si dirige al campo da quidditch.

Il vento è abbastanza forte, un’unica scopa vola con fatica nel cielo, a cavalcioni un moretto parecchio arrabbiato cerca di sfogare la rabbia rincorrendo un boccino che non sembra risentire del vento contrario.

Finalmente la mano bruna riesce a stringere la pallina alata al suo interno. E’ ora di rientrare. I piedi fasciati negli stivali verdi poggiano tra l’erba e Blaise Zabini scende elegantemente dalla scopa per dirigersi agli spogliatoi.

-        Vuoi rubarmi il ruolo?- Il moro si volta verso la voce.

-        No tranquillo, prima devo provare a capire chi ti ha rubato il cervello.- Draco sorride guardando l’amico. Non dice nulla.

-        Come cazzo ti è saltato in mente di non reagire? –

-        Sarebbe andato a mio discapito.-

-        Ti avrebbe evitato un labbro spaccato.- Draco sa che quel nervosismo è dovuto a brutti ricordi. Che non riguardano lui, ma il moro stesso.

Blaise abbassa lo sguardo e Draco non smette di sorridere, si avvicina al bruno e lo stringe a se, se mai qualcuno avesse raccontato questa scena, pochi ci avrebbero creduto.

Il crepuscolo dipinge il cielo e i due amici entrano negli spogliatoi tra spintoni più o meno amichevoli.

E tra sorrisi sinceri e complicità ritrovata.   


Solo me chiedo perchè
sto così bene co te 
Io che non ho paura 
nella notte scura 
A fa risse, guerre, scommesse 
mille schifezze 
Tremo tremo forte fra le tue carezze 
Tremo tremo forte fra le tue carezze 

Consegna l’ultima borsa della giornata, si mette i galeoni in tasca e si dirige in camera.

Il suo passo è accelerato, quasi corre, non sente neanche i suoi compagni che la salutano quando rientra nella sala comune.

Sale le scale e spalanca la porta della stanza e successivamente quella del bagno, da dove Orla Quirke, la sua compagna di stanza, appena uscita dalla doccia ed ancora in accappatoio, viene sbattuta fuori in malo modo.

Un’ora dopo la stanza è piena di vapore, lo specchio appannato. Morag avvolta nell’accappatoio rabbrividisce, con un colpo di bacchetta si asciuga i capelli scuri, venti minuti dopo un rossetto rosso tinge le labbra della ragazza, dei tacchi vertiginosi le fasciano i piedi ed un semplice abitino nero le cade morbido sui fianchi.

Si guarda allo specchio mordendosi le labbra, si vede bella, ha voglia di essere bella, ha il desiderio di vederlo e di sentirsi speciale.

Provare quella sensazione di benessere, quando qualcuno ti considera talmente particolare e affascinante da non doverlo dire, perché tutto di lui lo trasmette: il modo di fare, di parlare e di agire.

Così si sentiva tre mesi prima, così spera di vedersi tra poche ore.

Vuole ignorare il sentore che qualcosa non va, la sensazione di sentirsi una tra le tante, la certezza che deve aspettare ancora una volta che qualcuno sia pronto per lei.

Sorride a se stessa prende la borsa scaccia i pensieri e di dirige al suo appuntamento.  

 

Il fuoco scoppietta nei sotterranei, non è tardi ma la maggior parte degli studenti si è già ritirato nelle proprie stanze.

Blaise e Dranco si siedono al tavolo e fanno una cosa che da un po’ di tempo è diventata la loro buonanotte.

-        Scacchi magici sul serio? Siete su quella partita da due giorni ormai.- Entrambi ignorano il commento di Daphne e si concentrano sulla partita.

Draco fa apparire due bicchieri di idromele al loro fianco, Theodore arriva con Pansy in quel momento, prende il bicchierino e butta giù il liquido senza sforzo, osserva l’amico mentre cerca a tentoni la bevanda. Inizia a ridere e così gli altri lo seguono, il biondo cerca di trattenere le risate il più a lungo possibile, ma alla fine cede anche lui unendosi agli amici.

 

 


Me ne andrò su una barca d'argento 
Me ne andrò su una barca che vola 
Me ne andrò ma non resterai sola

Mannarino- Statte zitta

 

Una boccetta nelle mani, l’ennesimo sbadiglio sulla bocca e i capelli con ancora qualche residuo della pozione tra i capelli.

La borsa dei libri sulla spalla è strapiena, il passo è lento, dovuto al peso e alla stanchezza. L’aula di Pozioni davanti a lei. Un ragazzino del terzo anno esce seguito dai suoi amici, corrono e colpiscono Hermione di striscio, facendogli perdere l’equilibrio quel tanto che basta per farle incontrare il muro e farle scivolare di mano l’ampolla che si frantuma al suolo.

Una scena che quegli studenti non vedono, troppo impegnati a ridere tra loro, e quella risata è particolarmente irritante alle orecchie della riccia che afferra la bacchetta girandosi verso le nuche degli studenti. Lo sguardo è appannato e la fattura sembra tardare ad arrivare tra i ricordi leggermente

confusi.

Una mano le afferra il polso con non troppa gentilezza facendo in modo che la bacchetta le cada di mano.

 

E quando realizzi che ci hai sperato di nuovo.

Che stai aspettando che appaia dal buio, sorridente con quegli occhi che brillano al solo guardarti che fa più male.

Perché Harry Potter non era solo in ritardo, non sarebbe mai arrivato.

Morag sente il respiro che si spezza, come quando devi iniziare a piangere, odia lui e odia se stessa perché gli ha permesso di farla sentire inadeguata, ma soprattutto stupida.

Vuole urlare che sarebbe stato meglio non conoscerlo mai, che non fosse mai entrato nella sua vita; anche se sa che è un pensiero passeggero.

Si stacca dal muro, il rumore dei tacchi rimbomba tra le pareti, la corvonero rientra dal quadro della sua casa, apre la porta della sua stanza, osserva il letto della sua compagna di stanza, è vuoto.

E probabilmente non le sarebbe importato anche se ci fosse stata.

Si sveste lentamente, prendendo un respiro profondo di tanto in tanto quando sente il nervoso e le conseguenti lacrime salire, si strucca e si getta sotto il getto bollente della doccia, chiude gli occhi e si rilassa sentendo l’acqua scorrere sul corpo.

Si sente sporca, sorride ironicamente, mentre pensa di non aver mai fatto una doccia così ravvicinata all’altra, che per l’ennesima volta sta perdendo tempo dietro ad una persona che non fa per lei, o non vuole fare per lei: ma in fondo poco importa, il risultato è lo stesso.

Fuori la luna è piena, non c’è bisogno della luce artificiale, tutto è illuminato.

Finalmente tutto tace.

 

 

Fonte: http://www.angolotesti.it/A/testi_canzoni_alessandro_mannarino_55070/testo_canzone_statte_zitta_1167883.html

   
 
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