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Autore: Rallienbow_    14/12/2015    3 recensioni
{ Storia partecipante al contest Fairy Tail Contest - ...Da un'immagine a molto di più di Eireen23 sul Forum di EFP. Sesta classificata. }
“La fortuna sembra girare dalla vostra parte, oggi! Con questa lettera, sei stato ufficialmente invitato alla festa di Natale organizzata dal Segreto Corpo Studentesco. Si terrà la sera del 23 dicembre qui ad Hogwarts. Dove? Beh, questo vi verrà svelato più tardi. Per chiunque abbia intenzione di partecipare, ecco le regole:
- Alla festa non sono ammessi i colori delle casate. Potete usarne l’uno o l’altro, mischiarli fra di loro, ma non insieme. La divisa è bandita!
- Presentatevi con un partner. Non deve fare parte della vostra casa e deve essere stato invitato anche lui/lei. La coppia non deve essere per forza formata da due sessi diversi.
- Dal giorno in cui ricevete questa lettera, indossate la spilla bianca presente nella busta. In questo modo, saprete chi potrete invitare.
- Non parlate ad alta voce della festa. Ricordate: è segreta!
- Divertitevi.
Questa lettera si distruggerà una volta finita di leggere. Vi ricorderete tutto? Noi speriamo di sì! Chi non rispetta le regole verrà punito, fate attenzione!
Il Consiglio Studentesco (segreto).”
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Lluvia
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Avevamo detto che saremmo tornati, ed eccoci qui! Vi siamo mancati? Noi speriamo di sì! Sappiamo che avete molte domande, ma noi siamo qui solo per darvi le informazioni che avevamo promesso nell’invito.
Il luogo di ritrovo sarà il vecchio passaggio segreto dietro uno degli specchi del quarto piano, lo riconoscerete poiché verrà contrassegnato in un modo del tutto particolare.
Per quanto riguarda l’ora, la festa inizierà alle ventuno e trenta, ma voi siete liberi di arrivare all’ora che più vi aggrada; noi speriamo che sarete puntuali!
Ah, e un’ultima cosa: indossate la spilla, o non vi sarà permesso passare.
Ci vediamo il 23!
Il Consiglio Studentesco (segreto).
PS: sì, anche questa lettera si autodistruggerà!”

Gajeel sbucò nella sala comune di Serpeverde e gettò quel che rimaneva dell’aggiornamento nel camino. Si svaccò su uno dei divanetti verdi con aria perplessa: chi erano questi tizi? Perché organizzare una festa? Lo svago andava bene, ma c’era qualcosa che non gli tornava.
Juvia era seduta su una poltrona, non troppo distante da lui, ed era immersa nella lettura di un libro dalla copertina viola. – Ehi, Juvia, pssst. –
La ragazza staccò gli occhi dal tomo, un po’ scocciata, e guardò il ragazzo. – Sì, Gajeel? – lui le fece cenno con la mano di venire a sedersi accanto a lui, così Juvia sospirò, chiuse il libro (facendo un’orecchia alla pagina) e si accomodò vicino all’amico. – Cosa c’è di tanto importante? –
– Hai ricevuto l’aggiornamento, no? – chiese lui, a basse voce.
Juvia annuì. – Sì, perché? –
– Questa faccenda... Non ti sembra tutto un po’ strano? – la voce di Gajeel era molto bassa, voleva che nessuno sentisse.
Juvia scrollò appena le spalle. – Sì, Juvia crede che sia strano, ma non le dà fastidio, e non crede che ci sia sotto un qualche piano strano per incastrarci. Perché questo è quello che sta pensando Gajeel, non è vero? –
– Umpf. – disse solo, incrociando le braccia. – Dico che potrebbe essere una sorta di trappola. –
– E da parte di chi? – le sopracciglia della ragazza erano alzate, stupite dall’affermazione.
– Che ne so! Questa storia mi puzza. –
Juvia scosse la testa, poi gli mise le mani sulle spalle. – Gajeel deve smetterla di preoccuparsi per tutto e trovare sempre doppi fini. Sarà una bella serata. Ci divertiremo. Magari Juvia riuscirà anche a baciare Gray-sama, aaaah! –
Gajeel alzò gli occhi al cielo: ci risiamo.
Però forse aveva ragione, forse non avrebbe dovuto farsi tutti quei problemi. Sospirò, lasciando l’amica alle sue strane fantasie amorose; mancavano solo un paio di giorni alla festa e non aveva ancora deciso cosa mettersi. Magari avrebbe dovuto cominciare a pensarci.
                                               ***
Nonostante i vari tentativi di parlare con Levy, non era riuscito a chiederle se avesse ricevuto l’aggiornamento e cosa ne pensasse, che ora preferisse, insomma, organizzarsi. Dopo l’ultimo tentativo fallito di parlarle in Sala Grande, Gajeel decise di farsi una passeggiata per schiarirsi le idee; non gli piaceva questo comportamento, come se Levy lo evitasse apposta, lo faceva andare fuori di testa. Diede un calcio a un sassolino con rabbia, senza prestarci attenzione, quando sentì un “Ahi!”. Alzò la testa per vedere chi fosse lo sfortunato, e si ritrovò davanti Levy. Si fermò di colpo, le labbra semi aperte da cui usciva il suo respiro, che produceva piccole nuvolette a causa del freddo, gli occhi puntati sulla figura minuta di lei.
– Scusa, Lucy e le altre sono anche più emozionate di me per sabato sera e stanno cercando di- –
Levy non ebbe il tempo di concludere le sue scuse, perché Gajeel la baciò. Lei trattenne il respiro, il cuore che le batteva a mille nel petto e sembrava volesse uscire; lui non era da meno, era agitato, e se non fosse stato per il freddo con tutta probabilità avrebbe avuto le mani sudate. Si era abbassato, aveva chinato la schiena per arrivare alla sua altezza, e lei si era spinta più in alto che poteva con le punte dei piedi per andargli incontro, una mano appoggiata sulla spalla di lui, l’altra che un momento prima reggeva lo zaino, quello dopo era infilata fra i capelli lunghi e scuri di Gajeel. Lui la stava stringendo a sé con un braccio e carezzandole la guancia con la mano libera. Fu un bacio dolce ma coinvolgente, niente lingua, niente umidità o cose imbarazzanti; un semplice contatto, che diceva tutto e niente.
Nessuno dei due seppe quanto le loro labbra rimasero unite, ma quando si staccarono, entrambi erano rossi d’imbarazzo, ma con un sorriso da ebeti spiaccicato in faccia. Ci fu un lungo momento di silenzio, poi Gajeel le posò una mano sui capelli.
– Teniamo buono l’orario del maledetto foglio bruciato? –
Levy annuì con un sorriso. – Per me va bene. –
– Ci vediamo sabato, allora. – le disse, poi alzò una mano e la salutò, dirigendosi verso la sua sala comune.
Aveva iniziato a nevicare.
Sapeva che per l’occasione avevano rimesso a posto il vecchio passaggio segreto, ma non si era aspettato la sala addobbata e con roba da mangiare: come aveva sentito in giro, la stanza era grande abbastanza da contenere un bel po’ di persone. Lo specchio era stato segnato con una grande x rossa, leggibile applicandoci un incantesimo che non ricordava al momento, troppo distratto dalla bellezza di Levy. Lui aveva deciso di indossare un paio di jeans neri, strappati sulle ginocchia, e una camicia bianca con dei motivi sopra; non era segnato di dover essere eleganti, e infatti poca gente lo era. Levy, invece, aveva optato per un bellissimo vestitino rosso, in tema natalizio, con una fascia bianca che girava sul seno, arricciata, e con le maniche staccate, rosse anch’esse; un paio di calze bianche le coprivano le gambe, e le scarpe erano abbinate al vestito.
Erano lì da un paio di ore, aveva visto con la coda dell’occhio Juvia, e aveva riconosciuto la testa nera che le aveva dato il braccio a cui aggrapparsi: quindi, ce l’avevano fatta entrambi. Da dopo le vacanze avrebbe dovuto iniziare ad allenare quel ragazzo e mantenere la promessa. Al solo pensiero sospirò.
– C’è qualcosa che non va? – chiese Levy, di colpo preoccupata.
– No, no, tranquilla. Stavo pensando a quello che succederà dopo le vacanze, inutili preoccupazioni. Pensiamo a divertirci. – le rispose con un sorriso, che lei ricambiò. – Andiamo a prendere un altro drink? – le propose, porgendole la mano. Lei annuì.
La serata stava procedendo bene, tutte le facce che Gajeel aveva intorno erano sorridenti, ma gli organizzatori ancora non si erano fatti vedere: pensò fosse davvero molto strano.
La mezzanotte arrivò in fretta, fra i balli, il mangiare, le chiacchiere, il bere e le risate, non si erano nemmeno accorti dei minuti, delle ore, passare sempre con più velocità. Quando anche l’ultimo rintocco fu suonato dal grande orologio appeso in alto, come per magia le luci si bloccarono al centro della sala, dove apparvero quattro figure, e Gajeel non poté credere ai suoi occhi: Erza, Mirajane, Laxus e Rogue stavano sorridendo agli invitati.
– Siamo contenti che vi stiate divertendo! E siamo contenti che la festa sia riuscita, nessuno di voi ha davvero parlato in pubblico! Volevamo comunque ringraziare una persona speciale, senza la quale non saremmo mai riusciti nel nostro intento! – a parlare era Mirajane, il suo sorriso sembrava illuminare tutta la sala. – Ecco a voi... Il professor Gildarts Clive! – con la mano indicò l’uomo, che si presentò con un cenno. – Ai miei tempi non erano mai concesse le feste, e i professori controllavano sempre ogni corridoio, pensavo che almeno la vostra generazione dovesse godersi un po’ la serata prima di Natale! Quindi bando alle ciance e continuate pure a festeggiare! –
Gajeel sentì Rogue dire: – Certo, mica perché voleva rimorchiare qualche studentessa... – rise, perché tutti conoscevano Gildarts e sapevano anche loro le vere intenzioni del professore, ma quella sera probabilmente non avrebbe fatto grandi conquiste: Kana era stata invitata, e non avrebbe di certo permesso che suo padre amoreggiasse di fronte a lei con qualche sua compagna.
Sentì all’improvviso la sua mano venire stretta, e voltandosi vide Levy che gli sorrideva. – Ti va di ballare ancora un po’? –
– Okay. – con molta delicatezza, la prese per i fianchi e la portò in pista. Sarebbe rimasto volentieri a guardarla per ore, senza dire una parola.
– È una bella serata. – sussurrò Levy, come a non voler distruggere l’atmosfera che si era creata fra i due. Gajeel annuì con la testa, senza aggiungere altro; il viso di Levy era appoggiato al suo petto, di sicuro la ragazza stava sentendo il suo cuore battere a mille. Decise di farsi coraggio: era arrivato il momento. – Vieni. – sussurrò all’orecchio di lei, poi la prese per un braccio e la trascinò via. Aveva visto un’altra porta, si era chiesto dove portasse, e quando l’aprì scoprì che era una stanzetta vuota, non molto spaziosa. Andava benissimo.
– Senti, so che abbiamo cominciato con il piede sbagliato... – cominciò il discorso che si era preparato: voleva scusarsi. Per tutto quanto. – Lo so che a volte sono una testa di cazzo, che mi comporto come un idiota di prima categoria, che mi piace prendere a pugni Salamander e Fullbaster, ma questo non significa che non mi importi niente di te. Non passa giorno in cui non mi senta uno schifo per quello che ti ho fatto anni fa, quindi, ecco, volevo scusarmi. – aveva detto tutto d’un fiato, adesso gli mancava l’aria nei polmoni, ma si ostinava a non respirare; invece, da una tasca dei jeans, tirò fuori la bacchetta e una rosa di metallo. Con un tocco della prima, la seconda iniziò a brillare, a cambiare colore. Levy rimase molto sorpresa, le pupille degli occhi si erano dilatate, la bocca semi aperta per lo stupore, la meraviglia che aveva davanti.  All’improvviso, la rosa si aprì, petalo dopo petalo, fino a lasciar vedere il piccolo regalo che era stato nascosto dentro: una collanina in argento, il cui pendente era un cuore di metallo, con tanto di chiodi finti incorporati.
Levy sorrise, e Gajeel giurò che quel sorriso fosse mille e più volte più bello, più splendente, più qualsiasi altra cosa di quello che aveva visto fare prima a Mirajane. Restò davvero impresso dalla bellezza che quella piccola ragazza riusciva ad emanare. Senza esitazione, le prese il viso fra le mani e le diede un bacio, più intenso del primo che si erano dati; era come se tutto quello che aveva provato fino a quel momento si riversasse nelle sue labbra, nella sua bocca, nella sua lingua; una mano di Levy stringeva il fiore con la collana, l’altra era in cerca del posto perfetto su cui poggiarsi. Gajeel la spinse verso il muro, in modo da farle appoggiare la schiena contro esso – un brivido di freddo scosse il corpo della ragazza, che lui strinse a sé.
– Forse, dovremmo cercarci un altro posto. – la voce di Levy era affannata, le sue guance rosse per l’adrenalina che aveva in corpo; lo sentiva fremere come mai prima di allora.
– Forse hai ragione. – fu la risposta di lui. Mise il naso fuori dalla porta, tutti stavano ancora ballando e pensando ai fatti loro. – Ce ne andiamo? – chiese, per conferma.
Levy annuì. – Sì. Dove, però? –
Gajeel scosse le spalle. – I miei compagni di dormitorio sono tutti e quattro qui. –
Gajeel le porse la mano. Levy sorrise, afferrandola, e si allontanarono dalla festa, sapendo che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato quella notte.

 
  
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