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Autore: Mini GD    16/12/2015    1 recensioni
Caro Babbo Natale...
Quest’anno non voglio chiederti giocattoli nuovi e fumetti, ma qualcosa che mi renderà più felice: potresti riportarmi i miei nonni?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Caro Babbo Natale,
Quest’anno non voglio chiederti giocattoli nuovi e fumetti, ma qualcosa che mi renderà più felice: potresti riportarmi i miei nonni? Mi mancano tanto ed è passato molto tempo dall’ultima volta che sono andato a mangiare da loro. La mamma dice sempre che stanno bene e che vegliano sul mio cammino, standomi accanto in ogni luogo, ma io non li vedo e non posso più chiamarli.
Forse non vogliono più vedermi perché ho rotto un bicchiere l’ultima volta, ma non l’ho fatto apposta. Caro Babbo, vorrei poter passare il Natale con loro, tutti seduti a mangiare in cucina le polpette della nonna e poi, dopo cena, giocare a carte con il nonno. Non voglio nessun’altra cosa, mi raccomando.
                                                                                                                              Con affetto, un tuo ammiratore, Andrea."

Ho trovato, tra le pagine di un quadernone delle elementari, una letterina che ho spedito, o almeno così credevo, in Lapponia, a Babbo Natale. Ricordo benissimo quel periodo, come se fosse ieri. Per la prima volta, papà aveva deciso di preparare l’albero e il presepe a casa nostra, non più in quella dei nonni, e la mamma si era messa d’impegno per preparare una cena all’altezza di quella a cui eravamo abituati con la nonna. Ero troppo piccolo per voler credere che i miei nonni non ci fossero più e chiesi alla persona, che poteva realizzare anche il più impossibile dei desideri, di non darmi i soliti ninnoli, ma di portare da me i miei nonni. Adoravo passare il tempo da loro, era come una seconda casa. Entrambi i miei genitori lavoravano durante la giornata e, per non farmi stare solo, mi portavano a casa da loro. Era un giorno come un altro per me, ma compresi dopo quanto in realtà stravolgeva la mia quotidianità. Sarei dovuto andare, come al solito, a casa dei nonni materni subito dopo l’uscita da scuola. Venne a prendermi mamma, al posto della nonna, e quello doveva essere già un’ammonizione per me, un avvertimento, ma quando si è piccoli, o almeno per me, non si pensa mai negativamente. Il giorno dopo e tutti quelli che li seguirono furono come il primo: mia madre che mi veniva a prendere e passava il pomeriggio con me, aiutandomi con i miei compiti, invece di fare i calcoli in ufficio. Riceveva molte chiamate e correva sempre in camera sua. Una volta la seguii e distinsi chiaramente il suono di un pianto. Non osai chiederle perché era così triste, perché sapevo che non avrei potuto sostenere la verità che mi nascondevano. Il mio papà era preoccupato per la salute della mamma, lo vedevo dai suo sguardi. A tavola, invece di chiacchierare come al solito, accendevamo la televisione e consumavamo la cena nel silenzio. Parlavano, anzi, parlottavano tra di loro, come se complottassero una fuga da me. Passarono i mesi, quando mi feci coraggio e chiesi a mamma di portarmi dai nonni. Lei scoppiò a piangere e mi abbracciò, dicendomi che adesso non era possibile. Insistetti, ma fu inutile. Mi interrogavo spesso su quello che avevo combinato per adirare così tanto i nonni dal non volermi più vedere. Così, ricordai il bicchiere che ruppi, l’ultima volta che li avevo visti. Quel giorno vinsi per la prima volta una partita a carte contro mio nonno. Aveva una brutta tosse e sembrava molto stanco, ma aveva tanto insistito per giocare con me. Quando era giunta l’ora di andare via, abbracciai entrambi i miei nonni molto forte, come facevo ogni sera, augurandogli una buona dormita. Sento ancora il calore delle loro carezze e del loro affetto, che ancora adesso mi commuove. Quando decisero di dirmi la verità mio padre mi guardò dritto negli occhi e mi disse che dovevo essere un bravo ometto e poi, mi raccontò una bellissima storia. I nonni erano andati a fare una vacanza insieme, l’ultima vacanza, in un posto bellissimo e pieno di luce. Rimasi così affascinato che mi sentii in colpa di essere stato così egoista nel volerli di nuovo con me, in quell’inverno freddo. Con il tempo, mi abituai a quella nuova situazione; mamma non andava più a lavoro di pomeriggio e avevamo ripreso a parlare durante la cena. Però, in cuor mio sentivo sempre quel vuoto della loro mancanza. Quando arrivò la settimana prima di Natale, papà disse alla mamma che era un bene mettere l’albero e il presepe e che l’avrebbero fatto per me. Per la prima volta, invece di andare tutti a casa dei nonni, sarebbero venuti tutti da noi. Quando arrivò la vigilia e non vidi attorno alla tavola i miei nonni, me la presi moltissimo con Babbo Natale. Ero profondamente deluso dal mio mito. Ma, a mezzanotte, vicino al presepe, vidi i miei nonni, sorridermi e guidare la mia mano nel posizionare il bambino Gesù nella grotta. Non so dire se fosse un sogno o la realtà, ma fu il più bel regalo di Natale che io abbia mai ricevuto.

  
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