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Autore: Serendipity__    17/12/2015    9 recensioni
Quando Daryl decide di assecondare suo fratello Merle e di entrare in quella casa fatiscente che ha scelto tra tante altre, non ha idea che al suo interno troverà una persona in grado di cambiare il suo destino.
Quando Beth decide di nascondersi in quella casa fatiscente, sperando che il suo aspetto malandato faccia desistere eventuali visitatori, non ha idea che presto sarà invece raggiunta da qualcuno che stravolgerà la sua vita già così messa a dura prova.
*Dal testo:*
- Prendila, Daryl!
Il grido di quel Merle era risuonato come uno sparo nel silenzio spettrale e l'aveva raggiunta quando si era trovata già sugli ultimi gradini della scala che portava a pianterreno, convinta ormai di potercela fare ad oltrepassare la porta che le avrebbe permesso di dileguarsi nel buio della notte.
Solo che quella dolce illusione si era frantumata nel momento in cui un braccio le aveva circondato la vita, trattenendola in una presa d'acciaio che non le aveva lasciato nessuna speranza di potersi liberare.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno fanciulle!
So di arrivare un pò in ritardo, ma il tempo per scrivere è veramente scarso in questo periodo. Faccio i salti mortali, ma purtroppo ho il brutto vizio di dormire la notte (eh eh eh!), quindi una buona parte di tempo se ne va anche così!
E voi, dormite? No scherzo, non era questo che volevo sapere.
Mi interessa, come sempre, sapere cosa ne pensate del capitolo. Se qualche nuova lettrice ha tempo e voglia, mi farebbe davvero piacere se si facesse avanti. Anche con critiche o consigli, mica per forza solo con pareri positivi! XD
Intanto, colgo l'occasione per ringraziare chi invece un suo commento me lo lascia sempre, rendendo piacevole confrontarsi su questa passione comune per TWD ( e per Daryl, ovviamente! eh eh eh!).
Ora vi lascio alla lettura e ci risentiamo in fondo.
Baci
Serena




                                  CAPITOLO  9






Daryl non aveva mai creduto in cose come il destino o la sfortuna, però visto come era precipitata la situazione nel giro di una giornata appena, gli era venuto il dubbio che dopotutto, forse, qualcosa dovesse esistere.
Di certo, comunque, al momento c'era soltanto che doveva trovare assolutamente un posto al chiuso in cui potersi rifugiare dalla neve che aveva ripreso a scendere piuttosto copiosamente, perchè la ragazzina ormai quasi non si reggeva più in piedi senza il suo aiuto.
La sentiva scottare persino attraverso lo strato di vestiti che li separavano e questo poteva soltanto voler dire che la febbre era salita ancora. Nelle ultime ore aveva iniziato anche a straparlare, scambiandolo a volte per quello che credeva fosse stato suo fratello, a volte per suo padre. Proprio come stava succedendo ancora.
- Papà... sono... troppo... stanca.
Tra il battere dei denti, la sua voce era risultata talmente flebile che l'aveva sentita giusto perchè si trovavano così vicini.
- Non possiamo fermarci, ragazzina.
Sapeva che parlarle non sarebbe servito a niente, ma forse lo aveva detto più a se stesso che non a lei. Perchè la situazione si stava facendo davvero incasinata, e uno dei suoi difetti maggiori, era sempre stato quello di non essere un ottimista di natura. Anzi, sapeva cogliere molto bene il lato negativo delle cose, forse perchè, in fondo, non è che avesse mai avuto modo di vederle diversamente nella sua vita.
- Sono... davvero... sta...
L'aveva già vista svenire, ma questa volta, dato che la stava sorreggendo, le aveva almeno evitato una caduta rovinosa. Per un attimo, brevissimo ma intenso, si era sentito sul punto di mollare anche lui. Con quel freddo e quel tempo, probabilmente sarebbero morti nel giro di qualche ora appena. Forse anche prima, se fosse sbucato qualche vagante pronto a cibarsi di loro. Ma poi l'attimo era passato, riportandolo cosciente del fatto che non voleva che la sua ora giungesse così. Non si era mai arreso prima, quando non aveva avuto niente per cui valesse la pena veramente di lottare, non lo avrebbe fatto proprio ora che si era dato uno scopo ben preciso.
E quello scopo era appunto la ragazzina che era stato costretto a prendere in braccio, perchè ormai riteneva impossibile che si sarebbe ripresa. Perciò, se proprio doveva morire, lo avrebbe fatto vendendo cara la pelle. Così aveva ripreso a camminare, imprecando e maledicendo ad ogni passo tutto ciò che lo aveva portato a ridursi così. Per primo se stesso, poi Merle, poi la ragazzina, poi quel tempo di merda, per ultimo il fottuto mondo andato completamente a rotoli. Quasi sicuramente era la rabbia che lo stava tenendo in piedi, e che gli dava la forza di fare un passo dopo l'altro nonostante si sentisse sfinito, però per una volta si era detto che non avrebbe potuto desiderare un'alleata migliore.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Non appena era tornata vagamente cosciente, il primo pensiero era stato che il suo corpo avesse subito delle percosse di cui però non aveva memoria. Non c'era, infatti, un punto in cui non provasse dolore. Non era riuscita quasi a muovere braccia e gambe, tanto le aveva sentite pesanti. Poi era subentrato il panico, perchè nonostante avesse aperto gli occhi, tutto quello che aveva visto era stato il buio più assoluto. Si era sentita soffocare immediatamente, proprio come se un peso le gravasse sul petto. Solo che poi, a peggiorare la situazione, era giunta la certezza che in mezzo a quel nulla non fosse stata da sola. Perchè quello che le gravava sul petto, non era stato un peso immaginario, ma qualcosa di molto concreto. Per l'esattezza un braccio nudo, perchè sotto le dita aveva sentito della pelle calda, che rivestiva solidi muscoli.
- Zack?
Quel nome era quasi uscito di volontà propria dalla sua bocca. La sua mente sballottata tra panico e confusione, le aveva offerto quell'unica soluzione. Doveva essersi fatta male, anche se ora non lo ricordava, perciò stava vegliando su di lei.
- No, sono sempre io.
Quella voce profonda e roca, l'aveva catapultata di botto nella realtà. Le era tornato in mente tutto, e nella maniera più traumatica possibile, perchè all'improvviso aveva preso piena coscienza di se stessa e del fatto che il corpo steso accanto al suo, non fosse affatto quello di Zack, ma di Daryl. E prima ancora di reagire in qualche maniera a quella scoperta, lui l'aveva traumatizzata ancora di più.
- E sono distrutto. Sono stato impegnato a cercare di non farti morire, perciò, ti prego, dammi tregua.
- Morire? E' per questo che non ci vedo? Cosa mi è successo? E dove siamo?
Le domande le si erano accavallate in testa, mentre aveva cercato di imbrigliare tutte le emozioni che la stavano travolgendo, per non soccombere ad un panico ancora più grande.
- Hai avuto la febbre alta, ma non sei diventata cieca.
- Eppure non ci vedo!
Si era sforzata ancora di vedere, ma non aveva intravisto nulla, sentendosi di nuovo soffocare dall'angoscia.
- Non ci vedi perchè ci troviamo in una stanza senza finestre.
Lo aveva sentito muoversi accanto a lei, forse si era messo a sedere, dal momento che era entrato uno spiffero di aria gelida sotto quella che sembrava una pesante coperta di lana. E le era venuto istintivo allungare subito una mano per trattenerlo.
- Ho... freddo.
Era bastato davvero quello spiffero per provocarle un tremito immediato in tutto il corpo, rendendola consapevole di quanto si sentisse effettivamente debole, oltre che dolorante.
Lo aveva sentito imprecare a mezza voce, però dopo qualche attimo, era tornato a stendersi, ritirando su la coperta e coprendola di nuovo.
- Quindi... siamo... in.... una... casa.
Anche i denti avevano preso a cozzare tra di loro, perchè i brividi che la scuotevano erano diventati incontrollabili.
- Cristo, ragazzina, non mi sono fatto il culo per niente.
Dopo quelle parole, Daryl l'aveva afferrata piuttosto rudemente, riportandola contro di lui.
- E' così che ti ho impedito di congelare finora, quindi vedi di non dare fuori di matto, okay?
Non aveva potuto negare a se stessa che in quel momento le stava dando ciò di cui aveva veramente bisogno: calore. Però, quel contatto così intimo, le aveva inevitabilmente fatto tornare in mente anche il bacio che le aveva imposto prima che scappassero da suo fratello. Il disagio era stato forte, ma più forte era stata la necessità di rimanere al caldo, perchè il suo corpo stava reagendo positivamente a quella vicinanza, tanto che il tremore le sembrava già diminuito.
- Dobbiamo mettere qualcosa sotto i denti. Non appena farà giorno, uscirò per andare a caccia. Magari avrò fortuna.
Ma Beth si era già sentita scivolare in una specie di torpore e la voce di Daryl lo aveva penetrato a fatica.
- Ragazzina, ti stai riaddormentando di nuovo?
Si era sforzata di rispondere qualcosa, ma ora che aveva smesso del tutto di tremare, stava decisamente perdendo la sua battaglia contro il sonno.
- Okay, ma se ti svegli e non mi trovi, non fare la cazzata di uscire fuori.
Uscire? Solo il pensiero di non essere più avvolta in quel bozzolo caldo l'aveva fatta gemere.
- Che hai, adesso? Eppure non scotti più.
Vagamente aveva sentito due labbra sfiorarle la tempia. Anche sua madre le aveva sempre sentito la temperatura così. E con in mente ricordi piacevoli della sua infanzia, era scivolata di nuovo nell'incoscienza.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Inzuppato di pioggia e fango, Daryl si era occupato dei due vaganti che lo avevano seguito sin lì, solo quando si era trovato sotto il portico dello chalet in cui avevano avuto la fortuna di imbattersi. Con due semplici tiri, li aveva abbattuti. Per un secondo si era chiesto se fosse stato proprio necessario andare subito a recuperare le frecce, tornando così sotto il diluvio che aveva preso a scendere mentre stava rientrando, ma l'istinto aveva agito prima della ragione, facendolo tornare sui propri passi. Recuperate le frecce, non c'era stato più nulla a trattenerlo lì fuori, così aveva potuto richiudersi la porta alle spalle, bloccandola con una sedia come aveva fatto anche in precedenza.
Nonostante il freddo, si era tolto felpa e giubbotto, entrambi troppo fradici per tenerseli addosso. Poi si era dedicato subito al compito di accendere il camino, dove avrebbe messo a bollire dell'acqua per cucinare l'unica cosa che era riuscito a cacciare: un piccolo coniglio selvatico. Decisamente non sarebbe servito a sfamarli veramente, però almeno avrebbe aiutato la ragazzina a recuperare un pò le forze. Pensando a lei, aveva prestato attenzione per sentire se provenissero dei rumori dalla stanza dove l'aveva rinchiusa, ma gli era sembrato di non sentire nulla. Probabilmente stava ancora dormendo, e lo riteneva una fortuna, perchè gli avrebbe evitato di dover discutere con lei del fatto che, alla fine, aveva preferito chiuderla dentro per essere sicuro che non facesse qualche cazzata delle sue, tipo dileguarsi nonostante le sue pessime condizioni.
Ripensandoci, si rendeva conto che era stato davvero un miracolo che fosse riuscita a riprendersi così in fretta dalla febbre. Però, nonostante si fosse dimostrata più forte di quanto pensasse, avrebbe avuto bisogno di altro riposo. Rimettersi in marcia subito, infatti, sarebbe stato altrettanto pericoloso che il fermarsi lì almeno un giorno ancora.
Aveva pensato un casino a Merle e a quello che avrebbe deciso di fare davanti alla loro fuga. Aveva ipotizzato che suo fratello preferisse non affrontarlo da solo, per cui sarebbe tornato prima dagli altri, per poi mettersi sulle loro tracce. Questo gli avrebbe dato sicuramente un ulteriore giorno di vantaggio.  Ora, però, non gli era di nessun aiuto rimuginare ancora su di lui, quindi era meglio darsi una mossa nel preparare il cibo che aveva recuperato. Così aveva pulito il coniglio, per poi metterlo  a bollire nell'acqua che aveva già messo a scaldare. Dalla stanza dove si trovava la ragazzina, non era giunto ancora nessun rumore, perciò aveva deciso di andare a controllare se stesse effettivamente dormendo o se, invece, fosse di nuovo peggiorata.
Quando aveva aperto la porta, dopo aver scostato la sedia che anche lì aveva usato come blocco, era entrata abbastanza luce da permettergli di individuarla subito.
- Mi hai chiuso dentro.
La voce era stata piuttosto debole, ma l'accusa contenuta lo aveva raggiunto lo stesso forte e chiara. Dopotutto, era il segno che la ragazzina si piegava, ma non si spezzava. Si stava rivelando molto più tosta di tanti altri sopravvissuti che aveva incontrato.
- Era più sicuro.
La replica non si era fatta attendere.
- Più sicuro per chi? Forse per te, non certo per me.
Non aveva nessuna voglia di essere tirato in mezzo in una discussione che non li avrebbe portati a nulla. I problemi, per tutti e due, erano decisamente altri.
- Ho recuperato del cibo. Tra un pò sarà pronto. Te la senti di alzarti, o te lo devo portare qui?
Rannicchiata sotto la pesante coperta di lana, lei non aveva dato segno di voler lasciar perdere la questione. Infatti si era sentito ancora addosso lo sguardo accusatorio di quegli occhi che ormai conosceva fin troppo bene per i suoi gusti.
- Non hai risposto alla mia domanda. Più sicuro per chi?
- Porca puttana, ma sei seria?
Un misto di frustrazione e rabbia lo aveva fatto imprecare, mentre aveva fatto due passi dentro la stanza, arrivandole di fronte. Lei aveva sollevato il viso, e nella penombra aveva avuto conferma di quello che aveva già percepito: era mezza morta, ma comunque incazzata con lui.
- Sì.
Cristo, faceva sul serio! E lo aveva spiazzato così tanto, che si era ritrovato a risponderle quando solo cinque secondi prima non aveva avuto l'intenzione di farsi trascinare in una discussione del genere.
- Perchè ci avrei scommesso l'osso del collo che avresti provato ad andartene! E saresti pure crepata, dopo che io invece mi sono fatto un mazzo tanto per te!
- Io non ti ho chiesto niente, brutto stronzo!
Ci aveva pure provato ad alzarsi, chissà per fare cosa poi, ma non aveva avuto abbastanza forza per farlo, ovviamente. Ed era stata una fortuna, perchè per come era incazzato in quel momento con lei, forse l'avrebbe rispedita col culo per terra alla velocità della luce.
- E se nella tua mente malata, pensi invece di essere una specie di eroe che dovrei pure ringraziare, sappi che aspetterai in eterno! Io non ti devo proprio niente, perchè se sono in questa situazione, è solo colpa tua!
Quelle parole dette con altrettanta rabbia lo avevano colpito molto più di quanto non fosse disposto ad ammettere con se stesso. Quindi, aveva fatto l'unica cosa possibile, e anche quella che gli avrebbe impedito di fare una cazzata ancora più grande con lei.
Aveva semplicemente girato i tacchi, sbattendo la porta dietro di sè con così tanta forza che aveva temuto, per un attimo, di scardinarla. Non contento, l'aveva anche ribloccata con la sedia.
Questa volta lo aveva fatto per il bene di tutti e due. Aveva troppa rabbia in corpo e aveva bisogno di tempo prima di rientrare in contatto con quella ragazzina che lo stava letteralmente mandando fuori di testa come niente era mai riuscito a fare prima.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Beth non si era nemmeno alzata per controllare, era certa che Daryl avesse nuovamente sbarrato la porta. La rabbia che provava in quel momento era talmente tanta, che dopo aver cercato a tentoni i suoi scarponcini, li aveva gettati in direzione della porta. Il tonfo prodotto era risuonato come una sfida, che però non era stata raccolta, perchè erano passati i minuti, ma la porta non si era riaperta.
Immersa di nuovo nel buio e nel silenzio più assoluto, piano piano la rabbia era scemata in uno stato d'animo che l'aveva lasciata ancora più spossata rispetto a quando si era risvegliata. Diversamente dalla prima volta, si era ricordata subito dove si trovasse e perchè. Si era persino ricordata della richiesta di Daryl, cioè di non uscire fuori. L'aveva trovata anche ragionevole, visto il suo stato di salute, ma nel momento in cui si era faticosamente alzata ed aveva trovato la porta sbarrata, dentro di lei era scattata immediatamente una rabbia cieca.
Le aveva mentito ancora! Non c'era davvero nemmeno l'ombra di una minima fiducia reciproca. Quindi si era convinta che lui la stesse tuttora usando per qualche scopo che ovviamente a lei sfuggiva!
Così, mentre aspettava di vedere se sarebbe tornato, o se quella sarebbe diventata la sua tomba, rabbia e paura si erano mischiate sino a diventare quel mix esplosivo che l'aveva spinta ad accusarlo non appena si era ripresentato. Se avesse avuto la forza, probabilmente lo avrebbe aggredito anche fisicamente e non solo verbalmente.
Immersa in pensieri che avevano tutti riguardato un modo per liberarsi di lui, doveva essere scivolata in un dormiveglia di cui aveva preso coscienza nel momento in cui la porta si era rispalancata, lasciando entrare una luce più forte rispetto a prima. Evidentemente doveva essersi fatto pieno giorno, nel frattempo.
- Ti ho portato da mangiare. E anche dell'acqua.
Non appena gli occhi si erano riabituati alla luce, aveva messo a fuoco la figura di Daryl con in mano quanto aveva detto: cibo e acqua.
- E l'ora d'aria? Ne avrò diritto per caso? E per il bagno? Dovrò fare tutto qua dentro o posso sperare di poter uscire almeno per quello?
Lo aveva visto subito irrigidirsi, ma non aveva avuto modo di vederlo bene in viso, immaginando però che avrebbe trovato l'espressione cupa e minacciosa che spesso aveva visto comparire su quei lineamenti già così tirati.
Non se l'era aspettato nemmeno lei di reagire in maniera così dura, ma nel momento stesso in cui aveva rimesso piede nella stanza, si era riaccesa la sua voglia di scontrarsi con lui. Le sembrava che tutti i suoi timori si fossero spenti di botto, lasciando solo viva la voglia di farla finita una volta per tutte.
Da quando lo aveva incontrato, era stato come camminare sul precipizio di un burrone, con la paura costante di finirci dentro. Ma adesso, voleva davvero arrivare ad una conclusione, sia che fosse stata quella di precipitare del tutto, o quella di potersene allontanare veramente.
- Senti, ragazzina ... ah, al diavolo, 'fanculo!
Lo aveva visto posare a terra ciò che aveva avuto tra le mani con così tanta veemenza, che era stata pronta a subire un uguale trattamento, se non peggio. Ma ancora una volta, Daryl l'aveva spiazzata, perchè se ne era semplicemente andato, lasciando questa volta la porta spalancata.
Stai attenta a quello che fai, ma non mollare, Beth.
Era stata la voce di Rick a parlarle. Chissà perchè, ma era a lui che aveva pensato. Forse nella sua mente continuava ad essere il leader a cui ispirarsi nel momento in cui doveva prendere delle decisioni importanti.
Arriva fino in fondo. Alleati o nemici, non ci possono essere mezze misure in questi tempi difficili.
Probabilmente Rick sarebbe stato davvero di quel parere, quindi era stata la spinta decisiva per metterla in moto. Aveva abbandonato il calore della coperta, per infilarsi il maglione che doveva averle tolto quando era stata incosciente. Il pensiero l'aveva turbata, ma lo aveva subito accantonato, concentrandosi invece sul fracasso che sentiva provenire da una stanza vicina. Si era alzata lentamente ed era andata a recuperare gli scarponcini che aveva lanciato contro la porta, rabbrividendo nell'infilarci dentro i piedi. Quando si era rialzata, un violento capogiro l'aveva costretta ad aggrapparsi allo stipite, costringendola ad aspettare che passasse. Il paradosso era stato che si era sentita così forte nelle intenzioni, proprio quando il suo fisico era stato invece così debole.
L'ennesimo schianto di qualcosa lanciato con forza contro la parete, l'aveva spronata a seguire il fiume di imprecazioni irripetibili che la voce roca dell'uomo stava snocciolando.
Forse in un altro momento sarebbe stata terrorizzata da quella evidente manifestazione di rabbia, ma visto lo stato d'animo in cui si trovava anche lei, era pronta ad affrontarlo.
Nella cucina in cui si era affacciata, la furia di Daryl aveva lasciato traccia proprio come se fosse passato un uragano. Tutto ciò che poteva essere rotto, probabilmente era stato scagliato contro le pareti.
- Sparisci!
Non appena i loro sguardi si erano incrociati, nella stanza la tensione era schizzata alle stelle. Lui si era arroccato nell'angolo opposto, e l'impressione era stata quella di trovarsi di fronte ad una belva pronta ad attaccare qualsiasi cosa avesse minacciato il suo spazio vitale.
- Non chiedo altro! Ridammi solo il mio coltello!
Aveva fatto un passo dentro la stanza, ignorando l'occhiata minacciosa che quegli occhi azzurri le avevano lanciato.
- Ho detto: sparisci!
A denti stretti, le parole gli erano uscite come un avvertimento vero e proprio. Ma se lui pensava di essere al limite, lei si sentiva già oltre.
- Ridammi - il - mio - coltello!
Aveva scandito parola per parola, avanzando di un altro pò. Forse era impazzita del tutto, ma in quel momento si sentiva padrona di se stessa e della situazione. Come due avversari, si erano studiati un'ultima volta, prima di passare entrambi alla mossa successiva, che poi era stata la medesima. Tutti e due, infatti, avevano puntato la balestra lasciata incustodita sopra al tavolo. Ci erano arrivati insieme, ma essendo differenti le loro forze, Daryl era riuscito a strappargliela dalle mani per buttarla a terra dietro di lui. Separati solo dal tavolo, si erano di nuovo guardati negli occhi, cercando rispettivamente chissà che cosa in quelli dell'altro.
- E adesso, ragazzina, sparisci!
Era intenzionata a farlo sul serio, per cui senza alcuna incertezza gli aveva mostrato il medio, prima di fare dietrofront e lasciare la stanza. Se questa volta la voleva fermare davvero, era con una freccia che avrebbe dovuto farlo.
"Se ti dico di rimanere in un posto e tu non lo fai, io ti ci inchiodo la prossima volta, capito?"
Se la ricordava molto bene quella minaccia, e se fosse stato davvero così, presto lo avrebbe scoperto. La porta d'ingresso era stata chiusa da una sedia incastrata sotto la maniglia. Le era costata perciò poca fatica rimuoverla ed essere libera di uscire. Nonostante la neve si fosse trasformata in pioggia torrenziale, il freddo non era stato meno intenso. Forse sarebbe morta davvero dopo solo poche ore, ma indietro non lasciava niente per cui valesse la pena di non rischiare.
- Che cazzo pensi di fare, eh?
Con un piede ormai sul primo gradino, Beth aveva deciso di non  guardare. Se doveva beccarsi una freccia, preferiva non averne la certezza assoluta.
- Me ne vado.
- Te lo scordi!
Okay, il momento era arrivato. Non voleva essere più una vittima, per cui non si sarebbe fermata. Era scesa di un altro gradino. Le gocce di pioggia che rimbalzavano sulla balaustra, avevano iniziato a schizzarle il viso. Un lungo brivido di freddo le era sceso lungo la schiena, facendola iniziare a tremare.
- Non fare un altro passo.
Glielo aveva ringhiato a bassa voce, rendendo la minaccia molto più efficace che non se glielo avesse gridato. Forse aveva già avuto il dito pronto a premere il grilletto. Si era chiesta quanto male potesse fare una freccia. Probabilmente meno di un proiettile, ma più di una coltellata.
- Crepa!
Credeva di aver affidato a quell'unica parola il compito di decidere della sua vita, mentre era scesa di un altro gradino. Nei secondi subito successivi, aveva percepito il tempo in maniera distorta: le era sembrato, infatti, che ne passasse troppo prima di avvertire del dolore in un punto qualsiasi del suo corpo.
- Non oggi, ragazzina.
Era stato proprio come rivivere l'esatto momento in cui tutto era cominciato. Lo stesso braccio muscoloso che aveva fermato la sua fuga quella notte, aveva fatto lo stesso anche adesso, impedendole di fare un'ulteriore passo. Strattonandola indietro e sollevandola da terra, Daryl l'aveva fatta sbattere contro il suo torace, togliendole il fiato tanto l'aveva stretta in vita. E poi non c'era stato tempo per provare a ribellarsi, perchè gli ci erano voluti pochi secondi per riportarla dentro e gettarla letteralmente sul piccolo divano posto davanti al camino. Non c'era stato nemmeno il tempo di provare a rialzarsi, perchè le era stato subito addosso, chinandosi su di lei, una mano premuta sul petto, a tenerla inchiodata dov'era, e l'altra con un dito puntato sotto al naso.
- Tu - resti - con - me!
C'erano stati solo pochi centimetri a dividerli. Se solo si fosse mossa, probabilmente i loro nasi sarebbero entrati in contatto. Ogni parola era stata sottolineata con rabbia, ma dato che era quasi praticamente sprofondata dentro a quegli occhi in quel momento così trasparenti, e soprattutto così vicini, vi aveva visto un'emozione ancora più intensa.
- Non ho fatto tanto casino per niente, chiaro?
Non era stata in grado di fare o dire nulla, perchè Daryl non glielo aveva permesso, incalzandola ancora di più.
- Ho giurato a me stesso che non saresti stata l'ennesimo sbaglio della mia vita. E non lo sarai, Beth.
Sentirlo pronunciare il suo nome era stato strano e insieme sorprendente. Probabilmente le si era scritto in faccia, perchè lui lo aveva pronunciato ancora.
- Sì, esatto, Beth. Non ho certo dimenticato il tuo nome, dal momento che mi si è stampato a fuoco nella mente. Insieme a quella fottutissima espressione innocente che hanno sempre i tuoi occhi. E anche a quei pensieri puliti che si riflettono nelle tue azioni e che ti spingono a sperare ancora in qualcosa, nonostante il mondo non abbia più niente di buono da offrirti.
A quel punto, non era stata più capace di pensare veramente. Se le era sembrato tutto così chiaro sino a qualche minuto prima, era di nuovo finita in un vortice di emozioni contrastanti.
- E' per questi motivi che non riesco a fregarmene di te. Perchè sei davvero la prima cosa giusta che mi capita di fare nella mia stronzissima vita.
E poi all'improvviso, non era stato più lì ad incombere su di lei, ma le si era seduto accanto, abbandonando la testa sullo schienale e chiudendo gli occhi. Il suo viso le era apparso subito più stanco che non minaccioso. Intorno agli occhi e alla bocca, c'erano state delle pieghe che prima non aveva notato.
- Per cui, ti prego, non rendermelo ancora più difficile di quanto non lo sia già.
Anche il suo corpo sembrava essersi rilassato del tutto, sciogliendo i muscoli che sino a poco prima erano stati tesi sino alla spasimo.
- Quella porta era chiusa per te. Non volevo che ti mettessi in pericolo da sola. E se deciderai di non credermi, non importa. Non cambierà le mie intenzioni nei tuoi confronti.
Non era stata capace di dire nulla. Nemmeno lui aveva più detto niente. Perciò, si erano ritrovati a condividere un silenzio che in realtà era stato pieno di significato per entrambi.
Qualcosa era cambiato davvero tra di loro, solo che ancora non erano stati in grado di capire quanto.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Fissando il fuoco nel camino, Beth si era persa nei suoi pensieri.

Se le parole l'avevano vista contrapporsi a Daryl in maniera violenta, nel silenzio successivo, invece, era riuscita a trovare quelle risposte che aveva cercato disperatamente. Seduta vicino a lui, per la prima volta, lo aveva visto sotto una luce diversa.
Gli era sembrato vulnerabile e sincero, oltre che sfinito. Si era resa conto di quanta forza di volontà aveva avuto nel salvarla quando aveva iniziato a stare male, trasportandola sino a che non aveva trovato quello chalet abbandonato, dove potersi rifugiare. E di come si fosse occupato di lei anche dopo, riscaldandola e restandole vicino sino a che il peggio non era passato.
Gli era rimasta seduta accanto anche quando era piano piano scivolato nel sonno. Non aveva smesso di osservarlo, ritrovandosi così a vegliare su di lui proprio come se le parti si fossero rovesciate, mettendo lei nel ruolo di badare alla sicurezza di entrambi.
Perchè, alla fine, aveva dovuto ammettere quello che aveva avuto sempre sotto gli occhi: quell'uomo le aveva davvero salvato la vita più di una volta, mettendo a rischio la sua.
E se c'era stato dietro un secondo fine, non era stato certo quello di approfittarsi di lei. Aveva dovuto riconoscere anche questo, perchè l'unico episodio ambiguo era stato quel bacio che le aveva imposto due sere prima, quando erano stati sorpresi a discutere da suo fratello.
Pensare a Merle le aveva procurato il solito moto di orrore, ma nel guardare Daryl, aveva definitivamente raggiunto la certezza che non fosse stato come lui. Non aveva mai avuto nello sguardo quella cattiveria che invece aveva colto negli occhi di suo fratello. Nè aveva mai avuto la sua stessa voglia di umiliarla e sottometterla, rendendola a tutti gli effetti solo una "bambolina" con cui divertirsi.
Per tutto il tempo trascorso a guardarlo dormire, i pensieri erano andati in un'unica direzione: le aveva dimostrato più volte che stesse dicendo la verità sul volerla aiutare.
- Fagioli.
Proprio la voce di Daryl l'aveva riportata al presente, fissando la sua attenzione sulla scatoletta che aveva tra le mani.
- Ce n'erano due, così ho pensato di tenerne una per stasera.
- Possiamo mettere tutto insieme.
Ma lui aveva scosso la testa.
- No, io prenderò solo un pò di questi. Il resto lo mangi tu.
In effetti lo stomaco aveva preso a brontarle già da un pò. Alla fine non aveva più mangiato quello che le aveva portato al suo risveglio.
- Lo divido volentieri.
In fondo, lui aveva fatto lo sforzo di uscire a procurare del cibo, quindi ne aveva anche più diritto.
- Devi rimetterti in forze. Domani sarebbe meglio ripartire.
L'idea di rimettersi in marcia, magari sotto la pioggia torrenziale che ancora non aveva smesso di cadere, l'aveva demoralizzata parecchio. Del resto, però, correvano un pericolo più grande a restare lì. Daryl non aveva avuto bisogno di dirglielo esplicitamente, ci era arrivata anche lei da sola.
- Okay.
Sembrava che tra di loro si fosse davvero, per la prima volta, instaurato un clima di collaborazione. Certo non era facile, ma perlomeno non aveva più provato la sensazione di doversi preoccupare delle sue reali intenzioni.
Si era offerta di riscaldare lei il cibo, ma lui le aveva detto che era abituato a fare da sè. C'era stata una buona dose di ruvidità nel dirglielo, però aveva intuito che dietro ci fosse stata anche la volontà di sollevarla dall'incombenza, permettendole di starsene sul divano, rannicchiata al caldo sotto la coperta.
Certo la sua salute era quella più precaria, però anche lui mostrava ancora segni evidenti di stanchezza.
- So che è stupido dirlo, ma se potessi scegliere, cosa vorresti come cena?
Diversamente dal pomeriggio, Beth aveva sentito l'esigenza di riempire il silenzio tra di loro. Forse aveva pensato anche troppo, e voleva perciò impegnare la mente con qualcosa di più leggero, rimandando al giorno dopo le preoccupazioni e le difficoltà da affrontare. Voleva godersi l'idea di avere qualcosa da mettere sotto i denti e di avere un tetto sopra la testa almeno per una notte ancora.
- Non saprei.
Forse lui non aveva avuto la sua stessa voglia di leggerezza, però questo non l'aveva fatta desistere.
- Io vorrei un hamburger farcito con tutto il possibile, delle patatine fritte e una coca gigante.
Se l'era immaginato così bene, da arrivare a sentirne persino il gusto sulla lingua.
- Uhm... mettici una birra al posto della coca, e ordinane due.
Le era sembrato impossibile, eppure si era ritrovata a sorridere, mentre aveva spostato lo sguardo su Daryl, accovacciato vicino al fuoco.
- E come dolce, una fetta di cheesecake alla fragola.
Lui aveva scosso la testa.
- Per me un brownies al cioccolato.
- Troppe calorie.
Aveva scrollato le spalle, stavolta.
- La dieta la farò un'altra volta.
La battuta ironica le aveva accentuato il sorriso, facendole provare ancora di più la sensazione che stesse vivendo un momento surreale. Era lì, a scherzare sul cibo con un uomo che soltanto qualche ora prima lo riteneva capace di infilzarla con la sua balestra. E allora, le era venuto spontaneo dirglielo.
- Ero convinta che mi avresti infilzato.
Lo aveva sorpreso, perchè si era girato brevemente, lanciandole un'occhiata penetrante, prima di tornare a curare la pentola sul fuoco.
- Il giorno che siamo tornati a prendere le mie cose, mi avevi detto che se non fossi rimasta dove volevi tu, in futuro mi ci avresti inchiodato con una freccia.
Non si era più voltato verso di lei, ma aveva avuto l'impressione che la stesse ascoltando con attenzione lo stesso.
- Così, oggi, quando me ne volevo andare, ero convinta che l'avresti fatto davvero.
- Quindi, eri pronta a beccarti una freccia.
Lo era stata davvero.
- Sì.
Le aveva rivolto un'altra occhiata penetrante, di quelle che parevano leggere dentro ad una persona. Per quanto fosse rude nei modi, in un certo senso quasi selvatico, ogni tanto faceva capolino una profondità d'animo che non si sarebbe mai aspettata da uno come lui.
- Ragazza coraggiosa, dopotutto.
Lo era? Forse, dopotutto, sì.
- La tua, invece, era solo una minaccia, oppure non hai avuto il coraggio?
C'era stato un attimo di silenzio da parte sua.
- Sei già abbastanza messa male così. Infilzarti, avrebbe peggiorato solo le cose.
Non le aveva risposto direttamente, ma nel tono di voce c'era stata sufficiente ironia da farle pensare che non l'aveva sfiorato il pensiero di farlo veramente.
- Domani mi restituirai il mio coltello?
Si era spinta ancora più avanti, ponendogli quella domanda spinosa, e si era scoperta impaziente di conoscere la risposta.
- Sì. Anche la pistola.
- Questo vuol dire che ti fidi di me?
L'aveva fissata di nuovo intensamente, facendole aumentare il battito cardiaco nell'attesa.
- O forse che sono coraggioso anch'io.
Si era ritrovata ad accennare un sorriso, ma questa volta rivolto verso di lui.
- Quindi, abbiamo qualcosa in comune, adesso.
E per come l'aveva guardata, anche lui non aveva avuto in mente probabilmente soltanto il coraggio. "Fiducia" era una parola che li spaventava, ma che nello stesso tempo li rendeva più forti.
- A quanto pare, sì.
Era sceso di nuovo il silenzio, ma non era stato più teso come prima. Quel principio di vera fiducia reciproca, stava cambiando le cose.
- Chi è Zack?
Trascorso qualche minuto, era stato lui, stavolta, a rivolgerle una domanda del tutto inaspettata. L'immagine di Zack si era immediatamente fatta spazio nella sua mente, ricordandole come fosse stata l'ennesima persona a cui si era affezionata e che poi le era stata strappata via da un destino che sembrava accanirsi contro di lei.
- Era un ragazzo a cui mi sono affezionata molto.
Non era riuscita ad usare l'espressione più giusta, si era sentita a disagio all'idea di rivelargli che era stato il suo ragazzo a tutti gli effetti.
- Potrebbe essere ancora vivo?
Forse lui lo aveva intuito lo stesso, perchè si era spinto a porle quell'ulteriore domanda.
- No, era già morto quando il nostro gruppo è stato attaccato.
Si era girato un attimo, forse per capire quanto il parlarne la stesse turbando.
- Vaganti o sopravvissuti?
- Vaganti. Lui e altri, erano andati a recuperare delle medicine.
- Mi dispiace.
Le era parso sincero, così lo era stata anche lei.
- Non sono nemmeno riuscita a piangere quando me lo hanno detto. Forse una parte di me sapeva già che era solo questione di tempo, prima che succedesse. Come se fosse pronta ad andare avanti senza di lui, come già avevo fatto per tante altre persone a cui mi ero affezionata.
Non aveva aggiunto altro Daryl, tornando silenzioso.
- Hai perso anche tu qualcuno che... bè, a cui eri affezionato?
Le era venuto istintivo rivolgergli la stessa domanda, anche se poi si era sentita in imbarazzo.
- Nessuno. Eravamo già solo io e Merle quando è iniziato il casino.
Decisamente le aveva fatto capire che non era un argomento da approfondire, perchè la voce gli si era indurita ed era stato brusco nel risponderle. Non credeva dipendesse solo dal fatto che non voleva parlare di suo fratello, ma di lui in generale. Il suo passato era qualcosa a cui aveva fatto riferimento sempre con rabbia e disgusto, proprio come se lo vedesse adesso sotto una luce diversa.
- Posso farti solo un'altra domanda? Credo... di averne il diritto, ecco.
Si era sforzata di apparire tranquilla, nonostante dentro fosse stata agitata per aver pensato di insistere almeno su di un punto.
- Credo di sapere quale sia.
Si erano guardati negli occhi, forse per vedere se quel principio di fiducia sarebbe sopravvissuto a quel primo assalto.
- Se ci troverà, non so con certezza cosa farà lui.
Il suo sguardo si era incupito, ma era rimasto sicuro e determinato.
- Ma so cosa farò io, perchè non tornerò indietro sulle mie decisioni.
La risposta era stata chiara, per cui, forse, la fiducia tra loro era proprio destinata a diventare sempre maggiore.







*Spazietto autrice che ha messo un punto fermo nella storia*


Eh sì, stavolta anche bello grosso, tra l'altro. Questo vuol dire che ora le cose prenderanno una piega diversa. Probabilmente Daryl e Beth non tenteranno più di farsi la pelle reciprocamente (eh eh eh), ma proveranno a collaborare sul serio. Una tregua? Ecco consideratela così, perchè mica è finita la storia, eh? Quindi, di strada ne hanno ancora da fare. Però, nel frattempo, potrebbe anche succedere che... ma niente spoiler! Vi lascio immaginare e aspettare di leggere se avrete immaginato giusto! XD
Lo so che è quasi Natale e dovrei essere più buona, ma mica voglio rovinarvi la sorpresa di scoprire poco alla volta cosa succederà... e soprattutto quando!!!!!
Intanto, vi siete gustate l'idea di loro due vicini, vicini, anche se era soltanto perchè Beth era malata? Io sì, perchè da fangirl quale sono (e non me ne vergogno, sappiatelo! XD) vado subito in fibrillazione quando entrano in contatto, anche se non proprio intenzionalmente!

 
  
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