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Autore: Recchan8    18/12/2015    3 recensioni
Dal testo:
"L'amministratore era un ragazzo che andava per i trenta, dalla pelle abbronzata, i capelli bianchi e gli occhi color grano; abitava al piano terra del condominio nell'appartamento numero 1. Si chiamava Xemnas, e la leggenda narrava che avesse guadagnato la proprietà del palazzo in un modo alquanto... bizzarro".
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Il terzo appartamento del piano terra (il numero 3, per l'appunto) aveva come inquilino Xaldin, un uomo piuttosto alto e dalle spalle robuste, i lunghi dreads neri legati in una mezza coda alta, e una barba dalla forma strana a coprirgli le guance. Lavorava in una pasticceria insieme a una ragazza, Belle, e a un altro uomo conosciuto in città col nomignolo "La Bestia". Xaldin non se la cavava per niente male coi dolci, ma se qualcosa non gli veniva come aveva previsto, andava immediatamente su tutte le furie e se la prendeva col primo essere che aveva a portata di pugno, sia questo animato che inanimato. Data la sua indole, gli inquilini del CCNE l'avevano soprannominato "Il Feroce Pasticcere".

 

 

Quella domenica mattina avrebbe preparato il miglior soufflé al triplo cioccolato di tutta la sua vita.
"Cascasse il mondo, ce la farò!", aveva pensato con determinazione.
Mise il dolce a cuocere, programmò il timer, prese una sedia e si sistemò davanti al forno per non perdere di vista il dolce. Nessuno sarebbe riuscito a distrarlo, nemmeno l'Importunatore Libero.
Dopo esattamente undici minuti, quasi come se l'avesse evocato, Xigbar suonò al campanello; Xaldin capì subito l'identità della persona dietro la porta dal suono prolungato del campanello: irritante come Xigbar stesso.
-"Non adesso!"- ruggì Xaldin.
Xaldin non poté vederlo, ma l'uomo con la benda sull'occhio fece spallucce e se ne tornò in casa. Strano da parte sua; chissà cosa voleva...
"Bene, e uno se n'è andato".
-"Lo sapevo!"- esclamò Demyx dalla finestra della cucina che dava sul giardino. Xaldin sussultò per lo spavento e fulminò il ragazzo con un'occhiataccia.
-"Non è il momento!"-.
-"Hai deciso di riprovarci coi soufflé?"- domandò Demyx sistemandosi gli occhiali da sole sul naso. -"Posso assaggiarlo?"-.
-"Non dovresti essere collassato nel letto, tu?"- borbottò Xaldin. -"Sono solo le 9 di mattina"-.
-"Sai com'è, after"- rispose Demyx mostrando a Xaldin le occhiaie e gli occhi rossi. Il ragazzo lanciò un'occhiata al timer e storse la bocca. -"Da quanto tempo sta cuocendo?"-.
-"Diciassette minuti"- rispose Xaldin con una punta d'orgoglio nella voce.
-"Xaldin, guarda che lo sanno tutti che i soufflé devono cuocere quindici minuti, di cui gli ultimi cinque in modalità ventilata"-.
Qualcosa nella mente di Xaldin fece "crack!".
Venti minuti dopo, Lexaeus trovò Demyx fuori dalla porta di Xaldin in condizioni pietose e un soufflé al cioccolato spiaccicato in faccia.

 

 

Xaldin fece un tiro dalla sigaretta e lanciò una rapida occhiata a Marluxia, in piedi accanto a lui. Il pasticcere voleva finire la sigaretta prima di rientrare in casa, mentre Marluxia...
-"Oh"- ruppe il silenzio Xaldin. -"Perché mi stai fissando?"-.
Marluxia aggrottò le sopracciglia ben disegnate e strinse le labbra.
-"Non pensi che sia arrivato il momento di tagliarti i capelli?"-.
-"Perché dovrei?"- ribatté burbero.
Il ragazzo dalla vistosa acconciatura rosa fece dei vaghi gesti con le mani, come a dire "Mi sembra ovvio".
-"Che?"- lo incalzò Xaldin.
Dire la verità a Xaldin o non dirla? Marluxia non sapeva decidere. Un paio di volte pensò di non rispondere e di rientrare nel condominio, ma sapeva che se avesse tentato di scappare, il Feroce Pasticcere l'avrebbe rincorso fino al quinto piano. Ormai il danno l'aveva fatto.
Xaldin, dal canto suo, non smaniava poi così tanto di sapere dove Marluxia volesse andare a parare; l'importante era che nessuno criticasse le sue doti da pasticcere. Cosa potevano incastrarci i capelli con la pasticceria?
-"Ecco..."- si decise infine Marluxia. -"Spesso i tuoi dolci sono pieni di capelli e, diciamocelo, fanno schifo"-.
-"..."-.
Una decina di minuti dopo, Lexaeus trovò Marluxia davanti al portone del condominio in condizioni pietose e una tartelette aux framboises spiaccicata in faccia.

 

 

-"Xaldin, dovresti fare qualcosa per i tuoi scatti d'ira"- disse seccamente Larxene, appena comparsa davanti alla porta di Xaldin. -"Stamattina mi son dovuta sorbire i piagnistei di Demyx e di Marluxia! Hai idea di cosa questo significhi?"-.
-"Non è un mio problema!"- la freddò Xaldin. -"Che ti serve, Pikachu?"-.
-"Non è un mio problema?!"- ripeté Larxene spalancando gli occhi. -"Un pacco di zucchero, se ce l'hai"-.
-"Ovvio che non sia un mio problema! Cazzo me ne frega di quei due! Dovevano lasciarmi in pace e non criticare la mia cucina!"- ruggì. -"Certo che ce l'ho, te lo porto subito"-.
Xaldin sparì nel proprio appartamento e tornò poco dopo con un pacco di zucchero che adagiò sulle mani tese di Larxene.
-"E dovrebbe essere un mio problema?!"- gridò la ragazza. -"Grazie Xaldin, sei il mio salvatore"-.
-"Che ci posso fare se son venuti a lamentarsi da te, eh?!"- ribatté il pasticcere. -"Figurati Pikachu, quando vuoi"-.
-"Eccheccazzo..."- biascicò Larxene alzando gli occhi al cielo. -"Ci vediamo!"- lo salutò allegramente.
-"Imbecilli..."- borbottò Xaldin. -"Sì, ci vediamo!"- la salutò con altrettanta allegria.
Lexaeus, avendo assistito a tutto lo scambio di battute dal pianerottolo del primo piano, si grattò la testa, non riuscendo a capire chi dei due avesse più problemi dell'altro.
"Schizofrenia", concluse, e rientrò in casa.

 

 

 

 

   
 
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