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Autore: piccolo_uragano_    19/12/2015    7 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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A tutti quelli che amano qualcuno,
ma non possono dirlo. 


 






C’era una cosa che Rose amava fare, quando le cose andavano male. Aveva iniziato quando si era presa quella cotta per Benjamin, un Babbano che abitava a pochi minuti da loro. Avevo continuato a farlo quando aveva litigato con Martha, la prima volta, ma ci aveva preso l’abitudine quando aveva iniziato a giocare a fare tira e molla con Remus, quando guardando sua sorella si rendeva conto di quanto fosse sola e, ultimamente, aveva preso a farlo dopo le chiacchierate con Tonks riguardanti Remus o con Remus riguardanti Tonks.
Martha aveva capito cosa facesse, ogni volta che preparava un bagno caldo, ma parlarne era fuori discussione. Sapeva benissimo che Rose metteva la testa sott’acqua fino a non avere più fiato. Rose lo faceva per un semplice motivo: per pensare che, tanto, peggio di quello – peggio della chiara e tonda sensazione di stare per morire annegata – non ci potesse essere niente. Non Benjamin Robinson, non la litigata con Martha, non Remus, non la consapevolezza di non poter aiutare la propria sorella ed i propri nipoti.
Che ingenua, era stata davvero ingenua. C’era qualcosa di peggio della consapevolezza di stare per morire. Oh, eccome se c’era. Era vedere una giovane donna innamorarsi, giorno dopo giorno, dell’uomo della tua vita. Era spingerla a non soffocare quell’amore, ma a viverlo. Era vedere lui ricambiare, anche se il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di ammetterlo. Era vederli ridere, era vedere come lui la guardava.
Ecco, quello era peggio. E, per la prima volta, immersa in quella vasca si rese conto che la sensazione di morire non le bastava più. Aveva bisogno di andarsene. Di andarsene lontano.

I giorni passavano. Dopo il discorso di Sirius, Robert si rimise in tiro: si fece tagliare leggermente i capelli da Tonks, ricominciò ad ascoltare musica a tutto volume ad orari improponibili, e i gemelli Weasley ricominciarono ad apparire a casa Black ad intervalli regolari. Kayla scambiava lunghissime lettere con Hermione, che però rimanevano segrete: per quanto Robert tentasse di convincere la sorella a lasciargli leggere ciò che Hermione scriveva, la piccola era irremovibile, e, ogni volta che il primogenito o i gemelli provavano a compiere missioni segreti in camera della giovane Serpeverde, venivano regolarmente beccati o dalla stessa Kayla o da Martha, che tirava un coppino a tutti e tre, mentre Sirius rideva.
Kayla, intanto, cresceva alla velocità della luce, tant’è che Remus quasi si ingozzò con il tè, una mattina: le era cresciuto il seno e le si stavano assottigliando i fianchi, mentre i capelli si facevano sempre più lunghi e meno indomabili, il suo viso perdeva quell’aria ingenua che l’aveva sempre contraddistinta. Il suo sguardo diventava lentamente più consapevole e maturo, e nell’insieme, come c’era da aspettarsi, lei stava diventando di una bellezza mozzafiato. Robert spesso la guardava senza capire, mentre sussurrava domande a Sirius o a Tonks del tipo “Hai visto Kayla? Quella piccola pura e innocente, intendo.”
Intanto, era arrivata la mattina in cui Martha, con un permesso speciale dall’ufficio, sarebbe dovuta andare a prendere Harry dai Dursley. Quando bussò al numero 4 di Privet Drive, fu accolta direttamente da Harry che,  con il baule già in mano, fingeva di salutare gli zii ed il cugino. Martha, sorridendo, gli scompigliò i capelli, contenta che Petunia non glieli avesse tagliati. Durante il tragitto, Harry le raccontò che Dudley era stato messo a dieta ma era stato beccato più volte a rubare ciambelle dalla cucina, mentre poi, con aria fintamente disinteressata, chiese di Robert ed Hermione.
“Nessuna novità.” Rispose lei, prestando attenzione ad un semaforo. “Ma non nominare la tua amica in presenza di tuo fratello, non sappiamo cosa potrebbe succedere.”
Harry sorrise. “Hermione era furiosa.”
Lei scosse la testa. “Sirius ha detto che dobbiamo starne fuori.” Si giustificò. “Ma se riuscissi a scoprire cosa passa per la testa di tuo fratello, te ne sarei grata.”
Dopo meno di mezz’ora, arrivarono a casa: Harry fu accolto da un’euforia generale, e fu più che felice di sistemarsi nuovamente nella sua stanza, accanto a quella di Kayla e davanti a quella di Robert. Fu accolto con relativa felicità anche da Crux e Fierobecco, che a modo loro lo fecero sentire amato anche da quei due strani animali. Poco dopo, scese per il pranzo, trovando Sirius che gli strizzò l’occhiolino prima di esordire con “Ehi, amore, sai che …”
“Se mi chiami ‘amore’ non può essere nulla di buono.” Lo riprese subito Martha. “Che è successo?”
“Oh, niente.” La tranquillizzò lui. “Ma, sai, tra poco ci sarà la Coppa del Mondo di Quidditch, e oggi …”
“Ho già detto che non ci andremo.” Lo fermò lei. “Quindi, cosa c’è da discutere?”
“Oh, niente. Nessuno ha detto che verrai con noi, sai?”
Robert, Harry e Kayla cercarono di nascondere dei sorrisi, mentre Tonks, Rose e Remus prendevano posto a tavola.
“Non ti lascerò andare da solo con i bambini!”
“I bambini sono abbastanza grandi per portarlo alla Coppa del Mondo, Martha.” Intervenne Rose.
“Oh, zitta tu! Vuoi farmi credere di non essere minimamente coinvolta in tutto questo?” la riprese la sorella.
Rose abbassò lo sguardo. “Non credo ci sarò.” Rispose, semplicemente.
“Perché no?” domandarono all’unisono Robert, Sirius e Tonks.
“Vorrei fare un viaggio. Anzi, farò un viaggio. E non so quando tornerò, quindi …”
“Rose, è successo qualcosa?” domandò Martha. “Hai conosciuto qualcuno?”
“No, no, partirò sola.”
“Allora non ti sta più bene vivere con noi?” domandò Kayla.
“No, piccola, amo vivere con voi, ma … ho bisogno di cambiare aria.”
“Perché?” domandò Tonks.
Rose non riuscì a guardarla. “Perché ho bisogno di stare un po’ per conto mio.”
“Rosalie Elizabeth Redfort.” La appellò Sirius. “Mi offriresti una sigaretta?”

Sirius tirò con la sigaretta, con espressione beata. “Erano anni che non mi facevo di questa robaccia.”
“Beh, immaginavo.” Rispose Rose, accendendosi la sua, camminando per le vie di Londra.
“Dove hai intenzione di andare?” le domandò Sirius.
“Pensavo dovesse impedirmi di partire.” Replicò lei.
“No, non credo ne sarei mai in grado: sei testarda quasi quanto tua sorella. Vorrei sapere dove trovarti in caso di necessità.”
“Perché dovrei aver bisogno di te, Black?” sorrise lei.
“Oh, non io. Martha, i ragazzi … Remus.” Rose abbassò lo sguardo. Beccata. “Perché  immagino sia per via di Remus, vero? Martha mi ha detto che anche lui è partito, quando vi siete lasciati. Ma tu ti sei sempre tenuta le cose dentro, tu sei sempre esplosa dopo rispetto agli altri. Quindi parti ora, una cosa come dieci anni dopo.” Rose non rispose. “Non è Remus in sé, non è la vostra strana amicizia. È il fatto che lui sia andato avanti.”
“Ehi, anche io sono andata avanti!” protestò, con il solito tono da bambina permalosa.
“Oh, per favore, scopare con il primo che passa illudendolo di essere importante non è essere andata avanti! Comunque, stavo dicendo. Lui sta andando avanti, anche se ancora non se ne rende conto. Sta andando avanti perché, lentamente, si sta innamorando di Dora. Non lo ammetterà mai perché lei è bella, giovane e piena di vita, e lui si sente così inadatto a una come lei che negherà fino alla fine.” Lasciò cadere un po’ di cenere e guardò sua cognata, che teneva la testa alta. “E tu non ce la fai.”
“Come reagiresti, al mio posto?”
“Vuoi dire, se Martha fosse davanti a me e si stesse innamorando di un altro uomo?”
Rose scosse la testa. “Non è la stessa cosa.”
“Perché no?”
“Beh,” rispose, appoggiandosi al ponte che mostrava il Palazzo di Westmister. “prima di tutto Martha ti ama.”
“Un parte di Remus ti amerà sempre, a suo modo.” Rispose, buttando la sigaretta nel Tamigi.
“Speriamo che Tonks non se ne accorga mai, allora.”
“Oh, ma lei lo sa.” Replicò lui. “Lo sa meglio di lui.”
“Nah, non è vero.” Rispose lei storcendo il naso.
“Si, invece: tu non te ne accorgi perché sei direttamente coinvolta, come Remus e Tonks non si accorgono di ciò che sta succedendo loro perché sono direttamente coinvolti. Quindi se ne rende conto il mondo intero, tranne loro.”
“Il mondo intero, tranne loro.” Ripeté Rose. “Come era successo a te e Martha. Gli unici a non essersi resi conto che vi stavate innamorando eravate voi due.”
“In effetti hai ragione. Eravano troppo coinvolti, troppo ingenui, troppo giovani, troppo orgogliosi.”
“Però ce l’avete fatta.” Contestò Rose. “Pensi che loro ce la faranno?”
“Remus e Tonks? Non credo, se te ne vai. Lei capirà cosa ti abbia spinta a partire, e lui si sentirà in colpa. Quindi faranno fatica, davvero fatica.”
“Ma ce la faranno. Si troveranno. Lei gli darà ciò che io non gli ho dato mai, e saranno felici.”
“Non è detto, Rosalie. Non sai quel che accadrà. Non sai come finirà.”
“Però si troveranno, si ameranno, e saranno felici.”
“Probabilmente si. Ma non sarà lo stesso, senza te.”
“Perché no?”
“Perché loro ti vogliono bene.” Rispose lui. “I ragazzi hanno bisogno di te. Martha ha bisogno di te, e io ho bisogno …”
“Tu non hai bisogno di me.” Tagliò corto lei.
“Beh, ho bisogno di qualcuno che mi offra le sigarette.”
“Martha non ti permetterà di ricominciare.”
“Ecco, in quel caso, ho bisogno di girarmi e trovare un’amica. E tu hai bisogno di poter contare su di me.”
“Non so morendo, sto partendo.” Rispose lei. “Tornerò, e nel frattempo, potrete scrivermi, e …”
“Credi davvero che sarà la stessa cosa? Voglio dire, quando Martha dovrà dirti di essere incinta, basterà una lettera?”
“Quando Martha dovrà dirmi di essere incinta, tornerò qui a fare la zia.”
“Ah! Ci sono nove mesi tra l’annuncio di Martha e il tuo fare la zia.”
Lei alzò le spalle. “Meglio per me. Ho già raccolto abbastanza vomito quando aspettava Kayla.”
Sirius sorrise. “Immagino.” Si perse a guardare il famoso orologio. “Credo che un pochino mi mancheresti, se partissi.”
Credi che un pochino?” scherzò lei. “Merlino, ma come fa Martha a stare con te?”
“Okay” rise lui. “Okay, mi mancheresti. Contenta?”
Lei rise. “E perché?”
“Perché forse un po’ alla fine ti voglio bene anche io.”
“Oh, questo è molto confortante.” Scherzò lei. “Ti scriverò una lettera ogni sera, va bene?”
“Guarda che ci conto.” Sorrise lui. “Con i cuoricini sulle i.”
“Certo, come no.”
“Non mi hai detto dove hai intenzione di andare.”
“E non te lo dirò: perché andrò in aeroporto e sceglierò il primo volo.”
“Ma la destinazione a caso non si sceglieva sul mappamondo, una volta?”
Rose annuì. “Si, ma io odio seguire la massa.”
Sirius le sorrise. “Allora, posso avere l’onore di accompagnarti in aeroporto?”

Robert fissava Fierobecco dormire nel suo angolo di giardino. Fissare quell’Ippogriffo era come fissare i ricordi del primo bacio con Hermione, di quel pomeriggio di giugno.
“Credo che tua zia parta per colpa mia.” Esordì la voce di Tonks dietro di lui.
“Non è vero.” la tranquillizzò lui. “Non dire stronzate, Dora.”
Lei si sedette accanto a lui e posò la testa sulla sua spalla. “E allora, perché?”
“Per te e Remus, e ciò che sta succedendo. Non solo te, non sei così importante.”
“Oh, beh, grazie.” Ironizzò lei. “Ora sto davvero meglio!”
Robert finse di spintonarla. “Secondo te, Hermione tornerà?”
“Si che tornerà.” Rispose lei. “Voglio dire, è una ragazzina intelligente, come potrebbe non tornare da te?! Insomma, tu sei Robert Black.”
“Fino a pochi mesi fa, pensavo che questo bastasse.” Rispose lui, malinconico.
“Non basta un nome: è il viso che sta dietro il nome, il vero segreto.” Poi, Appellò due Burrobirre. “Alla tua, Robert Black.” Disse, alzando leggermente la bottiglia.
“Alla tua, Tonks.” Rispose, sorseggiando la bevanda dolce. “E se non dovesse tornare?”
“Beh, allora sarebbe davvero stupida.”
“Se non tornasse, avrebbe vinto Alex.”
“No.”
“No?”
“No!” Tonks si schiarì la voce. “Voglio dire, cazzo, no! non è un loro gioco in cui tu sei il premio. È la tua vita, dannazione, non lasciare che facciano di te il loro trofeo.”
“Che frase profonda.” Scherzò lui. “Ti è venuta al momento o te l’eri preparata?”
“No, mi è venuta al momento. Aggiungila a tutte le stupidaggini che dico.”
“Okay.” Rispose lui. “Hai altro da dirmi, mia casa cugina?”
“Cugina? Sono la tua migliore amica, idiota.”
“Beh, prima di esserlo, eri  solo mia cugina.”
“Prima di essere la tua migliore amica, ero un bambina di quattro anni che guardava il pancione di tua mamma e si chiedeva cosa ci fosse dentro.”
“Robert Black.”
“Si, beh, ma allora non lo sapevo.” Si giustificò lei. “Era solo una pancia sorprendentemente grossa, per me.”
“Da cui sarebbe nato Robert Black.”
“Okay, il tuo ego sta tornando ad essere delle sue solite dimensioni.”
“E cioè?”
“Mi sta soffocando.” Robert rise di gusto, svegliando Fierobecco. “Ecco, hai svegliato Becco! Che essere inutile, sei un essere inutile!”
“Sono il tuo migliore amico.” Specificò lui. “Non puoi considerarmi inutile.”
“Certo che posso. Sei inutile!”
Robert rise di nuovo, mentre lei posava di nuovo la testa sulla sua spalla.

Kayla se ne stava seduta sulla poltrona del salotto, la sera stessa, a guardare un film, seduta accanto a Harry, ridendo insieme.
“Che ci fate svegli?” domandò Sirius, rientrando in casa con Rose.
“Danno un bel film.” Rispose Harry.
“Ah si? Beh, ora non più. Se vostra madre vi becca svegli vi …”
“Martha è uscita con Remus.” Si giustificò Harry.
Rose sorrise. “Andate comunque a dormire, piccole pesti.”
“Ma è vero che te ne vai?” le domandò Kayla.
“Si, ma tornerò presto.” Rispose Rose. “Ora, a nanna!”
Harry spense la televisione, mentre Kayla si alzò per andare a fronteggiare la zia. “Per favore, dimmi perché te ne vai.”
Rose le accarezzò il viso con aria affettuosa. “Quando sarai grande lo capirai, te lo prometto.”
“Ma io voglio capirlo adesso.” Si impuntò lei.
Allora Rose, con quello sguardo affettuoso che riservava soltanto a Kayla, si sedette su una sedia così da poter essere alta come lei. “Vorrei che tu mi ascoltassi bene, perché sto per dire una cosa importante.” Kayla annuì. “Fidati delle cose chiare, non delle cose ovvie. Di quelle luminose, e non di quelle illuminate. Di chi capisce poco, e non ha visto tutto. Fidati delle persone che ti vogliono bene e lo dimostrano, non di quelle che lo dicono e basta. Non dimenticare mai di dire alla mamma e al papà che vuoi loro bene, anche quando litigherete, anche quando non ne avrai voglia. Abbi cura di Harry e Robert, perché anche se non lo diranno mai, loro hanno bisogno di te. Non lasciare che vinca il loro orgoglio Grifondoro. Okay? E innamorati di chi potrai amare come merita, non di chi se ne andrà. Lo capisci chi se ne andrà, guardano tutti come se si aspettassero di essere riconosciuti e trattati male. Sii sincera, e sii te stessa, sempre. Sei forte, Kayla Lily Black.”
“Tornerai, vero?” domandò la piccola.
“Tornerò prima che tu possa sentire davvero la mia mancanza.” La rassicurò, alzandosi. Poi guardò Harry. “Ehi, piccolo Potter, stai crescendo bene, e sono orgogliosa da te. E anche James e Lily, da qualche parte, sono orgogliosi di te.”
Lui sorrise. “Grazie.” 
Lei gli scompigliò i capelli. “Ci vediamo presto.”

Remus e Martha, intanto, stavano davanti a due Burrobirre con dello zenzero, in perfetto silenzio.
“Perché mi hai portato qui?” domandò Remus.
“Pensavo avessi bisogno di parlare.”
“E di cosa? Di Rose? È una donna adulta, può fare quello che vuole.”
“Di Tonks.
“Che c’è da dire, su Tonks?”
“Che ti piace.”
“Questo non è vero.” Disse lui, distogliendo lo sguardo dagli occhi verdi e sinceri di Martha.
“Ah no?” sorrise lei. “Allora dillo.”
“Che cosa?”
“Che non ti piace.”
“No.”
“Ecco, lo vedi? Non sai dire bugie.”
“Cosa cambierebbe, se lo dicessi?”
“Tutto.”
“O niente.”
“Tutto o niente: tu prova, e poi si vedrà.”
Così, facendo del suo meglio per mettere da parte il suo orgoglio ed alzare minimamente la considerazione che aveva di sé stesso, mise insieme quelle parole che aveva negato, rifiutato e scacciato dalla sua mente ogni volta che ne aveva avuto la possibilità. Così, con lo sguardo basso e la solita aria colpevole, in una notte di metà luglio, Remus Lupin sussurrò. “Credo che Tonks mi piaccia molto più di quanto sia concesso. Mi piace quando ride, quando si arrabbia, quando mi mette il broncio, quando porta i capelli di un colore assurdo. Ma soprattutto mi piace quando mi guarda, mi sorride e magari mi prende in giro, perché … perché in quel momento il mondo attorno a noi smette di esistere.”


Comincio dicendo che se Claude è di cattivo umore, verranno fuori capitoli abbastanza tragici. Come questo. 
Quindi, spero vorrete perdonarmi. Ecco, detto questo, passerei ai soliti ringraziamenti: ringrazio felpato8,Never_Anna (spero che anche questa foto ti piaccia), il mio cuore di panna vittoriaM20, la mia unicorna Distretto_9_e_34, GIOISTIK_117 e Chiara, love_is_everything e Nicolepandinab. Grazie davvero, e perdonatemi se non sono riuscita a pubblicare prima. Spero che il viso 'nuovo' di Kayla vi sia piaciuto, comunque fatemi sapere. Ne approfitto anche per comunicare ufficilamente che la storia è ora anche su Wattpad, e mi trovate qui ---> https://www.wattpad.com/user/_piccolo_uragano_
Infine, il fantastico Fan Club
#RobertSposami

beccatevelo. 

Fatto il misfatto!
Claude



 
   
 
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