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Autore: Acer5520    24/12/2015    1 recensioni
È una storia di magia, maledizioni, guerre e amori impossibili, ma anche di amicizie indissolubili e folli. È la storia di una vita. Spero vi piaccia.
* * * * * * * * * * * * * *
Un potere smisurato, una maledizione, una promessa.
Il potere che scorreva nelle sue vene era antico come il tempo e devastante come solo il potere degli Dei poteva essere.
Ma lei non era una Dea. E non era neanche una semplice ragazza.
Sapeva solo che il peso sulla sua coscienza le impediva di vivere, che il suo potere unito ad una vecchia promessa le vietavano di morire e che non avrebbe più amato nessuno.
Quello che Selyan non sapeva era che, forse, si sbagliava in pieno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Selyan-

 

La discussione con Elydet era finita in un maledetto pianto di quelli che la facevano sempre vergognare di sé stessa e le lasciavano sempre un pesante mal di testa.

Stava così male che avrebbe anche saltato la cena se una serva non si fosse presentata alla loro porta annunciando che il re aveva indetto una riunione urgente quella sera e che pretendeva anche la presenza delle straniere che avevano preso parte agli ultimi eventi del regno.

Selyan era ben consapevole di non essere in grado di affrontare un tavolo intero di nobili arrabbiati e sospettosi con lo stomaco vuoto.

Tanto meno avrebbe sopportato sua sorella! Elydet, dopo l’annuncio, era diventata insopportabile. Le aveva costrette a mangiare poco e velocemente in modo da finire prima delle altre e evitare il sonno indotto dalla digestione.

Decisamente sarebbe stata una lunga sera.

Lei e Irmelin erano pronte, in camera loro e in largo anticipo, ma sua sorella non si calmava.

<< Secondo voi devo intrecciarmi i capelli? >> chiese Elydet per la sesta volta.

Selyan si era addirittura sdraiata nell’attesa che la più piccola fosse soddisfatta della sua immagine e non le rispose, ma lo sbuffo di Irmelin fu così annoiato che bastò tranquillamente per tutte e due

<< Non stiamo andando a una gara di bellezza, te l’ho già detto mille volte, Ely! Pettinati e andiamo! >> sbottò la sacerdotessa del vento.

<< Se hai così tanta fretta di correre a guardare gli uomini che saranno presenti, puoi avviarti anche da sola. La strada la conosci e non mi pare che tu ti perda come mia sorella >>

<< Ehi! >> protestò la diretta interessata << Ely, niente treccia se vuoi piacere al re. Hai notato che Nora porta sempre i capelli intrecciati o acconciati e mai sciolti? Se al re fosse piaciuto quel tipo di ragazza, avrebbe potuto sposare Nora senza problemi, non ti pare? >>

<< Da quando i re giudicano le donne in base all’acconciatura dei capelli?! >> chiese la più piccola con la spazzola in mano e gli occhi sgranati per la sorpresa.

<< È esattamente quello che volevo farti capire: non le giudicano dai capelli, perciò puoi fare quello che ti pare dei tuoi, basta che ti sbrighi o mi addormento >>

<< Sei insopportabile, Sel! >>

Eppure sua sorella si limitò a spazzolare i lunghi capelli biondi lasciandoli sciolti e si infilò finalmente la veste che aveva scelto dopo averle tirate fuori tutte.

<< Possiamo andare >> dichiarò Elydet << Credete che io sia abbastanza- >>

Irmelin interruppe la sua domanda senza la minima pietà << Sì, Ely, sei abbastanza bella e profumata, andiamo! Non voglio arrivare dopo le stupide capre che, sicuramente, saranno presenti >>

C’erano almeno una ventina di persone ad attendere che le porte della sala delle riunioni venissero aperte. Non si aspettava così tanta gente.

Da un’occhiata rapida sembravano sacerdoti, funzionari e anche qualche guardia.

<< Secondo te chi è questa gente? >> chiese bisbigliando all’orecchio di Irmelin.

<< Non lo so, ma le guardie sono giovani >>

Sospirò scoraggiata. Irmelin non avrebbe messo in funzione il cervello finchè il re non avesse cominciato a parlare. Non c’era speranza che collaborasse prima.

Dalia e Keira erano lontane da loro e la Somma sacerdotessa cercava parlare con gli altri funzionari del re, ma non sembrava ottenere grande considerazione da parte loro. Meglio così, meno gente ascoltava i suoi discorsi, meno gente si rendeva conto di quanto fosse stupida la donna che le comandava.

Finalmente i servi aprirono le grandi porte.

La grande sala delle udienze, che di giorno era sempre inondata di luce, adesso appariva completamente diversa. Era illuminata da moltissime candele ma, per quanto numerose potessero essere, la luce prodotta era solo un tenue chiarore a confronto con quella del sole.

I servi indicarono la disposizione dei posti: il re, che non era ancora entrato, naturalmente a capotavola dove era stato già sistemato il suo trono; nelle sue immediate vicinanze doveva posizionarsi la sua corte; poi le rappresentanti delle sacerdotesse straniere ed infine tutti gli altri.

<< Posti importanti i nostri … >> sentenziò Elydet dopo un fischio d’approvazione << Vicino al Sommo-Divino-Sovrano >>

<< Oppure posti facilmente controllabili da entrambi i lati >> le fece notare sua sorella.

<< Che dici, Sel? Possibile che tu debba sempre pensare male? >>

Elydet poteva pensare quello che voleva, ma lei era convintissima della sua idea. I servi  avevano anche insistito perché si dividessero e non restassero tutte dallo stesso lato del tavolo. La cosa non le dispiaceva affatto perché così non era vicina a Keira né a sua zia, ma non aveva fatto che rafforzare le sue convinzioni: con quella disposizione potevano tenerle tutte sott’occhio.

<< Eccoli! >> annunciò Elydet scattando in piedi come tutti gli altri per attendere l’arrivo del re  al tavolo.

La seduta fu introdotta da una serie interminabile di convenevoli e saluti e poi qualcuno cominciò a leggere la lista dei presenti

<< Mi aspettavo una cosa diversa >> sussurrò delusa Irmelin.

Selyan trattenne una risatina. Col suo carattere, la sua amica era la persona meno adatta agli incontri di quel tipo. Selyan decise di sfruttare l’occasione per guardarsi intorno.

La loro“guida” guardava senza ritegno ognuno dei presenti sconosciuti, sicuramente per imprimersi nella memoria i loro volti, ma chiunque l’avesse osservata avrebbe pensato che stesse guardando qualcosa di estremamente disgustoso.

Probabilmente non le andava bene che nessuno le avesse ancora rivolto la parola o che non avessero elencato tutti gli appellativi che era solita usare nella loro terra quando avevano pronunciato il suo nome.

Anche Keira si limitava a guardarsi intorno soffermandosi di tanto in tanto in direzione del nobile Neithel. Era molto più  contenuta di Elydet, dovette ammetterlo. Sua sorella fissava continuamente il re e la sua aria sognante la diceva lunga. Le avrebbe detto due paroline appena fossero uscite, non poteva comportarsi così.

Soffocò una risata e stava per chiamare Irmelin e farle notare la situazione quando si rese conto che era molto più strana del solito.

Aveva perso la prima parte del discorso del re. Perché era sempre così distratta?!

<< Dubito fortemente che siano in grado di fare una cosa del genere, Vostra Maestà >>  intervenne Dalia << ma non posso dire se abbiano o meno contribuito in qualche modo >>

Cosa? Voleva dire al re che erano state loro a combinare quel disastro?

Ecco perché Irmelin stava attenta alla vecchia! Doveva aver capito prima di lei che la stupida di Dalia aveva deciso di far ricadere i sospetti su di loro.

<< Non è quello che ti ho chiesto >>

Il re sembrava non esserci cascato per fortuna, ma il Nobile Olen intervenne ad esprimere quello che la maggior parte dei presenti stava sicuramente pensando << Volete quindi farci intendere che queste tre ragazze non sono affidabili? >>

<< Con tutto il rispetto, mio signore, poiché sono stata allontanata dai vostri pari, io non ho più avuto potere di controllare queste tre ragazze. Non posso sapere cosa è successo >>

Finalmente aveva scoperto le sue carte.

Selyan si rese conto di aver esagerato: gettare dei sospetti sulle sue ragazze per Dalia sarebbe stato come tirarseli addosso. Per quanto sembrasse stupida, la vecchia era dotata di un’astuzia micidiale e aveva messo in conto che non poteva perdere la fiducia del re, né per lei, né per loro. La strategia che stava usando puntava solo un po’ più in basso ed era quella che usava più spesso, ormai la conosceva bene. Insisteva sulla sua lontananza perché il re si scusasse davanti a tutti e le assicurasse che in altre situazioni del genere l’avrebbero tenuta in maggiore considerazione.

Che donna illusa!

Il problema era che Irmelin non aveva neanche preso in considerazione quella possibilità.

Nel momento stesso in cui la vecchia aveva aperto bocca, Selyan aveva visto la sua amica allungare una mano sotto la tovaglia e fu solo per un caso fortunato che riuscì a vedere quello che stava facendo prima che fosse troppo tardi. Irmelin si stava sfilando un sandalo sicuramente con l’idea di lanciarlo a Dalia. Evidentemente non scherzava quando aveva giurato che, se la vecchia le avesse messe nei guai, le avrebbe tappato la bocca con le sue scarpe.

Le rifilò una gomitata più forte del solito, ma non riuscì comunque a impedirle di urlarle contro << Non vorrete insistere per tutta la sera a cercare di convincere tutti che siamo state noi a fare quella cosa, spero! >>

<< Certo che non siete state voi >> rispose Dalia con la calma di chi parla a una pazza << siete sotto la mia responsabilità e vi ho educate io. Mi sarei stupita del contrario >>

La risposta della Somma Sacerdotessa non aveva fatto che aumentare la rabbia di Irmelin che cominciò a urlare << Badate a cosa insinuate allora! Vi rendete conto che ci avete accusato, a torto, davanti a tutti?! >>

Selyan era allibita da quella scena. Non l’aveva mai vista scattare per così poco.

<< Piccola insolente! Io non ti permetto di rispondermi in questo modo ad una riunione così importante. Il tuo comportamento evidenzia il fatto che non puoi prendere parte a queste cose perciò ti ordino di andare nella tua stanza >>

<< Non puoi farlo >>

La ragazza non aveva sentito la calma protesta del re e aveva cercato di alzarsi in piedi, ma era stata trattenuta da Selyan e Elydet anche se continuava a urlare.

Se non l’avessero presa tutte e due nello stesso istante non sarebbero riuscite a trattenerla seduta.

<< Io non mi muovo di qui perché chi comanda da queste parti è- >> in un istante si rese conto che la persona che stava indicando come Chi-comanda-da-queste-parti la stava guardando e che forse aveva anche parlato poco prima.

<< Scusate, Vostra Maestà, avete detto qualcosa? >>

<< Ho detto che non può allontanarti da qui visto che ti ho chiamata io >>

Selyan era sicurissima che lei e Elydet come minimo sarebbero arrossite a quella risposta vista al situazione, ma lei rimase impassibile. Non l’avrebbe mai data vinta alla vecchia proprio ora che il re l’aveva contraddetta << Grazie. Vi chiedo perdono per aver perso la pazienza. Non succederà di nuovo >>

Tarìc fece un gesto per dirle di lasciar perdere e lei si sedette meglio risistemando i riccioli che le erano sfuggiti davanti al viso. La donna davanti a lei la guardava come se volesse incenerirla e chissà quali punizioni o vendette stava tramando, ma Irmelin le rispose con un sorriso sfrontato << Chiedo perdono anche a voi, Potente Madre, questa situazione mi ha scosso più del dovuto e ho perso la calma. Vi prometto che non accadrà più >>

Il re riprese in mano la situazione e Dalia fu costretta a distogliere per prima gli occhi da quelli della ragazza.

<< Cosa stavi dicendo? >> chiese il sovrano a Dalia.

<< Stavo dicendo che, nonostante tutto, ho avuto modo di percepire una grande aura di potere e posso dire che la sua fonte era molto lontana da qui >>

<< Dove per la precisione? >> insistette Ismene.

<< Verso est, molto lontano >>

Il re passò a interrogare i suoi uomini e Selyan dovette fare uno sforzo incredibile per non ridere. Per la Somma Sacerdotessa stava andando tutto storto, doveva essere su tutte le furie.

A un tratto, però, la conversazione si era fermata. Nessuno parlava e nessuno si muoveva, cosa stava succedendo?

Anche Elydet sembrò riprendersi e smise di fissare il re per rivolgere una muta domanda alle altre due

<< A questo punto abbiamo poca scelta, credo. Ci resta un’unica soluzione >> Ismene  lasciò in sospeso la sua frase, ma ottenne comunque l’assenso di tutti gli altri.

Ovviamente, né Selyan né le sue compagne capirono di cosa stessero parlando, anche se il fatto che nessuno dei presenti fosse felice di dover dar ragione a Ismene era evidente anche loro. Doveva essere qualcosa di cui avevano già discusso in privato e non intendevano parlarne adesso ma Dalia, nonostante tutto, non accettava di essere tagliata fuori da qualcosa  << Posso chiedere di che soluzione si tratta? >>

<< Non sono cose che ti riguardano >>

Selyan non poté non ammirare il re a quella risposta e dal viso di Irmelin era sicura che pensasse la stessa cosa. Era raro vedere la faccia di Dalia così oltraggiata, la stessa sacerdotessa del vento ci riusciva solo nei suoi momenti migliori e si beccava una punizione mentre il re la zittiva sempre senza lasciarle nessuna possibilità di vendetta. Aveva ragione Elydet: era un re fantastico.

<< Da voi volevamo soltanto sapere se avete trovato qualcosa di diverso nelle ustioni dei feriti di cui vi siete occupate >> precisò il re rivolto a Dalia.

<< Che cosa intende? >> chiese lei come se la cosa avesse poca importanza.

<< Keira, erano normali ustioni o c’era qualcosa di insolito, i feriti avevano qualche sintomo strano? Hai percepito qualche aura di potere mentre li curavi? >>

Quella domanda aveva scatenato reazioni totalmente contrastanti tra le straniere: rivolgendosi direttamente alla nipote, la Somma stupida era zittita, Selyan non poté che ammirare la mossa del re, Irmelin aveva la faccia di chi aveva appena vinto una sfida, probabilmente per il rossore imbarazzato e il balbettio incerto nella risposta di Keira e Elydet guardava il re adorante come sempre

<< Non… non ho notato niente di strano e non sono in grado di percepire i poteri degli altri, Vostra Altezza, mi dispiace >>

<< Mio re, c’ero anch’io con lei e posso garantirvi che non c’era nessuna traccia di potere là dentro >> intervenne Dalia << Io lo avrei sicuramente sentito e mai mi sarei permessa di nascondervelo >>

<< Ma non è vero! >> sussurrò Irmelin indignata a Selyan.

<< Cosa? >>

Purtroppo la loro conversazione fu notata << Irmelin, hai qualcosa da dire? >> chiese il re

<< Anch’io sono stata portata in quelle tende e ho sentito chiaramente la traccia di un potere. Anche io, come Keira, non sono molto brava con queste cose, quindi non posso dire da dove provenisse, ma so che era vicino e non era quello della somma Dalia >>

<< E come fai a dire una cosa del genere, sentiamo? >> chiese la donna.

<< Ormai il vostro potere lo conosco, madre. Dopo tanti anni al tempio so riconoscere sia il vostro che quello di Selyan e di Elydet. Quello di ieri era diverso >>

La donna assunse un’aria indispettita. Voleva sicuramente trovare il modo di sbugiardarla davanti a tutti << Eri svenuta per aver usato troppo potere, le tue percezioni sicuramente erano alterate e hai visto una cosa che non c’era >>

Irmelin mantenne un sorriso calmo << La donna ferita nel letto accanto al mio c’era, e ve lo posso garantire, e quel potere anche >>

Il re prese la parola << Irmelin, sei sicura che ci fosse realmente? Hai detto che riconosci Dalia, Selyan e Elydet, forse quella che hai avvertito era la presenza di Keira o di un’altra delle tue compagne >>

Mai, in tutta la sua vita, Selyan avrebbe potuto prevedere la calma risposta di Irmelin al re.  Per quanto la conoscesse e avesse imparato a prevedere le sue risposte, quella che seguì il suggerimento del re non se la sarebbe mai aspettata

<< Scusate, non ci avevo pensato. Non essendo molto brava, percepisco solo i poteri più forti, ma se le mie percezioni erano davvero alterate, allora, è possibile che abbia davvero avvertito per la prima volta il potere di Keira. Non posso esserne sicura, vi chiedo scusa >>

<< Non importa. Grazie lo stesso, Irmelin >>

Doveva trovare il modo di fermare la guerra di Irmelin a Keira. Almeno davanti al re.

Dal modo in cui Elydet si era coperta il viso con una mano per l’imbarazzo, aveva capito che anche lei la pensava allo stesso modo e forse l’avrebbe aiutata, ma aveva la netta sensazione che sarebbe stato più semplice convincere Irmelin a tagliarsi una mano piuttosto che smettere di insultare la sua peggiore nemica.

Tutto quello che poteva fare in quel momento era pregare gli Dei del nuovo regno di trattenere il re che li serviva dal fare qualche altra domanda a Irmelin o alle due pompose. Forse, anche se era una serva di un’altra Dea, l’avrebbero ascoltata per amore della decenza nelle riunioni importanti del loro regno.

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-Irmelin-

 

<< Dovevi proprio farle impazzire in quel modo? >> le chiese Selyan una volta in camera << Sai che poi si vendicano >>

<< Non ho certo paura di loro! >> sbuffò lei.

<< Paura no, ma un po’ di contegno davanti al re non ti avrebbe fatto male >>

Irmelin alzò gli occhi al cielo esasperata mentre la parola “re” veniva come sempre sottolineata da un lungo sospiro proveniente dal letto di Elydet.

Insieme alla sua presenza, la ragazza fece tornare in mente a Irmelin che la sua speranza di tenere nascosta la sua cotta per il re era andata a farsi benedire

<< Bella la veste del re di stasera, vero Ely? >> la prese in giro

<< Lui sarebbe bello anche con un sacco di iuta addosso >> sospirò Elydet.

Scoppiò a ridere, ma non servì a calmare Selyan. La sua amica si faceva prendere dall’isteria ogni volta che si limitavano a parlare dei reali, figurarsi dopo una riunione seria al loro tavolo. Per sua fortuna, però, era riuscita a spostare le sue attenzioni su sua sorella facendole dimenticare la sua irriverenza nei confronti della vecchia bavosa e sua nipote

<< Anche tu: hai passato tutta la sera a guardarlo, ti sembra il modo di comportarsi?! Sono sicura che più di una volta se n’è anche accorto >>

<< Certo che se ne è accorto >> rispose Elydet indignata << A lui non sfugge nulla >>

Irmelin credette di aver capito male. Lo aveva davvero fatto apposta?

<< Vorresti dire che tu lo guardavi… e sei contenta che lui si sia accorto di quello che facevi? >> le chiese.

<< Sì… No! Mi ha vista davvero!? >> chiese sconvolta sedendosi di scatto.

<< Un paio di volte di sicuro >> la informò Selyan.

<< Oh, no! >> urlò lei disperata << Cosa avrà pensato? >>

<< Beh, avrà pensato che lo stavi guardando >> rispose Irmelin facendo scoppiare a ridere anche Selyan.

<< Oh, Dea, che figuraccia! Cosa avrà pensato di me? Siete sicure? >>

Non voleva mandare a letto la povera Elydet nell’imbarazzo più totale, ma sua sorella aveva già annuito senza nessuna paura. A volte a quella ragazza mancava il cervello. Irmelin era convinta che quel suo difetto fosse una fortuna in molti casi, una persona normale non si sarebbe lasciata distrarre dalle banali cotte della sorella.

<< Sai, dopo un po’, una persona normale si accorge di essere fissata >>

In risposta arrivò un’imprecazione molto colorita.

<< Elydet! Che maniere! >> urlò Selyan.

<< Tu con la tua improvvisa voglia di comandare, invece, che mi dici? >> la rimbeccò Elydet << Ormai ho fatto la mia figuraccia, adesso dormo >>

<< Anche noi. Forza, Sel! >> ordinò Irmelin.

<< Sì, mamma >> rispose scherzando mentre si metteva sotto le coperte.

Quando spensero le candele il buio fu totale, ma il silenzio fu rotto subito dal bisbiglio di Elydet << Sel? Mi ha vista davvero? >>

<< No, Ely >>

<< Non prendermi in giro. Mi ha vista o no? >>

<< Sì >>

Irmelin sorrise nel buio. Selyan era un’idiota totale nelle questioni sentimentali.

<< Sel? >> bisbigliò di nuovo Elydet << Pensi che non mi rivolgerà mai più la parola? >>

<< Non sembrava arrabbiato >>

<< Come sembrava? >>

Grazie a qualche Dio o Dea la sua amica le passò la domanda << Irmy, come sembrava? >>

<< Stanco. Molto stanco. Credo che le tue attenzioni gli abbiano fatto piacere in un periodaccio come questo >>

<< Oh, Dea, il Grande Re è una persona impegnata e abbattuta, è vero! Speriamo che stanotte dorma bene e che il suo Dio gli faccia dono di una buonanotte >> sussurrò più a sé stessa che a lei.

<< E noi non valiamo niente? >> chiese Irmelin ridacchiando.

<< Al confronto con lui, nessuno vale niente >>

Dopo un ultimo sospiro Elydet non fece più domande imbarazzanti e cominciò a ronfare beatamente in pochi secondi. Ora che il silenzio era totale, la stanchezza cominciava a farsi sentire. Aveva sistemato la vecchia, sua nipote aveva ricevuto abbastanza offese, Elydet era sprofondata nel mondo dei sogni senza arrabbiarsi con nessuna di loro… forse poteva anche dormire tranquilla

<< Ehi, Irmy >>

<< Che c’è, Sel? ho sonno >>

<< Sono felice che tu sia mia amica >>

Abbandonò all’istante l’idea di dormire. Selyan non si lanciava mai in quelle dimostrazioni d’affetto senza motivo. Perché diamine lo stava facendo?

<< Perché? >>

<< Perché sei troppo furba. Se tu fossi mia avversaria, non saprei come batterti >>

Tirò un sospiro di sollievo. Era solo una stupida battuta, non l’onda nera dei ricordi o, peggio ancora, il resoconto di quanto le era rimasto nella vita. Scosse la testa divertita dai suoi stessi pensieri e sbuffò << È una delle mie doti principali, non lo sapevi? >>

<< Certo! ‘notte, Irmy >>

<< ’notte, Sel >>

Forse non avrebbe dormito subito, ma non era una di quelle notti in cui Irmelin doveva mordere le coperte per trattenersi dal dirle qualcosa o dal farle capire che era sveglia.

Si ritrovò a pensare che avrebbe potuto chiedere a Nora una buona dose di sonniferi. In quella stanza ce n’era un forte bisogno.

Forse i discorsi del re avrebbero tenuto impegnata Selyan finchè non fosse arrivato il sonno anche per lei.

C’erano tante cose a cui pensare quella notte. Perché il re cercava delle tracce di potere nelle ferite della gente? Da dove veniva tutta l’energia della cupola?

 Lei non aveva mai pensato a cercarne la fonte. Aveva mentito al re solo per far arrabbiare Dalia, tanto nessuno avrebbe tenuto in seria considerazione la sua opinione, sapevano già tutti che non era la migliore delle sacerdotesse.

Quello che non capiva era perché la dannata cosa viola si fosse concentrata subito su Elydet invece di espandersi a caso. Per quanto fosse stata vicina la sua amica, non era l’unica da quelle parti e la nobile Ismene non era a più di un paio di metri da lei, alla stessa distanza da quella maledetta cosa. Perché non aveva colpito la nobile? Non aveva senso che qualcuno costruisse una trappola del genere e poi la lasciasse libera di colpire una persona a caso dei presenti?

E, se era un attacco destinato a distruggere o indebolire il regno, perché colpire una straniera? Chiunque aveva progettato una cosa del genere doveva sapere che loro non avevano niente a che fare con quel regno.

Il re non aveva fatto caso a quel particolare e, grazie alla buona sorte, neanche Selyan.

Le sembrava assurdo pensare che fosse un attacco mirato a loro, ma non poteva permettersi di abbassare la guardia.

<< Non dovrai mai smettere di guardarti intorno, Irmy, mai. Neanche quando ti sembrerà di essere al sicuro, va bene? Promettimi che starai sempre attenta >>

Fu strano sentir riecheggiare quelle parole nei suoi ricordi.

Quel giorno, purtroppo, aveva promesso.

Ignorando il tormento di quello che la promessa avrebbe comportato, ingoiando la paura di quello che avrebbe dovuto fare, aveva accettato, convinta che fosse una promessa inutile, che fosse solo una preoccupazione eccessiva dello stupido che le aveva chiesto di farlo. 

Aveva promesso e si trovava a fare i conti con un pericolo più grosso di lei e di tutti i nuovi reali messi insieme.

Non era una magia che mirava a colpire la persona più potente nelle vicinanze e non era neanche un attacco mirato al re o ai reali.

Era un attacco mirato a loro, maledizione! E da qualcuno che, molto probabilmente, era in grado di vedere quello che stava facendo.

Maledetto lo stupido che l’aveva fatta promettere e poi si era fatto colpire in guerra!

Come credeva che avrebbe fatto da sola?!

Tirò un pugno al cuscino e poi ci affondò il viso. Aveva un disperato bisogno di alleati.

 Subito. Forse era già troppo tardi.

<< Irmy, stai bene? >> chiese la stupida nel letto accanto al suo.

<< Dormi, Sel >>

Lei non rispose ma la sentì alzarsi e un attimo dopo si infilò sotto le sue coperte abbracciandola

<< La faremo pagare alla vecchia stupida prima o poi >>

Beate le sue convinzioni infanitli! Avrebbe tanto voluto anche lei stare così per colpa della vecchia, ma ringraziò la sua fantasia contorta e resse il suo gioco.

<< Non sarà mai abbastanza >> le rispose con voce malferma.

Selyan le baciò una guancia e si sistemò meglio sotto le coperte. La sua possibilità di sfogarsi piangendo di nascosto era svanita come quella di stare comoda nel suo letto.

Quello che Irmelin non riuscì a capire prima che il sonno arrivasse alla sprovvista, era come erano sparite anche la rabbia e la tristezza che un attimo prima la stavano soffocando. Ebbe solo il tempo di pregare la vecchia Dea e il Dio straniero che l’idiota nel suo letto non le avesse nascosto anche il potere di alterare gli stati d’animo altrui.

<< Buonanotte, Irmy >>

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-Tarìc-

 

Come poteva imbrogliare una ragazza che non faceva che guardarlo e ammirarlo?

Ma, d’altro canto, come poteva continuare a lasciare che le straniere facessero i loro comodi nel suo regno con tutti i loro segreti, le loro prese di posizione nelle situazioni pericolose e la loro sprezzante superbia nei confronti dei loro problemi?

L’incendio aveva chiarito la loro posizione molto più di quanto avevano fatto le loro parole e loro promesse: non erano disposte a collaborare in caso di bisogno e non erano disposte a essere sincere con lui. Avevano la sola intenzione di farsi ospitare da lui e farsi coprire di onori e favori come se fossero importanti e rispettabili quando in realtà valevano meno di niente.

I loro poteri erano davvero un problema in quel caso. La maggior parte di loro non aveva neanche attivato una pietra, un paio avevano perso una o due ore del loro tempo nel cercare di rimediare ai danni che i raccolti avevano subito accelerando la crescita di alcune piante, e una aveva attivato la sua pietra vicino al terreno bruciato prima di affermare che non aveva tutto il potere necessario a riportarlo al suo stato originale e che non aveva neanche le competenze necessarie a farlo.

Tarìc aveva perso un pomeriggio intero a chiedersi come si potesse possedere un potere legato alla terra e non avere le competenze per utilizzarlo ma ancora non aveva capito come quella situazione fosse possibile.

E poi c’erano loro, le tre preoccupazioni più grosse dopo le bugie della Somma Sacerdotessa. Vento, fuoco e acqua. Tre poteri dominati quasi alla perfezione da tre persone che lo preoccupavano più di tutte le altre messe insieme.

Nora ormai era la sua fonte più propizia di informazioni su quelle ragazze. Con tutta la sua innocenza e la sua lealtà, si era detta disposta a diventare loro amica e a fargli presente ogni cosa che avesse ritenuto strana o pericolosa nei loro comportamenti.

Non aveva avuto molte occasioni di parlare con loro fino a quel momento, ma sapeva che aveva in programma di passare con loro le sue serate. Quello che lo incuriosiva, era che Nora sembrava davvero convinta che non avessero niente di strano e sembrava anche ben disposta nei loro confronti. Era difficile che Nora trovasse simpatico qualcuno, soprattutto se potente, ma l’unica cosa negativa che le aveva sentito dire era che aveva il sospetto che Elydet la trovasse antipatica e che quindi non credeva che avrebbe mai risolto niente con lei.

La potente sacerdotessa del fuoco era un compito che non poteva delegare a nessun altro. Né a Ismene, né a Nora.

Irmelin del vento gli aveva dato l’impressione di essere una persona forte e determinata, forse non era dotata di molto potere, ma sapeva usarlo e Ismene gli aveva riferito che sospettava che fosse in grado anche di avere delle visioni, ma lei non lo aveva fatto presente quando si era presentata al cospetto suo e della sua corte al loro arrivo, né ne aveva mai fatto parola con Nora.

Perché nasconderlo? E, soprattutto, perché quando aveva chiesto il suo aiuto nell’incendio si era tirata indietro apparendo quasi spaventata finchè non l’aveva calmata la sua amica?

Selyan le aveva detto qualcosa nella loro lingua e lei si era messa al lavoro con scarsa convinzione, ma senza ulteriori proteste. Cosa diamine le aveva detto? E perché non voleva mettere il suo potere al loro servizio con la scusa della sua incapacità? Nessuna delle altre aveva mai fatto qualcosa di diverso dal cercare di apparire potente ai suoi occhi. Nessuna eccetto lei e la sua amica.

Selyan dell’acqua, sorella di Elydet del fuoco, era il suo più grosso grattacapo da quando erano sbarcate. Timida all’eccesso, spaventata dalla sua stessa ombra e palesemente schiava della disperazione più nera, in possesso di un potere di cui non conosceva le dimensioni né tanto meno le possibilità e degli occhi più espressivi che avesse mai visto. Gli occhi di una ribelle messa a tacere dalla paura di qualcosa che le era successo e che sarebbe potuto succederle ancora, gli occhi di una persona fiera e indipendente ormai domata dalla tristezza e dalla disperazione.

Non capiva quella ragazza.

 Dalia la insultava di continuo, la sminuiva a vantaggio della nipote e di qualunque altra incapace al suo comando, ma era sicuro che anche lei la guardasse con sospetto. Il perché era un mistero che non sapeva risolvere. Selyan non si faceva problemi a mettersi a sua disposizione, aveva insistito perché Dalia la lasciasse salvare Ismene e Aaren, si era offerta per aiutarlo nell’incendio, non aveva protestato quando l’avevano spedita nelle squadre, eppure… Tarìc stesso non riusciva a lasciarsi spaventare dal fatto che avesse usato una formula proibita per fermare l’energia che l’avrebbe uccisa facendo fuori anche Neithel e parecchia della gente in quella zona. Avrebbe dovuto restare sbalordito dal sapere che quella ragazza era a conoscenza di formule così proibite e così potenti che nemmeno i suoi primi sacerdoti si azzardavano a usare per quanto erano pericolose e segrete. Eppure l’aveva usata e lui non riusciva a preoccuparsene. Riusciva solo a pensare che quello che avrebbe dovuto essere un grosso alone azzurro era stato coperto dall’oro dei loro bracciali e che Neith gli aveva assicurato di non aver minimamente usato il suo.

Nessuno a eccezione dei legittimi proprietari dei bracciali che Dio aveva concesso al suo regno poteva toccarli, meno che mai tentare di usarli senza morire all’istante.

Lei ci era riuscita senza il minimo problema.

Aveva usato il potere di Neithel per coprire il proprio senza chiedergli niente e senza che ne subisse alcun danno. Non un fulmine diretto al suo cuore, non una bruciatura sulla sua mano. Assolutamente niente.

E poi era tornata la ragazza spaventata e sottomessa di sempre. Aveva implorato il silenzio e si era lasciata insultare, maltrattare e anche punire. Non aveva preteso un ringraziamento per aver salvato tutti, non aveva protestato davanti alla punizione per averli protetti e si era anche scusata con Neith per avergli fatto perdere la pazienza.

Tarìc non capiva.

Odiava non capire, odiava non sapere e odiava che le cose sfuggissero al suo controllo.

Quella ragazza aveva vinto dove i suoi più esperti guaritori avevano fallito, padroneggiato una formula proibita, piegato al suo volere un bracciale del Potere  e viveva cercando di nascondere ogni singolo particolare della sua vita. Sapeva solo che aveva perso la famiglia e che soffriva per le sue perdite, ma cosa sarebbe successo quando la tristezza fosse passata?

Non riusciva a farsi un’idea del reale carattere di quella ragazza né delle sue intenzioni.

Nora gli aveva detto che Irmelin le aveva raccontato di decine e decine di punizioni che si erano prese per aver mancato di rispetto a Dalia o per aver disobbedito ai suoi ordini. L’aveva vista anche lui raggirarla e disobbedire al suo volere quando aveva cercato di impedirle di curare Aaren e sapeva anche che più di una volta aveva sbuffato o aveva risposto male a Neithel.

Possibile che la tristezza stesse tenendo buona una pericolosa ribelle?

Tanet si era detto seriamente preoccupato da quella ragazza e Nora lo aveva insultato convinta che non fosse un problema, Ismene gli aveva chiesto del tempo per valutare il suo comportamento nelle squadre e, quanto a Neithel, era assolutamente inutile prendere in considerazione le sue critiche. Non poteva essere razionale nei suoi confronti.

Tarìc non sapeva cosa pensare. Sapeva solo che aveva bisogno di capire come stavano le cose e non aveva il tempo di occuparsene.

<< Vostra altezza >>

<< Olen, qualcosa non va? >>

<< Ecco… >> cominciò lui lisciandosi nervosamente la barba ben curata che portava da quando Tarìc aveva memoria << Sono stato informato del fatto che cominciano a sollevarsi delle proteste sul pagamento delle tasse nella capitale. Pare che molti usino come scusa la perdita del raccolto o la necessità di ricostruire la propria casa e si lamentino del fatto che una nuova disgrazia li ha colpiti prima che i danni della precedente fossero sanati. Dicono che il denaro potrebbe servire loro per le prossime sventure che verranno. La gente non si senta al sicuro, maestà >>

La sua gente era spaventata e scoraggiata. Era ovvio che fosse così, ma non era facile trovare una soluzione rapida a quel problema. Forse doveva parlare pubblicamente con il suo popolo e cercare di rassicurarlo, anzi, senza dubbio era così, ma Olen aveva altro da dire, lo conosceva troppo bene. Doveva dire qualcosa e non ne aveva il coraggio

<< E la mia gente cosa crede che possa fare io contro il volere di Dio? >>

<< Smettere di offendere il nostro Dio ospitando le serve di un’altra divinità >> ammise lui a mezza voce

 

Tarìc sgranò gli occhi per la sorpresa << Cosa?! Ma loro non erano qui quando è arrivato il terremoto! >>

 

L’uomo alzò le spalle sconsolato << No, ma forse cacciandole il nostro Dio si placherà un po’ >>

Il Dio della Misericordia non si sarebbe certo placato per una cosa del genere! 

Come avevano fatto a pensarlo?

E perché Olen lo guardava come se si aspettasse qualcosa da lui a quella rivelazione?

Odiava quando non aveva il coraggio di fargli notare i suoi errori, ma quella volta aveva capito da solo

 

<< Ho trascurato il popolo, vero? >>

 

Le questioni del palazzo lo avevano tenuto lontano dai pubblici discorsi e, come gli aveva sempre detto suo padre, un re che non ha tempo per calmare gli animi, è il re di un regno in subbuglio.

Dannazione!

<< Credo che abbiate fatto il possibile, maestà >> disse prima di congedarsi con un inchino.

Tarìc sospirò e prese foglio e inchiostro.

Poco importava che fosse notte fonda, il re all’alba avrebbe fatto il suo discorso.

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