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Autore: KomadoriZ71    24/12/2015    5 recensioni
[ Fan Fiction ~ Giovanni, Ivan, Max, Cyrus, Ghecis & Acromio ]
"Sono passati anni da quando i Leader dei vari Team hanno provato a mettere in ginocchio le regioni dei Pokémon ma, a causa di ragazzini spuntati fuori da chissà dove, ognuno di loro ha visto ogni progetto andare in fumo.
Ma che fine hanno fatto, ora che la pace sembra essere tornata?
Semplice: sono stati arrestati e ora si ritrovano limitati dentro un carcere di altissima sicurezza, il quale è stato costruito sopra a un isolotto posto in punto sperduto del mare.
Cosa mai succederà all'interno delle minuscole celle?"
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Cyrus, Ghecis, Giovanni
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
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10. Ben fatto Maxie
10. Ben fatto Maxie
By Xavier

maxinah

"Il giorno del misfatto è stabilito per la prossima domenica, sette giorni. Hai le ore contate Maxie".

Erano state queste le sue ultime parole. Le ultime parole di Giovanni, il più temuto tra tutti i capi delle organizzazioni criminali Pokémon. Mi sale l'ansia solo all'idea, sebbene sette giorni non siano così pochi, se si pensa che Dio abbia creato tutto l'universo in questo breve lasso di tempo (per come la vedono i creazionisti), mentre io dovrei solo rubare dei nastri dall'archivio delle registrazioni. No, no! Questo non basta, dalla mia riuscita dipende anche la vita di Cyrus, pover'uomo, non c'entra nulla con tutta questa storia, non ha mai fatto del male a nessuno da due anni a questa parte, eppure grava su di lui la peggior conseguenza di un ipotetico fallimento. Ci mancava solo Giovanni, mi sembra di esser tornato indietro di almeno vent'anni, quando ero ancora una sua recluta e dovevo obbedire ai suoi ordini senza discutere, pena l'abbassamento del salario. Non è cambiato di una virgola, lui, lascia sempre il lavoro sporco agli altri. Potrebbe benissimo procurarseli con le sue risorse, e invece mi ha messo in mezzo coinvolgendo inevitabilmente anche "il coso". Vuole farmi sentire in colpa, responsabile, ormai mi conosce bene e sa quali sono i miei punti deboli. Cosa farò? Che cosa farò se giustizieranno il mio unico amico rimasto? Non voglio rimanere da solo e scontare in solitudine il resto dei miei giorni tra queste quattro mura, è qualcosa di denigrante e disumano. Non voglio neppure tornare in ginocchio da Ivan dopo quanto è successo, sebbene la sua mancanza si stia facendo sentire sempre più come la soma appesantita sul dorso di un Rapidash lasciato a briglia sciolta. Sospiro esausto e affondo la testa nel cuscino dopo essermi tolto gli occhiali ed averli riposti sul comodino accanto al letto: non ho sonno, sebbene sia stata una giornata piuttosto intensa e il mio fisico ormai non è più quello di un giovanotto adolescente. Non è la prima volta che mi capita di vivere una situazione simile.

Quando ero a capo del Team Magma e urgeva elaborare un piano di riserva o qualcosa di simile, non andavo mai a dormire prima di aver concluso, anche a costo di stare in piedi più di 36 ore con l'aiuto di qualche tazza extra di tè o caffè. Fa parte della mia natura, non riesco a rilassarmi se prima non ho portato a termine il mio lavoro.
Mi giro e rigiro più volte nel giaciglio, nella vana speranza di trovare una posizione accomodante e che mi concili il sonno finché, stufo, non mi decido a prendere un libro qualsiasi tra quei pochi che mi hanno concesso di portare in cella, così per ammazzare il tempo. "Vulcanologia e minerali". Ah, ma tu guarda, proprio il manuale che adoperai ai tempi dell'università, quand'ero poco più che un adolescente. Quanti ricordi, quanta dedizione e quanto entusiasmo ci misi nella mia tesi di laurea! Non posso far a meno di sorridere amaramente, ripensando a quegli anni. La mia enorme passione per la Terra e per tutto ciò che la concerneva mi ha reso ogni lavoro successivo quasi un divertimento, mai un peso.

Le ricerche, le spedizioni, i calcoli minuziosi, tutti compiti odiati e disprezzati dai miei compagni di corso, erano per me una fonte di diletto e di gioia. Non fui mai più così felice come quando diventai il capo del Team Magma, a comando di tante tantissime reclute, tutte dedite e devote alla medesima passione. Com'ero felice… Sbadiglio rumorosamente e ripongo il libro al suo posto, per poi distendermi di fianco e prendere finalmente sonno. Un sonno per nulla tranquillo, ma sufficiente a recuperare le energie e rinfrescarmi la mente.

Mi alzo alle prime luci dell'alba e passo un buon quarto d'ora a stiracchiarmi come si deve, facendo scattare ogni singola articolazione del mio esile corpo, è una sorta di riscaldamento per me. Come al solito mi sciacquo per bene il viso e gli occhi nel lavello e poi pulisco delicatamente le lenti dei miei occhiali. Non deve esserci neppure un'impronta digitale o un granello di polvere a compromettere la mia visuale! Ultimati questi preparativi di routine attendo che arrivino le guardie per scortarci fino alla mensa; oggi come non mai ho bisogno di un'abbondante colazione e un carico di zuccheri. Sì, voglio togliermi questo peso il prima possibile, oggi stesso, se non si era capito. Per mia fortuna il mio fisico è alquanto acciaccato e non ho mai dato problemi al personale penitenziario, per cui la loro attenzione nei miei confronti è alquanto blanda e non sospettano mai nulla di tutto ciò che mi frulla per la testa. Non hanno idea di quanti piani di fuga io abbia pensato e continui ad escogitare, solo perché sono alquanto silenzioso. Ma chi, mai, progetterebbe un omicidio ad alta voce? Che ingenui.
Una volta giunto in sala mi siedo al solito posto, accanto a Cyrus. Lo osservo con una certa compassione, dritto negli occhi. Forse a lui neppure importa tanto di vivere o morire e mi sto affannando per nulla. Questo non lo so e probabilmente non lo saprò mai, ma so solo che sto facendo la cosa giusta che quantomeno mi eviterà futuri sensi di colpa. Consumo con flemma le mie fette di toast inzuppate nel caffellatte, ma ho ancora fame e sono nervoso.
"Amico mio, vorrai perdonarmi, ma probabilmente dopo mi ringrazierai" sussurro al mio compagno e celere celere gli soffio via la sua merenda. Lui non dice nulla, ovviamente, ma d'altronde non sembra avere molto appetito. "Un giorno usciremo da qui, vedrai. E tu sei ancora giovane, rispetto a me o a Giovanni. Non deprimerti, ci riprenderemo la dignità e non commetteremo più certi errori". Gli lascio una pacca d'incoraggiamento sulla spalla, per rafforzare la mia affermazione, e inizio a guardarmi intorno. La situazione è quella di tutti i giorni, né troppo né poco controllo. Devo innanzitutto capire dove si trova la sala archivi. Ma sarà al piano di sopra, suppongo, dal momento che non l'ho mai vista e ho solo accesso ai piani inferiori e al cortile. La grande orda di carcerati pian piano si sposta verso l'esterno per andare a fare i consueti lavori forzati. Che io non voglio fare e non farò! Cammino contromano, cercando di mischiarmi con la folla e passare inosservato ma..
«Ehi, Rosso Malpelo, non ti funzionano gli occhiali oggi? Stai sbagliando direzione» mi ammonisce una delle sentinelle. Ormai quello è il mio epiteto.
«Meglio rosso che pelato come te» rispondo con astio, faccio un colpo di tosse e riprendo a parlare: «ebbene ho dimenticato la custodia dei miei occhiali in cella. Come potrei spaccare le pietre con loro addosso? Se dovessero rompersi non potrei fare proprio nulla e poi…»
«Sì sì certo, ma fa' in fretta. Tanto non puoi scappare».







Annuisco e mi trascino per la mia via, sparendo dietro la parete dell'angolo.
La via sembra libera, dovrò fare molto in fretta. Cammino velocemente con passo silenzioso lungo il corridoio, fermandomi ad un cartello attaccato al muro che riporta la pianta dell'edificio: bingo! Proprio come pensavo, per raggiungere la stanza di video sorveglianza devo salire un'altra rampa di scale, giungere quindi all'ultimo piano e proseguire dritto. Dovrò fare molta attenzione perché sia a destra che a sinistra vi sono le camere con dormitorio delle guardie carcerarie, le quali, data la posizione di questa struttura, isolata da tutto e da tutti, lavorano e dormono qui a turni di mesi. Ci vogliono almeno 5 ore di navigazione per raggiungere la costa più vicina e 2 ore di elicottero per fare tutta la traversata di mare che ci separa dalla terraferma. Ciò parla da sé, anche per questo tutto sommato la sicurezza non è attentissima, proprio perché non c'è modo di scappare. L'unico modo sarebbe fuggire dal carcere, scavalcare le altissime mura con filo spinato e poi rubare uno dei mezzi di trasporto rigorosamente vigilati.
Impossibile in pratica.
Bene, sono arrivato.
Non sento alcun rumore, probabilmente, come avevo previsto, la gran parte del personale in questo momento si trova in cortile a sedare le risse e a controllare che i detenuti svolgano i lavori, o a ripulire le camere, la mensa, i bagni e il soggiorno. Ogni tanto si degnano di fare queste pulizie, d'altronde anche loro vivono qui e di certo sono abituati ad un tenore di vita nettamente migliore. E poi, detto in tutta sincerità, non hanno granché da fare e si annoiano, ed è meglio che si diano da fare con qualche faccenda domestica piuttosto che scontare la loro frustrazione sui carcerati.
Inspiro ed espiro più volte per rallentare i miei battiti talmente tamburellanti che mi pare di udirli e calmare i nervi tesi come cavi d'acciaio che reggono un ponte. Ora mi sento più pronto e avanzo. Passo due, quattro, sei stanze e tutto sembra tranquillo: le aule sono vuote, i letti appena rifatti e le imposte spalancate per far entrare quanta più luce possibile. Mi sento più tranquillo adesso, come protetto da una buona sorte e favorito dal destino, ammesso che esista. Un altro paio di camere e sarò arrivato a… No, troppo presto per parlare, riesco a sentire una voce provenire dalla prossima a destra. Accidenti! Che sia un ritardatario che non ha sentito la sveglia e si sta alzando solo adesso? Ben venga, sarà ancora stordito dal sonno e non si accorgerà di me. Mi appiattisco al muro e tendo le orecchie per capire meglio e le voci adesso sembrano esser diventate due. Avanzo un poco fino a scoprire che la porta di tale camera è chiusa. Tiro un lungo sospiro di sollievo. Sollievo che vien presto stroncato nell'istante in cui riesco a riconoscere una delle due voci: Acromio! Sebbene la mia voglia di dargli una bella lezione sia tantissima, adesso ho altro per la testa. E poi che diamine ci fa nella stanza del direttore? Scivolo via tutto acquattato e giungo finalmente alla mia tanto anelata meta; è ancora presto, dunque l'addetto alla sorveglianza ancora non è arrivato, sarà ancora giù a fare colazione quindi devo sbrigarmi e non perdere tempo. Sono sempre più convinto di avere il fato dalla mia parte, oggi, e devo giocarmi al meglio tutte le mie carte. Mi siedo alla scrivania che si apre su innumerevoli schermi che mostrano gran parte degli angoli dell'edificio. Avevo un'attrezzatura simile nel rifugio del Team Magma, quindi so bene come muovermi su questi congegni informatici. Forse per questo Giovanni ha mandato proprio me, perché si fida e mi ritiene in grado di eseguire un compito tanto complesso che necessita di calma, intuito e soprattutto praticità tecnica. Mi fa piacere che abbia questa buona opinione di me, lui, che mi ha dato le prime speranze sul futuro quand'ero una giovane recluta. Mi chiedo quale opinione abbia su Ivan a questo punto. O forse… no, meglio di no, non è il momento di pensare a queste sciocchezze e non sarà mai più il momento di pensare a Ivan, devo dimenticarlo. Osservo per un poco tutti gli schermi notando, come previsto, che tutto il personale è occupato a sedare una rissa in cortile, forse per una sigaretta o una dose di tabacco; continuate! Continuate pure e scannatevi. Ad esser sincero, mi aspettavo molte, molte più telecamere. Tanti punti della struttura sono senza sorveglianza, che gran parte delle videocamere siano fasulle? Che ci diano solo l'illusione di essere monitorati anche nel bagno, ma che in realtà, la vigilanza è alquanto scarsa, giustificata dall'impossibilità materiale di una fuga? Tutto è possibile. Ma adesso torniamo a noi. Mi sposto al monitor che dovrebbe contenere tutti i nastri di video sorveglianza, sistemati in ordine di data.

Basterà inserire il giorno (del quale sono a conoscenza) e l'orario, approssimato a tutta la mattinata fino all'ora di pranzo. Quella della cella di Cyrus dovrebbe essere la numero 0.4. Hm sì, perfetto. Digito tutti i dati necessari, trepidante dal ricevere il resoconto ma una voce meccanica smorza il mio entusiasmo: "informazione non trovata". Come? Come sarebbe a dire? Scrollo tutta la cronologia e noto, con mia grande sorpresa, che per un'intera ora la telecamera non ha ripreso proprio niente, e per le restanti ore mattutine non è successo assolutamente nulla all'interno delle sbarre. Come.. Com'è possibile? Che sia saltata l'elettricità proprio in quel lasso di tempo, e Acromio ne abbia approfittato? O che l'abbia disattivata lui stesso? Sì ma in che modo? Assurdo, impossibile. Ci penserò dopo, adesso devo scappare, mi auguro solo che Giovanni non vada su tutte le furie e mi creda, e creda che io abbia davvero rischiato la pelle per un buco nell'acqua.
Esco dalla sala di controllo e non posso far a meno di fermarmi dietro la porta dello studio del direttore per origliare la loro discussione. Non riesco a distinguere benissimo quel che si dicono, colpa in parte della tenue voce dello scienziato, ma metto mano sul fuoco che abbia detto "Cyrus" più di una volta. Ma che intenzioni ha? Perché vuole rovinarci? Non sarebbe meglio se si alleasse con noi, dal momento che è in una situazione analoga alla nostra? Cosa spera di ottenere col suo atteggiamento doppiogiochista?
«Ehi, Rosso Malpelo! Cosa diamine ci fai qui?» la possente voce della guardia mi tuona improvvisamente dietro e trasalisco, urtando col gomito la maniglia. Il dialogo tra i due si arresta. Cosa posso dire, adesso?
«Ehm… Io… Temo di aver sbagliato strada, ecco, non vedo granché bene e…»
«Ah! E speri che io me la beva? Sai come vengono puniti i trasgressori, hm?». Annuisco e mando giù rumorosamente.
«I trasgressori vengono messi in isolamento, le loro razioni di cibo drasticamente diminuite e diventano lo sfogo preferito dei carcerieri più cattivelli! Non dirmi che non lo sapevi, oh povero Maxie…» la fastidiosissima voce di Acromio risuona alle mie spalle.
«Potevi risparmiarti lo sproloquio, ne ero già a conoscenza. Non mi oppongo a tale castigo, ma prima, per cortesia, vorrei scambiare due parole con Giovanni, tempo di pochi secondi… Ugh!». Vengo immediatamente colpito al ventre dalla ginocchiata dell'energumeno e sono costretto a piegarmi a terra. Non riesco ad alzarmi. «Solo… Due parole..» replico con un ultimo sforzo, ma di rimando ricevo un altro strattone. Se solo, se solo avessi un briciolo della prestanza fisica di Ivan. Se solo ci fosse lui qui! Adesso non m'importa più dell'orgoglio o delle promesse fatte a me stesso, il dolore reprime tutto, desidero ardentemente la sua presenza, la sua protezione, com'è sempre stato da quando ci hanno catturati. E lui… come reagirebbe se mi vedesse in questo stato? Correrebbe in mio soccorso, come sempre, o a questo punto non gliene importerebbe più nulla? Io non…
«E alzati! O vuoi essere trascinato come un sacco di patate, eh?». Raccolgo le forze e mi tiro sulle ginocchia, mi appoggio al muro e mi alzo in piedi, barcollante e instabile. Ho la vista un po' offuscata ma riesco a distinguere nettamente la figura del biondino.
«Acromio… Perché tutto questo? Cosa pretendi da Cyrus, da me, da noi tutti?». La sua unica risposta un ghigno alquanto inquietante che non promette nulla di buono. So già cosa mi aspetta… Non oppongo resistenza e mi lascio ammanettare per essere condotto nella cella d'isolamento per non so quanto.
Giovanni, ho fallito, mi dispiace, mi dispiace tantissimo.
Cyrus… vorrei poterti chiedere scusa in questo momento, è solo e soltanto colpa mia se ti accadrà qualcosa di brutto.




   
 
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