By Xavier
"Il giorno del misfatto è stabilito per la prossima domenica, sette giorni. Hai le ore contate Maxie".
Erano state queste le sue ultime parole. Le ultime parole di Giovanni, il più temuto tra tutti i capi delle organizzazioni criminali Pokémon. Mi sale l'ansia solo all'idea, sebbene sette giorni non siano così pochi, se si pensa che Dio abbia creato tutto l'universo in questo breve lasso di tempo (per come la vedono i creazionisti), mentre io dovrei solo rubare dei nastri dall'archivio delle registrazioni. No, no! Questo non basta, dalla mia riuscita dipende anche la vita di Cyrus, pover'uomo, non c'entra nulla con tutta questa storia, non ha mai fatto del male a nessuno da due anni a questa parte, eppure grava su di lui la peggior conseguenza di un ipotetico fallimento. Ci mancava solo Giovanni, mi sembra di esser tornato indietro di almeno vent'anni, quando ero ancora una sua recluta e dovevo obbedire ai suoi ordini senza discutere, pena l'abbassamento del salario. Non è cambiato di una virgola, lui, lascia sempre il lavoro sporco agli altri. Potrebbe benissimo procurarseli con le sue risorse, e invece mi ha messo in mezzo coinvolgendo inevitabilmente anche "il coso". Vuole farmi sentire in colpa, responsabile, ormai mi conosce bene e sa quali sono i miei punti deboli. Cosa farò? Che cosa farò se giustizieranno il mio unico amico rimasto? Non voglio rimanere da solo e scontare in solitudine il resto dei miei giorni tra queste quattro mura, è qualcosa di denigrante e disumano. Non voglio neppure tornare in ginocchio da Ivan dopo quanto è successo, sebbene la sua mancanza si stia facendo sentire sempre più come la soma appesantita sul dorso di un Rapidash lasciato a briglia sciolta. Sospiro esausto e affondo la testa nel cuscino dopo essermi tolto gli occhiali ed averli riposti sul comodino accanto al letto: non ho sonno, sebbene sia stata una giornata piuttosto intensa e il mio fisico ormai non è più quello di un giovanotto adolescente. Non è la prima volta che mi capita di vivere una situazione simile.
Quando
ero a capo del Team Magma e urgeva elaborare un piano di riserva o
qualcosa di simile, non andavo mai a dormire prima di aver concluso,
anche a costo di stare in piedi più di 36 ore con l'aiuto di
qualche
tazza extra di tè o caffè. Fa parte
della mia natura, non
riesco a rilassarmi se prima non ho portato a termine il mio
lavoro.
Mi giro e rigiro più volte nel giaciglio, nella vana
speranza di trovare una posizione accomodante e che mi concili il
sonno finché, stufo, non mi decido a prendere un libro
qualsiasi tra
quei pochi che mi hanno concesso di portare in cella, così
per
ammazzare il tempo. "Vulcanologia e minerali". Ah, ma tu
guarda, proprio il manuale che adoperai ai tempi
dell'università,
quand'ero poco più che un adolescente. Quanti ricordi,
quanta
dedizione e quanto entusiasmo ci misi nella mia tesi di laurea! Non
posso far a meno di sorridere amaramente, ripensando a quegli anni.
La mia enorme passione per la Terra e per tutto ciò che la
concerneva mi ha reso ogni lavoro successivo quasi un divertimento,
mai un peso.
Le ricerche, le spedizioni, i calcoli minuziosi, tutti compiti odiati e disprezzati dai miei compagni di corso, erano per me una fonte di diletto e di gioia. Non fui mai più così felice come quando diventai il capo del Team Magma, a comando di tante tantissime reclute, tutte dedite e devote alla medesima passione. Com'ero felice… Sbadiglio rumorosamente e ripongo il libro al suo posto, per poi distendermi di fianco e prendere finalmente sonno. Un sonno per nulla tranquillo, ma sufficiente a recuperare le energie e rinfrescarmi la mente.
Mi
alzo alle prime luci dell'alba e passo un buon quarto d'ora a
stiracchiarmi come si deve, facendo scattare ogni singola
articolazione del mio esile corpo, è una sorta di
riscaldamento per
me. Come al solito mi sciacquo per bene il viso e gli occhi nel
lavello e poi pulisco delicatamente le lenti dei miei occhiali. Non
deve esserci neppure un'impronta digitale o un granello di polvere a
compromettere la mia visuale! Ultimati questi preparativi di routine
attendo che arrivino le guardie per scortarci fino alla mensa; oggi
come non mai ho bisogno di un'abbondante colazione e un carico di
zuccheri. Sì, voglio togliermi questo peso il prima
possibile, oggi
stesso, se non si era capito. Per mia fortuna il mio fisico
è
alquanto acciaccato e non ho mai dato problemi al personale
penitenziario, per cui la loro attenzione nei miei confronti
è
alquanto blanda e non sospettano mai nulla di tutto ciò che
mi
frulla per la testa. Non hanno idea di quanti piani di fuga io abbia
pensato e continui ad escogitare, solo perché sono alquanto
silenzioso. Ma chi, mai, progetterebbe un omicidio ad alta voce? Che
ingenui.
Una volta giunto in sala mi siedo al solito posto,
accanto a Cyrus. Lo osservo con una certa compassione, dritto negli
occhi. Forse a lui neppure importa tanto di vivere o morire e mi sto
affannando per nulla. Questo non lo so e probabilmente non lo
saprò
mai, ma so solo che sto facendo la cosa giusta che quantomeno mi
eviterà futuri sensi di colpa. Consumo con flemma le mie
fette di
toast inzuppate nel caffellatte, ma ho ancora fame e sono
nervoso.
"Amico mio, vorrai perdonarmi, ma probabilmente dopo
mi ringrazierai" sussurro al mio compagno e celere celere gli
soffio via la sua merenda. Lui non dice nulla, ovviamente, ma
d'altronde non sembra avere molto appetito. "Un giorno usciremo
da qui, vedrai. E tu sei ancora giovane, rispetto a me o a Giovanni.
Non deprimerti, ci riprenderemo la dignità e non
commetteremo più
certi errori". Gli lascio una pacca d'incoraggiamento sulla
spalla, per rafforzare la mia affermazione, e inizio a guardarmi
intorno. La situazione è quella di tutti i giorni,
né troppo né
poco controllo. Devo innanzitutto capire dove si trova la sala
archivi. Ma sarà al piano di sopra, suppongo, dal momento
che non
l'ho mai vista e ho solo accesso ai piani inferiori e al cortile. La
grande orda di carcerati pian piano si sposta verso l'esterno per
andare a fare i consueti lavori forzati. Che io non voglio fare e non
farò! Cammino contromano, cercando di mischiarmi con la
folla e
passare inosservato ma..
«Ehi,
Rosso Malpelo, non ti funzionano gli occhiali oggi? Stai sbagliando
direzione»
mi ammonisce una delle sentinelle. Ormai quello è il mio
epiteto.
«Meglio
rosso che pelato come te»
rispondo con astio, faccio un colpo di tosse e riprendo a parlare:
«ebbene
ho dimenticato la custodia dei miei occhiali in cella. Come potrei
spaccare le pietre con loro addosso? Se dovessero rompersi non potrei
fare proprio nulla e poi…»
«Sì
sì certo, ma fa' in fretta. Tanto non puoi scappare».
Annuisco
e mi trascino per la mia via, sparendo dietro la parete
dell'angolo.
La via sembra libera, dovrò fare molto in fretta.
Cammino velocemente con passo silenzioso lungo il corridoio,
fermandomi ad un cartello attaccato al muro che riporta la pianta
dell'edificio: bingo! Proprio come pensavo, per raggiungere la stanza
di video sorveglianza devo salire un'altra rampa di scale, giungere
quindi all'ultimo piano e proseguire dritto. Dovrò fare
molta
attenzione perché sia a destra che a sinistra vi sono le
camere con
dormitorio delle guardie carcerarie, le quali, data la posizione di
questa struttura, isolata da tutto e da tutti, lavorano e dormono qui
a turni di mesi. Ci vogliono almeno 5 ore di navigazione per
raggiungere la costa più vicina e 2 ore di elicottero per
fare tutta
la traversata di mare che ci separa dalla terraferma. Ciò
parla da
sé, anche per questo tutto sommato la sicurezza non
è attentissima,
proprio perché non c'è modo di scappare. L'unico
modo sarebbe
fuggire dal carcere, scavalcare le altissime mura con filo spinato e
poi rubare uno dei mezzi di trasporto rigorosamente
vigilati.
Impossibile in pratica.
Bene, sono arrivato.
Non
sento alcun rumore, probabilmente, come avevo previsto, la gran parte
del personale in questo momento si trova in cortile a sedare le risse
e a controllare che i detenuti svolgano i lavori, o a ripulire le
camere, la mensa, i bagni e il soggiorno. Ogni tanto si degnano di
fare queste pulizie, d'altronde anche loro vivono qui e di certo sono
abituati ad un tenore di vita nettamente migliore. E poi, detto in
tutta sincerità, non hanno granché da fare e si
annoiano, ed è
meglio che si diano da fare con qualche faccenda domestica piuttosto
che scontare la loro frustrazione sui carcerati.
Inspiro ed espiro
più volte per rallentare i miei battiti talmente
tamburellanti che
mi pare di udirli e calmare i nervi tesi come cavi d'acciaio che
reggono un ponte. Ora mi sento più pronto e avanzo. Passo
due,
quattro, sei stanze e tutto sembra tranquillo: le aule sono vuote, i
letti appena rifatti e le imposte spalancate per far entrare quanta
più luce possibile. Mi sento più tranquillo
adesso, come protetto
da una buona sorte e favorito dal destino, ammesso che esista. Un
altro paio di camere e sarò arrivato a… No,
troppo presto per
parlare, riesco a sentire una voce provenire dalla prossima a destra.
Accidenti! Che sia un ritardatario che non ha sentito la sveglia e si
sta alzando solo adesso? Ben venga, sarà ancora stordito dal
sonno e
non si accorgerà di me. Mi appiattisco al muro e tendo le
orecchie
per capire meglio e le voci adesso sembrano esser diventate due.
Avanzo un poco fino a scoprire che la porta di tale camera è
chiusa.
Tiro un lungo sospiro di sollievo. Sollievo che vien presto stroncato
nell'istante in cui riesco a riconoscere una delle due voci: Acromio!
Sebbene la mia voglia di dargli una bella lezione sia tantissima,
adesso ho altro per la testa. E poi che diamine ci fa nella stanza
del direttore? Scivolo via tutto acquattato e giungo finalmente alla
mia tanto anelata meta; è ancora presto, dunque l'addetto
alla
sorveglianza ancora non è arrivato, sarà ancora
giù a fare
colazione quindi devo sbrigarmi e non perdere tempo. Sono sempre
più
convinto di avere il fato dalla mia parte, oggi, e devo giocarmi al
meglio tutte le mie carte. Mi siedo alla scrivania che si apre su
innumerevoli schermi che mostrano gran parte degli angoli
dell'edificio. Avevo un'attrezzatura simile nel rifugio del Team
Magma, quindi so bene come muovermi su questi congegni informatici.
Forse per questo Giovanni ha mandato proprio me, perché si
fida e mi
ritiene in grado di eseguire un compito tanto complesso che necessita
di calma, intuito e soprattutto praticità tecnica. Mi fa
piacere che
abbia questa buona opinione di me, lui, che mi ha dato le prime
speranze sul futuro quand'ero una giovane recluta. Mi chiedo quale
opinione abbia su Ivan a questo punto. O forse… no, meglio
di no,
non è il momento di pensare a queste sciocchezze e non
sarà mai più
il momento di pensare a Ivan, devo dimenticarlo. Osservo per un poco
tutti gli schermi notando, come previsto, che tutto il personale
è
occupato a sedare una rissa in cortile, forse per una sigaretta o una
dose di tabacco; continuate! Continuate pure e scannatevi. Ad esser
sincero, mi aspettavo molte, molte più telecamere. Tanti
punti della
struttura sono senza sorveglianza, che gran parte delle videocamere
siano fasulle? Che ci diano solo l'illusione di essere monitorati
anche nel bagno, ma che in realtà, la vigilanza è
alquanto scarsa,
giustificata dall'impossibilità materiale di una fuga? Tutto
è
possibile. Ma adesso torniamo a noi. Mi sposto al monitor che
dovrebbe contenere tutti i nastri di video sorveglianza, sistemati in
ordine di data.
Basterà
inserire il giorno (del quale sono a conoscenza) e l'orario,
approssimato a tutta la mattinata fino all'ora di pranzo. Quella
della cella di Cyrus dovrebbe essere la numero 0.4. Hm sì,
perfetto.
Digito tutti i dati necessari, trepidante dal ricevere il resoconto
ma una voce meccanica smorza il mio entusiasmo: "informazione
non trovata".
Come? Come sarebbe a dire? Scrollo tutta la cronologia e noto, con
mia grande sorpresa, che per un'intera ora la telecamera non ha
ripreso proprio niente, e per le restanti ore mattutine non
è
successo assolutamente nulla all'interno delle sbarre. Come..
Com'è
possibile? Che sia saltata l'elettricità proprio in quel
lasso di
tempo, e Acromio ne abbia approfittato? O che l'abbia disattivata lui
stesso? Sì ma in che modo? Assurdo, impossibile. Ci
penserò dopo,
adesso devo scappare, mi auguro solo che Giovanni non vada su tutte
le furie e mi creda, e creda che io abbia davvero rischiato la pelle
per un buco nell'acqua.
Esco dalla sala di controllo e non posso
far a meno di fermarmi dietro la porta dello studio del direttore per
origliare la loro discussione. Non riesco a distinguere benissimo
quel che si dicono, colpa in parte della tenue voce dello scienziato,
ma metto mano sul fuoco che abbia detto "Cyrus" più di una
volta. Ma che intenzioni ha? Perché vuole rovinarci? Non
sarebbe
meglio se si alleasse con noi, dal momento che è in una
situazione
analoga alla nostra? Cosa spera di ottenere col suo atteggiamento
doppiogiochista?
«Ehi,
Rosso Malpelo! Cosa diamine ci fai qui?»
la possente voce della guardia mi tuona improvvisamente dietro e
trasalisco, urtando col gomito la maniglia. Il dialogo tra i due si
arresta. Cosa posso dire, adesso?
«Ehm…
Io… Temo di aver sbagliato strada, ecco, non vedo
granché bene
e…»
«Ah!
E speri che io me la beva? Sai come vengono puniti i trasgressori,
hm?».
Annuisco e mando giù rumorosamente.
«I
trasgressori vengono messi in isolamento, le loro razioni di cibo
drasticamente diminuite e diventano lo sfogo preferito dei carcerieri
più cattivelli! Non dirmi che non lo sapevi, oh povero
Maxie…»
la fastidiosissima voce di Acromio risuona alle mie spalle.
«Potevi
risparmiarti lo sproloquio, ne ero già a conoscenza. Non mi
oppongo
a tale castigo, ma prima, per cortesia, vorrei scambiare due parole
con Giovanni, tempo di pochi secondi… Ugh!».
Vengo immediatamente colpito al ventre dalla ginocchiata
dell'energumeno e sono costretto a piegarmi a terra. Non riesco ad
alzarmi. «Solo…
Due parole..»
replico con un ultimo sforzo, ma di rimando ricevo un altro
strattone. Se solo, se solo avessi un briciolo della prestanza fisica
di Ivan. Se solo ci fosse lui qui! Adesso non m'importa più
dell'orgoglio o delle promesse fatte a me stesso, il dolore reprime
tutto, desidero ardentemente la sua presenza, la sua protezione,
com'è sempre stato da quando ci hanno catturati. E
lui… come
reagirebbe se mi vedesse in questo stato? Correrebbe in mio soccorso,
come sempre, o a questo punto non gliene importerebbe più
nulla? Io
non…
«E
alzati! O vuoi essere trascinato come un sacco di patate, eh?».
Raccolgo le forze e mi tiro sulle ginocchia, mi appoggio al muro e mi
alzo in piedi, barcollante e instabile. Ho la vista un po' offuscata
ma riesco a distinguere nettamente la figura del biondino.
«Acromio…
Perché tutto questo? Cosa pretendi da Cyrus, da me, da noi
tutti?».
La sua unica risposta un ghigno alquanto inquietante che non promette
nulla di buono. So già cosa mi aspetta… Non
oppongo resistenza e
mi lascio ammanettare per essere condotto nella cella d'isolamento
per non so quanto.
Giovanni, ho fallito, mi dispiace, mi dispiace
tantissimo.
Cyrus… vorrei poterti chiedere scusa in questo
momento, è solo e soltanto colpa mia se ti
accadrà qualcosa di
brutto.