Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: StClaire    27/12/2015    6 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 17
- Glass -
 
«Hai sentito tua madre?»
«Non si bussa prima di entrare?» borbottò Alexis senza neanche girarsi verso suo padre.
«La porta era aperta…»
«No. Era socchiusa, il che è completamente diverso» continuò imperterrita guardando avanti.
“Che cosa voleva ancora da lei quell’uomo?”
«Volevo solo sapere come sta...»
«Sta bene, non preoccuparti, tanto mi sembra un po’ tardi per iniziare a farlo. Anzi…» Alexis si voltò verso Paddy «Magari è arrivato il momento di iniziarsi a preoccupare almeno di un figlio…» soffiò ritornando a guardare lo schermo del suo portatile.
Paddy chiuse violentemente la porta alle spalle.
«Vuoi insinuare qualcosa?» sbottò avvicinandosi ad Alexis, che si alzò fronteggiandolo. Fortunatamente aveva ereditato l’altezza del padre, l’unica cosa buona che le aveva lasciato.
«Non sto insinuando niente…»
«A me non pare…»
«Non insinuo perché è così!» sbraitò guardandolo negli occhi. Era così diverso da lei. L’aveva sempre ritenuta una grande fortuna.
«Che cosa vuoi dire?»
«Sulla soglia dei cinquant’anni ti stanno venendo i rimorsi di quando ne avevi di meno? Che cosa speri che io pensi di te? Te ne sei andato quando neanche capivo che cazzo succedeva a mia madre! Mi hai rispedito in America e non mi hai più neanche considerato! Quante volte sei venuto a trovarmi?» urlò con quanto fiato avesse in gola «Cosa speri di ottenere chiedendomi adesso, che ho una mia vita, come va? Sei in ritardo di dieci anni!».
«Ti ho chiesto mille volte di venire qui, in passato!»
«E chi avrebbe pensato a mia madre? La nonna? Se potevo salire io su un aereo, avresti potuto farlo anche tu! Ma non mi sembra che tu l’abbia fatto o che tu abbia insistito.»
«Allora perché hai accettato, questa volta?» le domandò Paddy.
Alexis sospirò. Non era la prima volta che glielo chiedeva, ma fino a quel momento era sempre riuscita ad evitare il discorso…
«Era il prezzo da pagare per cambiare cognome…» mormorò tornandosi a sedere.
«Che cosa?»
«La nonna ha accettato di firmare le pratiche per darmi il suo cognome, solo quando le ho mostrato il cazzo di biglietto per questo posto!» poi proseguì «Sai com’è, no? Lei e tutte quelle storie e fissazioni sul perdono…»
«Vuoi cambiare cognome?» le domandò Paddy con un filo di voce.
«Io già l’ho cambiato. Finita la laurea, finito il matrimonio, me ne torno a Washington e termino le pratiche!» esclamò sbattendo le mani.
«Non mi offenderai così!»
«Me ne sbatto di offenderti!» sbraitò Alexis «Tu non capisci! Vieni qui, improvvisamente e mi chiedi come sta mia madre, quando te ne sei altamente sbattuto per dieci lunghissimi anni!» Alexis cercò di darsi una calmata «Che c’è?» riprese «Ti sta venendo l’ansia da prestazione per il bambolotto? Hai paura di fallire di nuovo?»
Alexis non lo percepì neanche lo schiaffo che la colpì in pieno viso. Solo dopo un po’ iniziò a sentire il bruciore sulla guancia colpita. Vide lo sgomento estendersi su tutto il viso di Paddy.
«S-scusa…» mormorò l’uomo arretrando di qualche passo.
Alexis si limitò a guardarlo.
«Sei comunque in ritardo di dieci anni».
 
*
 
L’inverno aveva lasciato il cielo alla primavera. Sembrava veramente passata un’eternità dall’ultima volta che aveva visto un sole così bello. Adorava la primavera, le giornate erano magnifiche, ma non faceva mai troppo caldo. Finalmente poteva dire addio a quegli ingombranti cappotti!
«A che pensi?» le domandò Mia, che come lei, era seduta nel cortile della scuola.
Maisie scosse il capo.
A che pensava?
«Niente in particolare…» rispose evasiva. Alle loro amiche ancora non aveva detto niente, a proposito di sua madre, anche se ormai il pancione iniziava a vedersi. Non sapeva il perché di questo suo rifiuto. I primi giorni, da quando sua madre le aveva raccontato tutto, per Maisie non era cambiato niente, ma più il pancione si notava, più Maisie realizzava. E la cosa la spaventava. Non sapeva il perché, non era il bambino in sé, era tutto ciò che avrebbe comportato nella sua vita e nella sua storia con Alexis. Sua sorella Alice aveva avuto veramente una strana reazione. Si era chiusa in camera, senza urlare, senza strepitare, senza parlare. Poi, improvvisamente, era uscita dal suo rifugio, era entrata in sala da pranzo e aveva esclamato “Spero per voi che sia maschio, non voglio piccole pesti vicino ai miei trucchi” e se ne era andata, lasciando nostra madre con le lacrime di commozione agli occhi.
Solo lei sentiva una stretta allo stomaco ogni volta che ci pensava?
«Alexis?»
La voce di Jody la riportò alla realtà.
«Cosa?» domandò confusa.
«Che dice?»
Maisie alzò le spalle.
«È impegnatissima per la stesura della tesi…»
Era vero. Maisie pensava che fosse solo dovuto al fatto che anche lei non sapeva come avrebbe dovuto prendere tutta quella situazione. Un paio di sere fa l’aveva sentita parlare al telefono con la madre. Aveva un tono di voce stanchissimo. E poi aveva litigato di nuovo con Paddy. Litigavano continuamente ultimamente.
Continuavano a dormire insieme la notte, almeno quello avevano deciso di concederselo, anche se finivano sempre per parlare fino a notte fonda. Il tempo di addormentarsi e già dovevano lasciarsi. Non riusciva a capire cosa Alexis pensasse di tutta quella situazione. Era diventata ancora più distaccata. In casa non c’era mai, e se c’era, si rinchiudeva in camera. C’era qualcosa che le pesava sulle spalle, qualcosa che la tormentava. E come sempre, Alexis si era rinchiusa in sé stessa senza esprimersi.
Il trillo della campanella invase tutto il cortile, uno stuolo di studenti si alzò svogliatamente dalle loro postazione e iniziò a riversarvi vero l’interno dell’edificio. Maisie li seguì senza battere ciglio.
«Ma si può sapere che hai?» le domando Jody affiancandola.
«Niente.» rispose semplicemente Maisie. Era vero, non aveva niente. Non sentiva niente, solo una grossa apatia incomberle addosso «Che abbiamo adesso?» domandò cambiando discorso.
«Educazione fisica!» strillò Mia tutta eccitata. Adorava mettere in mostra le proprie gambe e guardare i ragazzi in tuta.
Maisie, dal canto suo, gemette. L’unica cosa che le piaceva fare di Educazione Fisica, era pallavolo, ma adesso il suo insegnante aveva deciso che dovevano esercitarsi nel basket, e lei era completamente negata per tale disciplina.
Si recò mestamente verso gli spogliatoi, dove le ragazze della lezione precedente si stavano cambiando.
«Maisie!»
«Amber!» esclamò Maisie sorpresa, entrando non l’aveva proprio notata.
Guardandola, Maisie si ricordò delle parole di Alexis riguardo l’attrazione fisica. Le aveva un po’ aperto gli occhi. Anche lei, doveva ammetterlo, la prima volta che aveva visto Amber aveva pensato che fosse molto carina, ma non aveva mai pensato a lei in quel modo.
«Non mi hai visto proprio, eh?» le domandò sorridendole.
Maisie scosse il capo, evitando di guardare Mia che da dietro imitava Amber.
«Scusami, sono un po’ stonata oggi…» si limitò a rispondere sedendosi su una panca.
«Solo oggi?», Amber la guardò «L’altro giorno sei passata davanti al bar, ti ho chiamata, ma non mi hai sentito! Eppure praticamente urlavo!»
Maisie si stupì. Davvero non l’aveva sentita? Cosa le passava per la testa quella volta?
«Scusami…» rispose imbarazzata, iniziando a legarsi i capelli in una coda alta, ma proprio mentre stava tirando su alcune ciocche sfuggite all’elastico, Amber le afferrò la mano sinistra.
«Wow!», esclamò sorpresa «È bellissimo!», poi le lasciò andare la mano «Un regalo di Alex?».
Maisie annuì.
«Allora è una cosa seria…»
«Serissima!» esclamò Jody con gli occhi fiammeggianti «Ora scusaci, ma dobbiamo proprio andare!», e detto questo, afferrò Maisie trascinandola fuori dai camerini.
«Non la sopporto! È un’oca! Un’oca!» strillò attraversando a grandi falcate la palestra «E tu!» esclamò fermandosi e voltandosi verso Maisie «Farai meglio a ficcarti in testa che quella non porterà niente di buono! “Allora è una cosa seria!”», strillò facendo il verso ad Amber «Smorfiosa…» concluse.
Maisie rimase abbastanza sconvolta da tutto ciò, anche se una cosa l’aveva colpita. Il tono di Amber quando aveva detto “…è una cosa seria…”.
Sembrava quasi ironica… sprezzante. Che avesse avuto ragione Alexis? A volte le persone si rivelano per quello che sono.
 
*
 
Quando Maisie tornò a casa, aleggiava uno strano silenzio, eppure le luci erano accese.
«Maisie.»
Per poco la voce di Alexis non la fece sobbalzare.
«Alex!» sbottò.
«Ce c’è?»
«Mi hai spaventato!»
«Ti ho semplicemente chiamato…» ribatté Alexis «Sei entrata con lo sguardo perso nel vuoto.»
Maisie la guardò. Allora doveva essere vero, era completamente fuori.
«Tutto bene?» le domandò Alexis avvicinandosi.
Maisie annuì togliendosi la giacca.
«Normale.»
«Normale?»
«Normale» ripeté Maisie andandosene verso il soggiorno.
«Sicura?» le domandò in tono apprensivo Alexis.
«Sì, è solo che oggi ho dovuto giocare a basket e sono distrutta…».
Maisie non finì neanche di parlare che Alexis era scoppiata a ridere, sbellicandosi dalle risate.
«Tu? A basket?» domandò sarcastica continuando a ridere «Quanto era alto il canestro, uno e settanta?».
«Ma sei proprio stronza!» urlò iniziandola a prendere a pugni.
Alexis la bloccò continuando a ridere.
«Beh, non puoi negarlo» disse sedendosi sul divano e trascinando Maisie con lei.
Maisie s’imbronciò.
«Sfotti pure, grazie mille…» rispose ma cedendo e sedendosi sulle ginocchia di Alexis.
«E senti una cosa…» esordì Alexis cingendole la vita «Indossi i pantaloncini durante educazione fisica?» le domandò inarcando il sopracciglio.
Maisie annuì arrossendo.
«Sì, perché?»
«Sto cercando di immaginarti…» mormorò Alexis leccandosi il labbro inferiore e accarezzandole le gambe «Ma l’unica immagine che mi viene è la palla che rimbalza più in alto di te!» esclamò riprendendo a ridere.
Maisie fece per alzarsi indispettita, ma Alexis l’afferrò zittì le sue proteste con un bacio. Maisie perse subito la sua lotta per divincolarsi, praticamente si arrese, cedendo al fascino di Alexis.
«Non azzardarti mai più a farmi un succhiotto!» strillò improvvisamente staccandosi «È stato imbarazzante chiedere ad Alice il fondotinta per nasconderlo!»
«Ma io devo pur marcare il territorio…»
«Marcare il territorio? Ma che sei, un cane?» contestò Maisie.
«Mettere la firma? L’antifurto? Un marchio? Come preferisci chiamarlo?»
«Ok, ok, ho afferrato il concetto…»
«Ecco, brava…» l’interruppe Alexis, riprendendo a baciarla «Mi sei mancata…» sussurrò passando a baciarle il collo e lambendole con la lingua il lobo dell’orecchio.
Maisie stava giusto valutando che dopotutto, un succhiotto poteva essere nascosto benissimo, quando improvvisamente la porta di casa fu aperta, e lei per lo spavento rovinò a terra.
Alexis scoppiò di nuovo a ridere.
«Ma che fai…» mormorò aiutandola ad alzarsi «Stai tranquilla…».
«Ragazze!» chiamò Catelyn che si era voltata verso il soggiorno sentendo il trambusto «Che succede?»
Maisie era rossa dall’imbarazzo e il fatto che Alexis continuasse a ridere la mandava in panico.
«N-niente!» esclamò «È solo Alexis che mi prende in giro…» disse tirandola una gomitata.
«Alexis!» la richiamò Paddy.
«Non la stavo prendendo in giro», disse Alexis cambiando espressione, «Semplicemente esprimevo le mie perplessità sulle capacità di una ragazza alta meno di un metro e sessanta di giocare a basket!» concluse per poi andarsene verso le scale, ma prima di salirle fece un cenno a Maisie.
Maisie aspettò che sua madre finisse di parlare di qualcosa di cui lei non aveva capito nulla e poi si precipitò verso il piano di sopra.
Alexis e Paddy avevano avuto delle espressioni bruttissime. La tensione tra loro era palese.
Bussò alla porta che Alexis aveva chiuso e poi sentì la chiave girare nella toppa.
«Da quando ti chiudi in camera?» le domandò cercando di mantenere un tono ironico.
«Da quando Paddy mi fa i blitz in camera… e anche da quando dormiamo insieme» rispose sorridendole.
«Siete ancora ai ferri corti?»
Alexis annuì.
«Essenzialmente inesistenti.» sospirò «Sapevo che si sarebbe rivelato un disastro venire qua, ma onestamente, stiamo andando oltre qualsiasi mia immaginazione.»
Maisie la guardò, sembrava stanchissima.
«Sei pallida» constatò Maisie.
Alexis annuì, con lo sguardo nel vuoto.
«L'avresti mai detto, che sarebbe successa una cosa del genere?» aggiunse dopo un minuto di silenzio.
Maisie la guardò.
«A cosa ti riferisci?»
«A tutto. A tua madre, mio padre, a noi.»
Le faceva sempre uno strano effetto quando parlavano della loro relazione. Era così solida, così vera, così vissuta. E non lo sapeva nessuno.
«Sono preoccupata» esordì improvvisamente Alexis.
«Di cosa?» domandò Maisie avvicinandosi a lei.
«Mia madre e il suo compagno hanno acquistato i biglietti per venire qui, per la laurea.»
«E questo ti preoccupa?»
«Molto» confessò Alexis. Intrecciò le sue mani a quelle di Maisie.
«Ho paura, perché ci vedrà insieme. Secondo te quanto ci metterà a capire tutto? Mia madre è sempre stata bravissima in certe cose...»
«Hai paura della sua opinione?»
Alexis scosse la testa.
«No, non è per quello…. Mia madre lo sa da anni. Anzi, dice che è stata la mancanza di una figura maschile nella famiglia a farmi diventare lesbica. Stronzate! Lo sono sempre stata, non ci sono diventata…»
Maisie andò a sedersi affianco a lei sul letto.
«Ho paura che usi la mia vita e la nostra storia contro di lui. E so che lui ci crederebbe, non ho idea di come la prenderebbe, ma ci crederebbe… Ma soprattutto…» era come se Alexis si fosse ricordata qualcosa «Chi cazzo è Mary?»
Maisie sgranò gli occhi sorpresa.
«Mary? Intendi la nostra vicina?».
«Penso di sì. Paddy dice che ci ha viste litigare. Ovviamente la colpa è mia…»
«Me l’ha detto anche mia madre» confessò Maisie interrompendola. Avrebbe voluto dirglielo prima, ma aveva paura.
Alexis inarcò il sopracciglio destro, cosa che faceva ogni volta che era in disappunto.
«Perché non me l’hai detto prima?»
Maisie alzò le spalle.
«Non lo so…»
«Cosa ti ha chiesto?»
«Mi ha detto che Mary le aveva parlato, che le aveva detto che ci aveva viste litigare, ma Mary è un po’ la pettegola del quartiere, a volte inventa storie per farsi raccontare altre cose…»
«Ma quella volta noi abbiamo litigato veramente…»
«Lo so! Comunque mia madre mi ha chiesto cosa fosse successo, e io le ho detto che non avevamo litigato, ma lei ha detto che, dato i tuoi ultimi comportamenti, voleva sapere se fosse tutto ok. Ha detto che era preoccupata, perché tu avevi capito che lei era… beh… incinta. E lei non l’aveva ancora detto a nessuno.»
Alexis annuì.
«E tu che hai risposto?»
«Che non era vero, che non stavamo litigando e che tu non avresti fatto niente per ferirla.»
Alexis sembrò sorpresa da quest’ultima frase.
«Ma io lo sto facendo, invece.»
Maisie la guardò con gli occhi sgranati.
«Non pensi che quando le diremo di noi si sentirà… ferita?».
Maisie la guardò senza rispondere.
Era un dubbio che l’attanagliava da troppo. Guardò dritta negli occhi neri di Alexis. Pensò a tutto quello che le aveva regalato. Si era sorpresa a capire che il respiro le mancava se solo pensava a lei.
E pensò irrimediabilmente a sua madre. A tutto quello che Cate aveva fatto per proteggerla e crescerla da quando suo padre era andato via.
Sospirò.
«Io non voglio scegliere…» mormorò cercando di nascondere le lacrime.
Alexis l’abbracciò mormorando parole che Maisie non comprese.
 
*
 
Maisie aveva ormai accettato la realtà.
La realtà era che sua madre stava per sposare l’uomo che era stato per lei come un padre. E quell’uomo era il vero padre della persona di cui si era… innamorata? Maisie non si era mai innamorata prima d’ora, non sapeva cosa provassero due persone innamorate. Si era sempre ritenuta una persona innamorata dell’amore, ma i libri e i romanzi che aveva divorato, l’avevano fatta innamorare di un amore che lei mai pensava di poter trovare, ma forse Alexis era l’altro personaggio chiave.
Quella notte, dopo settimane, non era riuscita ad andare a dormire con Alexis. Quando si era alzata dal letto per raggiungerla, Alice le aveva chiesto dove stesse andando. Aveva risposto n bagno, per uscire, e poi ritornare a letto dopo pochi minuti. Così era dovuta rimanere in camera sua, con sua sorella.
Il problema è che si sentiva sola, tremendamente sola, non era più abituata. Sentiva freddo senza le braccia di Alexis a cingerle il corpo. Non riusciva a prendere sonno se non ricalcava con le dita i tatuaggi di quelle braccia che l’avvolgevano.
Aveva passato la notte a fissare le ombre ferme sul soffitto e a pensare alle parole di Alexis.
“L'avresti mai detto, che sarebbe successa una cosa del genere?”
E chi avrebbe mai potuto immaginarlo?
All’inizio era più che spaventata, quando aveva capito i suoi sentimenti per Alexis. Lei era cresciuta con l’idea della coppia tradizionale. Una ragazza incontra un ragazzo, e niente, s’innamorano.
Era vero ciò che aveva detto ad Alexis, all’inizio, quando le aveva confessato i suoi sentimenti. In quel momento li stava confessando anche a sé stessa. Non si era mai innamorata di nessuno, mai nessuno l’aveva attratta, interessata. Con Alexis era successo qualcosa di strano. Alexis era una sconosciuta ai suoi occhi. Era la sua sorellastra, basta, ma lei si era sentita inesorabilmente attratta da quegli occhi scuri.
Fino a capire cosa significava quell’attrazione.
«Neanche tu riesci a dormire?».
La voce di Alice le fece aprire gli occhi mentre si rigirava nel proprio letto.
«Tu?» le domandò.
«No», rispose sua sorella «Questa notte no».
Maisie si alzò sugli avambracci.
«Perché questa notte no?».
«Perché oggi ho visto il pancione della mamma. È così strano. È vecchia per avere figli!» esclamò.
«No che non è vecchia! Adesso le donne partoriscono anche a più di cinquant’anni…»
«Allora è vecchio Paddy!»
«Per gli uomini è diverso, Alice.»
Sua sorella sbuffò, accendendo poi la luce sul suo comodino.
«Tu sei pronta ad avere un “coso” in famiglia?»
Maisie sospirò.
Era pronta? No, assolutamente no.
«Non lo so… ci sono così tante…» Maisie non trovava la parola adatta.
«Così tante… cosa?» la incalzò sua sorella.
«Non lo so…» ripeté Maisie «Ci sono tanti fattori… per quanto mi riguarda…».
Quel bambino o bambina sarebbe stato un suo fratello o una sua sorella. E lo stesso valeva per Alexis.
Era normale avere una relazione così? Era socialmente accettabile?
Erano troppe le domande che le frullavano per la testa.
«Ho sentito che tra un po’ arriverà la madre di Alexis» disse Alice.
Maisie annuì.
Sarebbero dovute stare lontane, almeno in sua presenza. Alexis sembrava non provare dolore nel mentire alla madre.
Perché non poteva essere così anche per lei? Non voleva mentire a Cate, ma almeno non soffrire così. La paura le paralizzava lo stomaco.
«Chissà com’è…»
«In che senso?» domandò Maisie riprendendosi dai suoi pensieri.
«Beh, Alex è completamente diversa da Paddy, quindi immagino che deve assomigliare alla madre.»
«Anch’io ci avevo pensato…» ammise Maisie.
«Chissà che tipo è… Come dovremmo comportarci con lei? Intendo alla laurea di Alexis».
Maisie scrollò le spalle.
«Non ne ho la più pallida idea.»
Le testuali parole di Alexis erano state: “Evitala”.
Ma come avrebbe potuto?
Alla fine entrambe cedettero al sonno. Maisie si arrese all’idea di dormire da sola, sperando che la notte successiva avrebbe potuto passare un po’ di tempo con Alexis.
Quando si risvegliò gli occhi verdi di sua sorella la fissavano languidi.
«Che c’è?» domandò sbiascicando le parole.
«Shopping!» esclamò esaltata Alice.
«C-cosa?» domandò Maisie.
«Ha detto mamma che oggi andiamo a comprare i vestiti per il matrimonio!»
Se c’era qualcosa che metteva di buon umore Alice, era proprio fare shopping, cosa che Maisie invece odiava, dal profondo del suo cuore.
Sospirò alzandosi da letto.
«Muoviti!» strillò Alice che era già pronta.
Maisie trascinò se stessa in bagno, raccogliendo le prime cose che le si paravano davanti nel suo armadio.
Forse indossava davvero troppe cose nere. Sua madre non le avrebbe mai permesso di comprare qualcosa di nero per il suo matrimonio.
Si guardò allo specchio raccogliendo alla meglio i capelli e si preparò psicologicamente a quella che sarebbe stata una lunghissima giornata.
I centri commerciali non le erano mai piaciuti, le davano sempre un senso di disorientamento. Da piccola si era persa e quando se ne era accorta, era scoppiata a piangere, in modo frenetico e assordante, come solo i bambini sanno fare. Aveva avuto così paura, ma c’era stata sua madre a rassicurarla. Ultimamente i ricordi della sua infanzia si affacciavano con violenza ai suoi occhi. Le venivano in mente tutti i momenti nei quali sua madre era stata presente. Tutte le volte che sua madre l’aveva salvata.
«Tesoro, hai già in mente qualcosa?»
«Come scusi?» chiese Maisie riprendendosi.
«Qualche idea sul vestito che ti piacerebbe indossare?»
Maisie fissò la donna bionda. Le dava l’idea di quelle commesse di altri tempi, con i capelli racconti uno chignon perfetto. Certo non come quello che si era fatta lei, che le pendeva da un lato.
Maisie scosse la testa.
«Qualcosa di semplice…» mormorò.
La commessa annuì e poi sparì dietro nuvole di vestiti e colori.
Si girò verso sua sorella, Alice aveva gli occhi a cuore.
«Io amo l’Italia!» esclamò improvvisamente Alice.
«Ma se non ci sei mai stata…»
«Maisie, guarda questi abiti. È sartoria italiana! Se solo gli abiti sono così, pensa a come deve essere il resto!»
Maisie scosse la testa, e poi scattò in piedi quando la commessa ritornò con un paio di vestiti appesi a delle stampelle di velluto.
«Inizia a provarti questo» l’esortò la donna.
Maisie prese il primo vestito e si recò nel camerino, seguita da sua madre.
Indossare quel coso era un’impresa, Maisie aveva paura di stracciarlo.
«Allora? Che te ne pare?» domandò Cate entrando nel camerino di prova di Maisie, mentre Alice, dall’altro lato del negozio, faceva impazzire le commesse con mille domande.
Maisie si guardò allo specchio. Il vestito era molto bello, ma al contempo, semplice, color cipria. A Maisie piaceva quel colore.
«Non saprei…» mormorò.
«A me piace», sorrise Cate, «Ti slancia!».
Maisie abbozzò un sorriso.
«Grazie tante…» borbottò un po’ piccata. Era anche colpa sua se lei era bassa…
«Allora?» domandò ancora sua madre dopo qualche minuto di silenzio.
«Non lo so…» ripeté Maisie.
«È il vestito che non ti convince, o qualcos’altro?» le domandò sua madre. Aveva uno sguardo strano, serio e preoccupato allo stesso tempo.
Maisie guardò il riflesso di sua madre nello specchio.
«Non è per niente del genere…»
«Alexis ti ha detto qualcosa?» domandò sua madre interrompendola.
«Come, scusa? In che senso?» domandò allertandosi Maisie.
«Non so…», Cate la guardò e poi entrò in cabina con lei, chiudendo le tende «Passate così tanto tempo insieme… che, niente. Mi chiedevo se ti avesse detto qualcosa, che magari ti abbia, come dire, fatto cambiare idea.»
Maisie guardò sua madre con stupore.
«Perché dovrebbe farmi cambiare idea? Quale idea, poi?»
«All’inizio, quando io e Paddy abbiamo deciso di sposarci, sembravi entusiasta della cosa! E sono sicura che saresti stata entusiasta anche del bambino!» mormorò sua madre con gli occhi lucidi «Ma da quando hai conosciuto Alexis, sembri cambiata», Cate fece una pausa per calmarsi «Non fraintendermi, non lo intendo in negativo. È che sembri… preoccupata» sua madre la guardò con i suoi occhi verdi «C’è qualcosa che ti preoccupa?», le domandò ancora «Sai che con me puoi parlare, di qualsiasi cosa.»
Maisie la guardò, cercando di nascondere l’ansia che le impediva di respirare regolarmente.
Quanto avrebbe voluto confessarle tutto! Sentiva il bisogno di dirlo, di dirlo a sua madre, di condividere la sua felicità. Lei era felice con Alexis. Ma quanto le sarebbe costata questa felicità, a discapito degli altri? Della sua famiglia?
«N-non è niente, mamma, giuro», mormorò «Devo solo realizzare ancora, tutto qua. È ovvio che sono felice!» rispose cercando di sorridere. Sentì la sua bocca incurvarsi, ma il sorriso non raggiunse mai i suoi occhi.
Cate annuì, sorridendo appena.
«Comunque dovresti prendere questo. Ti sta benissimo.» disse accarezzandole il braccio.
Maisie annuì.
«Sì, mi piace…» mormorò passando le mani su quella morbidissima stoffa. Ed era vero, quel vestito le piaceva.
 
*
 
Alice entrò sbuffando in camera mentre Maisie cercava le ultime cose da buttare alla rinfusa nella sua cartella.
«Non si sopportano più, speriamo che finisca presto tutto questo!» sbottò Alice prendendo gli auricolari dalla sua scrivania.
«Che succede?» le domandò distrattamente Maisie cercando il suo libro di filosofia «Ma dov’è l’ho messo…» borbottò.
«Alex e Paddy. Litigano ancora, di nuovo, in continuazione!».
Maisie alzò la testa di scatto.
«Perché?»
«Oggi arriva sua madre con il compagno e Paddy vuole andare all’aeroporto con Alex, e lei non vuole.»
«Ma non dovevano arrivare solo fra un paio di giorni?»
«Già! Anche Alexis sembrava sorpresa. Anzi, più che sorpresa era contrariata… valla a capire.»
«Magari volevano farle una sorpresa…»
«Una sorpresa per niente gradita a quanto pare… Va beh, io me ne vado. Ciao.»
Maisie guardò sua sorella andarsene e poi afferrò la sua borsa, recandosi anche lei al piano di sotto.
Trovò Alexis con le braccia incrociate e lo sguardo fisso verso il muro dov’erano incorniciate alcune sue fotografie.
«Tutto ok?» le domandò Maisie.
Alexis annuì semplicemente muovendo la testa, senza proferire parola.
«Sicura?» domandò Maisie avvicinandosi, ma Alexis le fece segno di fermarsi.
«C’è tua madre di là…» sussurrò indicando verso la cucina.
«E quindi?»
«E quindi, a quanto pare, io t’influenzo troppo. Negativamente, ovvio».
«Che cosa?» esclamò incredula Maisie.
«Shhh!» sibilò Alexis «Senti, ho avuto una mattinata di schifo, tra poco arriva anche mia madre all’aeroporto, già mi sono dovuta sorbire le stronzate di mio padre e le frecciatine di tua madre. Ti prego!» Alexis si massaggiò le tempie «Accompagno mia madre in albergo e ti passo a prendere a scuola, ok?» sussurrò.
Maisie annuì, per poi guardarla salire le scale.
«Maisie!»
La voce di sua madre la fece sobbalzare.
«Oggi torna direttamente a casa, ok? Ho bisogno di una mano».
La voce di sua madre non ammetteva repliche.
«Ok…» mormorò per poi guardarla tornare in cucina.
 
*
 
Quando finalmente la campanella suggerì la fine dell’ultima lezione della giornata, Maisie si precipitò fuori dalla classe, senza neanche aspettare Mia e Jody.
Alexis le aveva detto che sarebbe passata a prenderla e lei non voleva farla attendere. Infatti, Alexis era già nel cortile, seduta intorno a una delle aiuole.
«Alex!»
«Ehi…» Alexis si alzò appena la vide «Tutto ok?» le domandò.
«Sì, a te?»
Alexis non rispose, si limitò a baciarla, abbracciandola stretta. Maisie fu quasi stupita da quel gesto. Alexis non era certamente il tipo da effusioni in luoghi pubblici.
«Adesso sì…» mormorò sorridendole.
Maisie arrossì, sorridendo a sua volta.
«Ma che carina, ancora ti imbarazzi…» rise Alexis, abbracciandola ancora.
«Come mai sei qui?» le domandò Maisie.
«Approfitto del fatto che mia madre e il suo tipo stiano riposando per passare del tempo con te. Vuoi venire con me allo studio? Mi aiuti a scegliere le foto per la tesi…»
Maisie la guardò.
«Mamma stamattina mi ha detto di tornare a casa…» mormorò, guardando Alexis negli occhi.
«Fa’ come vuoi…» borbottò Alexis dopo alcuni di silenzio.
«Non ti arrabbi?»
«Che devo dire Maisie? Da qui a una settimana sarà impossibile vederci. Volevo passare un po’ di tempo con te, almeno oggi. È che stavo pensando che… niente. Ci vediamo domani, allora?» le domandò mettendo le mani in tasca.
«D-domani? Perché? Stanotte non possiamo dormire insieme?»
«Non so a che ora torno, esco con i miei. Non voglio farti aspettare…»
«Ok» mormorò Maisie «Allora a domani.»
«Allora io vado allo studio, se mi cerchi, mi trovi lì.»
Maisie annuì, per poi vedere Alexis allontanarsi dalla scuola.
«Ehi…»
Mia e Jody si erano avvicinate.
«Tutto ok?» domandò Jody.
Maisie sospirò.
«Non lo so. Sta diventando tutto più grande di me…» sussurrò Maisie con le lacrime agli occhi.
Mia e Jody si guardarono senza capire.
«Maisie, ma cosa stai dicendo?»
Maisie guardò le sue amiche. Sentiva come un groppo in gola che le impediva di parlare.
«Maisie, respira e calmati! Stai tremando!»
«Mamma è incinta…» mormorò in un fiato. Lo disse così, senza emozione, lo lasciò cadere dalle sue labbra, cercando di non pensare a tutto ciò che significava per lei.
Neanche notò gli sguardi sbigottiti che Mia e Jody si scambiarono. Continuava a guardare fisso il punto dove Alexis era sparita.
«C-cosa?»
«Mamma aspetta un figlio da Paddy» ripeté sospirando «Cosa devo fare?».
«Vai da Alexis!» strillò Jody.
«Cosa? Che c’entra?»
«C’entra eccome! Se stai così è per lei, non è vero? Hai paura che tutto quello che sta succedendo a tua madre possa rovinare quello che c’è tra te e Alexis!»
Maisie guardò la sua amica. Era sbalordita.
«È così palese?»
«È normale! Ma Maisie, ascoltami bene…»
Jody l’afferrò per un braccio e la portò sotto uno dei porticati dell’edificio.
«So che hai paura, te lo si legge negli occhi, e hai tutta la mia comprensione, ma non puoi mandare all’aria la tua relazione con Alexis solo perché tua madre aspetta un figlio da suo padre!»
«Ma cosa direbbe mia madre?» strillò in preda al panico Maisie.
Jody la stava mettendo di fronte a tutte le sue paure. Ed era doloroso.
«C-come glielo dico? La farò solo soffrire! Mamma adesso è felice con Paddy! Come potrei essere così egoista?» continuò Maisie.
«Maisie!» Mia le afferrò le braccia e la scosse «Hai diciassette anni! Hai tutto il diritto di essere egoista!»
«E poi tu la ami, vero?»  continuò Jody.
Maisie le guardò, si sentiva il viso rigato dalle lacrime, e Jody, aveva uno sguardo così serio, uno sguardo che mai avrebbe pensato di vederle.
«Vai da lei! Che aspetti?!» l’esortarono entrambe.
 
*
 
Maisie non se l’era fatto ripetere due volte, aveva iniziato a correre con la borsa a tracolla che le sbatteva sulle gambe. Non ricordava di aver mai corso così tanto in tutta la sua vita. La sua scuola non era molto lontana dallo studio di Alexis, il problema era che Alexis era andata sicuramente in macchina, quindi era avvantaggiata.
Fortunatamente, Maisie conosceva una scorciatoia, un parco, che attraversò di corsa, facendo alzare in volo uno stuolo di uccelli. Quando finalmente arrivò sotto il portone, iniziò a bussare con tutta la foga che aveva in corpo.
«Chi è?»
La voce stizzita di Emma le fece perdere tutta la determinazione che aveva messo nella corsa.
«Ma che è uno scherzo…?» la sentì borbottare non ottenendo nessuna risposta.
«Ehm, sono Maisie… Alex è sopra?»
Adesso toccò a Emma rimanere in silenzio. Maisie stava per parlare quando sentì il portone aprirsi. L’interpretò come un sì, e riprese a correre, salendo le scale. Quando raggiunse il pianerottolo trovò la porta già aperta. Probabilmente Emma aveva preferito evitarla. Cosa che Maisie apprezzò.
Entrò in silenzio e timorosa, manco fosse una ladra. Non si sentiva un solo rumore, e la cosa le parve davvero strana. Tutte le volte che era stata lì c’era sempre una gran confusione. Attraversò la cucina e il corridoio, e dopo aver respirato a fondo bussò alla porta di Alex, dalla camera proveniva della musica.
Dopo pochissimo sentì la serratura scattare.
Quando Alexis aprì la porta, Maisie notò con piacere un sincero stupore sul suo viso.
Emma non l’aveva “annunciata”.
«Che ci fai…»
Maisie non le lasciò terminare la frase. Si gettò su di lei aggrappandosi alle sue spalle e baciandola. La baciò come se fosse proprio quell’atto a mantenerla in vita. Alexis inizialmente fu sorpresa, ma poi ricambiò con passione il bacio.
Maisie chiuse la porta alle spalle e poi ci si abbandonò sopra, attirando a sé Alexis, che la liberò dal peso della borsa incastrandola con forza alla porta, le sue mani si stringevano attorno ai fianchi di Maisie con determinazione e il suo corpo si premeva perfettamente contro quello di lei.
«Ehi…» Alexis si staccò improvvisamente, aveva il respiro affannato, «Che succede?» le domandò scostandole una ciocca di capelli dal viso.
«Niente…» mormorò Maisie, un po’ scossa dal suo stesso comportamento.
«Sei piombata qui come una furia solo per baciarmi?» le domandò Alexis inarcando il sopracciglio «Beh, che dire… sono onorata!»
Maisie sorrise, ma si sentiva stranamente in ansia.
«No, è che volevo dirti una cosa…» continuò Maisie iniziando a balbettare.
La domanda di Jody le aveva mosso qualcosa dentro, un’irrefrenabile voglia di confessare i suoi sentimenti ad Alexis.
Non si erano mai dette quelle “due parole”, e fino a quel momento, Maisie non ne aveva mai sentito il bisogno. Le bastavano i suoi sentimenti, il resto avanzava, ma adesso ne sentiva davvero il bisogno. Voleva dirglielo.
«Che cosa?» domandò Alexis sorridendole e prendendola per mano, allontanandosi dalla porta.
Maisie fece per aprir bocca, ma il suo cellulare iniziò a squillare, così guardo Alexis che le fece cenno di rispondere e Maisie iniziò a cercare con frenesia nella sua borsa a tracolla.
Borbottò qualcosa, ma quando prese il cellulare e notò il nome che il display le rimandava, sentì il suo viso irrigidirsi.
Rimase così, bloccata, con lo sguardo fisso e impaurito verso il cellulare.
«Maisie? Tutto ok? Chi è?» le domandò Alexis preoccupata.
Maisie alzò lievemente lo sguardo.
«È mia madre…» mormorò.
«Ah, bene. Rispondile…»
«N-non voglio, non so che dirle.»
«In che senso?» Alexis sembrava non capire.
«Mi aveva detto di tornare subito a casa dopo scuola, aveva bisogno di una mano…»
«Dille che sei qui un attimo e che adesso torni…» rispose Alexis andandosi a sedere sul divano.
«N-non voglio…» rispose Maisie quando il cellulare finì di squillare.
«Non vuoi cosa?» le domandò Alexis passandosi una mano tra i capelli «Non vuoi tornare, o non vuoi dirle che sei qui?»
Maisie sospirò, e il cellulare riprese a squillare. Sentiva che i suoi occhi iniziavano a inumidirsi.
«È che tu dici che lei pensa che tu mi influenzi… e…» Maisie sentì le prima lacrime solcarle il viso.
«”E” cosa, Maisie? È vero?» le domandò Alexis alzandosi di scatto.
«No!» tuonò Maisie «È che non voglio che lei lo pensi! Io non voglio…» il cellullare ritornò muto.
«Non vuoi cosa Maisie? Che capisca? Ti fa così tanto paura che ci scopra?», il tono di Alexis sembrava ferito «Maisie, io devo sapere. Che cosa sto rischiando? Per cosa sto rischiando?»
«Alexis…» Maisie l’interruppe e poi inspirò profondamente «Glielo voglio dire io. Non voglio che lo venga a scoprire per caso. Non voglio che pensi che io glielo abbia nascosto. Voglio farle capire che è importante. Per me sei importante.»
Alexis si morse il labbro inferiore guardandola. Le sembrava che volesse dire qualcosa, ma si vedeva, si tratteneva. Si avvicinò lentamente, accarezzandole il viso.
«Anche per me sei importante…» mormorò baciandola dolcemente e lentamente, come se in quel momento, volesse assaporare tutto «Andiamo, ti accompagno a casa, ti inventerai qualcosa per strada», disse sorridendole «Senza citarmi, ovvio.»
Maisie l’abbracciò, appoggiando la testa al petto di lei.
«Mi dispiace…» sussurrò.
«Non dirlo neanche per scherzo» l’ammonì Alexis cullandola «Non ti chiederei mai di fare una cosa così difficile, forzatamente. Io so cosa significa… Ho capito cosa vuoi, e lo rispetto.»
Maisie la guardò ancora nei suoi occhi neri, e poi sorrise, alla vista delle fossette sul viso di Alexis. Quelle fossette! Erano la prima cosa di cui si era innamorata.
Quando arrivarono vicino casa, Maisie insistette per scendere prima dalla macchina e continuare a piedi.
«È una cosa stupida Maisie!» ribatté Alexis con ancora le mani sul volante. Avevano accostato poco prima di svoltare verso il viale privato nel quale abitavano.
«Sarà anche stupida, ma non voglio che mia madre t’incolpi di nuovo!» ripeté Maisie «Non voglio più sentirle dire che tu mi hai cambiato!»
«In che senso?» domandò Alexis, girandosi verso di lei.
Maisie si liberò dalla cintura di sicurezza e si sedette scompostamente sul sediolino.
«L’altro giorno, quando eravamo a comprare i vestiti per il matrimonio, ha detto che ha notato che io e te passiamo molto tempo insieme e che mi vede cambiata… Ma non in senso negativo!» si affrettò ad aggiungere vedendo l’espressione di Alexis cambiare.
«In che senso allora?» domandò in modo ironico.
«Beh… questo non lo so…»
«Maisie», Alexis la interruppe «Ti ha parlato più della vostra vicina?»
Maisie si bloccò.
«Mary?»
«Non mi ricordo il nome, ma Mary mi sembra un nome abbastanza da pettegola, quindi sì, quella che ci ha viste litigare.»
«N-no, non me ne ha più parlato. Perché?»
«Così… curiosità», disse guardando fuori dal finestrino, «Semplice curiosità».
Maisie annuì.
«E senti…» Alexis riprese a parlare, ma si voltò verso di lei, con un’espressione curiosa «Che volevi dirmi oggi?».
«Oggi?» domandò confusa Maisie. Era stata una giornata così lunga!
«Quando sei venuta allo studio… A proposito, chi ti ha aperto? Io avevo la musica ad alto volume, non ho sentito niente».
«Emma, mi ha aperto Emma.»
Alexis annuì.
«Non mi ha detto niente...»
Maisie la guardò, non le sembrava per nulla turbata.
«Neanche a me».
«Quindi?» domandò ancora Alexis.
«Cosa?»
«Cosa volevi dirmi?»
«Ah», Maisie arrossì «N-niente…».
Alexis inarcò, come suo solito, il sopracciglio, ma sembrava aver colto l’imbarazzo di Maisie.
«Che c’è?» chiese sorridendo.
Maisie guardò la fossetta crearsi sul lato sinistro del suo viso e sentì di impazzire.
«Una cosa per la quale vale la pena rischiare, credo», disse, cercando di sembrare convinta. Lei sentiva di esserlo.
Il sorriso sul volto di Alexis si aprì, illuminandole gli occhi.
«Vieni qui…» le sussurrò, facendole cenno di avvicinarsi.
Maisie si avvicinò e Alexis le passò una mano dietro il collo, attirandola a sé. Maisie si inebriò del suo bacio e del suo profumo, avvicinandosi il più possibile a lei. La bocca di Alexis era sempre morbidissima e invitante, e ultimamente i loro baci erano diventati più passionali, più famelici.
Maisie sentì i suoi capelli intrappolati nel pugno di Alexis, dietro la sua testa, e la cosa le provocò una strana ed eccitante emozione. Fino a che qualcuno non bussò al finestrino dal lato di Alexis.
Sobbalzarono insieme, Maisie ritornò a sedersi al suo posto e quasi batté con forza vicino la portiera. Quando ebbe il coraggio di vedere chi c’era fuori dall’auto, le si mozzò il respiro in gola.
Due occhi perfettamente contornati dall’eyeliner nero la stavano fissando sorpresa e curiosa. Due occhi che lei credeva di conoscere benissimo.
«Mamma?!» gorgogliò confusa e sorpresa Alexis.

 
Sono in un ritardo pazzesco, lo so!
Mi dispiace tantissimo, vi chiedo perdono!
Ho cercato di farmi personare con un capitolo abbastanza lungo in compenso!
Confesso che ogni qualvolta che devo aggiornare mi emoziono, sento un po' di ansia da prestazione! È che a volte ho bisogno di leggere e rileggere determinate cose, perchè o non mi convincono, o credo che non sia il momento giusto! Ma credo di essere arrivata a un equilibrio in questo capitolo!
Spero vivamente che questo capitolo vi piaccia, vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate, perchè ho bisogno di capire!
Stiamo arrivando ai momenti clou!!! Panico!
E soprattutto, spero che abbiate passato buone feste, e vi aguro buon anno nuovo, e vorrei approfittare per ringrarvi ancora! La storia è smepre più letta e la cosa mi riempie di gioia! Sono felice di poter scrivere! Grazie a tutt* di cuore!
Con affetto,
StClaire.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: StClaire