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Autore: Em_    27/12/2015    6 recensioni
[Olicity]
Oliver e Felicity sono da poco tornati a Star City, la città è governata dagli uomini di Dahrk e come se non bastasse qualcosa sta per sconvolgere la vita dei due ragazzi. Una notizia che nessuno si sarebbe aspettato, un potenziale problema per loro, qualcosa che potrebbe realmente stravolgere le loro vite da un momento all'altro.
Dal testo: «Va tutto bene?» mi chiese ad un certo punto.
«Sì, perché?» dissi con nonchalance continuando a stare sotto il getto dell’acqua calda.
«Non mentirmi, Felicity. Non sei te stessa ultimamente, se c’è qualcosa che hai paura di dirmi… Non lo so, con me puoi parlare. È strano fare questo discorso a te visto che di solito sei tu che mi obblighi ad esternare i miei sentimenti.» disse. Rimasi colpita dalle sue parole, allora Thea aveva ragione, ero davvero strana. Chiusi il rubinetto ed uscii dalla doccia avvolta nel mio accappatoio mentre Oliver mi squadrava da capo a piedi.
«Non mi ero accorta di essere cambiata, lo giuro. Tua sorella mi ha detto le stesse cose prima.» confessai.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 - The three of us





3 Luglio

Felicity
Era una splendida giornata di sole a Star City, non faceva neanche troppo caldo per essere luglio ed io non potevo che esserne felice visto il mio pancione di nove mesi. Thomas sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro visto che il termine scadeva proprio oggi, Oliver era entrato nella modalità “panico” da qualche giorno e non faceva altro che chiedermi come stavo. Lo apprezzavo ma da un lato avrei voluto tirargli una padella in testa e farlo riprendere, capivo la sua ansia perché nemmeno io ero proprio tranquilla solo che a volte esagerava sul serio e tutti questi ormoni in circolo non mi aiutavano per niente.
Sentii la porta di casa aprirsi, segno che Oliver era rientrato dopo aver trascorso la giornata in ufficio. Lo sentii posare le chiavi sul tavolino e venire verso di me, mi girai a guardarlo ed era più bello del solito, aveva la camicia sbottonata sul collo e un paio di jeans che lo fasciavano alla perfezione. Mi sarei mai stancata di Oliver Queen?
«Ehi, bentornato.» lo salutai.
«Che buon profumino, stai davvero cucinando tu?» mi chiese lui prendendomi in giro.
«Sei davvero spiritoso!» dissi alzando gli occhi al cielo.
«Come sta il mio ometto?» domandò abbracciandomi posando entrambe le mani sulla pancia.
«Scalcia. Spero si decida ad uscire.» affermai.
«Arriverà quando meno ce lo aspettiamo.» ridacchiò Oliver.
«È un Queen in fin dei conti no?»
«Giusto.»
«È che sono passati nove mesi e… Voglio vederlo.» esclamai appoggiando il cibo a tavola.
«Ti capisco, anch’io non vedo l’ora!»

5 Luglio

Oliver
Erano trascorsi altri due giorni e ancora niente, nostro figlio sembrava essersela presa davvero comoda. Felicity stava bene, era tranquilla e le contrazioni a detta sua non erano mai arrivate, neanche saltuariamente. Ero felice e agitato allo stesso tempo, non sapevo niente di bambini, biberon, pannolini e sicuramente ci sarebbe stato da ridere. D’altra parte ero eccitato all’idea di vedere finalmente mio figlio in carne ed ossa e non più in un’ecografia, non vedevo l’ora di tenerlo in braccio, coccolarlo e forse anche viziarlo un po’. 
Essendo domenica ero a casa dal lavoro e Felicity mi aveva obbligato a montare la culla del piccolo, “non possiamo farlo dormire per terra, Oliver” mi aveva detto prima di uscire di casa e andare a fare un po’ di shopping con Laurel. Avevano legato moltissimo nell’ultimo periodo e questo non poteva che farmi felice, all’inizio pensavo sarebbe stato strano tra noi ma mi sbagliavo, anzi Tommy aveva unito ancora di più tutti noi prima di nascere.
«Ollie? Dove sei?» mi chiamò mia sorella dal piano di sotto.
«Di sopra!» le urlai sperando mi sentisse.
«Ma che stai facendo?» mi chiese ridendo vedendomi seduto per terra con pezzi di culla ovunque.
«Thea, ti prego, non mettertici pure tu! Non ci capisco niente!» mi lamentai non capendo da dove dovevo iniziare per montare quell’inferno.
«Dove sono le istruzioni?» domandò guardandosi intorno.
«Non lo so, saranno qua in giro.» le risposi alzando le spalle.
«Eccole.» esclamò trovando quel maledetto foglio «Avanti, ti aiuto o di questo passo tuo figlio avrà dodici anni prima che questa culla sia pronta.»

6 Luglio

Felicity
Insieme ad Oliver ero andata dalla dottoressa Evans per controllare che tutto fosse apposto visto che la data del parto era prevista per tre giorni fa. Speravo non ci fossero problemi e che nostro figlio stesse bene altrimenti avrei dato di matto. Ci accomodammo nella solita stanza delle visite, ero nervosa ed Oliver se ne accorse subito, così mi strinse forte la mano per tranquillizzarmi un po’.
«Credi sia tutto okay?» gli domandai.
«Sì, non preoccuparti. Sono passati solo tre giorni.» mi rispose mostrandomi uno dei suoi sorrisi.
«Ciao ragazzi, come state?» disse la dottoressa entrando.
«Bene, grazie. Siamo un po’ impazienti a dir la verità, Thomas sembra stare bene nella mia pancia.» risposi.
«Non sei la prima da cui lo sento, ora diamo una controllata al piccoletto.»
Mosse il solito ecografo su e giù sulla mia pancia mostrandoci il monitor, nostro figlio si stava muovendo e oltre che vederlo potevo anche sentirlo. 
«È tutto perfetto, il bambino sta benissimo, non c’è sofferenza fetale. L’unica cosa che vi consiglio è… Beh, aspettare.» affermò pulendomi dal gel.
«Grazie, dottoressa.» la ringraziò Oliver mentre io mi rivestivo.
«Sono stufa di aspettare.» borbottai.
«Lo so, tesoro. Ma se ti può aiutare a distrarti un po’… Ho montato la culla ieri.» mi disse orgoglioso.
«Davvero? E non me l’hai neanche detto?» chiesi stupita.
«Solo perché ho dovuto farmi aiutare da Thea…» rispose colpevole.
«Abbiamo appurato che non farai mai il falegname.» replicai ridendo.

8 Luglio

Oliver
«Oh mio dio! Oh mio dio!» sentii gridare Felicity. In preda alla preoccupazione mi alzai dal divano come un fulmine e corsi di sopra dove la mia ragazza si stava facendo una doccia.
«Felicity! Stai bene? Cos’è successo?» domandai entrando in bagno.
«Oliver! È successo! È successo!» rispose avvolgendosi nell’accappatoio.
«Cosa?! Felicity, mi stai spaventando!» esclamai guardandola.
«Una contrazione! L’ho sentita!» disse tutta eccitata.
Appena sentii quelle parole sbiancai e il mio cuore smise di battere probabilmente. Voleva dire che Thomas stava per nascere? Voleva dire che di lì a poche ore sarei diventato papà? Ero davvero pronto a tutto?
«Oliver? Tutto okay? Sei pallido.» affermò scuotendomi leggermente.
«S-Sì… Penso di stare… Ho bisogno di sedermi.» balbettai appoggiandomi al bordo della vasca.
«Sei tu a spaventarmi. Che cos’hai?» mi domandò accarezzandomi il viso.
«Niente, davvero. Tu come stai?» cambiai discorso.
«Bene, era solamente una contrazione. È normale. Non mi si sono ancora rotte le acque quindi c’è tempo.»
Tirai un sospiro di sollievo «Oh, grazie a dio.»
«Non sverrai mica in sala parto vero?» mi chiese alzando un sopracciglio.
«No… Almeno spero.»
Felicity si mise a ridere e mi scompigliò i capelli, ero io quello a doverla sostenere e invece era stato il contrario. Fossi stato io al suo posto sarei stato terrorizzato all’idea di dover far uscire un neonato da là sotto, lei invece era tranquilla ed era persino felice di avere le contrazioni.

9 Luglio

Felicity
Ormai era tutta la mattina che avevo fitte continue al ventre, da ieri sera non se n’erano più andate anzi erano via via aumentate sia di frequenza che di intensità. Non avevo specificato ad Oliver ogni quanto le sentissi, era già nervoso di suo e non gli serviva agitarsi ulteriormente. Stavo tranquillamente sistemando la cameretta di mio figlio quando sentii una stranissima sensazione, mi spostai lievemente e mi accorsi che mi si erano rotte le acque sul pavimento della camera. Per un’istante rimasi immobile, ero sola, Oliver era andato in ufficio dopo che l’avevo costretto e non sapevo esattamente cosa fare. Feci tre grandi respiri e andai velocemente in camera a cambiarmi i pantaloncini, fortunatamente stavo abbastanza bene e riuscii a prepararmi e a prendere la borsa. Non me la sentivo affatto di guidare quindi provai a mandare un messaggio a Laurel chiedendole se poteva accompagnarmi. Mi rispose praticamente subito dicendomi che sarebbe stata qui in pochi minuti.
«Ehi! Come ti senti? Oliver dov’è?» mi chiese Laurel mentre ci avviavamo verso l’ospedale.
«Tutto bene, Oliver è in ufficio ma non mi risponde, credo sia in riunione… Non me la sentivo di andare da sola.»
«No, hai fatto benissimo a chiamarmi.» affermò lei continuando a guidare.
«Che palle scatta ancora la segreteria!» mi lamentai mentre provavo a chiamare il mio fidanzato per l’ennesima volta.
«Vedrai che arriverà, tu cerca di rimanere calma.» rispose la mia amica.
«Ci provo.» replicai distrattamente.

Più tardi…

Aspettavo Oliver ormai da mezz’ora, le contrazioni si facevano sempre più intense e dolorose e non avrei retto ancora per molto senza di lui. Nel frattempo era arrivata anche Thea, la sentivo urlare contro il telefono mentre cercava di rintracciare suo fratello e un po’ mi aiutava a distrarmi visto che la scena era piuttosto comica.
«Felicity, mi dispiace, non risponde… Dio, lo uccido appena lo vedo.» mi disse la piccola Queen avvicinandosi.
«Credimi, l’istinto omicida sta crescendo lentamente anche dentro di me.» commentai.
«Provo a chiamarlo io adesso, magari ho fortuna.» affermò Laurel uscendo dalla stanza.
Se non altro non ero sola ed ero molto grata a Thea e Laurel per essermi accanto anche se l’unica persona di cui avevo bisogno era Oliver. Stavo per far nascere suo figlio e lui spariva così nel nulla per ore. Ero frustrata e arrabbiata, l’avrei preso a calci questo era certo!
«Non voglio che si perda la nascita di suo figlio…» dissi.
«Non succederà, te lo prometto.» rispose Thea tenendomi la mano.
«Come fai ad esserne certa?» domandai sospirando.
«Perché conosco mio fratello. Lui arriva sempre dopo, ma alla fine arriva.»
«Non posso farlo da sola, Thea.»
«Ehi, non sei sola. So di non essere molto d’aiuto, ma se hai bisogno di qualsiasi cosa basta che me lo chiedi.» provò a confortarmi.
«Ti ringrazio.» affermai rivolgendole un sorriso.

Oliver
Uscii dalla riunione e la prima cosa che feci fu guardare il cellulare. Avevo diciassette chiamate perse e dodici messaggi che venivano da Thea, Felicity e Laurel. Mi bastò ascoltare il primo per capire come stavano le cose, a Felicity si erano rotte le acque e stava andando in ospedale. Mio figlio stava per nascere ed io come un cretino avevo chiuso il telefono. In quel momento pensai solo a raggiungere la mia fidanzata sfrecciando nel traffico con la moto, rischiavo un incidente ma non m’importava. Dovevo essere lì con lei.
Una delle ostetriche mi accompagnò fino alla stanza di Felicity non appena arrivai in ospedale, vidi in lontananza Laurel che faceva su e giù per il corridoio e quando mi notò per poco non mi prese a pungi.
«È da almeno un’ora che ti chiamiamo! Cristo, Oliver, ma dov’eri?» sbraitò.
«Avevo una riunione, sono imperdonabile lo so.» le dissi.
«Va’ da lei, subito!» mi ammonì.
Entrai nella camera e notai che Felicity era insieme a mia sorella, per fortuna che c’erano lei e Laurel a tenerle compagnia o mi avrebbe ucciso veramente questa volta. Thea mi lanciò un’occhiataccia e diede un bacio sulla fronte a Felicity prima di uscire. Io mi avvicinai ma lei sembrava essere veramente offesa.
«Ti prego perdonami.» le dissi. Ma lei non mi rispose, la vidi fare una smorfia probabilmente per il dolore «Felicity, parlami.»
Poco dopo mi prese la mano e la strinse fortissimo «Non lasciarmi.»
«No, sono qui, andrà tutto bene.»
Qualche minuto dopo arrivò la dottoressa che ci informò che il parto era imminente, il travaglio era durato solo qualche ora e da lì a poco sarebbe nato nostro figlio. Lasciai che la dottoressa e le ostetriche sistemassero Felicity mentre lei continuava a stringermi la mano senza mai lasciarla.
«Ho paura.» mi confessò.
«Ne ho anch’io, ma ce la faremo, insieme.» risposi.
«Felicity, ora ho bisogno che tu spinga forte, va bene?» le chiese la dottoressa Evans.
Lei annuì e seguì le indicazioni, io cercavo di aiutarla come potevo, incoraggiandola e sostenendola. Non mi piaceva vederla soffrire così ma sapevo che era tutto per il nostro bambino.
«Sei bravissima, amore.» esclamai mentre riprendeva fiato.
«Io giuro che ti uccido, Oliver! Come hai potuto farmi questo!» si lamentò.
«Potrai prendermi a calci finché vuoi se questo ti aiuta.»
«Credimi lo farò! Fa un male cane!»
«Coraggio, Felicity, ho bisogno di un’altra bella spinta.» continuò la dottoressa.
«Basta, non ce la faccio più.» disse lei.
«Sì che ce la fai, manca poco.» la incoraggiai.
«Oliver, il prossimo figlio lo partorisci tu!» esclamò Felicity.
«Se potessi lo farei, giuro.»
«Okay, bene, la testa è quasi fuori. Ancora due spinte ed è fatta.» affermò una delle ostetriche.
Felicity mi guardò intensamente ed io feci lo stesso, poi spinse di nuovo e un pianto invase la stanza. La dottoressa alzò il piccolo esserino insanguinato per farcelo vedere e… Fu amore a prima vista. Lo mise subito in braccio a Felicity che scoppiò a piangere mentre io non riuscivo a smettere di sorridere. Era bellissimo e aveva i lineamenti della sua mamma, si era tranquillizzato appena aveva sentito il contatto con Felicity.
«Oliver.» mi chiamò tra un singhiozzo e l’altro «È il nostro bambino.»
«Non posso credere che sia così bello.» risposi accarezzandogli una guancia con un dito.
«Neanche io, è perfetto.» affermò mentre lavavano il nostro bimbo.
«Felicity… Sposami.» sussurrai.
«Cosa?» mi chiese sbalordita.
«Sposami.» ripetei guardandola «Dovevo chiedertelo già da tanto ma poi sono successe troppe cose, ora siamo qui, noi tre e…»
«Sì.» mi interruppe «La mia risposta è sì.»
Feci per baciarla quando l’ostetrica mi mise in braccio Thomas per la prima volta. Era un fagottino minuscolo e adorabile e non potevi non amarlo solo guardandolo. Mi avvicinai a Felicity e lei gli prese una manina.
«Ti amo, Felicity.» le dissi.
«Ti amo anche io, Oliver.»






Angolo autrice
Eccoci qui alla fine di questa breve fanfiction :)
Dopo parecchi giorni d'attesa il piccolo Thomas è nato! Felicity avrebbe preso a calci Oliver per il ritardo ma alla fine anche lei ha ceduto non appena ha visto suo figlio. E sì, Oliver le ha pure chiesto di sposarlo.
Ho riso troppo a scrivere la scena della culla ahahah mi sono immaginata lui disteso per terra che non sa da dove cominciare xD

Beh, spero vi sia piaciuta e vi ringrazio già per tutti i bei commenti ricevuti! Fatemi sapere che ne pensate di questo finale e... Niente GRAZIE di avermi seguito fin qui :)

Se volete, per chi già non la conoscesse, c'è l'altra mia storia Olicity: Better than words

Un bacio a tutti,
Anna
   
 
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