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Autore: Cinziart_96    31/12/2015    0 recensioni
-Benvenuti signori. Benvenuti.-
La voce attirò su di sé l’attenzione del Signore del Tempo: non riusciva a capirne la provenienza.
-Non affaticatevi. Sono molto lontano da qui e al tempo stesso sono ovunque.- continuò con un tono leggermente divertito.
L’arena intanto si stava trasformando, accompagnata da tremori più o meno consistenti.
-So che volete andarvene. Lo desiderano tutti, qui.- si fermò un momento. –E chi sono io per impedirvelo? Non posso impormi sulla vostra volontà. Non posso e non voglio.- proseguì come se stesse cordialmente chiacchierando di fronte a una tazza di tè fumante. –Dovete capire che la mia è una posizione complicata… non posso scegliere, sono costretto a fare quello che faccio.-
* * *
Per chi non ha voglia di aspettare che passino le ere prima di leggere tutti i capitoli e arrivare alla fine della storia.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A present for you

-Oh, eccoti finalmente. Iniziavo a preoccuparmi.-
Il Dottore, ansimando per lo sforzo, camminò fino alla fine del tunnel, una mano appoggiata alla parete liscia per non cadere a terra.
-Basta… Basta… Ti prego, basta…-
Era solo un mormorio, una preghiera così debole da non poter essere udita. Non doveva essere udita. Non era assolutamente necessario.
Traballando sulle sue gambe instabili, il Signore del Tempo raggiunse la tipica porta in metallo. La guardò un momento, sotto la luce di una lampada di emergenza. Ne osservò il profilo pulito e semplice e pregò che quella fosse l’ultima volta che ne vedeva una uguale.
Due dita la accarezzarono ma lei, risoluta, rimase chiusa.
Un leggero senso di panico si diramò tra i cuori dell’uomo, mentre le mani si premevano sul metallo, sperando di forzarne la chiusura.
-Nonono… Dai, no.- Gemette. -Sono arrivato alla fine! Mi avevi detto che mi avresti lasciato andare…! Che era tutto finito…-
La voce registrata non rispose e il Dottore rimase nel silenzio del tunnel, i respiri amplificati dall’ambiente. Il suo corpo stanco, bagnato, si accasciò debolmente contro la parete destra della galleria. Una macchia d’acqua si diramò sotto i suoi vestiti bruciacchiati e lisi. La luce d’emergenza lampeggiò e si spinse.
-…Oh, per l’amor…-
-Il tuo viaggio è quasi terminato.-
-…Ciao anche a te.- Rispose mogio il Signore del Tempo alla voce.
Non potendo fare nulla nell’oscurità più assoluta del tunnel, si distinse le gambe al petto e chiuse gli occhi.
Se solo quella voce gli avesse detto che avrebbe dovuto affrontare una qualsiasi altra prova, avrebbe ripetuto la parola “no” in tutte le lingue che conosceva. All’infinito. E che non osassero pensare che non sarebbe stato capace.
-Sei stato molto bravo… Uno dei migliori, devo ammetterlo.- Disse la voce, simulando un tono orgoglioso.
-Ma davvero?- Chiese ironico il Dottore.
-Davvero sì.-
Un brivido percorse il corpo magro dell’uomo. -C… Cosa?-
-Oh, probabilmente stai pensando che sono ancora una voce registrata.- continuò. -No, no. Alla fine del percorso posso parlare di persona. Lo trovo più… Stimolante.-
-Che cosa… Che cosa stai dicendo?- chiese confuso il Dottore.
-Comprendo che a parole può risultare difficile. Ti faccio vedere.- si rese disponibile la voce.
La luce di emergenza che poco prima era saltata, tornò improvvisamente in funzione e il Dottore riaprì gli occhi su un ologramma.
Davanti a lui, all’altezza esatta del suo sguardo, si stagliava un piccolo pianeta grigio-verdastro, alla deriva nell’Universo.
-Gli abitanti hanno perso l’orbita del loro sole molto tempo fa. Si sono ritrovati senza alcun contatto con l’esterno, completamente perduti, e poco dopo persero anche se stessi.-
Il Dottore vide alcuni alieni vagare per delle terre anonime, confondersi e svanire tra alberi identici e senza spessore.
-Erano un popolo passivo per natura.- spiegò la voce. -Ma abbandonati dalla loro stella si videro incapaci di vivere e generare vita. Incapaci anche di avere abbastanza coraggio per porre fine a quella sofferenza.-
I volti di quelle persone diventarono pallidi sotto lo sguardo del Signore del Tempo. Figure inconsistenti che a stento stavano in piedi.
-Quando precipitai sul loro pianeta pensai di aiutarli. Ho creato quello che vedi. Arene in cui loro possono vivere finché il pianeta non troverà l’orbita di qualche altra stella.-
Il Dottore osservò la desolazione di quelle anime e di quelle terre, ma il solo sentimento che ne scaturì fu di rabbia.
-Rubare emozioni non è vivere!- esclamò stringendo i pugni. -Non hai il diritto di farlo!-
-Io non rubo le emozioni.- Rispose angelica la voce. -Le duplico per ogni abitante del pianeta.-
-Non puoi farlo comunque!- Gridò il Signore del Tempo. -Non puoi farlo! Non hai avuto nemmeno il nostro permesso!-
La rappresentazione digitale del pianeta scomparve, ma la luce non si spense.
-…Io non ho bisogno del vostro permesso. -Replicò la voce, leggermente irritata. -Io ho a cuore solo il destino di questo popolo.-
-Hai mai guardato quello che fai?- Gridò il Dottore contro la porta. -Hai notato che nei tuoi “giochi” per raccogliere emozioni le persone muoiono? Lo hai notato?!-
La voce rimase in silenzio, la luce si spense.
-Rispondi! Se davvero non sei solo una stupida registrazione!-
Il Signore del Tempo attese solo qualche secondo, poi la porta in metallo che aveva davanti si aprì scorrendo. Una luce calda, leggermente aranciata, lo avvolse.
-No… No no no! Non farò più nulla, chiaro?-
-Prima di iniziare la prova ti avevo detto che ti avrei spiegato.- Fece una pausa. -E l’ho fatto.-
Il Dottore scosse la testa più volte, ritraendosi da quella luce così forzatamente accogliente. Non aveva bisogno di quelle parole. Non voleva sentirle. Sarebbe sprofondato nel nero più fitto, più denso. E lì sarebbe cocciutamente rimasto.
Stava per voltarsi e correre via ma si ritrovò con le spalle appoggiate a un muro che prima non c’era.
-Non provarci! Non provare nemmeno a trattenermi qui!- Urlò poggiando i palmi delle mani al muro. -Lasciami andare via!-
Ne seguirono pugni e prove per abbattere quel muro che lo imprigionava. Che lo faceva sentire solo, impotente. Insignificante.
-Non sono così cattivo come credi. -Disse calma la voce. -Ma tu guardi le cose da una sola prospettiva.-
Il Dottore non è poteva davvero più. La sua soglia di sopportazione si era già da tempo notevolmente abbassata e ora quella voce l’aveva rotta completamente.
-Tu sei l’essere peggiore con cui io abbia mai avuto a che fare!- Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. -Ti ho dato le mie emozioni, ti ho dato la vita della mia amica Lara, ti ho regalato una parte di me!!-
Aveva le lacrime agli occhi, la gola bruciava immensamente e non riusciva a smettere di colpire quel muro che gli sussurrava di voltarsi e non tornare indietro.
-Io ti chiedo solo una cosa!- Gridò tra le lacrime. -Fammi! Uscire!-
E con queste parole sembrò perdere tutta l’energia che lo aveva animato. Le ginocchia cedettero e l’esile figura del Signore del Tempo si inginocchiò davanti al muro. Piangeva.
Piangeva perché era stanco. Piangeva perché quelle lacrime davano un senso alla perdita. Perché erano dolorose e alleviavano un male più profondo. Le spalle sussultarono piano, i capelli umidi gli ricadevano esanimi sulla fronte contratta.
-…Non posso lasciarti andare via così. Non dopo tutto quello che hai fatto.- Riprese la voce con gentilezza. -Lascia che ti faccia un regalo.- sembra sorridere quella voce.
Quella voce che distruggeva le vite.
-Io…- Balbettò il Dottore. -Io non voglio nessun regalo.- Disse insicuro. -Io non ho bisogno di niente.-
-Ma regalo che ti ho fatto si arrabbierà se lo rifiuterai.- Il Dottore scosse la testa. -Che cosa stai dicendo?-
-…Dottore?-
Il Signore del Tempo sobbalzò a sentire quella voce.
Ma non poteva averla davvero sentita. Non poteva sperare di voltare la testa e vedere la ragazza in piedi ad attenderlo con un leggero sorriso.
-…Dottore, se davvero tu?-
L’uomo si voltò di scatto. Lara lo stava osservando, ma lui era insicuro di quello che i suoi occhi gli mostravano. Una gocciolante figura in controluce dal vestito strappato in più zone. Le gambe tremanti per la fatica e la voce insicura di chi non è ancora pronta a credere che quella lì davanti alla realtà.
-L… Lara…!- Mormorò lui cercando di alzarsi in piedi senza cadere nuovamente a terra.
Mentre si chinava per trovare l’equilibrio, una mano fresca e bagnata lo sostenne per un braccio.
-Stai bene?- Chiese piano lei, cercando al contempo il suo sguardo.
-Sì, sì. Sto bene.- Rispose. -Tu? Come va?-
-…In realtà ho un po’ di fame e ho sonno.- Disse sorridendo al sorriso del Dottore. -E se devo dirla tutta mi fanno anche male le gambe.-
Il Signore del Tempo la circondò in un abbraccio che incontrò un’esitazione e non venne ricambiato.
-Tutto… questo. E’ reale?- Mormorò la ragazza sottraendosi all’abbraccio. -Tu eri…-
Il Signore del Tempo la guardò negli occhi. -Morto?-
Lei annuì. -Mi avevi detto che non ci saremmo mai separati.- Raccontò leggermente. -Ma mi hai abbandonato.-
-Anche tu eri morta per me.- Confessò lui. -Bruciata tra le fiamme.-
Lara si allontanò di un passo dall’uomo. -Allora chi siamo noi? Copie?-
-No, siete entrambi reali.- Si aggiunse la voce. -Il gioco è programmato per eliminare la copia che viene creata.-
-Come possiamo crederti?- Chiese il Dottore senza distogliere gli occhi dalla ragazza.
Sembrava preoccupato che improvvisamente potesse cercare di aggredirlo.
O che potesse farle lui del male.
-Pensate a quello che avete passato.- Rispose la voce.
Lara scosse la testa. -Non posso… È stato orribile…-
-Perché non erano interessati al tuo compagno? Perché tutto ciò che nel gioco viene creato deve essere dal gioco riassorbito.- Spiegò calma la voce. -Ho scoperto che la morte genera le emozioni più forti. Il pubblico vi adora.-
-A noi non ce ne importa!- Rispose il Dottore. -Non avevi il diritto di farlo!-
Lara distolse lo sguardo dal Signore del Tempo. Al centro della piccola stanza ovale si era materializzato un tavolino nero. Rifletteva debolmente la luce morbida dell’ambiente e sosteneva, paziente, i suoi vestiti e quelli dell’uomo, che ancora discuteva da solo.
-Dottore.-
-…Vorrei proprio sapere… Cosa?-
-Vieni con me.- Disse Lara prendendolo per mano.
Lo trascinò sotto una luce aranciata che ammorbidiva l’ambiente circolare. Era uno spazio molto simile a una delle tante arene che li avevano accolti in precedenza, solo decisamente più piccola. La folla, intorno a loro, ben visibile sotto i riflettori accesi, applaudì con pacata moderazione.
Non era assolutamente quello che si erano aspettati.
Prima c’era un caotico, angosciante frastuono che si montava al battito conciato dei loro cuori. C’erano urla, scalpitii e il rumore sconnesso di un popolo che batteva i piedi per emozioni incontenibili.
Emozioni che li allontanavano un po’ di più dal tempo e dalla morte.
Ma ora era tutto diverso.
Gli esseri più stravaganti non erano mossi dal desiderio di vedere e denudare le emozioni dei giocatori. Adesso sapevano. Erano solo riconoscenti.
E quella gratitudine arrivò anche nell’arena, sommergendo il Dottore e Lara di morbidi pensieri.
Non era possibile non sorridere.
-Voi siete reali.- Continuò pacatamente la voce. -Siete vivi, non ho mai avuto a cuore il desiderio di uccidervi.-
I due si guardarono e il dubbio abbandonò la loro mente.
Alcuni piccoli movimenti che l’altro faceva erano assolutamente perfetti. Non potevano essere replicati nemmeno dalla macchina più sofisticata del mondo.
-Al termine del gioco, vi riporterò alla vostra astronave. Proprio come e dove vi ho preso.-
Lara se possibile sorrise ancora di più, lasciandosi sfuggire un sospiro di appagamento.
-E allora cosa stiamo aspettando?- Gridò euforico Signore del Tempo al cielo.
La voce quando gli rispose parve confusa. -Beh… In questo momento siete diversi da come vi ho preso qualche giorno fa.-
Ora ad essere confusi erano i due amici.
La prima a capire fu la ragazza. -Ma che cos… Ah.-
Il Dottore guardò Lara scuotere la testa. -Guarda che non è indispensabile.-
-È molto importante invece.- Ribatté la voce.
-Scusate…- Si aggiunse il Signore del Tempo. -Io non ho…- Ma la frase non si concluse dato che i suoi occhi incontrarono la ragazza.
-Dottore, mi hai guardato bene? Ho una faccia che sembra un cadavere, il vestito da notte tutto strappato, i capelli che cercano di inventare nuovi modi per annodarsi e per coronare il tutto sono mezza bruciacchiata e sporca del sangue della tua copia.–
L’uomo dovette ammettere che aveva ragione, ma non lo pronunciò.
-…E, scusa se te lo faccio notare ma… Tu non sei messo meglio di me.-
Il Dottore si guardò. Non tanto perché non credesse alle parole di Lara, quanto per non incontrare il suo sguardo.
Era solo una copia, questo è vero, ma era pur sempre lui.
L’aveva lasciata sola e questo era quasi più doloroso di averla guardata morire tra le fiamme.
Un altro Dottore aveva infranto una promessa. Ma non era lui, accidenti!
Due braccia lo circondarono.
-Ti ho perdonato, lo sai vero?-
-Sì… Lo immagino.- Rispose lui fissando il sangue raggrumato sulla pelle delle braccia di lei. -Ma non mi hai ancora lasciato dire scusa.-
Lara si allontanò. -Io non voglio le scuse da te. Non sei stato tu a…-
Il Dottore le tappò la bocca con la mano. -Scusami.-
E lei fu costretta a sospirare, liberandosi.
-…se ora ti senti meglio…-
-Sì, grazie.-
L’arena fu sommersa da applausi estasiati, nemmeno fosse successa una cosa grandiosa, e la voce, ridendo, indicò loro una porta rossa.
Il Dottore e Lara la varcarono un attimo dopo essersi piegati in un profondo e alquanto teatrale inchino, tra le braccia i loro precedenti indumenti.
Si lavarono, si cambiarono, serviti dagli stessi Robot che inizialmente davano loro la caccia.
Il Dottore strinse la mano a uno di loro, facendosi promettere che l’avrebbe stretta anche attorno alla mano (o tentacolo) della voce che li aveva accompagnati.
Lara semplicemente li abbracciò forte forte.
Quando i due tornarono al Tardis del Signore del Tempo, Lara non perse un momento di più in quella Hall forzatamente accogliente.
Il Dottore invece parve dubbioso. Si sistemò l’abito e si schiarì la voce, prima di accarezzare la sua cabina telefonica. Osservò la lampada sulla cima, poi il suo sguardo tornò a terra.
La sala di accoglienza era deserta.
-Grazie.- Si sentì costretto a dire.
Poi aprì la porticina cigolante, si rifugiò all’interno e si tolse il trench marrone, posandolo su uno dei tanti coralli che decoravano la sala consolle.
Il Tardis lo salutò piano, muovendo su e giù il suo cilindro centrale. L’uomo sorrise, accarezzò la leva di avvio, poi si decise e la spinse verso il basso.
Non importa dove o quando.
Il Dottore chiuse gli occhi un momento, giusto il tempo di sentire gli scossoni quietarsi.
Sorrise, la lingua premuta sul palato, e riaprì gli occhi.
Iniziò a correre tra i corridoi alla ricerca di Lara: la sua vita era il regalo più bello che quella strana voce avrebbe mai potuto fargli.


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...eee niente. Questo è quanto.
Grazie per essere passati a leggere, spero di avervi lasciato qualcosa. ^_^

Ci si vede in giro
Gallifrey_96



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-Messaggio copiaincollabile in ogni angolo dello Spazio e del Tempo-




La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.
  
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