12. Punti di vista
-Selyan-
Il nobile Tanet impiegò almeno
un'ora della mattinata per illustrare alla squadra il piano di ricostruzione
del paese. Ad ognuno dei presenti era stata consegnata una cartina del territorio
suddiviso in regioni con numeri e colori diversi: quindici zone complete di
date, durata dei lavori, numero di uomini richiesti, un elenco al lato con i
dettagli e un secondo foglio, diverso per tutti, con il calendario dei giorni
di lavoro, con indicata la mansione da ricoprire, e quelli di riposo.
Rimettere tutto a posto non era cosa
facile viste le dimensioni dell'area danneggiata e la portata dei danni e
Selyan dubitava che il re prevedesse una semplice risistemata per il suo regno.
Era sicura che, una volta finito, i
segni del passaggio del terremoto e dell’incendio sarebbero stati completamente
cancellati.
Era un’organizzazione precisa e
studiata come non ne aveva mai viste prima.
Ovviamente il suo calendario non
prevedeva giorni liberi e scoprì che la mansione per lei era sempre la stessa:
gruppo trasportatori.
Quando il Nobile Tanet aveva
descritto quel ruolo aveva detto che i trasportatori erano quelli da chiamare
ogni volta che un costruttore, un guaritore o chiunque altro aveva bisogno di
qualcosa che non era nel suo raggio d’azione per non perdere tempo. In
sostanza, erano una sorta di servi e, mentre gli altri avrebbero ricoperto quel
ruolo a rotazione, per lei era fisso.
Immaginava già le urla di Irmelin.
Come minimo, l’avrebbe definita La
sguattera di duecento uomini.
Lei non aveva comunque intenzione di
lamentarsi. Le andava bene così.
Quando la squadra iniziò il suo
turno, scoprì che nessuno aveva intenzione di prendere le cose alla leggera e
si erano buttati tutti a capo fitto nel loro lavoro.
Loro ordinavano, lei doveva correre.
All’ora di pranzo, con il cambio dei
soldati, ringraziò la Dea di essere finalmente libera di andarsene a letto. Era
esausta, con le ossa a pezzi, le mani piene di schegge di legno prese neanche
lei sapeva dove, e distrutta dal caldo opprimente di quel regno.
Eppure, il fatto che non si fossero
allontanati troppo dal palazzo, le dava la possibilità di tornare in tempo per
la lezione della nobile Ismene.
Era stanca, ma non voleva dare
l’impressione di essere il tipo di persona che si prendeva un girono libero
appena aveva una scusa. Non certo alla prima lezione che avrebbe dovuto seguire
in quella classe. Si limitò a un bagno veloce, un abito pulito e si convinse ad
andare.
Entrò nell'aula ignorando le occhiatine
e dei commenti delle sue vecchie compagne.
Aveva troppi anni di esperienza per
sentirsi anche minimamente irritata da quelle cose.
Elydet era
stranamente seduta accanto ad una delle pettegole amiche di Keira, ma Irmelin
era sola
<<
Posso? >> chiese già certa di poter poggiare la sua roba su quel banco.
<<
No, mi dispiace >> rispose seria, senza guardarla e senza neanche l'ombra
di un sorriso
Che fosse arrabbiata con lei per
qualcosa?
O forse i
posti erano assegnati dall'insegnante e non potevano cambiarli. Quello avrebbe
spiegato anche Elydet in mezzo al gruppo di oche, ma perché la freddezza di
Irmelin?
<<
Sto aspettando la mia compagna di banco preferita>>
Non sapeva
cosa dire, non le aveva mai detto niente, ma era normale che qualcuno avesse preso
il suo posto. Non era più a lezione con loro da troppo tempo ormai.
<< Ha
degli adorabili capelli lunghi, ricci e rossi, un sorriso simpaticissimo e si
chiama Keira>>
Le ultime
parole erano state sottolineate da una faccia schifata e un acidissimo tono di
voce che eliminarono ogni dubbio e la fecero scoppiare a ridere. Il posto era
tutto suo.
<<
Mmm, credo di aver capito chi è, ma sembra che stia tardando. Sicura che venga
a lezione? >>
<<
Credo proprio che dovrò arrangiarmi con te >>
Si sedette
mentre ancora rideva e guardò sua sorella per cercare di capire cosa facesse in
mezzo a quella gente. Era anche immersa in una accesa chiacchierata. Non poteva
crederci.
<< Da
quando Ely è così amica di Thanee? >>
<<
Quando Keira non c’è, le galline abbassano
un po' la cresta. Siamo state vicine solo all’inizio >>
<<
Non lo sapevo. Mi sono persa parecchie cose, vero? >>
<<
Adesso recuperiamo >> rispose lei sbattendo sul banco dei fogli
impiastrati di inchiostro << Hai dato un'occhiata a quella lista che ti
ha fatto avere la nobile Ismene? >>
<<
Sì. Non sembra molto diverso da quello che facevamo con la tirapiedi di Dalia
all’isola >>
<<
Perfetto! >> gongolò mettendole davanti la sua pergamena con una piuma
per scrivere senza tanti complimenti e un sorriso soddisfatto stampato in
faccia << Correggi e sbrigati! La
nobile Ismene potrebbe arrivare a momenti. Se ci vede, possiamo dirle che
volevi vedere i nostri compiti per sapere quale argomento abbiamo affrontato
nella lezione di ieri, ma non voglio rischiare. Ogni volta che le rifilo una
bugia mi guarda male >>
Selyan sospirò. L’euforia di Irmelin
davanti alla possibilità che lei sistemasse i suoi errori prima che fosse
troppo tardi era impossibile da distruggere.
<< Se
sbaglio, ti arrangi. E non usare più quei paroloni con me, per favore >>
<<
Devo esercitarmi per parlare dignitosamente alle persone di rango più elevato,
visto che stiamo a contatto con la corte reale >> si giustificò lei
imitando le movenze esagerate di Keira.
Quando la
Nobile varcò la soglia, nella stanza calò il silenzio e Elydet schizzò in piedi
<<
Facciamo i turni per distribuire gli esercizi >> le sussurrò Irmelin
Perfino le lezioni alle straniere
erano organizzate nel dettaglio. Quel regno era sorprendente.
Ringraziò sua sorella quando le passò
il suo foglio e si stupì quando non ottenne risposta.
Aveva già
preso le maniere delle stupide?!
La
spiegazione venne di nuovo da Irmelin << Quando sta con loro si comporta
come loro >>
<<
Vorresti dire che cambia idea come cambia il vento? >>
Poi si rese
conto che quella frase detta a lei aveva uno strano significato e scoppiò a
ridere seguita a ruota dalla sua amica. Furono richiamate al silenzio da
un’occhiataccia della Nobile e non potè fare a meno di notare la differenza
abissale tra le lezioni in quella classe e quelle che seguiva prima: con Keira
non c'era mai stato niente di cui parlare e le risate erano solo una leggenda.
<<
Potete cominciare >>
Il permesso di iniziare a risolvere
gli esercizi le dette quasi i brividi.
Selyan prese la sua piuma e spostò
il foglio in direzione di Irmelin in nome del vecchio accordo stretto da
bambine e anche della pestata di piede che aveva appena ricevuto.
Selyan
doveva farla copiare e Irmelin doveva farlo in modo da non renderlo ovvio
all'insegnante. Di solito copiava gli esercizi a metà e li finiva da sola
infilando qualche errore alla fine ma, per un motivo noto solo a lei, riempì il
suo foglio di errori stupidi e banali che la costrinsero a passare parecchio
tempo nella correzione alla cattedra mandando in bestia le ragazze in fila dopo
di lei.
<<
Perché non hai copiato di più? >> le chiese una volta uscite.
<<
Perché facciamo quella roba da una settimana e non ho mai capito niente. Non
potevo fare bene oggi che ci sei anche tu per la prima volta. Sarebbe stato
sospetto >>
<<
Astuta come sempre! >> la elogiò
<<
Credi di avere a che fare con Keira?! Vieni con noi adesso? >> le chiese
speranzosa << Ely guarda solo il re e io ho bisogno di qualcuno che
insulti con me gli incapaci, ti prego! >>
Selyan ormai sapeva che, da almeno
una settimana, mentre lei passava i pomeriggi a sgobbare sui libri, Irmelin e
sua sorella facevano di tutto per uscire per prime dalle lezioni e poi
correvano a spiare i soldati nel campo di addestramento. Elydet lo faceva
perché spesso il re passava a controllare, Irmelin per cercare qualcuno che
rispecchiasse i suoi ideali di marito perfetto. Ormai era abituata ad andare a
letto ascoltando i suoi racconti di spadaccini incapaci ma dotati di bellissimi
capelli e arcieri incapaci di centrare il bersaglio e con i muscoli così
flaccidi che, se fossero nati donne, nessuno le avrebbe mai guardate.
L’assurdo era che, quella mattina,
era sicura di aver passato un secchio d’acqua a un uomo di cui aveva sentito
per un’ora intera per la sua camminata strana. Irmelin aveva fatto tanto di
imitazione per lui e, quando se lo era trovato davanti, poco ci era mancato che
gli ridesse in faccia.
Ma
ascoltare i racconti era una cosa, andare al campo…
<< Mi
spiace, Irmy, sono stanca. Ci vediamo a cena >>
<< Non
aspetti neanche Ely? >>
<<
No, non voglio darle spiegazioni >>
Non poteva
sopportare di stare ferma a guardare i soldati. Avrebbe disperatamente cercato
in ognuno di loro qualcosa che le ricordasse il soldato che non avrebbe più
rivisto
<<
Sicura di trovare camera nostra senza perderti di nuovo? >> chiese lei
scettica.
<<
Ciao, Irmy. Buon divertimento >> le rispose acida.
Ovviamente, riuscì a perdersi. Il
tempio della nobile Ismene non era lontano dalla stanza in cui facevano
lezione, lo sapeva, eppure era riuscita a sbagliare e non aveva neanche visto
le grandi mura. Come accidenti aveva fatto!? Irmelin l’avrebbe insultata per il
resto della vita.
E perché diamine si era ritrovata al
mercato che costeggiava il porto dall’altra parte della città?
Sospirò
sconfitta dal suo inutile senso dell’orientamento e decise di approfittarne per
risanare le sue scorte di cibo. La mattina le avrebbe fatto sicuramente comodo
avere qualche biscotto in tasca.
<<
Posso permettermi di aggiungere una cosa alla tua busta? >> le chiese
l’uomo dietro il banco
<<
Perché? >>
<<
Oggi ho offerto un dolce nuovo a tutti i miei clienti abituali, tu non ti servi
da noi da molto tempo, ma ci tengo lo stesso a sapere cosa ne pensi se ti va di
assaggiarlo >>
<< Vi
ringrazio, lo accetto volentieri. Sono qui da poco e, anzi, vorrei farvi i
complimenti per la vostra merce, signore. È tutto buonissimo >>
<< È
buffo detto da una che compra sempre le solite tre cose, ma ti ringrazio. Da
dove vieni? >>
<<
Caro, smetti di importunare le clienti. La ragazza è una delle sacerdotesse
straniere ospiti al palazzo reale >> si intromise quella che doveva
essere la moglie del mercante.
<<
Come fate a saperlo? >> chiese stupita.
<< Ho
buona memoria per le facce. Ti ho vista in mezzo al tuo gruppo quando siete
sbarcate e tutti sanno che il re vi ospita. Come mai le tue compagne non si
vedono in giro spesso come te? >>
Come spiegare alla signora che le
sue altezzose compagne si ritenevano troppo al di sopra di un banale mercato di
paese? Nessuna di loro avrebbe mai fatto messo un piede fuori del palazzo per
andare in mezzo alla calca e, meno che mai, per comprare cose che erano state
tutto il giorno all’aperto e non provenivano da una cucina reale con
ingredienti di prima qualità.
Lei era convinta che fosse tutto
molto più buono su quei banchi che alla tavola di Dalia dove la vecchia
benediceva il cibo con le parole e lo malediceva allo stesso tempo con tutto
l’anima.
In quel
momento, però, doveva costringere il suo cervello a elaborare una risposta che facesse
apparire perfette le sue compagne e soddisfacesse la curiosità della donna
<< Le mie compagne passano molto tempo sui libri, signora. Io non sono
mai stata molto brava con lo studio >>
<<
Sei quella che hanno spedito nelle squadre di ricostruzione? >> le chiese
come se avesse appena scoperto qualcosa di interessante.
Odiava la
gente curiosa. La odiava da tutta una vita e voleva solo prendere i suoi
maledetti biscotti e andarsene ma fu costretta a rispondere di nuovo <<
Sì, signora, sono io >>
<<
Mio figlio mi ha parlato di te. Si chiama Feori, mi ha detto che non ti avrebbe
mai ritenuta in grado di trasportare quella grossa trave con lui stamani
>>
Non
ricordava il figlio di quella donna, non aveva neanche guardato in faccia le
persone, ma ricordava l’uomo che l’aveva presa in giro pesantemente quando si
era offerta di aiutarlo al posto di un soldato che si lamentava per la
stanchezza. L’aveva lasciata fare per sfidarla e si era dovuto arrendere quando
avevano raggiunto la destinazione del grosso pezzo di legno. Ben gli stava!
<< Mi
spiace se sono stata scortese con lui >>
<< Se
mio figlio si comportasse bene con le donne non sarebbe ancora scapolo alla sua
età, sono sicura che è stato maleducato anche lui. Oggi offro io. Sono felice
di poter fare qualcosa per chi lavora alla ricostruzione del nostro paese
>>
Come doveva
spiegare a quella donna che non era solo una punizione la sua?
<< Ci
ripagherai dicendo in giro che la nostra roba è la migliore>> le disse l’uomo soddisfatto.
Poteva
accettare. Anche se nessuna delle galline avrebbe mai neanche assaggiato
qualcosa di quel banco << Vi ringrazio >>
Era
assolutamente sicura che quella volta la strada fosse quella giusta, ma la sua
attenzione fu attirata da un’anziana signora intenta a trascinare due borse
decisamente troppo pesanti per lei.
Non le era
forse stato detto che il suo compito era portare le cose agli altri? <<
Posso aiutarvi? >>
Lei la
guardò in modo strano, come per valutare se potesse o meno fidarsi di lei o
meno
<<
Sarebbe stato molto meglio se tu fossi stato un bel ragazzo muscoloso. Pensi di
farcela? >>
<< Posso provarci >> le
rispose quasi divertita dalla situazione. Solo un attimo prima si era sentita
dire che aveva stupito un soldato e adesso una vecchietta le chiedeva se avesse
la forza di portare due borse della spesa. Le raccolse da terra.
Cosa diamine aveva comprato quella
donna? Mattoni e pezzi di ferro?
Ignorò il
peso e si avviò con lei lungo una strada che non aveva mai fatto
<<
Non ti ho mai vista prima, sei di queste parti? >>
<<
No, signora >>
<< In
effetti si capisce dal tuo accento >>
Selyan si
sentì arrossire. Non ci aveva mai pensato perché con le altre si capiva
benissimo e nessuno glielo aveva mai fatto notare.
<<
Scusami, non volevo metterti in imbarazzo. In realtà non te la cavi male per
essere straniera >>
<< È
lontana casa vostra? >>
<< È quella in cima alla collina, ma tu puoi tornare
indietro quando vuoi. Ti sono già riconoscente per esserti offerta di aiutarmi.
Nessuno l’ha fatto e mi hanno vista in molti. Fai parte di quel gruppo di
sacerdotesse che sono arrivate qui qualche tempo fa con quegli strani poteri,
vero? >>
<< Sì
>> rispose cauta
<< Al
villaggio dicono che quella cosa strana nata sotto le mentite spoglie di un
incendio che ha minacciato di distruggerci, sia stata fermata da una sola
ragazza che ne è uscita illesa. È vero? >>
<<
Hanno un po’ ingrandito le cose >>
<<
Posso chiederti com’è andata veramente? Se sono cose riservate non importa, non
voglio metterti nei guai né tanto meno farmi grande con la gente del paese.
Sono solo curiosa >>
Selyan si
fermò un attimo a pensare. Nessuno le aveva detto di non parlare di quello che
era successo, ma non le sembrava il caso di esagerare
<<
Non credo siano cose riservate. Il fuoco è stato fermato da parecchie persone e
per quanto riguarda il resto… Da sola quella ragazza sarebbe sicuramente morta
>>
La donna
annuì << Capisco. In effetti il nobile Neithel è impareggiabile in queste
cose >>
Quella
donna sapeva troppo e lei si stava mettendo nei guai. Non rispose, né disse
altro di sua iniziativa e cominciò a pregare mentalmente la Dea che la casa si
avvicinasse in fretta
<
Nessuno le avrebbe mai detto una
cosa del genere all’isola. Era tutto diverso, dannazione!
Non le
rispose e, dopo una salita infinita, posò le borse davanti alla porta di casa
<< Perdonate la fretta, ma devo rientrare prima del tramonto, vi dispiace
indicarmi la strada per il palazzo? >>
<<
Posso sapere almeno come ti chiami? >>
<<
Selyan >>
<<
Selyan >> ripeté come se lo stesse studiando << È un bel nome
>>
Ringraziò la donna e cominciò a
correre verso il palazzo con la netta sensazione che la vecchietta non si fosse
mossa dalla porta della sua casa. Forse voleva solo assicurarsi che non
sbagliasse strada anche mentre scendeva la collina, ma era una sensazione
diversa dalla preoccupazione quella che sentiva. Sembrava più una specie di
dubbio misto a soddisfazione. Probabilmente la signora era soddisfatta di
averle indicato bene la strada e non era ben disposta verso il gruppo di
sacerdotesse straniere che il re aveva accolto nel suo palazzo prima di
incontrare lei.
Quello che era certo era che era in
ritardo e stava rischiando di nuovo di essere sgridata da Dalia.
***************************************
-Irmelin-
La Dea da a ognuno di noi i Doni più
giusti
Lo ripetevano a tutti all’isola in
ogni occasione, che si trattasse di poteri, mogli e mariti, bambini o
disgrazie. La Dea mandava solo le cose più giuste ai suoi figli secondo loro.
Lei non ci credeva.
Perché avrebbe dovuto credere che la
Dea ritenesse giusto farla restare zitella?
Perché era giusto farle avere la
stessa dose di potere data a Keira?
Irmelin scosse la testa: quel detto
era stupido e la Dea distribuiva a caso doni e sventure.
La buona stella sotto cui lei era
nata aveva guidato la mano della Dea a donarle un cervello infinitamente
superiore a quello della capra dai
capelli rossi, due genitori affettuosi, un potere che le piaceva possedere
ma non era grande da crearle problemi e una vista perfetta.
Poteva accontentarsi: per quanto
lontani, riusciva a vedere benissimo i soldati e i loro movimenti.
Non erano novellini alle prime armi,
dovevano essere i migliori al servizio del Nobile Tanet. Avevano i corpi di
uomini addestrati da anni, con i muscoli scolpiti e solidi come la roccia.
Non erano
molti quelli giovani oltre al comandante: un moro che non aveva mai conosciuto
una battaglia dato che si muoveva con la raffinatezza delle bambine che
spargevano i fiori il giorno della Dea, un biondo che si allenava senza maglia,
con i lunghi capelli intrecciati e ondeggianti-
<<
Irmy, ha ragione mia sorella, non dovremmo stare qui >>
La
sacerdotessa del vento quasi imprecò contro la sua amica che aveva interrotto
il filo dei suoi pensieri. L’aveva distratta proprio quando il biondo aveva
deciso di smettere visto che, quando lo aveva ritrovato in mezzo alla folla,
aveva di nuovo la maglia addosso e si stava allontanando con un arco in mano.
Il bersaglio era fuori dal loro campo visivo, dannazione!
<<
Lascia perdere tua sorella, Ely, l’ha detto solo perché non riesce a guardare
delle persone che maneggiano una spada senza averne anche lei una per le mani
>>
<<
Selyan doveva nascere uomo! >> sbottò lei sedendosi con le spalle al muro
e ignorando lo spettacolo per cui andavano lì ogni giorno << E il re non c’è oggi >>
Qualcosa
nel suo tono di voce le fece capire che la sacerdotessa del fuoco non aveva più
la minima voglia di restare lì << Vuoi andare a cercare Selyan? >>
<<
No. Mia sorella si sarà sicuramente persa e sarebbe impossibile ritrovarla.
Meglio tornare in camera e aspettare che qualcuno le faccia il favore di
indicarle la strada. È senza speranze >> si lamentò lei con gli occhi al
cielo per l’esasperazione
<< Io
voglio guardare ancora un po’ >>
<<
Beh, andrò da sola allora. Separate saremo anche meno in vista sulla strada del
ritorno. Si accorgeranno di noi prima o poi e non voglio che il re mi creda una
guardona >>
Non la fermò. Irmelin era rimasta
con il mento poggiato sulla mano che faceva da cuscino tra il suo viso e il
muro e i lunghi capelli sciolti senza la minima traccia di acconciatura.
Non c’era mai vento in quel regno,
perché perdere tempo ad aggiustarli? Tanto non si sarebbero mossi comunque e, in
ogni caso, a nessuno importava dei suoi capelli.
All’isola non avrebbe mai cercato il
modo di guardare un addestramento di uomini senza maglia perché l’onta della
vergogna per un simile atto sarebbe arrivata a casa sua in meno di un attimo.
Le voci che Irmelin figlia di Deneb passava le sue giornate guardando gli
uomini nudi come le poco di buono avrebbero raggiunto le orecchie di suo padre
in meno tempo di quanto ne avrebbe impiegato lei per sbattere le ciglia e, al
suo rientro a casa, sua madre l’avrebbe presa a schiaffi e il povero Deneb le
avrebbe tolto la parola. Lì a nessuno importava del suo onore.
E all’isola non avrebbe mai dovuto
spiare da lontano perché avrebbe avuto una spada anche lei e sarebbe stata
proprio in mezzo a quei soldati a combattere senza che risultasse osceno per
nessuno.
Dannazione! Anche lei aveva
nostalgia di quelle cose!
Da sola non riusciva a concentrarsi
solo sui pettorali dei soldati, doveva andarsene.
Selyan era riuscita a distruggere il
loro pomeriggio di idiozie senza il minimo sforzo.
Quella ragazza era una condanna e,
in quanto tale, sapeva la Dea dove era andata a finire in quel momento. Tanto
valeva andare a cercarla.
Elydet era andata via pochi minuti
prima di lei eppure la strada era libera e lei non c’era. Probabilmente aveva
sentito nominare il re da qualche passante e lo aveva seguito per origliare.
Irmelin aveva sempre avuto una
grande stima di Kerse, ma era sempre stata convinta che quell’uomo avesse avuto
sfortuna enorme con le figlie.
Anche suo padre diceva sempre che il
povero Kerse avrebbe potuto sputare nel tempio della Dea per come erano andate
le cose nella sua famiglia.
Erano
sempre stati amici e aveva sentito spesso il Generale raccomandarsi a suo padre
di tenere d’occhio Selyan. Non che la famiglia a cui l’aveva affidata non fosse
affidabile, ma ogni volta che salutava sua figlia per tornare ai suoi doveri,
faceva sempre in modo di incontrare prima Deneb
“Assicurati che- “
“La trattino come io tratto la mia
bambina “ lo
interrompeva sempre lui con una pacca sulla spalla
Solo a distanza di anni, aveva
capito che Kerse aveva paura che Lemno e Aytha la trattassero con troppi
riguardi perché non era figlia loro.
Quel pover’uomo era vissuto nel tormento, prima per la figlia e poi per
la guerra. La Dea non aveva mandato neanche a lui i giusti doni, ne era sicura.
E se la Dea avesse dato la pace a
Kerse ? Cosa ne sarebbe stato di lei senza Selyan?
Forse non sarebbe mai neanche
entrata al tempio.
Deneb era abituato a viaggiare. Suo
nonno era stato un mercante e si era sempre spostato per lavoro, la stessa
Patrina le aveva raccontato che per anni non erano riusciti a trovare un posto
fisso in cui Deneb non sbuffasse dopo sei mesi o un anno al massimo perché non
gli piaceva o gli veniva a noia. Solo
all’isola aveva trovato pace.
Forse suo padre si era arreso a
fermarsi lì per lei. Perché lei stava bene al tempio con la sua amica e sua
moglie sembrava andare d’accordo con la gente del paese. Non ci aveva mai
pensato.
E lei non aveva idea di dove fossero
finiti i suoi genitori.
Avrebbe tanto voluto pregare la Dea
che fossero salvi, ma aveva cominciato a disprezzare e temere quella Dea più di
ogni altra cosa. Aveva il folle presentimento che se le avesse chiesto di
proteggerli, la Dea dell’isola avrebbe fatto accadere quello che lei non
avrebbe mai voluto, ma aveva molta più paura di saperli soli, dispersi e
abbandonati da qualsiasi divinità.
Non poteva sopportarlo.
Abbandonò la via principale,
attraversò la piazza del paese e puntò dritta verso il Tempio.
Non aveva senso andare al Tempio
delle Nascite e della Ragione, non doveva implorare il Dio straniero per nessun
bambino, né per la sua fertilità, e neanche per la salute di qualche
partoriente.
Tanto meno doveva implorare per la
sua salute mentale. Lei non era certo la peggiore tra tutte le pazze del suo
ordine e, se la Nobile Ismene non aveva mai ritenuto indispensabile analizzare
la mente contorta di Keira, non aveva alcun motivo di analizzare la sua.
A lei serviva il posto in cui guarivano
le ferite che non si rimarginavano da sole.
Aveva bisogno del Dio della Pace e
della Speranza e non le importava che non fosse governato dalla Nobile a cui
era stata affidata dal re. Non aveva bisogno che un umano facesse da tramite
per parlare con un Dio che tutti lì ritenevano onnisciente.
Varcò le grandi porte e attraversò
la sala: non aveva bisogno neanche che qualcuno la vedesse lì e sparlasse per
tutto il paese di lei e della sua dubbia lealtà alla sua Dea e alla sua Nobile.
Afferrò uno degli scialli che il
tempio lasciava a disposizione per coprirsi la testa nell’area più mistica del
tempio e lo posò sui suoi capelli prima di scostare le pesanti tende.
Era deserto. Esattamente come voleva
che fosse.
C’erano i Rinnegati nelle lunghe
cappe nere lungo le pareti a guardia di un grande braciere.
Selyan le aveva spiegato che le
persone scrivevano i loro peccati su dei fogli e poi li lasciavano bruciare in
quel fuoco perché potessero liberare le proprie anime dei pesi che li
opprimevano.
Istintivamente si avvicinò a quella
fiamma viva e scoppiettante.
Qualcuno doveva aver messo delle
erbe aromatiche in mezzo alle braci. Era il tipo di odore che avrebbe mandato
Selyan all’altro mondo se lo avesse respirato per troppo tempo.
Irmelin sapeva cosa si provava a
voler vedere qualcosa arso dal fuoco purificatore.
Come aveva fatto la sua amica a non
capire? Come aveva potuto dimenticare tutto?
Irmelin alzò le sue stesse mani
davanti agli occhi osservandone la pelle liscia e perfetta.
Era stata
Selyan a curarle, eppure quando lo aveva fatto, non ricordava cosa le avesse
danneggiate e non lo aveva mai ricordato dopo. Come aveva potuto dimenticare?
<<
Che stai facendo? >>
Sobbalzò
spaventata e arretrò di mezzo passo dal braciere prima di capire chi era lo stupido
che l’aveva fatta quasi morire di paura << Stavo pregando il vostro Dio.
Non mi pare sia vietato >>
<<
Hai la coda di paglia, Irmelin del vento?
>>
Era sicuramente una presa in giro,
ne era certa, ma non ne capiva il senso, dannazione!
Avrebbe dovuto
farsi spiegare da Nora il significato esatto, ma non avrebbe mai ammesso con il
pomposo Sommo Sacerdote di quel posto che non capiva la sua offesa
<<
Dalle mie parti si dice che, chi si spaventa, ha la coscienza sporca e che non
si disturbavano le persone che pregano >>
<<
Nel mio tempio si prega alla panca, e un’incapace accanto al fuoco non mi piace
in ogni caso >>
Lo odiava.
Era semplice. Solo al vederlo lì, in mezzo alla sala con la sua maledetta posa
immobile e pomposa, il suo stomaco le aveva mandato la stessa fitta che le
mandava sempre quando incontrava La
stupida nipote. Poteva parlare usando i termini dovuti a un Sommo
Sacerdote, ma non gli avrebbe mai permesso di provocarla a vuoto
<<
Non sono Selyan >> gli ricordò
<<
No, ma sei un’incapace, sei nel mio tempio e non mi hai ancora detto perché
>>
Ovvio… la
stupida doveva essersi dimenticata di dirle che quella sala era controllata e
lei era troppo confusa per capirlo da sola. Dannazione!
Non combattere battaglie che sai di
non poterti permettere se vuoi salvare la pelle
Era una
delle cose che ripeteva sempre Kerse e il suo cervello le aveva fatto il favore
di ricordargliela al momento giusto. Non poteva vincere contro di lui nel suo
tempio, ma poteva andarsene e lasciarlo lì come un’idiota.
<< Che
hai combinato? >> le chiese lui impassibile mentre gli passava accanto
<<
Niente >> sbottò togliendosi lo scialle e puntando all’uscita
Si sentì afferrare per un polso e si
voltò decisa a mettergli le mani addosso, ma rimase spiazzata dal suo
comportamento. Non l’aveva seguita, non si era neanche girato per prenderla.
Aveva semplicemente allungato una mano ad afferrare il suo polso.
Lui era rimasto immobile e lei si
era ritrovata davanti alla sua schiena.
Maledetto
lui e la sua superiorità verso il mondo! Non la guardava neanche in faccia!
<<
Non parlo del nostro regno >>
<< E
allora non sono affari vostri! >>
<< Ma
potrebbero diventarlo se svieni davanti al fuoco e poi corri a metterci le mani
dentro >>
Questa
volta fu il suo cuore a subire un pesante colpo. Cosa ne sapeva lui di quello
che le era successo nell’incendio? Lei era svenuta per la stanchezza e per lo
sforzo di dominare i venti dopo troppo tempo che non lo faceva, non certo per
l’inquietudine che le aveva dato trovarsi così vicina alle fiamme di nuovo e
senza più Selyan accanto. E comunque non
erano affari suoi!
<<
Non lo diventeranno >> gli ribadì sperando che capisse che avrebbe voluto
prenderlo a schiaffi e riprendendosi il suo braccio
<<
Hai la sicurezza di chi ci è già passato o sbaglio? >>
Agli inferi
le buone maniere! Lui non le usava, non le avrebbe usate lei << Siete il
capo del tempio o il Signore dei
pettegoli?! Cosa volete da me?! >>
<< La
verità da chi giura di aver combattuto una guerra ma ha le mani più lisce delle
dame >>
Il respiro di Irmelin si fermò per
diversi secondi. Quanto accidenti l’aveva tenuta d’occhio?!
Non poteva
essere così… Qualcosa che le sfuggiva, sentiva il suo cervello andare in
ebollizione insieme al suo viso, tutto il suo sangue stava ribollendo nelle vene
per la rabbia e la paura di quello che avrebbe potuto scoprire su quel nobile
dannato eppure non riusciva a capire, perché?!
<< E
fammi un favore: smetti di arrossire come un’idiota e usa il cervello. Qui la
gente parla >>
Maledetto insultatore da quattro
soldi! Non si era neanche accorta di essere faccia a faccia con lui in quel
momento. Perché era così stupida?!
E la
dannatissima sacerdotessa del fuoco doveva aver parlato troppo di nuovo per
attirare le attenzioni del re. Stupida bimbetta incosciente e innamorata!
<< È
stato un incidente? >>
Quanto lo odiava! Irmelin del vento
non vacillava mai davanti a nessuno, dannazione!
Perché con
lui era diverso? Perché era divisa a metà tra l’impulso di correre via e quello
di confessare tutto?
Dio ci offre il suo aiuto, noi
dobbiamo meritarlo capendo i suoi suggerimenti e pagandone il prezzo
La Nobile Ismene lo aveva detto una
volta a lezione. Forse il Dio straniero le aveva mandato l’aiuto per mano di Sua insopportabilità e il suo prezzo era
l’umiliazione di chiedere il suo aiuto.
Ma aiuto
per cosa? Per quanto potere avesse, non avrebbe certo potuto salvare i suoi
genitori…
<<
Perché nessuno ne sa niente? >>
… ma forse
poteva tenere d’occhio Selyan e capire il motivo del suo vuoto di memoria.
<<
Selyan ha guarito le mie mani, ma crede sia stato un incidente di guerra. Non
ne capisco il motivo e non ho coraggio di chiederle quanto realmente ricorda di
quegli eventi >>
<<
Hai chiesto alla tua Dea di farle dimenticare? >>
Sua
incomprensibilità insisteva
a cercare di farla sentire stupida e lei insisteva a chiedere mentalmente a
qualunque divinità le venisse in mente di fargliela pagare.
Che razza
di domanda le aveva fatto?! Credeva che quelle del suo ordine chiedessero alla
Dea quello che voleva e Lei mandasse i suoi doni dall’alto? Era certa che gli
avessero detto e ripetuto che ognuna di loro aveva un proprio potere e che
poteva usarlo a suo piacimento. O lo sapeva e credeva davvero che la Dea le
avesse fatto un regalo cancellando la memoria di Selyan. Era pazzo?
<< La
Dea della mia gente non ascoltava le sue serve in pace, figuratevi in guerra
>>
<<
Qualcuno può averlo fatto al posto tuo? >>
Irmelin
implorò con tutta sé stessa il Dio che governava quel posto perché le desse la
calma necessaria a rispondere anche a quella stupida domanda << Non ho
mai sentito parlare di manipolazione mentale sulla mia isola e nessuno sapeva
il perché del mio gesto. Neanche lei >>
<< Ne
sei certa? >>
<<
Potrei scommetterci la testa e, se sapeste come stanno le cose, mi dareste
ragione >>
Lui sbuffò
e lei incrociò le braccia al petto per avere un minimo di controllo sulle mani
che, sapeva, si sarebbero schiantate sulla sua faccia alla provocazione che
stava per arrivare
<<
Voi straniere siete tutte presuntuose alla stessa maniera >>
Inutile. Il
sangue le ribollì nelle vene e si ritrovò a meno di un centimetro da lui a
urlargli << Io non sono pari in
niente all’ oca giuliva della vostra allieva! >>
Lui non si
era mosso di un solo millimetro e né aveva dato il minimo segno di reazione
alle sue azioni. Dea quanto lo odiava!
<< Le
persone cambiano, e per disperazione accettano quello che credevano non
avrebbero mai sopportato. Attenta a scommettere contro chi crede di aver perso
tutto: insieme alla voglia di vivere, si perdono i freni inibitori >>
Sbruffone!
Stava dando della stupida a lei e della pazza a Selyan, non poteva
permetterglielo! Non era il Signore della Ragione e non poteva permettersi di
offenderla!
<<
Voi non sapete niente di noi >> gli sibilò con il tono più minaccioso che
conosceva
Quello che
successe dopo la spiazzò di nuovo. Lui l’aveva allontanata con una mano sulla
spalla e lei aveva obbedito. Per quale assurdo motivo il suo corpo si era mosso
ai comandi di Sua imperiosità senza
neanche chiederle il permesso di farlo?!
<<
Non c’è bisogno di sapere qualcosa di particolare per dirti di stare attenta
alle scommesse che fai. Il nostro Dio non permette di giocare con la vita
>>
Riprese il controllo di sé stessa,
allontanò la sua mano con quanto più sgarbo possibile e poi si scosse la veste
per ripulirla
<< Quando il vostro Dio
otterrà la mia fiducia, seguirò le sue leggi. Per adesso non ha nessun legame
con me e la Dea della mia gente mi ha stancato da troppo tempo perché io possa ancora
ritenerla degna dei miei servigi, perciò
l’unica padrona della mia testa sono io e sono liberissima di scommetterla su
quello che mi pare. Detto questo, la stupida non ha la minima idea del perché
io abbia fatto quello che ho fatto quel maledetto giorno >>
<< Lo
rifaresti? >>
<<
Non è affar vostro >>
<<
Irmelin >>
Il Dio
straniero dava il Dono del controllo ai Sommi Sacerdoti? Non aveva potuto fare
a meno di immobilizzarsi e guardarlo dritto negli occhi mentre le chiedeva di
nuovo <
Odiava lui, la sua prepotenza e
l’effetto che le faceva essere alle sue dipendenze, ma capiva che,
probabilmente, stava a lui giudicare la sua pericolosità per sé stessa e per
chi le stava intorno.
Era odioso,
ma non poteva negargli la risposta senza attirare ancora di più l’attenzione su
di loro
<< Da
quel giorno fino ad oggi, non c’è stato momento in cui io non abbia pensato che
non lo rifarei per tutte l’oro e tutte le belle promesse del mondo, ma prego il
vostro Dio, e qualsiasi altra divinità diversa dalla Dea della mia terra, che
un giorno la mia risposta possa diventare un sì >>
E poi non si curò neanche di non
essere scortese andandosene così. Non le importava niente.
Irmelin del vento si fermò solo al
sicuro tra le quattro mura della stanza in cui dormiva con le sue amiche e
sprangò la porta con il chiavistello.
Maledetto sacerdote invadente! Era
insopportabile!
L’ultima persona alla quale avrebbe
mai voluto rivolgere la parola eppure l’unica in grado di farla parlare contro
la sua volontà. Che diamine di potere aveva quel nobile?!
Il Dio del Perdono aveva dato al suo
servo l’arte dell’ipnosi? Non aveva mai avuto problemi a controllare la sua
lingua in tutta la sua vita e aveva temuto di non essere in grado di fermare la
sua bocca dal rivelargli tutto quello che non aveva mai detto a nessuno.
Dannazione!
Selyan aveva ragione ad averne paura. I nobili di
quel posto erano pericolosi!
La nobile Ismene come minimo aveva
un quadro completo delle loro menti e del loro modo di agire, sempre che non
spiasse anche i loro sogni; il re non aveva sguinzagliato il suo potere neanche
davanti alla distruzione del regno perciò Irmelin non poteva che pensare al
peggio; il Nobile Olen non aveva poteri magici, ma era certa che avesse già
trovato il modo di far sapere al re tutti i dettagli della loro isola, per non
parlare del vecchio Aaren e del nobile Tanet!
Erano rinchiuse in un palazzo
pericoloso, maledizione! Dovevano andare via!
Qualcuno
bussò alla sua porta facendole gelare il sangue nelle vene
<<
Irmy, so che sei qui dentro, apri o sfondo la porta >>
Nora! Nora
era il pericolo principale! <<
Voglio dormire >>
<< Sua cattiveria mi ha fatto informare che sei stata troppo
vicina a quel maledetto intruglio e so che effetto fa alle persone. Apri
immediatamente! >>
Obbedì e si
ritrovò investita da un turbine urlante << Sei una delusione! Credevo di
potermi fidare di te e invece sei la più grossa delusione della mia vita! Ero
convinta che saresti stata la mia più fedele alleata contro di lui e invece sei
corsa nel suo tempio. Una delusione incommensurabile! >> le urlò di nuovo
<<
Volevo solo- >>
<<
Non ci sono giustificazioni! E mi permetto anche di insultarti: stupida!
>>
<<
Ma- >>
<<
Stai zitta! Adesso ha la possibilità di rinfacciare a te di aver mollato quello
che stavi facendo per venire a calmare il tuo pianto e di chiedere a me un
maledettissimo compenso per avermi informata che avevi bisogno di aiuto. Spero
tu ti renda conto di quello che hai
fatto! >> urlò Nora con il viso arrossato per la rabbia << Il nostro
Dio è ovunque! Puoi pregarlo da camera tua, puoi andare al tempio di Ismene,
oppure, idiota, puoi andare nel suo quando lui è nelle squadre! >>
<<
Non tornerò in quel tempio >> la rassicurò
<<
Sei una sacerdotessa, dannazione, credevo sapessi come si tratta con la gente
nei templi: quel coso è drogato! Perché credevi avesse quell’odore? >>
<<
Che ne so? Dalia sparge profumi ovunque >>
<<
Oh, certo, e credevi che Neithel avesse buon gusto per i profumi? Irmy, in nome
di Dio, riprenditi! La gente fa bruciare i foglietti con i peccati e dopo si
sente libera perché è stordita! E i rinnegati che stanno lì dentro in piedi
immobili tutto il giorno? Non hai pensato che eravamo dei pazzi a lasciarli
soli fidandoci di loro? Sai cos’hanno fatto prima di chiedere il perdono?! La
gente crede che siano davvero redenti e che il Dio tenga ferma la loro mano
quando il loro cervello si perde, ma chi ha un minimo di intelligenza e di
insegnamenti, dovrebbe capire che quella roba che respirano, alla lunga li
stordisce. Non succede niente a chi prega per un ora o due sulla sua panca,
lontano da quel fuoco, ma se ci passi tutto il giorno…. Irmy, accidenti! Non
dovrei neanche parlare di queste cose! >> concluse lei prima di lasciarsi
cadere sdraiata sul suo letto con le mani sul viso
<< Ho
pensato che era il tipico odore che avrebbe soffocato Selyan e poi non ho più
avuto la capacità di capire altro >> ammise
<<
L’hai detto al pazzo? >>
Lei scosse
la testa e Nora sospirò rincuorata << Dio sia lodato! Avrebbe cominciato a
dire che Selyan finge di soffocare per non farsi sottomettere da quelle cose
>>
<<
Sel non è così intelligente e non ha niente da nascondere >> le disse
prima di sdraiarsi sul letto accanto a lei << Mi ha toccato la veste
>>
<<
Cosa?! >>
<<
Sulla spalla. Se fossi stata lucida gli avrei tagliato la mano >>
<<
Cambiati immediatamente! Non puoi metterti sul letto con la veste sporca di
Neithel, vuoi morire?! Dio solo sa cosa ha combinato oggi da solo a lezione con
Keira! >>
<< Se
fosse successo qualcosa, la scimmia
lo avrebbe già fatto sapere a tutto il reame >>
<<
Corri nel suo tempio, ti confidi con lui prima che con me, ti rifiuti di
cambiarti dopo che ti ho fatto presente di stare infestando il letto… devo
andarmene per caso? >> chiese Nora
<<
Come vuoi, io voglio dormire >>
Ma appena
chiuse gli occhi il suo cervello riuscì a trovare le forze per capire quello
che le aveva detto la sua nuova amica e il suo corpo, finalmente di nuovo
fedele a lei, si mosse prima che se ne rendesse conto
<<
Maledetto imbecille! >> sbottò mentre si chiudeva in bagno a cambiarsi.
L’avrebbe
pagata cara per aver approfittato del suo stordimento!
****************************************************************************
- Elydet -
Era stata una lunga giornata.
Da quando erano arrivate, ogni
mattina si alzava prima dell’alba per andare a vedere il re che ringraziava il
suo Dio di un nuovo giorno concesso al suo popolo e benediceva la sua gente.
Quella mattina si era dovuta alzare ancora prima del solito perché sapeva che
sua sorella avrebbe dovuto cominciare i turni di punizione nelle squadre di
lavoro e, conoscendola, sapeva anche che non si sarebbe fatta scrupoli nel
dirle che a lei il bagno serviva per cose importanti e che lei avrebbe potuto
benissimo evitare di vedere il re quel giorno.
Per quanto si atteggiasse, spesso,
da saggia sorella maggiore, Selyan sapeva comportarsi da bambina molto più di
quanto non avrebbe fatto un’infante.
Si era alzata a un’ora indecente, si
era lavata, vestita e rimessa nel letto cercando di spiegazzare la veste il
meno possibile e aveva aspettato che sua sorella si preparasse.
Peccato che non aveva fatto i conti
con il pessimo rapporto che Selyan aveva con gli orari.
Fuori il
cielo si stava già rischiarando e sua sorella non era ancora uscita dal bagno.
Sbuffò annoiata e bussò leggermente alla sua porta
<<
Sel, posso fare la pipì? >>
Lei era uscita senza una parola,
senza neanche essersi cambiata e le aveva lasciato il bagno. Sua sorella aveva
di nuovo pianto tutta la notte e aveva pensato che avesse passato quell’ora a
cercare di limitare i danni sul viso finchè non si era resa conto che non c’era
nessuna crema in giro, né altro che indicasse che sua sorella si era
minimamente interessata a non fare tardi. Selyan non era ordinata e, se non aveva
lasciato niente fuori posto, voleva dire che aveva solo passato anche quell’ora
a piangere. Dannazione!
E quando tornò in camera trovò solo
il suo letto rifatto con la veste da notte piegata sopra il cuscino, ma di lei
neanche l’ombra. Perché doveva andare in giro malconcia?!
Voleva farla essere La sorella della sudicia stracciona?
Sbuffò sconfitta pregando la Dea che
almeno si fosse pettinata e tornò a farlo di nuovo lei per sicurezza.
Il re quella mattina aveva fatto un
bellissimo discorso alla sua gente. Aveva parlato di risanare le ferite, di
rialzarsi dopo le cadute e tante altre cose che le sue amiche avrebbero dovuto
ascoltare, ma non si erano mai degnate di alzarsi per ascoltare il re che le
ospitava.
C’erano altre del loro ordine, ma
loro mai.
Quella mattina, per la prima volta
da giorni che andava lì, si ritrovò a parlare con Thanee del discorso del re.
Non era stupida come diceva sempre Irmelin e non era antipatica come credeva
Selyan. Certo, non era il massimo della simpatia, ma non si erano parlate per
anni pur essendo nella stessa classe, cosa poteva pretendere in un giorno solo?
Anche lei pensava che fosse giusto
farsi vedere all’alba dai funzionari di quel posto. Era almeno intelligente.
E il pomeriggio a lezione, quando si
era seduta in un banco diverso da quello di Irmelin per lasciare posto a sua
sorella, Thanee le aveva chiesto di sedersi accanto a lei.
Non riuscì a negarle il posto e
quando sua sorella arrivò, in ritardo come sempre, non si preoccupò neanche di
andare a salutarla. Puntò dritto alla sua amica e si sistemò accanto a lei.
Che razza di sorella!
Neanche l’avevano aspettata dopo la
correzione degli esercizi. Erano assurde!
Selyan non aveva più la minima
percezione degli altri intorno a lei e Irmelin, stupida, la assecondava isolandola
ancora di più. Come credeva di rifarsi una vita se insisteva a stare da sola?
Neanche vedere il campo dei soldati
le aveva riportato un po’ di buon senso.
Elydet sperava che la nostalgia per
le armi l’avrebbe spinta a reagire, invece Selyan era fuggita e la sua amica
l’aveva lasciata andare.
Irmelin era la sua rovina, non la
sua salvezza. E comunque le importavano più gli uomini mezzi nudi di sua
sorella. Che schifo!
Elydet aveva provato a seguirla,
avrebbe voluto parlare con lei e farla ragionare, avrebbe voluto ripeterle le
bellissime parole del re di quella mattina sulla ripresa e la speranza, ma non
riuscì a trovarla per strada.
Forse, per la necessità di tornare
in camera, il cervello di sua sorella era riuscito a ragionare e l’aveva portata
sulla strada giusta. Era possibile. Selyan non sarebbe stata capace di correre
neanche se la Dea le avesse messo Jonas infondo a una strada con la promessa di
renderglielo indietro se avesse corso fino a lui, ma era abbastanza veloce nel
camminare e poteva benissimo essere al castello.
La sacerdotessa del fuoco si trovò a
sbuffare affranta e irritata davanti ai tre letti vuoti della loro stanza. Dove
diamine era finita la stupida?!
Forse la piccola spiaggia ai confini
della città?
Sapeva che andava lì, l’aveva
sentita parlare una notte con Irmelin prima di addormentarsi.
Elydet non era felice che ci
andasse, se era così lontana dal centro, era sicuramente posto per
malintenzionati di ogni tipo, e non temeva tanto per l’incolumità di sua
sorella quanto per la sua reputazione. Nessuno avrebbe mai messo le mani
addosso al soldato istruito da suo padre e dal suo maledetto fratello, ma
Selyan ricordava davvero di esserlo?
Sospirò di nuovo. La Selyan
dell’isola quando non trovava pace andava a combattere con suo fratello, la
Selyan degli ultimi mesi quando non trovava pace andava al mercato come se il
palazzo reale non offrisse abbastanza cibo o se quello che le offrivano non
fosse abbastanza buono.
Era un insulto bello e buono al re
che le ospitava, ma lei non lo capiva come non capiva tutto il resto. Si era
sempre creduta troppo al di sopra dei nobili per comportarsi come loro.
Dannati contadini!
Non riuscì
a trovarla neanche al mercato. Aveva girato banchi, comprato anche una veste
nuova nel frattempo, ma non aveva trovato sua sorella e aveva cominciato a
perdere le speranze
<<
Elydet del fuoco? >>
Sobbalzò
spaventata e si trovò davanti un uomo con una semplice veste bianca. Era certa
di non averlo mai visto prima in vita sua
<<
Chi siete?>>
<< Un
servo del Dio, dovete consegnare questa a sua maestà >>
<<
Perché io? >>
<<
Ordini superiori >>
<< Io
non vi conosco e non porterò al re qualcosa a nome di uno sconosciuto >>
L’uomo le
mise in vista il sigillo sulla lettera. Era identico a quello del casato reale,
ma lei come poteva sapere che non fosse un falso? Non avrebbe mai consegnato al
re qualcosa che non sapeva cosa fosse. E se la lettera fosse stata avvelenata?
E se qualcuno voleva far sfigurare il loro ordine agli occhi del re? No! Non
l’avrebbe consegnata
<< Chiunque
può farne uno uguale! Non consegnerò nulla al re che- >>
<<
Digli che la mando io >> la interruppe una voce che invece conosceva fin
troppo bene a causa delle imitazioni della sua amica
<<
Nobile Neithel ma cosa… >>
<<
Puoi consegnarla o no? >>
<<
Perché io? >> chiese guardandosi intorno preoccupata dal fatto che
qualcuno potesse origliare
<< Il
re si fida di te, ma non ho problemi a darla a un passante, chiunque può farlo
al posto tuo >> le disse riprendendosi la busta
<<
No, posso- >>
<<
Non importa >>
<< La
consegno io! >> gli urlò dimenticando le buone maniere dovute a un nobile
<<
Non ho voglia di queste bambinate, Elydet >>
Ma si era
fermato. L’aveva fatta cercare un giro per il regno, aveva fatto in modo di
essere presente per assicurarsi che lei la accettasse e, nonostante avesse
detto di poterla dare anche a un passante, non lo aveva fatto. Non aveva
bisogno di lei con tutti i servi che poteva avere, forse stava mettendo alla
prova la sua lealtà verso il re? C’era una sola cosa che poteva tentare in quel
caso
<<
Cosa volete in cambio? >>
<< La
tua è corruzione. Sei sfacciata come tua sorella >>
Dannazione!
Se l’avesse presa a schiaffi in mezzo alla piazza della capitale le avrebbe
fatto meno male. Accidenti a sua sorella!
<<
Non ho intenzione di corrompervi ma vi ho mancato di rispetto ed è giusto che
io paghi per questo. Ve ne domando scusa e vi chiedo, per favore, di rimettermi
in pace con la mia coscienza dicendomi come posso rimediare, mio signore
>>
<<
Tua sorella o la tua amica potrebbero accusarti di aver parlato troppo. Voglio
che confermi i loro sospetti >>
<<
Riguardo a- >>
<<
Non deve interessarti. Lo capirai se te lo chiederanno >>
Era una richiesta assurda! Era come
se le stesse chiedendo di scegliere tra il re e le sue sorelle. Poteva farlo?
Loro cosa avrebbero fatto al suo posto?
Elydet non
ebbe bisogno di troppo tempo per pensare: non avrebbero certo pensato a lei
<< Va
bene >> rispose convinta
<< E
hai mancato anche di rispetto alla credibilità del sigillo reale infamando la
corte perché incapace di controllare la produzione di falsi >>
<<
Che altro posso fare per voi? >>
<<
Oggi non mi hai visto >>
<<
Neanche per il re? >>
<<
Davvero mentiresti al re su ordine di qualcuno? >> le chiese minaccioso
Il panico
assalì la sacerdotessa del fuoco. Perché aveva pensato una cosa del genere? Lei
non avrebbe mai mentito al re per niente al mondo ma non riusciva a dirglielo.
Riusciva solo a balbettare un flebile << No… Io… io… >>
<<
Lascia perdere >>
Era sparito lasciandola con la busta
in mano e la confusione più totale in testa. Non voleva perdere tempo!
Elydet nascose la lettera nella
tasca della veste e corse al palazzo.
Perché usare lei per consegnarla?
Avrebbe tanto voluto chiedere a sua sorella cosa ne pensava di quella mossa,
lei doveva conoscerlo meglio, doveva… no! Selyan non era più quella di una
volta, Irmelin odiava il nobile Neithel e lei, di riflesso, lo riteneva solo
uno stupido prepotente. Ma il re si fidava di lui più che di Ismene, lo sapeva,
aveva sempre avuto quell’impressione e sapeva di non sbagliarsi.
Doveva
trovare il re immediatamente! Varcò le porte del palazzo senza che i soldati di
guardia la fermassero, non poteva chiedere a loro. Forse poteva cercare la
Nobile Nora e chiedere a lei. Era nel panico più totale quando la Dea le fece
la grazia di mettere la persona giusta sulla sua strada
<<
Nobile Tanet! >>
Evidentemente
doveva essere sconvolta perché lui sembrò preoccuparsi << Elydet, tutto
bene? >>
<<
Sì, vi prego di perdonarmi per il disturbo, ma non so a chi altro chiedere. È una questione importante >>
Lui congedò
con un gesto della mano gli uomini che aveva accanto e restarono soli nel
grande atrio del palazzo. Era una situazione imbarazzante, ma non era quello
che contava al momento
<<
Parla pure, ti è successo qualcosa? >>
<<
No, io… devo… devo consegnare una cosa al re >>
<< Da
parte di chi? >>
<<
Io… non posso… potete solo dirmi dove posso trovarlo, per favore? È importante, davvero! >>
<<
Non metto in dubbio le tue parole, ma ti rendi conto di quello che mi stai
chiedendo? Il mio compito è proteggere il re, non fargli arrivare lettere da
sconosciuti misteriosi >>
<< Ma
non è uno sconosciuto misterioso, lo giuro! Non ve lo avrei mai chiesto
altrimenti! non voglio il male del re! >>
Lui era rimasto in silenzio e
sembrava studiare la sua espressione perciò Elydet decise di insistere sperando
che capisse da solo
<< Ha il sigillo reale
>>
La ragazza
non capì quello che accadde dopo, non riuscì assolutamente ad accettare la
risata divertita del nobile alle sue parole, né tanto meno la pacca sulla
spalla che le arrivò in seguito
<<
Andiamo, ragazza, ti porto dal re e poi vado a dire due parole al bruto che ti
ha spaventata >>
<< Ma
non- >>
<<
Oh, tranquilla: non hai parlato. Non è necessario che tu parli perché capisca
chi è stato, non sono stupido e non è per qualcosa che hai fatto o detto tu che
andrò a parlare con lui appena Palis mi farà sapere che è rientrato a palazzo
>>
Aveva la
certezza di essersi messa nei guai, ma non aveva la minima idea di come fare per
risolvere la situazione. Se avesse chiesto di nuovo di non andare avrebbe
provocato solo altre risate e altre prese in giro al Nobile Neithel e,
sicuramente, non avrebbe migliorato la sua posizione. Forse era meglio seguirlo
in silenzio stringendo forte la busta che doveva consegnare
<<
Tanet >> lo salutò il re sorpreso spalancando la porta
<<
Elydet deve consegnarti qualcosa a nome di un bruto che pretende di mantenere
segreto il suo nome >>
<<
P-p-però a v-v-voi p-p-posso dirlo >>
<<
Non ho mai visto il vecchio Aaren arrendersi a qualcosa ma credo proprio che lo
vedrò arrendersi al morire di vecchiaia senza nipoti >>
<<
Almeno non devo preoccuparmi come tua madre di ritrovarmi una sconosciuta alla
porta con un figlio in braccio a pretendere qualcosa >>
<<
Oh, su quello non ci giurerei. Parlavo di nipoti legittimi benedetti e
dichiarati insieme alla madre, non con il rito riparatorio >>
<<
Sparisci dalla mia vista >>
<<
C’è altro Tanet? >>
Il re prese
la busta, lesse il contenuto e lo passò al vecchio Aaren
<<
Mando Nora >>
<<
Grazie >>
Erano
rimasti soli di nuovo. Nelle sue stanze.
<< Ti
va di raccontarmi la giornata di una persona normale, per favore? >>
Aveva un
enorme voglia di piangere, ma non poteva davanti al re. Non poteva proprio
permetterselo
<< Stai
bene? >>
<< No
>> ammise prima di ritrovarsi a piangere sulla regale spalla profumata e
forte
<<
Piangi finchè ne hai bisogno. Tu hai ascoltato me stamani all’alba e tutte le
altre mattine dal tuo arrivo, io ascolterò te adesso e tutte le prossime volte
che vorrai raccontarmi qualcosa. Non c’è niente di sbagliato, credimi >>
Elydet non aveva più la facoltà di
pensare. Sapeva solo che avrebbe creduto al re qualsiasi cosa le avesse detto.