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Autore: Acer5520    01/01/2016    1 recensioni
È una storia di magia, maledizioni, guerre e amori impossibili, ma anche di amicizie indissolubili e folli. È la storia di una vita. Spero vi piaccia.
* * * * * * * * * * * * * *
Un potere smisurato, una maledizione, una promessa.
Il potere che scorreva nelle sue vene era antico come il tempo e devastante come solo il potere degli Dei poteva essere.
Ma lei non era una Dea. E non era neanche una semplice ragazza.
Sapeva solo che il peso sulla sua coscienza le impediva di vivere, che il suo potere unito ad una vecchia promessa le vietavano di morire e che non avrebbe più amato nessuno.
Quello che Selyan non sapeva era che, forse, si sbagliava in pieno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12. Punti di vista

-Selyan-

Il nobile Tanet impiegò almeno un'ora della mattinata per illustrare alla squadra il piano di ricostruzione del paese. Ad ognuno dei presenti era stata consegnata una cartina del territorio suddiviso in regioni con numeri e colori diversi: quindici zone complete di date, durata dei lavori, numero di uomini richiesti, un elenco al lato con i dettagli e un secondo foglio, diverso per tutti, con il calendario dei giorni di lavoro, con indicata la mansione da ricoprire, e quelli di riposo.

Rimettere tutto a posto non era cosa facile viste le dimensioni dell'area danneggiata e la portata dei danni e Selyan dubitava che il re prevedesse una semplice risistemata per il suo regno.

Era sicura che, una volta finito, i segni del passaggio del terremoto e dell’incendio sarebbero stati completamente cancellati.

Era un’organizzazione precisa e studiata come non ne aveva mai viste prima.

Ovviamente il suo calendario non prevedeva giorni liberi e scoprì che la mansione per lei era sempre la stessa: gruppo trasportatori.

Quando il Nobile Tanet aveva descritto quel ruolo aveva detto che i trasportatori erano quelli da chiamare ogni volta che un costruttore, un guaritore o chiunque altro aveva bisogno di qualcosa che non era nel suo raggio d’azione per non perdere tempo. In sostanza, erano una sorta di servi e, mentre gli altri avrebbero ricoperto quel ruolo a rotazione, per lei era fisso.

Immaginava già le urla di Irmelin. Come minimo, l’avrebbe definita La sguattera di duecento uomini.

Lei non aveva comunque intenzione di lamentarsi. Le andava bene così.

Quando la squadra iniziò il suo turno, scoprì che nessuno aveva intenzione di prendere le cose alla leggera e si erano buttati tutti a capo fitto nel loro lavoro.

Loro ordinavano, lei doveva correre.

All’ora di pranzo, con il cambio dei soldati, ringraziò la Dea di essere finalmente libera di andarsene a letto. Era esausta, con le ossa a pezzi, le mani piene di schegge di legno prese neanche lei sapeva dove, e distrutta dal caldo opprimente di quel regno.

Eppure, il fatto che non si fossero allontanati troppo dal palazzo, le dava la possibilità di tornare in tempo per la lezione della nobile Ismene.

Era stanca, ma non voleva dare l’impressione di essere il tipo di persona che si prendeva un girono libero appena aveva una scusa. Non certo alla prima lezione che avrebbe dovuto seguire in quella classe. Si limitò a un bagno veloce, un abito pulito e si convinse ad andare.

Entrò nell'aula ignorando le occhiatine e dei commenti delle sue vecchie compagne.

Aveva troppi anni di esperienza per sentirsi anche minimamente irritata da quelle cose.

Elydet era stranamente seduta accanto ad una delle pettegole amiche di Keira, ma Irmelin era sola

<< Posso? >> chiese già certa di poter poggiare la sua roba su quel banco.

<< No, mi dispiace >> rispose seria, senza guardarla e senza neanche l'ombra di un sorriso

Che fosse arrabbiata con lei per qualcosa?

O forse i posti erano assegnati dall'insegnante e non potevano cambiarli. Quello avrebbe spiegato anche Elydet in mezzo al gruppo di oche, ma perché la freddezza di Irmelin?

<< Sto aspettando la mia compagna di banco preferita>>

Non sapeva cosa dire, non le aveva mai detto niente, ma era normale che qualcuno avesse preso il suo posto. Non era più a lezione con loro da troppo tempo ormai.

<< Ha degli adorabili capelli lunghi, ricci e rossi, un sorriso simpaticissimo e si chiama Keira>>

Le ultime parole erano state sottolineate da una faccia schifata e un acidissimo tono di voce che eliminarono ogni dubbio e la fecero scoppiare a ridere. Il posto era tutto suo.

<< Mmm, credo di aver capito chi è, ma sembra che stia tardando. Sicura che venga a lezione? >>

<< Credo proprio che dovrò arrangiarmi con te >>

Si sedette mentre ancora rideva e guardò sua sorella per cercare di capire cosa facesse in mezzo a quella gente. Era anche immersa in una accesa chiacchierata. Non poteva crederci.

<< Da quando Ely è così amica di Thanee? >>

<< Quando Keira non c’è, le galline abbassano un po' la cresta. Siamo state vicine solo all’inizio >>

<< Non lo sapevo. Mi sono persa parecchie cose, vero? >>

<< Adesso recuperiamo >> rispose lei sbattendo sul banco dei fogli impiastrati di inchiostro << Hai dato un'occhiata a quella lista che ti ha fatto avere la nobile Ismene? >>

<< Sì. Non sembra molto diverso da quello che facevamo con la tirapiedi di Dalia all’isola >>

<< Perfetto! >> gongolò mettendole davanti la sua pergamena con una piuma per scrivere senza tanti complimenti e un sorriso soddisfatto stampato in faccia  << Correggi e sbrigati! La nobile Ismene potrebbe arrivare a momenti. Se ci vede, possiamo dirle che volevi vedere i nostri compiti per sapere quale argomento abbiamo affrontato nella lezione di ieri, ma non voglio rischiare. Ogni volta che le rifilo una bugia mi guarda male >>

Selyan sospirò. L’euforia di Irmelin davanti alla possibilità che lei sistemasse i suoi errori prima che fosse troppo tardi era impossibile da distruggere.

<< Se sbaglio, ti arrangi. E non usare più quei paroloni con me, per favore >>

<< Devo esercitarmi per parlare dignitosamente alle persone di rango più elevato, visto che stiamo a contatto con la corte reale >> si giustificò lei imitando le movenze esagerate di Keira.

Quando la Nobile varcò la soglia, nella stanza calò il silenzio e Elydet schizzò in piedi

<< Facciamo i turni per distribuire gli esercizi >> le sussurrò Irmelin

Perfino le lezioni alle straniere erano organizzate nel dettaglio. Quel regno era sorprendente.

Ringraziò sua sorella quando le passò il suo foglio e si stupì quando non ottenne risposta.

Aveva già preso le maniere delle stupide?!

La spiegazione venne di nuovo da Irmelin << Quando sta con loro si comporta come loro >>

<< Vorresti dire che cambia idea come cambia il vento? >>

Poi si rese conto che quella frase detta a lei aveva uno strano significato e scoppiò a ridere seguita a ruota dalla sua amica. Furono richiamate al silenzio da un’occhiataccia della Nobile e non potè fare a meno di notare la differenza abissale tra le lezioni in quella classe e quelle che seguiva prima: con Keira non c'era mai stato niente di cui parlare e le risate erano solo una leggenda.

<< Potete cominciare >>

Il permesso di iniziare a risolvere gli esercizi le dette quasi i brividi.

Selyan prese la sua piuma e spostò il foglio in direzione di Irmelin in nome del vecchio accordo stretto da bambine e anche della pestata di piede che aveva appena ricevuto.

Selyan doveva farla copiare e Irmelin doveva farlo in modo da non renderlo ovvio all'insegnante. Di solito copiava gli esercizi a metà e li finiva da sola infilando qualche errore alla fine ma, per un motivo noto solo a lei, riempì il suo foglio di errori stupidi e banali che la costrinsero a passare parecchio tempo nella correzione alla cattedra mandando in bestia le ragazze in fila dopo di lei.

<< Perché non hai copiato di più? >> le chiese una volta uscite.

<< Perché facciamo quella roba da una settimana e non ho mai capito niente. Non potevo fare bene oggi che ci sei anche tu per la prima volta. Sarebbe stato sospetto >>

<< Astuta come sempre! >> la elogiò

<< Credi di avere a che fare con Keira?! Vieni con noi adesso? >> le chiese speranzosa << Ely guarda solo il re e io ho bisogno di qualcuno che insulti con me gli incapaci, ti prego! >>

Selyan ormai sapeva che, da almeno una settimana, mentre lei passava i pomeriggi a sgobbare sui libri, Irmelin e sua sorella facevano di tutto per uscire per prime dalle lezioni e poi correvano a spiare i soldati nel campo di addestramento. Elydet lo faceva perché spesso il re passava a controllare, Irmelin per cercare qualcuno che rispecchiasse i suoi ideali di marito perfetto. Ormai era abituata ad andare a letto ascoltando i suoi racconti di spadaccini incapaci ma dotati di bellissimi capelli e arcieri incapaci di centrare il bersaglio e con i muscoli così flaccidi che, se fossero nati donne, nessuno le avrebbe mai guardate.

L’assurdo era che, quella mattina, era sicura di aver passato un secchio d’acqua a un uomo di cui aveva sentito per un’ora intera per la sua camminata strana. Irmelin aveva fatto tanto di imitazione per lui e, quando se lo era trovato davanti, poco ci era mancato che gli ridesse in faccia.

Ma ascoltare i racconti era una cosa, andare al campo…

<< Mi spiace, Irmy, sono stanca. Ci vediamo a cena >>

<< Non aspetti neanche Ely? >>

<< No, non voglio darle spiegazioni >>

Non poteva sopportare di stare ferma a guardare i soldati. Avrebbe disperatamente cercato in ognuno di loro qualcosa che le ricordasse il soldato che non avrebbe più rivisto

<< Sicura di trovare camera nostra senza perderti di nuovo? >> chiese lei scettica.

<< Ciao, Irmy. Buon divertimento >> le rispose acida.

Ovviamente, riuscì a perdersi. Il tempio della nobile Ismene non era lontano dalla stanza in cui facevano lezione, lo sapeva, eppure era riuscita a sbagliare e non aveva neanche visto le grandi mura. Come accidenti aveva fatto!? Irmelin l’avrebbe insultata per il resto della vita.

E perché diamine si era ritrovata al mercato che costeggiava il porto dall’altra parte della città?

Sospirò sconfitta dal suo inutile senso dell’orientamento e decise di approfittarne per risanare le sue scorte di cibo. La mattina le avrebbe fatto sicuramente comodo avere qualche biscotto in tasca.

<< Posso permettermi di aggiungere una cosa alla tua busta? >> le chiese l’uomo dietro il banco

<< Perché? >>

<< Oggi ho offerto un dolce nuovo a tutti i miei clienti abituali, tu non ti servi da noi da molto tempo, ma ci tengo lo stesso a sapere cosa ne pensi se ti va di assaggiarlo >>

<< Vi ringrazio, lo accetto volentieri. Sono qui da poco e, anzi, vorrei farvi i complimenti per la vostra merce, signore. È tutto buonissimo >>

<< È buffo detto da una che compra sempre le solite tre cose, ma ti ringrazio. Da dove vieni? >>

<< Caro, smetti di importunare le clienti. La ragazza è una delle sacerdotesse straniere ospiti al palazzo reale >> si intromise quella che doveva essere la moglie del mercante.

<< Come fate a saperlo? >> chiese stupita.

<< Ho buona memoria per le facce. Ti ho vista in mezzo al tuo gruppo quando siete sbarcate e tutti sanno che il re vi ospita. Come mai le tue compagne non si vedono in giro spesso come te? >>

Come spiegare alla signora che le sue altezzose compagne si ritenevano troppo al di sopra di un banale mercato di paese? Nessuna di loro avrebbe mai fatto messo un piede fuori del palazzo per andare in mezzo alla calca e, meno che mai, per comprare cose che erano state tutto il giorno all’aperto e non provenivano da una cucina reale con ingredienti di prima qualità.

Lei era convinta che fosse tutto molto più buono su quei banchi che alla tavola di Dalia dove la vecchia benediceva il cibo con le parole e lo malediceva allo stesso tempo con tutto l’anima.

In quel momento, però, doveva costringere il suo cervello a elaborare una risposta che facesse apparire perfette le sue compagne e soddisfacesse la curiosità della donna << Le mie compagne passano molto tempo sui libri, signora. Io non sono mai stata molto brava con lo studio >>

<< Sei quella che hanno spedito nelle squadre di ricostruzione? >> le chiese come se avesse appena scoperto qualcosa di interessante.

Odiava la gente curiosa. La odiava da tutta una vita e voleva solo prendere i suoi maledetti biscotti e andarsene ma fu costretta a rispondere di nuovo << Sì, signora, sono io >>

<< Mio figlio mi ha parlato di te. Si chiama Feori, mi ha detto che non ti avrebbe mai ritenuta in grado di trasportare quella grossa trave con lui stamani >>

Non ricordava il figlio di quella donna, non aveva neanche guardato in faccia le persone, ma ricordava l’uomo che l’aveva presa in giro pesantemente quando si era offerta di aiutarlo al posto di un soldato che si lamentava per la stanchezza. L’aveva lasciata fare per sfidarla e si era dovuto arrendere quando avevano raggiunto la destinazione del grosso pezzo di legno. Ben gli stava!

<< Mi spiace se sono stata scortese con lui >>

<< Se mio figlio si comportasse bene con le donne non sarebbe ancora scapolo alla sua età, sono sicura che è stato maleducato anche lui. Oggi offro io. Sono felice di poter fare qualcosa per chi lavora alla ricostruzione del nostro paese >>

Come doveva spiegare a quella donna che non era solo una punizione la sua?

<< Ci ripagherai dicendo in giro che la nostra roba è la migliore>>  le disse l’uomo soddisfatto.

Poteva accettare. Anche se nessuna delle galline avrebbe mai neanche assaggiato qualcosa di quel banco << Vi ringrazio >>

Era assolutamente sicura che quella volta la strada fosse quella giusta, ma la sua attenzione fu attirata da un’anziana signora intenta a trascinare due borse decisamente troppo pesanti  per lei.

Non le era forse stato detto che il suo compito era portare le cose agli altri? << Posso aiutarvi? >>

Lei la guardò in modo strano, come per valutare se potesse o meno fidarsi di lei o meno

<< Sarebbe stato molto meglio se tu fossi stato un bel ragazzo muscoloso. Pensi di farcela? >>

<< Posso provarci >> le rispose quasi divertita dalla situazione. Solo un attimo prima si era sentita dire che aveva stupito un soldato e adesso una vecchietta le chiedeva se avesse la forza di portare due borse della spesa. Le raccolse da terra.

Cosa diamine aveva comprato quella donna? Mattoni e pezzi di ferro?

Ignorò il peso e si avviò con lei lungo una strada che non aveva mai fatto

<< Non ti ho mai vista prima, sei di queste parti? >>

<< No, signora >>

<< In effetti si capisce dal tuo accento >>

Selyan si sentì arrossire. Non ci aveva mai pensato perché con le altre si capiva benissimo e nessuno glielo aveva mai fatto notare.

<< Scusami, non volevo metterti in imbarazzo. In realtà non te la cavi male per essere straniera >>

<< È lontana casa vostra? >>

<< È quella in cima alla collina, ma tu puoi tornare indietro quando vuoi. Ti sono già riconoscente per esserti offerta di aiutarmi. Nessuno l’ha fatto e mi hanno vista in molti. Fai parte di quel gruppo di sacerdotesse che sono arrivate qui qualche tempo fa con quegli strani poteri, vero? >>

<< Sì >> rispose cauta

<< Al villaggio dicono che quella cosa strana nata sotto le mentite spoglie di un incendio che ha minacciato di distruggerci, sia stata fermata da una sola ragazza che ne è uscita illesa. È vero? >>

<< Hanno un po’ ingrandito le cose >>

<< Posso chiederti com’è andata veramente? Se sono cose riservate non importa, non voglio metterti nei guai né tanto meno farmi grande con la gente del paese. Sono solo curiosa >>

Selyan si fermò un attimo a pensare. Nessuno le aveva detto di non parlare di quello che era successo, ma non le sembrava il caso di esagerare

<< Non credo siano cose riservate. Il fuoco è stato fermato da parecchie persone e per quanto riguarda il resto… Da sola quella ragazza sarebbe sicuramente morta >>

La donna annuì << Capisco. In effetti il nobile Neithel è impareggiabile in queste cose >>

Quella donna sapeva troppo e lei si stava mettendo nei guai. Non rispose, né disse altro di sua iniziativa e cominciò a pregare mentalmente la Dea che la casa si avvicinasse in fretta

<> le chiese la donna

Nessuno le avrebbe mai detto una cosa del genere all’isola. Era tutto diverso, dannazione!

Non le rispose e, dopo una salita infinita, posò le borse davanti alla porta di casa << Perdonate la fretta, ma devo rientrare prima del tramonto, vi dispiace indicarmi la strada per il palazzo? >>

<< Posso sapere almeno come ti chiami? >>

<< Selyan >>

<< Selyan >> ripeté come se lo stesse studiando << È un bel nome >>

Ringraziò la donna e cominciò a correre verso il palazzo con la netta sensazione che la vecchietta non si fosse mossa dalla porta della sua casa. Forse voleva solo assicurarsi che non sbagliasse strada anche mentre scendeva la collina, ma era una sensazione diversa dalla preoccupazione quella che sentiva. Sembrava più una specie di dubbio misto a soddisfazione. Probabilmente la signora era soddisfatta di averle indicato bene la strada e non era ben disposta verso il gruppo di sacerdotesse straniere che il re aveva accolto nel suo palazzo prima di incontrare lei.

Quello che era certo era che era in ritardo e stava rischiando di nuovo di essere sgridata da Dalia.

 

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-Irmelin-

La Dea da a ognuno di noi i Doni più giusti

Lo ripetevano a tutti all’isola in ogni occasione, che si trattasse di poteri, mogli e mariti, bambini o disgrazie. La Dea mandava solo le cose più giuste ai suoi figli secondo loro. Lei non ci credeva.

Perché avrebbe dovuto credere che la Dea ritenesse giusto farla restare zitella?

Perché era giusto farle avere la stessa dose di potere data a Keira?

Irmelin scosse la testa: quel detto era stupido e la Dea distribuiva a caso doni e sventure.

La buona stella sotto cui lei era nata aveva guidato la mano della Dea a donarle un cervello infinitamente superiore a quello della capra dai capelli rossi, due genitori affettuosi, un potere che le piaceva possedere ma non era grande da crearle problemi e una vista perfetta.

Poteva accontentarsi: per quanto lontani, riusciva a vedere benissimo i soldati e i loro movimenti.

Non erano novellini alle prime armi, dovevano essere i migliori al servizio del Nobile Tanet. Avevano i corpi di uomini addestrati da anni, con i muscoli scolpiti e solidi come la roccia.

Non erano molti quelli giovani oltre al comandante: un moro che non aveva mai conosciuto una battaglia dato che si muoveva con la raffinatezza delle bambine che spargevano i fiori il giorno della Dea, un biondo che si allenava senza maglia, con i lunghi capelli intrecciati e ondeggianti-

<< Irmy, ha ragione mia sorella, non dovremmo stare qui >>

La sacerdotessa del vento quasi imprecò contro la sua amica che aveva interrotto il filo dei suoi pensieri. L’aveva distratta proprio quando il biondo aveva deciso di smettere visto che, quando lo aveva ritrovato in mezzo alla folla, aveva di nuovo la maglia addosso e si stava allontanando con un arco in mano. Il bersaglio era fuori dal loro campo visivo, dannazione!

<< Lascia perdere tua sorella, Ely, l’ha detto solo perché non riesce a guardare delle persone che maneggiano una spada senza averne anche lei una per le mani >>

<< Selyan doveva nascere uomo! >> sbottò lei sedendosi con le spalle al muro e ignorando lo spettacolo per cui andavano lì ogni giorno  << E il re non c’è oggi >>

Qualcosa nel suo tono di voce le fece capire che la sacerdotessa del fuoco non aveva più la minima voglia di restare lì << Vuoi andare a cercare Selyan? >>

<< No. Mia sorella si sarà sicuramente persa e sarebbe impossibile ritrovarla. Meglio tornare in camera e aspettare che qualcuno le faccia il favore di indicarle la strada. È senza speranze >> si lamentò lei con gli occhi al cielo per l’esasperazione

<< Io voglio guardare ancora un po’ >>

<< Beh, andrò da sola allora. Separate saremo anche meno in vista sulla strada del ritorno. Si accorgeranno di noi prima o poi e non voglio che il re mi creda una guardona >>

Non la fermò. Irmelin era rimasta con il mento poggiato sulla mano che faceva da cuscino tra il suo viso e il muro e i lunghi capelli sciolti senza la minima traccia di acconciatura.

Non c’era mai vento in quel regno, perché perdere tempo ad aggiustarli? Tanto non si sarebbero mossi comunque e, in ogni caso, a nessuno importava dei suoi capelli.

All’isola non avrebbe mai cercato il modo di guardare un addestramento di uomini senza maglia perché l’onta della vergogna per un simile atto sarebbe arrivata a casa sua in meno di un attimo. Le voci che Irmelin figlia di Deneb passava le sue giornate guardando gli uomini nudi come le poco di buono avrebbero raggiunto le orecchie di suo padre in meno tempo di quanto ne avrebbe impiegato lei per sbattere le ciglia e, al suo rientro a casa, sua madre l’avrebbe presa a schiaffi e il povero Deneb le avrebbe tolto la parola. Lì a nessuno importava del suo onore.

E all’isola non avrebbe mai dovuto spiare da lontano perché avrebbe avuto una spada anche lei e sarebbe stata proprio in mezzo a quei soldati a combattere senza che risultasse osceno per nessuno.

Dannazione! Anche lei aveva nostalgia di quelle cose!

Da sola non riusciva a concentrarsi solo sui pettorali dei soldati, doveva andarsene.

Selyan era riuscita a distruggere il loro pomeriggio di idiozie senza il minimo sforzo.

Quella ragazza era una condanna e, in quanto tale, sapeva la Dea dove era andata a finire in quel momento. Tanto valeva andare a cercarla.

Elydet era andata via pochi minuti prima di lei eppure la strada era libera e lei non c’era. Probabilmente aveva sentito nominare il re da qualche passante e lo aveva seguito per origliare.

Irmelin aveva sempre avuto una grande stima di Kerse, ma era sempre stata convinta che quell’uomo avesse avuto sfortuna enorme con le figlie.

Anche suo padre diceva sempre che il povero Kerse avrebbe potuto sputare nel tempio della Dea per come erano andate le cose nella sua famiglia.

Erano sempre stati amici e aveva sentito spesso il Generale raccomandarsi a suo padre di tenere d’occhio Selyan. Non che la famiglia a cui l’aveva affidata non fosse affidabile, ma ogni volta che salutava sua figlia per tornare ai suoi doveri, faceva sempre in modo di incontrare prima Deneb

“Assicurati che- “

“La trattino come io tratto la mia bambina “ lo interrompeva sempre lui con una pacca sulla spalla

Solo a distanza di anni, aveva capito che Kerse aveva paura che Lemno e Aytha la trattassero con troppi riguardi perché non era figlia loro.  Quel pover’uomo era vissuto nel tormento, prima per la figlia e poi per la guerra. La Dea non aveva mandato neanche a lui i giusti doni, ne era sicura.

E se la Dea avesse dato la pace a Kerse ? Cosa ne sarebbe stato di lei senza Selyan?

Forse non sarebbe mai neanche entrata al tempio.

Deneb era abituato a viaggiare. Suo nonno era stato un mercante e si era sempre spostato per lavoro, la stessa Patrina le aveva raccontato che per anni non erano riusciti a trovare un posto fisso in cui Deneb non sbuffasse dopo sei mesi o un anno al massimo perché non gli piaceva o gli veniva a noia.  Solo all’isola aveva trovato pace.

Forse suo padre si era arreso a fermarsi lì per lei. Perché lei stava bene al tempio con la sua amica e sua moglie sembrava andare d’accordo con la gente del paese. Non ci aveva mai pensato.

E lei non aveva idea di dove fossero finiti i suoi genitori.

Avrebbe tanto voluto pregare la Dea che fossero salvi, ma aveva cominciato a disprezzare e temere quella Dea più di ogni altra cosa. Aveva il folle presentimento che se le avesse chiesto di proteggerli, la Dea dell’isola avrebbe fatto accadere quello che lei non avrebbe mai voluto, ma aveva molta più paura di saperli soli, dispersi e abbandonati da qualsiasi divinità.

Non poteva sopportarlo.

Abbandonò la via principale, attraversò la piazza del paese e puntò dritta verso il Tempio.

Non aveva senso andare al Tempio delle Nascite e della Ragione, non doveva implorare il Dio straniero per nessun bambino, né per la sua fertilità, e neanche per la salute di qualche partoriente.

Tanto meno doveva implorare per la sua salute mentale. Lei non era certo la peggiore tra tutte le pazze del suo ordine e, se la Nobile Ismene non aveva mai ritenuto indispensabile analizzare la mente contorta di Keira, non aveva alcun motivo di analizzare la sua.

A lei serviva il posto in cui guarivano le ferite che non si rimarginavano da sole.

Aveva bisogno del Dio della Pace e della Speranza e non le importava che non fosse governato dalla Nobile a cui era stata affidata dal re. Non aveva bisogno che un umano facesse da tramite per parlare con un Dio che tutti lì ritenevano onnisciente.

Varcò le grandi porte e attraversò la sala: non aveva bisogno neanche che qualcuno la vedesse lì e sparlasse per tutto il paese di lei e della sua dubbia lealtà alla sua Dea e alla sua Nobile.

Afferrò uno degli scialli che il tempio lasciava a disposizione per coprirsi la testa nell’area più mistica del tempio e lo posò sui suoi capelli prima di scostare le pesanti tende.

Era deserto. Esattamente come voleva che fosse.

C’erano i Rinnegati nelle lunghe cappe nere lungo le pareti a guardia di un grande braciere.

Selyan le aveva spiegato che le persone scrivevano i loro peccati su dei fogli e poi li lasciavano bruciare in quel fuoco perché potessero liberare le proprie anime dei pesi che li opprimevano.

Istintivamente si avvicinò a quella fiamma viva e scoppiettante.

Qualcuno doveva aver messo delle erbe aromatiche in mezzo alle braci. Era il tipo di odore che avrebbe mandato Selyan all’altro mondo se lo avesse respirato per troppo tempo.

Irmelin sapeva cosa si provava a voler vedere qualcosa arso dal fuoco purificatore.

Come aveva fatto la sua amica a non capire? Come aveva potuto dimenticare tutto?

Irmelin alzò le sue stesse mani davanti agli occhi osservandone la pelle liscia e perfetta.

Era stata Selyan a curarle, eppure quando lo aveva fatto, non ricordava cosa le avesse danneggiate e non lo aveva mai ricordato dopo. Come aveva potuto dimenticare?

<< Che stai facendo? >>

Sobbalzò spaventata e arretrò di mezzo passo dal braciere prima di capire chi era lo stupido che l’aveva fatta quasi morire di paura << Stavo pregando il vostro Dio. Non mi pare sia vietato >>

<< Hai la coda di paglia, Irmelin del vento? >>

Era sicuramente una presa in giro, ne era certa, ma non ne capiva il senso, dannazione!

Avrebbe dovuto farsi spiegare da Nora il significato esatto, ma non avrebbe mai ammesso con il pomposo Sommo Sacerdote di quel posto che non capiva la sua offesa

<< Dalle mie parti si dice che, chi si spaventa, ha la coscienza sporca e che non si disturbavano le persone che pregano >>

<< Nel mio tempio si prega alla panca, e un’incapace accanto al fuoco non mi piace in ogni caso >>

Lo odiava. Era semplice. Solo al vederlo lì, in mezzo alla sala con la sua maledetta posa immobile e pomposa, il suo stomaco le aveva mandato la stessa fitta che le mandava sempre quando incontrava La stupida nipote. Poteva parlare usando i termini dovuti a un Sommo Sacerdote, ma non gli avrebbe mai permesso di provocarla a vuoto

<< Non sono Selyan >> gli ricordò

<< No, ma sei un’incapace, sei nel mio tempio e non mi hai ancora detto perché >>

Ovvio… la stupida doveva essersi dimenticata di dirle che quella sala era controllata e lei era troppo confusa per capirlo da sola. Dannazione!

Non combattere battaglie che sai di non poterti permettere se vuoi salvare la pelle

Era una delle cose che ripeteva sempre Kerse e il suo cervello le aveva fatto il favore di ricordargliela al momento giusto. Non poteva vincere contro di lui nel suo tempio, ma poteva andarsene e lasciarlo lì come un’idiota.

<< Che hai combinato? >> le chiese lui impassibile mentre gli passava accanto

<< Niente >> sbottò togliendosi lo scialle e puntando all’uscita

Si sentì afferrare per un polso e si voltò decisa a mettergli le mani addosso, ma rimase spiazzata dal suo comportamento. Non l’aveva seguita, non si era neanche girato per prenderla. Aveva semplicemente allungato una mano ad afferrare il suo polso.

Lui era rimasto immobile e lei si era ritrovata davanti alla sua schiena.

Maledetto lui e la sua superiorità verso il mondo! Non la guardava neanche in faccia!

<< Non parlo del nostro regno >>

<< E allora non sono affari vostri! >>

<< Ma potrebbero diventarlo se svieni davanti al fuoco e poi corri a metterci le mani dentro >>

Questa volta fu il suo cuore a subire un pesante colpo. Cosa ne sapeva lui di quello che le era successo nell’incendio? Lei era svenuta per la stanchezza e per lo sforzo di dominare i venti dopo troppo tempo che non lo faceva, non certo per l’inquietudine che le aveva dato trovarsi così vicina alle fiamme di nuovo e senza più Selyan accanto.  E comunque non erano affari suoi!

<< Non lo diventeranno >> gli ribadì sperando che capisse che avrebbe voluto prenderlo a schiaffi e riprendendosi il suo braccio

<< Hai la sicurezza di chi ci è già passato o sbaglio? >>

Agli inferi le buone maniere! Lui non le usava, non le avrebbe usate lei << Siete il capo del tempio o il Signore dei pettegoli?! Cosa volete da me?! >>

<< La verità da chi giura di aver combattuto una guerra ma ha le mani più lisce delle dame >>

Il respiro di Irmelin si fermò per diversi secondi. Quanto accidenti l’aveva tenuta d’occhio?!

Non poteva essere così… Qualcosa che le sfuggiva, sentiva il suo cervello andare in ebollizione insieme al suo viso, tutto il suo sangue stava ribollendo nelle vene per la rabbia e la paura di quello che avrebbe potuto scoprire su quel nobile dannato eppure non riusciva a capire, perché?!

<< E fammi un favore: smetti di arrossire come un’idiota e usa il cervello. Qui la gente parla >>

Maledetto insultatore da quattro soldi! Non si era neanche accorta di essere faccia a faccia con lui in quel momento. Perché era così stupida?!

E la dannatissima sacerdotessa del fuoco doveva aver parlato troppo di nuovo per attirare le attenzioni del re. Stupida bimbetta incosciente e innamorata!

<< È stato un incidente? >>

Quanto lo odiava! Irmelin del vento non vacillava mai davanti a nessuno, dannazione!

Perché con lui era diverso? Perché era divisa a metà tra l’impulso di correre via e quello di confessare tutto?

Dio ci offre il suo aiuto, noi dobbiamo meritarlo capendo i suoi suggerimenti e pagandone il prezzo

La Nobile Ismene lo aveva detto una volta a lezione. Forse il Dio straniero le aveva mandato l’aiuto per mano di Sua insopportabilità e il suo prezzo era l’umiliazione di chiedere il suo aiuto.

Ma aiuto per cosa? Per quanto potere avesse, non avrebbe certo potuto salvare i suoi genitori…

<< Perché nessuno ne sa niente? >>

… ma forse poteva tenere d’occhio Selyan e capire il motivo del suo vuoto di memoria.

<< Selyan ha guarito le mie mani, ma crede sia stato un incidente di guerra. Non ne capisco il motivo e non ho coraggio di chiederle quanto realmente ricorda di quegli eventi >>

<< Hai chiesto alla tua Dea di farle dimenticare? >>

Sua incomprensibilità insisteva a cercare di farla sentire stupida e lei insisteva a chiedere mentalmente a qualunque divinità le venisse in mente di fargliela pagare.

Che razza di domanda le aveva fatto?! Credeva che quelle del suo ordine chiedessero alla Dea quello che voleva e Lei mandasse i suoi doni dall’alto? Era certa che gli avessero detto e ripetuto che ognuna di loro aveva un proprio potere e che poteva usarlo a suo piacimento. O lo sapeva e credeva davvero che la Dea le avesse fatto un regalo cancellando la memoria di Selyan. Era pazzo?

<< La Dea della mia gente non ascoltava le sue serve in pace, figuratevi in guerra >>

<< Qualcuno può averlo fatto al posto tuo? >>

Irmelin implorò con tutta sé stessa il Dio che governava quel posto perché le desse la calma necessaria a rispondere anche a quella stupida domanda << Non ho mai sentito parlare di manipolazione mentale sulla mia isola e nessuno sapeva il perché del mio gesto. Neanche lei >>

<< Ne sei certa? >>

<< Potrei scommetterci la testa e, se sapeste come stanno le cose, mi dareste ragione >>

Lui sbuffò e lei incrociò le braccia al petto per avere un minimo di controllo sulle mani che, sapeva, si sarebbero schiantate sulla sua faccia alla provocazione che stava per arrivare

<< Voi straniere siete tutte presuntuose alla stessa maniera >>

Inutile. Il sangue le ribollì nelle vene e si ritrovò a meno di un centimetro da lui a urlargli  << Io non sono pari in niente all’ oca giuliva della vostra allieva! >>

Lui non si era mosso di un solo millimetro e né aveva dato il minimo segno di reazione alle sue azioni.  Dea quanto lo odiava!

<< Le persone cambiano, e per disperazione accettano quello che credevano non avrebbero mai sopportato. Attenta a scommettere contro chi crede di aver perso tutto: insieme alla voglia di vivere, si perdono i freni inibitori >>

Sbruffone! Stava dando della stupida a lei e della pazza a Selyan, non poteva permetterglielo! Non era il Signore della Ragione e non poteva permettersi di offenderla!

<< Voi non sapete niente di noi >> gli sibilò con il tono più minaccioso che conosceva

Quello che successe dopo la spiazzò di nuovo. Lui l’aveva allontanata con una mano sulla spalla e lei aveva obbedito. Per quale assurdo motivo il suo corpo si era mosso ai comandi di Sua imperiosità senza neanche chiederle il permesso di farlo?!

<< Non c’è bisogno di sapere qualcosa di particolare per dirti di stare attenta alle scommesse che fai. Il nostro Dio non permette di giocare con la vita >>

Riprese il controllo di sé stessa, allontanò la sua mano con quanto più sgarbo possibile e poi si scosse la veste per ripulirla

<< Quando il vostro Dio otterrà la mia fiducia, seguirò le sue leggi. Per adesso non ha nessun legame con me e la Dea della mia gente mi ha stancato da troppo tempo perché io possa ancora ritenerla degna dei miei servigi,  perciò l’unica padrona della mia testa sono io e sono liberissima di scommetterla su quello che mi pare. Detto questo, la stupida non ha la minima idea del perché io abbia fatto quello che ho fatto quel maledetto giorno >>

<< Lo rifaresti? >>

<< Non è affar vostro >>

<< Irmelin >>

Il Dio straniero dava il Dono del controllo ai Sommi Sacerdoti? Non aveva potuto fare a meno di immobilizzarsi e guardarlo dritto negli occhi mentre le chiedeva di nuovo  <>

Odiava lui, la sua prepotenza e l’effetto che le faceva essere alle sue dipendenze, ma capiva che, probabilmente, stava a lui giudicare la sua pericolosità per sé stessa e per chi le stava intorno.

Era odioso, ma non poteva negargli la risposta senza attirare ancora di più l’attenzione su di loro

<< Da quel giorno fino ad oggi, non c’è stato momento in cui io non abbia pensato che non lo rifarei per tutte l’oro e tutte le belle promesse del mondo, ma prego il vostro Dio, e qualsiasi altra divinità diversa dalla Dea della mia terra, che un giorno la mia risposta possa diventare un sì >>

E poi non si curò neanche di non essere scortese andandosene così. Non le importava niente.

Irmelin del vento si fermò solo al sicuro tra le quattro mura della stanza in cui dormiva con le sue amiche e sprangò la porta con il chiavistello.

Maledetto sacerdote invadente! Era insopportabile!

L’ultima persona alla quale avrebbe mai voluto rivolgere la parola eppure l’unica in grado di farla parlare contro la sua volontà. Che diamine di potere aveva quel nobile?!

Il Dio del Perdono aveva dato al suo servo l’arte dell’ipnosi? Non aveva mai avuto problemi a controllare la sua lingua in tutta la sua vita e aveva temuto di non essere in grado di fermare la sua bocca dal rivelargli tutto quello che non aveva mai detto a nessuno. Dannazione!

Selyan  aveva ragione ad averne paura. I nobili di quel posto erano pericolosi!

La nobile Ismene come minimo aveva un quadro completo delle loro menti e del loro modo di agire, sempre che non spiasse anche i loro sogni; il re non aveva sguinzagliato il suo potere neanche davanti alla distruzione del regno perciò Irmelin non poteva che pensare al peggio; il Nobile Olen non aveva poteri magici, ma era certa che avesse già trovato il modo di far sapere al re tutti i dettagli della loro isola, per non parlare del vecchio Aaren e del nobile Tanet!

Erano rinchiuse in un palazzo pericoloso, maledizione! Dovevano andare via!

Qualcuno bussò alla sua porta facendole gelare il sangue nelle vene

<< Irmy, so che sei qui dentro, apri o sfondo la porta >>

Nora! Nora era il pericolo principale!  << Voglio dormire >>

<< Sua cattiveria  mi ha fatto informare che sei stata troppo vicina a quel maledetto intruglio e so che effetto fa alle persone. Apri immediatamente! >>

Obbedì e si ritrovò investita da un turbine urlante << Sei una delusione! Credevo di potermi fidare di te e invece sei la più grossa delusione della mia vita! Ero convinta che saresti stata la mia più fedele alleata contro di lui e invece sei corsa nel suo tempio. Una delusione incommensurabile! >> le urlò di nuovo

<< Volevo solo- >>

<< Non ci sono giustificazioni! E mi permetto anche di insultarti: stupida! >>

<< Ma- >>

<< Stai zitta! Adesso ha la possibilità di rinfacciare a te di aver mollato quello che stavi facendo per venire a calmare il tuo pianto e di chiedere a me un maledettissimo compenso per avermi informata che avevi bisogno di aiuto. Spero tu ti renda conto  di quello che hai fatto! >> urlò Nora con il viso arrossato per la rabbia << Il nostro Dio è ovunque! Puoi pregarlo da camera tua, puoi andare al tempio di Ismene, oppure, idiota, puoi andare nel suo quando lui è nelle squadre! >>

<< Non tornerò in quel tempio >> la rassicurò

<< Sei una sacerdotessa, dannazione, credevo sapessi come si tratta con la gente nei templi: quel coso è drogato! Perché credevi avesse quell’odore? >>

<< Che ne so? Dalia sparge profumi ovunque >>

<< Oh, certo, e credevi che Neithel avesse buon gusto per i profumi? Irmy, in nome di Dio, riprenditi! La gente fa bruciare i foglietti con i peccati e dopo si sente libera perché è stordita! E i rinnegati che stanno lì dentro in piedi immobili tutto il giorno? Non hai pensato che eravamo dei pazzi a lasciarli soli fidandoci di loro? Sai cos’hanno fatto prima di chiedere il perdono?! La gente crede che siano davvero redenti e che il Dio tenga ferma la loro mano quando il loro cervello si perde, ma chi ha un minimo di intelligenza e di insegnamenti, dovrebbe capire che quella roba che respirano, alla lunga li stordisce. Non succede niente a chi prega per un ora o due sulla sua panca, lontano da quel fuoco, ma se ci passi tutto il giorno…. Irmy, accidenti! Non dovrei neanche parlare di queste cose! >> concluse lei prima di lasciarsi cadere sdraiata sul suo letto con le mani sul viso

<< Ho pensato che era il tipico odore che avrebbe soffocato Selyan e poi non ho più avuto la capacità di capire altro >> ammise

<< L’hai detto al pazzo? >>

Lei scosse la testa e Nora sospirò rincuorata << Dio sia lodato! Avrebbe cominciato a dire che Selyan finge di soffocare per non farsi sottomettere da quelle cose >>

<< Sel non è così intelligente e non ha niente da nascondere >> le disse prima di sdraiarsi sul letto accanto a lei << Mi ha toccato la veste >>

<< Cosa?! >>

<< Sulla spalla. Se fossi stata lucida gli avrei tagliato la mano >>

<< Cambiati immediatamente! Non puoi metterti sul letto con la veste sporca di Neithel, vuoi morire?! Dio solo sa cosa ha combinato oggi da solo a lezione con Keira! >>

<< Se fosse successo qualcosa, la scimmia lo avrebbe già fatto sapere a tutto il reame >>

<< Corri nel suo tempio, ti confidi con lui prima che con me, ti rifiuti di cambiarti dopo che ti ho fatto presente di stare infestando il letto… devo andarmene per caso? >> chiese Nora

<< Come vuoi, io voglio dormire >>

Ma appena chiuse gli occhi il suo cervello riuscì a trovare le forze per capire quello che le aveva detto la sua nuova amica e il suo corpo, finalmente di nuovo fedele a lei, si mosse prima che se ne rendesse conto

<< Maledetto imbecille! >> sbottò mentre si chiudeva in bagno a cambiarsi.

L’avrebbe pagata cara per aver approfittato del suo stordimento!

****************************************************************************

-  Elydet -

 

Era stata una lunga giornata.

Da quando erano arrivate, ogni mattina si alzava prima dell’alba per andare a vedere il re che ringraziava il suo Dio di un nuovo giorno concesso al suo popolo e benediceva la sua gente. Quella mattina si era dovuta alzare ancora prima del solito perché sapeva che sua sorella avrebbe dovuto cominciare i turni di punizione nelle squadre di lavoro e, conoscendola, sapeva anche che non si sarebbe fatta scrupoli nel dirle che a lei il bagno serviva per cose importanti e che lei avrebbe potuto benissimo evitare di vedere il re quel giorno.

Per quanto si atteggiasse, spesso, da saggia sorella maggiore, Selyan sapeva comportarsi da bambina molto più di quanto non avrebbe fatto un’infante.

Si era alzata a un’ora indecente, si era lavata, vestita e rimessa nel letto cercando di spiegazzare la veste il meno possibile e aveva aspettato che sua sorella si preparasse.

Peccato che non aveva fatto i conti con il pessimo rapporto che Selyan aveva con gli orari.

Fuori il cielo si stava già rischiarando e sua sorella non era ancora uscita dal bagno. Sbuffò annoiata e bussò leggermente alla sua porta

<< Sel, posso fare la pipì? >>

Lei era uscita senza una parola, senza neanche essersi cambiata e le aveva lasciato il bagno. Sua sorella aveva di nuovo pianto tutta la notte e aveva pensato che avesse passato quell’ora a cercare di limitare i danni sul viso finchè non si era resa conto che non c’era nessuna crema in giro, né altro che indicasse che sua sorella si era minimamente interessata a non fare tardi. Selyan non era ordinata e, se non aveva lasciato niente fuori posto, voleva dire che aveva solo passato anche quell’ora a piangere. Dannazione!

E quando tornò in camera trovò solo il suo letto rifatto con la veste da notte piegata sopra il cuscino, ma di lei neanche l’ombra. Perché doveva andare in giro malconcia?!

Voleva farla essere La sorella della sudicia stracciona?

Sbuffò sconfitta pregando la Dea che almeno si fosse pettinata e tornò a farlo di nuovo lei per sicurezza.

Il re quella mattina aveva fatto un bellissimo discorso alla sua gente. Aveva parlato di risanare le ferite, di rialzarsi dopo le cadute e tante altre cose che le sue amiche avrebbero dovuto ascoltare, ma non si erano mai degnate di alzarsi per ascoltare il re che le ospitava.

C’erano altre del loro ordine, ma loro mai.

Quella mattina, per la prima volta da giorni che andava lì, si ritrovò a parlare con Thanee del discorso del re. Non era stupida come diceva sempre Irmelin e non era antipatica come credeva Selyan. Certo, non era il massimo della simpatia, ma non si erano parlate per anni pur essendo nella stessa classe, cosa poteva pretendere in un giorno solo?

Anche lei pensava che fosse giusto farsi vedere all’alba dai funzionari di quel posto. Era almeno intelligente.

E il pomeriggio a lezione, quando si era seduta in un banco diverso da quello di Irmelin per lasciare posto a sua sorella, Thanee le aveva chiesto di sedersi accanto a lei.

Non riuscì a negarle il posto e quando sua sorella arrivò, in ritardo come sempre, non si preoccupò neanche di andare a salutarla. Puntò dritto alla sua amica e si sistemò accanto a lei.

Che razza di sorella!

Neanche l’avevano aspettata dopo la correzione degli esercizi. Erano assurde!

Selyan non aveva più la minima percezione degli altri intorno a lei e Irmelin, stupida, la assecondava isolandola ancora di più. Come credeva di rifarsi una vita se insisteva a stare da sola?

Neanche vedere il campo dei soldati le aveva riportato un po’ di buon senso.

Elydet sperava che la nostalgia per le armi l’avrebbe spinta a reagire, invece Selyan era fuggita e la sua amica l’aveva lasciata andare.

Irmelin era la sua rovina, non la sua salvezza. E comunque le importavano più gli uomini mezzi nudi di sua sorella. Che schifo!

Elydet aveva provato a seguirla, avrebbe voluto parlare con lei e farla ragionare, avrebbe voluto ripeterle le bellissime parole del re di quella mattina sulla ripresa e la speranza, ma non riuscì a trovarla per strada.

Forse, per la necessità di tornare in camera, il cervello di sua sorella era riuscito a ragionare e l’aveva portata sulla strada giusta. Era possibile. Selyan non sarebbe stata capace di correre neanche se la Dea le avesse messo Jonas infondo a una strada con la promessa di renderglielo indietro se avesse corso fino a lui, ma era abbastanza veloce nel camminare e poteva benissimo essere al castello.

La sacerdotessa del fuoco si trovò a sbuffare affranta e irritata davanti ai tre letti vuoti della loro stanza. Dove diamine era finita la stupida?!

Forse la piccola spiaggia ai confini della città?

Sapeva che andava lì, l’aveva sentita parlare una notte con Irmelin prima di addormentarsi.

Elydet non era felice che ci andasse, se era così lontana dal centro, era sicuramente posto per malintenzionati di ogni tipo, e non temeva tanto per l’incolumità di sua sorella quanto per la sua reputazione. Nessuno avrebbe mai messo le mani addosso al soldato istruito da suo padre e dal suo maledetto fratello, ma Selyan ricordava davvero di esserlo?

Sospirò di nuovo. La Selyan dell’isola quando non trovava pace andava a combattere con suo fratello, la Selyan degli ultimi mesi quando non trovava pace andava al mercato come se il palazzo reale non offrisse abbastanza cibo o se quello che le offrivano non fosse abbastanza buono.

Era un insulto bello e buono al re che le ospitava, ma lei non lo capiva come non capiva tutto il resto. Si era sempre creduta troppo al di sopra dei nobili per comportarsi come loro.

Dannati contadini!

Non riuscì a trovarla neanche al mercato. Aveva girato banchi, comprato anche una veste nuova nel frattempo, ma non aveva trovato sua sorella e aveva cominciato a perdere le speranze

<< Elydet del fuoco? >>

Sobbalzò spaventata e si trovò davanti un uomo con una semplice veste bianca. Era certa di non averlo mai visto prima in vita sua

<< Chi siete?>>

<< Un servo del Dio, dovete consegnare questa a sua maestà >>

<< Perché io? >>

<< Ordini superiori >>

<< Io non vi conosco e non porterò al re qualcosa a nome di uno sconosciuto >>

L’uomo le mise in vista il sigillo sulla lettera. Era identico a quello del casato reale, ma lei come poteva sapere che non fosse un falso? Non avrebbe mai consegnato al re qualcosa che non sapeva cosa fosse. E se la lettera fosse stata avvelenata? E se qualcuno voleva far sfigurare il loro ordine agli occhi del re? No! Non l’avrebbe consegnata

<< Chiunque può farne uno uguale! Non consegnerò nulla al re che- >>

<< Digli che la mando io >> la interruppe una voce che invece conosceva fin troppo bene a causa delle imitazioni della sua amica

<< Nobile Neithel ma cosa… >>

<< Puoi consegnarla o no? >>

<< Perché io? >> chiese guardandosi intorno preoccupata dal fatto che qualcuno potesse origliare

<< Il re si fida di te, ma non ho problemi a darla a un passante, chiunque può farlo al posto tuo >> le disse riprendendosi la busta

<< No, posso- >>

<< Non importa >>

<< La consegno io! >> gli urlò dimenticando le buone maniere dovute a un nobile

<< Non ho voglia di queste bambinate, Elydet >>

Ma si era fermato. L’aveva fatta cercare un giro per il regno, aveva fatto in modo di essere presente per assicurarsi che lei la accettasse e, nonostante avesse detto di poterla dare anche a un passante, non lo aveva fatto. Non aveva bisogno di lei con tutti i servi che poteva avere, forse stava mettendo alla prova la sua lealtà verso il re? C’era una sola cosa che poteva tentare in quel caso

<< Cosa volete in cambio? >>

<< La tua è corruzione. Sei sfacciata come tua sorella >>

Dannazione! Se l’avesse presa a schiaffi in mezzo alla piazza della capitale le avrebbe fatto meno male. Accidenti a sua sorella!

<< Non ho intenzione di corrompervi ma vi ho mancato di rispetto ed è giusto che io paghi per questo. Ve ne domando scusa e vi chiedo, per favore, di rimettermi in pace con la mia coscienza dicendomi come posso rimediare, mio signore >>

<< Tua sorella o la tua amica potrebbero accusarti di aver parlato troppo. Voglio che confermi i loro sospetti >>

<< Riguardo a- >>

<< Non deve interessarti. Lo capirai se te lo chiederanno >>

Era una richiesta assurda! Era come se le stesse chiedendo di scegliere tra il re e le sue sorelle. Poteva farlo? Loro cosa avrebbero fatto al suo posto?

Elydet non ebbe bisogno di troppo tempo per pensare: non avrebbero certo pensato a lei

<< Va bene >> rispose convinta

<< E hai mancato anche di rispetto alla credibilità del sigillo reale infamando la corte perché incapace di controllare la produzione di falsi >>

<< Che altro posso fare per voi? >>

<< Oggi non mi hai visto >>

<< Neanche per il re? >>

<< Davvero mentiresti al re su ordine di qualcuno? >> le chiese minaccioso

Il panico assalì la sacerdotessa del fuoco. Perché aveva pensato una cosa del genere? Lei non avrebbe mai mentito al re per niente al mondo ma non riusciva a dirglielo. Riusciva solo a balbettare un flebile << No… Io… io… >>

<< Lascia perdere >>

Era sparito lasciandola con la busta in mano e la confusione più totale in testa. Non voleva perdere tempo!

Elydet nascose la lettera nella tasca della veste e corse al palazzo.

Perché usare lei per consegnarla? Avrebbe tanto voluto chiedere a sua sorella cosa ne pensava di quella mossa, lei doveva conoscerlo meglio, doveva… no! Selyan non era più quella di una volta, Irmelin odiava il nobile Neithel e lei, di riflesso, lo riteneva solo uno stupido prepotente. Ma il re si fidava di lui più che di Ismene, lo sapeva, aveva sempre avuto quell’impressione e sapeva di non sbagliarsi.

Doveva trovare il re immediatamente! Varcò le porte del palazzo senza che i soldati di guardia la fermassero, non poteva chiedere a loro. Forse poteva cercare la Nobile Nora e chiedere a lei. Era nel panico più totale quando la Dea le fece la grazia di mettere la persona giusta sulla sua strada

<< Nobile Tanet! >>

Evidentemente doveva essere sconvolta perché lui sembrò preoccuparsi << Elydet, tutto bene? >>

<< Sì, vi prego di perdonarmi per il disturbo, ma non so a chi altro chiedere. È una questione importante >>

Lui congedò con un gesto della mano gli uomini che aveva accanto e restarono soli nel grande atrio del palazzo. Era una situazione imbarazzante, ma non era quello che contava al momento

<< Parla pure, ti è successo qualcosa? >>

<< No, io… devo… devo consegnare una cosa al re >>

<< Da parte di chi? >>

<< Io… non posso… potete solo dirmi dove posso trovarlo, per favore? È importante, davvero! >>

<< Non metto in dubbio le tue parole, ma ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo? Il mio compito è proteggere il re, non fargli arrivare lettere da sconosciuti misteriosi >>

<< Ma non è uno sconosciuto misterioso, lo giuro! Non ve lo avrei mai chiesto altrimenti! non voglio il male del re! >>

Lui era rimasto in silenzio e sembrava studiare la sua espressione perciò Elydet decise di insistere sperando che capisse da solo

<< Ha il sigillo reale >>

La ragazza non capì quello che accadde dopo, non riuscì assolutamente ad accettare la risata divertita del nobile alle sue parole, né tanto meno la pacca sulla spalla che le arrivò in seguito

<< Andiamo, ragazza, ti porto dal re e poi vado a dire due parole al bruto che ti ha spaventata >>

<< Ma non- >>

<< Oh, tranquilla: non hai parlato. Non è necessario che tu parli perché capisca chi è stato, non sono stupido e non è per qualcosa che hai fatto o detto tu che andrò a parlare con lui appena Palis mi farà sapere che è rientrato a palazzo >>

Aveva la certezza di essersi messa nei guai, ma non aveva la minima idea di come fare per risolvere la situazione. Se avesse chiesto di nuovo di non andare avrebbe provocato solo altre risate e altre prese in giro al Nobile Neithel e, sicuramente, non avrebbe migliorato la sua posizione. Forse era meglio seguirlo in silenzio stringendo forte la busta che doveva consegnare

<< Tanet >> lo salutò il re sorpreso spalancando la porta

<< Elydet deve consegnarti qualcosa a nome di un bruto che pretende di mantenere segreto il suo nome >>

<< P-p-però a v-v-voi p-p-posso dirlo >>

<< Non ho mai visto il vecchio Aaren arrendersi a qualcosa ma credo proprio che lo vedrò arrendersi al morire di vecchiaia senza nipoti >>

<< Almeno non devo preoccuparmi come tua madre di ritrovarmi una sconosciuta alla porta con un figlio in braccio a pretendere qualcosa >>

<< Oh, su quello non ci giurerei. Parlavo di nipoti legittimi benedetti e dichiarati insieme alla madre, non con il rito riparatorio >>

<< Sparisci dalla mia vista >>

<< C’è altro Tanet? >>

Il re prese la busta, lesse il contenuto e lo passò al vecchio Aaren

<< Mando Nora >>

<< Grazie >>

Erano rimasti soli di nuovo. Nelle sue stanze.

<< Ti va di raccontarmi la giornata di una persona normale, per favore? >>

Aveva un enorme voglia di piangere, ma non poteva davanti al re. Non poteva proprio permetterselo

<< Stai bene? >>

<< No >> ammise prima di ritrovarsi a piangere sulla regale spalla profumata e forte

<< Piangi finchè ne hai bisogno. Tu hai ascoltato me stamani all’alba e tutte le altre mattine dal tuo arrivo, io ascolterò te adesso e tutte le prossime volte che vorrai raccontarmi qualcosa. Non c’è niente di sbagliato, credimi >>

Elydet non aveva più la facoltà di pensare. Sapeva solo che avrebbe creduto al re qualsiasi cosa le avesse detto.

 

 

   
 
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