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Autore: Ghost Writer TNCS    02/01/2016    2 recensioni
Nello stato di Hospea il tipo di magia più diffuso è quello degli evocatori, il cui potere si tramanda di generazione in generazione nei vari clan. Ogni clan ha i suoi animali caratteristici, e il suo prestigio è direttamente proporzionale alla forza delle creature a cui è legato.
Rex è un giovane evocatore, ma non uno qualunque: lui può richiamare i demoni, un potere straordinario che si credeva ormai perduto. Una simile abilità lo rende più potente di molti suoi coetanei, allo stesso tempo però attira su di lui astio e diffidenza, e questo per via della stirpe che, un decennio prima, ha seminato morte e terrore coi suoi famigli demoniaci: il famigerato clan degli Oblio.
Eppure questo a lui non importa. Rex vuole dare prova dell’utilità del suo potere e finalmente può farlo in una missione, tuttavia ben presto diventa chiaro che non si tratta di un semplice recupero: gli ingranaggi del destino si sono messi in moto e degli antichi poteri stanno per tornare alla luce.
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Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. La classe speciale

Per prima cosa, Sehvenn decise di andare a parlare con l’ufficiale di polizia del villaggio. Si trattava di un hystricide piuttosto giovane e possedeva solo dei blandi poteri magici, giusto quanto bastava per mantenere l’ordine in quel piccolo centro abitato. L’agente era già stato avvisato che sarebbero arrivati gli alunni di una classe speciale con il loro maestro, però non si aspettava che fossero così giovani. In ogni caso quei tre avevano di sicuro delle abilità molto superiori alle sue, quindi confidava che sarebbero riusciti a trovare il responsabile del furto in tempi ragionevoli.

«Venite, vi porto dove era custodita l’armédée.»

Il luogo in questione era un piccolo tempio posizionato vicino ad un ruscello cristallino, perfettamente in armonia con la natura, e i monaci che lo curavano condussero subito l’agente e i quattro forestieri al deposito dove fino a poco prima era conservata l’arma.

«La tenevamo su questo ripiano,» spiegò il paffuto hystricide indicando lo spazio vuoto su una mensola «era in una scatola su cui avevamo imposto dei sigilli magici per sopprimere l’aura del demone rinchiuso nella spada. Ecco, era una scatola uguale a questa. La prenda, anche se spero che non vi servirà. Ora vi prego di andare, dovete trovarla il prima possibile; tutto quello che possiamo fare io e i miei confratelli, è pregare affinché il ladro non la apra.»

«La troveremo, avete la mia parola.» garantì l’insegnante infilando la scatola d’emergenza nel suo zaino «Rex, chiedi a Riku se riesce a seguire l’odore del ladro.»

Il ragazzino non se lo fece ripetere e creò un portale da cui apparve il piccolo demone alato. Non si trattava di un famiglio particolarmente potente e ormai era abituato a farlo apparire, quindi i suoi occhi neri non cambiarono nemmeno colore. «Riku, ho bisogno che segui la traccia del ladro. Puoi farlo?»

L’animale sollevò il musetto e annusò l’aria con attenzione, quindi emise un versetto e si avviò verso l’uscita, deciso a far fare bella figura al suo evocatore.

Il monaco, fino a quel momento immobile, si accostò all’insegnante. Deglutì. «Emh… maestro Sehvenn… è quello che penso che sia?»

L’uomo sorrise e gli mise una mano sulla spalla. «Non per vantarmi, ma ho gli alunni migliori della loro generazione. Ora mi scuserà, ma abbiamo un’armédée da recuperare. Agente, noi cominceremmo la ricerca.»

«Oh, sì, certo! Se vi servisse qualcosa, non esitate a chiudere.»

«Dai, maestro!» esclamò Nora, che come al solito era piena di energie.

Sehvenn allungò il passo e si riunì al gruppo. Il fatto di essere il responsabile di una delle classi speciali era un grande onore e aveva i suoi vantaggi – ad esempio doveva occuparsi di un numero molto limitato di ragazzi – però era anche una grossa responsabilità perché, una volta diventati adulti, quegli studenti avrebbero giocato sicuramente un ruolo molto importante nella comunità.

«Maestro Sehvenn, quanto è potente l’armédée che è stato rubato?» domandò il terzo alunno. Aveva i capelli-aculei biondi ed era abbastanza alto, il suo fisico era quello atletico di chi fa attività fisica e ai polsi portava delle fascette nere. I tratti netti e precisi del volto suggerivano fosse un po’ più grande rispetto ai suoi compagni di classe, e i suoi occhi azzurro intenso rivelavano una sicurezza che sfiorava la supponenza.

«Piuttosto potente, Eden, ma credo che nemmeno i monaci sappiano quanto esattamente.»

«E i sigilli invece?»

«Se il ladro voleva tenere l’armédée per sé, molto probabilmente li avrà già forzati, però lo sai che mi piace essere ottimista.»

«Hai già un piano di riserva?»

«Certo, Eden. Questo perché essere ottimisti non vuol dire presentarsi alle verifiche studiando a metà.»

Il ragazzino infilò le mani in tasca con aria imbronciata. «Nella prossima andrò meglio.»

Rex, in testa al gruppo insieme a Nora e Riku, non poté non sentire il discorso e avvertì crescere dentro di sé un miscuglio di emozioni. Era impaziente di trovare il ladro, però era anche un po’ preoccupato dall’idea di doverlo affrontare: i suoi demoni erano forti, ma non voleva che si ferissero. E poi c’era anche un altro sentimento, più lieve, uno sgradevole fastidio dovuto all’atteggiamento del monaco nei confronti suoi e del suo famiglio. Ormai riusciva a non dargli troppo peso, e probabilmente questo lo doveva proprio ad Eden: in fondo era stato lui a dargli una mano quando si era trovato per la prima volta di fronte alla diffidenza della gente…

«Però non è giusto, l’avevo vista prima io!» sbuffò Nora gonfiando le guance con aria offesa.

«Non bastava vederla, bisognava anche prenderla.» ribatté Eden con aria saccente facendo ondeggiare la lanterna che aveva in mano.

Il maestro Sehvenn aveva nascosto l’oggetto nella foresta vicina al villaggio, quindi aveva dato loro il compito di dividersi e di trovarlo così che si allenassero a lavorare con i loro famigli. Il fatto di trasformare l’esercitazione in una sfida era stata una naturale conseguenza.

Per sua sfortuna, Rex era riuscito ad individuare il lume solo quando i suoi due compagni stavano già lottando per ottenerlo, e alla fine Eden era riuscito ad avere la meglio anche su di lui. Del resto il biondo aveva un anno in più, quindi era normale che i suoi poteri fossero più sviluppati, viceversa Nora aveva un anno in meno di Rex, ma compensava col fatto di essere un’evocatrice da più tempo.

Finalmente raggiunsero il punto d’incontro prestabilito, ma con loro grande sorpresa scoprirono che c’era già un gruppo composto da una quindicina di ragazzini: un’altra classe probabilmente che si era radunata proprio in quel luogo per ricevere le ultime indicazioni prima della loro prova.

Il maestro Sehvenn aveva stabilito che potevano usare soltanto un famiglio e che non potevano rilasciare l’evocazione fino a quando non fossero tornati da lui, quindi gli altri alunni rimasero a bocca aperta nel vedere le creature dei tre: Nora era accompagnata da un muscoloso babbuino dal manto rosso porpora, tanto agile quanto forte; Eden aveva evocato un grifone dal muso di felino con delle ali più piccole della media che gli impedivano di volare – cosa comunque difficile dato che si trovavano in una foresta – ma dotato di micidiali artigli; Rex invece aveva deciso di richiamare un demone simile ad una tigre dai denti a sciabola nera con delle leggere striature viola, un famiglio molto orgoglioso con cui voleva entrare meglio in sintonia.

Se i primi due suscitarono subito una grande ammirazione nei membri dell’altra classe, così non fu per il demone. I giovani cominciarono a parlottare fra loro, creando un fastidioso brusio mescolato a sguardi preoccupati e diffidenti indirizzati al famiglio e al suo evocatore.

«Scusate, ci piacerebbe fermarci, ma domani devo essere interrogato e Rex ha promesso di aiutarmi a studiare.» affermò Eden con la sua consolidata sicurezza «Potrete ammirarci la prossima volta.»

All’inizio il ragazzino non capì, Sehvenn non aveva detto di voler interrogare il biondo, poi realizzò che era solo una scusa per attirare su di sé l’attenzione e toglierla da Rex e dalla sua tigre. Il fatto di aver detto che lui lo avrebbe aiutato a studiare invece serviva solo a fargli fare bella figura e metterlo sotto una buona luce.

«Grazie, Eden.» esalò a mezza voce.

«È a questo che servono gli amici. E fregatene di quello che pensano gli altri, tanto mica possono darti un voto.»

La battuta del ragazzo gli aveva strappato un sorriso, e qualche volta se la ripeteva ancora – soprattutto quando era preoccupato – per ritrovare sicurezza.

«Dai, Riku, fiuta!» lo incoraggiò Nora vedendo che il demone si era fermato ad aspettare il suo evocatore.

«Ehi, guarda che non è mica un cane!» sbottò Rex. E poi aggiunse al suo famiglio: «Fagli vedere di cosa sei capace!»

La creatura alata fece uno dei suoi versetti e ricominciò a seguire la pista con il massimo impegno. Era incredibile come riuscisse ad individuare le tracce anche a qualche giorno di distanza, e questa sua abilità si era rivelata utile anche per superare alcuni test decisi da Sehvenn.

Andarono avanti così per un bel pezzo, sempre percorrendo il sentiero che dal tempio si inoltrava nella vicina foresta; avevano salito un ripido passaggio che si inerpicava su per una parete rocciosa e ora potevano osservare dall’alto il tranquillo villaggio, più piccolo del loro ma non per questo meno vivace.

Il fuorilegge poteva essere già lontano ormai, ma quello era l’unico modo che avevano per sperare di ritrovare lui e l’armédée.

All’improvviso il famiglio di Rex si immobilizzò e fece scattare gli occhietti vispi da una parte all’altra, guardingo.

«Ha trovato il ladro?» chiese Nora, impaziente e sempre pronta all’azione.

«Riku, cosa succede?» gli domandò l’evocatore.

Il piccolo demone lanciò alcuni versetti e poi ricominciò a seguire la pista.

«Ha detto che siamo vicini.» riferì il moro.

«Quindi cerchiamo di non fare rumore.» affermò Sehvenn prima che a Nora venissero strane idee.

La tensione divenne ben presto palpabile: la ragazzina faticava a reprimere l’eccitazione e Rex sentiva un brivido lungo la colonna vertebrale. Ma come faceva la sua amica ad essere così impaziente?! Dopotutto stavano inseguendo un ladro, non era proprio come durante le esercitazioni di classe.

Un grido improvviso fece sobbalzare il ragazzino, Riku si precipitò verso il suo evocatore e Nora cacciò un urlo acuto. Alla fine anche lei aveva un po’ di paura.

Rex si portò una mano alla sciarpa. Deglutì. «C… Cos’è stato?»

«Mi sa che abbiamo trovato il ladro.» affermò Eden.

«O magari è lui che ha trovato noi.» ribatté Sehvenn, molto più serio e concentrato del solito.

Si udì uno schianto secco, come di qualcosa che colpiva un tronco, seguito da uno scricchiolio di legno. Uno colpo roboante fece tremare il terreno, e con esso i due ragazzini più giovani.

L’insegnante e i suoi alunni si voltarono all’unisono in direzione del rumore e ben presto individuarono i rami ancora ondeggianti di un albero caduto. Una sagoma aggirò il tronco appena tagliato, seminascosta dalla penombra: era indubbiamente una persona e avanzava stringendo qualcosa nella mano destra. Un luccichio verde si riflesse verso di loro. Impossibile sbagliarsi: era l’hystricide che aveva rubato l’armédée, e la cosa peggiore era che in mano stringeva proprio l’arma demoniaca. Il ladro attraversò una macchia di luce, rivelando un’espressione contorta e uno sguardo iniettato di follia che non lasciavano dubbi su chi fosse ad avere il controllo.

Riku si sporse da dietro la gamba del suo evocatore, terrorizzato.

«Beh, trovarlo l’abbiamo trovato.» commentò Eden cercando di ostentare sicurezza «Ora viene la parte interessante.»

Nora sorrise e i suoi occhi dorati si accesero di rosso. «Lasciatelo a me.»


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